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La nonviolenza e' in cammino. 649
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 649
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 20 Aug 2003 21:38:18 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 649 del 21 agosto 2003 Sommario di questo numero: 1. Silvano Tartarini: la via dei corpi civili di pace 2. Laura Boella: a partire dal cuore 3. Enrico Euli: rete-reti, ancora un salto? 4. Pace profonda (una benedizione gaelica tradizionale) 5. Estratto dalla relazione conclusiva del corso di educazione alla pace svoltosi presso il liceo scientifico di Orte nell'anno scolastico 2002-2003 6. Gli idilli di Margutte: clandestini ed assassini. Dialoghetto 7. Maria Luigia Casieri: una sintesi di Emilia Ferreiro, "Efectos de la privacion familiar y social en la educacion primaria", 1981 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. SILVANO TARTARINI: LA VIA DEI CORPI CIVILI DI PACE [Ringraziamo Silvano Tartarini (per contatti: bebitartari at bcc.tin.it) per questo contributo di riflessione alla camminata nonviolenta da Assisi a Gubbio. Silvano Tartarini e' il principale animatore dell'esperienza dei Berretti bianchi e di molte iniziative nonviolente] Quanto risolvano dei problemi dei popoli le soluzioni militari, ce l'ha appena spiegato il camion-bomba che ha fatto saltare la sede delle Nazioni Unite a Bagdad. Un attentato criminale e forse anche un attentato contro il popolo iracheno. Ma l'occupazione non e' anch'essa un continuo attentato contro il popolo iracheno? Tutto quello che sta succedendo da mesi in Iraq non dimostra a sufficienza che la soluzione militare e' sbagliata? Evidentemente si', ma non c'e' cieco piu' cieco di chi non vuol vedere. Cosi' Bush continua a promettere: "Iracheni, non vi lasceremo". Solo che gli iracheni, di ogni etnia, religione e ceto sociale, nella loro stragrande maggioranza non vogliono che cacciare gli stranieri. E' il loro primo bisogno e direi che si puo' anche capire. * Se i governi non riescono che a realizzare politiche di aggressione e di guerra, che devono fare i pacifisti? Da piu' parti del mondo pacifista ci si rende conto della difficolta' di opporsi ad una politica di guerra e si riflette anche sulle modalita' dell'aiuto umanitario. Sabato 19 luglio, a Nablus (Cisgiordania), sei pacifisti internazionali che stavano partecipando alla campagna dell'Ism "Freedom Summer in Palestine" sono stati arrestati dai militari israeliani. Il nostro Papisca in un suo recente intervento riflette sui limiti dell'Onu e propone di portare una parte significativa dei suoi uffici a Gerusalemme. Alcune ong presenti a Bagdad si stanno recentemente ponendo il problema di realizzare un osservatorio in difesa dei diritti umani della popolazione locale, mentre i berretti bianchi stanno riflettendo sull'opportunita' di aprire in Iraq una ambasciata di pace e sono appena tornati dall'Iraq, dove hanno sondato e preso contatti in questa direzione. * Sono riflessioni, fatti e suggerimenti, che portano diretti al tema dei Corpi civili di pace. Di recente a Bologna, come e' noto, si e' tenuto un Forum di lavoro sul tema. Ne e' uscito un coordinamento - Rete corpi civili di pace - che mi auguro riesca rapidamente a concretizzare il da farsi. Ma cosa sono i Corpi civili di pace? Da dove vengono e in che misura potranno opporsi alla guerra e a una politica di guerra? * "Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra...": e' l'incipit della Carta delle Nazioni Unite e lo metto qui ad indicare il ruolo che la stessa carta affida alla societa' civile. Non c'e' scritto: noi eserciti o noi governi, ma noi popoli. E' quindi legittima la preoccupazione da parte dei popoli per quello che sta succedendo oggi nel nostro pianeta ed e' legittimo che gruppi di persone tra i popoli e dei popoli provino a porvi riparo, come possono e meglio che possono. Questa tendenza - di una parte della societa' civile - a opporsi e porre riparo alla politica di guerra degli stati va avanti ormai da piu' di dodici anni, da quella prima guerra del Golfo del 1991, che ha misurato l'inizio di un'epoca nuova. * I Corpi civili di pace, sono oggi, quindi, quella parte della societa' civile, preoccupata degli effetti devastanti della guerra, che si e' attivata per costruire una risposta concreta. E il problema e' tutto qui: la parte che si e' attivata e' ancora troppo piccola ed ancora troppo poco consapevole dell'urgenza e delle responsabilita' che ha di fronte. La stessa "rete corpi civili di pace" esiste in Italia ancora solo sulla carta. Ancora grossa parte del mondo pacifista e' d'accordo, ma lontano. Semplicemente, non individua ancora nei corpi civili di pace una priorita'. E' ovvio che per me, invece, e' la priorita' delle priorita'. Tuttavia, anche se su questa priorita' ha lavorato una minoranza, molto e' stato fatto. Non solo l'intervento in zona di conflitto di volontari della societa' civile, come i nostri berretti bianchi, ma anche l'intervento di obiettori in servizio civile, come i caschi bianchi. Qualcuno si domanda che differenza c'e' tra i caschi bianchi e i berretti bianchi