il pastore sopprime il gregge: chi è contro natura?



Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo commento di Eugenio Galli:

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Le ultime prese di posizione della Chiesa cattolica in tema di etica
sessuale, ultime prevedibilmente solo in ordine di tempo, annunciate dal
prefetto della Congregazione della dottrina della fede, card. Ratzinger,
lasciano senza fiato tanto suonano sinistre e assai poco cristiane.

Dopo il sillabo destinato qualche mese fa ai politici cattolici, un'altra
indicazione dogmatica, dura e netta come i dogmi sanno essere, ha come
destinatari non i fedeli ma gli stessi legislatori, stavolta con un tema
molto specifico: il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali,
ovviamente per esprimerne la più ferma condanna, indicando come "dovere
morale" per il politico che si professi cattolico di impedire attivamente,
ma anche se del caso a corpo morto, che una simile nefandezza possa
trovare spazio nello stato di diritto, in quanto ciò costituirebbe la
legalizzazione del Male.

Credo che quelle parole vadano accolte con "compassione, rispetto e
delicatezza", il che, come ben insegna lo stesso alto Magistero, non vuole
affatto dire né che esse siano legittime, né che siano tollerabili.
Evidentemente secoli di oppressione, di discriminazioni e persecuzioni
(magari sostenute dalla forza del "braccio secolare", quando non
direttamente agite in proprio) non sono ancora ritenuti sufficienti per
potersi emendare. Così, una Chiesa che affronta la modernità viaggiando su
internet e via sms, decide che su questi argomenti deve invece prevalere
l'oscurantismo.

Non ho tempo sufficiente, non essendo ancora beneficato dalla Vita Eterna,
di attendere che trascorrano seicento anni per sentire pronunciare un atto
di contrizione postumo, inutile e magari neppure convinto, come per i
roghi dell'Inquisizione, le condanne inflitte al libero pensiero della
scienza e ai seguaci di altre religioni. Non ho tempo e non ho voglia di
attendere.
E per giunta temo che questi cattivi maestri possano ancora fare danno,
elevando steccati che dovrebbero essere ormai da tempo superati e facendo
proseliti tra le menti politicamente più deboli.

Mi limito allora a constatare che per fortuna la sensibilità di moltissimi
cattolici, anche all'interno delle istituzioni ecclesiastiche, è ben più
aperta e assai meno rozza di quella dimostrata da coloro che, per ruolo,
ne interpretano direttamente la guida, dettandone la linea.

In secondo luogo, come cittadino faccio appello ai politici di qualunque
schieramento (anche a quelli del centro sinistra che, negli anni di
governo, su questo tema hanno brillato per ignavia), ma in primo luogo a
quelli che fanno professione di fede cattolica, affinché sappiano tenere
ben alto il valore collettivo irrinunciabile della laicità dello Stato,
unico baluardo che garantisca a tutti le possibilità di una civile e
armonica convivenza, nel rispetto delle diverse sensibilità, della libertà
e della dignità umana.

In uno Stato che si dichiari laico la religione occupa lo spazio mistico
delle coscienze individuali e non pretende di imporsi attraverso norme
giuridiche attuative dei suoi precetti: la Chiesa è lo spazio dei
credenti, lo Stato è lo spazio di tutti.
Quando la religione, con le sue pretese assolutezze e con le sue verità
trascendenti, esce dall'ambito che le è proprio - il forum conscientiae -
e si fa Stato, Legislatore e Diritto, nel passato come nel presente, non
può che sfociare nell'integralismo, la peggiore tra le forme sociali.
Quella sì, veramente contro natura.

Eugenio Galli (Milano)