La nonviolenza e' in cammino. 664



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 664 del 5 settembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: un quesito per amatori
2. L'esposto del 24 febbraio 2003
3. In cammino da Assisi a Gubbio
4. Il "Cos in rete" di settembre
5. Luisa Muraro presenta "Il cuore della scrittura" delle Madri di Plaza de
Mayo
6. Giuliana Sgrena: frattanto in Afghanistan
7. Lili Traubman: tutto cio' mi spaventa
8. Donatella Di Cesare presenta i Ricordi di Hans Jonas
9. Franca D'Agostini ricorda Donald Davidson
10. Letture: AA. VV., Donne e religioni
11. Letture: Noam Chomsky, Dal Vietnam all'Iraq. Colloqui con Patricia
Lombroso
12. Letture: Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia
della pace in don Tonino Bello
13. Letture: Elena Liotta, Le solitudini nella societa' globale
14. Letture: Raffaele Mantegazza, L'odore del fumo
15. Letture: Brunetto Salvarani, Vocabolario minimo del dialogo
interreligioso
16. Riletture: Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei la memoria e il presente
17. Riletture: Pierre Vidal-Naquet, Il buon uso del tradimento
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UN QUESITO PER AMATORI
Cari amici,
nel periodo in cui dall'Italia partivano armi americane destinate a far
strage in Iraq, presentai un esposto ad alcune Procure "contro i
responsabili di detenzione e trasporto in territorio italiano di materiale
bellico a fini di utilizzazione terroristica e stragista nella guerra
illegale e criminale che si va preparando; recante la richiesta di un
intervento urgente delle autorita' preposte affinche' si proceda al
sequestro di detto materiale bellico e all'incriminazione e all'arresto dei
responsabili e dei complici di tale flagrante violazione della legalita'".
E questa e' la premessa.
*
Noi archivisti
Qualche settimana fa mi e' giunta la notifica della richiesta di
archiviazione presentata al Gip da parte della Procura di Viterbo, ho letto
la motivazione, mi e' sembrata fondamentalmente corretta (i fatti che
segnalavo non si sono svolti nel territorio di competenza, ed io stesso
avevo provveduto a segnalarli anche ad altre Procure giurisdizionalmente
competenti), e pur essendo in mio potere di presentare opposizione ho
ritenuto giusto accettare quella decisione.
Mi e' giunta il 2 settembre la notifica di analoga richiesta di
archiviazione da parte della Procura di Pisa al relativo Gip.
E qui la situazione e' un po' diversa.
Poiche' non vi e' dubbio che i trasporti di armi destinate alla guerra
illegale e criminale in Iraq, ed alla commissione di crimini di guerra e
contro l'umanita' in quel luogo, hanno riguardato sicuramente anche il
territorio che ricade sotto la competenza degli uffici giudiziari di Pisa.
Come e' noto ho dieci giorni di tempo dalla notifica per prendere visione
degli atti e presentare opposizione con richiesta motivata di prosecuzione
delle indagini preliminari.
E qui mi si pone il problema di decidere cosa devo fare; problema che ha,
direi, due aspetti particolamente rilevanti, uno di carattere generale,
l'altro - chiedo venia - personale.
*
Il primo aspetto
Il primo aspetto e' presto detto: mi sembra che varrebbe la pena di
insistere nella richiesta alla magistratura affinche' con un processo penale
in un'aula di giustizia si verifichi se vi fu violazione della legalita', se
vi fu commissione di crimini, ed affinche' di quei crimini, se crimini vi
sono stati ed a me pare ovviamente di si', si perseguano i responsabili
tutti.
E' evidente, dal momento che all'epoca presentai quell'esposto, che
personalmente sono persuaso del fatto che gravissima violazione della
legalita' vi fu, e che ritengo doveroso che la magistratura intervenga e si
pronunci (avrei preferito che intervenisse allora, forse avrebbe potuto
contribuire a salvare tante vite umane).
Alla luce di questo vorrei andare a Pisa, leggere le carte, estrarne copia
e, se la richiesta di archiviazione non fosse motivata con argomentazioni
incontrovertibili (cosa che ignoro non avendone ancora preso visione),
presentare opposizione ed impegnarmi per la prosecuzione dell'azione
giudiziaria.
Credo che sarebbe la cosa giusta. Credo che il figlio della levatrice di
Atene o il professor Immanuel Kant mi direbbero di farlo.
*
Il secondo aspetto
Il secondo aspetto e' piu' spiacevole da dirsi, ma non meno cogente: non
credo di avere risorse economiche sufficienti a poter proporre una
prosecuzione del procedimento, gia' solo dover andare a Pisa piu' volte,
spendere quel che occorre di marche da bollo, chiedere a un amico avvocato
di assistermi cola', dover sperare che si arrivi a un dibattimento ed
affrontare i costi che gia' anche solo una persona offesa e forse possibile
parte civile deve affrontare, implica un carico di spesa al di fuori della
mia portata.
*
Una digressione
E qui devo fare una digressione, e me ne scuso, ma chi vuole puo' saltare
questo paragrafo, non ci perde niente.
Lo dico con dispiacere e so che e' antipatico: il fatto e' che io non sono
di quelli che - beati loro - hanno le tasche gonfie di soldi, che godono di
prebende, e che passano soffice la vita ad andare in giro da un convegno
all'altro, da una manifestazione all'altra, da una conferenza stampa
all'altra (e - sia detto per inciso - mi sono sempre chiesto dove trovino i
soldi e il tempo per poter condurre vite cosi' agiate, il lavoro di chi
produce il loro agio e consente i loro consumi, e se questo tenore di vita
non sia in contrasto con le affemazioni, che sovente odo da parte di taluni
di essi i meno avvertiti, di essere i rappresentanti dei poveri e degli
oppressi: i poveri e gli oppressi raramente fanno turismo, e sia pure
turismo convegnistico e militante). So che e' ancor piu' antipatico dirlo,
ma valga il vero: per le scelte di vita e di militanza che ho fatto ho gia'
avuto la mia razione di fame e di persecuzioni (tra altre piacevolezze ho
ancora in corso, e da molti anni, non so neppure quanti processi in cui
imprenditori e faccendieri collegati ai poteri mafiosi, imprese di
tangentopoli, politicanti corrotti e corruttori, mi accusano di diffamazione
a mezzo stampa per aver denunciato le loro malefatte; e pur avendo io del
tutto ragione, ed essendo assistito da eccellenti avvocati amici, i costi
dei procedimenti sono comunque per me cosi' esorbitanti che se ci penso mi
toglie il fiato).
*
In breve: non credo di poter sostenere i costi di un procedimento che pure
ho fortissimamente voluto avviare e che adesso devo decidere, e decidere in
pochissimi giorni, se cercare di far proseguire o lasciare che finisca in
archivio.
*
In guisa di superflua postilla
Mi dico: sarebbe cosa buona e giusta, ed utile assai, se si riuscisse ad
ottenere il pronunciamento di una corte di giustizia sul crimine che nel mio
esposto segnalavo.
Mi dico anche: ti rendi conto che rischi di andare incontro a costi di gran
lunga esorbitanti le tue possibilita'?
Mi dico ancora: non so se anche altri hanno presentato denunzie o esposti in
quel frangente, e magari altri procedimenti sono stati avviati e magari sono
gia' incardinati i dibattimenti (in questo caso questa archiviazione sarebbe
ininfluente e mi potrei mettere l'anima in pace). Ma se questo fosse l'unico
procedimento avviato, e potesse sortire qualche esito utile a contrastare
guerre e stragi, come potrei lasciare che si archivi senza almeno presentare
opposizione?
In questa situazione mi trovo, sono gia' passati due giorni su dieci. E
mastico amaro.
Ho voluto almeno scriverne, e farvelo sapere.