o corpi civili di pace. La differenza che c'e' tra la parte e il tutto. I caschi bianchi sono gli obiettori che intervengono all'estero in zona di conflitto e sono stati finora solo giovani e maschi e quasi sempre cattolici. Una parte precisa della societa' civile, quindi una parte dei futuri corpi civili di pace. Una parte, perche', a mio avviso, i corpi civili di pace devono essere espressione della sensibilita' di tutta la societa' civile di qualsiasi eta', sesso e credo. Detto questo, mi guardo bene dall'affermare che i berretti bianchi o l'Operazione Colomba o altri sono gia' i corpi civili di pace. Dico solo che ne sono una prefigurazione. Solo quando finalmente avremo i corpi civili di pace, riconosciuti internazionalmente come espressione intera della societa' civile, avremo lo strumento per opporci interamente alla guerra sul pianeta e solo allora potremo iniziare a costruire nei fatti una politica estera di pace. Ecco perche' realizzare i corpi civili di pace e' oggi la priorita' delle priorita'. * Molto del mondo pacifista, invece, si occupa intensamente ancora solo di aiuto umanitario. Sarei tentato di dire che l'aiuto umanitario non serve se non e' legato ad un progetto politico che vuole modificare una realta' sbagliata. Ma cosa so per dirlo? Troppo poco. Quindi dico solo che l'aiuto umanitario da solo non basta se non si lavora nello stesso tempo per costruire la pace nella giustizia, cioe' se non si fa politica di pace, la politica che mette al primo posto la pace come bisogno dei bisogni degli abitanti del pianeta per poter soddisfare le proprie necessita' e aspirazioni in un mondo finalmente normale e non in un mondo surreale come e' oggi il nostro pianeta devastato dalla guerra. Quindi, c'e' ancora molto da chiarire anche tra di noi. A partire dal fatto che in pochi e con pochi mezzi non si puo' fare che poco. * L'appello che si vuole far uscire dalla camminata nonviolenta da Assisi a Gubbio vorrebbe costruire il salto di qualita' dalla generica indignazione al programma costruttivo. Personalmente sono cosi' d'accordo che spero che ne esca un appello a tutte le ong, senza distinzioni, perche' impegnino concretamente un poco del loro tempo per aiutare la realizzazione dei corpi civili internazionali di pace, a partire dal nostro paese. Una ventina di anni fa, all'interno del mondo pacifista, specialmente nell'area antilimitarista integrale e nell'aria nonviolenta, si comincio' a discutere di difesa popolare nonviolenta. Molti ritenevano, e per una prima parte tra questi anch'io, che non ci fosse alcun bisogno di difesa e che riconoscere il bisogno della difesa implicava comunque l'individuazione di un nemico; che era proprio quello a cui noi ci opponevamo perche' gia' veniva regolarmente fatto dalla cultura militare dei governi. Oramai so da tempo che e' sbagliato porre il problema in questi termini. La domanda a cui si deve rispondere non e' "da chi mi devo difendere?", ma "come posso stare in pace assieme agli altri?". E' una ricerca, quindi, la nostra, di sicurezza comune basata sulla gestione dei conflitti, che tiene conto dei bisogni e del rispetto della cultura dei diversi popoli, con i quali si vuole vivere in pace e non in una schizofrenia armata. * I corpi civili di pace non sono, quindi, che l'evoluzione del progetto originario della difesa popolare nonviolenta e nascono da quel crogiolo antimilitarista e nonviolento che era ed e' la campagna nazionale di obiezione di coscienz aalle spese militari per la difesa popolare nonviolenta (osm-dpn). In tempi di nuovo modello di difesa, i corpi civili di pace sono il nostro nuovo modello di sicurezza. E sono quella parte della societa' civile che, nel rifiutare la guerra, si attiva prima, durante e dopo per impedirla e cancellarne anche la memoria dal nostro pianeta. Cosi', da amico imperfetto e approssimato della nonviolenza, mi auguro che sempre piu' persone facciano questo come assunzione di responsabilita' e lo facciano in nome della nonviolenza, per quanto poco abiti in noi. 2. MAESTRE. LAURA BOELLA: A PARTIRE DAL CUORE [Da Laura Boella, Cuori pensanti, Edizioni Tre Lune, Mantova 1998, p. 5. Laura Boella, docente di storia della filosofia morale all'Universita' di Milano, e' tra le massime studiose di Gyorgy Lukacs, Agnes Heller, Ernst Bloch, Hannah Arendt; e' impegnata nella ricostruzione del pensiero femminile nel Novecento; fa parte della redazione della rivista filosofica "aut aut". Opere di Laura Boella: Il giovane Lukacs, De Donato, Bari 1977; Intellettuali e coscienza di classe, Feltrinelli, Milano 1977; Ernst Bloch. Trame della speranza, Jaca Book, Milano 1987; Dietro il paesaggio. Saggio su Simmel, Unicopli, Milano 1987; Parole chiave della politica, Mantova 1995; Hannah Arendt. Agire politicamente, pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995; Morale in atto, Cuem, 1997; Cuori pensanti. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Tre Lune, Mantova 1998; con Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Cortina, Milano 2000; Le imperdonabili. Etty Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Tre Lune, Mantova 2000. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l 'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994. Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta' Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000. Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto, Pratiche, Milano 1997. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il fascicolo monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997] Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano hanno dimostrato con la loro vita e i loro scritti che si puo' dare un contributo prezioso al pensiero del proprio tempo a partire dal cuore, cioe' a partire dalla responsabilita' verso il mondo e dalla passione di capire. 3. RIFLESSIONE. ENRICO EULI: RETE-RETI, ANCORA UN SALTO? [Ringraziamo Enrico Euli (per contatti: diabeulik at libero.it) per questo intervento. Enrico Euli, da molti anni impegnato nei movimenti per la pace, la giustizia e i diritti, e' uno dei piu' noti formatori alla nonviolenza (ha collaborato anche con Alberto L'Abate), fa parte della rete di Lilliput e della cooperativa "Passaparola" di Cagliari impegnata in attivita' di educazione alla pace. Tra le opere di Enrico Euli cfr. AA. VV., Percorsi di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA. VV., Reti di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino; con Marco Forlani (a cura di), Guida all'azione diretta nonviolenta, Altreconomia-Berti, Milano-Piacenza 2002] Il movimento dei movimenti Gli ultimi anni manifestano chiaramente la tendenza dei movimenti di resistenza ed alternativa politico-sociale a "fare rete", a costruire forum, ad incontrarsi per campagne ed appuntamenti. E' senz'altro cresciuta la capacita' e la voglia di collaborare, intrecciarsi, contaminarsi. E' in corso - di fatto -, anche grazie agli scambi su scala globale, un processo interculturale di vastissima ed inedita portata. * Di cosa parliamo quando parliamo di reti? Il fenomeno, a mio parere, piu' interessante ed innovativo e' stato il crearsi di reti. Dalla mia prospettiva ho avuto esperienza diretta di: - reti di associazioni (come il Gsf o il piu' recente coordinamento "Fermiamo la guerra"), - reti di persone ed associazioni (Lilliput), - reti di persone (Bandiere su tutti i balconi). Di queste posso e voglio parlare qui. * I coordinamenti intergruppi Le reti di primo tipo sono quelle piu' sperimentate, per tempo e quantita' di casi. Sono anche, evidentemente, le meno innovative: senza nulla togliere, infatti, all'impegno e alla buona fede di moltissimi attivisti delle associazioni e al ruolo fondamentale giocato da queste in anni bui come sono stati quelli tra l'85 e il '95, queste esperienze di rete permettono alle organizzazioni gia' esistenti di rivitalizzarsi, sia in termini di contenuti che di relazioni, in modo tale che le strutture associative (troppo spesso simili ormai ad istituzioni burocratizzate) permangano e si ristrutturino (anche mediante cooptazioni dirette di quadri prodotti nel movimento) al variare dei contesti politico-sociali esterni. Questo tipo di reti procedono per principio di delega-rappresentanza, compaiono e scompaiono in relazione alla fase mediatica degli eventi ma ancor piu' agli interessi delle organizzazioni maggiori, sono formate perlopiu' da professionisti retribuiti. Talvolta sono presenti anche - a pari titolo, formalmente - rappresentanti di forze di partito e di sindacati. Il loro grande pregio, almeno in una logica politica tradizionale, e' che permettono l'organizzazione di grandi iniziative mediatiche (manifestazioni di massa, alto impatto giornalistico momentaneo, lobbying politica a livelli istituzionali...). Ma si sciolgono come neve al sole ogni qual volta gli eventi (e i media, e i soldi...) chiamino altrove. * La Rete Lilliput Le reti miste, di secondo tipo, presentano novita' e potenzialita' piu' significative. Prendero' ad esempio Lilliput, perche' l'ho vissuta e la vivo dall'interno, ma credo che simili considerazioni possano valere anche per il mesto itinerario dei social forum italiani, repentinamente consumati in una sola stagione dai soliti "sinistri" ritualismi (ma, su questo ha gia' detto tutto Revelli, nello scorso almanacco di "Carta"). Rete Lilliput e' partita dal riconoscimento di un limite: che la fase di azione separata e non coordinata da parte di singole associazioni non bastava piu' e che fosse necessario creare un movimento piu' ampio che tenesse in rete moltissime persone e gruppi locali, allargando l'area della mobilitazione dal basso. In una prima fase (sino all'assemblea di Marina di Massa 2, nel 2002) il Tavolo Intercampagne (molto simile ad una rete intergruppi del primo tipo) ha guidato la Rete in relazione a campagne gia' esistenti o comunque condivise tra le associazioni: i nodi locali, formati a loro volta da persone-portavoce d'associazioni e da persone-ad adesione individuale, fungevano da cellule attive sul territorio in chiave di sensibilizzazione, protesta e proposte, a servizio di queste campagne nazionali. Al sorgere di altre aree a rete del movimento come i social forum , e in particolare da Genova, il Tavolo e' entrato, non a caso credo, in