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La nonviolenza e' in cammino. 624
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 624
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 26 Jul 2003 17:48:23 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 624 del 27 luglio 2003 Sommario di questo numero: 1. Un appello per la solidarieta' ai magistrati Ilda Boccassini e Gherardo Colombo 2. Giovanni Sarubbi: buon cammino da Assisi a Gubbio 3. Nadia Cervoni: una nuova udienza del processo a Leyla Zana 4. Chiara Schiavinotto: cinque finanziamenti alle banche dei poveri in America Latina 5. Maria G. Di Rienzo: ancora sui mantenitori della pace 6. La newsletter di "Bandiere di pace" 7. Fatima Mernissi: l'apparizione 8. Silvia Vegetti Finzi: cosi' intenso 9. Corso di formazione per i Corpi civili di pace 10. Riccardo Orioles presenta "Genova, nome per nome" di Carlo Gubitosa 11. Ida Dominijanni presenta "Il soggetto scabroso" di Slavoj Zizek 12. Anna Chiesura intervista Euclides Andre' Mance 13. "Dignitas. Percorsi di carcere e di giustizia" 14. La newsletter del "Movimento di Cunegonda" 15. Riletture: Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio, Mani pulite. La vera storia 16. Riletture: Gherardo Colombo, Il vizio della memoria 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. HIC ET NUNC. UN APPELLO PER LA SOLIDARIETA' AI MAGISTRATI ILDA BOCCASSINI E GHERARDO COLOMBO [Da "Le girandole" (per contatti: legirandole at tiscali.it), gruppo di donne tra le principali animatrici dell'esperienza dei girotondi in difesa della legalita' e della democrazia, riceviamo e diffondiamo questo appello, cui aderiamo ed al quale invitiamo tutti i nostri interlocutori ad aderire. Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sono due magistrati giustamente stimati ed ammirati per il loro limpido e coraggioso impegno contro i poteri criminali, i poteri occulti, l'economia illegale, il regime della corruzione] Vi invitiamo ad esprimere solidarieta', con parole vostre, ai magistrati Gherardo Colombo e Ilda Boccassini della procura di Milano indagati dal tribunale di Brescia. Gli indirizzi di posta elettronica dei magistrati sono: - ilda.boccassini at giustizia.it - gherardo.colombo at giustizia.it 2. INIZIATIVE. GIOVANNI SARUBBI: BUON CAMMINO DA ASSISI A GUBBIO [Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: gsarubb at tin.it) per questo intervento. Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org). Come e' noto, si svolgera' dal 4 al 7 settembre 2003 la camminata da Assisi a Gubbio (piu' precisamente: il 4 e il 5 si svolgera' la camminata vera e propria, ed il 6 e 7 a Gubbio vi saranno iniziative varie, una festa e un convegno) promossa dal Movimento Nonviolento come prosecuzione della marcia Perugia-Assisi per la nonviolenza che si tenne nel settembre 2000; in preparazione di questa iniziativa, cui tutte le persone amiche della nonviolenza sono chiamate a partecipare e contribuire (per informazioni, contatti, adesioni: e-mail: azionenonviolenta at sis.it; sito: www.nonviolenti.org), da alcuni mesi e' stato promosso un percorso di riflessione articolato in "dieci parole della nonviolenza"] Non potro' partecipare alla camminata nonviolenta Assisi-Gubbio che si svolgera' dal 4 al 7 settembre 2003. Ma il tema della camminata mi affascina perche' e' qualcosa che fa parte da tempo della mia riflessione personale di giornalista impegnato sui temi della pace, della nonviolenza, del dialogo ecumenico ed interreligioso. Il tema, mi sembra, e' quello della riscoperta di un vocabolario minimo della nonviolenza che possa diventare patrimonio comune di tutti gli uomini e le donne di questo nostro tempo nel quale le parole, tutte le parole piu' importanti della vita sociale, sembrano aver perso il loro significato. La camminata, infatti, si sviluppera' come riflessione su dieci parole che sono: forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia, liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione. Su ognuna di queste parole sono state sviluppate interviste o riflessioni affidate a singoli partecipanti alla camminata per dare loro un senso e consentire che alla fine della camminata possa esserci una sintesi utile ad essere diffusa largamente nella societa'. Come giornalista sono affascinato dalle parole, dal loro significato profondo, dal contesto nel quale esse sono usate, da come poi queste parole vengono interpretate e vissute dalle grandi masse che le "subiscono" attraverso i grandi mezzi di comunicazione di massa (Tv, radio e quotidiani in primo luogo). "Parole", ma non solo parole scritte. Parole che vengono veicolate anche attraverso immagini, colori, musica per essere ancora piu' incisive. Parole che i mezzi di comunicazione scaricano a senso unico sulle persone che non possono far altro che "subire" il fiume di parole, immagini, suoni che gli vengono scaricate addosso. E anche quando a qualcuno e' consentito interagire con questi mezzi di comunicazione (vedi le varie rubriche radiofoniche o televisive nelle quali i semplici cittadini apparentemente dicono la loro), questo avviene attraverso filtri politici ed ideologici molto forti, all'interno di un copione scritto da altri con le persone comuni usate come comparse da buttare via immediatamente. Mezzi di comunicazione di massa asserviti ad una logica di morte e di guerra, di business ad ogni costo, con le persone considerate come semplici consumatori di merci. Mezzi di comunicazione di massa impegnati percio' a stravolgere il senso di parole come forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia, liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione, quelle stesse parole che la marcia nonviolenta Assisi-Gubbio ha posto alla base della propria riflessione. Ma forse la cosa piu' importante, che puo' considerarsi come un vero e proprio dramma della nostra epoca, e' quella di avere mezzi di comunicazione di massa impegnati a dire bugie su larga scala e a sostenerle con tutti i mezzi possibili soprattutto attraverso la pubblicita' che e' diventato il modo preminente di comunicazione con la gente comune. Pubblicita' che affascina a tal punto la gente comune che sempre piu' spesso e' portata ad avere come argomento di discussione con le altre persone i contenuti delle pubblicita' o di trasmissioni come "Il grande fratello", o delle vicende di personaggi inventati come i protagonisti di telenovelas. Pubblicita' e telenovelas diventati oramai parte della "cultura" collettiva delle nostra epoca e che costituiscono la vera palla al piede di qualsiasi istanza pacifista e nonviolenta. E allora parlare di forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia, liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione, deve