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La nonviolenza e' in cammino. 673
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 673
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 14 Sep 2003 09:06:29 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 673 del 14 settembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Lidia Menapace: Mussolini e i suoi scolari 2. Monica Lanfranco: Anna e Lee 3. Rossana Rossanda: quel Cile 4. Benito D'Ippolito: Biko 5. Natalia Ginzburg: la sola scelta 6. Desmond Tutu: ubuntu 7. Kazimiera Illakowicz: il leone disturba 8. Guenter Kunert: come diventai un pesce 9. Lucia Sgueglia intervista Angelo Del Boca 10. Aldo Capitini: poesia e liberazione 11. Mohandas Gandhi: gli sforzi e i frutti 12. Recenti attivita' dell'Operazione Colomba 13. Paolo Naso, Brunetto Salvarani, Giovanni Sarubbi: Una lettera a tutti gli amici del dialogo cristianoislamico 14. La dichiarazione finale del forum contadino-indigeno a Cancun 15. Letture: Stefano Allievi, Islam italiano 16. Letture: Giovanna Borradori, Filosofia del terrore 17. Letture: Mimmo Franzinelli, Le stragi nascoste 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: MUSSOLINI E I SUOI SCOLARI [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) per questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001] E' singolare che il discorso "politico" prosegua su sciocchezze insigni, come quella di paragonare i dittatori e di perpetuare la leggenda di Mussolini dittatore "buono". E' un vecchio ma valido assunto etico che comunque gli errori altrui non giustificano i nostri, lo sapeva gia' Socrate. Va ricordato che Mussolini fu alleato di Hitler nello scatenare una guerra di aggressione e preventiva, la seconda guerra mondiale; che fece i primi bombardamenti su popolazioni civili in Etiopia, che ideo' la "guerra totalitaria", quella cioe' che considera la popolazione civile (detta fronte interno) un obiettivo da colpire per far cedere il fronte militare; che le leggi razziali furono emanate anche da noi. E' un brutto segno che nel ribattere alle ignoranti affermazioni di Berlusconi i piu' si siano imbarcati in varie affermazioni e nessuno abbia ricordato le mortali responsabilita' di Mussolini per le innumerevoli vittime della guerra. Si assolvono facilmente tra loro per questo. Chi infatti senza alcuna costrizione o paura di svantaggio o pericolo ha votato a favore di guerre recenti, come potrebbe mettere nel suo codice etico il ripudio delle guerre e la responsabilita' per le vittime provocate? Si puo' usare la ex Jugoslavia per costruire storie di tangenti: ma i morti per bombardamenti, inquinamenti, eccidi sulla coscienza di chi pesano? Mentre si riversano fiumi di parole su stupide esternazioni quasi passa sotto silenzio la morte della ministra degli esteri svedese, uccisa mentre faceva la spesa in un supermercato senza scorta, da cittadina di un paese neutrale e alieno da pompe e prediche fatte per intimorire la popolazione e che si aggiunge alla ancora oscura uccisione di Olof Palme, il primo ministro svedese che si era impegnato per la soluzione della questione mediorientale. E le immagini che ci raggiugono dalla Palestina sono sempre piu' il racconto di follie senza misura e di incapacita' irrimediabili: ma non c'e' soluzione di continuita' tra chi litiga sul numero dei morti e produce morti con la sua complicita' nel giustificare, scusare, occultare le guerre. 2. LUTTI. MONICA LANFRANCO: ANNA E LEE [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: e-mail: mochena at village.it, siti: www.marea.it, www.village.it/lanfranco/) per questa meditazione. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione. Anna Lindh era ministra degli esteri svedese, e gia' ministra dell'ambiente, socialdemocratica ed europeista. Lee Kyunghai aveva 54 anni, era un sindacalista coreano dirigente della Federazione coreana degli agricoltori e dei pescatori] Uccisa come Olof Palme, mentre stava facendo la spesa, un gesto privato impensabile per un ministro italiano, due figlie, una passione per i diritti umani, europeista, forse questa la motivazione dell'assassinio, la ministra degli esteri svedese; suicida perche' esasperato dai guasti che il denaro sporco di sangue e ingiustamente assente nelle casse dei contadini del mondo il sindacalista coreano, due figli anche lui. Mi colpiscono queste due morti asimmetriche e tuttavia cosi' vicine nelle radici che hanno portato la prima a subire la violenza e il secondo a perpetrarla su di se'. Mentre la ministra moriva per le coltellate, il sindacalista si pugnalava per disperazione, per offrire