La nonviolenza e' in cammino. 673



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 673 del 14 settembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Lidia Menapace: Mussolini e i suoi scolari
2. Monica Lanfranco: Anna e Lee
3. Rossana Rossanda: quel Cile
4. Benito D'Ippolito: Biko
5. Natalia Ginzburg: la sola scelta
6. Desmond Tutu: ubuntu
7. Kazimiera Illakowicz: il leone disturba
8. Guenter Kunert: come diventai un pesce
9. Lucia Sgueglia intervista Angelo Del Boca
10. Aldo Capitini: poesia e liberazione
11. Mohandas Gandhi: gli sforzi e i frutti
12. Recenti attivita' dell'Operazione Colomba
13. Paolo Naso, Brunetto Salvarani, Giovanni Sarubbi: Una lettera a tutti
gli amici del dialogo cristianoislamico
14. La dichiarazione finale del forum contadino-indigeno a Cancun
15. Letture: Stefano Allievi, Islam italiano
16. Letture: Giovanna Borradori, Filosofia del terrore
17. Letture: Mimmo Franzinelli, Le stragi nascoste
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: MUSSOLINI E I SUOI SCOLARI
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) per
questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli
scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e
riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a
cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
E' singolare che il discorso "politico" prosegua su sciocchezze insigni,
come quella di paragonare i dittatori e di perpetuare la leggenda di
Mussolini dittatore "buono".
E' un vecchio ma valido assunto etico che comunque gli errori altrui non
giustificano i nostri, lo sapeva gia' Socrate.
Va ricordato che Mussolini fu alleato di Hitler nello scatenare una guerra
di aggressione e preventiva, la seconda guerra mondiale; che fece i primi
bombardamenti su popolazioni civili in Etiopia, che ideo' la "guerra
totalitaria", quella cioe' che considera la popolazione civile (detta fronte
interno) un obiettivo da colpire per far cedere il fronte militare; che le
leggi razziali furono emanate anche da noi.
E' un brutto segno che nel ribattere alle ignoranti affermazioni di
Berlusconi i piu' si siano imbarcati in varie affermazioni e nessuno abbia
ricordato le mortali responsabilita' di Mussolini per le innumerevoli
vittime della guerra. Si assolvono facilmente tra loro per questo.
Chi infatti senza alcuna costrizione o paura di svantaggio o  pericolo ha
votato a favore di  guerre recenti, come potrebbe mettere nel suo codice
etico il ripudio delle guerre e la responsabilita' per le vittime provocate?
Si puo' usare la ex Jugoslavia per costruire storie di tangenti: ma i morti
per bombardamenti, inquinamenti, eccidi sulla coscienza di chi pesano?
Mentre si  riversano fiumi di parole su stupide esternazioni quasi passa
sotto silenzio la morte della ministra degli esteri svedese, uccisa mentre
faceva la spesa in un supermercato senza scorta, da cittadina di un paese
neutrale e alieno da pompe e prediche fatte per intimorire la popolazione e
che si aggiunge alla ancora oscura uccisione di Olof Palme, il primo
ministro svedese che si era impegnato per la soluzione della questione
mediorientale.
E le immagini che ci raggiugono dalla Palestina sono sempre piu' il racconto
di follie senza misura e di incapacita' irrimediabili: ma non c'e' soluzione
di continuita' tra chi litiga sul numero dei morti e produce morti con la
sua complicita' nel giustificare, scusare, occultare le guerre.

2. LUTTI. MONICA LANFRANCO: ANNA E LEE
[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: e-mail: mochena at village.it,
siti: www.marea.it, www.village.it/lanfranco/) per questa meditazione.
Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo
1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il
paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale
di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994
ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con
il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i
mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della
societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA
Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per
giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due
edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e
fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network
europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro
Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine
secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi:
1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e
politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile
anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha
scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). Cura
e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici,
sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla
comunicazione.
Anna Lindh era ministra degli esteri svedese, e gia' ministra dell'ambiente,
socialdemocratica ed europeista.
Lee Kyunghai aveva 54 anni, era un sindacalista coreano dirigente della
Federazione coreana degli agricoltori e dei pescatori]
Uccisa come Olof Palme, mentre stava facendo la spesa, un gesto privato
impensabile per un ministro italiano, due figlie, una passione per i diritti
umani, europeista, forse questa la motivazione dell'assassinio, la ministra
degli esteri svedese; suicida perche' esasperato dai guasti che il denaro
sporco di sangue e ingiustamente assente nelle casse dei contadini del mondo
il sindacalista coreano, due figli anche lui.
Mi colpiscono queste due morti asimmetriche e tuttavia cosi' vicine nelle
radici che hanno portato la prima a subire la violenza e il secondo a
perpetrarla su di se'.
Mentre la ministra moriva per le coltellate, il sindacalista si pugnalava
per disperazione, per offrire la sua vita in estremo dono alla causa della
giustizia impossibile per lui su questa terra, secondo l'implacabile
tradizione orientale; poco lontano i manifestanti, la gran parte ignari
della sua agonia.
I tg italiani lo hanno nominato, ma non come prima notizia nei reportage da
Cancun; il suo biglietto da visita lo ritraeva in giacca e cravatta, una
bella faccia rotonda; lei era bionda e giovanile, dicono, simpatica e
passionale.
Opprimente lo spreco e l'avvilente impotenza generata dalla violenza che li
accomuna, loro che non si sarebbero mai incontrati.
Che la terra vi sia lieve, Anna e Lee.

