La nonviolenza e' in cammino. 627



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 627 del 30 luglio 2003

Sommario di questo numero:
1. Condannate le suore domenicane protagoniste dell'azione diretta
nonviolenta contro i missili nucleari in Colorado
2. Lidia Menapace: oscenita'
3. Un "Forum Salute Mentale", rete di pratiche per la salute e la
cittadinanza
4. Bela Balasz: la bellezza di Greta Garbo
5. Giulio Vittorangeli ricorda Alexander Langer
6. Aldo Capitini: inno
7. Riviste: "Qui. Appunti dal presente"
8. Letture: Gruppo solidarieta', I soggetti deboli nelle politiche sociali
della Regione Marche
9. Riletture: Anna Banti, Il coraggio delle donne
10. Riletture: Elena Croce, La patria napoletana
11. Riletture: S. Giovanni della Croce, Opere
12. Riletture: Jayaprakash Narayan, Verso una nuova societa'
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. TESTIMONIANZE. CONDANNATE LE SUORE DOMENICANE PROTAGONISTE DELL'AZIONE
DIRETTA NONVIOLENTA CONTRO I MISSILI NUCLEARI IN COLORADO
[Da Joao Xerri (per contatti: jp at curia.op.org) riceviamo e diffondiamo
questo comunicato a cura della Commissione internazionale giustizia e pace
della famiglia domenicana. Alle tre sorelle esprimiamo la nostra
solidarieta', ed invitiamo tutte le nostre interlocutrici e tutti i nostri
interlocutori a fare altrettanto]
Il 25 luglio 2003, come previsto, una corte americana ha emesso la sentenza
contro le tre suore domenicane, Ardeth Platte di 66 anni, Carol Gilbert di
55 anni, e Jackie Hudson di 68 anni, che dovranno rimanere in prigione per
due anni e mezzo circa e pagare una multa di 200 dollari per ciascuna e
restituire 3,080.04 dollari. In particolare Jackie ha ricevuto una condanna
di 30 mesi, Carol di 33 mesi e infine Ardeth di 41 mesi.
Le sorelle sono entrate nel perimetro della base militare in Colorado (uno
degli arsenali nucleari presenti sul territorio americano) durante una
manifestazione di protesta civile contro la guerra in Iraq e hanno cercato
di disabilitare simbolicamente un missile a testata nucleare, considerato
un'arma di distruzione di massa. Sono state arrestate ad aprile e oggi la
sentenza e' stata emessa.
Il coraggio e la radicalita' della nonviolenza testimoniati dalle tre donne
hanno raccolto ampio consenso nel mondo, diverse iniziative sono state
organizzate negli Stati Uniti per appoggiare la loro causa. Presenti le
diverse congregazioni religiose, monaci buddisti, lavoratori cattolici,
membri di varie organizzazioni pacifiste tra cui Pax Christi International.
Un familiare di Jackie Hudson ha affermato che "le riunioni familiari
abitualmente significano vacanze, cerimonie, compleanni. Oggi esse si
estendono anche ai processi e alle sentenze". Ed e' proprio come una
Famiglia che le sorelle e i fratelli domenicani si sono comportati: stretti
intorno alla congregazione del Grand Rapids Dominicans, alla quale le suore
appartengono, e convinti dei costi sociali e politici del lavoro a favore
della giustizia e della pace nel mondo.
In aula le sorelle hanno continuato la loro azione nonviolenta di protesta
contro l'uso di armi illegali vestendo abiti neri e velo e, nella tradizione
delle Donne in nero, sono rimaste sedute in silenzio davanti alla Corte.
Il 26 luglio e' stata organizzata la giornata "Adotta un silos di missili"
per diffondere la consapevolezza dell'esistenza illegale e pericolosa di
arsenali nucleari negli Stati Uniti, in coerenza con la lotta delle tre
sorelle arrestate. Esse affermano che gli alti investimenti in armi, in
particolare quelli destinati alle armi di distruzione di massa, sono soldi
tolti alla lotta per lo sradicamento della poverta' e della fame.
*
Comunicato a cura della Commissione Internazionale Giustizia e Pace della
Famiglia Domenicana (per informazioni e contatti: jp at curia.op.org).
Per ulteriori informazioni (in inglese): Usa Commission for Justice and
Peace, Sister Judith Hilbing: e-mail: jhilbing at aol.com, judithop at dom.edu;
sito: www.domlife.org

2. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: OSCENITA'
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) per
questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli
scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e
riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a
cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Succedono cose insopportabilmente oscene in Iraq. Analizzare quel che capita
avendo memoria anche dell'Afghanistan e del Kosovo, mentre si cerca di
capire la Liberia, e' un esercizio che richiede stomaco forte, ma recessario
per capire che cosa intende Bush quando parla di "guerra costituente
internazionale": vuol dire che il diritto viene cancellato e i nuovi
"precedenti giuridici" diventano le azioni degli eserciti.
Ad esempio la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di
guerra e' cancellata e i prigionieri sono direttamente e senza precesso
trattati come detenuti; nemmeno sottoposti a una qualsiasi indagine
preliminare che formuli capi di accusa, in modo che possano essere estradati
al Tribunale penale internazionale. Gli Usa non riconoscono il Tribunale e
di come vengono giudicati i "detenuti di guerra" non si puo' sapere niente,
non vi sono ispettori delle Nazioni Unite che seguano le procedure: non per
nulla Amnesty protesta.
Ma non e' l'unica vergogna: la cattura e uccisione dei capi del regime di
Saddam dopo la fine delle operazioni belliche come se si trattasse di una
partita a carte era gia' abbastanza stomachevole, ma adesso la spedizione
per uccidere i figli di Saddam rasenta la barbarie.
Se la guerra e' stata dichiarata finita da Bush vuoi dire che e' finita e da
quel momento si deve trattare con i vinti: se non si trova Saddam, con
qualche altro. Non fare un mazzo di carte di persone cui si puo' sparare a
vista per incitare i cacciatori di taglie altrimenti non si consegnera'
nessuno ovviamente; dal momento in cui la guerra e' dichiarata vinta chi
viene catturato e' un prigioniero; persino i capi nazi furono catturati e
imprigionati.
Non si puo' assistere a simili sconcezze come se fosse un western: non e' un
film, e' realta'. E se non interveniamo Bush chiedera' ai suoi "fedeli
alleati" e alle Nazioni Unite di intervenire per finire i lavori sporchi la'
dove lui dichara di aver vinto la guerra e di averla conclusa.
Non un solo soldato deve poter essere mandato ad occupare territori
illegalmente conquistati.
E vale la pena di ricordare a proposito di chi adesso comincia a dire,
scrivere e pensare che un esercito europeo andrebbe bene, che dopo la
seconda guerra mondiale nessun esercito regolare ha piu' vinto una guerra. I
francesi e gli Usa le hanno prese in Vietnam, i sovietici in Afghanistan,
l'esercito israeliano sebbene addestratissimo e molto motivato non e'
riuscito ad avere ragione di un popolo senza terra, anche gli Usa di nuovo
non hanno vinto in Kossovo, ne' in Afghanistan, ne' in Iraq: dovunque si da'
inizio a una guerra non la si finisce piu', si peggiorano le condizioni
generali e si lasciano piaghe purulente ovunque.
Davvero la guerra deve essere cacciata fuori dalla storia e con lei gli
eserciti e il militarismo, se vogliamo recuperare una idea e pratica di
stato sociale, che e' incompatibile con lo stato militarista.