la sua vita in estremo dono alla causa della giustizia impossibile per lui su questa terra, secondo l'implacabile tradizione orientale; poco lontano i manifestanti, la gran parte ignari della sua agonia. I tg italiani lo hanno nominato, ma non come prima notizia nei reportage da Cancun; il suo biglietto da visita lo ritraeva in giacca e cravatta, una bella faccia rotonda; lei era bionda e giovanile, dicono, simpatica e passionale. Opprimente lo spreco e l'avvilente impotenza generata dalla violenza che li accomuna, loro che non si sarebbero mai incontrati. Che la terra vi sia lieve, Anna e Lee. 3. MEMORIA. ROSSANA ROSSANDA: QUEL CILE [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 settembre 2003. Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste] Il colpo di stato in Cile nel 1973 deflagro' sul mondo, assai piu' che la vittoria di Salvador Allende nel 1970. Nel 1970 l'Europa era ancora sotto la eco delle lotte che l'avevano percorsa - e non lei sola - dai primi anni sessanta. Quasi senza sapere l'uno dell'altro, i giovani si erano mossi negli Usa, dove si battevano per i diritti civili e contro la guerra nel Vietnam, e in Cina dove contestavano ogni gerarchia dello stato e del partito, poi dall'Italia alla Germania alla Francia e con lo stesso accento - investendo l'ordine esistente, reinventando assemblee e cortei senza che nessuno li organizzasse. Non volevano soltanto riparare ingiustizie, ma cambiare il sistema nella sua natura, fini e valori. Gli Stati Uniti avevano dovuto iniziare la trattativa col Vietnam che avrebbero lasciato nel '75, in Francia il governo era stato rovesciato, in Cina la rivoluzione culturale segnava una cesura storica e l'Italia era entrata in oltre un decennio di rivolgimenti. Percio' quando il dottor Allende batte' in Cile la Democrazia cristiana di Frei attraverso la piu' normale delle elezioni, l'Occidente non ne fu particolarmente colpito, salvo, come poi si vide, il Dipartimento di stato. Era diffusa nei movimenti di contestazione, per nulla antipolitici ma molto antistituzionali, la battuta Elections piege a' cons (anche se in Italia coesisteva con il crescere dei voti al Pci) e nessun partito socialista pareva entusiasmante. Del Cile si sapeva la tradizione moderata, democratica, e la decantata lealta' dell'esercito. In breve le sinistre europee si occupavano d'altro. E non avevano troppo riflettuto sul fatto che in Bolivia era stato ucciso dai rangers Ernesto Che Guevara nell'indifferenza dei contadini e dei minatori, in Francia De Gaulle aveva ripreso saldamente le redini, e cosi' Willy Brandt, anche se in condizioni mutate, in Germania. Restava nelle societa' la eco del 1968 e il Vietnam si avvicinava alla vittoria. Insomma sul Cile si fu distratti. * Non era piu' cosi' gia' un anno dopo. Quel governo cosi' perbene procedeva a misure fracassanti: nazionalizzava senza indennizzo le miniere di rame di proprieta' americana, metteva in cantiere la riforma agraria, faceva fibrillare l'America latina. Andai a Santiago nell'ottobre del 1971 su invito di quella Universita', perfino nel "Manifesto" qualcuno protesto' che stavamo perdendo tempo con un episodio secondario, e a Parigi Sartre mi aveva lanciato uno scettico: "Quell'Allende non fara' niente". Ma nella capitale cilena, e poi a Concepcion, trovai un'aria tutta diversa, il paese era in moto, operai, contadini, indios, intellettuali e tecnici. Le nazionalizzazioni avevano galvanizzato la gente, tutto il paese era un cantiere di programmi. E non c'era diffidenza fra il giovane Mir filocastrista e quello strano partito socialista, il primo incalzava ma anche custodiva il secondo, erano noti i rapporti di rispetto fra Allende e i dirigenti miristi. Anche i cattolici di sinistra erano lanciati. Freddo era solo il partito comunista di Corvalan. Quanto ad Allende, l'aspetto garbato e affabile d'un medico progressista, considerava ovvio che per il Cile democrazia e antimperialismo fossero la stessa cosa, un riappropriarsi di se' per via istituzionale, con una maggioranza di popolo, un'opposizione acerba ma corretta e la fedelta' delle forze armate. * Un anno dopo il clima era cambiato. Gli Stati Uniti erano esplicitamente ostili e con loro la grande stampa cilena. La situazione economica era pesante e la destra incitava una piazza populista, le donne che picchiavano le casseruole, la borghesia amica o dipendente dagli espropriati e forse un certo sottoproletariato avevano cominciato a rumoreggiare fin dagli ultimi mesi del 1971. E una visita di Fidel Castro non aveva calmato le acque, anzi. Il Cile diventava di colpo visibile. Nel 1972 la