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Iraq/Pilger: "E' necessaria: un'inchiesta su un macello"
- Subject: Iraq/Pilger: "E' necessaria: un'inchiesta su un macello"
- From: "kowalski" <kowalski at informationguerrilla.org> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Tue, 02 Sep 2003 00:16:16 +0200
di John Pilger L’altro giorno a Washington ho chiesto delle morti di civili in Iraq a John Bolton, sottosegretario per la Sicurezza Internazionale al Dipartimento di Stato, il più franco tra i “neo-conservatori” del Presidente Bush. Mi sono riferito allo studio che ha valutato le vittime in più di 10.000. Mi ha risposto “beh, ritengo che sia piuttosto basso se si tiene conto della dimensione dell’operazione militare che abbiamo intrapreso”. Abbastanza basso 10.000. Intimorito dal poter essere sottoposto a questo tipo di domande mi ha detto ridendo: “devi essere un membro del Partito Comunista”. http://www.nuovimondimedia.it L’inchiesta del 1994 di Lord Justice Scott sullo scandalo delle forniture illegali di armi dall’Inghilterra a Saddam Hussein ha prodotto momenti memorabili. C’è stata la descrizione dettagliata da parte di Mark Higson della “cultura della menzogna” al ministero degli esteri, all’interno del quale egli era proprio l’incaricato per la questione irachena. E ci furono momenti nei quali si rimase con il fiato sospeso, quando pareva che Margaret Thatcher se ne sarebbe dovuta andare. “Signora Thatcher”, disse Sua Eccellenza, “processeremo e ci saranno problemi per lei anche con il minor numero di documenti possibile”. L’inchiesta di Scott giunse a produrre montagne di documenti e conclusioni nebulose. Nessun politico venne poi processato; poche reputazioni vennero macchiate. L’establishment inglese è esperta in queste cose. Tim Laxton, un revisore dei conti che ha esaminato i bilanci di due società produttrici di armi, britanniche, crede che se ci fosse stata una vera inchiesta ufficiale, “centinaia” sarebbero stati processati come criminali. “Tra questi sarebbero stati inclusi”, ha dichiarato, “gli uomini di maggior rilievo, quelli più importanti all’interno di Whitehall, del Ministero degli Esteri, del Dipartimento per il Commercio e l’Industria… i personaggi più importanti del governo”. Anche l’inchiesta di Hutton sulle circostanze della morte del dottor David Kelly ha avuto i suoi momenti memorabili. L’avvertimento di Jonathan Powell, il Capo del Personale del Primo Ministro, di non “dichiarare che ci sono prove che Saddam sia una minaccia”, punta direttamente il dito sulle bugie di Blair. Comunque questo è stato un episodio eccezionale. Quello che sta emergendo è la scelta di proteggere Blair, che sta pian piano emergendo come un uomo di pace, perfino un uomo che proteggeva il dottor Kelly. Un abuso criminale di potere non è su nessun documento di accusa: non è stato indicato nel discorso di Hutton, pare che il popolo inglese e la memoria di migliaia di vite innocenti distrutti in Iraq non meritino quest’accusa. Studi credibili dimostrano che più di 10.000 civili sono stati assassinati durante l’attacco all’Iraq, e con loro più di 30.000 soldati iracheni, la maggior parte dei quali erano ragazzi di leva. Un massacro. Questa gente è stata ammazzata con armi studiate per carbonizzare un essere umano o per farlo a pezzi. L’esercito britannico ha riempito le aree urbane di bombe a grappolo, mentre gli americani facevano la stessa cosa, in quantità ancora maggiori, aggiungendo munizioni all’uranio impoverito le cui radiazioni killer vengono ingerite insieme alla polvere del deserto. Per la mia esperienza le morti celate sono sempre molto più numerose. Oggi, i bimbi malnutriti stanno morendo di sete e di gastroenterite perché la più grande macchina bellica al mondo, inclusi gli inglesi, ha fallito nel rimettere in funzione le forniture di energia e d’acqua pulita, così come tutto quanto occorre per i bisogni di base. Questa carneficina, un assalto illegale e non provocato su uno Stato sovrano, è un crimine in base a qualunque diritto internazionale: sia per le Nazioni Unite che per la convenzione di Ginevra. La corte suprema internazionale sui crimini di guerra di Norimberga ha ritenuto che si è trattato di un’aggressione non provocata in quanto conteneva tutte le valenze negative di tutti i crimini di guerra sommati. Blair ha commesso questo crimine. Lui vi ha preso parte e ha la responsabilità di aver causato morte violenta e sofferenze di massa, cosa che la rete di menzogne costruite dai suoi cortigiani non è riuscita a giustificare. I