Riva del Garda, Controvertice, Comunicato stampa n 8



Tavolo per un'Europa Sociale Riva 2003

Comunicato Stampa n'8

Ufficio Stampa 3383481580 (Stefano Ischia)

Comunicato stampa

comunicato stampa n°8 bis
Conferenze Seminari e Workshop

Riva del Garda 4 settembre 2003


E' entrato nel vivo il Forum alternativo "per un'Europa sociale" in corso a
Riva del Garda. Quattro le conferenze della mattinata.
La prima ha trattato il tema dell' "Europa e le 'nuove' guerre al tempo
della globalizzazione". "Il governo Belusconi - ha detto Pietro Maestri
(Rivista Guerra e Pace) - è una testa di ponte della strategia di difesa
europea subordinata alla Nato. E così, mentre in Europa si tagliano le
spese allo stato sociale, le spese militari lieviteranno nei prossimi anni.
Gli scenari sono pessimi. Dagli anni '90 Usa, Nato e anche gli Stati
europei, Italia inclusa, hanno costruito e sperimentato strategie
d'intervento per il controllo di aree strategiche.  In questo, anche
l'Italia piazza con comodo le sue commesse militari. Noi contestiamo questo
modello di Difesa in nome del quale l'Inghilterra e il ministro Frattini
tentano di legittimare l'operazione in Iraq.  Come movimento ci opponiamo
sia a un modello di difesa nazionale tradizionale sia a un modello di
difesa europeo. Noi vogliamo un'altra Europa, quella ! del disarmo, che non
vuole gli interventi militari di occupazione, l'Europa della pace".
Per capire cosa comporti un'occupazione militare, puntuale e precisa  è
stata l'analisi sulle cause dei conflitti balcanici offerta da Stasa
Zajovic (Donne in nero di Belgrado) e Lino Veljak (Facoltà di Filosofia di
Zagabria) in "Balcani la 'nuova guerra', il dopoguerra e il presente". "La
ridistribuzione della ricchezza nazionale nei paesi dell'ex Jugoslavia
all'inizio anni '90 con la privatizzazione dei beni pubblici - ha detto
Veljak - è stata una forma primitiva di accumulazione del capitale.  Una
ridistribuzione avvenuta con crimini e guerre con la connivenza dei nuovi
governi democratici. Si sono poi costituiti rapporti neocolonialisti nella
regione. Sono nati legami strettissimi tra i nuovi imprenditori
arricchitisi con la spoliazione del bene pubblico e i protagonisti della
globalizzazione mondiale". Per estirpare il cancro della guerra secondo
Zajovic occorre anzitutto abbattere la cu! ltura del nazionalismo e del
militarismo. "Le forze internazionali presenti nei Balcani con 50 mila
soldati - ha detto - non aiutano il processo di smilitarizazione culturale,
anzi: la pulizia etnica nei Balcani continua sotto forma di persecuzione
della popolazione non albanese. I vari Stati, poi, boicottano il Tribunale
penale dell'Aja. Ma non si può avviare un processo di pace senza fare i
conti con i crimini commessi:  non si può continuare a cantare come eroi
patriottici degli assassini. Senza affrontare questo snodo, che è culturale
e del quale sono responsabili i leader internazionali ma anche i governi
nazionalistici dei Balcani non si arriverà mai a una pace vera". Tra i
relatori Adel Jabbar (università Cà Foscari di Venezia)ha trattato il tema
del "Colonialismo al tempo della globalizzazione: Usa, Europa e mondo
arabo" e Lisa Klark (Beati costruttori di pace) della "Guerra e le !
alternative della nonviolenza".
La seconda conferenza ha affrontato la questione delle migrazioni.
"Quando si parla di immigrazione, sono molti i luoghi comuni che vanno
scardinati. Uno di questi è legato proprio alla cosiddetta immigrazione
clandestina: avrebbe senso dire "clandestino" se esistesse anche un flusso