situazione economica si aggravo', un grande sciopero degli autotrasportatori mise il paese a terra: e ci sgomento'. Com'era possibile che i "salaries de la peur" volessero la caduta d'un governo di sinistra? Allende chiese all'Urss un prestito che Mosca non concesse, anche se sarebbe stato assai meno di quel che annualmente passava a Cuba. Il Mir pensava che bisognasse radicalizzare, prevenire il consolidamento del blocco avverso, dare una spallata e lo stesso ritenevano, credo, le nuove sinistre europee. Per Allende, e probabilmente aveva ragione, non ce n'erano le condizioni. Alle elezioni del 1974 sarebbe stato probabilmente battuto; non se ne impressionava, si atteneva all'alternanza, convinto che il popolo non si sarebbe lasciato portare via quel che aveva appena conquistato. Stati Uniti e grande proprieta' non aspettarono le elezioni. Prepararono con l'esercito quel golpe che Allende aveva ritenuto impossibile. Si trovo' assediato l'11 settembre alla Moneda, non si arrese, abbraccio' un mitra, sparo' e si sparo'. Stentai a crederlo, vedo ancora le scale di quel modesto palazzo e le stanze dove lavorava e ci riceveva con allegra calma. Ma il tradimento e la percezione di aver tutto perduto, e forse molto sbagliato nelle previsioni, dovettero essere amarissimi. Si uccise. Lo stadio fu riempito di prigionieri. Chi cerco' uno scampo in Argentina sarebbe stato liquidato tre anni dopo da un altra giunta militare. * Il Cile del 1973 divenne il simbolo che, dunque, in America Latina ma forse dovunque una rivoluzione non si poteva fare per vie democratiche. La rete dei grandi poteri legati agli Usa non avrebbe permesso, dopo l'eccezione cubana, una ancor piu' infettiva democratizzazione avanzata del subcontinente. Dove crebbero le guerriglie e la repressione, e le dittature militari. E benche' l'appoggio statunitense fosse chiarissimo e il procedimento scandaloso, per il Cile gli Usa non pagarono nessun prezzo di fronte all'opinione mondiale. * In Germania e in Italia, movimenti di contestatori andarono rifluendo e una loro minoranza entro' in clandestinita' organizzando i gruppi armati. Sorprende che nessuno sembri ricordarsi come il Cile facesse disperare delle infinite possibilita' del metodo democratico. Il Pci era notoriamente per la via pacifica, ma nel 1973 non ci fu assemblea pubblica dove non si discutesse se era mai possibile una rivoluzione maggioritaria o se non bisognasse aspettarsi che venisse in ogni caso repressa. E quindi che fare? Per qualche anno le posizioni estreme non fecero scandalo: la gente ammutoli' quando le Brigate Rosse e poi Prima Linea si misero a sparare. Fra il silenzio e la violenza parve restringersi ogni spazio, gli anni '70 furono in gran parte questo. Il Pci, da parte sua, non sosteneva piu' che invece un rivoluzionamento sia pur graduale era possibile, come aveva fatto fino ad allora: dall'esito cileno derivo' che non solo le forze dell'avversario erano imbattibili - i poteri forti essendo anche armati e sostenuti da Washington, ma che si era in presenza di una controffensiva fascista ai movimenti degli anni '60. Nel famoso saggio sul compromesso storico dell'ottobre 1973 Enrico Berlinguer proponeva alla Democrazia cristiana: accordiamoci nell'impedire il fascismo, da parte nostra cesseremo di sbilanciare a sinistra il sistema. Berlinguer sbagliava nel prevedere una avanzata fascista - dal 1974 al 1976 venivano abbattuti i fascismi residui in Portogallo, Grecia, Spagna. In Italia non avanzava l'estrema destra, ma Bettino Craxi. Oggi anche la sinistra moderata la chiama modernizzazione. Paradossalmente l'estrema sinistra e il Pci facevano la stessa analisi: era impossibile dare in Italia uno sbocco istituzionale, anche parziale, alle grandi lotte degli anni sessanta. Il Pci ne dedusse la necessita' di un'alleanza con il centro cattolico e un capitale possibilmente intelligente. Ruppe cosi' l'esile filo che ancora lo collegava alle nuove sinistre e predico' esplicitamente la pace sociale. All'opposto chi volle afferrare le armi non riusci' che a ferire l'avversario e anche se stesso, contribuendo all'arretramento del quadro politico. E quella parte del movimento che non condivise la critica delle armi dismise in genere anche le armi della critica. * La storia degli anni '80 e' storia di un ripiegamento, il Pci accetto' sempre piu' compromessi, neppur mantenne i risultati fino ad allora ottenuti e nel 1979 si dovette ritirare dall'unita' nazionale. I movimenti rifluirono fra sangue e ritorno al privato, lasciando qualche minoranza riflessiva. Il 1989 passo' sul grande invaso gia' devastato che era stata la sinistra italiana. Nel riflettervi, non andrebbe dimenticato quale terribile colpo avesse dato la classe dominante, con i servizi e le armi degli Stati Uniti, al solo tentativo al mondo di passare per via democratica a un socialismo. 4. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: BIKO [Ricorrendo il 12 settembre l'anniversario dell'uccisione di Steve Biko, il nostro amico Benito D'Ippolito ha volto ricordarlo con quesi versi. Steve Biko, intellettuale sudafricano, nato nel 1946, fondatore del movimento della Black Consciousness, fu seviziato e assassinato nel 1977 dalla polizia politica del regime razzista. Opere su Steve Biko: fondamentale e' la biografia di Donald Woods, Biko, Sperling & Kupfer, Milano 1988] Di Steve Biko questo so che resta: che la coscienza e' tutto e che a nessuno devi permettere di calpestare la dignita' che e' tua e che e' di tutti. Che nessuna oppressione e' cosi' forte che tu non possa opporle resistenza: se tu cominci e' gia' cominciata la Resistenza, e il regime gia' vacilla. Che data ti puo' essere la morte ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo. Di Steve Biko questo so che resta non pote' cancellarlo chi lo uccise. 5. MAESTRE. NATALIA GINZBURG: LA SOLA SCELTA [Queste parole di Natalia Ginzburg sono tratte da un suo articolo apparso su "La stampa" nel 1972 e poi recuperato nel suo libro di saggi Vita immaginaria, Milano 1973; noi le abbiamo lette citate a p. 4 del libro di Cesare Garboli, Ricordi tristi e civili, Einaudi, Torino 2001, da cui le riprendiamo. Natalia Ginzburg (Natalia Levi), nata a Palermo nel 1916 (ma la famiglia si trasferi' presto a Torino) in una famiglia di intellelttuali che ha grandemente contribuito alla lotta contro il fascismo, moglie del martire antifascista Leone Ginzburg, sposo' poi in seconde nozze Gabriele Baldini, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, autorevole collaboratrice della casa editrice Einaudi, parlamentare, di profonda umanita' e forte impegno civile, e' deceduta a Roma nel 1991. Opere di Natalia Ginzburg: segnaliamo particolarmente l'autobiografico Lessico famigliare. Opere su Natalia Ginzburg: per un avvio: Luciana Marchionne Picchione, Natalia Ginzburg, La Nuova Italia, Firenze; Elena Clementelli, Invito alla lettura di Natalia Ginzburg, Mursia, Milano] In verita' e' forse impossibile oggi stare da una parte o dall'altra. La sola scelta che a noi e' possibile e' di essere dalla parte di quelli che muoiono o patiscono ingiustamente. 6. MAESTRI. DESMOND TUTU: UBUNTU [Da Desmond Tutu, Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001, p. 32. Desmond Tutu, vescovo anglicano, nato nel 1931, dal 1978 segretario generale del Consiglio sudafricano delle Chiese, premio Nobel per la pace nel 1984, voce della lotta contro l'apartheid. Dopo la vittoria della democrazia a lui e' stata affidata la presidenza della Commissione per la verita' e la riconciliazione. Opere di Desmond Tutu: in italiano cfr. Anch'io ho il diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001. Specificamente sull'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione presieduta da Desmond Tutu cfr. anche Marcello Flores (a cura di), Verita' senza vendetta, Manifestolibri, Roma 1999 (raccolta di materiali della commissione, con un'ampia introduzione del curatore); Antonello Nociti, Guarire dall'odio, Angeli, Milano 2000; Danilo Franchi, Laura Miani, La verita' non ha colore, Comedit, Milano 2002, 2003; cfr. anche il romanzo di Gillian Slovo, Polvere rossa, Baldini & Castoldi, Milano 2003] Ubuntu e' molto difficile da rendere in una lingua occidentale. E' una parola che riguarda l'intima essenza dell'uomo. Quando vogliamo lodare grandemente qualcuno, diciamo: "Yu, u nobuntu" - "il tale ha ubuntu". Cio' significa che la persona in questione e' generosa, accogliente, benevola, sollecita, compassionevole; che condivide quello che ha. E' come dire: "La mia umanita' e' inestricabilmente collegata, esiste di pari passo con la tua". Facciamo parte dello stesso fascio di vita. Noi diciamo: "Una persona e' tale attraverso altre persone". Non ci concepiamo nei termini "penso dunque sono", bensi': "Io sono umano perche' appartengo, partecipo, condivido". Una persona che ha ubuntu e' aperta e disponibile verso gli altri, riconosce agli altri il loro valore, non si sente minacciata dal fatto che gli altri siano buoni e bravi, perche' ha una giusta stima di se' che le deriva dalla coscienza di appartenere a un insieme piu' vasto, e quindi si sente sminuita quando gli altri vengono sminuiti o umiliati, quando gli altri vengono torturati e oppressi, o trattati come se fossero inferiori a cio' che sono. L'armonia, la benevolenza, la solidarieta' sono beni preziosi. E per noi il bene piu' grande e' l'armonia sociale. 