servirci a ridefinire un vocabolario minimo della nonviolenza che possa mettere in discussione quello che i grandi mezzi di comunicazione ci propinano. Cosi' "liberazione" non puo' essere sinonimo di "liberazione armata"; "liberta'" non puo' piu' essere sinonimo di "liberta' di uccidere, rapinare, violentare le persone e l'ambiente". In definitiva occorre chiedersi che cosa significano per la gente comune ognuna delle parole su cui rifletteranno i partecipanti alla camminata nonviolenta Assisi-Gubbio, e su come queste parole vengono utilizzate dai mezzi di comunicazione di massa. Potremo cosi' ridare alle parole il loro reale valore e trasformarle poi in comportamenti di pace e azioni nonviolente. Ed e' questo l'augurio che formulo ai partecipanti alla camminata nonviolenta Assisi-Gubbio. Certo la sproporzione dei mezzi a disposizione del fronte della guerra sembra essere incolmabile. La battaglia sembra essere persa in partenza. Ma la storia dell'umanita' e' piena di eserciti superpotenti finiti in malora e sconfitti da eventi apparentemente ridicoli e su cui nessuno avrebbe scommesso nulla. La storia di Davide e Golia, antichissima, credo stia li' a darci speranza e a farci impegnare fino in fondo per la pace e la nonviolenza. Ed e' con questa speranza e questo impegno che mi uniro' idealmente a tutti i partecipanti alla marcia nonviolenta Assisi-Gubbio a cui auguro "buon cammino". 3. DIRITTI UMANI. NADIA CERVONI: UNA NUOVA UDIENZA DEL PROCESSO A LEYLA ZANA [Da Nadia Cervoni (per contatti: giraffan at tiscalinet.it, sito: www.donneinnero.org) riceviamo e diffondiamo. Nadia Cervoni e' impegnata nelle Donne in nero ed in numerose iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza. Leyla Zana, intellettuale kurda, tra le figure piu' significative dell'impegno per i diritti umani, eletta al Parlamento della Turchia, ha subito durissime persecuzioni e la privazione della liberta' per il suo impegno per i diritti del suo popolo, la democrazia e la dignita' umana; e' in corso una campagna internazionale per la sua liberazione] Ankara 18 luglio 2003: quinta udienza del processo a carico di Leyla Zana, Hatip Dicle, Orhan Dogan, e Selim Sadak a seguito della sentenza della Corte suprema europea per i diritti umani che in data 17 luglio 2001 ha imposto alla Turchia di ripetere il processo a carico dei quattro deputati curdi del disciolto partito Dep, condannati nel 1994 dal Tribunale di sicurezza di Ankara a 15 anni di prigione dopo un processo giudicato in violazione dei diritti umani. L'atmosfera e' quella dei giorni importanti. Arriviamo con un po' di anticipo davanti al palazzo della Corte di sicurezza di Ankara, un enorme bunker completamente grigio e minaccioso. Dopo un attimo arriva il blindato che porta gli imputati. Scoppia un applauso tra la folla in attesa. Il blindato non ha ovviamente finestre ma solo piccole fessure in alto. E' da una di queste fessure che, mentre il blindato fa manovra, si sporgono due mani minute e ammanettate che salutano e fanno il segno della liberta'. Cosi' Leyla Zana ha risposto all'applauso che l'ha accolta prima che il blindato venisse inghiottito dal portone del tribunale riservato al passaggio di detenuti e forze dell'ordine. Con una forte emozione mi avvio insieme agli altri verso l'entrata a noi consentita. Nessuno ci ferma, controlli di routine all'entrata per ottenere il "passi" ed eccoci al primo piano davanti all'aula del tribunale in attesa che ci sia consentito l'accesso. Chi ha gia' assistito alle precedenti udienze si meraviglia dell'assenza di impedimenti per farci assistere al processo; prendiamo tutto cio' come buon auspicio. Continua ad arrivare gente, molti si abbracciano e in ogni saluto una grande speranza di giustizia. Le delegazioni internazionali si presentano, non molte, quella italiana sembra la piu' numerosa; facevano parte della delegazione italiana Luigi Vinci e Luisa Morgantini, europarlamentari; Elettra Deiana e Silvana Pisa, parlamentari; Stefano Squarcina del Gue, Silvana Barbieri di Punto Rosso, Nadia Cervoni delle Donne in nero. C'e' anche un funzionario dell'ambasciata italiana accompagnato da un collaboratore e da un interprete. L'ambasciata italiana e' l'unica ad aver assistito a tutte le udienze. Un europarlamentare a turno inviato dal parlamento europeo, questa volta e' toccata a un europarlamentare di origine turca eletto in Germania. C'e' la rappresentante ad Ankara della Commissione europea. Man mano che l'androne si riempie anche io incontro qualche volto amico, sono le donne che ho conosciuto durante le visite precedenti: Reyan, avvocata dell'associazione dei diritti umani a Diyarbakir che fa parte del collegio di difesa; le due sindache elette nella regione kurda/turca nelle liste del Dehap, il partito a rappresentanza kurda escluso nelle ultime elezioni politiche per non aver raggiunto la soglia altissima del 10%. Con Luisa Morgantini andiamo a conoscere la figlia di Leyla Zana, giovanissima, dolcissima e molto riservata. Si apre la porta, in un attimo l'aula si riempie, circa 200 persone, mi ritrovo in prima fila nei posti tacitamente riservati alle delegazioni. Una balaustra bassa divide i due settori dell'aula, in una parte il pubblico che assiste, l'altra parte riservata agli attori del processo: la presidenza della Corte, tre giudici, seduta su uno scranno molto alto, e accanto il pubblico ministero; in basso il collegio della difesa, dodici avvocati che si dividono un unico tavolino. Al centro il posto per gli imputati che daranno le spalle al pubblico. Per ultimi saranno loro ad entrare nell'aula, sorridenti e sereni, e se la loro intenzione e' quella di non dare a vedere la pena per gli ormai quasi dieci anni trascorsi in carcere, ci riescono perfettamente. Confesso che il loro comportamento mi spiazza tanto da farmi vivere questa particolare giornata in un'atmosfera surreale con la consapevolezza che poteva accadere di tutto. Questa sara' la giornata dei testimoni della difesa, ne sono stati ascoltati sei, tutti interrogati dal presidente della corte che alla fine di ogni testimonianza detta la sintesi all'impiegata addetta che trascrive al computer. Se si possono ipotizzare motivi per questa palese parzialita', e' veramente difficile far rientrare il tutto nello svolgimento di un processo equo e trasparente. Questa, ci e' stato detto, e' la procedura per i processi che si svolgono in Turchia, che non prevede nemmeno la facolta' per gli avvocati difensori di rivolgere direttamente domande ai testimoni, siano essi d'accusa che di difesa. Occorre sempre rivolgersi al presidente della corte che decide se rivolgere egli stesso ai testimoni la domanda che gli