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La nonviolenza e' in cammino. 603
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 603
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 6 Jul 2003 03:07:38 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 603 del 6 luglio 2003 Sommario di questo numero: 1. Gianni Rodari: il peggior sordo 2. Associazione culturale Papillon: una iniziativa di civilta' 3. Giovanni Mandorino: non dimentichiamo il popolo iraniano 4. Matteo Soccio: una bibliografia essenziale sul potere di tutti 5. Antonio Tricarico: Palermo chiama Cancun 6. Ida Dominijanni: un attacco al cuore dell'Europa 7. Gloria Buffo: asilo politico alle donne vittime di violenza 8. Incontro annuale di "Bilanci di giustizia" 9. Recenti pubblicazioni di Servitium editrice 10. Letture: Giorgio Agamben, Stato di eccezione 11. Letture: Vittorio Agnoletto, Prima persone 12. Letture: Dario Antiseri, Principi liberali 13. Riletture: Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria 14. Riletture: Margaret Mead, Maschio e femmina 15. Riletture: Fernanda Pivano, Poesia degli ultimi americani 16. Le diagnosi di Messer Rovina: una sciocchezza ancora 17. Peppe Sini: uomini in gabbia 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. POESIA E VERITA'. GIANNI RODARI: IL PEGGIOR SORDO [Dai "Nuovi proverbi" alla p. 89 di Gianni Rodari, Il libro dei perche', Einaudi, Torino 1989, riprendiamo questo distico. Gianni Rodari e' nato a Omegna nel 1920; maestro, antifascista, militante comunista, giornalista, scrittore; nel 1970 riceve il Premio Andersen (il massimo riconoscimento per la letteratura per l'infanzia); muore nel 1980. Tra le opere di Gianni Rodari di particolar interesse dal nostro punto di vista e' la Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, piu' volte ristampata; nel 1990 Emme Edizioni ed Einaudi in collaborazione hanno avviato la pubblicazione delle Opere complete di Gianni Rodari. Opere su Gianni Rodari: cfr. almeno Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990; Pino Boero, Una storia, tante storie. Guida all'opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino 1992; Carmine De Luca, Gianni Rodari. La gaia scienza della fantasia, Abramo, Catanzaro 1991; Patrizia Zagni, Gianni Rodari, La Nuova Italia, Firenze 1975] Il peggior sordo e' quello che fa finta di sentire. 2. APPELLI. ASSOCIAZIONE CULTURALE PAPILLON: UNA INIZIATIVA DI CIVILTA' [Dall'Associazione culturale Papillon-Rebibbia onlus (per contatti: e-mail: papillonrebibbia at katamail.com, o anche: vittorioantonini at tiscalinet.it, sito: www.papillonrebibbia.org) riceviamo e diffondiamo] Nei giorni scorsi, al Senato, una esigua maggioranza e' riuscita a restringere ulteriormente la gia' risibile portata della proposta di legge sulla sospensione condizionale della pena, il cosiddetto "indultino". Si e' voluto cosi' mortificare per l'ennesima volta l'aspirazione dei detenuti, di una parte della societa' civile e dello stesso papa, ad un provvedimento di indulto e ad una serie di riforme del sistema penitenziario che costituiscono il passaggio piu' urgente di una diustizia che voglia davvero essere "piu' giusta" per tutti i cittadini. Queste scelte testimoniano un'assurda irresponsabilita' politica che non puo' essere coperta neanche dai polveroni mass-mediatici di questi giorni, costruiti ad arte speculando sulla sofferenza di alcuni cittadini vittime di reati. E' semplicemente vergognoso che invece di riflettere sul vertiginoso aumento dell'autolesionismo e dei gesti di disperazione, aggravati anche da situazioni sanitarie e di sovraffollamento disastrose, qualcuno arrivi a mettere in discussione persino il gia' poco applicato diritto alla sospensione della pena per i detenuti afflitti da malattie platealmente incompatibili con la detenzione. Di questa assurda situazione stanno discutendo i detenuti italiani, ed in alcuni istituti - come Regina Coeli, Cagliari, Rebibbia Penale, Civitavecchia, Viterbo e altri- sono gia' iniziate o stanno per iniziare delle pacifiche iniziative di protesta per l'indulto e le riforme (oltre che per i tanti e gravi problemi particolari di ogni carcere). Queste e tutte le altre pacifiche iniziative che in ogni citta' i detenuti vorranno organizzare (per uno o piu' giorni) troveranno il responsabile sostegno della Papillon, la quale e' convinta che la nostra iniziativa puo' vincere soltanto se e' concretamente ripresa e sostenuta dai piu' diversi ambiti della societa' civile. In questa direzione, ci sembra significativo che nelle scorse settimane migliaia di giovani