legale, pianificato, che invece in Italia non c'è". Così Piero
Soldini(ufficio immigrazione Cgil nazionale): "L'Europa non è una fortezza:
i diritti dei migranti". Soldini giornalmente è chiamato ad affrontare le
pratiche complicate e gli enormi disagi in cui s'imbattono gli immigrati
che vorrebbero sistemarsi in Italia con un lavoro non lesivo della loro
dignità. "L'immigrato non ha scelta - ha proseguito - o è clandestino o
rimane al suo paese. La scelta dei flussi programmati prevista dalla legge
Turco-Napolitano si è rivelata dapprima insufficiente e poi, alla luce
delle nuove norme della Bossi-Fini che l'hanno completamente neutraliz!
zata, totalmente fallimentare. In Italia negli ultimi 5 anni sono entrate,
con i flussi programmati, 50-60mila persone e, contemporaneamente, nei modi
più disparati, 200 mila immigrati l'anno. Sono, tutti questi, lavoratori di
cui la nostra economia ha un assoluto bisogno. Ecco perché la strada da
percorrere è solo quella della regolarizzazione: un sistema fluido,
flessibile che metta in comunicazione diretta migranti e mercato del
lavoro, con la tutela dei diritti contrattuali".
La necessità che l'Italia, ma prima ancora l'intera Europa faccia scelte
importanti sul versante dei diritti e dell'integrazione dei migranti è
stata sostenuta da tutti i relatori della conferenza. Ma il percorso appare
ancora tanto lungo, anche perché, a livello internazionale, i processi
migratori sono controllati. Di più, boicottati. Lo ha sostenuto Franck
Duevell, della Rete "No border". "Ci sono agenzie internazionali che
promuovono vere e proprie campagne di informazione per spingere le persone
a non lasciare il paese d'origine. Le migrazioni sono viste come un
pericolo. Si vorrebbe scegliere tra immigrati giusti e sbagliati. Si pensi
all'Ilo (International Organization for Migration) che sin dalla sua
nascita nel 1938 si è posta come organo di controllo per i migranti, ma si
pensi anche alla stessa agenzia della Nazioni Unite, Acnur".
Piero Bernocchi (Cobas scuola) si è soffermato sulle problematiche legate
al lavoro in seno alla terza conferenza mattutina "Dieci anni di
neoliberismo: l'Europa in s\vendita". "Ci avevano promesso che il lavoro -
ha detto Bernocchi - sarebbe stato un diritto per tutti, un lavoro
dignitoso, fantasioso e autonomo sarebbe stato il futuro. In realtà abbiamo
assistito a un decennio di smantellamento di ogni diritto  del lavoro. Oggi
il lavoro precario non è più il lavoro di una minoranza, è "il" lavoro. Il
lavoro ultraflessibile è "il" lavoro. Il lavoro sottopagato e a mezzo tempo
è "Il" lavoro. L'obiettivo del movimento è di ricostruire un unità tra
tutto questo mondo ormai quasi senza diritti, che oggi è stato abbandonato
a se stesso, che non ha difese, non ha garanzie e che riguarda la grande
maggioranza dei giovani!  che in questi ultimi dieci, cinque anni sono
entrati, si fa per dire, nel mercato del lavoro. 
Di Costituzione europea si è discusso nell'ultima conferenza-dibattito
"Quale Costituzione europea? Verso gli Stati Generali dell'Altra
Costituzione". E' stato rilevato come l'attuale convenzione sia legata a
doppio filo a vincoli neoliberisti e che la sua approvazione porterebbe a
un'ulteriore sottrazione di sovranità ai cittadini. Ecco perché il
movimento e i sindacati europei si ritroveranno in piazza a Roma il 4
ottobre per protestare contro questo modello costituzionale e proporre una
visione che parta dai diritti dei cittadini e non da una prospettiva di
mercificazione della vita.