crisi irreversibile e con esso anche il rapporto tra la Rete e le associazioni promotrici. La Rete si e' allora data una conformazione autonoma, con una propria metodologia organizzativa interna (metodo del consenso) ed esterna (centralita' dei gruppi di lavoro tematici - glt - e delle campagne deliberate in assemblea); ha invitato le associazioni a lavorare nei nodi e nei glt, contribuendo alla riuscita di campagne comuni e condivise, ma: - in una relazione a dignita' equivalente tra le parti (orizzontalita' 1); - in un contesto definito in primo luogo nei processi stessi di rete e non in altri (orizzontalita' 2). Il Tavolo, infine, restava "in rete", ma solo in termini di garanzia e di consulenza scientifica. La proposta non ha funzionato e la distanza tra Lilliput e le associazioni e' cresciuta. L'esperimento di ibridazione tra una logica di rete ad adesione personale ed una ad adesione rappresentativa, si puo' considerare - almeno per ora - fallita. Giunte al dunque, le associazioni nazionali hanno preferito non pagare i costi di un'operazione che, a breve, sono parsi maggiori dei benefici. In particolare ritengo che le associazioni abbiano giustamente colto il rischio di una chiamata ad una trasformazione radicale del modo stesso di fare azione politico-sociale ed abbiano preferito tornare a modalita' piu' rassicuranti (quelle della rete di primo tipo) che gli consentono maggior controllo all'esterno e cambiamenti interni davvero impercettibili. Tra Marina di Massa 2 e Marina di Massa 3 (2003) questo processo si e' ulteriormente definito: l'assemblea di fine maggio ha sostanzialmente confermato l'impianto di Marina di Massa 2 e la fine anche formale dell'esperienza del Tavolo. I mesi a venire ci diranno: - se la proposta (scaturita da Marina di Massa 3) di una concertazione con le associazioni sulle campagne gia' in fase di programmazione condurra' ad una nuova e piu' proficua mediazione; - se la Rete riuscira' a sopravvivere e a crescere non ripercorrendo strade neo-cripto-associative. * Bandiere su tutti i balconi Tra l'autunno e l'inverno e' accaduto in Italia (e solo da noi, direi) un fatto nuovo: milioni di persone in carne e ossa hanno scelto di mettere una bandiera arcobaleno sui loro balconi. Al di la' del contenuto, del senso e delle interpretazioni possibili di questo gesto in termini politici, mi interessa qui evidenziarne alcuni aspetti metodologici ed organizzativi. La campagna e' nata dall'idea di alcune persone e gruppi di area lillipuziana, ma progressivamente si e' espansa ed e' esplosa in forme a rete assolutamente non gestibili, amplissime ed incontrollabili. Siamo (stati) davanti ad un processo autopoietico (che si fa da se', mentre si fa, nei modi in cui si fa), acefalo (senza guida centrale, autoregolato, senza "volonta'" e senza "decisione"), ecologico (autocatalitico, evolutivo, complesso...). Vorrei dire anche, senza timore di esagerare, che siamo (stati) davanti e dentro al primo esperimento di rete in senso proprio, su scala di massa, nel nostro paese. Abbiamo molte cose da imparare e da riflettere a partire da un evento di questa portata. * Primi spunti 1. E' stata un'azione molto semplice, diretta, autogestibile da tutti, talvolta anche autoprodotta (qualcuno si e' fatto le bandiere da se'); 2. E' stata un'azione leggera ma conflittuale, sia in termini di protesta verso la guerra, sia per i processi che ha saputo provocare tra familiari, vicini di casa, cittadini e istituzioni; 3. E' stata un'azione fortemente trasversale rispetto alle ideologie e agli orientamenti politici e culturali; 4. E' stata un'azione estetica, bella, attraente e suggestiva. Ma soprattutto 5. E' stata un'azione ad adesione personale, proveniente dal vissuto e dalle emozioni di ciascuno, dai pensieri, dai desideri e dalle paure di esseri uma ni reali. * Un salto? Credo che questa azione a rete di terzo tipo possa essere letta, in prospettiva, come una speranza ed un invito. La speranza, su vasta scala, e' che si inizi a superare, in primo luogo tra noi nel movimento, la logica dei gruppi ed il privilegiamento del proprio gruppo rispetto ad altri. L'invito e' a creare delle vere reti di persone, che vadano - con gradualita' ma con decisione - oltre l'attuale conformazione del movimento, ancora troppo ancorato ad un modello di coordinazione inter-gruppi, che difende le strutture, ma non ci permette di crescere e di evolvere verso una prospettiva "zapatista" e nonviolenta, come potremmo e dovremmo (vedi articolo di WuMing nello scorso almanacco di "Carta"). Credo sarebbe fruttuoso riconoscere che la fase dell'associazionismo politico in Italia ha concluso la sua parabola ascendente gia' da qualche tempo. E che, paradossalmente, se esse vogliono ottenere davvero gli obiettivi per cui sono nate ed ancora esistono, non possono che trasformarsi e superarsi in qualcosa che associazione non sara'. E che si debba e possa finalmente andare verso qualcosa di nuovo che, ancora confusamente, possiamo provare a chiamare rete: un insieme di luoghi (non una super-associazione di gruppi, non nuovi gruppi) che ci permettano di ascoltare, di discutere, di trasformarci, di essere insieme e diversi. Sarebbe un salto grandissimo, una vera utopia. Forse sara' impossibile, soprattutto per le grandi organizzazioni, mi direte. I partiti, poi, li diamo per persi. Magari avete ragione voi. Ma magari potrebbero iniziare le associazioni piu' piccole, quelle che hanno meno da perdere, a dare il buon esempio. E poi molte persone si muovono gia' in quella direzione. Verso la' si va, e io vado, per quel che sento. 