3. MEMORIA. ROSSANA ROSSANDA: QUEL CILE
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 settembre 2003. Rossana Rossanda e'
nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista,
dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla
rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure
piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista
prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei
movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica
attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di
Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o
della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche
per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987;
con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma
1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione,
immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri,
Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della
testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e
politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e
interventi pubblicati in giornali e riviste]
Il colpo di stato in Cile nel 1973 deflagro' sul mondo, assai piu' che la
vittoria di Salvador Allende nel 1970.
Nel 1970 l'Europa era ancora sotto la eco delle lotte che l'avevano
percorsa - e non lei sola - dai primi anni sessanta. Quasi senza sapere
l'uno dell'altro, i giovani si erano mossi negli Usa, dove si battevano per
i diritti civili e contro la guerra nel Vietnam, e in Cina dove contestavano
ogni gerarchia dello stato e del partito, poi dall'Italia alla Germania alla
Francia e con lo stesso accento - investendo l'ordine esistente,
reinventando assemblee e cortei senza che nessuno li organizzasse. Non
volevano soltanto riparare ingiustizie, ma cambiare il sistema nella sua
natura, fini e valori.
Gli Stati Uniti avevano dovuto iniziare la trattativa col Vietnam che
avrebbero lasciato nel '75, in Francia il governo era stato rovesciato, in
Cina la rivoluzione culturale segnava una cesura storica e l'Italia era
entrata in oltre un decennio di rivolgimenti.
Percio' quando il dottor Allende batte' in Cile la Democrazia cristiana di
Frei attraverso la piu' normale delle elezioni, l'Occidente non ne fu
particolarmente colpito, salvo, come poi si vide, il Dipartimento di stato.
Era diffusa nei movimenti di contestazione, per nulla antipolitici ma molto
antistituzionali, la battuta Elections piege a' cons (anche se in Italia
coesisteva con il crescere dei voti al Pci) e nessun partito socialista
pareva entusiasmante. Del Cile si sapeva la tradizione moderata,
democratica, e la decantata lealta' dell'esercito. In breve le sinistre
europee si occupavano d'altro. E non avevano troppo riflettuto sul fatto che
in Bolivia era stato ucciso dai rangers Ernesto Che Guevara
nell'indifferenza dei contadini e dei minatori, in Francia De Gaulle aveva
ripreso saldamente le redini, e cosi' Willy Brandt, anche se in condizioni
mutate, in Germania. Restava nelle societa' la eco del 1968 e il Vietnam si
avvicinava alla vittoria. Insomma sul Cile si fu distratti.
*
Non era piu' cosi' gia' un anno dopo.
Quel governo cosi' perbene procedeva a misure fracassanti: nazionalizzava
senza indennizzo le miniere di rame di proprieta' americana, metteva in
cantiere la riforma agraria, faceva fibrillare l'America latina.
Andai a Santiago nell'ottobre del 1971 su invito di quella Universita',
perfino nel "Manifesto" qualcuno protesto' che stavamo perdendo tempo con un
episodio secondario, e a Parigi Sartre mi aveva lanciato uno scettico:
"Quell'Allende non fara' niente".
Ma nella capitale cilena, e poi a Concepcion, trovai un'aria tutta diversa,
il paese era in moto, operai, contadini, indios, intellettuali e tecnici. Le
nazionalizzazioni avevano galvanizzato la gente, tutto il paese era un
cantiere di programmi. E non c'era diffidenza fra il giovane Mir
filocastrista e quello strano partito socialista, il primo incalzava ma
anche custodiva il secondo, erano noti i rapporti di rispetto fra Allende e
i dirigenti miristi. Anche i cattolici di sinistra erano lanciati. Freddo
era solo il partito comunista di Corvalan. Quanto ad Allende, l'aspetto
garbato e affabile d'un medico progressista, considerava ovvio che per il
Cile democrazia e antimperialismo fossero la stessa cosa, un riappropriarsi
di se' per via istituzionale, con una maggioranza di popolo, un'opposizione
acerba ma corretta e la fedelta' delle forze armate.
*
Un anno dopo il clima era cambiato.
Gli Stati Uniti erano esplicitamente ostili e con loro la grande stampa
cilena. La situazione economica era pesante e la destra incitava una piazza
populista, le donne che picchiavano le casseruole, la borghesia amica o
dipendente dagli espropriati e forse un certo sottoproletariato avevano
cominciato a rumoreggiare fin dagli ultimi mesi del 1971. E una visita di
Fidel Castro non aveva calmato le acque, anzi. Il Cile diventava di colpo
