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[comunicati_lilliput] WTO - Vigilia a Cancun DOHARoundNews
- Subject: [comunicati_lilliput] WTO - Vigilia a Cancun DOHARoundNews
- From: Rete Lilliput Comunica <redazione at altracitta.org>
- Date: Wed, 10 Sep 2003 01:37:07 +0200
DOHARoundNews Newsletter sui negoziati WTO del Doha Round a cura di Rete di Lilliput per un'economia di giustizia WTO - Vigilia a Cancun "Il Development Round non può fallire, Cancun deve essere un successo". Questo commento dell'Evian Group, uno degli innumerevoli gruppi composti da imprenditori, policy makers ed esperti di economia e commercio, sintetizza il messaggio che tutte le lobby imprenditoriali hanno nelle ultime settimane consegnato ai 146 ministri del commercio che domani a Cancun, daranno il via alla quinta Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Una Conferenza diversa dalle precedenti, con straordinarie aspettative da parte degli esponenti del mondo imprenditoriale ma anche della gente comune che a Cancun e in moltissime parti del pianeta scenderà nelle piazze per esprimere le proprie aspettative sul vertice. Un vertice che, secondo le indicazione del precedente (Doha 2001), dovrebbe fare il punto sui negoziati in corso e dare il via a quelli sui quattro new issues (o Singapore issues): investimenti, regole di concorrenza, appalti governativi e regole di facilitazione del commercio. Nei 21 mesi di negoziato trascorsi però i passi avanti sono stati pochi, il 2002 se ne è andato in tono dimesso, senza che un vero e proprio negoziato partisse, solo in questi mesi del 2003, l'avvicinarsi della scadenza di Cancun ha smosso le acque e sui tavoli di Ginevra si è cominciato a fare sul serio. Ma troppo tardi per costruire una piattaforma secondo le speranze scritte in Qatar nel novembre 2001, il vertice che inizia domani appare declassato e con poche speranze di avviare i negoziati sui nuovi temi così cari al nostro commissario Lamy. Soprattutto sarà un vertice molto complicato da gestire per Unione Europea e Stati Uniti. L'adesione di un sempre maggior numero di paesi ha reso ormai molto difficile governare un'organizzazione nata con pochissime regole e senza un sistema di creazione del consenso codificato. I Paesi in via di sviluppo, scalpitanti a Seattle nel '99, anestetizzati a Doha dall'effetto 11 settembre, appaiono ormai difficilmente contenibili. Molto atteso è il Brasile di Lula; prevedibile e previsto il comportamento "aggressivo" dell'India, da sempre capofila dei "guastatori"; molto atteso quello della Cina, al centro anche delle discussioni della nostra politica nostrana. I nostri imprenditori del settore tessile lamentano che non si sta giocando ad armi pari e che a Pechino il costo del lavoro è troppo basso, che la loro capacità di falsificazione è enorme e che dunque la concorrenza è sleale. Sembra di sentire la voce dei Paesi del Sud del mondo, roba da fare un comunicato congiunto. Chi parla di dazi per rallentare la strada alle esportazioni cinesi, dimentica che tali dazi colpirebbero anche il 54% di export prodotto da industrie estere, i cui proventi non finiscono certo nelle tasche dei cinesi. Dimentica anche che attualmente le importazioni cinesi crescono più delle esportazioni e che i guadagni dell'export cinese finiscono in gran quantità in buoni del tesoro americani, cioè a finanziare Washington. Ad ogni modo il colosso cinese, dopo l'adesione di due anni orsono al WTO, si è mosso molto lentamente e non ha in alcun modo tentato di diventare portavoce dei Paesi del sud del mondo. Al contrario ha cercato di restare in disparte, consapevole di avere interessi propri molto differenti da un gruppo che nonostante la sigla unificante raggruppa paesi con economie molto eterogenee. Occorre ricordare che la Cina ha firmato nel novembre 2001 un accordo di adesione di 900 pagine, negoziato in quindici anni, che prevede molti cambiamenti da applicare nel giro di un decennio; per la Cina pertanto, non sono auspicabili nuovi impegni, per questo il governo di Pechino ha