4. UMANITA' E COSMO. PACE PROFONDA (UNA BENEDIZIONE GAELICA TRADIZIONALE) [Ringraziamo di cuore Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci inviato questa sua traduzione di una benedizione gaelica tradizionale] La pace profonda dell'onda corrente sia con te. La pace profonda dell'aria fluente sia con te. La pace profonda della terra quieta sia con te. La pace profonda delle stelle lucenti sia con te. La Luna riversi la sua guarigione su di te. Pace profonda a te. 5. MATERIALI. ESTRATTO DALLA RELAZIONE CONCLUSIVA DEL CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE SVOLTOSI PRESSO IL LICEO SCIENTIFICO DI ORTE NELL'ANNO SCOLASTICO 2002-2003 Premessa Questa relazione conclusiva del corso di educazione alla pace e' scritta come documento e verifica delle attivita' svolte, e per informare altri sull'esperienza condotta. * 1. Descrizione del corso L'esperienza del corso di educazione alla pace di questo anno scolastico faceva seguito a quelle condotte nei tre anni scolastici precedenti. Il programma originario del corso, del 16 settembre 2002, prevedeva 17 incontri curricolari e 3 possibili incontri integrativi, e come periodo di realizzazione i mesi tra ottobre 2002 e marzo 2003. Per varie ragioni il corso ha avuto inizio con grande ritardo, il numero degli incontri e' stato ridotto, ed il programma modificato. 1. 1. Incontri ed attivita' Sono stati effettuati i seguenti incontri e svolte le seguenti attivita': a) 6 settembre 2002: incontro preliminare di definizione del programma; b) 15 novembre 2002: incontri preliminari di presentazione del corso in cinque diverse classi; c) incontri curricolari: - 10 marzo 2003: primo incontro: presentazione del corso; riflessione e decisione consensuale sulle variazioni del programma, le date e gli orari; riflessione sulla nonviolenza; lettura e commento di Matteo, IV, 1-11; esercitazione al metodo del consenso con il gioco delle "Cinque cose da fare contro la guerra"; - 21 marzo 2003: secondo incontro: dialogo su guerre, dittature, terrorismo; analisi di un manifesto manoscritto affisso nella scuola; - 28 marzo 2003: terzo incontro: lettura e commento di Ernesto Cardenal, Oracion por Marilyn Monroe; dialogo sulla guerra, sull'uccidere, sulla violenza; lettura e commento di William Shakespeare, Otello, III, III; dialogo sui sentimenti, la comunicazione, la manipolazione e il rispetto delle persone; - 4 aprile 2003: quarto incontro: analisi di un altro manifesto affisso nella scuola; dialogo sulle guerre e sull'impegno per la pace e i diritti umani; dialogo su cosa sia la politica; riflessione sulla parola, la voce, la respirazione, l'interazione comunicativa; dialogo sul rapporto tra studenti, professori e scuola; - 11 aprile 2003: quinto incontro: riflessione sul potere e la violenza attraverso l'analisi di episodi del Don Giovanni di Mozart e Da Ponte e del Don Giovanni di Moliere; riflessione sulla figura e la testimonianza di Giuseppe Impastato (in preparazione dell'incontro di studio del 29 aprile); - 16 aprile 2003: sesto incontro: riflessione sui poteri criminali e sulle esperienze di lotta contro la mafia, con particolar riferimento alla testimonianza di Giuseppe Impastato ed al lavoro teorico e pratico di Umberto Santino (in preparazione dell'incontro di studio del 29 aprile); - 2 maggio 2003: settimo incontro: analisi e decisione consensuale sui criteri per l'attribuzione del credito formativo, all'interno di questa riflessione si e' sviluppato un dialogo sui temi (e sui valori) della giustizia, della solidarieta', della responsabilita' e della misericordia; dialogo sull'esperienza del corso e sulla scuola; - 9 maggio 2003: ottavo incontro: dialogo sulla scuola e il suo modo di funzionare, all'interno di questa riflessione si e' sviluppato un dialogo sui temi della lealta' e della cooperazione, del rapporto tra sapere e potere, delle contraddizioni dell'istituzione scolastica e di come esse si riverberino nelle relazioni interpersonali e sovente contraddicano le stesse finalita' educative e condizionino le modalita' di socializzazione; dialogo sull'andamento e gli esiti del corso (per la stesura della relazione conclusiva); - 16 maggio 2003: nono ed ultimo incontro: dialogo sull'andamento e gli esiti del corso (per la stesura della relazione conclusiva), all'interno di questa riflessione si e' sviluppato un dialogo sui temi della testimonianza e della memoria, della condivisione, della socializzazione, dell'educazione, del rapporto tra l'io e gli altri, tra persona e societa'; dialogo sui concetti di amicizia, fiducia, tradimento, violenza (anche con specifico riferimento ad alcune forme di mercificazione e violenza sessuale). d) collegamenti con