3. PROPOSTE. UN "FORUM SALUTE MENTALE", RETE DI PRATICHE PER LA SALUTE E LA
CITTADINANZA
[Ringraziamo Peppe Dell'Acqua (per contatti: peppedellacqua at iol.it) per
averci inviato questo documento che  "vuole avviare un'ampia discussione
sull'attualita' della 'questione salute mentale' e rilanciare i temi
centrali della riforma. La proposta e' quella di costruire un'associazione,
la piu' larga possibile, che sappia dar voce a tutti i soggetti, individuali
e collettivi, che hanno attraversato da protagonisti in questi anni i
percorsi del cambiamento. La proposta sta raccogliendo adesioni e
suggerimenti utili. Dopo questa fase, sicuramente preliminare, altri
passaggi potranno essere organizzati e proposti dagli stessi aderenti al
Forum". Peppe Dell'Acqua, tra i protagonisti dell'esperienza del movimento
di psichiatria democratica, e' direttore del Dipartimento di salute mentale
di Trieste; tra i firmatari di questo documento vi sono alcune delle persone
piu' belle della lotta per la dignita' umana in Italia degli ultimi
cinquant'anni]
Un grande cambiamento si e' prodotto nel nostro paese in questi 25 anni di
vita della riforma psichiatrica, che ha chiuso i manicomi pubblici, ha
riconosciuto il diritto di cittadinanza alle persone con disturbi mentali e
ha avviato la formazione di un sistema di servizi di salute mentale che,
secondo dati recenti del Ministero della Salute, appaiono ormai diffusi in
tutto il territorio nazionale.
Questo cambiamento pone pero' con maggior forza e urgenza la questione della
qualita' di questi servizi che appaiono troppo spesso segnati da una
imbarazzante dissociazione tra pratiche ed enunciazioni teoriche, tra
principi e modelli organizzativi, tra risorse in campo e supporto alle
persone per le quali i servizi esistono. Il moltiplicarsi di positive
esperienze esemplari, presenti in tutto il territorio nazionale, rende
ancora piu' stridente questa dissociazione e ci obbliga ad aprire una
riflessione sulle ragioni che la determinano.
Si rilevano inoltre incertezze, inerzie, ritardi, passivita' e ambiguita' da
parte delle Asl e delle Regioni nel pianificare in modo chiaro e preciso le
linee di sviluppo e di trasformazione dei servizi di salute mentale, e
talora perfino scelte inaccettabili ed esplicitamente contraddittorie con lo
spirito della legge di riforma.
La persistenza di programmi formativi universitari avulsi dalla realta' dei
servizi, dalle indicazioni legislative nazionali e regionali, e
culturalmente lontani dalla esistenza e dalla vita concreta delle persone,
contribuisce ad allontanare ulteriormente lo sviluppo di servizi adeguati.
Tutto questo comporta che spesso i bisogni delle persone che si rivolgono ai
servizi e dei loro familiari restano tuttora senza risposta oppure ricevono
risposte riduttive, che producono condizioni di nuova istituzionalizzazione.
I firmatari di questo documento intendono aprire un Forum Salute Mentale in
cui sia possibile riavviare un dibattito critico, di merito e di metodo,
sulle pratiche, i dispositivi, le tecniche utilizzate, i modelli
organizzativi, gli strumenti amministrativi, le modalita' di allocazione
delle risorse.
La tutela effettiva dei diritti passa nello specifico in parte attraverso
adeguate, appropriate, efficaci risposte date dai servizi deputati e in
parte attraverso adeguate politiche sanitarie e sociali.
Con il Forum Salute Mentale si intende riavviare un dibattito su entrambi
questi ambiti, partendo dalle  questioni su cui e' maggiore e piu' diffusa
la preoccupazione.
Ad esempio, vi e' diffusa consapevolezza sulle forti criticita' che
presentano i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura negli ospedali
generali, sullo sviluppo incontrollato di strutture residenziali con le piu'
diverse tipologie e dimensioni, sullo stravolgimento di molti Centri di
Salute Mentale in mere catene di montaggio di visite ambulatoriali
incentrate esclusivamente sull'uso/abuso di psicofarmaci, sulla diffusione
di prestazioni psicoterapeutiche del tutto avulse dalla vita, dal contesto
sociale della persona che e' in difficolta' e dal suo percorso all'interno
dei servizi.
Si ripropongono inoltre interpretazioni regressive di mero controllo e
pratiche di coercizione e/o di rivisitazione di un obsoleto concetto di
pericolosita' sociale, sviluppando, in un circolo vizioso, comportamenti
coerenti con questa regressione culturale.
Permangono gli Opg, esiste il problema molto grave della salute della
popolazione in carcere, continuano ad essere date deleghe acritiche a
strutture private di puro contenimento, nascono forme nuove di internamento
verso nuovi soggetti senza colpa e senza diritti, gli immigrati. Mancano del
tutto, infine, strategie di informazione e di prevenzione e piu' in generale
di coinvolgimento della societa' sulla promozione della salute mentale.
Le questioni proprie dei servizi di salute mentale si ripropongono con
particolare drammaticita' in riferimento ai minori, agli anziani, alle
persone disabili, ai tossicodipendenti, agli immigrati. Attraversano, in
sostanza, tutte le aree "ad alta integrazione sociosanitaria" e si
ripropongono sull'intero campo del servizio sanitario in Italia.
I servizi di salute mentale sostenibili non possono che richiamare un
sistema di welfare di comunita' che implichi politiche coerenti tra Asl,
Comuni, Regioni e realta' organizzative del territorio quali privato
sociale, cooperative, volontariato, associazioni.
Il Forum Salute Mentale, partendo dai problemi della salute mentale, intende
implicare immediatamente nelle discussioni e nelle iniziative tutti gli
attori a vario titolo coinvolti nell'intero campo sanitario e nelle
politiche sociali ovvero operatori, amministratori, persone che si rivolgono
ai servizi, familiari, associazioni, cooperative, privato sociale,
volontariato nonche' altri soggetti che per professione o per sensibilita'
incontrano problematicamente le questioni della salute mentale quali ad
esempio insegnanti, professionisti diversi, magistrati e studiosi di
diritto, artisti, e/o persone impegnate nella lotta contro tutte le forme di
esclusione e per il riconoscimento ed il rispetto dei diritti.
Il Forum si propone di dar vita ad una nuova associazione nazionale. Entro
il mese di ottobre il Forum ed il suo programma verranno presentati in una
iniziativa pubblica.
Il Forum Salute Mentale auspica la costituzione di un Forum per la Salute in
Italia e intende contribuire alla sua realizzazione.
Chi intende dar vita, insieme ai promotori, all'associazione "Forum Salute
Mentale" puo' comunicare la sua disponibilita' sul sito internet:
www.forumsalutementale.it
Mario Novello, psichiatra; Maria Grazia Cogliati, psichiatra; Massimo Cozza,
psichiatra; Giovanna Del Giudice, psichiatra; Franco Rotelli, psichiatra;
Vito D'Anza, psichiatra; Laimer Armuzzi, sindacalista; Franca Ongaro
Basaglia, saggista; Ernesto Muggia, familiare; Vincenzo De Leo, psichiatra;
Sergio Piro, psichiatra; Giuseppe Dell'Acqua, psichiatra; Giampiero
Fiorillo, sociologo; Maria Grazia Giannichedda, sociologa.

