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La nonviolenza e' in cammino. 604
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 604
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Jul 2003 01:58:22 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 604 del 7 luglio 2003 Sommario di questo numero: 1. "Il paese delle donne": miracolo a Roma 2. Enrico Peyretti: dieci tesi su religioni, violenza, nonviolenza 3. Anne A. Simpkinson intervista Thich Nhat Hahn dopo la strage dell'11 settembre 2001 4. Simone de Beauvoir: la felicita' 5. Michelangelo Bovero: questo paese 6. Un corso per mediatori internazionali di pace 7. Letture: Alessandro Dal Lago, Polizia globale 8. Letture: Gillian Slovo, Polvere rossa 9. Letture: Augusto Zamora Rodriguez, El futuro de Nicaragua 10. Riletture: Laura Conti, Che cos'e' l'ecologia 11. Riletture: Agnes Heller, L'uomo del Rinascimento 12. Riletture: Franca Ongaro Basaglia, Manicomio perche'? 13. Benito D'Ippolito: uomini e tigri 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. APPELLI. "IL PAESE DELLE DONNE": MIRACOLO A ROMA [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo e diffondiamo questo appello. Per contattare la redazione de "Il paese delle donne": via Matteo Boiardo 12, 00185 Roma, e-mail: womenews at womenews.net; per inviare sottoscrizioni: ccp 69515005] Miracolo a Roma. Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta. Come ogni anno arriviamo alla pausa di fine giugno e, augurandovi buone vacanze, vi diamo appuntamento a settembre. Ma questa volta c'e' qualcosa di diverso, rispetto agli altri anni: chiudiamo con i conti in rosso. Abbiamo avuto delle spese straordinarie: l'adeguamento forzato del nostro statuto alle nuove disposizioni in tema di associazioni, una stampante-fotocopiatrice il cui acquisto non era piu' rinviabile. Altre spese sono diventate ordinarie nostro malgrado: l'obbligo di "incellofanare" ogni numero della rivista, l'aumento delle tariffe postali. Cosi', per la prima volta nella nostra storia, usciremo nel mese di settembre solo grazie al contributo straordinario che ciascuna delle redattrici fara' al giornale. E' un segnale allarmante: vuol dire che il lavoro volontario e gli abbonamenti, che per legge ora dobbiamo chiamare "contributi annuali", non bastano per tenere aperto questo spazio di dialogo. Non basterebbe piu', anche se ci aiuterebbe a tirare un po' il fiato, una semplice sottoscrizione straordinaria; e poi la solidarieta' si chiede alle persone esterne e, francamente, ci riesce difficile pensare alle lettrici come ad un corpo estraneo alla redazione. In questi giorni abbiamo sentito una certa preoccupazione per l'ipotetica chiusura del giornale. In molte, anche di aree diverse da quelle che tradizionalmente ci sono amiche, ci inviano messaggi di stima, e tuttavia il numero delle "abbonate" non aumenta. Abbiamo bisogno di soldi, questo e' certo, ma quel che chiediamo non e' una semplice sottoscrizione di sostegno per una testata democratica in difficolta'. "Il paese delle donne" e' molto di piu' di un giornale democratico: siamo un giornale politico e femminista, che, nel bene e nel male, da anni, da' conto delle pratiche, dei pensieri e delle politiche delle donne. Questo giornale, pero', come tutte le cose vive, ha bisogno di cura, ovvero di relazioni, e sostentamento, e di passione. Bisogna che le tante di voi che ci leggono senza contribuire alle spese del giornale capiscono che chi ci legge dovrebbe abbonarsi, senza se e senza ma, per usare uno slogan inflazionato. A tutte chiediamo di inviarci un segnale rinnovando puntualmente la sottoscrizione annuale formando redazioni nelle vostre citta', inviandoci suggerimenti, critiche, riflessioni. Se durante l'estate non riceveremo nuovi abbonamenti, e magari qualche sottoscrizione straordinaria, sara' per noi molto difficile continuare ad esistere. Vi diamo quindi appuntamento a settembre, senza aggiungere altro. Si dice che la passione faccia miracoli. Laicamente ci speriamo un po'. La redazione de "Il paese delle donne" 2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: DIECI TESI SU RELIGIONI, VIOLENZA, NONVIOLENZA [Dal fascicolo dell'aprile 2003 del bel mensile torinese "Il foglio" (sito: www.ilfoglio.org) riprendiamo questo articolo di Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it). Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica (ed abbiamo recentemente ripresentato in questo notiziario) la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente] 1. Le religioni producono sia violenza che nonviolenza. In quanto tensione, ricerca, relazione con qualcosa o qualcuno colti come un assoluto, esse sono tentate di intransigenza, di totalitarismo esclusivista, di imposizione violenta. Ma proprio il rapporto, vissuto piu' seriamente, con un assoluto che ci trascende, deve farci sentire relativi, ci chiede di essere umili, miti, rispettosi, nonviolenti, impegnati nel servizio agli altri. Il significato migliore delle religioni esige che esse si facciano tutte sempre chiaramente nonviolente. Il potere, piu' violento e', piu' si appropria dell'avallo delle religioni, manipolandole. Le religioni, piu' sono deboli, piu' si rendono disponibili a servire il potere. * 2. Le religioni hanno da prendere coscienza della loro ambiguita' rispetto alla violenza, e hanno da lavorare su se stesse per risolvere tale ambiguita' in senso positivo. Questo e' nelle loro possibilita', come e' dimostrato dal fatto che sta cominciando a cambiare l'autocomprensione delle religioni riguardo alla violenza. * 3. Le religioni hanno un riferimento alla verita'. Alcune hanno piu' forte il senso di una verita' ricevuta. In ogni caso, la verita' e' sempre