2. DOCUMENTAZIONE. L'ESPOSTO DEL 24 FEBBRAIO 2003
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa
alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza
alla Procura Generale della Repubblica, Roma
E per opportuna conoscenza:
al Prefetto e al Questore di Pisa, Vicenza, Viterbo, Roma
alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo
al Presidente della Repubblica Italiana
al Presidente del Consiglio dei Ministri
al Ministro della Difesa
al Ministro dell'Interno
al Ministro della Giustizia
*
Oggetto: esposto contro i responsabili di detenzione e trasporto in
territorio italiano di materiale bellico a fini di utilizzazione
terroristica e stragista nella guerra illegale e criminale che si va
preparando; recante la richiesta di un intervento urgente delle autorita'
preposte affinche' si proceda al sequestro di detto materiale bellico e
all'incriminazione e all'arresto dei responsabili e dei complici di tale
flagrante violazione della legalita'.
*
Con il presente esposto il sottoscritto Giuseppe Sini, direttore del "Centro
di ricerca per la pace" di Viterbo, con sede in Viterbo, strada S. Barbara
9/E,
- alla luce della dimostrata presenza e trasporto nel territorio italiano di
materiale bellico di una potenza straniera, presenza e trasporto predisposti
al fine di una utilizzazione terroristica e stragista di detti armamenti
nella guerra illegale e criminale che si va preparando, guerra nei cui
confronti l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana vincola il
nostro paese alla piu' intransigente delle opposizioni, e specificamente al
"ripudio" di essa;
- alla luce del dovere di tutti i cittadini italiani di rispettare e
inverare quanto disposto dalla Costituzione, fondamento del nostro
ordinamento giuridico; ed alla luce del dovere di ogni essere umano di
opporsi alle stragi e di difendere la vita di altri esseri umani e
dell'umanita' intera che una nuova scellerata e criminale guerra minaccia;
richiede l'intervento urgente delle competenti autorita' giudiziarie
affinche':
a) si proceda a perseguire penalmente, e ad immediatamente mettere in
condizione di non nuocere, i responsabili della detenzione e del trasporto
in Italia di materiale bellico a fini di prossima e dichiarata utilizzazione
terroristica e stragista nella guerra illegale e criminale che si va
preparando;
b) si proceda al sequestro di detto materiale bellico;
c) si intervenga a tutela della salute e dell'incolumita' dei cittadini
italiani, minacciati dalla presenza di armi, tra cui anche armi di
sterminio, sia presso le basi militari statunitensi dislocate in territorio
italiano, sia lungo importanti arterie viarie e ferroviarie italiane;
d) si incriminino per favoreggiamento della presenza e del trasporto in
Italia di detto materiale bellico a fini di utilizzazione terroristica e
stragista nella guerra illegale e criminale che si va preparando, tutte
quelle autorita' pubbliche e quei pubblici dipendenti che invece di opporsi
a tale gravissima e pericolosissima presenza e circolazione sul territorio
nazionale italiano di strumenti di sterminio, sostengono gli stragisti che
si dispongono ad usare tali strumenti di morte contro esseri umani innocenti
nella guerra che si va preparando;
e) si incriminino per violazione della Costituzione quei pubblici poteri che
alla guerra illegale e criminale che si va preparando hanno dato la loro
complicita' mettendo illegalmente a disposizione degli stragisti il
territorio, le risorse e le infrastrutture italiane;
f) si incriminino quanti abusando del proprio potere e commettendo un
ulteriore reato non solo non difendono la legalita' costituzionale e il
popolo italiano, ma impediscono ad altri la difesa della legalita'
costituzionale e del popolo italiano, e con cio' stesso si mettono al
servizio dei golpisti, degli stragisti, dei detentori e trafficanti di armi;
g) si incriminino per omissione di soccorso quanti, pur sapendo della
presenza e della circolazione di questi materiali bellici di probabile
prossima utilizzazione terroristica e stragista, omettono di agire per
impedire che essi siano utilizzati per uccidere innocenti;
h) si incriminino per omissione di atti d'ufficio quanti investiti di
specifici pubblici poteri, pur sapendo della presenza e della circolazione
di questi materiali bellici di probabile prossima utilizzazione terroristica
e stragista, omettono di agire nell'ambito dei propri poteri e delle proprie
responsabilita' al fine di impedire il loro prossimo criminale uso ed hic et
nunc la loro criminale circolazione, disponendo in forza della legge ed in
considerazione delle rispettive prerogative istituzionali la cessazione di
tale circolazione, la denuncia di tali presenze, il sequestro di tali armi,
l'arresto dei detentori di esse, l'incriminazione dei mandanti, degli
esecutori e dei complici per i molteplici reati che tale situazione di
gravissima violazione della legalita' italiana configura.
Si richiede il piu' tempestivo intervento.
Si sottolinea che il presente esposto reca palesemente una "notitia
criminis", e di eccezionale gravita'; cosicche' esso rende doveroso a
qualsiasi pubblico ufficiale che ne venga a conoscenza sia di segnalare a
sua volta quanto sopra all'autorita' giudiziaria, sia di intervenire
nell'ambito delle proprie competenze affinche' i reati qui denunciati
vengano fatti cessare ed i responsabili di essi vengano perseguiti
penalmente.
Restando a disposizione per ogni ulteriore comunicazione ed eventuale
opportuno chiarimento, e richiedendo altresi' di essere informato
dell'eventuale archiviazione del presente esposto, vogliate gradire distinti
saluti.