4. RIFLESSIONE. BELA BALASZ: LA BELLEZZA DI GRETA GARBO
[Da Bela Balasz, Il film, Einaudi, Torino 1952, 1997, p. 311. Bela Balasz
(1884-1949), intellettuale ungherese - ma meglio sarebbe dire europeo,
poiche' una volta ebbe a esistere, da Platone ad Averroe', da Erasmo a
Mendelssohn a Montale, una patria dello spirito chiamata Europa - e' stato
uno dei grandi studiosi (meglio: pensatori; o anche: teorici, anzi, teoreti)
del cinema. Greta Garbo, nata a Stoccolma nel 1905 e scomparsa a New York
nel 1990, e' stata una delle piu' grandi presenze della storia del cinema;
per un avvio allo studio ci pare ancora assai utile il fascicolo monografico
a lei dedicato di "Cult movie. Bimestrale di cultura e politica
cinematografica", anno III, n. 12, ottobre-novembre 1982, con interventi e
documentazione (anche iconografica, assai ricca), filmografia, cronologia e
bibliografia]
Greta Garbo e' triste. Non solo in determinate situazioni, per certi precisi
motivi. La bellezza di Greta Garbo e' una bellezza sofferente, che avvolge
tutta la vita e tutto il mondo circostante. Questa tristezza e'
un'espressione esattamente determinabile: e' la tristezza della solitudine e
della estraneita', quella tristezza che non conosce la comunanza con gli
altri uomini. Nella figura della Garbo e' racchiuso il triste destino della
purezza di una interiore nobilta' ripiegata su se stessa, della
rabbrividente sensibilita' del "noli me tangere". Anche quando si immerge
nel personaggio di una corrotta sgualdrina. Il suo cupo sguardo nasce dal
profondo e penetra profondamente. Anche allora Greta Garbo si sente come
esiliata in terra straniera, e non sa come abbia potuto giungervi.
Ma perche' proprio questa singolare bellezza ha esercitato tanto fascino su
milioni di uomini che per essa hanno trascurato bellezze piu' rigogliose e
splendenti? Che significa l'espressione di quel volto?
Gli spettatori hanno immediatamente sentito che la bellezza di Greta Garbo
era piu' nobile e piu' pura di tutte le altre, e proprio perche' esprimeva
il dolore della solitudine e della estraneita'. Per quanto armoniche possano
essere le linee di un viso che sorride serenamente ed esprime felicita' e
letizia, null'altro possono svelare - nella societa' in cui viviamo - che
l'immagine di un uomo spiritualmente "primitivo". Anche il piccolo borghese,
privo di coscienza politica, sente che quella bellezza triste e sofferente,
la quale non puo' nascondere il ribrezzo di vivere in questo sporco mondo,
e' l'immagine di una umanita' piu' altamente organizzata, spiritualmente
piu' pura e moralmente piu' nobile. La bellezza della Garbo e', nel mondo
borghese, una bellezza di opposizione.
Nella fisionomia di Greta Garbo milioni di uomini scorgono una dolorosa e
passiva protesta. Milioni di uomini che forse non hanno ancora preso
coscienza della propria dolorosa protesta. Ma proprio per questo, essi amano
la bellezza di Greta Garbo, e la antepongono anche alla piu' bella di tutte
le altre bellezze.