viene proposta mentre il pubblico ministero puo' rivolgersi direttamente sia agli imputati che ai testimoni. Non avrei capito ugualmente una parola perche' ovviamente si e' parlato in turco, pero' mi sono chiesta come il collegio di difesa abbia potuto seguire tutto lo svolgimento del processo visto che ogni volta che il presidente dettava la sintesi all'addetta, abbassava oltre ogni limite il tono della voce, agevolato anche dall'assenza totale di microfoni; certo se anche gli avvocati difensori avessero, come ce l'ha invece il pubblico ministero, un monitor sul quale poter controllare la trascrizione, la violazione del diritto mi sarebbe apparsa meno palese e comunque perche' mai non affidare gli atti processuali alla verbalizzazione diretta. Appena entrata in aula ho notato una grande scritta che mi sono fatta tradurre: "lo Stato si basa sul diritto". Sinceramente l'unico diritto che mi si e' palesato in quell'aula di tribunale e' stato quello della menzogna e dell'arroganza del potere. Durante lo svolgimento del processo ogni tanto gli imputati giravano la testa verso il pubblico per salutare con gli sguardi, noi avevamo qualche possibilita' in piu' di movimento, un ciao accennato con la mano, un bacio lanciato furtivamente ma niente di piu', io e altre siamo state riprese dal commesso semplicemente perche' masticavamo gomma, le poche traduzioni dovevano essere bisbigliate per non essere ripresi e forse allontanati. Leyla Zana, che non era intervenuta all'udienza precedente, fa un intervento politico, sfruttando l'occasione non tanto per dimostrare la sua innocenza quanto per continuare a mandare messaggi sulla necessita' di arrivare ad una convivenza in Turchia tra curdi e turchi fondata sulla pace e sul rispetto dei diritti. Anche questa volta affida a un'espressione poetica il suo messaggio di pace: "solo se la Turchia riuscira' a diventare un giardino pieno di fiori di tutti i colori, potra' sperare di entrare in Europa con i valori della pace e della giustizia". Questo e' quanto sono riuscita a capire dalla traduzione resa difficile dalla situazione; presto Silvana Barbieri, presente a tutte le udienze, ci fara' avere il resoconto piu' preciso di tutta l'udienza grazie anche all'infaticabile assistenza della nostra amica Lerzan, una donna turca che parla molto bene l'italiano e che da tempo sostiene la causa kurda; il suo impegno maggiore e' con l'associazione per i diritti umani, l'Ihd. A fine giornata, quando la Corte rientra dopo essersi ritirata per circa 15 minuti, affido allo sguardo di una giovane curda che siede accanto a me e che poi avrei rincontrato ad Istanbul all'associazione degli scomparsi, l'unica possibilita' per me di una traduzione simultanea. Dai suoi occhi avrei capito e cosi' e' stato, poi ho avuto anche la traduzione: "la corte respinge la richiesta della difesa per la liberta' provvisoria agli imputati e fissa la prossima udienza per il 15 agosto". Questo e niente altro, gli imputati si sono alzati di scatto regalando un ampio e tragico sorriso a tutti noi, e mentre noi tutti li salutavamo si sono avviati verso l'uscita a loro riservata che ha inghiottito anche i quattro militari armati di mitra che durante tutto il processo facevano da scudo tra noi e gli imputati, e dietro loro i circa trenta gendarmi sempre armati che facevano da cornice dentro la quale noi tutti eravamo chiusi. Leyla e gli altri non dovrebbero aspettare in prigione la sentenza del nuovo processo che ha annullato il precedente, eppure questo accade ed e' sotto gli occhi di tutta la Comunita' internazionale. Rimangono in prigione e continuano a subire le leggi speciali di massima sicurezza in un paese che appena accenna la scrittura di tenui riforme democratiche ma che di fatto continua a perseguire la totale violazione dello stato di diritto. All'uscita, dopo alcuni saluti, ho aspettato che passasse di nuovo il blindato che riportava Leyla e gli altri in prigione, li ho salutati insieme a tutti gli altri battendo le mani con cadenza ritmata come ho imparato a fare dalla comunita' kurda di Roma quando andiamo a fare i sit in di protesta sotto l'ambasciata turca. Cara Leyla, prigioniera e protagonista di pace, nella tua liberta' senza confini sta tutta la tua forza. Grazie. 4. INIZIATIVE. CHIARA SCHIAVINOTTO: CINQUE FINANZIAMENTI ALLE BANCHE DEI POVERI IN AMERICA LATINA [Da Chiara Schiavinotto; dell'ufficio stampa del consorzio Etimos (per contatti: tel. 3405311835, e-mail: etimos at etimos.it) riceviamo e diffondiamo] Il consorzio di microfinanza Etimos sostiene le "banche dei poveri" dell'America latina. Cinque nuovi finanziamenti in Peru', Ecuador e Bolivia. Dalle periferie di Quito agli altopiani della Bolivia e del Peru' continua l'impegno del consorzio Etimos a sostegno delle "banche dei poveri" dell'America latina. Sono ben cinque i finanziamenti erogati ad organizzazioni sudamericane nel mese di luglio per un ammontare complessivo di circa 300.000 euro: serviranno a potenziare i programmi di microfinanza e di sostegno alla microimpresa rivolti alle fasce pi' povere ed emarginate della popolazione in Peru', Ecuador e Bolivia, tanto nelle aree urbane, quanto in quelle rurali. 100.000 euro vanno a Mide, una ong peruviana attiva negli altopiani andini intorno a Cuzco con piccoli prestiti a favore di donne di etnia quechua: si tratta prevalentemente di donne analfabete per le quali i prestiti ottenuti (nell'ordine dei 10/20 dollari) rappresentano un'occasione unica di emancipazione e di riscatto per se' e per i propri figli in un contesto familiare connotato da poverta' e violenza. Dagli altopiani del Peru' a quelli della Bolivia: qui nei dipartimenti di La Paz, Cochabamba, Oruro, Santa Cruz e Chuquisaca, opera Fondeco, un'organizzazione specializzata in microfinanza rurale che lavora soprattutto con indios di etnia quechua, aymara e guarany, esclusi dal sistema creditizio tradizionale. A Fondeco Etimos ha concesso un finanziamento di 50.000 euro. Stessa cifra anche per Fundamic e Maquita Cushunchic: un'associazione la prima, una cooperativa di risparmio e credito la seconda, entrambe operano in Ecuador, nell'area urbana di Quito, sostenendo in particolar modo le piccole attivita' imprenditoriali e commerciali femminili. Infine, sempre in Ecuador, 50.000 dollari a Cepesiu, un'ong attiva con programmi di microcredito sia a Quito che a Guayaquil. Dal 1999 il consorzio Etimos raccoglie risparmio e donazioni in Italia per finanziare programmi di microfinanza nei paesi piu' poveri: attualmente sono quasi 30 le organizzazioni finanziate in 16 paesi, dall'America Latina a quella Centrale, dall'Africa ai Balcani. 5. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: ANCORA SUI MANTENITORI DELLA PACE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Pianificate i momenti dell'azione nonviolenta: - assicuratevi che l'azione abbia un termine chiaramente definito, cosi' che i/le partecipanti, i media, le forze dell'ordine, ecc., sappiano senza possibilita' di dubbio che ogni attivita' intrapresa oltre quel termine appartiene ad altri, i quali se ne assumono la totale responsabilita'; - organizzate un seminario per aspiranti mantenitori della pace: 1) breve, da tenersi durante l'ultima riunione organizzativa prima dell'azione (coinvolgendo quindi tutti gli organizzatori) o dando appuntamento a chi lo desidera un'ora prima dell'azione, sul luogo in cui essa si tiene; 2) piu' strutturato, da tenersi qualche giorno prima dell'azione e a cui dare la maggior pubblicita' possibile; - fate uno sforzo per produrre cantilene od usare canzoni piuttosto che ripetere slogan. Il canto tende ad avere un effetto calmante, mentre lo slogan tende a costruire energia che puo' diventare rabbia e frustrazione se non ha modo di essere espressa o rilasciata, o puo' venire espressa in modi non consoni all'azione. Incoraggiare i musicisti presenti fra voi a mostrare i loro talenti puo' essere una prima mossa positiva; - distribuite un volantino che ribadisca come l'azione e' strutturata e i principi nonviolenti a cui e' ispirata. * Come tenere il seminario per i mantenitori della pace: - se il gruppo e' numeroso, dividetevi in gruppi piu' piccoli in cui almeno una persona per gruppo abbia fatto esperienza nel maneggiare situazioni difficili e pericolose; - simulate le situazioni in cui potreste trovarvi con un gioco di ruolo e discutete poi su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel far decrescere la rabbia, nel disperdere le emozioni negative, ecc.; - dopo il gioco di ruolo, parlate del linguaggio del corpo: notate le differenze di risposta al linguaggio "aperto" (ascolto, braccia lungo il corpo, sorriso, ecc.) ed al linguaggio "chiuso" (non ascolto, braccia incrociate, fronte aggrottata, ecc.); - discutete degli eventuali rapporti con la polizia, del modo in cui avere a che fare con l'essere umano che vi sta davanti, piuttosto che "l'ufficiale": ovvero il presentarsi e il chiedere il suo nome, il tendere la mano, lo spiegare le ragioni dell'azione, il chiedere a lui o lei come si sente rispetto ad essa. * Durante l'azione: - l'ascolto di qualcuno che intende creare disordini ha quasi sempre effetto immediato. La persona (o le persone) molto probabilmente abbassera' la voce, visto che parla ad un'altra persona e non alla folla e l'ascoltarla puo' dissuaderla dal dare inizio ai disordini, inibisce l'attacco del disturbatore da parte di altri, e da' a voi lo spazio per chiarire le incomprensioni; - la vostra semplice presenza fra due gruppi che stanno litigando puo' essere sufficiente a far decrescere la minaccia di esplosioni violente; - formate un "cerchio mormorante" attorno al disturbatore, tenendovi per mano e mormorando una canzone, un mantra, ecc. a bocca chiusa: tenete le braccia levate, lasciando alla persona lo spazio per uscire dal cerchio; - bloccate fisicamente i personaggi piu' pericolosi, interponendovi fra loro e l'oggetto o il soggetto della minaccia; - in situazioni in cui percepite che la violenza sta per scatenarsi, fate qualcosa di strambo o di insolito (che non sia minaccioso) per deviare l'attenzione, invitando a voce alta i presenti ad imitare il vostro gesto: ad esempio, mettetevi a saltellare sul posto ("un balzo per la pace!"); - decidete se i mantenitori della pace debbano essere immediatamente identificabili (una fascia attorno al braccio, ecc.) e se decidete di si', assicuratevi di spiegarlo negli incontri e nei volantini, di modo che i partecipanti sappiano chi sono. * Dopo l'azione: - tenete un incontro fra mantenitori della pace, per discutere di cosa ha funzionato e di cosa va cambiato, di cosa ha necessita' di essere migliorato, delle difficolta' e dei successi. 6. INFORMAZIONE. LA NEWSLETTER DI "BANDIERE DI PACE" E' diffuso attraverso internet il notiziario "Bandiere di Pace - Newsletter" (per richieste e contatti: e-mail: newsletter at bandieredipace.org, sito: www.bandieredipace.org), promosso dal coordinamento della campagna "Pace da tutti i balconi". Nel numero del 25 luglio si da' notizia tra l'altro della disponibilita' del video di alcuni degli interventi tenuti in occasione dell'incontro "Arena di pace" il primo giugno scorso a Verona. 7. MAESTRE. FATIMA MERNISSI: L'APPARIZIONE [Da Fatima Mernissi, Islam e democrazia, Giunti, Firenze 2002, p. 184. Fatima (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatema, forma in cui appare nella copertina del libro da cui citiamo) Mernissi, e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, docente di sociologia, studiosa del Corano, narratrice; tra i suoi libri disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam e democrazia, Giunti, 2002] Esse chiedono di rinunciare all'ideale della citta' omogenea, divisa con cura in due spazi gerarchici, dove solo un sesso gestisce la politica e monopolizza le decisioni. L'apparizione delle donne equivale all'apparizione dello straniero nella citta'. Implica un doloroso ma necessario processo conoscitivo per la maggioranza delle persone in una societa' nella quale al-hsin, "la cittadella", che sorveglia e controlla, e' ancora la legge. 8. MAESTRE. SILVIA VEGETTI FINZI: COSI' INTENSO [Da Silvia Vegetti Finzi (a cura di), Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992, p. 7. "Silvia Vegetti Finzi e' nata a Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in pedagogia, si e' specializzata in psicologia clinica presso l'Istituto di psicologia dell'Universita' cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70 ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell'infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. Dal 1975 e' entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell'Universita' di Pavia ove attualmente insegna psicologia dinamica. Dagli anni '80 partecipa al movimento femminista, collaborando con la "Universita' delle donne Virginia Woolf" di Roma e con il Centro documentazione donne di Firenze. Nel 1990 e' tra i fondatori della Consulta (laica) di bioetica. Dal 1986 e' pubblicista del "Corriere della Sera" e successivamente anche di "Io donna" e di "Insieme". Fa parte del comitato scientifico delle riviste: "Bio-logica", "Adultita'", "Imago ricercae", nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della "Casa della cultura" di Milano, della "Libera universita' dell'autobiografia" di Anghiari. E' membro dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, della Societa' italiana di psicologia; della Societe' internationale d'histoire de la psychoanalyse. Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il premio nazionale "Cesare Musatti", e per quelli di bioetica il premio nazionale "Giuseppina Teodori". Sposata con lo storico della filosofia antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo" (questa notizia biografica abbiamo estratto dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: www.emsf.rai.it). Opere di Silvia Vegetti Finzi: (a cura di), Il bambino nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con L. Bellomo), Bambini a tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri), Verso il luogo delle origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986; La ricerca delle donne (1987); Bioetica, 1989; Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990; (a cura di), Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano 1992; (con altri), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria Battistin), A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Mondadori, Milano 1994; Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994; (con Marina Catenazzi), Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1995; (con altri), Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza, Roma-Bari 1995; (con Anna Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996; (con Silvia Lagorio, Lella Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita' femminile e negazione della maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con altri), Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997; (con altri), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del patriarcato, 1997; (con altri), Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997; (con Anna Maria Battistin), L'eta' incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano, 2000. Collabora inoltre con le riviste filosofiche: "Aut Aut" e "Iride". Molti suoi scritti sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco e spagnolo] Un desiderio cosi' intenso da indurre il corpo a rivelare cio' che i pensieri non avrebbero mai ammesso. 9. FORMAZIONE. CORSO DI FORMAZIONE PER I CORPI CIVILI DI PACE [Dal Centro studi difesa civile (per contatti: perugia at pacedifesa.org) riceviamo e diffondiamo] Nei giorni 24-31 agosto (dalla cena del 24 al dopo prima colazione del 31) si terra' a Pruno di Stazzema (Lucca) un training di formazione per le persone interessate a partecipare ad interventi del tipo di quelli dei Corpi civili di pace. Gli argomenti trattati nel training, con l'uso di tecniche attive come giochi di ruolo, di posizione, teatro forum, simulazioni, tempeste di idee, ecc., saranno: a) il lavoro con il se' ed il superamento delle proprie paure; b) il lavoro di gruppo ed i metodi decisionali del consenso; c) la diplomazia dal basso e l'interposizione nonviolenta; d) il comportamento in situazioni calde o di conflitto acuto. Ci sara' anche un gioco di ruolo sul conflitto tra israeliani e palestinesi e sulla gestione creativa di questo conflitto, guidato da una delle autrici del gioco, Angela Marasso, nel quale si cerchera' di simulare anche il ruolo di un operatore dei Corpi civili di pace. Il training e' aperto a persone che abbiano gia' fatto altri trainings di base e, se possibile, operato in situazioni di conflitto anche non armato (che avranno la precedenza sugli altri per l'accettazione dell'iscrizione), oppure persone che abbiano fatto domanda di obiezione di coscienza o di partecipazione al Servizio civile volontario, o si stanno preparando professionalmente ad essere operatori di pace. La preferenza sara' accordata ai residenti della provincia di Lucca che abbiano le stesse qualifiche degli altri. Il numero massimo dei partecipanti e' di 20 persone, che saranno selezionate dal gruppo dei trainers sulla base delle schede di domanda. Per l'iscrizione al campo bisogna spedire la richiesta a Sandro Mazzi, viale Mecenate 81, 52100 Arezzo. Le schede di richiesta devono arrivare entro il primo agosto 2003 a Sandro Mazzi, o via posta, o via e-mail: perugia at pacedifesa.org, tel. 3288783637, con la dicitura "Iscrizione campo Corpi civili di pace". La risposta di accettazione o meno verra' data entro il 4 agosto via e-mail, o per telefono. La partecipazione alle attivita' formative del training e' gratuita. I partecipanti dovranno invece pagare le spese di vitto e alloggio. Le soluzioni alloggiative sono varie: 1) nell'ostello di Pruno, alloggio in camerate di tre o piu' letti, e vitto, 30 euro al giorno (totale 180 euro); 2) con tenda propria in area attrezzata, per un massimo di 8 tende (5 euro al giorno, e 9 euro per ogni pasto utilizzato presso l'ostello). Le persone accettate dovranno versare, entro una settimana dalla ricezione della comunicazione di accettazione, 30 euro, come anticipo sulle spese di alloggio e vitto, nel conto corrente postale n. 32145674, intestato a Valversilia Projects Onlus, piazza Risorgimento 8, 55040 Pruno di Stazzema (Lucca). I trainers sono, in ordine alfabetico, oltre Angela Marasso, gia' citata; Marco Baino, formatore; Federica Cecchini, psicologa; Alberto L'Abate, sociologo; Gigi Ontanetti, formatore; e Sandro Mazzi, come responsabile della segreteria organizzativa e tutor degli allievi. Il training si concludera', nel dopo cena del sabato 30 agosto, nella piazza principale del paese con una tavola rotonda, aperta a tutta la cittadinanza della zona, sulle funzioni e le prospettive dei Corpi civili di pace, cui sono invitate tutte le associazioni aderenti alle rete che si e' recentemente costituita a Bologna. Un programma piu' dettagliato e le istruzioni per raggiungere Pruno verranno inviate ai partecipanti effettivi al training. Il corso di formazione e' promosso da: Scuola della pace, Provincia di Lucca; Valversilia Projects Onlus; Ced/associazione Venti di Terra, Prato; Berretti Bianchi onlus; con il contributo del Cesvot. 