3. INIZIATIVE. IN CAMMINO DA ASSISI A GUBBIO
E' in corso la camminata da Assisi a Gubbio promossa dal Movimento
Nonviolento (per informazoni dettagliate: e-mail: azionenonviolenta at sis.it;
sito: www.nonviolenti.org) lungo il sentiero francescano che collega
attraverso Valfabbrica le due importanti citta' umbre.
Iniziata il 4 settembre, il 5 settembre si concludera' la camminata vera e
propria con l'arrivo a Gubbio della "assemblea itinerante" che nel suo
andare nuovamente creativamente sperimenta esperienze e riflessioni dense e
profonde di Francesco d'Assisi e di Aldo Capitini, il cammino come
interrogazione e scoperta, come incontro con l'altro, come attenzione,
meraviglia, comprensione reciproca; il 6 e 7 settembre a Gubbio si terranno
mostre, colloqui con autorevolissime costruttrici e costruttori di pace, e
momenti caldi e forti di condivisione e convivialita'.
Un invito ancora una volta ci e' grato rivolgere a tutte le persone amiche
della nonviolenza, ma anche alle tante persone incerte e dubbiose che pur
avvertono in se' l'esigenza di una chiarificazione interiore e di una
degnificazione e difesa dell'umanita' tutta, perche' siano parte di parte
almeno di questa esperienza, che fra le varie iniziative per la pace in
corso e in programma in questo torno di tempo reca specifico un messaggio e
limpida una persuasione: che la nonviolenza e' "il varco attuale della
storia" (Capitini), che solo la nonviolenza puo' sconfiggere la violenza che
minaccia l'umanita' intera di distruzione, che la nonviolenza e' oggi la
scelta, la scelta necessaria e urgente, cui tutte le persone di volonta'
buona sono chiamate.

4. INFORMAZIONE. IL "COS IN RETE" DI SETTEMBRE
[Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti: e-mail:
capitini at tiscalinet.it; sito: www.cosinrete.it) riceviamo e diffondiamo]
Vi segnaliamo nell'ultimo aggiornamento di settembre 2003 del C.O.S. in
rete, www.cosinrete.it, una selezione critica di alcuni riferimenti trovati
sulla stampa italiana ai temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace,
partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta,
educazione aperta, antifascismo.
Tra essi: Il muro verde; I lettori minorati; Sirene e violini; Il tempio
conteso; Squali e pesciolini; Rock e violenza; Tanto tuono' che piovve; Il
lupo perde il pelo...; La lezione di Marcos; Treni sporchi; I libri contro;
La torta nucleare; Rivoluzione nonviolenta; Non uccidere; Liberta' di
estorsione; Pochi o punti; ecc.
Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale
sugli stessi temi.
Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al C.O.S.
in rete e' libera e aperta a tutti.