altre attivita': - 29 aprile 2003: giornata di studio e di testimonianza su Giuseppe Impastato, con la partecipazione del presidente del "Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato" di Palermo, Umberto Santino. e) incontri per la redazione di tesine: - 11 aprile 2003: primo incontro; - 6 maggio 2003: secondo incontro; - 14 maggio 2003: terzo incontro. - 21 maggio 2003: quarto incontro. f) incontro di consegna della bozza della relazione conclusiva: Il 21 maggio 2003 il coordinatore del corso ha effettuato incontri individuali con pressoche' tutti i partecipanti al corso e distribuito a tutti il testo della bozza della relazione conclusiva al fine di consentire a chiunque di verificare il testo e proporre eventuali ulteriori modifiche. Il 28 maggio 2003, non essendo pervenute modifiche, e' stata redatta la presente stesura definitiva della relazione. 1. 2. Dati statistici sulla partecipazione (...) * 2. Giudizio sul corso I partecipanti hanno espresso, durante gli ultimi tre incontri prevalentemente dedicati alla riflessione sugli esiti del corso, un giudizio globalmente positivo ed un consenso alla riproposizione dell'esperienza il prossimo anno scolastico. Vari partecipanti hanno messo in rilievo l'opportunita' di un maggior numero di incontri, poiche' la scarsita' di tempo ha impedito l'esame di molti argomenti e lo svolgimento di diverse attivita' previste nel programma originario; inoltre e' stato da piu' persone segnalato il fatto che essendosi svolto il corso nei mesi conclusivi dell'anno scolastico, questo ha disincentivato una piu' ampia partecipazione a causa della coincidenza con impegni di studio particolarmente intensi e con altri corsi pressoche' vincolanti. * 3. Attribuzione del credito formativo Sulla base del criterio stabilito collegialmente con il metodo del consenso, si e' attribuito il credito formativo agli studenti che avessero preso parte a piu' della meta' degli incontri ed avessero partecipato a letture, esercitazioni e dialoghi di riflessione. (...) * 4. Ringraziamenti Come di consueto i partecipanti al corso ringraziano tutti coloro che hanno contribuito al buon esito di esso. * 5. Una necessaria postilla (...) * * * Appendice. Materiali messi a disposizione dei corsisti - Hannah Arendt, estratto da La banalita' del male, Feltrinelli, Milano 1964, 1993; - Ingeborg Bachmann, Alle Tage / Tutti i giorni; - Bertolt Brecht, alcune poesie; - Centro di ricerca per la pace, schede biobibliografiche e documentarie su Giulio Girardi; Vittorio Emanuele Giuntella; Jean-Marie Muller; Renate Siebert; Alessandro Zanotelli; Jean Ziegler; - Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1983; - Programma del corso; - Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva; - Proposta di questionario per l'autovalutazione; - Franco Restaino, Adriana Cavarero, Indice e bibliografia da Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; - Nelly Sachs, alcune poesie; - Peppe Sini, Contro la guerra, la nonviolenza; - Peppe Sini, La nonviolenza contro la guerra; - Peppe Sini, Per una definizione del concetto di nonviolenza; - Peppe Sini, Per una riflessione sulla Shoah (serie di schede biobibliografiche); - Wislawa Szymborska, alcune poesie; - Vangelo secondo Matteo, IV, 1-11; - Chiara Zamboni, Bibliografia ragionata da Eadem, La filosofia donna, Demetra, Colognola 1997. Altri materiali sono stati messi a disposizione di singoli partecipanti con riferimento a richieste specifiche. * * * Allegato Schema preliminare del programma del corso di educazione alla pace presso il Liceo Scientifico di Orte nell'anno scolastico 2002-2003: "Costruire la pace, dal dialogo alla nonviolenza". Parte prima. Premessa Il progetto del corso di educazione alla pace di questo anno scolastico tiene conto delle esperienze condotte negli scorsi anni e delle indicazioni emerse e riportate nelle relazioni conclusive di esse. Anche quest'anno gli incontri di studio saranno di tipo seminariale, ed alle attivita' di esposizione e lettura di testi, di commento e discussione dei temi e dei materiali proposti, si affiancheranno esercitazioni, testimonianze ed occasioni di riflessione anche non previste e non strutturate, valorizzando e sviluppando spunti, richieste e proposte provenienti dai corsisti. Rispetto agli scorsi anni si cerchera' di approfondire maggiormente i seguenti due temi: a) le strutture e le dinamiche dell'interazione comunicativa, con particolar riferimento ai temi del linguaggio, della comunicazione dialogica, del discorso orale, del testo scritto; b) la nonviolenza come teoria-prassi di inveramento di un coerente e concreto impegno di pace e di difesa e promozione dei diritti umani. Interagendo anche con esigenze e richieste sovente emerse nel corso degli scorsi anni scolastici si propone altresi' la possibilita' di dedicare momenti specifici di approfondimento sui temi dell'impegno per la legalita' contro i poteri criminali; dell'impegno di solidarieta' e affermazione della dignita' umana contro il razzismo; dell'mpegno per la difesa dell'ambiente ed un'economia di giustizia. * Parte seconda. Programma e calendario L'ipotesi che formuliamo