da penetrare meglio, e soprattutto da vivere fedelmente. Le religioni hanno oggi il compito di comprendere: - che la verita' non e' mai posseduta ma sempre cercata, ricevuta, invocata, e sempre veduta solo parzialmente e imperfettamente; - che essa, per quanto ci e' data, non risiede tanto nelle menti e nelle definizioni intellettuali (peraltro utili alla vita buona, ma sempre perfezionabili) quanto negli atti pratici della vita autentica; - che la verita', comunque la intendiamo, la esprimiamo e la pratichiamo, e' sempre piu' grande della nostra comprensione e attuazione; - che i nostri diversi approcci e interpretazioni della verita' devono essere intesi come in relazione tra loro, pur nelle differenze, e non in opposizione escludente; - soprattutto, le religioni hanno oggi il compito di comprendere che la verita' che possiamo conoscere non ci arma mai gli uni contro gli altri (come nella storia ha fatto chi arrogantemente ha pensato di tenerla in pugno e di imporla ad altri come verita' armata), ma proprio ci "disarma", nel senso che ci rende piu' miti ed umili, impegnati continuamente ad imparare dall'ascolto reciproco, e a vivere una vita piu' giusta. La verita' non ci arma, ma proprio ci disarma, per guidarci ad una vita personale e a relazioni umane piu' buone e piu' vere. La forza della verita' non e' offensiva, ma consiste nell'agire profondamente su di noi, in quanto la cerchiamo e le siamo fedeli, col renderci piu' veri, piu' forti nel resistere al male e nel vivere il bene. * 4. Le religioni, come quelle del ceppo di Abramo (ebraismo, cristianesimo, islam), che portano in se' l'idea di una "elezione", cioe' la scelta di un messaggero o di un popolo da parte di Dio, hanno il compito, nell'attuale opportunita' e necessita' di rispetto e dialogo con le altre religioni, di: - interpretare quella idea alla luce della fondamentale unita' della famiglia umana e del rispetto dovuto ad ogni tentativo di vita umana degna e dotata di senso (cioe', alle diverse culture, civilta', religioni della storia umana); - escludere ogni interpretazione della elezione come un privilegio che conferisca qualche superiorita' esclusiva, o diritti superiori; - comprendere invece l'elezione come la chiamata ad una responsabilita' che impegna verso tutti, come un incarico, come una illuminazione ricevuta per essere comunicata con rispetto e mitezza a chi voglia prestarvi attenzione e vi si riconosca liberamente. * 5. Nel compito di convertirsi alla nonviolenza, le religioni sono aiutate od ostacolate dalla minore o maggiore potenza delle loro strutture e dei loro legami con le potenze economiche e politiche, e dalla qualita' delle loro teologie e dottrine. * 6. L'etica dell'unita' umana, cioe' del valore inviolabile dell'umanita' riconosciuta e venerata in ogni altro essere umano, giudica tutte le culture, le filosofie, le religioni, le politiche, le economie. Tutte le vie umane sono giudicate dall'etica di pace nonviolenta, cioe' dal "rispetto della vita" (Albert Schweitzer). E' dunque possibile, secondo l'esperienza fatta da ciascuno, che questa etica porti a rifiutare o riformare la propria religione della quale si siano constatati gravi tradimenti, errori, sordita', ritardi su questo punto primario. * 7. Si puo' fondatamente pensare che la coscienza del "rispetto della vita" e della premura per il diritto e il bisogno altrui sia un elemento costitutivo della nostra natura umana, elemento che puo' essere rafforzato e stabilizzato ma anche indebolito e spento nelle persone e nelle societa' secondo il tipo di educazione, di cultura e di ethos circostante. Quella coscienza e' indebolita e distrutta dalla cultura di guerra, non poche volte sanzionata dalle religioni, cultura che mediante la "costruzione del nemico" degrada l'avversario a livello subumano per renderne possibile, e persino doverosa e onorevole, l'offesa e l'uccisione. Quella coscienza, che in genere e' educata e rafforzata dalle religioni, nelle loro versioni migliori, non dipende essenzialmente da una visione religiosa della vita. L'identificazione con l'altro, piu' evidente quando l'altro e' in un grave pericolo e ci muove istintivamente al soccorso, e' un fatto originario, la cui interpretazione puo' essere o religiosa (appello divino) o razionale (appello della ragione). Ma l'interpretazione non cambia il dato. Il fatto e' che, nonostante le pesanti strutture di violenza impiantate nella storia e nelle culture, con ogni plausibilita' noi siamo fatti gli uni per gli altri, quindi per la soluzione nonviolenta dei conflitti, e per il controllo della nostra distruttivita', fino ad arrivare ad escluderla dai rapporti umani ad ogni livello. Tale possibilita' e' un impegno che accomuna le persone moralmente sensibili, che siano religiose o non religiose. * 8. Si puo' dire che la pace, nonostante e contro l'impero della guerra oggi ristabilito, sia "il mito emergente del nostro tempo", un simbolo universale e fecondo, una specie - per cosi' dire - di nuova religione universale, nuova fede, nuova morale (Raimon Panikkar, La torre di Babele, Pace e pluralismo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1990, p. 173). Questo si puo' dire purche' lo si intenda nel senso seguente: - non soltanto l'ideale della pace non assorbe ne' sostituisce necessariamente le religioni tradizionali, e invece le puo' unire nel rispetto pieno delle loro differenze; - ma inoltre l'ideale della pace costituisce un profondo punto d'incontro fra le persone non religiose, che lo praticano senza ricollegarlo ad alcuna religione, e le persone religiose, che in una determinata religione trovano alimento al loro impegno morale per la pace. * 9. L'amore fino ai