5. LIBRI. LUISA MURARO PRESENTA "IL CUORE DELLA SCRITTURA" DELLE MADRI DI
PLAZA DE MAYO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 settembre 2003.
Luisa Muraro insegna all'Universita' di Verona, fa parte della comunita'
filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul
femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro,
sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a
Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata
in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo
Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal
Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora
nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al
progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo
coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e
Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi
sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte
della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano
1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri),
Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della
madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria,
Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato
vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista
trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita'
filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei
(da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il
profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e
nonna nel 1997".
Le Madres de Plaza de Mayo sono le madri dei desaparecidos vittime della
feroce dittatura argentina, le quali riunendosi silenziosamente nella piazza
di Buenos Aires da cui ha preso il nome la loro esperienza, hanno condotto
una delle piu' grandi e vivide ed efficaci azioni di resistenza nonviolenta
e di testimonianza umana di fronte alla barbarie del Novecento, e tuttora
continuano la loro lotta per la verita' e la giustizia]
Il cuore nella scrittura, un piccolo libro di poesie e racconti delle Madres
di Plaza de Mayo, entrava in tipografia per poter essere presentato al
Festival di Mantova venerdi' 5 alle 10,45 (il volume sara' presentato
assieme al poeta argentino Juan Octavio Prenz), quando, inizio agosto,
dall'Argentina e' arrivata la notizia che la legge che dava l'impunita' ai
criminali della passata dittatura militare, non ha piu' valore di legge.
Come se tra le due cose, il libro delle Madres e la fine dell'impunita', ci
fosse un rapporto di causa ed effetto. Ma questo rapporto c'e' veramente.
Quello che il presidente Nestor Kirchner ha fatto, sospendere le due leggi
dell'impunita' (Punto finale e Obbedienza dovuta), non avrebbe potuto senza
la lotta delle donne che firmano il piccolo libro e tante altre come loro,
donne ormai anziane e alcune defunte, che non hanno mai cessato di pensare
ai loro figli "spariti" durante la dittatura e di dare loro nuova vita con
il proprio impegno politico.
Sono anziani e alcuni defunti anche gli uomini che hanno fatto sequestrare,
torturare, o torturato loro stessi, e sparire, quei loro figli. Trentamila
figli s'intitola una delle poesie, tanti sono infatti i desaparecidos della
dittatura militare (1976-1983), in gran parte giovani o giovanissimi.
Finalmente questi uomini potranno essere giudicati e non chissa' dove, come
si e' cercato che fosse almeno possibile, ma in Argentina, davanti alle
persone che non possono dimenticare e a quelle che sarebbero tentate di
farlo. Dico finalmente anche per loro, Videla, Massera, Agosti, Anaya,
Lambruschini, Suarez Mason, Bussi..., che, insieme alla possibilita' di
essere giudicati, avranno quella di guardare con altri occhi al loro operato
e di ritrovare qualcosa della loro perduta umanita'. Che giudizio e' quello
che non viene offerto anche al colpevole?
Non sottovalutiamo questo traguardo e non riduciamolo a una questione di
giustizia sara' fatta. Che e' sempre una semplificazione, rispetto al cuore
umano, da una parte, e rispetto alla macchina della legge, dall'altra, ma
doppiamente nei casi come questo, in cui l'ordinaria violenza del potere si
e' prolungata oltre ogni limite, vero o finto che fosse, vanificando la
mediazione politica. Per cui bisogna ricominciare non da capo, voltando
pagina, come se fosse possibile, ma da prima ancora e piu' in fondo, come
quando una esplosione apre una voragine o un trauma rende muti.
Penso a Beba sull'autobus, durante la Giornata della primavera, che guarda
distrattamente fuori e vede un gruppo di giovani che ridono, corrono, fanno
festa, lei nota il sorriso affettuoso della sua vicina e di colpo l'angoscia
le fa chiudere gli occhi e stringere le mani in uno spasmo di dolore, nessun
ritorno di compiacimento materno per lei... finche' il figlio che si porta
in cuore le dice: mamma, apri gli occhi, questo spettacolo di gioia e' anche
per te.
La cosiddetta "transizione" non riesce a operare tanto passaggio, e'
inadeguata la parola come l'idea. Mi trovavo nella capitale del Cile quando
Pinochet fu arrrestato in Inghilterra e ricordo l'impressionante ritorno
delle antiche emozioni, intatte. Il prezzo della transizione, quant'e'
grande e chi lo paga? Lo pagano le vittime e quelli che non possono
dimenticarle, ai quali si fa portare il peso di un ricordo muto in assenza
di ogni vera riparazione. Ma anche gli altri, sotto forma di una svagata
normalita' che istupidisce. D'altra parte, c'e' anche un bisogno di
dimenticare. O, meglio detto, ricordare non basta, perche' la sofferenza
conservata intatta fa male, in ogni senso della parola. Non e' questo che
suggerisce il dramma attuale di Israele, la necessita' di staccarsi dalla
propria sofferenza per trasformarla in amore del prossimo e del presente?
Il cuore nella scrittura e' il documento di una sofferenza che non passa,
non volta pagina, ma, molto meglio, si trasforma in dolore e memoria dando
al passato la straordinaria possibilita' di riaprirsi verso altro. Dico
"straordinaria" perche' questa possibilita' di cambiare il passato, ossia di
aprirlo liberamente al futuro, non esiste nella storia ufficiale, che
conosce solo quella di adattarlo ai suoi scopi, fino alla falsificazione. Ma
la possibilita' esiste, e' iscritta nella possibilita' stessa della scelta
libera, che mi cambia e crea un testo nuovo il cui significato arriva ad
abbracciare anche il mio opaco passato. "Crescere imparando, imparando
crescere, camminare sognando", leggiamo nel libro delle Madres. Sono parole
di Hebe de Bonafini, che sara' presente al festival di Mantova, insieme a
Daniela Padoan, che ne ha curato l'edizione.
"Ne' la vendetta ne' il perdono ne' il carcere e neppure l'oblio possono
modificare l'invulnerabile passato", ha scritto Borges. Lo pensava
veramente? O e' uno dei suoi giochi (il testo s'intitola Nuova confutazione
del tempo) per pensare, al contrario, che il passato non e' fuori da ogni
portata, perche' il passato che non passa di una creatura vulnerata, in
costei si prolunga e attende, che cosa? Di guarire, naturalmente, ossia di
ricominciare a essere le sue possibilita' calpestate. Scrive una delle donne
di Plaza de Mayo, in una composizione, Panchine, che ha la struggente
semplicita' di un tema di scuola: "Le panchine custodiscono tutti i nostri
ricordi. Quelli che raccontiamo spesso e quelli che ancora ci costa fatica
tirare fuori. Tutta la nostra lotta. Sanno dei nostri figli tanto quanto
noi. Le panchine della piazza hanno vita, e quella vita gliela diamo noi".
Non pretendiamo di essere diventate scrittrici, si giustificano le autrici
del libro, che e' una selezione di testi nati nel Laboratorio di scrittura
aperto dai primi anni Novanta nella Casa della loro associazione, sotto la
guida dello scrittore Leopoldo Brizuela.
No, d'accordo, nel senso puramente letterario, ma nel senso di quello che
puo' operare la scrittura, si' che lo sono, scrittrici.
"Non sembrera' vero che alla mia eta' io abbia sentito la necessita' di
imparare a scrivere o, meglio, a esprimermi", scrive Maria del Carmen e
continua spiegandosi con parole che vanno e vengono tra significato e
realta', in un gioco simbolico che disserra le mandibole chiuse del passato
perche' altro possa articolarsi. Ascoltiamola: "Non voglio restare
imprigionata nella composizione retorica, voglio avanzare, non sentirmi
inibita, e poter dire tutto quello che sento, senza vincoli, senza timori,
anche a costo di essere criticata": probabilmente sta ripetendo istruzioni
del maestro del Laboratorio, ma sono gia' parole sue, come quelle che
seguono: "Non vorrei che le mie idee si chiudessero come se una chiave
serrasse tutti i miei pensieri; al contrario, voglio che fioriscano tutte
nella mia mente, che diano i loro frutti...".
Piu' breve e piu' intenso ancora, il verso di una poesia di Beba, dedicata
al potus che il figlio volle piantare nel giardinetto di casa ("lo pianto'
lui, io avevo paura che crescesse troppo e mi coprisse la finestra").
L'albero in effetti e' cresciuto. "Enorme, oggi si spegne e torna, si spegne
con il freddo e torna, enorme, a risorgere": se apaga y vuelve, l'albero, il
dolore, il figlio.