10. LIBRI. RICCARDO ORIOLES PRESENTA "GENOVA, NOME PER NOME" DI CARLO GUBITOSA [Dalla sempre utilissima rivista elettronica di Riccardo Orioles, "Tanto per abbaiare" n. 188 del 21 luglio 2003. Riccardo Orioles (per contatti: riccardoorioles at libero.it) e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti"; ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani. Per gli utenti della rete telematica vi e' la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999). Carlo Gubitosa (per contatti: tel. 3492258342, e-mail: c.gubitosa at peacelink.it) e' segretario di "Peacelink" (la principale rete telematica pacifista italiana, sito: www.peacelink.it), collabora con varie testate ed e' uno dei piu' noti operatori dell'informazione di area pacifista e nonviolenta. Tra le opere di Carlo Gubitosa: (con Enrico Marcandalli e Alessandro Marescotti), Telematica per la pace, Apogeo, Milano 1996; Oltre internet, Emi, Bologna 1997; L'informazione alternativa, Emi, Bologna 2002; Genova, nome per nome, Berti, Piacenza 2003] Su Genova e' uscito in questi giorni un ottimo libro (il piu' completo e documentato finora scritto sull'argomento) di Carlo Gubitosa, che vi ha dedicato due anni di lavoro investigativo e giornalistico di primo livello. Non e' un racconto romanzato ne' un insieme di "pezzi di colore" ma semplicemente la raccolta, circostanziata e datata, di circa duecento fatti e dati (corredati da foto e video, in un cd allegato) che, nel loro complesso, permettono di ricostruire un quadro abbastanza oggettivo di Genova e dintorni. Mi sento di raccomandarlo ai lettori. "Genova, nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni: inchiesta sui giorni e i fatti del G8". Un libro di "Terre di Mezzo" e "Altreconomia", pp. 624, euro 25, con cd-rom. 11. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "IL SOGGETTO SCABROSO" DI SLAVOJ ZIZEK [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 luglio 2003 riprendiamo questo commento al recente libro di Slavoj Zizek, Il soggetto scabroso. Trattato di ontologia politica, Raffaello Cortina Editore, pp. 500, euro 37. Ida Dominijanni (per contatti: idomini at ilmanifesto.it) e' una prestigiosa intellettuale femminista. Slavoj Zizek e' nato a Lubjana nel 1949, ma da molti anni vive tra Berlino, Londra, Parigi e la Slovenia. Autore prolifico, solo da pochi anni le sue opere sono state tradotte. Feltrinelli ha pubblicato Il grande altro, e Tredici volte Lenin, mentre Raffaello Cortina ha tradotto Il godimento come fattore politico, nonche' la sua opera piu' filosofica: Il soggetto scabroso. La piccola casa editrice Citta' aperta ha tradotto il provocatorio saggio Difesa dell'intolleranza, mentre Meltemi ha pubblicato Benvenuto nel deserto del reale, riflessioni sullo stato, pessimo, della democrazia a partire dall'attacco alle Torri gemelli l'11 settembre] "Oggigiorno assistiamo a un cambiamento non meno radicale di quello con cui si e' passati dall'ordine patriarcale premoderno legittimato dal Maschile e dal Femminile come principi cosmici all'ordine patriarcale moderno che ha introdotto il concetto astratto-universale di uomo". Questa volta lo Zizek politico si fa attendere non poco dietro lo Zizek filosofo, e bisogna rincorrerlo lungo i tortuosi percorsi della sua eccentrica difesa del soggetto cartesiano (una difesa per modo di dire, in realta') prima di trovarlo. Ma quando arriva, alla fine del suo ambizioso "trattato di ontologia politica", colpisce come sempre nel segno, e certo individua il problema, se non le risposte. Il problema e' la costellazione di senso comune (un senso comune filosofico, politico, culturale) che egemonizza, soprattutto in campo progressista, l'interpretazione del tumultuoso cambiamento del mondo contemporaneo. Una costellazione che diagnostica (e prescrive) il passaggio in atto, grosso modo, come segue: dall'Uno ai molti, dal soggetto cartesiano alle soggettivita' molteplici, dall'identita' alle differenze, dalla politica dello stato nazionale e della ridistribuzione alla post-politica delle minoranze e del riconoscimento, e via dicendo. Di questa costellazione _ anzi, di questa "grande narrazione" post-moderna insediatasi al posto delle grandi narrazioni moderne di cui il primo post-modernismo decreto' la fine - Zizek non e' convinto; e certo il merito principale del suo "trattato", in controtendenza col senso comune di cui sopra, consiste nel denunciare che essa, lungi dal contrastare come pretenderebbe l'onda dominante, la segue, la cavalca e la legittima, al massimo la "democratizza", senza coglierne la radice e quindi senza riuscire a ribaltarla. Dove sta questa radice? Sta appunto in un cambiamento epocale dell'ordine simbolico, che Zizek non esita a connotare con la parola "fine" in luogo dell'abusata (e usurata) "crisi", e nel cambiamento altrettanto epocale dello statuto della soggettivita' che ne consegue. Fine dell'Edipo, fine del patriarcato, fine dell'"efficacia simbolica" del Grande Altro che detta la legge da seguire e da trasgredire. Il Padre non e' piu' l'ideale dell'io, il portatore dell'autorita' simbolica che interdice il godimento dicendo "non devi"; e' una padre "osceno" che comanda di godere dicendo "puoi". Ma se l'autorita' paterna garantiva, come gia' vide Horkheimer negli anni Trenta, la crescita di un soggetto critico e capace di ribellione, il padre "osceno" mette al mondo figli con la sindrome di Peter Pan, eterni adolescenti privi di obbligazioni morali, che per trasgredire il comandamento di fare cio' che vogliono si mettono nella posizione del servo, del dominato, del masochista: la sintomatologia corrente dell'autosfruttamento nel lavoro (modello Microsoft), della perversione sessuale (pratiche sadomaso, piercing etc), dell'indifferenza sentimentale, parla da se'. * Alla catastrofe dell'ordine simbolico patriarcale fa riscontro dunque un soggetto all'apparenza riflessivo, capace di scegliere, multiforme, nomade, ma in realta' nuovamente "assoggettato" a rinnovate forme di dominio. Colpa dei postmodernisti, dei teorici della "societa' del rischio" alla Beck, nonche' "delle femministe", e' per Zizek di non vedere l'effetto combinato della catastrofe simbolica e della deformazione del soggetto post-edipico: o illudendosi di avere ancora a che fare con il soggetto razionale moderno, o riconvocando continuamente - nelle rivendicazioni del riconoscimento delle minoranze ad esempio - un'autorita' simbolica che non c'e' piu'. Non basta: Zizek imputa altresi' a tutti questi suoi interlocutori, nonche' alla sinistra post-socialista e democratica nelle sue varie espressioni, una ulteriore responsabilita': la rimozione di cio' che resta fisso nell'infinita e mobile fluidita' del panorama postmoderno, ovvero "la logica inesorabile del capitale". Sul punto non potrebbe essere piu' chiaro: non si tratta di negare la creativita' e la produttivita' della "postpolitica" contemporanea, con la sua capacita' di politicizzare ambiti prima privati come la sessualita', le relazioni interpersonali, l'ambiente; si tratta di ridare centralita' e "primato" alla politicita' dell'economia, "non a scapito delle forme di politicizzazione postmoderne, ma per creare le condizioni per una loro maggiore efficacia". Psicoanalisi e marxismo: per fronteggiare il soggetto post-edipico e per combattere l'apparente fluidificazione democratica del capitale: la ricetta di Zizek, uno degli interpreti del presente piu' originali di cui disponiamo, non potrebbe essere piu' classica; anche se il suo uso di