nemici, il perdono delle offese, il male ricambiato col bene, puo' essere considerato il maggiore "miracolo morale", per i credenti il segno piu' grande che Dio puo' dare di se' nell'umanita', per i non credenti il grado piu' alto di elevazione dello spirito pratico umano. Oggi l'amore fino ai nemici (effettivo, non necessariamente affettivo) si attua nella nonviolenza attiva e politica, nella cultura della gestione costruttiva e nonviolenta dei conflitti; si attua, in ogni persona e in ogni gruppo umano, nell'abbandonare l'idolatria del proprio diritto duro e impositivo, in favore dell'incontro, della trattativa e dell'accordo con l'altro, rispettato nella sua diversita'. Forse in cio' sta la verita' che ci salva dal male e dal dolore, verita' che tutte le spiritualita' religiose e le spiritualita' non religiose cercano a pezzi e bocconi, nella fatica e nella gioia che sono la dignita' della persona umana. * 10. Nella cultura di pace e nel movimento per la pace e la nonviolenza, le religioni danno un contributo essenziale, condividendo in forma laica, anche con chi non e' religioso, la fede nella verita', la speranza nel bene, l'amore per l'umanita', l'impegno per la giustizia. Ma, all'interno delle religioni, l'impegno di pace e nonviolenza e' ancora acquisizione di pochi. 3. RIFLESSIONE. ANNE A. SIMPKINSON INTERVISTA THICH NHAT HANH DOPO LA STRAGE DELL'11 SETTEMBRE 2001 [Questa intervista di Anne A. Simpkinson al monaco zen Thich Nhat Hanh e' apparsa sullo "Changemakers Journal" dell'ottobre 2001; la traduzione e' di Carla Toscana per il Centro studi "Sereno Regis" di Torino, dal cui sito l'abbiamo ripresa (per informazioni e contatti: Centro studio Domenico Sereno Regis, via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, fax: 011549005, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis). Thich Nhat Hanh, una delle piu' note figure della teoria e della prassi della nonviolenza, e' un monaco vietnamita della tradizione zen, che ha lavorato instancabilmente per la pace durante la guerra del Vietnam, ricostruendo villaggi distrutti dalle ostilita'. In seguito a un giro di conferenze contro la guerra negli Stati Uniti, non gli fu permesso di tornare nel suo paese e cosi' si stabili' in Francia. Nel 1967 Martin Luther King lo propose come candidato per il premio Nobel della pace. Attualmente e' conosciuto a livello internazionale per il suo insegnamento e i suoi scritti sulla consapevolezza, e per il suo lavoro per un "buddhismo socialmente impegnato", un richiamo all'azione sociale basata su principi buddhisti. E' autore di numerose pubblicazioni, tra cui il best seller Essere pace, Ubaldini, Roma 1989, e il recente Spegni il fuoco della rabbia, Mondadori, Milano 2002] - Domanda: Se potessi parlare a Osama bin Laden, che cosa gli diresti? E se potessi parlare al popolo americano, cosa suggeriresti di fare a questo punto, come singoli individui e come nazione? - Risposta: Se mi fosse concessa l'opportunita' di stare faccia a faccia con Osama bin Laden, la prima cosa che farei sarebbe ascoltare. Cercherei di comprendere perche' ha agito in un modo tanto crudele. Cercherei di comprendere tutte le sofferenze che lo hanno portato alla violenza. Ascoltare in questo modo potrebbe non essere cosa facile, e cosi' dovrei restare calmo e lucido. Avrei bisogno di avere vicino a me tanti amici molto bravi nella pratica dell'ascolto profondo, dell'ascoltare senza reagire, senza giudicare e condannare. In questo modo, si verrebbe a creare un'atmosfera di sostegno intorno a questa persona e a quelle in rapporto con lei, cosicche' potrebbero davvero sperimentare una condivisione, confidare che li si sta davvero ascoltando. Dopo aver ascoltato per qualche tempo, potremmo aver bisogno di un'interruzione per permettere a cio' che e' stato detto di entrare nella nostra coscienza. Solo quando ci sentiremo calmi e lucidi, potremo dare una risposta. Risponderemmo punto per punto a quanto e' stato detto. Risponderemmo in modo gentile, ma fermo, in modo da aiutarli a scoprire le loro interpretazioni sbagliate, cosicche' possano recedere dagli atti violenti di loro propria volonta'. Per quanto concerne il popolo americano, suggerirei di fare tutto quanto e' possibile per ristabilire la calma e la lucidita' prima di rispondere alla situazione che si a' creata. Rispondere troppo velocemente, prima di avere una buona comprensione della situazione, puo' essere molto pericoloso. La prima cosa che possiamo fare e' smorzare le fiamme di rabbia e odio che sono cosi' forti in noi. Come ho detto prima, e' di cruciale importanza guardare al modo in cui alimentiamo l'odio e la violenza dentro di noi e intraprendere misure immediate per eliminare il nutrimento al nostro odio e alla nostra violenza. Quando reagiamo in preda alla paura e all'odio, non abbiamo ancora una comprensione profonda della situazione. La nostra azione sara' soltanto un modo molto veloce e superficiale di rispondere alla situazione e non si produrra' un vero beneficio e risanamento. Ma se aspettiamo e seguiamo il processo di calmare la nostra rabbia, guardando in modo approfondito dentro la situazione e ascoltando con una grande volonta' di comprendere le radici della sofferenza che sono la causa delle azioni violente, allora avremo finalmente elementi sufficienti per rispondere in un modo tale che la guarigione e la riconciliazione possano esser realizzate per tutte le persone coinvolte. In Sud Africa, la Commissione per la Verita' e la Riconciliazione ha fatto dei tentativi per giungere a questo risultato. Tutte le parti coinvolte nella violenza e nell'ingiustizia accettano di ascoltarsi l'un l'altra in un ambiente calmo e confortevole, di guardare