6. GUERRE. GIULIANA SGRENA: FRATTANTO IN AFGHANISTAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 settembre 2003. Giuliana Sgrena,
intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e'
tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e
islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di,
La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi,
Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata
inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu'
ferocemente stragista della guerra tuttora in corso]
Fra un anno o poco piu', dopo attacchi e spargimenti di sangue, assisteremo
ad una trattativa del governo americano-iracheno con i seguaci di Saddam?
Puo' sembrare fantapolitica, ma e' quello che sta gia' accadendo in
Afghanistan: il governo di transizione, anche in questo caso sotto tutela
statunitense, di Hamid Karzai sta trattando con esponenti - ufficiali -
taleban nella provincia sudorientale di Zabul, dove da settimane sono in
corso sanguinosi scontri che hanno provocato numerose vittime, anche tra le
truppe americane che stanno bombardando pesantemente.
I negoziati sono condotti da Abdul Rehman Hotak, che aveva rappresentato la
sua provincia alla Loya Jirga (l'assemblea tribale che aveva eletto Karzai)
dello scorso anno, per conto del governatore Hafizullah. I taleban intanto
hanno annunciato ufficialmente - per bocca del comandante Maulvi Faizullah -
di aver inviato 300 uomini da Khost - dove si trovano anche i militari
italiani - al comando dell'ex ministro dell'educazione Amir Khan Mattaqi a
rafforzare i mille uomini che stanno gia' combattendo nella provincia di
Zabul e in quella di Uruzgan, luogo di origine della guida spirituale
taleban, mullah Mohammed Omar.
Il mese di agosto e' stato il piu' sanguinoso dal novembre di due anni fa,
quando con una guerra rapida - proprio come e' avvenuto in Iraq - le truppe
Usa - con il sostegno delle forze dell'Alleanza del nord - avevano messo in
fuga il regime dei taleban.
Ma "ci sono sempre piu' segnali che il regime fondamentalista dei taleban e'
stato deposto, ma non completamente sconfitto", come scriveva lunedi' il
quotidiano britannico "The Guardian". I taleban si sono riorganizzati nelle
zone tribali di confine pakistane e sono all'offensiva, il sempre piu'
debole governo afghano e' costretto a fare i conti con i nemici che credeva
definitivamente sconfitti. La novita' non e' tanto e solo la forza dei
taleban e persino di al Qaeda, se rispondono al vero le informazioni -
riprese anche dalla stampa occidentale - che vorrebbero Osama bin Laden
rintanato nelle zone tribali pakistane da dove continuerebbe a dirigere la
sua rete terroristica, ma l'atteggiamento nei confronti degli ex studenti di
teologia di alcune forze in campo. A partire da quelle che ne avevano
sponsorizzato l'ascesa ai loro esordi, nel 1994, il Pakistan e gli Stati
Uniti.
Secondo alcuni osservatori asiatici e conoscitori della situazione
regionale, come il giornalista pakistano Ahmed Rashid, gli Stati Uniti
starebbero abbandonando Karzai che non e' riuscito ad estendere il controllo
del suo governo su tutto il paese, anzi e' costretto a sedersi intorno ad un
tavolo a trattare con i taleban. Non solo, gli Stati Uniti, pesantemente
impegnati in Iraq, ma non tanto da rinunciare all'obiettivo che li aveva
portati a una guerra per mettere le mani sul paese, si appoggerebbero al
Pakistan per contrastare l'asse tagiko-russo-indiano che si e' andato
rafforzando (vedi "Il manifesto" del 12 agosto 2003). E l'unica carta che i
pakistani possono utilizzare per rientrare in gioco e' quella dei pashtun,
la base etnica dei taleban, che non sembrano aver perso tanto terreno come
sembrava e si sono riappropriati anche delle madrasa (scuole coraniche)
pakistane per arruolare nuovi combattenti del jihad. Tutto ricomincia dal
1994.
Secondo Valerio Pellizzari ("Il Messaggero" del 16 luglio 2003) i pakistani
avrebbero anzi favorito una mediazione tra americani e taleban moderati per
una trattativa diretta. E paradossalmente l'escalation militare - da
entrambe le parti - potrebbe proprio indicare che una trattativa e' in corso
e che le due parti devono rafforzare le proprie posizioni. Chi non si
rafforza e' invece il governo Karzai.

7. TESTIMONIANZE. LILI TRAUBMAN: TUTTO CIO' MI SPAVENTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 settembre 2003, che cosi' presenta il
seguente testo: "Quella che riproduciamo qui e' una lettera scritta dalla
figlia di un oppositore politico cileno assassinato nelle carceri di
Pinochet durante la dittatura militare. La donna, che oggi vive nel kibbutz
di Megiddo, rivolge un pesante atto di accusa al governo Sharon per il modo
in cui vengono trattati i prigionieri politici. La lettera e' stata
pubblicata da "Haaretz magazine" il 22 agosto 2003"]
Come figlia cilena di un desaparecido e come attivista politica ho
sperimentato in prima persona il potere e la malvagita' della dittatura. La
mia famiglia non ha potuto sapere nulla della sorte di mio padre per molti
anni, fin quando abbiamo appreso che era stato torturato e ucciso. Io sono
stata costretta a nascondermi con la mia piccola bambina. Il nostro crimine
era unicamente quello di credere di poter lottare per la liberta'.
L'articolo di Aviv Lavie [Apparso su "Haaretz", uno dei principali giornali
israeliani, e che denuncia l'esistenza di un carcere segreto e trattamenti
disumani dei detenuti - ndr] ci ha riportato alla memoria quei giorni
terribili di Pinochet e della sua giunta militare. Israele, con ostinata
perseveranza, sta diventando sempre piu' come quel regime buio. Persone
vengono incarcerate senza processo, torturate, sono negati loro i diritti
fondamentali, tra cui le visite da parte di familiari e avvocati. Noi gia'
conoscevamo tutte queste cose, ma l'articolo svela una realta' piu' dura:
torture sessuali, carceri, il dominio dell'apparato militare su quello
civile e politico (fino al punto che il primo cancella informazioni dagli
ultimi due).
Non possiamo accettare nessuna scusa per violazioni dei diritti umani cosi'
evidenti. Dobbiamo capire che tutto cio' viene compiuto nel nostro nome.
Tutto cio' mi spaventa.
Lili Traubman, dal kibbutz di Megiddo