espresso il proprio non gradimento a decisioni che implichino nuovi impegni. E i due attori protagonisti della saga GATT/WTO ? Uniti dal desiderio di un successo del vertice, non lo sono su molti punti dell'agenda concordata (si fa per dire) a Doha. Gli USA hanno avuto con l'avvento di Bush, un comportamento ambiguo, alternando misure protezionistiche in politica interna (agricoltura e acciaio) a proposte molto aggressive di liberalizzazione in sede WTO, su agricoltura e prodotti industriali. Robert Zoellick (il negoziatore USA), ha insistito molto meno del suo collega europeo sui new issues e su altri nuovi temi; sintomo probabilmente di una diversa visione sul futuro del WTO. Lo scenario americano è quello di un WTO che ritorni alle proprie origini e si concentri sulle regole di apertura al mercato (market access). La visione europea è diversa e tende a prefigurare il WTO come una regulatory agency, una organizzazione intrusiva che si occupi di regolamentare i più diversi temi e che imponga nuovi standard a tutti i paesi del mondo. E' in pratica la via del TRIPS, accordo ben diverso da tutti gli altri, non concentrato sui principi di non discriminazione (nazione più favorita e trattamento nazionale) ma con l'obiettivo di imporre a tutti i PVS gli standard occidentali di protezione dei brevetti. A questi scenari pare opporsi il tentativo dei PVS di UNCTAD-izzare il WTO, cioè di trasformarlo in una agenzia tipo ONU che metta lo sviluppo al centro dei suoi obiettivi. In attesa dell'inizio dello show, la Banca Mondiale non ha fatto mancare il suo messaggio augurale, stimando in un guadagno di 832 miliardi di dollari, l'abbattimento di tariffe e barriere doganali. Si tratta di un esercizio ormai consueto prima dei vertici WTO, ma si sa pure che si tratta di previsioni puramente teoriche, non essendovi un metodo riconosciuto per queste previsioni, ma solo la discrezionalità degli economisti. Le stime fatte ai tempi dell'Uruguay Round dimostrano chiaramente l'aleatorietà di queste previsioni. Comunque sia, a Ginevra è stata preparata una dichiarazione/comunicato che rappresenta uno scheletro che i ministri dovranno riempire con le loro decisioni. Non si parla più di un accordo sulle modalità per il negoziato agricolo ma di un accordo su delle pre-modalità; idem per i negoziati per l'abbattimento delle tariffe sui prodotti industriali. Per i quattro contestatissimi new issues sono presenti due formulazioni alternative, una che da il via libera all'avvio dei negoziati, l'altra che prolunga la fase preparatoria di studio. Riguardo alle indicazioni geografiche, di cui molto si è parlato sulla stampa italiana e che hanno riempito le dichiarazioni del nostro viceministro Adolfo Urso, vista l'impossibilità di avere qualche successo nel negoziato TRIPs, la proposta europea è di inserire la lista come allegato alla bozza di accordo sulle modalità del negoziato agricolo, con l'impegno da parte dei paesi membri a non utilizzare tali indicazioni. Sempre riguardo all'agricoltura, gira voce, da un mese a questa parte, che l'anno prossimo si possa tenere una conferenza ministeriale straordinaria proprio per risolvere cio' che attualmente appare irrisolvibile. Di certo a Cancun il WTO cercherà di salvare la faccia e male che vada il vertice finirà con un comunicato finale che ribadirà gli impegni per la prosecuzione del round in corso. Ma vista la posta in gioco, le mediazioni, i ricatti, le alleanze e gli accordi fra Paesi che si stanno tessendo in queste ore, ogni risultato è possibile, ben sapendo che la taglia delle delegazioni che parteciperanno al vertice sarà molto eterogenea e se l'Europa (fra delegati UE e delegati dei vari Paesi membri), potrà permettersi di portare a Cancun più di 600 persone, la maggior parte dei Paesi del Sud del mondo sarà rappresentata da un numero di delegati enormemente inferiore. Roberto Meregalli Beati i Costruttori di Pace - Rete di Lilliput Campagna "Questo mondo non è in vendita" tel. +39 348 9279038
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