insieme in profondita' alle radici degli atti violenti e di trovare soluzioni condivise per rispondere alle diverse situazioni. La presenza di forti leader spirituali e' di grande aiuto per creare e mantenere un tale ambiente. Possiamo rifarci a questo modello per risolvere i conflitti che stanno sorgendo proprio in questo momento; non dobbiamo aspettare molti anni per metterlo in pratica. - Domanda: Tu hai sperimentato di persona la devastazione causata dalla guerra combattuta in Vietnam e hai lavorato per porre fine alle ostilita' laggiu'. Che cosa dici alle persone che sono straziate dal dolore e arrabbiate perche' hanno perduto persone care negli attacchi terroristici? -Risposta: Io ho perduto i miei figli e le mie figlie spirituali durante la guerra, quando stavano penetrando nella zona di combattimento per cercare di salvare quelli sotto le bombe. Alcuni furono uccisi dalla guerra e altri furono assassinati da chi pensava erroneamente che stessero sostenendo la parte avversa. Quando guardai ai quattro cadaveri trucidati dei miei figli spirituali assassinati in modo cosi' violento, ho sofferto profondamente. Comprendo la sofferenza di coloro che hanno perso i loro cari in questa tragedia. In situazioni di grande perdita e dolore, dovetti ritrovare la mia calma per ripristinare la mia lucidita' e la capacita' di comprensione e compassione del mio cuore. Con la pratica del guardare in profondita', ho capito che se rispondo alla crudelta' con la crudelta', l'ingiustizia e la sofferenza non possono che aumentare. Quando venimmo a sapere del bombardamento del villaggio di Bentra in Vietnam, dove furono distrutte innumerevoli abitazioni, e i piloti dissero ai giornalisti di aver distrutto il villaggio per salvarlo, io restai traumatizzato e frastornato dalla paura e dal dolore. Allora praticammo il camminare in modo calmo e gentile sulla terra, per riottenere la calma della mente e la pace del cuore. Benche' sia una grande sfida il mantenere la nostra apertura in questo momento, e' di cruciale importanza che non rispondiamo in alcun modo finche' non abbiamo recuperato la calma e la chiarezza indispensabili per vedere la realta' della situazione. Noi sapevamo che rispondere con la violenza e con l'odio avrebbe danneggiato soltanto noi stessi e le persone attorno a noi. Allora ci dedicammo alla meditazione in modo da essere in grado di guardare in profondita' nella sofferenza della gente che ci infliggeva violenza, per comprenderli in modo piu' profondo e per comprendere noi stessi in modo piu' profondo. Grazie a questa comprensione fummo in grado di produrre compassione e di alleviare sia la nostra sofferenza, sia la sofferenza dell'altra parte. - Domanda: Qual e' la "cosa giusta" da fare per rispondere agli attacchi terroristici? Dovremmo cercare la giustizia per mezzo di un'azione militare? Per mezzo di azioni giudiziarie? L'intervento militare e/o la rappresaglia e' giustificata se e' in grado di evitare la futura uccisione di innocenti? - Risposta: Ogni violenza e' un'ingiustizia. Il fuoco dell'odio e della violenza non puo' essere estinto dall'aggiunta di altro odio e violenza. Il solo antidoto alla violenza e' la compassione. E di cosa e' fatta la compassione? E' fatta di comprensione. Quando non c'e' comprensione, come possiamo provare compassione, come possiamo cominciare ad alleviare la grande sofferenza che e' in essa? La comprensione e' la vera e propria base sulla quale costruiamo la nostra compassione. - Domanda: Come possiamo arrivare alla comprensione e al discernimento che ci possono guidare attraverso questi momenti di immensa sfida che adesso stiamo fronteggiando in America? - Risposta: Per provare comprensione dobbiamo trovare vie di comunicazione tali che ci permettano di ascoltare coloro che stanno invocando la nostra comprensione in modo cosi' disperato - perche' un tale atto di violenza e' una richiesta disperata di attenzione e di aiuto. - Domanda: Come si fa ad ascoltare in modo calmo e chiaro, cosi' da non uccidere immediatamente le possibilita' di sviluppo della comprensione? - Risposta: Come nazione dobbiamo prestar attenzione a questo: in che modo possiamo sviluppare condizioni tali da permettere il verificarsi dell'ascolto profondo, in modo che la nostra risposta alla situazione possa sorgere dalla calma e dalla chiarezza della nostra mente. La chiarezza e' una grande offerta che possiamo fare in questo momento. - Domanda: Ci sono persone che vogliono una cosa soltanto: vendetta. - Risposta: Nelle scritture buddhiste, il Buddha dice che rispondendo all'odio con l'odio si ottiene solo un aumento dell'odio. Ma se noi facciamo uso della compassione per abbracciare coloro che ci hanno danneggiati, i nostri e i loro cuori saranno colpiti piu' che da una bomba. - Domanda: Ma come si fa a far sgorgare una goccia di compassione che possa spegnere il fuoco dell'odio? - Risposta: Sai, la compassione non si vende al supermarket. Se vendessero la compassione, dovremmo solo portarcela a casa e avremmo risolto il problema dell'odio e della violenza nel mondo con grande facilita'. Ma la compassione puo' soltanto venir prodotta nel nostro cuore grazie alla pratica. L'America brucia d'odio. E' per questo che dobbiamo dire ai nostri amici cristiani "siete i bambini di Cristo". Dovete rientrare in voi e guardare in profondita' e scoprire perche' si e' verificata questa violenza. Perche' c'e' tanto odio? Cosa c'e' sotto tutta questa violenza? Perche' odiano cosi' tanto da arrivare a sacrificare le loro stesse vite e ad infliggere una sofferenza cosi' grande ad altra gente? Perche' questi ragazzi giovani, pieni di vitalita' e di forza, hanno scelto di perdere la loro vita, di