Iraq/Pilger: "E' necessaria: un'inchiesta su un macello"



di John Pilger

L’altro giorno a Washington ho chiesto delle morti di civili in Iraq a John
Bolton, sottosegretario per la Sicurezza Internazionale al Dipartimento di
Stato, il più franco tra i “neo-conservatori” del Presidente Bush. Mi sono
riferito allo studio che ha valutato le vittime in più di 10.000. Mi ha
risposto “beh, ritengo che sia piuttosto basso se si tiene conto della
dimensione dell’operazione militare che abbiamo intrapreso”. Abbastanza
basso 10.000. Intimorito dal poter essere sottoposto a questo tipo di
domande mi ha detto ridendo: “devi essere un membro del Partito Comunista”.

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L’inchiesta del 1994 di Lord Justice Scott sullo scandalo delle forniture
illegali di armi dall’Inghilterra a Saddam Hussein ha prodotto momenti
memorabili. C’è stata la descrizione dettagliata da parte di Mark Higson
della “cultura della menzogna” al ministero degli esteri, all’interno del
quale egli era proprio l’incaricato per la questione irachena. E ci furono
momenti nei quali si rimase con il fiato sospeso, quando pareva che Margaret
Thatcher se ne sarebbe dovuta andare. “Signora Thatcher”, disse Sua
Eccellenza, “processeremo e ci saranno problemi per lei anche con il minor
numero di documenti possibile”.
L’inchiesta di Scott giunse a produrre montagne di documenti e conclusioni
nebulose. Nessun politico venne poi processato; poche reputazioni vennero
macchiate. L’establishment inglese è esperta in queste cose. Tim Laxton, un
revisore dei conti che ha esaminato i bilanci di due società produttrici di
armi, britanniche, crede che se ci fosse stata una vera inchiesta ufficiale,
“centinaia” sarebbero stati processati come criminali. “Tra questi sarebbero
stati inclusi”, ha dichiarato, “gli uomini di maggior rilievo, quelli più
importanti all’interno di Whitehall, del Ministero degli Esteri, del
Dipartimento per il Commercio e l’Industria… i personaggi più importanti del
governo”.
Anche l’inchiesta di Hutton sulle circostanze della morte del dottor David
Kelly ha avuto i suoi momenti memorabili. L’avvertimento di Jonathan Powell,
il Capo del Personale del Primo Ministro, di non “dichiarare che ci sono
prove che Saddam sia una minaccia”, punta direttamente il dito sulle bugie
di Blair.
Comunque questo è stato un episodio eccezionale. Quello che sta emergendo è
la scelta di proteggere Blair, che sta pian piano emergendo come un uomo di
pace, perfino un uomo che proteggeva il dottor Kelly. Un abuso criminale di
potere non è su nessun documento di accusa: non è stato indicato nel
discorso di Hutton, pare che il popolo inglese e la memoria di migliaia di
vite innocenti distrutti in Iraq non meritino quest’accusa.

 Studi credibili dimostrano che più di 10.000 civili sono stati assassinati
durante l’attacco all’Iraq, e con loro più di 30.000 soldati iracheni, la
maggior parte dei quali erano ragazzi di leva. Un massacro.
Questa gente è stata ammazzata con armi studiate per carbonizzare un essere
umano o per farlo a pezzi. L’esercito britannico ha riempito le aree urbane
di bombe a grappolo, mentre gli americani facevano la stessa cosa, in
quantità ancora maggiori, aggiungendo munizioni all’uranio impoverito le cui
radiazioni killer vengono ingerite insieme alla polvere del deserto.
Per la mia esperienza le morti celate sono sempre molto più numerose. Oggi,
i bimbi malnutriti stanno morendo di sete e di gastroenterite perché la più
grande macchina bellica al mondo, inclusi gli inglesi, ha fallito nel
rimettere in funzione le forniture di energia e d’acqua pulita, così come
tutto quanto occorre per i bisogni di base.
Questa carneficina, un assalto illegale e non provocato su uno Stato
sovrano, è un crimine in base a qualunque diritto internazionale: sia per le
Nazioni Unite che per la convenzione di Ginevra. La corte suprema
internazionale sui crimini di guerra di Norimberga ha ritenuto che si è
trattato di un’aggressione non provocata in quanto conteneva tutte le
valenze negative di tutti i crimini di guerra sommati.
Blair ha commesso questo crimine. Lui vi ha preso parte e ha la
responsabilità di aver causato morte violenta e sofferenze di massa, cosa
che la rete di menzogne costruite dai suoi cortigiani non è riuscita a
giustificare. I suoi co-cospiratori di Washington non si preoccupano di
tutto ciò: tengono conto solo del loro potere. Nei loro campi di
concentramento, a Guantanamo Bay, a Bagram in Afghanistan, all’aeroporto di
Baghdad, non ci sono diritti umani, non esiste la legge, non c’è giustizia.
In questo mondo kafkiano le persone “scompaiono”, mentre altre, accusate di
nulla, implorano per sopravvivere. Nello stesso tempo, nelle strade della
Baghdad conquistata, una squadra speciale USA agisce come squadrone della
morte, sparando alla gente mentre guida per le vie.

