Inchiesta di Avvenire sui Blog



Fonte: Avvenire - 23 luglio 2003

MEDIA FAI DA TE
I blog sfondano anche in Italia. I siti autogestiti sono gratuiti e facili da creare: offrono informazione alternativa e riflessioni personali

Diari aperti sul web

Chiunque puo' lanciarne uno,con tanto spazio per scritti originali, commenti, immagini e link ad altri siti

Di Chiara Zappa

Cosa fanno decine di migliaia di italiani dopo aver annotato ogni giorno sul loro diario personale eventi quotidiani e private riflessioni? Si potrebbe pensare che lo ripongano sotto chiave in fondo al cassetto del como'. Sbagliato: lo pubblicano in rete, dove potra' essere letto da milioni di navigatori, in ogni parte del mondo. I memorialisti dell'era informatica sono gli ormai celebri bloggers, cioe' creatori di blog, una contrazione dell'inglese web log, che tradotta letteralmente significa "diario di bordo su Internet". Ma anche se in Italia il fenomeno blog e' ormai affermato, resta rovente il dibattito - dalle cattedre dei massmediologi alle chiacchiere quotidiane fra navigatori della rete - su come vada definito esattamente un web log. E su che cosa ci si debba scrivere. Un punto condiviso da tutti e' che stiamo parlando di siti Internet personali e autogestiti facili da creare, che mescolano informazioni e opinioni proprie. Tanto per chiarire il concetto: chiunque, gratuitamente e in pochi minuti, puo' registrarsi su uno dei siti che permettono di aprire un blog (i primi due in Italia sono stati Splinder e Clarence, ma oggi la scelta e' varia, da Virgilio a Tiscali a Blogspot e molti altri), scegliersi un nome e un indirizzo web, selezionare la grafica delle pagine e poi riempirle a piacimento con testi propri, commenti, immagini, link ad altri siti. Basta un click per pubblicare il tutto in rete, e fare il proprio ingresso nella "blogosfera". Nessuna ambizione di trasformarsi in fonte d'informazione o opinion makers: il blogger diventa tale essenzialmente per il bisogno impellente di comunicare qualcosa. Almeno in origine. Ma le vie del web sono imprevedibili, e puo' capitare che un anonimo ventinovenne iracheno, dallo pseudonimo di Salam Pax, nei giorni della guerra curi quotidianamente un blog battezzato "Where is Raed?" per ragguagliare, appunto, l'amico Raed sulla vita in una Baghdad sotto assedio. E che all'improvviso i media di tutto i l mondo si accorgano di lui e comincino a cliccare quotidianamente sul suo sito per leggere le inedite "corrispondenze". Cio' che e' accaduto realmente pochi mesi fa e' un esempio lampante del momento in cui il diario si trasforma in "fonte di informazione alternativa": per caso, o per forza. Un po' come sta avvenendo in questi giorni in Iran, dove moltissimi giovani (decine di migliaia solo nelle ultime settimane) hanno fatto ricorso ai web log per potersi scambiare le uniche notizie disponibili sulle proteste degli studenti, in un Paese dove i media ufficiali sono controllati dalla censura e l'autorita' giudiziaria ha oscurato 40 mila fra siti informativi e politici. Dal racconto alla testimonianza, dunque. Ma il blog puo' fare un passo ulteriore in direzione dell'informazione, se chi blogga se la sceglie come obiettivo dichiarato. Come i moltissimi internauti che - per restare sui teatri di guerra - dall'Afghanistan all'Iraq hanno usato i loro siti personali per cercare di riempire i buchi lasciati dall'informazione ufficiale. "La principale funzione dei blog e' di riunire elementi che non sono apparsi sui media e di correggere le analisi idiote, mostrando in che cosa sono false", ha detto Glenn Reynolds, giurista e giornalista di MsNbc e autore di un web log (www.instapundit.com) definito dall'American journalism review "la stazione centrale della citta' di Blog". Da tempo negli Stati Uniti, e oggi anche nel resto del mondo, sono moltissimi i giornalisti che hanno deciso di scrivere il loro "diario di bordo on line" non solo dal fronte ma anche dalla scrivania, per dare ogni giorno il proprio punto di vista su cio' che succede nel mondo: sono ormai riferimento per migliaia di navigatori - e anche per molti media ufficiali - blog come quello di Andrew Sullivan (www.andrewsullivan.com), Matt Drudge (www.drudgereport.com) o Josh Marshall (www.talkingpointsmemo.com). Siti in cui questi professionisti delle news propongono fatti e interpretazioni non tanto scrivendo fiumi di parole, ma soprattutto operando un lavoro di selezione tra il materiale da loro ritenuto migliore e pubblicato su giornali, pagine web, altri blog: i contenuti sono generalmente sintetizzati mentre viene fornito un link per consultare la fonte originale. Un servizio amatissimo da uno dei primi - e piu' cliccati - blogger italiani: il giornalista Luca Sofri (www.ilfoglio.it/wittgenstein): "Io ho un debole per i progetti di selezione tematica e qualitativa dei contenuti: quelli di carta come Internazionale e Il foglio dei fogli e quelli in tv come Anima mia e Blob", racconta Sofri. "La mia idea e' che circolino molti piu' contenuti buoni e gia' pubblicati di quanti non ne pubblichiamo di nuovi ogni giorno. Per questo ho trovato nel blog uno strumento ottimale". Uno strumento multiforme ma che "in termini semplici e' un giornale di cui sono il direttore, che non mi costa niente e di cui sono l'editore, che ha tutti i giornalisti del mondo e me come editorialista". Tentazione di protagonismo? In Italia e' in pieno corso la polemica di chi accusa i blogger nostrani di essere narcisi e autoreferenziali, di non avere alcuna incisivita' sul mondo al di fuori della blogosfera e di non offrire - in sostanza - informazione "altra". Un'accusa che non sconcerta una parte dell'universo web log, che vive benissimo tra chiacchiere e dibattiti "interni" e al massimo punta alla critica di costume: un esempio per tutti del successo di questo filone e' il cliccatissimo diario di Selvaggia Lucarelli (www.selvaggialucarelli.it). Eppure, anche se non si puo' dire che in Italia i media ufficiali abbiano colto al meglio le potenzialita' del mezzo blog - con alcune eccezioni come L'Espresso, Il Riformista e Il Foglio o Studio Aperto - in rete si possono scovare decine di siti di settore, dallo spettacolo all'economia, che offrono un ottimo patrimonio di informazioni specialistiche. Siti curati da singoli o da gruppi di persone, come uno dei piu' celebri blog italiani, TheGnuEconomy (www.gnueconomy. net). Ma collettiva e' anche una nuova specie di diari web, quelli accademici, che negli ultimi mesi sono spuntati in numerose universita' canadesi e americane grazie all'opera di gruppi di studenti, ma anche docenti. E i blog di Ateneo, o piu' spesso di Dipartimento, o di Sezione, cominciano ad avere un certo rilievo anche in parecchie universita' del nostro Paese. Nella blogosfera, a quanto pare, ci sono ancora molti pianeti da scoprire.
(Ha collaborato Alessandro Saccomandi)