commettere una tale violenza? E' questo che dobbiamo capire. Dobbiamo trovare un modo per fermare la violenza, certo. Se e' il caso, dobbiamo mettere in prigione i responsabili. Ma la cosa importante e' guardare in profondita' e chiedere: "Perche' e' successo questo? Quale responsabilita' abbiamo noi nell'accaduto?". Forse essi ci capiscono male. - Domanda: Ma che cosa li ha portati a un tale livello di incomprensione da odiarci cosi' tanto? - Risposta: Il metodo del Buddha e' il guardare in profondita' per vedere la fonte della sofferenza; la fonte della violenza. Se dentro di noi c'e' violenza, qualsiasi azione puo' far esplodere questa violenza. L'energia dell'odio e della violenza puo' essere molto grande e quando la vediamo in altre persone ci dispiace per loro. Quando sentiamo questo dispiacere, la goccia della compassione e' scaturita nei nostri cuori e ci sentiamo molto piu' felici e piu' in pace con noi stessi. Questa empatia produce il nettare della compassione dentro di noi. Vai in un monastero proprio al fine di imparare a far questo, in modo che ogniqualvolta soffri e sei arrabbiato sai come guardare in profondita', in modo che la lacrima di compassione possa sgorgare dal tuo cuore e scacciare la febbre della rabbia. Soltanto la lacrima della compassione puo' allontanare le fiamme dell'odio. Dobbiamo guardare in profondita' e con onesta' alla nostra attuale situazione. Se siamo capaci di vedere le fonti della sofferenza in noi stessi e nelle altre persone, possiamo cominciare a invertire il ciclo dell'odio e della violenza. Quando la nostra casa va a fuoco, dobbiamo prima di tutto spegnere il fuoco e poi cercarne le cause. Analogamente, se noi prima spegniamo la rabbia e l'odio nel nostro cuore, avremo la possibilita' di analizzare la situazione in profondita', con chiarezza e discernimento per determinare tutte le cause e le condizioni che hanno contribuito all'odio e alla violenza che stiamo sperimentando dentro noi stessi e nel nostro mondo. La "cosa giusta" e' l'azione che risulta dall'estinzione dei fuochi dell'odio e della violenza. - Domanda: Credi che il male esista? E, se e' cosi', considereresti i terroristi come persone malvagie? - Risposta: Il male esiste. Anche Dio esiste. Il male e Dio sono le nostre due facce. Dio e' questa grande comprensione, questo grande amore dentro di noi. E' cio' che viene anche chiamato Buddha, la mente illuminata che e' in grado di vedere attraverso l'ignoranza. Che cos'e' il male? E' quando la faccia di Dio, la faccia del Buddha dentro di noi, risulta nascosta. Spetta a noi scegliere se il lato del male diventa piu' importante, o se il lato di Dio e del Buddha risplende. Ma anche se il lato della grande ignoranza, del male, puo' in un dato momento manifestarsi in modo molto intenso, cio' non significa che Dio non sia la'. Nella Bibbia cio' e' detto con chiarezza, "Perdona loro perche' non sanno quello che fanno". Questo significa che un atto malvagio e' un atto di grande ignoranza e incomprensione. Forse ci sono molte percezioni sbagliate dietro un atto malvagio; dobbiamo capire che l'ignoranza e l'incomprensione sono la radice del male. Ogni essere umano contiene dentro di se' tutti gli elementi di una grande comprensione, di una grande compassione, e anche ignoranza, odio e violenza. - Domanda: Nel tuo nuovo libro Anger [Spegni il fuoco della rabbia, Mondadori, Milano 2002], dai un esempio di "ascolto compassionevole" come uno strumento per risanare le famiglie. Questo strumento puo' essere usato a livello nazionale e, in tal caso, come funzionerebbe? - Risposta: L'estate scorsa un gruppo di palestinesi e israeliani venne al Plum Village, il centro di meditazione dove vivo nel sud della Francia, per imparare e praticare le arti dell'ascolto profondo e del discorso amorevole (circa 1.600 persone arrivano al Plum Village ogni estate da piu' di una dozzina di paesi, per ascoltare e imparare come portare pace e comprensione nella loro vita quotidiana). Il gruppo di palestinesi e israeliani partecipo' al programma quotidiano di meditazione camminata, meditazione seduta e pasti silenziosi, e segui' anche un training su come ascoltare e parlare l'uno con l'altro in modo tale da rendere possibile una maggiore pace e comprensione tra i suoi membri, sia come individui sia come nazioni. Con la guida e il sostegno dei monaci e delle suore, essi sedettero e si ascoltarono a vicenda. Quando una persona parlava, nessuno la interrompeva. Ciascuno praticava la consapevolezza del proprio respiro e del proprio ascolto in modo tale che l'altra persona si sentiva ascoltata e compresa. Quando una persona parlava, essi/e rifuggivano dall'usare parole di riprovazione, odio e condanna. Parlavano in un'atmosfera di fiducia e rispetto. Grazie a queste conversazioni i partecipanti palestinesi e israeliani riuscirono davvero a comprendere che entrambe le parti soffrivano per la paura. Apprezzarono la pratica dell'ascolto profondo e si accordarono per condividere cio' che avevano imparato con altri dopo il loro ritorno nei rispettivi paesi. Noi raccomandammo che palestinesi e israeliani parlassero delle loro sofferenze, paure e disperazione in un forum pubblico, in modo che tutto il mondo possa ascoltare. Potremmo tutti ascoltare senza giudicare, senza condannare, al fine di comprendere l'esperienza di entrambe le parti. Cio' preparerebbe quel terreno di comprensione appropriato per l'apertura di colloqui di pace. La stessa situazione esiste ora tra il popolo americano e quello delle nazioni arabe e islamiche. Vi e' una grande incomprensione e una grande mancanza di quel tipo di comunicazione, cio' ostacola la nostra capacita' di risolvere le difficolta' in modo