SUDAN: promesse vane - violazioni dei diritti umani nelle aree controllate dal governo, denuncia Amnesty International



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



SUDAN: promesse vane - violazioni dei diritti umani nelle aree controllate
dal governo, denuncia Amnesty International




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Amnesty International Ufficio Stampa
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COMUNICATO STAMPA
CS103-2003
                                                                                                  
SUDAN: PROMESSE VANE - VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NELLE AREE CONTROLLATE
DAL GOVERNO, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

In occasione del primo anniversario della firma del Protocollo di Machakos,
che preparò la strada all'attuale processo di pacificazione in Sudan,
Amnesty International ha chiesto che i diritti umani costituiscano un
elemento essenziale del futuro accordo di pace.

"Se i diritti umani per tutti non diventeranno un elemento essenziale di un
accordo che è cruciale per il futuro del Sudan, la pace non sarà
praticabile", ha dichiarato oggi Amnesty International lanciando un nuovo
rapporto intitolato Sudan. Promesse vane? Violazioni dei diritti umani
nelle aree controllate dal governo.

Il rapporto, già presentato al governo sotto forma di memorandum, descrive
le continue violazioni dei diritti umani compiute dalle forze di sicurezza
sudanesi nella aree esterne al sud del paese.

"Mentre l'attenzione del mondo si è concentrata sui modi in cui sostenere
le iniziative per porre fine al conflitto tra il governo e il Movimento /
Esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLM/A), la popolazione nelle
aree controllate dal governo continua a subire violazioni dei diritti
umani, prodotte da quella discriminazione e quella ingiustizia che avevano
alimentato il conflitto nel sud".

"Il governo di Khartoum ha compiuto molti gesti rivolti a una maggiore
apertura e promozione dei diritti umani nelle aree sotto il proprio
controllo. Ma troppo spesso la retorica non si è convertita in un'azione
concreta in favore dei diritti umani", si legge nel rapporto di Amnesty
International.

Il conflitto che sta crescendo d'intensità nel Darfur, nel Sudan
occidentale - dove a febbraio alcuni contadini dei villaggi sono ricorsi
alle armi contro il governo, ritenuto responsabile di non garantire
adeguata protezione e di emarginare la regione - mostra ulteriormente la
volontà del  governo di ricorrere a violazioni dei diritti umani quando si
trova ad affrontare problemi.

Nel Darfur, di fronte agli attacchi di gruppi armati nei confronti della
popolazione, le autorità hanno reagito imprigionando i capi delle comunità
locali e perseguendo gli oppositori. Nel 2001 sono stati istituiti
tribunali speciali per processare gli autori di omicidi, attacchi armati e
atti di banditismo. Queste corti hanno emesso condanne capitali e pene
crudeli, inumane e degradanti al termine di processi palesemente iniqui.

In altre aree del Sudan, compresa la capitale Khartoum, restano pratiche
diffuse sia la detenzione in isolamento di oppositori politici, studenti e
semplici cittadini, sia la tortura da parte delle forze di sicurezza. I
giornalisti subiscono restrizioni e gli attivisti della società civile
vengono frequentemente sottoposti ad arresti, detenzioni arbitrarie e
vessazioni. Studenti e profughi in fuga dalle zone di conflitto sono stati
feriti o uccisi a causa dell'uso eccessivo della forza da parte della
polizia e delle forze di sicurezza. Desta preoccupazione soprattutto la
mancanza di responsabilità giudiziaria delle forze di sicurezza per
qualsiasi azione esse intraprendano, inclusi gli atti di tortura,
consentita da leggi incompatibili con i principi internazionali sui diritti
umani.

"Mentre l'attenzione è concentrata sugli orrendi abusi commessi da ambo le
parti protagoniste del conflitto nel sud, le violazioni dei diritti umani
compiute dalle forze di sicurezza nelle aree sotto controllo governativo
vengono ignorate. Il governo sudanese ha fallito nel far cessare o
sottoporre a indagini non solo gli abusi legati al conflitto nel sud, ad
opera delle proprie forze armate e delle milizie alleate, ma anche quelli
commessi dalle forze di sicurezza al di fuori del contesto di guerra.
Questo spiega perché le violazioni dei diritti umani in Sudan continuano",
ha aggiunto Amnesty International.  

L'organizzazione chiede al governo sudanese di applicare le raccomandazioni
sottopostegli e di tener fede alle promesse fatte per rispettare e
proteggere i diritti umani. Amnesty International chiede in particolare di:

- abolire gli articoli 31 e 33 dell'Atto nazionale sulle forze di
sicurezza, che consente a queste ultime di procedere a detenzioni in
isolamento e senza incriminazione, garantendo al contempo la loro impunità;

- abolire le disposizioni relative ai tribunali speciali istituiti nel
Darfur, incompatibili con gli standard internazionali in materia di
processi equi;

- porre fine alle dure restrizioni imposte alla stampa sudanese;

- porre immediatamente fine agli arresti, alle detenzioni e alle vessazioni
nei confronti degli attivisti della società civile, compresi gli oppositori
politici, i difensori dei diritti umani e le attiviste per i diritti delle
donne;

- indagare in maniera indipendente e imparziale sulle denunce di uccisioni
e torture commesse dalle forze di sicurezza e consegnare i presunti
responsabili alla giustizia;

- consentire che una commissione d'inchiesta indipendente ed imparziale
indaghi su quanto sta accadendo nel Darfur e l'invio di osservatori dei
diritti umani nella regione.

Amnesty International chiede ai mediatori internazionali del processo di
pace, ai paesi donatori e alle altri parti interessate ai colloqui di pace,
di porre i diritti umani di tutti i sudanesi al centro dei loro sforzi.

"Un accordo di pace definitivo non solo porrebbe fine al conflitto nel sud,
ma garantirebbe il rispetto, nella legge e nella prassi, dei diritti umani
fondamentali di tutta la popolazione sudanese", ha concluso Amnesty
International.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 16 luglio 2003


Il rapporto Sudan. False promesse? Violazioni dei diritti umani nelle aree
controllate dal governo è disponibile presso l'indirizzo Internet:
http://web.amnesty.org/library/Index/ENGAFR540362003?open&of=ENG-SDN

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