e' scandita in 17 incontri di due ore ciascuno, a cadenza tendenzialmente settimanale, tra ottobre e marzo (eventualmente integrabili con tre incontri aggiuntivi su temi specifici se richiesto dai corsisti). Gli incontri dovrebbero avere cadenza settimanale e svolgersi come di consueto tra le ore 14 e le ore 16 di un medesimo giorno della settimana concordato tra tutti i partecipanti in occasione del primo incontro. Il percorso e' cosi' modulato: - incontri 1-2: introduttivi e propedeutici; - incontri 3-8: centrati sulla comunicazione (come risorsa fondamentale, situazione decisiva e coscienza indispensabile per il riconoscimento di umanita', la promozione della dignita' umana, un agire orientato alla civile convivenza e alla pace); - incontri 9-15: centrati sulla nonviolenza (come scelta teorico-pratica fondativa di una cultura e una prassi di solidarieta', di costruzione della pace e di affermazione dei diritti umani); - incontri 16-17: dedicati alla stesura ed approvazione della relazione conclusiva (che e' parte integrante e verifica ineludibile del piano di lavoro del corso). 1. Primo incontro: presentazione reciproca e discussione del programma; 2. Secondo incontro: la pace e la dignita' umana presi sul serio: premesse terminologiche, metodologiche, concettuali; 3. Terzo incontro: persona e umanita', identita' e apertura, memoria e scoperta: strutture esistenziali, profili psicologici e sociologici, forme di appercezione linguistica della relazione del se' con gli altri; 4. Quarto incontro: strutture e dinamiche della comunicazione; alcuni elementi basilari ed alcuni approcci e modelli interpretativi; la comunicazione non verbale; la comunicazione linguistica; 5. Quinto incontro: il linguaggio; espressione, esplorazione, conoscenza e interpretazione: l'ermeneutica infinita; 6. Sesto incontro: il monologo, l'orazione, il racconto, il dialogo: parlare ed ascoltare come riconoscimento di umanita'; 7. Settimo incontro: il discorso persuasivo tra interazione sociale, strategie di potere, ricerca della verita', principio responsabilita'; la retorica e le ideologie; 8. Ottavo incontro: il testo scritto: forme, fini e paradossi di una modalita' cruciale dell'espressione e della comunicazione; 9. Nono incontro: di fronte alla violenza: percorsi di analisi dell'impatto distruttivo della violenza sulla persona (con riferimento sia a vicende storiche ed a ricerche sociologiche e psicologiche particolari, sia a situazioni quotidiane di oppressione, umiliazione, sopraffazione e sofferenza); 10. Decimo incontro: la nonviolenza: questioni terminologiche e concettuali preliminari; 11. Undicesimo incontro: la nonviolenza come insieme di ipotesi e criteri logici ed assiologici; 12. Dodicesimo incontro: la nonviolenza come insieme di tecniche ermeneutiche, deliberative ed operative; 13. Tredicesimo incontro: la nonviolenza come strategia e come progetto; 14. Quattordicesimo incontro: pensatrici e pensatori della nonviolenza; 15. Quindicesimo incontro: esperienze storiche di lotta nonviolenta; 16. Sedicesimo e penultimo incontro: stesura della relazione conclusiva; 17. Diciassettesimo e ultimo incontro: approvazione della relazione conclusiva. Se richiesto dai corsisti potranno aggiungersi tre ulteriori incontri specifici su: A. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta contro i poteri criminali; B. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta contro il razzismo; C. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta in difesa dell'ambiente, i diritti umani e per un'economia di giustizia. Come gia' negli scorsi anni se se ne dovesse ravvisare l'opportunita' si potranno svolgere anche eventuali incontri riassuntivi. Come gia' negli scorsi anni il coordinatore del corso sara' disponibile a sostenere e supervisionare il lavoro degli studenti del V liceo che intendessero presentare agli esami di maturita' delle tesine su argomenti oggetto del corso stesso. * Parte terza: questioni organizzative Vale quanto gia' stabilito ed attuato negli scorsi anni scolastici. 6. GLI IDILLI DI MARGUTTE: CLANDESTINI ED ASSASSINI. DIALOGHETTO - Lei che mestiere fa? - Oh bella, il clandestino. - E che ci sarebbe venuto a fare costi'? - Quel che ci fa gia' lei, mio buon signore: cercar di vivere. - E non poteva restarsene a casa sua? - Me la bruciarono, caro signore. - Capisco, le guerre tribali... - Veramente sono guerre tecnologiche, e a dirsela tutta le armi ce le avete messe voi e gli stipendi alle bande armate vengono dalle vostre banche e compagnie d'affari, e l'addestramento di chi guida le milizie e' avvenuto qui da voi, e... - Vorrebbe forse dire che e' colpa nostra? - Certo non mia che me ne stavo al paese a campare la vita, stentata del resto, perche' le risorse del mio paese ci vengono sottratte, e per dire il vero: rapinate; e finiscono - chiedo venia - nei vostri magazzini. - Ah, e insiste a offendere... - Ohime', dico quel che anche lei vede. - E allora adesso ci invade. - Suvvia, gentile amico, converra' che un'invasione - che so, guardi l'Iraq - e' ben altra cosa. - Ah, fellone, giammai, giammai il piede straniero sul nostro sacro suolo... - Ma la prego... - Vade retro, vade retro. - E dove, di grazia? - In mare! In mare! (Estrae la pistola e fa fuoco ripetutamente. Poi si allontana cantando a squarciagola l'inno nazionale, come allo stadio, per la gioia del presidente). 7. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA SINTESI DI EMILIA FERREIRO, "EFECTOS DE LA PRIVACION FAMILIAR Y SOCIAL EN LA EDUCACION PRIMARIA", 1981 [Proseguiamo la pubblicazione di una serie di schede bibliografiche curate da Maria Luigia Casieri relative all'opera di Emilia Ferreiro. Maria Luigia Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, pedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Tra le opere di Emilia Ferreiro si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto insieme ad Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985] Data di edizione: 1981. Tipo di documento: atti di convegno. Titolo: Efectos de la privacion familiar y social en la educacion primaria. Luogo di edizione: Mexico. Pagine: 5. Fonte: intervento presentato alla III Assemblea Messicana di Pediatria, settembre 1981. Lingua: spagnolo. Abstract: nel testo si mette in evidenza la relativita' dei concetti di deprivazione e di svantaggio sociale. Si precisa che, riconoscendo il valore sociale attribuito all'alfabetizzazione, sarebbe piu' corretto parlare di deprivazione scolastica, quando la scuola non e' in grado di offrire cio' che dovrebbe, perche' sostanzialmente ignora la natura dei problemi cognitivi che i bambini affrontano nell'acquisizione della lingua scritta e che, non ricevendo risposte adeguate, si trasformano in difficolta' di apprendimento. * Sintesi Nell'apprendimento della scrittura e della lettura, solo di recente si e' iniziata a comprendere l'importanza dei fattori linguistici, riferiti alla conoscenza della propria lingua materna, e dei fattori cognitivi, relativi ai processi che rendono possibile l'acquisizione di conoscenza. I problemi cognitivi implicati nella conoscenza della lingua scritta riguardano in primo luogo la necessita' di scoprire "che tipo di sistema di rappresentazione" (p. 2) e' quello costituito dalle lettere, essendo possibili diversi sistemi di scrittura. Nello sforzo di comprensione dei processi di apprendimento e' quindi necessario evitare approcci sia adulto-centrici che etno-centrici. E' ormai noto che il processo di apprendimento dei bambini comincia prima del loro ingresso a scuola e che le opportunita' che ricevono nel proprio ambiente contribuiscono a differenziare il patrimonio di conoscenze con cui arrivano a scuola. Ma al loro arrivare a scuola "gli uni e gli altri saranno trattati alla stessa maniera, come se l'uguaglianza delle opportunita' esigesse l'uniformita' delle esigenze" (p. 3). L'insegnante si occupa di insegnare il valore sonoro delle lettere e ignora la vastita' e la complessita' dei problemi cognitivi che i bambini devono affrontare. Cosi' si instaura, tra bambini e insegnanti, un "dialogo tra sordi", mancando il bambino in alcuni casi delle conoscenze che gli consentano di capire cio' di cui l'insegnante parla e mancando gli insegnanti della griglia teorica interpretativa che gli consenta di capire la coerenza interna delle idee del bambino e la natura delle sue difficolta'. Sarebbe quindi piu' opportuno parlare di "privazione scolastica nell'apprendimento del bambino" perche' egli "ha una scuola che non gli da' cio' che dovrebbe dargli" (p. 4). Inoltre, "le espressioni 'deprivazione familiare e sociale' e 'bambino socialmente svantaggiato' sono termini equivoci (...). Entrambe le espressioni si collocano all'interno di un dibattito nelle scienze sociali (...) che oppone le cosiddette 'teorie del deficit' alle 'teorie della differenza'. (...) Qualcosa e' socialmente deficitario rispetto al gruppo sociale che stabilisce la sua come norma nazionale. La proprieta' di essere un individuo alfabetizzato e' una proprieta' socialmente valorizzata. (...) Pero' se i valori sociali cambiassero, (..) sarebbero altri i bambini che apparirebbero come svantaggiati" (pp. 4-5). "Le nozioni di deprivazione e di svantaggio sono, sul piano psicosociologico, nozioni essenzialmente relative (a rischio di convertirsi in nozioni puramente ideologiche quando si perde di vista questa relativita' necessaria). Ma e' necessario ancora ricordare che il caso della letto-scrittura si presta ad altri fraintendimenti. (...) Il non essere alfabetizzati a 7 anni non ha valore di una tappa evolutiva (benche' gli psicologi utilizzino, senza sufficiente fondamento, l'espressione 'maturita' per la letto-scrittura", come se questa "maturita'' dipendesse unicamente dai processi generali di maturazione organica). (...) Ma il non essere alfabetizzato a 7 o 8 anni ha tali conseguenze sociali - cominciando da quelle scolastiche - che si converte in molti casi in un fatto decisivo per il destino individuale di questo bambino. Per questo ci sembra tanto importante poter comprendere meglio, per poter prevenire in seguito, l'insuccesso scolastico iniziale" (p. 5). 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 649 del 21 agosto 2003
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