pacifico. - Domanda: La compassione costituisce una grande parte del buddhismo e della pratica buddhista. Ma in questo preciso momento, sembra impossibile fare appello alla compassione verso i terroristi. E' realistico pensare che la gente possa provare un'autentica compassione adesso? - Risposta: Senza comprensione, la compassione e' impossibile. Quando comprendi la sofferenza degli altri, non hai bisogno di sforzarti per provare compassione, la porta del tuo cuore si aprira' naturalmente. Tutti i dirottatori erano molto giovani, eppure hanno sacrificato le loro vite, per cosa? Perche' lo hanno fatto? Che tipo di sofferenza profonda c'e' qui? Ci sara' bisogno di un ascolto profondo e di uno sguardo in profondita' per comprenderlo. L'avere compassione in questa situazione e' compiere un grande atto di perdono. Innanzitutto possiamo abbracciare la sofferenza, sia al di fuori dell'America, sia al suo interno. Dobbiamo aver cura delle vittime qui, nel nostro paese, ma aver compassione anche per i dirottatori e le loro famiglie, perche' anche loro sono vittime dell'ignoranza e dell'odio. In questo modo possiamo davvero praticare la non discriminazione. Non c'e' alcun bisogno di aspettare molti anni o decenni per realizzare la riconciliazione e il perdono. Abbiamo bisogno adesso di una sveglia, per non permettere all'odio di schiacciare i nostri cuori. - Domanda: Ritieni che le cose accadano per una ragione? Se e' cosi', qual era la ragione per gli attacchi agli Usa? - Risposta: La ragione profonda della nostra attuale situazione risiede nei nostri modelli di consumo. I cittadini statunitensi consumano il 60% delle risorse mondiali di energia, ma sono solo il 6% della popolazione mondiale. In America i bambini hanno assistito a 100.000 atti di violenza alla televisione prima di aver finito la scuola elementare. Un'altra ragione dell'attuale situazione e' la nostra politica estera e la mancanza di ascolto profondo nelle nostre relazioni. Noi non facciamo uso dell'ascolto profondo per comprendere la sofferenza e i veri bisogni della gente delle altre nazioni. - Domanda: Quale ritieni che sia la piu' efficace risposta spirituale a questa tragedia? - Risposta: Possiamo cominciare proprio in questo istante a meditare per calmare la nostra rabbia, guardando profondamente alle radici dell'odio e della violenza nella nostra societa' e nel nostro mondo, e ad ascoltare in modo compassionevole per udire e comprendere cio' che non abbiamo ancora la capacita' di udire e comprendere. Quando la goccia di compassione comincia a formarsi nei nostri cuori e nelle nostre menti, cominciamo a sviluppare risposte concrete alla nostra situazione. Quando abbiamo ascoltato e guardato in modo profondo, possiamo cominciare a sviluppare l'energia della fraternita' e della sorellanza tra tutte le nazioni, il che costituisce il piu' profondo lascito spirituale di tutte le tradizioni religiose e culturali. In questo modo la pace e la comprensione nel mondo intero vengono accresciute giorno per giorno. Lo sviluppare la goccia di compassione nel nostro proprio cuore e' la sola effettiva risposta spirituale all'odio e alla violenza. Questa goccia di compassione sara' il risultato del calmare la nostra rabbia, del guardare in profondita' alla radici della nostra violenza, dell'ascolto profondo e della comprensione della sofferenza di coloro che sono coinvolti negli atti di odio e violenza. 4. MAESTRE. SIMONE DE BEAUVOIR: LA FELICITA' [Da Simone de Beauvoir, La forza delle cose, Einaudi, Torino 1966, 1995, p. 256. Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)] A che vale la felicita' se, invece di darmi la verita', me la nasconde? 5. RIFLESSIONE. MICHELANGELO BOVERO: QUESTO PAESE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 luglio 2003. Michelangelo Bovero insegna filosofia della politica all'Universita' di Torino ed e' uno degli studiosi piu' acuti della tradizione del pensiero liberalsocialista e dell'antifascismo piu' nitido ed intransigente] Quarant'anni fa, Norberto Bobbio raccolse in volume i ritratti di alcuni personaggi della storia italiana, "chierici che non avevano tradito" all'avvento del fascismo. Intitolo' la raccolta Italia civile. Questo titolo, come ricorda lo stesso Bobbio, gli fu suggerito per antitesi da quello del libro di Curzio Malaparte, Italia barbara, pubblicato da Gobetti nel 1925. Il tema delle "due Italie", continuamente rivisitato, e con notevole frequenza nell'ultimo decennio che ne ha offerto copiose occasioni, trova le sue prime radici nella tradizione gobettiana. All'indomani della marcia su Roma, Gobetti scriveva: "Noi non combattiamo, specificamente, il Ministero Mussolini, ma l'altra Italia", da lui definita come "l'unione confusa di tutte le nostre antitesi". Dunque l'"altra Italia" era per Gobetti quella barbara: altra rispetto a se', la propria antitesi. Com'e' noto, questa espressione ha finito col designare oggi, rovesciando l'accezione gobettiana, l'Italia civile. Forse perche' ci si e' arresi all'evidenza che l'Italia incivile, o ben scarsamente civile, incapace di riscattarsi da patologie inveterate, pronta a ricadervi in diverso grado e in vario modo, in tragedia e in farsa, continua ad essere ricorrentemente l'Italia maggioritaria. Del resto, lo stesso Gobetti aveva interpretato l'anti-civilta' fascista come "autobiografia della nazione". E l'autobiografia e' continuata in tante forme, piu' o meno barbariche o grottesche, correndo persino il rischio, col revisionismo storico, di diventare agiografia. Ritratti delle "due Italie" sono stati tracciati da molti in varie occasioni. Con la formula "Italia civile", Bobbio spiegava di voler alludere "a un paese ideale, non molto