5. MEMORIA. GIULIO VITTORANGELI RICORDA ALEXANDER LANGER
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it)
per questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'".
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate due belle raccolte di interventi: La scelta
della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti
1961-1995, Sellerio, Palermo 1996. Segnaliamo inoltre: Scritti sul
Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten,
Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a
"Notizie Verdi", Roma 1998. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio,
Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta
2000. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli
interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di
iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai
variamente dispersa). Si veda comunque almeno il fascicolo monografico di
"Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996; l'opuscolo di presentazione de
La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli'
(per richieste: tel. 054321422; fax 054330421), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000 (per richieste: tel. e fax 00390471977691).
La Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un CD-Rom su Alex Langer
(per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail:
azionenonviolenta at sis.it). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer
Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax
00390471977691; e-mail: langer.foundation at tin.it; sito:
www.alexanderlanger.it]
Il modo migliore per ricordare Alexander Langer e' farlo con le sue parole.
"Pagare il debito finanziario fa male al terzo mondo e produrrebbe guasti
che si ripercuotono anche sul Nord. Distruggere l'ambiente per ricavare
denaro danneggia anche noi. Invece va ripianato con urgenza il comune debito
ecologico, e sotto  questo profilo 'il Nord ha debiti molto maggiori del
Sud', e 'il Sud e' creditore del Nord' da molti punti di vista (persino
finanziario, sociale, culturale, lavorativo, sanitario, ecc.). Come si puo'
pensare che la Conferenza mondiale di Rio su 'ambiente e sviluppo' non debba
mettere al centro dei suoi lavori questo interrogativo? Quale negoziato,
quale nuovo ordine mondiale puo' venir fuori tra forti e deboli, tra
inquinatori ed inquinati, tra conquistatori e conquistati, se non si parte
da un riconoscimento della condizione reale - di debito e di ragioni - e non
si decide di porvi rimedio? Che senso avrebbe la conferenza di Rio se, a 500
anni dallo sbarco degli europei in America, non sapesse gettare le basi di
un nuovo patto tra Sud e Nord? Non e' solo questione umanitaria o ecologica
o di giustizia, ma anche di salute e di benessere nostro.
"Aumentare i prezzi dei prodotti agricoli, soprattutto del Sud, pagare piu'
care le risorse energetiche e le materie prime, interdire rigorosamente
l'esportazione di rifiuti tossici e di prodotti chimici pericolosi, bloccare
il traffico di armi, limitare la predazione dei mari, dei suoli e delle
foreste del Sud da parte delle nostre industrie, far pagare caro
l'inquinamento dell'atmosfera che viene dalle nostre industrie, dai nostri
veicoli a motore e dai nostri riscaldamenti non significa regalare qualcosa
al Sud, ma obbligare noi stessi a cercare vie piu' sostenibili per
continuare a produrre, a cambiare, a trasportare, ad alimentarci, ad avere
il necessario approvvigionamento energetico".
(Dall'intervento introduttivo della sessione della Campagna Nord-Sud: "500
anni bastano, ora cambiamo rotta", Genova, 1-3 novembre 1991).
*
Ed ancora, forse lo scritto piu' famoso: "La domanda decisiva quindi appare
non tanto quella su cosa si deve fare o non si deve fare, ma come suscitare
motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione
di rotta. La paura della catastrofe, lo si e' visto, non ha sinora generato
questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si puo' dire
delle leggi e controlli; la stessa analisi scientifica non ha capacita'
persuasiva sufficiente. A quanto risulta, sinora il desiderio di alternativa
globale - sociale, ecologica, culturale - non e' stato sufficiente, o le
visioni prospettate non sufficientemente  convincenti. Non si puo' certo
dire che ci sia oggi una maggioranza di persone disposta ad impegnarsi per
una concezione di benessere cosi' sensibilmente diversa come sarebbe
necessario.
"Ne' singoli provvedimenti, ne' un migliore 'ministero dell'ambiente', ne'
una valutazione di impatto ambientale piu' accurata, ne' norme piu' severe
sugli imballaggi o sui limiti di velocita' - per quanto necessarie e
sacrosante siano - potranno davvero causare la correzione di rotta, ma solo
una decisiva rifondazione culturale e sociale di cio' che una societa' o in
una comunita' si consideri desiderabile.
"Sinora si e' agito all'insegna del motto olimpico 'citus, altius, fortius'
(piu' veloce, piu' alto, piu' forte), che meglio di ogni altra sintesi
rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civilta', dove
l'agonismo e la competizione non sono la motivazione sportiva di occasione
di festa, bensi' la norma quotidiana ed onnipervadente. Se non si radica una
concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in
'lentius, profondius, suavius' (piu' lento, piu' profondo, piu' dolce), e se
non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo
provvedimento, per quanto razionale, sara' al riparo dall'essere
ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso.
"Ecco perche' una politica ecologica potra' aversi solo sulla base di nuove
(forse antiche) convinzioni culturali e civili, elaborate - come e' ovvio -
in larga misura al di fuori della politica, fondate piuttosto su  basi
religiose, etiche, sociali, estetiche, tradizionali, forse persino etniche
(radicate, cioe', nella storia e nell'identita' dei popoli). Dalla politica
ci si potra' aspettare che attui efficaci spunti per una correzione di rotta
ed al tempo stesso sostenga e forse incentivi la volonta' di cambiamento:
una politica ecologica punitiva non avra' grandi chances nella competizione
democratica".
(Dall'intervento "La conversione ecologica potra' affermarsi solo se
apparira' socialmente desiderabile" tenuto ai Colloqui di Dobbiaco '94 sul
"Benessere ecologico", settembre 1994).
*
Poi l'addio a Petra Kelly ("il volto piu' conosciuto dei Gruenen" tedeschi),
su "Il manifesto" del 21 ottobre 1992: "Forse e' troppo arduo essere
individualmente degli Hoffnungstrager, dei portatoti di speranza: troppe le
attese che si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che
inevitabilmente si accumulano, troppo le invidie e le gelosie di cui si
diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l'umanita' e di amori
umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra cio' che
riesce a compiere".
*
Il biglietto d'addio, Pian dei Giullari, 3 luglio 1995: "I pesi sono
divenuti insostenibili, non ce la faccio piu'. Vi prego di perdonarmi tutti
anche questa mia dipartita. Un grazie a coloro che mi hanno aiutato ad
andare avanti. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di
coloro che hanno aggravato i miei problemi. 'Venite a me, voi che siete
stanchi ed oberati'. Anche nell'accettare questo invito mi manca la forza.
Cosi' me ne vado piu' disperato che mai. Non siate tristi, continuate in
cio' che era giusto".

6. MAESTRI. ALDO CAPITINI: INNO
[Da Aldo Capitini, Colloquio corale, Pacini Mariotti, Pisa 1956, riportiamo
l'Inno alle pp. 47-57 (il libro si compone di sette testi, tutti in versi:
Coro, Episodio, Canto, Invocazioni, Storia, Inno, Epilogo). Aldo Capitini e'
nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario,
infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto
a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della
nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli
scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio
di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di
testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle
conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di
Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della
nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti
autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova
edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul
Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.cosinrete.it]

I.
Dopo tanta speranza e molto d'ombra,
la passione dell'intimo e' concreta,
e tutti unisce corale ed aperta.
Misurati respiri in se' la dominano.
Fuggente ordina le cose del mondo,
conscia dell'arrivo alle vette, d'alte luci,
Non si volge ai molli richiami delle notti.
Con braccio fermo propaga le musiche,
rapida sorride entro la geometria.
Illumina le acque a fugare ambigue Sirene.
Le informi fiamme la imitano invano.
Lieta d'individuarsi nel pensiero,
di dimorare partecipando nei cuori;
perche' sorgano case da disegnate linee,
e per offrire un letto ai figli stanchi,
quando le acque assalgono notturne gli scogli.
Meglio amare, per poter anche pensare.
I volti si cercano instancabili in silenzio.
L'innamorato, come dopo una corsa,
volge la prima parola d'amore.
Cercando il canto, in cambio delle felicita' perdute,
e' piu' che la pace tra gli archi della prosperita':
i paesaggi innocenti, intimo il dolore.
Il pensiero assume anche i crolli polverosi,
le epoche geologiche non sono l'anima,
il giro dell'anno non e' un assoluto,
attraverso l'intimo scompare la nascita.
Hanno ragione i giovani di sorridere forti,
e' piu' che da re aggiungersi costante.