8. LIBRI. DONATELLA DI CESARE PRESENTA I RICORDI DI HANS JONAS
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 settembre 2003.
Donatella Di Cesare, gia' allieva di Gadamer, docente di filosofia del
linguaggio, e' acuta studiosa della riflessione filosofica contemporanea;
dal sito www.donadice.com riportamo la seguente notizia: "Donatella Di
Cesare si e' laureata in Filosofia nel 1979 all'Universita' La Sapienza di
Roma. Ha proseguito gli studi all'Universita' di Tubinga dove ha conseguito
il dottorato con Eugenio Coseriu nel 1982. Dal 1985 e' stata ricercatrice di
filosofia del linguaggio all'Universita' La Sapienza di Roma. Nel 1996 ha
ottenuto la borsa di studio Alexander von Humboldt presso Hans-Georg Gadamer
all'Universita' di Heidelberg; in questa universita' ha compiuto ricerche
anche presso la Hochschule fuer Juedische Studien. Nel 1998 ha vinto il
concorso di professore associato, nel 2000 quello di professore ordinario.
Dal 2001 e' professore ordinario di filosofia del linguaggio alla facolta'
di filosofia dell'Universita' La Sapienza di Roma. E' membro della Societa'
italiana di filosofia del linguaggio, della Societa' italiana di studi sul
secolo XVIII, della Deutsche Hamann-Gesellschaft, della Academie du Midi,
della Associazione italo-tedesca di Villa Vigoni, dello International
Institut for Hermeneutics, della Heidegger-Gesellschaft, e' membro fondatore
della Walter-Benjamin Gesellschaft. Fa parte della redazione scientifica
dello Jahrbuch fuer philosophische Hermeneutik, dirige la rivista di
filosofia Eidos. Pubblicazioni di Donatella Di Cesare: segnaliamo i seguent
volumi: Wilhelm von Humboldt y el estudio filosofico de las lenguas,
Anthropos, Barcelona 1999; Die Sprache in der Philosophie von Karl Jaspers,
Francke Verlag Tuebingen-Basel 1996; La semantica nella filosofia greca,
Bulzoni, Roma 1980; ha inoltre curato i seguenti libri: Filosofia,
esistenza, comunicazione in Karl Jaspers, a cura di D. Di Cesare e G.
Cantillo, Loffredo, Napoli 2002; L'essere che puo' essere compreso, e'
linguaggio. Omaggio a Hans-Georg Gadamer, a cura di D. Di Cesare, Il
Melangolo, Genova 2001; "Caro professor Heidegger...". Lettere da Marburgo
1922-1929, a cura di D. Di Cesare, Il melangolo, Genova 2000; Wilhelm von
Humboldt, La diversita' delle lingue, a cura di Donatella Di Cesare,
Laterza, Roma-Bari 1991, 2000. Wilhelm von Humboldt, Ueber die
Verschiedenheit der Sprache, hrsg. und mit einer Einleitung von Donatella Di
Cesare, Paderborn, UTB, 1998; Eugenio Coseriu, Linguistica del testo.
Introduzione all'ermeneutica del senso, a cura di Donatella Di Cesare,
Carocci, Roma 1997, 2000; Lexicon grammaticorum, a cura di T. De Mauro e D.
Di Cesare, Niemeyer, Tuebingen 1996; Torah e filosofia. Percorsi del
pensiero ebraico, a cura di D. Di Cesare e M. Morselli, La Giuntina, Firenze
1993; Karl Jaspers, Il linguaggio. Sul tragico, a cura di Donatella Di
Cesare, Guida, Napoli 1993; Le vie di Babele, a cura di D. Di Cesare e S.
Gensini, Marietti, Milano 1987; Iter babelicum. Studien zur Historiographie
der Linguistik. 1600-1800, a cura di D. Di Cesare e S. Gensini, Nodus
Publikationen, Muenster 1990".
Hans Jonas e' nato a Moenchengladbach nel 1903, e' stato allievo di
Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel
1933 si e' trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949
ha insegnato in diverse universita' nordamericane, dedicandosi a studi di
filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di
riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilita'" si
ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarieta', dell'etica
contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono fondamentali
Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; la raccolta di saggi
filosofici Dalla fede antica all'uomo tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994;
Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; Organismo e liberta',
Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi di autobiografia
intellettuale e' Scienza come esperienza personale, Morcelliana, Brescia
1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo,
Genova 1995, e La filosofia alle soglie del Duemila, Il melangolo, Genova
1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino 1995. Un utile libro di
interviste e conversazioni e' Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000.
Opere su Hans Jonas: si veda la parte su Jonas in AA. VV., Etiche della
mondialita', Cittadella, Assisi 1996, e la bibliografia critica li'
segnalata. Per un profilo sintetico ed una ampia nota bibliografica, cfr.
anche Giovanni Fornero, Jonas: la responsabilita' verso le generazioni
future, nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, volume
decimo, Tea, Milano 1996]
Pubblicati solo da qualche mese, i Ricordi di Hans Jonas sono in Germania
gia' quasi un bestseller. L'edizione del libro fa parte delle tante
iniziative, per lo piu' organizzate dal Centro Hans Jonas di Berlino (Hans
Jonas-Zentrum Berlin), per ricordare nel corso di quest'anno il filosofo
ebreo nel suo centenario. Il libro, che e' una singolare combinazione dei
generi piu' diversi, dall'autobiografia alla letteratura d'esilio, dalla
storia d'amore al saggio filosofico, e' nato da una lunga serie di
conversazioni (oltre 30 nastri registrati) con Rachel Salamander, ed e'
pubblicato da Suhrkamp.
*
In un racconto avvincente il filosofo ripercorre, insieme alla sua vita,
tutto il secolo passato. Nato a Moenchengladbach il 10 maggio del 1903,
Jonas rievoca la vita ebraica nel periodo della Repubblica di Weimar,
ripensa ancora, mentre racconta, le scelte politiche e la decisione di
studiare filosofia. Friburgo, Berlino e Marburgo sono le tappe del suo
percorso formativo. E' allievo di Husserl, ma decisivo e' l'incontro con
Heidegger. Sotto la sua guida, ma anche sotto quella del grande teologo
Rudolf Bultmann, scrive la tesi di dottorato Il concetto di gnosi,
pubblicata nel 1928, inaugurando un tema che non avrebbe abbandonato negli
anni a venire. Benche' faccia parte di quegli allievi che rompono con
Heidegger ogni rapporto, la sua figura nei Ricordi e' tanto dominante quanto
ingombrante: "la svolta con cui il filosofo piu' profondo dell'epoca
precipita nel rumoroso passo cadenzato" dei nazisti costituisce uno dei nodi
enigmatici del libro, ed evidentemente anche del secolo. La posizione che
Jonas assume e' chiara: non si e' trattato solo dell'errore di una persona
ma, ben di piu', della "disfatta catastrofica della filosofia, di una
vergogna nella storia mondiale, del fallimento del pensiero filosofico". E
confessa: "immaginavo allora che la filosofia avrebbe dovuto tutelare da
cose del genere (...) e fui costretto a riconoscere che non impediva per
nulla di pagare un tributo a Hitler".
*
Nel 1933 Jonas emigra prima a Londra, e poi da li', nel 1935, raggiunge la
Palestina. Il paesaggio muta decisamente e i ricordi del filosofo, che gia'
molto giovane aveva aderito al sionismo, si concentrano sulle attese e le
speranze di quegli anni fino alla fondazione dello Stato di Israele. Nel
1943 sposa a Haifa Lore Weiner che restera' al suo fianco sino alla fine. Ma
gli eventi dell'Europa non restano fuori dalla sua vita.
Entrato nella famosa Brigata Ebraica, combatte in Austria, in Italia e
finalmente entra in Germania nel 1945. Le pagine del libro si fanno tetre.
La sinagoga di Moenchengladbach e' stata rasa al suolo, nella sua vecchia
casa abita un "nuovo proprietario", un tedesco che lo prega "di non credere
a queste storie degli omicidi e dei gas" e gli offre di riprendersi qualche
mobile. E' qui che Jonas viene a sapere della deportazione della madre,
prima nel ghetto di Lodz e poi ad Auschwitz. E tuttavia, ammette senza
esitare, neppure in quel momento "il mondo e' diventato per me un luogo
ostile". Molti anni dopo, nel 1984, Jonas dedichera' ad Auschwitz una
riflessione teologica proponendo un nuovo concetto di Dio che rinuncia alla
propria onnipotenza per fare spazio all'agire responsabile dell'uomo - un
tentativo di interpretare i luoghi dello sterminio tutto sommato amara e
deludente.
*
Dopo aver insegnato in Israele, Jonas si trasferisce prima in Canada e poi
negli Stati Uniti dove, nel 1955, viene chiamato alla New School for Social
Research di New York, l'universita' che raccoglie in gran numero gli
intellettuali e i filosofi tedeschi scampati al nazismo. E' il momento di un
grande rincontro: quello con Hannah Arendt, l'amica mai piu' rivista dai
tempi di Marburgo e mai dimenticata. I Ricordi sono dedicati anche a lei e
al loro rapporto intellettuale non privo di contrasti e di dissidi eppure,
nella sua ricchezza, assolutamente indispensabile per Jonas.
*
Mentre scrive Il principio responsabilita' che, pubblicato nel 1979, avra'
un successo e una diffusione davvero rari per un libro di filosofia, e' a
Hannah Arendt che affida la lettura della parte centrale dell'opera
sottoponendosi alla sua critica. Nel tentativo di rifondare un'etica per la
civilta' della tecnica Jonas mira a una riconciliazione di uomo e natura: si
tratta di limitare il potere dell'uomo, cioe' le sue capacita' di
trasformazione e di alterazione della natura. Questa autolimitazione
dell'uomo - compendiata nel motto del "lasciar essere" (Seinlassen) - passa
attraverso un'assunzione di responsabilita' nei confronti non solo degli
uomini, ma di tutti gli esseri viventi.
La natura, nella sua autofinalita', diventa allora fondamento e modello di
questa etica. Jonas discutera' peraltro alcune delle implicazioni bioetiche
che ne discendono: dall'eutanasia alla questione delle manipolazioni
genetiche. Nei Ricordi torna ancora alla critica di Hannah Arendt:
"respingeva l'idea che la responsabilita' fondamentale dell'uomo sia
derivata biologicamente dall'ordine della natura; dal suo punto di vista la
responsabilita' e' un rapporto istituito liberamente che si sviluppa dalla
polis, dal vivere insieme nella comunita' politica". Se poi questa lettura
biologistica della teleologia della natura di Jonas sia accettabile o no, e'
una questione che resta aperta nei Ricordi e che quest'opera in un certo
senso riapre.
Nella modestia che lo contraddistingue Jonas si esprime con toni quasi
ironici sul successo della sua opera, un successo che poco ha avuto a che
fare con la filosofia, tanto piu' che "le parti davvero originali, che si
riproponevano una revisione della prospettiva filosofica", un rinnovamento
della filosofia dell'essere, sono state alle fine ignorate.