questa classica ricetta si rivela decisamente altro dagli standard della tradizione, e va a parare su una "esortazione a osare" e a "non cedere sul proprio desiderio" che non piacerebbe a molti marxisti e nemmeno a molti freudiani o lacaniani. * Grande essendo la sua considerazione dell'elaborazione femminista, tuttavia, mi resta da fargli qualche obiezione di fondo. Di che sesso e' infatti il soggetto post-edipico di cui Zizek parla? Non c'e' traccia nel suo trattato ontologico di questa domanda, ne' della risposta. Ma l'ordine simbolico edipico-patriarcale di cui Zizek giustamente vede la fine ordinava la posizione dei due sessi; e se quell'ordine e' finito, e' anche - soprattutto - perche' uno dei due ha cambiato posizione. La liberta' femminile non e' l'ultimo dei fattori che provoca la fine del patriarcato, e non e' senza conseguenze ne' sull'ordine simbolico post-patriarcale ne' sulla costituzione - sessuata - del soggetto post-edipico. Lettore accurato, ammiratore e critico, di Judith Butler e della sua teoria performativa del gender, demolitore spietato delle teorie neoessenzialiste del sesso, Zizek non vede pero' altre posizioni nel panorama politico e teorico femminista. Da un confronto con il pensiero della differenza italiano - l'unico che abbia messo a tema, come lui, la fine del patriarcato, ma anche, diversamente da lui e da Horkheimer, l'emergere di un'autorita' simbolica femminile non speculare a quella paterna - l'ontologia politica del presente di Zizek avrebbe potuto trarre probabilmente qualche idea tiklish in piu'. 12. RIFLESSIONE. ANNA CHIESURA INTERVISTA EUCLIDES ANDRE' MANCE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 luglio 2003. Anna Chiesura e' ricercatrice su temi ambientali presso l'Environment and climate center dell'Universita' di Wageningen in Olanda. Euclides Andre' Mance, brasiliano, filosofo con specializzazioni in antropologia e pedagogia, docente dell'Istituto di filosofia della liberazione, e' membro della "Rete di collaborazione solidale" ed e' una prestigiosa figura dell'impegno per la globalizzazione dei diritti] In questi nostri tempi globalizzati e globalizzanti, il termine rete ha acquisito una connotazione quasi onnivora, non piu' dominio esclusivo delle telecomunicazioni, ma metafora e simbolo di un mondo sempre piu' interconnesso in tutte le sue componenti - sociali, economiche, ambientali. Quando si parla di reti, pero', si suole spesso confonderle con i diversi tipi di mediazione che le rendono possibili, accentuandone cioe' le tipologie relazionali e di comunicazione. Manca invece una riflessione analitica sulle qualita' di tali relazioni, i contenuti diffusi ed i loro presupposti epistemologici e filosofici. E' per questo che il lavoro di Euclides Andre' Mance, filosofo brasiliano dell'"Istituto di filosofia della liberazione" (www.ifil.org) rappresenta un contributo importante alla comprensione profonda delle ideologie dei movimenti sociali dal basso e delle loro proposte per una globalizzazione piu' democratica e sostenibile. E tra i suoi percorsi intellettuali si concentra appunto la riflessione sulle reti di economia solidale come possibili alternative alla societa' capitalista. "A solidariedade e' o desejar o bem-vivir do otro", la solidarieta' e' il desiderare il benessere altrui. Questo uno dei fondamenti dell'economia solidale, al centro del suo ultimo libro, La rivoluzione delle reti. L'economica solidale per un'altra globalizzazione (Emi edizioni, pp. 222, euro 13), disponibile nelle librerie italiane grazie anche alla collaborazione di Ipsia, organizzazione non governativa di cooperazione internazionale, impegnata in vari progetti di sviluppo in Brasile. L'incontro com Euclides Mance e' avvenuto in occasione del seminario internazionale "Europa-America Latina: strategie di sviluppo democratico nella globalizzazione", organizzato da Euralat, l'osservatorio eurolatinoamericano sullo sviluppo democratico sociale e membro del consiglio internazionale del Forum Sociale Mondiale. Di fronte alla sua minuta ma carismatica presenza, viene quasi naturale sederglisi accanto per conoscere piu' a fondo le sue idee. - Anna Chiesura: Partiamo dagli esordi: come nasce l'Istituto di filosfia della liberazione? - Euclides Andre' Mance: L'istituto nasce nel 1995 integrando gruppi di studenti e professori e gruppi religiosi della chiesa progressista impegnati in diversi campi della lotta sociale (diritti umani, movimenti di quartiere, alfabetizzazione, esclusione sociale). Ci mancava pero' uno spazio di approfondimento dove sviluppare una riflessione critica sulla filosofia di liberazione, una delle teorie portanti della cooperazione solidale. E' da questa esigenza che nasce l'"Istituto di filosofia della liberazione". Per noi, il concetto di liberazione si riferisce alla realizzazione delle condizioni basiche della dignita' umana, della persona in tutte le sue dimensioni - affettive, materiali, etiche e politiche. Non e' una dottrina particolare, ma un campo aperto di ricerca filosofica, caratterizzato dall'opzione di fondo che ne segna la direzione, dalla parte dei gruppi sociali e dei popoli oppressi in quanto soggetti storici potenziali. - A. C.: Quali sono le condizioni per l'esercizio della liberta'? - E. A. M.: Noi distinguiamo quattro condizioni per l'esercizio della liberta'. Una prima condizione, presupposto essenziale di tutte le altre, e' di natura materiale: la liberta' di mangiare, di respirare... chi non ha cibo non ha la liberta' di mangiare. La seconda condizione e' di carattere politico, e si riferisce al diritto di poter decidere sulla propria vita sia privata che pubblica, partecipando alle decisioni della citta' e del paese. L'esperienza del finanziamento partecipativo e la costruzione di una cittadinanza democratica in Brasile ne sono un esempio concreto. La terza condizione e' l'accesso all'educazione e all'informazione: il che significa accedere alla diversita' della cultura, delle visioni del mondo e di poter interpretare la realta' con strumenti critici propri. Ultima, ma non meno importante, la condizione etica dell'esercizio delle liberta': la mia liberta' e' esercitata eticamente quando promuove la liberta' dell'altro. - A. C.: Come nasce l'idea delle reti di economia solidale? - E. A. M.: L'idea nasce dall'intreccio delle nostre problematiche teoriche con le dinamiche pratiche dei movimenti di lotta sociale e di economia solidale gia' presenti in Brasile. Da questo apprendimento reciproco abbiamo elaborato una teoria di organizzazione di reti, integrandole e dandole un carattere strategico, che abbiamo poi restituito ai gruppi di base ed agli attori di economia solidale come nostro contributo. Da la' iniziano