visibile.
Nel 1972 la situazione economica si aggravo', un grande sciopero degli
autotrasportatori mise il paese a terra: e ci sgomento'. Com'era possibile
che i "salaries de la peur" volessero la caduta d'un governo di sinistra?
Allende chiese all'Urss un prestito che Mosca non concesse, anche se sarebbe
stato assai meno di quel che annualmente passava a Cuba. Il Mir pensava che
bisognasse radicalizzare, prevenire il consolidamento del blocco avverso,
dare una spallata e lo stesso ritenevano, credo, le nuove sinistre europee.
Per Allende, e probabilmente aveva ragione, non ce n'erano le condizioni.
Alle elezioni del 1974 sarebbe stato probabilmente battuto; non se ne
impressionava, si atteneva all'alternanza, convinto che il popolo non si
sarebbe lasciato portare via quel che aveva appena conquistato.
Stati Uniti e grande proprieta' non aspettarono le elezioni.
Prepararono con l'esercito quel golpe che Allende aveva ritenuto
impossibile. Si trovo' assediato l'11 settembre alla Moneda, non si arrese,
abbraccio' un mitra, sparo' e si sparo'. Stentai a crederlo, vedo ancora le
scale di quel modesto palazzo e le stanze dove lavorava e ci riceveva con
allegra calma. Ma il tradimento e la percezione di aver tutto perduto, e
forse molto sbagliato nelle previsioni, dovettero essere amarissimi. Si
uccise. Lo stadio fu riempito di prigionieri. Chi cerco' uno scampo in
Argentina sarebbe stato liquidato tre anni dopo da un altra giunta militare.
*
Il Cile del 1973 divenne il simbolo che, dunque, in America Latina ma forse
dovunque una rivoluzione non si poteva fare per vie democratiche.
La rete dei grandi poteri legati agli Usa non avrebbe permesso, dopo
l'eccezione cubana, una ancor piu' infettiva democratizzazione avanzata del
subcontinente. Dove crebbero le guerriglie e la repressione, e le dittature
militari. E benche' l'appoggio statunitense fosse chiarissimo e il
procedimento scandaloso, per il Cile gli Usa non pagarono nessun prezzo di
fronte all'opinione mondiale.
*
In Germania e in Italia, movimenti di contestatori andarono rifluendo e una
loro minoranza entro' in clandestinita' organizzando i gruppi armati.
Sorprende che nessuno sembri ricordarsi come il Cile facesse disperare delle
infinite possibilita' del metodo democratico. Il Pci era notoriamente per la
via pacifica, ma nel 1973 non ci fu assemblea pubblica dove non si
discutesse se era mai possibile una rivoluzione maggioritaria o se non
bisognasse aspettarsi che venisse in ogni caso repressa. E quindi che fare?
Per qualche anno le posizioni estreme non fecero scandalo: la gente
ammutoli' quando le Brigate Rosse e poi Prima Linea si misero a sparare. Fra
il silenzio e la violenza parve restringersi ogni spazio, gli anni '70
furono in gran parte questo.
Il Pci, da parte sua, non sosteneva piu' che invece un rivoluzionamento sia
pur graduale era possibile, come aveva fatto fino ad allora: dall'esito
cileno derivo' che non solo le forze dell'avversario erano imbattibili - i
poteri forti essendo anche armati e sostenuti da Washington, ma che si era
in presenza di una controffensiva fascista ai movimenti degli anni '60. Nel
famoso saggio sul compromesso storico dell'ottobre 1973 Enrico Berlinguer
proponeva alla Democrazia cristiana: accordiamoci nell'impedire il fascismo,
da parte nostra cesseremo di sbilanciare a sinistra il sistema. Berlinguer
sbagliava nel prevedere una avanzata fascista - dal 1974 al 1976 venivano
abbattuti i fascismi residui in Portogallo, Grecia, Spagna. In Italia non
avanzava l'estrema destra, ma Bettino Craxi. Oggi anche la sinistra moderata
la chiama modernizzazione.
Paradossalmente l'estrema sinistra e il Pci facevano la stessa analisi: era
impossibile dare in Italia uno sbocco istituzionale, anche parziale, alle
grandi lotte degli anni sessanta. Il Pci ne dedusse la necessita' di
un'alleanza con il centro cattolico e un capitale possibilmente
intelligente. Ruppe cosi' l'esile filo che ancora lo collegava alle nuove
sinistre e predico' esplicitamente la pace sociale. All'opposto chi volle
afferrare le armi non riusci' che a ferire l'avversario e anche se stesso,
contribuendo all'arretramento del quadro politico. E quella parte del
movimento che non condivise la critica delle armi dismise in genere anche le
armi della critica.
*
La storia degli anni '80 e' storia di un ripiegamento, il Pci accetto'
sempre piu' compromessi, neppur mantenne i risultati fino ad allora ottenuti
e nel 1979 si dovette ritirare dall'unita' nazionale. I movimenti rifluirono
fra sangue e ritorno al privato, lasciando qualche minoranza riflessiva. Il
1989 passo' sul grande invaso gia' devastato che era stata la sinistra
italiana.
Nel riflettervi, non andrebbe dimenticato quale terribile colpo avesse dato
la classe dominante, con i servizi e le armi degli Stati Uniti, al solo
tentativo al mondo di passare per via democratica a un socialismo.

4. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: BIKO
[Ricorrendo il 12 settembre l'anniversario dell'uccisione di Steve Biko, il
nostro amico Benito D'Ippolito ha volto ricordarlo con quesi versi. Steve
Biko, intellettuale sudafricano, nato nel 1946, fondatore del movimento
della Black Consciousness, fu seviziato e assassinato nel 1977 dalla polizia
politica del regime razzista. Opere su Steve Biko: fondamentale e' la
biografia di Donald Woods, Biko, Sperling & Kupfer, Milano 1988]

Di Steve Biko questo so che resta:
che la coscienza e' tutto e che a nessuno
devi permettere di calpestare
la dignita' che e' tua e che e' di tutti.

Che nessuna oppressione e' cosi' forte
che tu non possa opporle resistenza:
se tu cominci e' gia' cominciata
la Resistenza, e il regime gia' vacilla.

Che data ti puo' essere la morte
ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo.

Di Steve Biko questo so che resta
non pote' cancellarlo chi lo uccise.

5. MAESTRE. NATALIA GINZBURG: LA SOLA SCELTA
[Queste parole di Natalia Ginzburg sono tratte da un suo articolo apparso su
"La stampa" nel 1972 e poi recuperato nel suo libro di saggi Vita
immaginaria, Milano 1973; noi le abbiamo lette citate a p. 4 del libro di
Cesare Garboli, Ricordi tristi e civili, Einaudi, Torino 2001, da cui le
riprendiamo. Natalia Ginzburg (Natalia Levi), nata a Palermo nel 1916 (ma la
famiglia si trasferi' presto a Torino) in una famiglia di intellelttuali che
ha grandemente contribuito alla lotta contro il fascismo, moglie del martire
antifascista Leone Ginzburg, sposo' poi in seconde nozze Gabriele Baldini,
scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, autorevole collaboratrice della
casa editrice Einaudi, parlamentare, di profonda umanita' e forte impegno
civile, e' deceduta a Roma nel 1991. Opere di Natalia Ginzburg: segnaliamo
particolarmente l'autobiografico Lessico famigliare. Opere su Natalia
Ginzburg: per un avvio: Luciana Marchionne Picchione, Natalia Ginzburg, La
Nuova Italia, Firenze; Elena Clementelli, Invito alla lettura di Natalia
Ginzburg, Mursia, Milano]
In verita' e' forse impossibile oggi stare da una parte o dall'altra. La
sola scelta che a noi e' possibile e' di essere dalla parte di quelli che
muoiono o patiscono ingiustamente.

6. MAESTRI. DESMOND TUTU: UBUNTU
[Da Desmond Tutu, Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001,
p. 32. Desmond Tutu, vescovo anglicano, nato nel 1931, dal 1978 segretario
generale del Consiglio sudafricano delle Chiese, premio Nobel per la pace
nel 1984, voce della lotta contro l'apartheid. Dopo la vittoria della
democrazia a lui e' stata affidata la presidenza della Commissione per la
verita' e la riconciliazione. Opere di Desmond Tutu: in italiano cfr.
Anch'io ho il diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; Non c'e' futuro
senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001. Specificamente sull'esperienza
della Commissione per la verita' e la riconciliazione presieduta da Desmond
Tutu cfr. anche Marcello Flores (a cura di), Verita' senza vendetta,
Manifestolibri, Roma 1999 (raccolta di materiali della commissione, con
un'ampia introduzione del curatore); Antonello Nociti, Guarire dall'odio,
Angeli, Milano 2000; Danilo Franchi, Laura Miani, La verita' non ha colore,
Comedit, Milano 2002, 2003; cfr. anche il romanzo di Gillian Slovo, Polvere
rossa, Baldini & Castoldi, Milano 2003]
Ubuntu e' molto difficile da rendere in una lingua occidentale. E' una
parola che riguarda l'intima essenza dell'uomo. Quando vogliamo lodare
grandemente qualcuno, diciamo: "Yu, u nobuntu" - "il tale ha ubuntu". Cio'
significa che la persona in questione e' generosa, accogliente, benevola,
sollecita, compassionevole; che condivide quello che ha. E' come dire: "La
mia umanita' e' inestricabilmente collegata, esiste di pari passo con la
tua". Facciamo parte dello stesso fascio di vita. Noi diciamo: "Una persona
e' tale attraverso altre persone". Non ci concepiamo nei termini "penso
dunque sono", bensi': "Io sono umano perche' appartengo, partecipo,
condivido". Una persona che ha ubuntu e' aperta e disponibile verso gli
altri, riconosce agli altri il loro valore, non si sente minacciata dal
fatto che gli altri siano buoni e bravi, perche' ha una giusta stima di se'
che le deriva dalla coscienza di appartenere a un insieme piu' vasto, e
quindi si sente sminuita quando gli altri vengono sminuiti o umiliati,
quando gli altri vengono torturati e oppressi, o trattati come se fossero
inferiori a cio' che sono.
L'armonia, la benevolenza, la solidarieta' sono beni preziosi. E per noi il
bene piu' grande e' l'armonia sociale.