7. POESIA E VERITA': KAZIMIERA ILLAKOWICZ: IL LEONE DISTURBA [Da AA. VV., L'altro sguardo. Antologia delle poetesse del '900, Mondadori, Milano 1996, 1999, p. 163. Kazimiera Illakowicz (1892-1983) e' una poetessa polacca] Non poggiare le zampe sul tavolo quando scrivo, non ruggire all'alba, quando giaccio nel sonno; questo fruscio che culla gli alberi oltre la finestra, e' nulla, nulla resuscitera' per noi dai morti e nulla verra' a noi, a farci visita da cio' che avrebbe potuto essere... da laggiu', dal passato. Il mio sangue pulsa di canto, tu fai le fusa in prosa mormorando di sabbia, di sabbia, di una lenta carovana, di elefanti pesanti, che trasportano un ricco bottino, di palme, che Simum piega sul ginocchio per spezzarle o tende ad arco per uccidere il muezzin del sole. Il muezzin bianco... Nel minareto slanciato vi sono anfratti bui, da cui stormi di rondini il muezzin bianco invia per il mondo; la' si e' smarrita la mia leggera, lieve, felicita', si e' persa come quell'altra, ma piu' non volera', ah, non muoverla, non muoverla, leone, che giaccia in silenzio 8. POESIA E VERITA'. GUENTER KUNERT: COME DIVENTAI UN PESCE [Da Guenter Kunert, Ricordo di un pianeta, Einaudi Torino 1970, ma noi lo citiamo da AA. VV. (a cura di Donatella Bisutti), L'albero delle parole, Feltrinelli, Milano 1979, 1980, pp. 175-176. Guenter Kunert, poeta tedesco, nato nel 1929 a Berlino, perseguitato dal nazismo (la madre era ebrea); dopo la fine della guerra visse nella Ddr; dopo aver firmato il manifesto di protesta a favore di Wolf Biermann fu radiato dal partito e costretto a trasferirsi nell'allora Germania Ovest] 1 Il 27 maggio alle tre si sollevarono dal loro letto i fiumi della terra e si sparsero sul territorio abitato. Per salvarsi la gente a piedi o con veicoli fuggi' sulle alture. 2 Quando, dopo la terribile sommossa dei fiumi, gli oceani tuonando incalzarono sulla spiaggia e tutto cio' che ancora c'era inghiottirono senza distinzione, e fu un'infinita' di cose. 3 Per un attimo potemmo nuotare ancora sull'acqua poi si affondo' uno dopo l'altro. Alcuni ancora cantavano e le loro voci stridule seguirono gli affogati nell'umida tomba. 4 Poco prima che le ultime forze mi abbandonassero mi venne in mente cio' che un tempo m'avevano insegnato: solo chi si trasforma non e' infastidito dal mutamento che il suo mondo subisce. 5 Vivere significa: mutarsi all'infinito. Chi al vecchio si aggrappa, non diventa vecchio. Cosi' decisi di agire subito e l'acqua non mi parve piu' fredda. 6 Le mie braccia si allungarono in ampie pinne verdi squame mi crebbero lentamente; quando l'acqua mi ebbe chiuso anche la bocca, m'ero adattato al nuovo elemento. 7 Mi lascio scivolare pigramente per oscure profondita', e non sento ne' onde ne' vento ma ora temo i luoghi asciutti e che un giorno l'acqua di nuovo scorra via. 8 Poiche' ridiventare uomo quando da tempo non lo si e' piu', e' difficile per uno come noi in questo mondo che' l'esser uomo troppo facilmente si scorda. 9. MEMORIA. LUCIA SGUEGLIA INTERVISTA ANGELO DEL BOCA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 settembre 2003. Lucia Sgueglia fa parte dell'esperienza giornalistica di "Lettera 22". Angelo Del Boca e' nato a Novara nel 1925; giornalista, storico, docente universitario; presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Piacenza e direttore della rivista storica "Studi piacentini". Tra le opere di Angelo Del Boca: Apartheid: affanno e dolore, Bompiani; Gli italiani in Africa Orientale, 4 voll., Laterza, poi Mondadori; Gli italiani in Libia, 2 voll., Laterza, poi Mondadori; L'Africa nella coscienza degli italiani, Laterza; Una sconfitta dell'intelligenza, Laterza; La trappola somala, Laterza; Il Negus, Laterza; I gas di Mussolini, Editori Riuniti; Gheddafi. una sfida dal deserto, Laterza. Ha curato anche i volumi collettanei Le guerre coloniali del fascismo; Adua. Le ragioni di una sconfitta; ambedue presso Laterza] "Come sempre Berlusconi rivela di aver frequentato di piu' il cantautore Apicella che non gli storici e i loro manuali". Cosi' si esprime un addolorato Angelo Del Boca - il maggiore storico italiano del colonialismo -, costretto a ritornare su una questione che sperava chiusa: le gaffes del presidente del consiglio in materia di storia. A pochi giorni dalle dichiarazioni sulla magistratura italiana rese da Berlusconi ai due giornalisti britannici Farrell e Johnson del settimanale "The Spectator", nuove