II.
Alta passione da culmini purificati.
E' pronta a perdere ogni cosa del mondo,
obliando di difendere la vita ed il sonno,
perche' oramai ogni istante e' assoluto,
e al posto del mezzo, presente e' il fine.
Nell'umilta' di servire, in ogni situazione,
fedele alle parole nel pronunciarle,
parla al sasso perche' non vien piu' dal passato,
in un'infinita lealta' assume ascoltando.
Il cuore dal suo oscuro si illude di chiamare
con i crampi alla quiete l'individuo:
meglio fa la musica alzando un tema,
impetuoso come un cerchio sempre aprentesi,
una realta' che non conserva nulla per se':
sprezzando l'utilita' dell'aver cose,
e la potenza di un nome in mezzo agli altri.
Quanto e' piu' vero lo spazio dentro la musica,
quelle linee vigorose, quel prima e quel poi!
Insegna fermamente un'armoniosa misura
alle frotte silenziose dei pini sui poggi,
al fiore che si regge sullo stelo con grazia:
il tramonto sta aureo sulla linea dei colli,
gli animali vengono su, sbigottiti e affettuosi;
e il pensiero s'incontra lieto con il ritmo.
Voi che avete vicino strumenti di musica,
e un canto, ecco aprite con amore il silenzio.
Questa e' la gioia, gli occhi splendono soavi,
purificati da ogni ammiccare furbesco.
Su, dolce alacre e' l'ora, e siamo insieme.

III.
Piu' alto lo squillo, che sovrasti col suo tema,
un ragionare solenne alla presenza di tutti:
estasi da un centro consapevole, crescente
luce alimentata generosamente dall'ombra.
Trovato un parlare anche ai desolati paesaggi.
Il singolo canto si volge filiale al coro,
e il coro e' piu' che fraterno al canto. Tutto, tutto,
e allo sguardo che chiede, la risposta di pace.
Lieto chi ha colto in tempo dopo l'attesa
il risolutore secreto della festa.
Sulla tovaglia un angelico raggio si e' posato;
anche la festa e' serena attesa di altro,
desiderare sempre di la' dal piacere la gioia,
e di la' dalla gioia stato attivo e puro.
E' bello ancora attendere e ascoltare,
e l'universo ha momenti di oblio,
ansie di apertura, non e' utilitario,
a toccarlo vibra di vita ma vuole anche altro;
su, non diamo le favole guardanti al passato;
maggiore e' la bonta' rivolta al futuro.
Perche' non dare un sorriso al beffardo che insegue?
Scalando sulle tentazioni, il linguaggio
diventa quasi incomprensibile per la gioia.
L'intimo risorge donando armonia.
Si era incarnato nei limiti, ma era di piu':
perduta di vista la casa nativa, che importa?
Raggiunta e' la certezza, e finite le angustie.
Ogni incontro un allietato abbraccio,
e poi lasciarsi colmi senza parola.

IV.
Per ancora piu' di luce ecco i fanciulli,
che giuocano e scoprono gridando gli scherzi,
e l'occhio di meraviglia per il cader della neve,
le forme nuove fuori della casa.
Insieme con loro l'intimo si fa intento,
per dare il meglio del nostro passato
a tanto entusiasmo, a quei volti puri,
inconsci della loro bellezza, mirabile
realta' e natura accostata ai nostri travagli.
Ormai non puo' stare tranquillo l'oscuro
colloquio dell'individuo con se' stesso:
lo guardan tutti con animo di perdono,
pronti a dare una mano verso l'aprirsi.
E perche' la paura del dolore,
che tra poco non e', e intanto tutto intorno
il mondo diviene liberante concorde?
Prima di ogni sensazione e' l'atto.
Sopra la felicita' fare e dare sono solenni.
Oh finalmente un'energica lentezza,
da un infinito silenzio sempre sorgente,
ed offrire cose essenziali, semplici, vere.
Finito e' il timore di essere cosa molesta,
un brutto volto, una voce sgradita, un proporre
idee da correggere subito o ritirarle,
come l'esistere fosse una cosa che passa,
per liberare il posto ad altro, e finire.
Pace, nel dire tu, l'unita' eterna;
sostenendo le avversita' perche' svanienti,
osare le somme idee del cuore persuaso.

V.
La presenza redime gli angoli dimenticati.
L'aria stagnava li' invidiando la gioia
di stare nel volo ampio dei venti,
la volutta' di essere attraversata dalla luce,
di chinarsi ascoltando le piante dei prati,
di girare attorno alla spiga superba
e di sorridere ai fiori scoperti,
volando alla nobile chioma aerea del pino,
e da li' guardare i campi assolati;
ed anche l'ansia di correre qua e la',
al sopraggiungere dello scuro temporale,
dal riparo chiudendo gli occhi ai baleni;
eppure guardando curiosa le mille
braccia infurianti dell'uragano;
e lui scomparso negli abissi dello spazio,
spingersi sul paesaggio idilliaco,
mentre dal volto madido le piante
occhieggiano, e tornano a librarsi
gli odori della pace vegetale.
La presenza dall'angolo rifiutato si apre:
vi abitava la rinuncia, e vi era finita
una polvere pallida e svigorita, lasciando
l'altra polvere aggressiva nel mondo;
forse in un istante d'autunno una luce
era caduta li', e l'angolo aveva
alzato gli occhi ciechi invocando un perche',
tra oggetti antiquati e spaccati dalla vita,
lamento silenzioso per una forma perduta,
costretto all'umilta' di non disturbar piu' nessuno.