7. POESIA E VERITA': KAZIMIERA ILLAKOWICZ: IL LEONE DISTURBA
[Da AA. VV., L'altro sguardo. Antologia delle poetesse del '900, Mondadori,
Milano 1996, 1999, p. 163. Kazimiera Illakowicz (1892-1983) e' una poetessa
polacca]

Non poggiare le zampe sul tavolo quando scrivo,
non ruggire all'alba, quando giaccio nel sonno;
questo fruscio che culla gli alberi oltre la finestra,
e' nulla, nulla resuscitera' per noi dai morti
e nulla verra' a noi, a farci visita
da cio' che avrebbe potuto essere... da laggiu', dal passato.

Il mio sangue pulsa di canto, tu fai le fusa in prosa
mormorando di sabbia, di sabbia, di una lenta carovana,
di elefanti pesanti, che trasportano un ricco bottino,
di palme, che Simum piega sul ginocchio
per spezzarle o tende ad arco
per uccidere il muezzin del sole.

Il muezzin bianco... Nel minareto slanciato
vi sono anfratti bui, da cui stormi di rondini
il muezzin bianco invia per il mondo;
la' si e' smarrita la mia leggera, lieve, felicita',
si e' persa come quell'altra, ma piu' non volera',
ah, non muoverla, non muoverla, leone, che giaccia in silenzio

8. POESIA E VERITA'. GUENTER KUNERT: COME DIVENTAI UN PESCE
[Da Guenter Kunert, Ricordo di un pianeta, Einaudi Torino 1970, ma noi lo
citiamo da AA. VV. (a cura di Donatella Bisutti), L'albero delle parole,
Feltrinelli, Milano 1979, 1980, pp. 175-176. Guenter Kunert, poeta tedesco,
nato nel 1929 a Berlino, perseguitato dal nazismo (la madre era ebrea); dopo
la fine della guerra visse nella Ddr; dopo aver firmato il manifesto di
protesta a favore di Wolf Biermann fu radiato dal partito e costretto a
trasferirsi nell'allora Germania Ovest]

1
Il 27 maggio alle tre si sollevarono dal loro letto
i fiumi della terra e si sparsero
sul territorio abitato. Per salvarsi
la gente a piedi o con veicoli fuggi' sulle alture.

2
Quando, dopo la terribile sommossa dei fiumi,
gli oceani tuonando incalzarono sulla spiaggia
e tutto cio' che ancora c'era inghiottirono
senza distinzione, e fu un'infinita' di cose.

3
Per un attimo potemmo nuotare ancora sull'acqua
poi si affondo' uno dopo l'altro.
Alcuni ancora cantavano e le loro voci stridule
seguirono gli affogati nell'umida tomba.

4
Poco prima che le ultime forze mi abbandonassero
mi venne in mente cio' che un tempo m'avevano insegnato:
solo chi si trasforma non e' infastidito
dal mutamento che il suo mondo subisce.

5
Vivere significa: mutarsi all'infinito.
Chi al vecchio si aggrappa, non diventa vecchio.
Cosi' decisi di agire subito
e l'acqua non mi parve piu' fredda.

6
Le mie braccia si allungarono in ampie pinne
verdi squame mi crebbero lentamente;
quando l'acqua mi ebbe chiuso anche la bocca,
m'ero adattato al nuovo elemento.

7
Mi lascio scivolare pigramente per oscure profondita',
e non sento ne' onde ne' vento
ma ora temo i luoghi asciutti
e che un giorno l'acqua di nuovo scorra via.

8
Poiche' ridiventare uomo
quando da tempo non lo si e' piu',
e' difficile per uno come noi in questo mondo
che' l'esser uomo troppo facilmente si scorda.