affermazioni tornano a far sussultare sulla sedia quei cittadini italiani (e non) che ancora conservano memoria del Ventennio. - Lucia Sgueglia: "Mussolini non ha ucciso nessuno: ha solo mandato in villeggiatura un po' di gente al confino". Questa la risposta del nostro premier al suggerito parallelo tra il duce e il dittatore Saddam Hussein. Che ne pensa? - Angelo Del Boca: Quando afferma che Mussolini non uccise nessuno, il nostro premier dimentica, per cominciare, il delitto Matteotti, nel quale fu implicato, e i 29 antifascisti per lo piu' giuliani ed istriani, fucilati per ordine del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. E quando paragona il confino ad un "piacevole soggiorno in villeggiatura", offende i 12.330 italiani che furono inviati al confino perche' dissentivano dal regime. Tra i 5.620 oppositori processati dal Tribunale Speciale, c'era anche un certo Antonio Gramsci, che in carcere passo' undici anni e mori' poco dopo per un'emorragia cerebrale. Ma forse Berlusconi non sa chi e' Antonio Gramsci, cosi' come non aveva mai sentito parlare di Alcide Cervi, ucciso dai fascisti con i suoi figli. - L. S.: Berlusconi sostiene inoltre che il fascismo fu un "regime morbido"... - A. D. B.: Non lo fu affatto, ne' all'interno del paese, ne' nelle sue colonie, dove furono usati tutti gli strumenti piu' spietati e micidiali per stroncare le opposizioni. Basta ricordare i 13 lager costruiti nel 1930 nel deserto della Sirtica, dove quarantamila libici persero la vita. I tremendi campi di concentramento di Ganane, in Somalia, e di Nocra, in Eritrea, dove perirono altri diecimila "ribelli". Vorrei inoltre ricordare che fu lo stesso Mussolini, con i suoi telegrammi operativi indirizzati a Badoglio e a Graziani, ad autorizzare l'impiego massiccio e continuo dei gas asfissianti durante il conflitto italo-etiopico del 1935-'36. E a chi risale la responsabilita' dei centomila soldati morti in Russia, se non a Mussolini, che voleva sostenere a tutti i costi Hitler nei suoi progetti aggressivi? E di tutti gli altri morti, militari e civili, della seconda guerra mondiale, a chi risale la colpa se non all'uomo che il 10 giugno 1940 coinvolse l'Italia in un conflitto gia' perso in partenza? - L. S.: Crede ci sia un disegno politico di stampo revisionista dietro questi proclami, oppure si tratta di esternazioni isolate del premier? - A. D. B.: E' incredibile come un uomo di Stato, durante un semestre in cui ha assunto anche responsabilita' europee, rilasci dichiarazioni cosi' gravi, cosi' infondate, cosi' antistoriche. In un'altra occasione Berlusconi ha dichiarato che se ne "infischia del politicamente corretto", e ha sostenuto di avere "il vizio di dire la verita' in sintonia con cio' che pensano i cittadini". Ma noi non crediamo affatto che la maggioranza degli italiani condivida le opinioni stravaganti del Cavaliere, a cominciare dai suoi giudizi benevoli nei confronti di Mussolini e del suo regime, giudizi che neppure lo storico piu' revisionista ardirebbe pronunciare. E alla fine ci chiediamo: perche' queste sortite? Perche' queste provocazioni offensive? Quale strategia nascondono? Esse pongono in cattiva luce il nostro paese, e non sono di alcuna utilita', neppure alla maggioranza di governo. 10. MAESTRI. ALDO CAPITINI: POESIA E LIBERAZIONE [Da Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998, p. 248 (e' un minimo estratto da una delle pagine conclusive del Saggio sul soggetto della storia). Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.cosinrete.it] La poesia e' per eccellenza liberazione. 11. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: GLI SFORZI E I FRUTTI [Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, pp. 210-211 (e' la chiusa di un articolo apparso su "Young India" il 19 marzo 1931). Mohandas Gandhi e' il fondatore della nonviolenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem] Se si vedono i propri sforzi cadere nel vuoto non ci si deve scoraggiare, ma si deve sempre confidare nella legge universale della caua e dell'effetto e avere la certezza che nessun pensiero, nessuna parola e nessuna azione giusti rimangono senza frutti. Avere pensieri puri, agire giustamente, dipende da noi; la ricompensa e' nelle mani di Dio. 12. INIZIATIVE. RECENTI ATTIVITA' DELL'OPERAZIONE COLOMBA [Dagli amici dell'Operazione Colomba riceviamo e diffondiamo. L'Operazione Colomba e' un'importantissima esperienza di intervento nonviolento in aree di conflitto promossa dalla Comunita' papa Giovanni XXIII; per contatti: operazione.colomba at libero.it] Ciao a tutti, non ci siamo fatti sentire da un po' e