ad organizzarsi le reti di economica solidale - la prima in Curitiba - rivendicando una concezione di produzione articolata con la domanda di consumo locale, in forma autogestita, e un processo di autoalimentazione produzione e consumo, di sviluppo sostenibile. Nel 1999 poi abbiamo realizzato un portale internet (www.redesolidaria.com.br), ricca di informazioni, esperienze, spazi di approfondimento e discussione. - A. C.: Veniamo ora al concetto di rete: com'e' costituita e come funziona una rete di economia solidale? - E. A. M.: Una rete e' costituita dalle cellule - sue unita' costitutive -, dalle loro interconnessioni relazionali e dai flussi che le alimentano. Questi flussi possono essere di tre tipi: flussi d'informazione e tecnologia, flussi di beni e prodotti, e flussi di valori, sia economici che etici, di gran lunga i piu' importanti. Ogni volta che due gruppi, due organizzazioni si integrano in un processo di scambio con altri gruppi, in cui uno alimenta l'altro in uno scambio di diversita' ed arricchimento reciproco allora abbiamo una rete. Tutti i tipi di organizzazioni (movimenti delle donne, reti di diritti umani, reti di produttori agricoli) che si organizzano e che s'integrano in un flusso di informazioni e consumo fanno poi parte di questa rete. Le dinamiche relazionali fra cellule avvengono senza gerarchie verticali prestabilite, come invece avviene nel modello capitalista. - A. C.: Nel suo libro afferma che condizione della crescita della rete e' la promozione del consumo. Puo' spiegare a che tipo di consumo allude? - E. A. M.: Nel libro sono evidenziate tre modalita' di consumo, tra cui quella del consumo come mediazione del bem-vivir. Questo tipo di consumo puo' trasformarsi in consumo solidale, quando i prodotti da me acquisiti garantiscono il rispetto dei parametri di sostenibilita' sociale, economica e ambientale. Nella prospettiva solidale, la relazione tra chi consuma e chi produce va molto al di la' del comprare o vendere prodotti. Comporta una coscienza ed un impegno comune in favore del benessere di tutti, ed il superamento delle forme di consumo forzose ed alienanti. Le reti che propongo non sono solo di economia solidale, sono reti di collaborazione solidaristica che e' un concetto molto piu complesso e importante di quello dell'economia. Anzi, se non si considera l'economia nella prospettiva della collaborazione, la proposta dell'economia solidale diventa di fatto connivente con la forma capitalista di produzione. - A. C.: Cosa distingue le reti di economia solidale del suo libro dalle forme di coperazione e scambio che caratterizzano da sempre le relazioni umane? - E. A. M.: La nozione di rete permette di lavorare con la diversita', e fare della diversita' la forza del cambiamento. Le reti si autoalimentano tramite la diversita': tanto maggiore e' la diversita', tanto piu' forte e' la rete. La sua forza e' nella tessitura, nell'inclusivita' e nella qualita' dei legami tra i suoi componenti. E' la stessa idea dell'ecologia, ma qui si tratta di una diversita' con principi etici; non tutte le diversita' sono buone, alcune annullano le liberta' dell'individuo, ma quelle "buone" ne garantiscono le liberta'. Le reti sono importanti - e rivoluzionarie - perche' per la prima volta esiste una forma di organizzazione politica che integra i vari gruppi di produzione, cultura, educazione. Ognuno lavorando nella sua autonomia, e cercando di garantire alla comunita' le condizioni basilari all'esercizio della liberta' prima ricordate. - A. C.: Ed infine gli aspetti politici...qual e' la posizione del nuovo governo Lula? - E. A. M.: Lula ha una concezione molto fine e sensibile di quello che sta succedendo e del profondo cambiamento necessario per una societa' piu' giusta. L'economica solidale e' un fenomeno emerso soprattutto grazie al forum sociale mondiale di Porto Alegre, che ha permesso di convertire le piattaforme di economia solidale in piattaforme di politiche pubbliche. Il governo assume questo come importante contributo alle proprie politche sociali. Il progetto "Fame zero", per esempio, prevede la somministrazione del cibo non solo in quantita', qualita', e regolarita' ma anche in dignita'. C'e' qui una differenza fondamentale: la gente non e' piu' considerata come mero oggetto di politica pubblica, ma come soggetto attivo di partecipazione. Ottenere il cibo in dignita' significa avere la possibilita' di lavorare e guadagnare, ed in questo senso le reti di economia solidale possono contribuire all'attuazione delle riforme sociali previste dal governo. Un'importante novita' e' che recentemente e' stato attivato presso il Ministero del lavoro il Segretariato nazionale di economica solidale, e questo e' gia' un bel passo avanti. 13. RIVISTE. "DIGNITAS. PERCORSI DI CARCERE E DI GIUSTIZIA" E' stato pubblicato il volume n. 2 del 2003 di "Dignitas. Percorsi di carcere e di giustizia", supplemento a "Servir Centro Astalli". Sono 96 densissime pagine di utilissimi interventi e documenti, con testi e interviste di Francesco Saverio Borrelli, Mino Martinazzoli, Sandro Margara, Livia Pomodoro, Salvatore Palidda, ed altri ancora. Per richieste e contatti: Centro Astalli per l'assistenza agli immigrati, tel. 0669700306, fax 066796783, e-mail: astalli at jesref.org, sito: www.centroastalli.it 14. INFORMAZIONE. LA NEWSLETTER DEL "MOVIMENTO DI CUNEGONDA" "Good news" e' la newsletter settimanale del "Movimento Cunegonda Italia. L'occhio critico sui consumi", e-mail: movimento_cunegonda at hotmail.com, sito: www.cunegonda.info. Prendendo spunto da un noto articolo-appello di Umberto Eco, si segnalano, sostengono e promuovono campagne e iniziative nonviolente di boicottaggio e di consumo critico, valorizzando la riflessione sui consumi personali, sulla responsabilita' diretta e condivisa e sulla rottura delle complicita'; riflessione a cui, come e' noto, ha dato un grande contributo nel nostro paese l'attivita' del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (al quale rinviamo come fondamentale punto di riferimento: e-mail: coord at cnms.it, sito: www.citinv.it/associazioni/cnms). 15. RILETTURE. GIANNI BARBACETTO, PETER GOMEZ, MARCO TRAVAGLIO: MANI PULITE. LA VERA STORIA Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio, Mani pulite. La vera storia, Editori Riuniti, Roma 2002, pp. 736, euro 16,50. Una approfondita ricostruzione storica 16. RILETTURE. GHERARDO COLOMBO: IL VIZIO DELLA MEMORIA Gherardo Colombo, Il vizio della memoria, Feltrinelli, Milano 1996, pp. 192, lire 28.000. Una testimonianza di grande valore morale e civile. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 624 del 27 luglio 2003
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