VI.
O festiva presenza, tu liberante,
possibilita' aperta all'impossibile
(che se ne stava impermalito lassu')
di solcare la pienezza del reale nel mondo,
di trasformare i crepuscoli serali.
Chi mai chiude nelle leggi di citta' monotone,
e toglie la gioia agli animali, tutti
mutati in uccelli notturni sonnolenti?
Ad un tratto il presente rivela
che porta una realta' superiore all'attesa;
domenicale presenza, che fughi
gli eventi come polvere, e guidi per mano
le persone dalle mute scene, i fratelli
che si lamentavano strazianti su quel letto,
li conduci, angelo intrepido, qui;
ed anche gli animali dai mattini
della loro vita, e scacciati dalla realta',
rivivono, impossibili, qui per il presente;
i colombi che venivano alla finestra
aperta al sole che saliva sull'orizzonte,
e andati da anni e anni nell'ignoto,
o alta presenza, ritornano all'atto
tuo di aprirti liturgica qui.
O intrepida presenza, qui c'e' una battaglia:
non puo' esser che cresca soltanto il passato,
e allora tu veloce intervieni per amore
di cio' che al cospetto della potenza e' minimo,
e doni un'apertura che supera in assoluto
quanto mai possa crescere il passato.

VII.
Bello arriva il mattino, maestro di energia,
pronto al nuovo e libero come un fanciullo.
Tra monte e monte s'apron golfi di luce,
la casa si pulisce, e bianchi colombi
a coppia fendono da tetto a tetto piu' alto.
Oh che resti dimenticata la sera,
le sue vivide luci, e il cedere alla notte:
o mattino, la purezza, tua sorella maggiore;
l'animo durante la notte sperava;
meglio la consumante veglia e la rinuncia,
che il sonno con i suoi sogni del mondo.
Austerita' che invoca le musiche il lavoro.
Il femminile tumulto delle serre di fiori,
dominato di colpo; e nell'alta aula
delle distanze siderali, altre dimensioni,
sorriso ai troni sopra le nubi vuoti.
Il dove e il quando, piccoli sulla terra.
Finalmente gli sguardi le voci valgono di piu'.
Da una nonmenzogna piu' interna del fare,
il silenzio e' sobrio come l'aria d'inverno.
Essere dalla chiarezza e' come da un infinito,
illuminato nell'incuranza delle angustie.
L'austerita' prepara un posto sereno,
e sdegno alle tante vilta' per liberare,
non e' suo un esistere che sia separato.
Perche' ha un infinito puo' guardare le forme,
anche le foglie degli alberi, appassionate:
tiene in mano gli schemi del reale;
lieta nel rispetto, ma piu' nell'aprire.

VIII.
Confessarsi alla liberta', abitudine somma;
mentre tanti corteggiano i potenti,
e guardano dal sotto in su i tiranni
quando lenti traversano le citta',
struggendosi in invidia di esser veduti
nel gruppo e di raccontarsi parenti;
meglio guardare sereni: il rumore del trionfo
e' come un fiume che si e' sporcato.
Meglio decidere e fare, al servizio
del pronto cuore, e lottar contro il mondo,
unendo sempre piu' nel tu le persone.
Da qui l'inizio certo di un infinito,
e andare, come aspettando, incontro al vivente:
s'apre pari a una luce sicura di se' il tu,
salendo lieto dal grembo delle musiche,
imperterrito alle minacce dei potenti,
e si pone vicino ad ascoltare e parlare.
chino mitissimo ai fratelli moribondi:
e' impossibile che non veda stoltezze e perfidie,
ma vince la tentazione che tutto sia annientato,
per scoprire tra l'ombre del mondo faticoso
uno sguardo che insiste e che si apre,
Felici coloro, pronti a lasciare ogni cielo
di pace di felicita' di lavoro,
perche' hanno saputo di dannati in eterno:
si sono levati per scendere laggiu',
e liberare portando un insperato perdono,
e unendoli; perche' che cosa e' la gioia,
se non si e' tutti nel silenzio e nel canto?

IX.
Dentro questo tempo che guardava freddamente,
e questo spazio dove trionfava la mole,
in questa prigione che circondava e stringeva,
un'altra realta' e' giunta alla nostra tensione?
Silenzio che dai la realta' nuova,
con l'orgoglio che sia il tuo momento,
festivo, punto certo, illuminato
come una barba bianca dai raggi del mattino,
agile nelle ampiezze ed ai dirupi,
disceso di la' dove stavi tra albero ed albero,
lontano dall'odore di strade asfaltate,
gli uccellini narravano a te per andarsene poi,
e la bianca farfalla ti attraversava obliqua,
chissa' perche' frettolosa, e a momenti
il vento montava alto in flutti aerei,
ed era piu' nulla, brillando le foglie
al sole: silenzio, ammonimento
al rovesciarsi in impulsi vitali,
tu solo veramente conscio di altro,
etereo accompagnatore di anime.
O realta' liberata, la pace dei fragili,
la bonta' dei silenziosi e' con te,
ecco c'eri tu, avvertita dai profeti,
come i ciechi indovinano le arcate delle chiese,
aspettare aspettare questa era la forza,
non credere al tempo, allo spazio e agli eventi;
le catastrofi fanno galoppate
inutili davanti alla tua alba, e tutto
e' pronto a giocare perche' il domani e' sicuro.