pensavamo di aggiornarvi brevemente sull'estate. E' stato fatto un breve viaggio in Congo nella zona dell'Ituri dove ultimamente ci sono stati degli scontri molto violenti nei quali ci sono state numerose vittime. La delegazione, composta da d.Albino Bizzotto e Lisa Clark dei Beati i costruttori di pace, Andrea Pagliarani dell'Operazione Colomba e poi Giusy Baioni e Riccardo Altran, ha incontrato il vescovo Sikuli, rappresentanti della Monuc e della Comunita' europea e i missionari del luogo, con lo scopo di capire quello che sta avvenendo in quei luoghi visto che dai media non traspare quasi nulla. La situazione e' estremamente difficile, continuano gli scontri e aumenta il numero di profughi. L'impressione e' quella di un disastro imminente come se il peggio dovesse ancora avvenire. C'e' comunque un tentativo di dialogo fra le parti in conflitto che sta andando avanti fra mille difficolta'. Nel mese di agosto, invece, un gruppetto di sei volontari e' andato ad abitare a Gorazdevac, una enclave serba della citta' di Pec/Peja in Kossovo, con lo scopo di cercare di coinvolgere i giovani di quel villaggio nelle attivita' del centro giovanile "Zoom" aperto ai giovani di entrambe le etnie. Purtroppo uno dei giovani che partecipava alle attivita' e' stato ucciso in quei giorni assieme ad un altro bambino e questo ha fatto aumentare la paura e la chiusura da parte degli abitanti dell'enclave e quindi le prospettive di dialogo sono drasticamente diminuite. Infine vi invitiamo ad un convegno sull'handicap organizzato dalla Comunita' papa Giovanni XXIII che si svolgera' dal 18 al 20 settembre a Bellaria (Rimini) nel Centro congressi europeo. Fra gli altri partecipera' anche il prof. Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, e l'on. Roberto Maroni ministro del Welfare. Per saperne di piu' andate sul sito www.apg23.org Saluti di pace. 13. INIZIATIVE. PAOLO NASO, BRUNETTO SALVARANI, GIOVANNI SARUBBI: UNA LETTERA A TUTTI GLI AMICI DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO [Dagli amici promotori della "Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico" riceviamo e diffondiamo. Per contatti: e-mail: redazione at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org Paolo Naso e' autorevole figura della cultura evangelica, direttore di "Confronti" e di "Protestantesimo", autore di molte pubblicazioni. Brunetto Salvarani da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con parecchie testate e fa parte del Comitato "Bibbia Cultura Scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "Villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha pubblicato presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline. Giovanni Sarubbi, anch'egli amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)] Care amiche, cari amici, come sapete un folto gruppo di cristiani, delle diverse confessioni, ha sottoscritto il nostro rinnovato appello a creare una "Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico" (per il testo e tutte le adesioni, vi rimandiamo a www.ildialogo.org). Fra le ultime, importantissime adesioni "collettive", quella del Sae (Segretariato attivita' ecumeniche) durante il suo convegno di Chianciano, e quella del Sinodo valdese, in occasione della sua recente sessione a Torre Pellice. Come lo scorso anno, la data stabilita e' l'ultimo venerdi' di Ramadan, che questa volta cadra' il 21 novembre: una data che, lo ricordiamo una volta di piu', ha un valore puramente indicativo e non pregiudica certo che le iniziative della giornata si tengano prima, o dopo. L'importante e' che, in ogni caso, avvengano nella stessa cornice e sotto la dizione di "Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico", e vengano presentate sul sito www.ildialogo.org al fine di dar loro maggiore forza e visibilita'. Pensiamo dunque che sia gia' venuto il momento di cominciare a prevedere e organizzare tali iniziative, tanto piu' significative in un momento in cui il dialogo - al di la' delle dichiarazioni di facciata e di alcuni eventi largamente mediatizzati che rischiano di non intaccare il vissuto delle donne e degli uomini credenti, cristiani e musulmani - gode purtroppo di scarsissima popolarita' e di un relativo interesse da parte di troppe chiese e comunita'. Il confronto e lo scambio di notizie potra' aiutarci reciprocamente, e rafforzare gli incerti. Vi ricordiamo che quest'anno hanno accettato di fungere da "collettori" delle notizie e delle firme relative al nuovo appello anche le riviste "Tempi di fraternita'" di Torino, "Confronti" di Roma e "Mosaico di pace" di Molfetta (Ba), coi rispettivi siti