9. MEMORIA. LUCIA SGUEGLIA INTERVISTA ANGELO DEL BOCA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 settembre 2003.
Lucia Sgueglia fa parte dell'esperienza giornalistica di "Lettera 22".
Angelo Del Boca e' nato a Novara nel 1925; giornalista, storico, docente
universitario; presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Piacenza
e direttore della rivista storica "Studi piacentini". Tra le opere di Angelo
Del Boca: Apartheid: affanno e dolore, Bompiani; Gli italiani in Africa
Orientale, 4 voll., Laterza, poi Mondadori; Gli italiani in Libia, 2 voll.,
Laterza, poi Mondadori; L'Africa nella coscienza degli italiani, Laterza;
Una sconfitta dell'intelligenza, Laterza; La trappola somala, Laterza; Il
Negus, Laterza; I gas di Mussolini, Editori Riuniti; Gheddafi. una sfida dal
deserto, Laterza. Ha curato anche i volumi collettanei Le guerre coloniali
del fascismo; Adua. Le ragioni di una sconfitta; ambedue presso Laterza]
"Come sempre Berlusconi rivela di aver frequentato di piu' il cantautore
Apicella che non gli storici e i loro manuali". Cosi' si esprime un
addolorato Angelo Del Boca - il maggiore storico italiano del
colonialismo -, costretto a ritornare su una questione che sperava chiusa:
le gaffes del presidente del consiglio in materia di storia. A pochi giorni
dalle dichiarazioni sulla magistratura italiana rese da Berlusconi ai due
giornalisti britannici Farrell e Johnson del settimanale "The Spectator",
nuove affermazioni tornano a far sussultare sulla sedia quei cittadini
italiani (e non) che ancora conservano memoria del Ventennio.
- Lucia Sgueglia: "Mussolini non ha ucciso nessuno: ha solo mandato in
villeggiatura un po' di gente al confino". Questa la risposta del nostro
premier al suggerito parallelo tra il duce e il dittatore Saddam Hussein.
Che ne pensa?
- Angelo Del Boca: Quando afferma che Mussolini non uccise nessuno, il
nostro premier dimentica, per cominciare, il delitto Matteotti, nel quale fu
implicato, e i 29 antifascisti per lo piu' giuliani ed istriani, fucilati
per ordine del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. E quando
paragona il confino ad un "piacevole soggiorno in villeggiatura", offende i
12.330 italiani che furono inviati al confino perche' dissentivano dal
regime. Tra i 5.620 oppositori processati dal Tribunale Speciale, c'era
anche un certo Antonio Gramsci, che in carcere passo' undici anni e mori'
poco dopo per un'emorragia cerebrale. Ma forse Berlusconi non sa chi e'
Antonio Gramsci, cosi' come non aveva mai sentito parlare di Alcide Cervi,
ucciso dai fascisti con i suoi figli.
- L. S.: Berlusconi sostiene inoltre che il fascismo fu un "regime
morbido"...
- A. D. B.: Non lo fu affatto, ne' all'interno del paese, ne' nelle sue
colonie, dove furono usati tutti gli strumenti piu' spietati e micidiali per
stroncare le opposizioni. Basta ricordare i 13 lager costruiti nel 1930 nel
deserto della Sirtica, dove quarantamila libici persero la vita. I tremendi
campi di concentramento di Ganane, in Somalia, e di Nocra, in Eritrea, dove
perirono altri diecimila "ribelli". Vorrei inoltre ricordare che fu lo
stesso Mussolini, con i suoi telegrammi operativi indirizzati a Badoglio e a
Graziani, ad autorizzare l'impiego massiccio e continuo dei gas asfissianti
durante il conflitto italo-etiopico del 1935-'36. E a chi risale la
responsabilita' dei centomila soldati morti in Russia, se non a Mussolini,
che voleva sostenere a tutti i costi Hitler nei suoi progetti aggressivi? E
di tutti gli altri morti, militari e civili, della seconda guerra mondiale,
a chi risale la colpa se non all'uomo che il 10 giugno 1940 coinvolse
l'Italia in un conflitto gia' perso in partenza?
- L. S.: Crede ci sia un disegno politico di stampo revisionista dietro
questi proclami, oppure si tratta di esternazioni isolate del premier?
- A. D. B.: E' incredibile come un uomo di Stato, durante un semestre in cui
ha assunto anche responsabilita' europee, rilasci dichiarazioni cosi' gravi,
cosi' infondate, cosi' antistoriche. In un'altra occasione Berlusconi ha
dichiarato che se ne "infischia del politicamente corretto", e ha sostenuto
di avere "il vizio di dire la verita' in sintonia con cio' che pensano i
cittadini". Ma noi non crediamo affatto che la maggioranza degli italiani
condivida le opinioni stravaganti del Cavaliere, a cominciare dai suoi
giudizi benevoli nei confronti di Mussolini e del suo regime, giudizi che
neppure lo storico piu' revisionista ardirebbe pronunciare. E alla fine ci
chiediamo: perche' queste sortite? Perche' queste provocazioni offensive?
Quale strategia nascondono? Esse pongono in cattiva luce il nostro paese, e
non sono di alcuna utilita', neppure alla maggioranza di governo.

10. MAESTRI. ALDO CAPITINI: POESIA E LIBERAZIONE
[Da Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, Fondazione centro studi
Aldo Capitini, Perugia 1998, p. 248 (e' un minimo estratto da una delle
pagine conclusive del Saggio sul soggetto della storia). Aldo Capitini e'
nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario,
infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto
a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della
nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli
scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio
di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di
testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle
conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di
Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della
nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti
autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova
edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul
Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza
dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991.
Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e
possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu'
reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza
religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la
pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un
volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di
Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata,
Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini:
oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio
di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo
Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno
schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio
Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole
(Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra
religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo
Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.cosinrete.it]
La poesia e' per eccellenza liberazione.

11. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: GLI SFORZI E I FRUTTI
[Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino
1973, 1996, pp. 210-211 (e' la chiusa di un articolo apparso su "Young
India" il 19 marzo 1931). Mohandas Gandhi e' il fondatore della nonviolenza.
Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel
1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la
discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota
e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio:
Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente
Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora
sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della
drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati
pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?,
in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in
proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile,
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le
biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem]
Se si vedono i propri sforzi cadere nel vuoto non ci si deve scoraggiare, ma
si deve sempre confidare nella legge universale della caua e dell'effetto e
avere la certezza che nessun pensiero, nessuna parola e nessuna azione
giusti rimangono senza frutti. Avere pensieri puri, agire giustamente,
dipende da noi; la ricompensa e' nelle mani di Dio.