abitato, immune da alcuni vizi tradizionali, e fra loro contrapposti, della vecchia Italia reale (vecchia e sempre nuovissima): prepotenza in alto e servilismo in basso, soperchieria e infingardaggine, astuzia come suprema arte di governo e furberia come povera arte di sopravvivere, il grande intrigo e il piccolo sotterfugio". Gobetti aveva scritto: "Il fascismo ha avuto almeno questo merito: di offrire la sintesi, spinta alle ultime inferenze, delle storiche malattie italiane: retorica, cortigianeria, demagogismo, trasformismo". Commentando quest'affermazione gobettiana, Bobbio sintetizzo': "la sempiterna Italia dei furbi e dei servi". Un aspetto macroscopico dell'identita' culturale fascista fu stigmatizzato da Croce con un nome: onagrocrazia, il potere degli asini. L'ultimo capitolo dell'autobiografia della nazione potrebbe essere intitolato, piu' comprensivamente, kakistocrazia, il potere dei peggiori (kakistos, in greco, e' il contrario di aristos). Con stupefacente sostegno popolare - la sempiterna Italia dei furbi e dei servi? - si affermano personaggi arroganti e insieme ridicoli. La mancanza di senso della misura e la propensione alle gaffes ne fanno soggetti ideali per la commedia e per la satira; la gravita' dei loro atti e delle conseguenze di questi e' pero' drammatica. In un panorama complessivamente mediocre, sono i peggiori delle varie specie: plutocrati ignoranti, bifolchi insipienti, pretoriani infingardi. Toh, guarda: ignoranti, insipienti, infingardi. Tre "i". Come "italiani"? C'e' da rabbrividire. Un sommesso suggerimento per gli strenui difensori - che immagino desolati e disperati - del prestigio italiano nel mondo: credo che converrebbe loro attestarsi su una linea di difesa molto sobria e modesta, ad esempio criticando i pregiudizi generalizzanti sull'"italianita'". Ma senza avventurarsi nel tentativo di distinguere un'Italia "falsa" da una "vera". Perche' la ricorrente ripetizione da parte dei "rappresentanti" (!) ufficiali dell'Italia, sia pure con varianti nei diversi tempi e circostanze, di certi comportamenti e atteggiamenti, persino gesti e pose, offre ai pregiudizi un corpo concreto, rischia di farli apparire proprio "veri". Per quanto mi riguarda, intravedo una via di fuga. Nient'affatto codarda: anzi, verso l'alto. Il filosofo torinese Piero Martinetti, al burocrate fascista che gli ingiungeva di dichiarare la propria nazionalita', rispose: "Io sono un cittadino del mondo, casualmente nato in Italia". La cosmopoli e' una repubblica morale, un'aspirazione ideale. Ma la possibilita' di dichiararsi cittadini d'Europa e' per noi una prospettiva concreta. Anche se sulla nascita della Costituzione europea si addensano molte preoccupazioni. E sempreche' la devastante, grottesca protervia dell'Italia incivile non riesca a funestare il lieto evento. 6. FORMAZIONE. UN CORSO PER MEDIATORI INTERNAZIONALI DI PACE [Da Giorgio Gatta, del gruppo di Faenza di Pax Christi (per contatti: ggatta at racine.ra.it), riceviamo e diffondiamo] Il 12-14 settembre 2003 a Bagnacavallo (Ra) presso l'ostello dell'Antico Convento San Francesco (Ostello) di Bagnacavallo (Ra) si terra' un corso per mediatori internazionali di pace promosso dal Coordinamento obiettori forlivesi, dall'Associazione comunita' papa Giovanni XXIII, da Pax Christi Italia. * Perche' un corso per mediatori internazionali di pace? Con la caduta del muro di Berlino e il disfacimento del "Patto di Varsavia" cade la minaccia rappresentata dallo scontro tra blocchi contrapposti, ma cresce una realta' fatta di conflitti regionali che, per continenti come l'Africa, hanno carattere endemico. I conflitti assumono sempre piu' le caratteristiche di conflitti interni agli stati e portano alla progressiva disintegrazione delle identita' statali. I civili, tra cui anche gli operatori umanitari e di pace, divengono obiettivi delle operazioni militari. Con l'inizio delle guerre nei Balcani la pratica e la riflessione nonviolenta giungono a definire una nuova modalita' di intervento centrata sull'intervento di diplomazia popolare, preventivo, di interposizione e post-conflitto attraverso forme di intervento civile organizzato da associazioni, gruppi informali, ong (organizzazioni non governative) ed altre forme, che cercano un progressivo coordinamento e gia' realizzano modalita' di cooperazione fra loro e con le agenzie dell'Onu. Le esperienze delle organizzazioni non governative, delle associazioni e del mondo civile nel campo degli interventi umanitari in aree di conflitto e attivita' di servizio civile all'estero sono ormai numerose, significative e diffuse in tutte le parti del mondo e sono moltissime le realta' anche piccole sparse sul territorio nazionale che hanno operato nel settore della pace a diversi livelli e con diverse esperienze. Tutto questo a dimostrazione di una forte vivacita' italiana in materia e di quanto la societa' civile sia in grado di operare degli interventi umanitari e di pacificazione e tutela dei diritti umani in zone di conflitto. Emerge la necessita' che al necessario volontarismo ed alla capacita' di improvvisazione, anche se animati da buona volonta', si accompagnino sempre piu' capacita' professionali, conoscenze tecniche e formative adeguate. Di qui l'idea del corso che vi proponiamo, che tenta di sposare preparazione teorica con confronto con esperienze sul campo. * Contenuti del corso e relatori - Venerdi' 12 settembre: il conflitto e la sua valorizzazione. Simulazione e verifica: Nicola Lapenta. La comunicazione in una situazione di conflittualita': Nanni Salio. Dibattito aperto al pubblico. Analisi geopolitica degli attuali conflitti: guerra preventiva come nuova forma del conflitto: Achille