X.
O realta' liberata, accanto al nostro atto.
Bisogna volare col tuo annuncio, e portarlo
dentro gli alberi affaticati densi di fronde,
anche alle pietre finisce la solitudine;
gli occhi volevano vedere piu' che cose,
avere fratellanza di luce, sentirsi
insieme, darsi, e il pensiero esser caldo e vivo,
come un amico chiaro tra amici;
unire la grazia di architettonici giardini
ed il vigore lirico delle orchestre,
i gridi incrociati delle rondini
nel giugno che sobrio spumeggia,
e i silenziosi sentieri che immettono ai boschi.
C'era molto di piu' che sensazioni e ricordi,
il corpo irrequieto si moveva per altro,
e il cuore cerco' di rivolgere tu leali,
fermissimi anche nelle ripulse ed assenze,
e quando la morte lasciava un corpo immoto.
Sanno bene i fanciulli che impostare un giuoco
e' trascendere gli oggetti consueti.
La sintesi vera e' solo con l'imprevisto.
Staccarsi da una causa che sta alle spalle,
e aprirsi a un ordine che giunge supremo,
non tremando a una liberta' ecco infinita.
Non fate un estremo omaggio ai morti, c'e' altro.
Anche il suono di campane prepara soltanto,
e parlando le orchestre, ecco un passo sublime.
Chi e' piu' consumato dal mondo, lo sa.
Amare, rinascere insieme, cielo aperto.

7. RIVISTE. "QUI. APPUNTI DAL PRESENTE"
"Qui. Appunti dal presente", n. 8, estate 2003: fascicolo monografico sul
tema "Di guerra", in 122 pagine quasi un diario collettivo in forma di
colloquio di intellettuali e  militanti pacifisti tra marzo e aprile 2003.
Per contatti: via Bastia 11, 20139 Milano, e-mail: massimoparizzi at tin.it,
sito: www.quiappuntidalpresente.it

8. LETTURE. GRUPPO SOLIDARIETA': I SOGGETTI DEBOLI NELLE POLITICHE SOCIALI
DELLA REGIONE MARCHE
Gruppo solidarieta', I soggetti deboli nelle politiche sociali della Regione
Marche, Moie di Maiolati Spontini (An) 2003, pp. 112, euro 9. Una raccolta
di puntuali interventi del "Gruppo solidarieta'" (una esperienza di
volontariato attiva nella provincia di Ancona dal 1980; per contatti:
e-mail: grusol at tin.it, sito: www.comune.jesi.ancona.it/grusol) sulle
politiche sociali della Regione Marche, dal punto di vista dei bisogni e dei
diritti delle persone sofferenti, oppresse ed emarginate.

9. RILETTURE. ANNA BANTI: IL CORAGGIO DELLE DONNE
Anna Banti, Il coraggio delle donne, La tartaruga, Milano 1983, pp. 164,
lire 12.000. Cinque racconti della grande narratrice e saggista.

10. RILETTURE. ELENA CROCE: LA PATRIA NAPOLETANA
Elena Croce, La patria napoletana, 1974, Adelphi, Milano 1999, pp. 142, lire
15.000. Uno studio su Gaetano Filangieri e Napoli tra Settecento e
Ottocento, non solo: vi e' tutto lo stile - e l'acume, e il garbo,
l'erudizione e la levita' -  di Elena Croce (1915-1994), la sua prosa ad un
tempo nobile e limpida, la sobrieta' ed eleganza del suo cercare,
comprendere, narrare, interpretare, scrivere come atto di amicizia
all'umanita'.

11. RILETTURE. S. GIOVANNI DELLA CROCE: OPERE
S. Giovanni della Croce, Opere, Postulazione generale dei carmelitani
scalzi, Roma 1991 (sesta edizione), pp. XLVIII + 1342. Il volume reca anche
la lettera apostolica di Giovanni Paolo II dedicata al mistico spagnolo nel
quarto centenario della morte.

12. RILETTURE: JAYAPRAKASH NARAYAN: VERSO UNA NUOVA SOCIETA'
Jayaprakash Narayan, Verso una nuova societa', Il Mulino, Bologna 1964, pp.
XLVIII + 252. "Tre saggi sui problemi dell'India e del socialismo", con
un'ampia introduzione di Carlo Doglio, e in appendice un intervento di
Vinoba su Socialismo e sarvodaya, e uno di E. F. Schumacher su Principi di
un'economia nonviolenta. Jayaprakash Narayan, nato nel 1902, e' stato una
delle figure di maggior rilievo della lotta di liberazione dell'India e uno
dei dirigenti politici piu' stimati, nel 1957 ha lasciato la vita politica
ufficiale per impegnarsi nel movimento Sarvodaya promosso da Vinoba.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 627 del 30 luglio 2003