12. INIZIATIVE. RECENTI ATTIVITA' DELL'OPERAZIONE COLOMBA
[Dagli amici dell'Operazione Colomba riceviamo e diffondiamo. L'Operazione
Colomba e' un'importantissima esperienza di intervento nonviolento in aree
di conflitto promossa dalla Comunita' papa Giovanni XXIII; per contatti:
operazione.colomba at libero.it]
Ciao a tutti,
non ci siamo fatti sentire da un po' e pensavamo di aggiornarvi brevemente
sull'estate.
E' stato fatto un breve viaggio in Congo nella zona dell'Ituri dove
ultimamente ci sono stati degli scontri molto violenti nei quali ci sono
state numerose vittime.
La delegazione, composta da d.Albino Bizzotto e Lisa Clark dei Beati i
costruttori di pace, Andrea Pagliarani dell'Operazione Colomba e poi Giusy
Baioni e Riccardo Altran, ha incontrato il vescovo Sikuli, rappresentanti
della Monuc e della Comunita' europea e i missionari del luogo, con lo scopo
di capire quello che sta avvenendo in quei luoghi visto che dai media non
traspare quasi nulla.
La situazione e' estremamente difficile, continuano gli scontri e aumenta il
numero di profughi.
L'impressione e' quella di un disastro imminente come se il peggio dovesse
ancora avvenire. C'e' comunque un tentativo di dialogo fra le parti in
conflitto che sta andando avanti fra mille difficolta'.
Nel mese di agosto, invece, un gruppetto di sei volontari e' andato ad
abitare a Gorazdevac, una enclave serba della citta' di Pec/Peja in Kossovo,
con lo scopo di cercare di coinvolgere i giovani di quel villaggio nelle
attivita' del centro giovanile "Zoom" aperto ai giovani di entrambe le
etnie. Purtroppo uno dei giovani che partecipava alle attivita' e' stato
ucciso in quei giorni assieme ad un altro bambino e questo ha fatto
aumentare la paura e la chiusura da parte degli abitanti dell'enclave e
quindi le prospettive di dialogo sono drasticamente diminuite.
Infine vi invitiamo ad un convegno sull'handicap organizzato dalla Comunita'
papa Giovanni XXIII che si svolgera' dal 18 al 20 settembre a Bellaria
(Rimini) nel Centro congressi europeo. Fra gli altri partecipera' anche il
prof. Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, e l'on. Roberto
Maroni ministro del Welfare.
Per saperne di piu' andate sul sito www.apg23.org
Saluti di pace.

13. INIZIATIVE. PAOLO NASO, BRUNETTO SALVARANI, GIOVANNI SARUBBI: UNA
LETTERA A TUTTI GLI AMICI DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Dagli amici promotori della "Giornata ecumenica del dialogo
cristianoislamico" riceviamo e diffondiamo. Per contatti: e-mail:
redazione at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org
Paolo Naso e' autorevole figura della cultura evangelica, direttore di
"Confronti" e di "Protestantesimo", autore di molte pubblicazioni.
Brunetto Salvarani da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso,
avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha
diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San
Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora
con parecchie testate e fa parte del Comitato "Bibbia Cultura Scuola", che
si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione
ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e'
direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente
dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam",
il "Villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha
pubblicato presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita',
Marietti, Paoline.
Giovanni Sarubbi, anch'egli amico della nonviolenza, promotore del dialogo
interreligioso, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo"
(www.ildialogo.org)]
Care amiche, cari amici,
come sapete un folto gruppo di cristiani, delle diverse confessioni, ha
sottoscritto il nostro rinnovato appello a creare una "Giornata ecumenica
del dialogo cristianoislamico" (per il testo e tutte le adesioni, vi
rimandiamo a www.ildialogo.org). Fra le ultime, importantissime adesioni
"collettive", quella del Sae (Segretariato attivita' ecumeniche) durante il
suo convegno di Chianciano, e quella del Sinodo valdese, in occasione della
sua recente sessione a Torre Pellice.
Come lo scorso anno, la data stabilita e' l'ultimo venerdi' di Ramadan, che
questa volta cadra' il 21 novembre: una data che, lo ricordiamo una volta di
piu', ha un valore puramente indicativo e non pregiudica certo che le
iniziative della giornata si tengano prima, o dopo. L'importante e' che, in
ogni caso, avvengano nella stessa cornice e sotto la dizione di "Giornata
ecumenica del dialogo cristianoislamico", e vengano presentate sul sito
www.ildialogo.org al fine di dar loro maggiore forza e visibilita'.
Pensiamo dunque che sia gia' venuto il momento di cominciare a prevedere e
organizzare tali iniziative, tanto piu' significative in un momento in cui
il dialogo - al di la' delle dichiarazioni di facciata e di alcuni eventi
largamente mediatizzati che rischiano di non intaccare il vissuto delle
donne e degli uomini credenti, cristiani e musulmani - gode purtroppo di
scarsissima popolarita' e di un relativo interesse da parte di troppe chiese
e comunita'. Il confronto e lo scambio di notizie potra' aiutarci
reciprocamente, e rafforzare gli incerti.
Vi ricordiamo che quest'anno hanno accettato di fungere da "collettori"
delle notizie e delle firme relative al nuovo appello anche le riviste
"Tempi di fraternita'" di Torino, "Confronti" di Roma e "Mosaico di pace" di
Molfetta (Ba), coi rispettivi siti web.
Grazie di cuore dell'attenzione. Da parte nostra restiamo in attesa di
pareri, notizie e problemi, confermando il nostro ruolo al servizio
all'iniziativa.
Shalom - salaam - pace
Paolo Naso, Roma; Brunetto Salvarani, Carpi (Mo); Giovanni Sarubbi,
Monteforte Irpino (Av)