suoi co-cospiratori di Washington non si preoccupano di tutto ciò: tengono conto solo del loro potere. Nei loro campi di concentramento, a Guantanamo Bay, a Bagram in Afghanistan, all’aeroporto di Baghdad, non ci sono diritti umani, non esiste la legge, non c’è giustizia. In questo mondo kafkiano le persone “scompaiono”, mentre altre, accusate di nulla, implorano per sopravvivere. Nello stesso tempo, nelle strade della Baghdad conquistata, una squadra speciale USA agisce come squadrone della morte, sparando alla gente mentre guida per le vie. L’altro giorno a Washington ho chiesto delle morti di civili in Iraq a John Bolton, sottosegretario per la Sicurezza Internazionale al Dipartimento di Stato, il più franco tra i “neo-conservatori” del Presidente Bush. Mi sono riferito allo studio che ha valutato le vittime in più di 10.000. Mi ha risposto “beh, ritengo che sia piuttosto basso se si tiene conto della dimensione dell’operazione militare che abbiamo intrapreso”. Abbastanza basso 10.000. Intimorito dal poter essere sottoposto a questo tipo di domande mi ha detto ridendo: “devi essere un membro del Partito Comunista”. Norman Mailer ha recentemente rotto il totale silenzio sui veri obiettivi dell’America di Bush quando si è domandato se il suo paese fosse entrato in “un’atmosfera pre-fascista”. A Washington ho detto questo a Ray McGovern, un ex ufficiale di rilievo della CIA, che si era distinto come esperto di Unione Sovietica e uomo della guerra fredda, un uomo che si ritiene un amico personale di George Bush, il padre del presidente, che mi ha detto: “Spero che (Mailer) abbia ragione, perché ci sono altri che dicono che siamo già uno Stato fascista… quando vedi come questa guerra al terrorismo viene condotta.” Blair si è reso parte di tutto ciò. Si copre con la foglia di fico partecipando a quella che il Vice Presidente Cheney ha immaginato sarà una guerra di “50 anni o più” e che comprenderà un attacco alla Corea del Nord, che ha armi nucleari. I coreani, ha detto Blair al Parlamento, possono essere i “prossimi”. Guardandolo accettare 18 standing ovation studiate a tavolino al Congresso USA, mentre arrossiva, riconoscente e impaziente, pareva di vedere un burattino stalinista convocato a Mosca. L’Inghilterra non è ancora l’America di Bush. Il timore e i patti di lealtà non sono ancora la valuta ufficiale qui. Due milioni di persone hanno riempito le strade di Londra a febbraio, la più grande dimostrazione di dissenso che ci sia mai stata in questo paese, gli inglesi al loro meglio. Un’intelligenza popolare critica, a lungo negata dai mezzi di informazione, capisce che Blair e la sua corte si trovano là dove porta la scia di sangue: che Blair ha consegnato ad al Qaida a agli altri gruppi per la Jiahd un dono che consiste in un Iraq devastato e umiliato e così facendo ha messo in pericolo tutti. Perché allora dovremmo semplicemente accettare la sola inchiesta di Hutton? La tragedia di David Kelly merita un’inchiesta pubblica; ma la merita anche la tragedia di migliaia di vite di iracheni che Blair ha distrutto o rovinato. E questa non è semplice retorica. Robert Jackson, il procuratore statunitense a Norimberga nel 1946, ad esempio, disse: “se certi atti e violazioni dei trattati sono crimini, lo sono se a compierli sono gli USA o la Germania, e noi non siamo preparati a fissare delle regole di condotta criminale da applicare agli altri come non siamo disposti a invocarle contro di noi…” E’ giunta l’ora che il concetto di “nostra” criminalità entri nell’arena pubblica, prima che una rispettabilità creata dai media si cali sull’ occupazione dell’Iraq. “Non c’è mai stato un tempo”, ha detto Blair nel suo ossequioso discorso al Congresso, “nel quale il potere dell’America sia stato così necessario o così incompreso o nel quale, eccetto nel generale senso comune, lo studio della storia dia così poche istruzioni sulle modalità di affrontare il presente”. Demagoghi molto più grandi di Blair hanno detto la stessa cosa della storia; Richard Nixon era uno di loro. A Washington, durante lo scandalo Watergate, l’indicibile su Nixon era che si trattava di un criminale. Poi, mentre le bugie venivano allo scoperto, mentre i cortigiani venivano sbugiardati e cadevano, l’indicibile fu detto e lui se ne andò. Ci vollero almeno due anni. Noi, un mondo di gente che vuole la pace, possiamo, permetterci di aspettare così a lungo? Tradotto da Nuovi Mondi Media Fonte: http://pilger.carlton.com/print/133080 For fair use only
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