Analisi Mediawatch



Vi informiamo che all'indirizzo

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sono state pubblicate le analisi finale del gruppo di lavoro "Mediawatch" di Megachip.

Analisi Mediawatch

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Il gruppo di lavoro di Mediawatch si è costituito alcuni mesi prima che la guerra in Iraq avesse inizio con l'obbiettivo di monitorare l'informazione giornalistica sui temi della guerra e della pace. Un nuovo conflitto armato nel Golfo era, in quel momento, una forte minaccia ma non ancora una certezza. E tuttavia si stava già affermando, presso consistenti settori dell'opinione pubblica, quel concetto di "guerra preventiva" lanciato dalla amministrazione Bush e fatto proprio da diversi leader occidentali, compresi quelli della destra italiana al governo.

Il monitoraggio ha interessato le principali testate nazionali italiane ( la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, il Foglio, il Manifesto, il Sole 24 ore, il Resto del Carlino) e tre testate straniere (El Pais, Le Monde, International Herald Tribune).

Il periodo in esame va dall'11 settembre 2002 al 12 ottobre 2002. Esattamente un mese. Si parte dell'anniversario dell'attacco alle Twin Towers, l'evento per definizione ("il mondo non sarà più come prima") con tutto quanto ne consegue sul piano simbolico e retorico, oltre che su quello geo-politico. Nel corso di questo mese bisogna tenere conto di altre quattro date cui corrispondono altrettanti eventi importanti ai fini della preparazione della guerra all'Iraq. Il 17 settembre Saddam Hussein accetta il ritorno in Iraq degli ispettori dell'Onu. Il 24 settembre Tony Blair rende noto un rapporto sulle armi di distruzioni di massa che sarebbero in possesso del regime iracheno (quello stesso rapporto, sottoposto a manipolazioni, per il quale il premier britannico finirà successivamente sotto accusa). Il primo ottobre l'Onu e l'Iraq raggiungono un accordo sulle modalità del ritorno degli ispettori. Infine, il 7 ottobre George W. Bush, con un discorso pubblico tenuto a Cincinnati, segna il punto di non ritorno nell'atteggiamento dell'amministrazione Usa nei confronti di Saddam. A queste quattro date corrisponde una naturale "effervescenza" mediatica: sui quotidiani la questione irachena assume una particolare rilevanza e la produzione di articoli sui temi in oggetto è particolarmente ampia, quantunque i venti di guerra tengano banco già da tempo, in un crescendo che non conoscerà soste fino alla data dell'attacco, nel marzo 2003.

Dall'analisi dei dati della ricerca emerge un primo elemento inconfutabile: il tema delle armi di distruzione di massa è di gran lunga il più presente su tutte le testate analizzate. Su un totale di 226 articoli pubblicati nel periodo indicato, l'argomento delle armi proibite figura ben 166 volte (73,8%), mentre il tema petrolio compare soltanto 41 volte (18,2%). I due temi sono entrambi presenti in 18 articoli (8%). Addirittura clamoroso il caso della Stampa: un solo articolo (a firma Giulietto Chiesa) nel quale il petrolio figura come elemento principale. Come dimostrano i lavori che pubblichiamo quest'opinione pubblica era stata accuratamente bombardata con un martellamento continuo di notizie, di dossier, di opinioni autorevoli sulle Armi di distruzione di massa. Questo al punto da far diventare senso comune la loro esistenza, mentre anche i giornali più accorti e meno propagandistici nella titolazione, nelle notizie brevi, in vari modi parlavano del problema accettando in modo acritico l'esistenza dell'arsenale iracheno. Insomma l'operazione per far diventare "senso comune" che molto spesso è il contrario del "buon senso" una plateale menzogna è riuscita. La scelta delle parole chiave è stata mantenuta anche nella seconda ricerca, quella che è in corso di elaborazione e che sarà presto pubblicata, proprio perché si è rivelata interessante e produttiva.