14. DOCUMENTAZIONE. LA DICHIARAZIONE FINALE DEL FORUM CONTADINO-INDIGENO A
CANCUN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 settembre 2003 riportiamo questa
dichiarazione]
Le organizzazioni provenienti da tutte le regioni del mondo, partecipanti al
Forum internazionale contadino e indigeno di Cancun esprimono la loro
posizione di fronte alla quinta Conferenza ministeriale del Wto.
1) Esigiamo che l'Organizzazione mondiale del commercio non si occupi di
agricoltura. Che l'alimentazione, cosi' come la salute e l'educazione, non
siano oggetto di accordi commerciali che beneficiano solo alcune imprese
transnazionali e distruggono le nostre economie, la vita e il futuro dei
popoli indigeni, dei contadini, e delle agricolture familiari. La
liberalizzazione commerciale dei prodotti agricoli ha favorito l'incremento
della poverta' e della fame nel mondo.
2) La sovranita' alimentare dei popoli deve essere il principio guida delle
politiche internazionali, basato sul diritto dei popoli a produrre i propri
alimenti in forma sostenibile, in linea con le proprie tradizioni e la
difesa delle proprie risorse naturali e della biodiversita'.
3) Esigiamo urgentemente che si stabiliscano politiche e programmi di
appoggio alle catene agroalimentari strategiche dei piccoli e medi
produttori per proteggerle dall'attacco delle imprese transnazionali. Si
adottino quindi nuove politiche pubbliche di orientamento per i mercati
agricoli, a livello nazionale ed internazionale, che contribuiscano a
generare gli equilibri adeguati nella produzione e distribuzione di
alimenti, l'accesso alla terra dei popoli indigeni e contadini, perche'
possiamo vivere con dignita'.
4) Ci opponiamo alla produzione ed importazione di alimenti e semi
transgenici che mettono in pericolo la salute, alterano gli ecosistemi,
pregiudicano i nostri semi e causano dipendenza economica e tecnologica. Al
contrario di quanto dicono le imprese transnazionali beneficiarie, come
Monsanto, questi prodotti non risolvono il problema della fame e generano un
monopolio dei semi e dei prodotti.
5) Rifiutiamo qualsiasi compromesso o accordo internazionale che voglia
appropriarsi delle conoscenze, delle risorse genetiche, dei semi, delle
tradizioni e della tecnologia contadina e indigena, come invece vorrebbe
imporre il Wto attraverso gli accordi sulla proprieta' intellettuale. Ci
opponiamo a qualsiasi forma di brevetto sulla vita, perche' questi semi sono
il patrimonio dei popoli a beneficio dell'umanita'.
6) Ci opponiamo all'Accordo sui beni e servizi del Wto che pretende di
privatizzare e porre in mano straniera tutti i beni pubblici. Difendiamo i
nostri diritti, le nostre comunita' e nazioni, i loro territori, suoli,
acque, boschi e risorse naturali. Organizziamo la nostra lotta perche' si
ottengano migliori e suffficienti servizi di educazione e di salute per le
nostre popolazioni.
7) Convochiamo tutte le forze sociali delle campagne e delle citta', i
governi, i legislatori, a partecipare a questo grande sforzo per un altro
mondo piu' giusto e umano, basato sulla costruzione di un nuovo ordine
mondiale alimentare che abbia come priorita' abbattere la fame ed ottenere
una vita degna per tutte e tutti in una prospettiva di sovranita' delle
nostre nazioni.
Cancun, Quinatan Roo, Messico, 10 settembre 2003

15. LETTURE. STEFANO ALLIEVI: ISLAM ITALIANO
Stefano Allievi, Islam italiano, Einaudi, Torino 2003, pp. XXII + 274, euro
13,50. Un "viaggio nella seconda religione del paese" del prestigioso
sociologo e docente universitario autore da oltre un decennio di importanti
ricerche e pubblicazioni sull'islam europeo.

16. LETTURE. GIOVANNA BORRADORI: FILOSOFIA DEL TERRORE
Giovanna Borradori, Filosofia del terrore, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. XIV
+ 220, euro 15. Una pensatrice che vive ed insegna a New York dialoga con
Juergen Habermas e Jacques Derrida a partire dal dramma dell'11 settembre
2001. Un libro che vivamente raccomandiamo.

17. LETTURE. MIMMO FRANZINELLI: LE STRAGI NASCOSTE
Mimmo Franzinelli, Le stragi nascoste, Mondadori, Milano 2002, 2003, pp.
432, euro 8,80. Una rilevante monografia sui crimini di guerra nazifascisti,
e l'impunita' e la rimozione di essi.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 673 del 14 settembre 2003