9. LUTTI. FRANCA D'AGOSTINI RICORDA DONALD DAVIDSON
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 settembre 2003. Franca D'Agostini e'
autrice di fondamentali ricognizioni sulla riflessione filosofica
contemporanea europea ed americana, ed ha particolarmente tematizzato la
differenza di approccio tra "continentali" (area europea) ed "analitici"
(area angloamericana); insegna filosofia contemporanea al Politecnico di
Torino; scrive su "La stampa" e "Il manifesto". Opere di Franca D'Agostini:
Analitici e continentali, Raffaello Cortina Editore, Milano 1997; Filosofia
analitica, Paravia, Torino 1997; Breve storia della filosofia nel Novecento,
Einaudi, Torino 1999; Logica del nichilismo, Laterza, Roma-Bari 2000]
Donald Herbert Davidson, uno dei grandi protagonisti della filosofia del
Novecento, e' morto per un attacco di cuore, sabato scorso, a Berkeley.
Nato il 6 marzo del 1917 a Springfield, aveva studiato come undergraduate
letteratura comparata e filologia classica; l'incontro con Alfred North
Whitehead, di cui segui' le lezioni a Harvard, lo converti' alla filosofia.
In seguito fu allievo di Willard Van Orman Quine, e sotto la sua guida
presento' nel 1949 una dissertazione sul Filebo platonico. Ha insegnato
filosofia a Stanford, Princeton, Chicago, e dal 1981 a Berkeley. Il primo
scritto, del 1952, ha come titolo Why study philosophy? Ma e' solo a partire
dagli anni Sessanta, con i primi saggi di filosofia dell'azione e del
linguaggio, che Davidson si afferma come un pensatore di primo piano,
dapprima nel panorama filosofico angloamericano, poi anche in Europa.
Autore, come prevede il canone analitico, di brevi saggi apparsi su rivista,
pubblica una prima raccolta di scritti nel 1980, Essays on Actions and
Events, e una seconda nel 1984, Inquiries into Truth and Interpretation
(entrambi tradotti dal Mulino, a cura di Eva Picardi: Azioni ed eventi e
Verita' e interpretazione). I testi di un suo confronto critico con Michael
Dummett e Ian Hacking sono apparsi in italiano a cura di Luigi Perissinotto,
con il titolo Linguaggio e interpretazione. Una disputa filosofica
(Unicopli). E' uscita quest'anno la traduzione di Subjective,
Intersubjective, Objective, pubblicato nel 2001 (la traduzione e' a cura di
Sergio Levi, per Raffaello Cortina: Soggettivo, intersoggettivo, oggettivo).
I suoi lavori hanno suscitato una quantita' pressoche' infinita di
discussioni e commenti, non soltanto all'interno della filosofia analitica.
A Davidson si richiamano negli anni Ottanta tanto Juergen Habermas quanto
Karl Otto Apel. Peraltro l'affinita' tra il lavoro di Davidson, giustamente
definito da alcuni il "filosofo dell'interpretazione", e le filosofie del
linguaggio europee, che hanno fatto dell'interpretazione il loro nucleo
tematico fondamentale, salta agli occhi. E non si tratta di una affinita'
esteriore o preliminare, ma di una profonda consonanza, riscontrabile tanto
su singoli punti problematici, quanto sull'impostazione metafisica generale.
*
Forse la caratteristica piu' saliente dello stile filosofico di Davidson e'
la sua assoluta e purtuttavia sottile banalita'. Alla filosofia occorre
essere, almeno entro un certo grado, un po' banale, e cio' e' giustificato
anche nell'ottica di una filosofia intesa hegelianamente come voce dello
spirito del tempo: come si puo' rendere conto (anche criticamente) delle
verita' fondamentali di un'epoca, senza mirare al medio, e al comunemente
noto, al condiviso? Il gioco consiste nel fare emergere dalla banalita' quel
che e' filosofico, ossia essenziale, e aristotelicamente "meraviglioso" (o
se si vuole: l'inquietante o il perturbante o il patetico, l'intelligente o
l'insensato). La capacita' di lavorare con l'ovvio e il semplice, rilevando
l'enorme complessita' che l'uno e l'altro si portano dietro, e' stato
sicuramente un requisito dei filosofi analitici classici, almeno a partire
da Moore; ma nella seconda meta' del Novecento forse proprio Davidson ne e'
stato il piu' interessante e affascinante maestro.
In effetti, il suo pensiero parte da intuizioni molto semplici, intorno a
cui costruisce poi un sistema di dettagliate precisazioni e distinzioni:
resta pero' attiva e operante coerentemente, a ogni grado dell'analisi, la
natura ampiamente convisibile, e percio' in ultimo razionale, delle idee
davidsoniane di fondo. Quattro sono gli ambiti problematici frequentati da
Davidson: la filosofia del linguaggio, in particolare la teoria del
significato, da lui portata a un nuovo livello di autoconsapevolezza; la
metafisica, e in particolare l'analisi dei concetti di causa, azione,
evento; la filosofia della mente, ambito in cui e' stato sostenitore di una
posizione nota come "monismo anomalo"; l'epistemologia (ossia la teoria
della conoscenza), argomento degli ultimi scritti, dedicati al problema
dell'oggettivita' (a quali condizioni sappiamo che il nostro pensiero si
connette a qualcosa di reale, e di reputato reale anche da altri?).
Come molti pensatori suoi coetanei, Davidson ha avvertito la necessita' di
misurarsi con alcuni grandi risultati limitativi della generazione
precedente (di Quine, Wittgenstein, Tarski), mostrando come, nonostante
certe effettive difficolta', che suggeriscono correlative e ragionevoli
cautele, sia tuttavia possibile in filosofia parlare seriamente di
significato, di verita', di oggettivita'.
Una introduzione italiana al pensiero davidsoniano, in tutti i suoi aspetti,
e' Dal punto di vista dell'interprete. La filosofia di Donald Davidson, di
Mario De Caro (Carocci).