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L'esperto: sono news di qualita'

Chiara Zappa


L'alternativa offerta dai blog? È quella rispetto a un mondo di media dove esiste una netta divisione tra una grande massa di utenti e una piccola e'lite che produce notizie. Per Carlo Gubitosa, giornalista esperto di informazione alternativa, la rivoluzione del web log nasce dall'essere "uno strumento in mano a persone che nella vita magari non lavorano nei mezzi di comunicazione, ma che vogliono dire qualcosa perche' hanno una passione o un interesse o perche' possono raccontare cio' che altri non hanno la possibilita' di testimoniare, come nel caso di chi blogga da Paesi in guerra o sotto dittature. Con un computer e un modem chiunque puo' diventare soggetto attivo nello scenario dell'informazione".
Ma il blog e' dunque un mezzo completo in se'?
"Io vedo il blog come un punto di partenza per scrollarsi di dosso un certo timore reverenziale nei confronti della scrittura, ma legato a una fase da superare per non riproporre anche in rete la stessa parcellizzazione che spesso vediamo a livello di cultura o di realta' sociali. In risposta ad un sistema dell'informazione integrato non si puo' pensare di fare "altra informazione" che non sia altrettanto integrata, pena la perdita di ogni incisivita'. L'iniziativa spontanea, che e' positiva, deve dunque sfociare nella creazione di reti, poli, gruppi, perche' individualita' non e' sinonimo di individualismo". È vivo il dibattito, anche tra gli stessi blogger, sulla possibilita' per un singolo di avere accesso ad informazioni inedite... "È un ragionamento che risente molto di un modo obsoleto di intendere la professione giornalistica, e secondo cui un'informazione inedita e' un'informazione raccolta da un professionista che l'ha poi data prima degli altri. Oggi, invece, inedita e' qualunque esperienza o dato di realta' che aggiunga qualche elemento nuovo ai fatti o all'analisi. Nulla esclude che tra alcuni anni i contadini del Parco sud di Milano, o l'operatore umanitario, o la casalinga che non riesce a iscrivere all'asilo il figlio disabile, avranno una cultura informatica di base che permettera' loro di raggiungere il pubblico e creare un'agenda sociale parallela a quell'"agenda setting" che detta i criteri secondo cui un'informazione va a finire sul giornale".
Parliamo allora di questo: che rapporto c'e' tra "blogosfera" e giornalismo?
"L'interesse riscosso dai blog rappresenta un campanello d'allarme per i media tradizionali, che dovrebbero riflettere sui meccanismi a causa dei quali un contenuto, magari minimale, rimane fuori dalla pagina in quanto troppo poco sensazionale. Ma non penso che si debba parlare di minaccia, perche' fornire contenuti di buon livello anche attraverso il web rendera' il pubblico piu' critico verso la stampa spazzatura, che vive di pubblicita', e lo motivera' a pagare l'informazione di qualita'".