web. Grazie di cuore dell'attenzione. Da parte nostra restiamo in attesa di pareri, notizie e problemi, confermando il nostro ruolo al servizio all'iniziativa. Shalom - salaam - pace Paolo Naso, Roma; Brunetto Salvarani, Carpi (Mo); Giovanni Sarubbi, Monteforte Irpino (Av) 14. DOCUMENTAZIONE. LA DICHIARAZIONE FINALE DEL FORUM CONTADINO-INDIGENO A CANCUN [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 settembre 2003 riportiamo questa dichiarazione] Le organizzazioni provenienti da tutte le regioni del mondo, partecipanti al Forum internazionale contadino e indigeno di Cancun esprimono la loro posizione di fronte alla quinta Conferenza ministeriale del Wto. 1) Esigiamo che l'Organizzazione mondiale del commercio non si occupi di agricoltura. Che l'alimentazione, cosi' come la salute e l'educazione, non siano oggetto di accordi commerciali che beneficiano solo alcune imprese transnazionali e distruggono le nostre economie, la vita e il futuro dei popoli indigeni, dei contadini, e delle agricolture familiari. La liberalizzazione commerciale dei prodotti agricoli ha favorito l'incremento della poverta' e della fame nel mondo. 2) La sovranita' alimentare dei popoli deve essere il principio guida delle politiche internazionali, basato sul diritto dei popoli a produrre i propri alimenti in forma sostenibile, in linea con le proprie tradizioni e la difesa delle proprie risorse naturali e della biodiversita'. 3) Esigiamo urgentemente che si stabiliscano politiche e programmi di appoggio alle catene agroalimentari strategiche dei piccoli e medi produttori per proteggerle dall'attacco delle imprese transnazionali. Si adottino quindi nuove politiche pubbliche di orientamento per i mercati agricoli, a livello nazionale ed internazionale, che contribuiscano a generare gli equilibri adeguati nella produzione e distribuzione di alimenti, l'accesso alla terra dei popoli indigeni e contadini, perche' possiamo vivere con dignita'. 4) Ci opponiamo alla produzione ed importazione di alimenti e semi transgenici che mettono in pericolo la salute, alterano gli ecosistemi, pregiudicano i nostri semi e causano dipendenza economica e tecnologica. Al contrario di quanto dicono le imprese transnazionali beneficiarie, come Monsanto, questi prodotti non risolvono il problema della fame e generano un monopolio dei semi e dei prodotti. 5) Rifiutiamo qualsiasi compromesso o accordo internazionale che voglia appropriarsi delle conoscenze, delle risorse genetiche, dei semi, delle tradizioni e della tecnologia contadina e indigena, come invece vorrebbe imporre il Wto attraverso gli accordi sulla proprieta' intellettuale. Ci opponiamo a qualsiasi forma di brevetto sulla vita, perche' questi semi sono il patrimonio dei popoli a beneficio dell'umanita'. 6) Ci opponiamo all'Accordo sui beni e servizi del Wto che pretende di privatizzare e porre in mano straniera tutti i beni pubblici. Difendiamo i nostri diritti, le nostre comunita' e nazioni, i loro territori, suoli, acque, boschi e risorse naturali. Organizziamo la nostra lotta perche' si ottengano migliori e suffficienti servizi di educazione e di salute per le nostre popolazioni. 7) Convochiamo tutte le forze sociali delle campagne e delle citta', i governi, i legislatori, a partecipare a questo grande sforzo per un altro mondo piu' giusto e umano, basato sulla costruzione di un nuovo ordine mondiale alimentare che abbia come priorita' abbattere la fame ed ottenere una vita degna per tutte e tutti in una prospettiva di sovranita' delle nostre nazioni. Cancun, Quinatan Roo, Messico, 10 settembre 2003 15. LETTURE. STEFANO ALLIEVI: ISLAM ITALIANO Stefano Allievi, Islam italiano, Einaudi, Torino 2003, pp. XXII + 274, euro 13,50. Un "viaggio nella seconda religione del paese" del prestigioso sociologo e docente universitario autore da oltre un decennio di importanti ricerche e pubblicazioni sull'islam europeo. 16. LETTURE. GIOVANNA BORRADORI: FILOSOFIA DEL TERRORE Giovanna Borradori, Filosofia del terrore, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. XIV + 220, euro 15. Una pensatrice che vive ed insegna a New York dialoga con Juergen Habermas e Jacques Derrida a partire dal dramma dell'11 settembre 2001. Un libro che vivamente raccomandiamo. 17. LETTURE. MIMMO FRANZINELLI: LE STRAGI NASCOSTE Mimmo Franzinelli, Le stragi nascoste, Mondadori, Milano 2002, 2003, pp. 432, euro 8,80. Una rilevante monografia sui crimini di guerra nazifascisti, e l'impunita' e la rimozione di essi. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 673 del 14 settembre 2003
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