10. LETTURE. AA. VV.: DONNE E RELIGIONI
AA. VV., Donne e religioni. Il valore delle differenze, Emi, Bologna 2002,
pp. 176, euro 12. Gli interventi di un convegno svoltosi a Modena nel 2001,
che vivamente raccomandiamo.

11.  LETTURE. NOAM CHOMSKY: DAL VIETNAM ALL'IRAQ. COLLOQUI CON PATRICIA
LOMBROSO
Noam Chomsky, Dal Vietnam all'Iraq. Colloqui con Patricia Lombroso,
Manifestolibri, Roma 2003, pp. 104, euro 9,50. Una raccolta di interviste
fatte tra il 1975 e il 2003 da Patricia Lombroso al grande filosofo del
linguaggio e militante pacifista.

12.  LETTURE. ALESSANDRO D'ELIA: E LIBERACI DALLA RASSEGNAZIONE. LA TEOLOGIA
DELLA PACE IN DON TONINO BELLO
Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della pace in
don Tonino Bello, Edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2000, pp. 152, euro
12,91. Una bella monografia sull'indimenticabile vescovo di Molfetta
scomparso dieci anni fa, tra le figure piu' vive della nonviolenza in
cammino.

13.  LETTURE. ELENA LIOTTA: LE SOLITUDINI NELLA SOCIETA' GLOBALE
Elena Liotta, Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice,
Celleno (Vt) 2003, pp. 120, euro 12. Un bel libro dell'apprezzata
psicoterapeuta e psicologa analista nata a Buenos Aires che vive da diversi
anni a Orvieto (di cui e' stata anche assessora comunale alle politiche
sociali).

14.  LETTURE. RAFFAELE MANTEGAZZA: L'ODORE DEL FUMO
Raffaele Mantegazza, L'odore del fumo. Auschwitz e la pedagogia
dell'annientamento, Citta' Aperta, Troina (En) 2001, pp. 206, euro 12,91.
Una attenta riflessione sulla Shoah di un prestigioso pedagogista impegnato
in un progetto di ricerca sulla "pedagogia della resistenza" che cerca di
individuare le strategie e le metodologie pedagogiche di resistenza e
opposizione alla violenza.

15.  LETTURE. BRUNETTO SALVARANI: VOCABOLARIO MINIMO DEL DIALOGO
INTERRELIGIOSO
Brunetto Salvarani, Vocabolario minimo del dialogo interreligioso. Per
un'educazione all'incontro tra le fedi, Edb, Bologna 2003, pp. 114, euro 8.
Un utile libro di uno dei piu' colti, sensibili, acuti e generosi promotori
del dialogo interreligioso.

16. RILETTURE. PIERRE VIDAL-NAQUET: GLI EBREI LA MEMORIA E IL PRESENTE
Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei la memoria e il presente, Editori Riuniti,
Roma 1985, pp. 316, lire 20.000. Una raccolta di saggi del grande
intellettuale che ha dato contributi fondamentali allo studio
dell'antichita' classica, coraggioso oppositore del razzismo e del
colonialismo, nitido esempio di impegno morale e civile.

17. RILETTURE. PIERRE VIDAL-NAQUET: IL BUON USO DEL TRADIMENTO
Pierre Vidal-Naquet, Il buon uso del tradimento, Editori Riuniti, Roma 1980,
pp. 192. Una limpida e appassionata introduzione a Flavio Giuseppe del
grande studioso francese, che e' una lezione di storia e di cultura, di
acutezza interpretativa, di rigore storico, metodologico, morale.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 664 del 5 settembre 2003