Lodovisi - Sabato 13 settembre: tecniche di risoluzione nonviolenta dei conflitti. Simulazione sul conflitto: operatore di "Giolli" (Teatro dell'Oppresso). Verifica, lavori di gruppo, plenaria: operatore di "Giolli" (Teatro dell'Oppresso). Teoria dei conflitti: Alberto L'Abate. - Domenica 14 settembre: i copri civili di pace: teoria e analisi di azioni e casi concreti. La costruzione di un corpo civile di pace: perche' e a che punto siamo, idee a confronto, esperienze in Europa: Samuele Filippini. Studio di casi: Associazione papa Giovanni XXIII-Operazione Colomba, Rete Italiana Caschi Bianchi, Berretti Bianchi. Verifica e chiusura del corso a cura del coordinamento: Raffaele Barbiero, Gatta Giorgio e Samuele Filippini. * Informazioni utili Per informazioni rivolgersi alla sede della segreteria del seminario presso l'Associazione papa Giovanni XXIII di Rimini, via Grottarossa 6, tel. 0541751498, cell. 3282862410, chiedendo di Andrea Pagliarani nelle ore di ufficio. Per ulteriori informazioni dal primo settembre si puo' telefonare anche all'ufficio del Comune di Bagnacavallo, tel. 054562700 chiedendo del signor Roberto Faccani. Il corso verra' tenuto in lingua italiana. Costi: a carico del corsista ci sono le spese di trasporto e di vitto e alloggio (qualora i fondi lo permettano rimborseremo una parte delle spese). Le spese nella sistemazione dell'ostello di Bagnacavallo (molto bello) ammontano a 12 euro per notte, per persona in stanze da 4 o 6 persone, piu' un supplemento di 5,20 euro per notte per avere letto rifatto, lenzuola e biancheria bagno. Durata del corso: da venerdi' mattina del 12 settembre 2003 alla domenica sera del 14 settembre 2003 (per chi viene da fuori regione, conviene pernottare nella sede gia' dalla sera prima). Sede: Antico Convento San Francesco (ostello e sede del seminario), a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna. L'Antico Convento e' in via Cadorna 10, 48012 Bagnacavallo (Ra), tel. 054560622; sito: www.ostellosanfrancesco.com Criteri di ammissione: nel caso in cui il numero di domande di partecipazione superi la disponibilita' dei posti, potra' essere effettuata una selezione sulla base dei curricula. Iscrizione: l'iscrizione e' gratuita e deve avvenire entro giovedi' 4 settembre 2003; si deve pero' versare per confermare l'iscrizione una caparra (sulle spese) di 60 euro al conto corrente postale 13792478, Associazione comunita' papa Giovanni XXIII, via Mameli 1, 47900 Rimini (Rn), causale: Operazione colomba, corso Bagnacavallo 2003 (la causale e' molto importante perche' il ccp non e' specifico per questo corso). 7. LETTURE. ALESSANDRO DAL LAGO: POLIZIA GLOBALE Alessandro Dal Lago, Polizia globale. Guerra e conflitti dopo l'11 settembre, Ombre corte, Verona 2003, pp. 136, euro 10. Muovendo dalla vicenda della guerra del Golfo del 1991 ed analizzando quella e quelle successive, una acuta riflessione sulla guerra nell'ora presente e le sue implicazioni. 8. LETTURE. GILLIAN SLOVO: POLVERE ROSSA Gillian Slovo, Polvere rossa, Baldini & Castoldi, Milano 2003, pp. 328, euro 14,40. In forma di romanzo l'autrice riflette sulla vicenda sudafricana, gli orrori dell'apartheid, la difficile elaborazione del lutto, l'esperienza della Commissione per la verita' e la riconciliazione. Gillian Slovo e' la figlia di due eroi della vittoriosa lotta contro il regime razzista sudafricano: Joe Slovo e Ruth First. 9. LETTURE. AUGUSTO ZAMORA RODRIGUEZ: EL FUTURO DE NICARAGUA Augusto Zamora Rodriguez, El futuro de Nicaragua, Fondo editorial Cira, Managua 1998, 2001, pp. VI + 432. Un ampio studio dell'illustre intellettuale (docente di diritto e relazioni internazionali in universita' spagnole e nicaraguensi, gia' legale del Nicaragua nei procedimenti intentati contro l'aggressione Usa dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, collaboratore di testate giornalistiche ed autore di diversi volumi) che analizza la vicenda storica e le caratteristiche sociologiche ed economiche del Nicaragua nel contesto latinoamericano (senza eludere questioni sovente sottaciute o sottovalutate, come il fenomeno della corruzione) e formula proposte per affrontare la crisi attuale. Un libro da leggere e discutere. 10. RILETTURE. LAURA CONTI: CHE COS'E' L'ECOLOGIA Laura Conti, Che cos'e' l'ecologia, Mazzotta, Milano 1977, 1981, pp. VIII + 152. Un testo dell'indimenticabile studiosa e militante che merita di essere riletto. 11. RILETTURE. AGNES HELLER: L'UOMO DEL RINASCIMENTO Agnes Heller, L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977, pp. 692. Una densa monografia della grande filosofa, che nel riflettere sulla riflessione intorno all'essere umano degli esseri umani del Rinascimento e' di noi e con noi che parla e discute. 12. RILETTURE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: MANICOMIO PERCHE'? Franca Ongaro Basaglia, Manicomio perche'?, Emme, Milano 1982, pp. 88. Un piccolo libro prezioso, la grande pensatrice e protagonista della lotta per la dignita' umana dei sofferenti psichici spiega con chiarezza e profondita' le ragioni per cui la barbarie manicomiale e' un crimine inammissibile. 14. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: UOMINI E TIGRI [Ringraziamo il nostro collaboratore Benito D'Ippolito per questo intervento che intende esprimere vicinanza e sostegno alle iniziative per provvedimenti di umanita' nei confronti delle persone detenute; ed opposizione a tutti i trattamenti disumani e disumananti, ed alle istituzioni totali che denegano l'umana dignita'] Tu chiudi uomini in gabbia, ed essi diventano tigri. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 604 del 7 luglio 2003
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