L’altro giorno a Washington ho chiesto delle morti di civili in Iraq a John
Bolton, sottosegretario per la Sicurezza Internazionale al Dipartimento di
Stato, il più franco tra i “neo-conservatori” del Presidente Bush. Mi sono
riferito allo studio che ha valutato le vittime in più di 10.000. Mi ha
risposto “beh, ritengo che sia piuttosto basso se si tiene conto della
dimensione dell’operazione militare che abbiamo intrapreso”.
Abbastanza basso 10.000. Intimorito dal poter essere sottoposto a questo
tipo di domande mi ha detto ridendo: “devi essere un membro del Partito
Comunista”.
Norman Mailer ha recentemente rotto il totale silenzio sui veri obiettivi
dell’America di Bush quando si è domandato se il suo paese fosse entrato in
“un’atmosfera pre-fascista”. A Washington ho detto questo a Ray McGovern, un
ex ufficiale di rilievo della CIA, che si era distinto come esperto di
Unione Sovietica e uomo della guerra fredda, un uomo che si ritiene un amico
personale di George Bush, il padre del presidente, che mi ha detto: “Spero
che (Mailer) abbia ragione, perché ci sono altri che dicono che siamo già
uno Stato fascista… quando vedi come questa guerra al terrorismo viene
condotta.”
Blair si è reso parte di tutto ciò. Si copre con la foglia di fico
partecipando a quella che il Vice Presidente Cheney ha immaginato sarà una
guerra di “50 anni o più” e che comprenderà un attacco alla Corea del Nord,
che ha armi nucleari. I coreani, ha detto Blair al Parlamento, possono
essere i “prossimi”.
Guardandolo accettare 18 standing ovation studiate a tavolino al Congresso
USA, mentre arrossiva, riconoscente e impaziente, pareva di vedere un
burattino stalinista convocato a Mosca.
L’Inghilterra non è ancora l’America di Bush. Il timore e i patti di lealtà
non sono ancora la valuta ufficiale qui. Due milioni di persone hanno
riempito le strade di Londra a febbraio, la più grande dimostrazione di
dissenso che ci sia mai stata in questo paese, gli inglesi al loro meglio.
Un’intelligenza popolare critica, a lungo negata dai mezzi di informazione,
capisce che Blair e la sua corte si trovano là dove porta la scia di sangue:
che Blair ha consegnato ad al Qaida a agli altri gruppi per la Jiahd un dono
che consiste in un Iraq devastato e umiliato e così facendo ha messo in
pericolo tutti.
Perché allora dovremmo semplicemente accettare la sola inchiesta di Hutton?
La tragedia di David Kelly merita un’inchiesta pubblica; ma la merita anche
la tragedia di migliaia di vite di iracheni che Blair ha distrutto o
rovinato.
E questa non è semplice retorica. Robert Jackson, il procuratore
statunitense a Norimberga nel 1946, ad esempio, disse: “se certi atti e
violazioni dei trattati sono crimini, lo sono se a compierli sono gli USA o
la Germania, e noi non siamo preparati a fissare delle regole di condotta
criminale da applicare agli altri come non siamo disposti a invocarle contro
di noi…”
E’ giunta l’ora che il concetto di “nostra” criminalità entri nell’arena
pubblica, prima che una rispettabilità creata dai media si cali sull’
occupazione dell’Iraq. “Non c’è mai stato un tempo”, ha detto Blair nel suo
ossequioso discorso al Congresso, “nel quale il potere dell’America sia
stato così necessario o così incompreso o nel quale, eccetto nel generale
senso comune, lo studio della storia dia così poche istruzioni sulle
modalità di affrontare il presente”.
Demagoghi molto più grandi di Blair hanno detto la stessa cosa della storia;
Richard Nixon era uno di loro. A Washington, durante lo scandalo Watergate,
l’indicibile su Nixon era che si trattava di un criminale. Poi, mentre le
bugie venivano allo scoperto, mentre i cortigiani venivano sbugiardati e
cadevano, l’indicibile fu detto e lui se ne andò. Ci vollero almeno due
anni. Noi, un mondo di gente che vuole la pace, possiamo, permetterci di
aspettare così a lungo?

Tradotto da Nuovi Mondi Media
Fonte: http://pilger.carlton.com/print/133080
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