abbiano circondato pacificamente i carceri di Rebibbia e che la prossima settimana ancora in tanti manifesteranno vicino a Regina Coeli, cosi' come sono importanti i tanti momenti di confronto organizzati da centinaia di parrocchie in tutta Italia per riflettere con i cittadini sul rapporto esistente tra l'emarginazione, l'illegalita' e il carcere. Ci auguriamo che nelle prossime settimane saranno al nostro fianco anche quelle forze che proprio in questi giorni in Commissione giustizia alla Camera hanno saputo contrapporsi all'ulteriore tragica beffa contro i detenuti, ed in particolare contiamo su quegli uomini politici che piu' di altri hanno dimostrato concretamente di volersi battere per un provvedimento di indulto che abbia un reale effetto positivo sull'incivile situazione di sovraffollamento delle carceri. A tutti i parlamentari e consiglieri regionali e comunali di ogni partito chiediamo di recarsi nelle carceri in queste settimane, e ad ognuno di essi chiediamo di adoperarsi affinche' le Istituzioni a tutti i livelli si assumano le loro responsabilita' per la risoluzione dei piu' gravi problemi di loro competenza. Tutti insieme, dentro e fuori dalle galere, possiamo oggi provare a rovesciare la tragica beffa votata dalla maggioranza del Senato, dando un nuovo impulso alla nostra pacifica iniziativa di civilta'. 3. APPELLI. GIOVANNI MANDORINO: NON DIMENTICHIAMO IL POPOLO IRANIANO [Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: g.mandorino at tiscali.it) per questo intervento. Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per la nonviolenza] Dopo una forte visibilita` data due settimane fa dai nostri media alle manifestazioni e alla repressione in Iran, su tutto sembra essere tornato il silenzio. In realta` in quel paese le manifestazioni per la democrazia e la repressione proseguono e si allargano, e rischiano di tornare in primo piano solo quando potranno essere strumentalizzate dai grandi potentati economici globali. In particolare in queste circostanze dobbiamo dare prova di essere in grado di costruire da noi la nostra "agenda" e non limitarci ad essere guidati dai riflettori di quella informazione sulla cui emancanza di oggettivita` ed eterodirezione tanto abbiamo avuto occasione di discutere. Riporto qui di seguito un appello di Ali Ghaderi, esponente dell'opposizione iraniana in esilio in Italia che ci sprona a fare quanto nelle nostre possibilita` per migliorare le condizioni di vita di quel popolo. "Aiutateci. Sostenete la lotta degli uomini e delle donne dell'Iran soffocato da un regime che ha in disprezzo la democrazia e che imprigiona ed uccide i propri oppositori. Mi piacerebbe vedere il prossimo 9 luglio una manifestazione di sostegno alle lotte del popolo iraniano in ogni citta' d'Europa. Cosi' che il mondo intero si accorga del coraggio di quegli uomini e di quelle donne". Sul sito www.informationguerrilla.org si possono trovare maggiori informazioni e un appello di sostegno agli studenti iraniani nelle prigioni della Repubblica Islamica e la loro lotta per la liberta' e democrazia in Iran. Da firmare. 4. MATERIALI. MATTEO SOCCIO: UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SUL POTERE DI TUTTI [Dal fascicolo di maggio 2003 del mensle "Azione nonviolenta" (per contatti: e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) riprendiamo questa bibliografia a cura di Matteo Soccio, una delle piu' autorevoli figure dell'impegno di pace e della riflessione nonviolenta] Teoria del potere - B. Barnes, La natura del potere, Bologna, Il Mulino, 1995. - G. M. Chiodi, La menzogna del potere. La struttura elementare del potere nel sistema politico, Milano, Giuffre', 1979. - N. Chomsky, Capire il potere, Milano, Tropea, 2002. - G. Duso, Il potere. Per la storia della filosofia politica moderna, Roma, Carocci, 1999. - A. Honneth, Critica del potere. La teoria della societa' in Adorno, Foucault e Habermas, Bari, Dedalo, 2002. - B. de Jouvenel, Del potere. Storia naturale della sua crescita, Milano, SugarCo, 1991. - D. C. McClelland, Il potere. Processi e strutture: un'analisi dall'interno, Roma, Armando, 1988. - V. Pareto, Un'analisi della democrazia e del potere. Antologia, Lecce, Manni, 1993, - G. Pecora, Potere politico e legittimita', Milano, SugarCo, 1987. - H. Popitz, Fenomenologia del potere, Bologna, Il Mulino, 2001. - F. Rigotti, Il potere e le sue metafore, Milano, Feltrinelli, 1992. - G. Sharp, Politica dell'azione nonviolenta. Vol. 1: Potere e lotta, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1985. * Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia reale - A. Baldassarre (a cura di), I limiti della democrazia, 2a ed., Bari, Laterza, 1996. - P. Barcellona, Democrazia: quale via di scampo?, Molfetta, La Meridiana, 1995. - N. Bobbio, Quali alternative alla democrazia rappresentativa?, in: Idem, Quale socialismo, Torino, Einaudi, 1977. - N. Bobbio, Il futuro della democrazia, Torino, Einaudi, 1995. - M. Bovero, Contro il governo dei peggiori. Una grammatica della democrazia, Bari, Laterza, 2000. - C. Donolo, Il sogno del buon governo, Milano, Anabasi, 1994. - J. W. Gardner, Il ritorno della fiducia. Si puo' costruire una democrazia piu' giusta?, Roma, Armando, 1972. - G. Sartori, Democrazia: cosa e', Milano, Rizzoli, 1993. - C. Sini - U. Curi (a cura di), Democrazia, Padova, Il Poligrafo, 2001. * La partecipazione - Aa.Vv., L'impronta civica. Le forme della partecipazione sociale degli italiani: associazionismo, volontariato, donazioni, Roma, Edizioni Lavoro, 2001. - F. 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Cosi' Alex Zanotelli, guida spirituale di Rete Lilliput, ha aperto la conferenza stampa della Campagna "Questo mondo non e' in vendita", per presentare la due giorni che la societa' civile europea promuove a Palermo come contraltare al vertice informale dei ministri del commercio dell'Ue, convocati dal vice-ministro Urso il 6 luglio. A Roma, come in altre dieci capitali europee, ieri ci si e' mobilitati per lanciare una sfida europea al vertice di Palermo e per fermare l'espansione del Wto. Da mesi il governo italiano cerca di ridimensionare le aspettative sull'attesissima quinta conferenza ministeriale del Wto di settembre a Cancun in Messico, giro di boa del nuovo round negoziale lanciato a Doha nel novembre 2001. I rischi di fallimento sono elevati e a Palermo, per la terza volta negli ultimi anni, i ministri del commercio dell'Ue si riuniscono informalmente proprio per trovare una soluzione al rebus Wto, sempre piu' complicato e cruciale per l'intero processo di globalizzazione. I 15 ministri, cui si aggiungono per la prima volta i 10 colleghi dei paesi che entreranno presto nell'Ue, proveranno a vendere come innovativa la modestissima revisione della politica agricola comunitaria siglata a fine giugno a Bruxelles, respingendo le critiche del sud del mondo per la mancata riduzione degli odiosi sussidi all'esportazione che distruggono l'economia rurale del paesi poveri, nonche' arginando l'attacco Usa sulla questione degli organismi geneticamente modificati, pretesto per iniziare a smantellare le cosiddette barriere non tariffarie del sistema agricolo europeo a difesa della produzione di qualita' e dei piccoli coltivatori. Allo stesso tempo, l'Unione europea avra' bisogno del sostegno dell'altra sponda dell'Atlantico per imporre al sud del mondo l'ulteriore allargamento del Wto a questioni quali investimenti, concorrenza e trasparenza negli appalti pubblici, rianimando cosi' vecchi spettri quali l'accordo multilaterale sugli investimenti, che la societa' civile globale e l'opposizione del sud del mondo fermarono a Seattle viste le drammatiche implicazioni sociali ed ambientali della proposta. L'Unione europea pero', gia' considerata sempre piu' aggressiva dai paesi in via di sviluppo per le sue richieste di ulteriore liberalizzazione dei loro mercati dei servizi, inclusi quelli pubblici, dovra' cercare di convincerli sulla questione investimenti tramite modeste concessioni. Tra queste, una riedizione al ribasso dell'accordo sull'accesso ai farmaci generici contro le malattie infettive, gia' siglato nel novembre 2001 e non rispettato dagli Usa, i quali oggi propongono in modo inaccettabile, come denunciato da Medici senza frontiere, di definire una lista limitata di paesi di cui tollerare il mancato rispetto dei brevetti sui farmaci. E pensare che proprio al governo italiano il Wto aveva chiesto di mediare sulla vergognosa questione e che questi rischiano di essere i risultati. La societa' civile crede che sia giunto il momento di ritirare la richiesta di espansione dei poteri del Wto dal mandato del commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, che finora nei trattati dell'Ue ha dimenticato la coerenza tra politica commerciale, sviluppo sostenibile e lotta alla poverta', a vantaggio soltanto del dogma del libero commercio sotto la lobby delle grandi multinazionali; ed e' stato responsabile, come ricordano i sindacati, di non essersi opposto all'esclusione dal Wto delle clausole sociali, come voluto da Bush e dalle economie emergenti del sud del mondo. A Lamy, presente ieri a Roma per l'incontro di rito tra Commissione europea e presidenza di turno dell'Ue, gli attivisti della campagna hanno rivolto una burla stile Toto', mettendo all'asta la Fontana di Trevi, cosi' come l'Ue vorrebbe fare con i servizi di distribuzione dell'acqua nel sud del mondo all'interno dei famigerati negoziati Gats del Wto sui servizi. Di questo, e di come fermare il Wto a Cancun, si parlera' nel fine settimana all'Universita' e nelle piazze di Palermo. Perche' un'altra Europa e' possibile. 6. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: UN ATTACCO AL CUORE DELL'EUROPA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 luglio 2003. Ida Dominijanni e' una prestigiosa intellettuale femminista] Soleva dire commovendosi Carlo Azeglio Ciampi, quando era ministro del tesoro nel governo Prodi, che bisognava far presto a costruire l'Europa, prima che se ne andasse la generazione che porta memoria vivente delle tragedie del nazifascismo, dell'olocausto, della guerra. Parole sante, sensibilita' storica vibrante, che gli valsero non pochi consensi nell'opinione pubblica di sinistra ai tempi della sua elezione al Quirinale. Una tragica ironia della storia vuole oggi che Carlo Azeglio Ciampi presidente della Repubblica, diventato sensibile piu' al decoro nazionale che alla memoria continentale, si trovi a sostenere alla presidenza del semestre europeo un figuro come Silvio Berlusconi, che inaugura il suo incarico attaccando l'identita' europea nel suo cuore piu' delicato e nella sua ferita piu' sanguinante, quella di Auschwitz. Non e' solo uno scandalo politico e non e' solo un incidente istituzionale quello che s'e' visto ieri nel parlamento di Strasburgo. La performance di Berlusconi e' un rivelatore preciso della cultura profondamente antieuropea che il presidente del semestre esprime. Si puo' sempre ridurla in burletta, restando dentro la stessa italica tradizione da cui nasce, ma saggezza consiglia di prenderla sul serio per quello che a': una cultura qualunquista, postnovecentesca e postdemocratica. Il contrario di quello che servirebbe per portare a termine la gestazione di un'Europa che vorrebbe nascere precisamente dalla memoria novecentesca, superando nell'Unione una lunga storia di guerra civile e seppellendo nel costituzionalismo qualunque esperienza e qualunque evenienza di dittatura delle maggioranze. Lo sa bene Shulz, quando replica a Berlusconi che il rispetto delle vittime del fascismo e del nazismo gli impedisce di rispondergli per le rime. lo sa la Spd, quando fa presente che su quelle vittime non e' consentita ironia alcuna, tantomeno da parte del primo ministro di un paese che ha partorito Mussolini. Lo sanno il presidente e l'ex presidente del parlamento di Strasburgo, quando giustamente leggono nelle parole di Berlusconi un insulto ai principi della nascitura Costituzione europea. Il Cavaliere invece non lo sa, perche' non e' solo il galateo istituzionale - il tanto invocato decoro - a fargli difetto, ma l'idea vaga della densita' simbolica del luogo e del momento in cui si trova, e delle tracce di storia che possono intralciare la sua fulgida ascesa. Si' che la toppa che trova per non scusarsi e' peggio del buco: l'immagine del Belpaese che sdrammatizza tutto, anche l'olocausto, con le barzellette la dice lunga sull'Italia che Berlusconi vorrebbe portare in Europa. Ma se su questo punto c'e' insipienza e cinismo, sul secondo, l'idea di democrazia, c'e' metodo e dolo. Il nuovo palcoscenico europeo serve al presidente del consiglio per ribadire con convinzione il suo unico principio di fede: chi e' stato eletto a maggioranza non si tocca, non si discute, non si attacca, puo' fare quello che vuole. Puo' darsi che il meglio della giornata oscuri una delle frasi piu' pregevoli da lui pronunciate nel corso della mattinata per difendersi dalle critiche dei deputati europei sul suo uso personalistico dello stato e del legislativo: "Sono solo tre le leggi che mi riguardano e sono state la risposta parlamentare, con strumenti democratici, a chi approfitta del suo ruolo di funzionario pubblico per attaccarmi dal punto di vista giudiziario". Tre, solo tre. Il catalogo postdemocratico e' arrivato sul tavolo europeo: fine della divisione dei poteri, regressione allo stato patrimoniale, legittimita' contro legalita'. A questo siamo ormai abituati. Alla profanazione della memoria di Auschwitz no. Berlusconi non lo sa, ma la memoria, talvolta, sa fare giustizia meglio dei giudici. 7. INIZIATIVE. GLORIA BUFFO: ASILO POLITICO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA [E' stata presentata in Parlamento ad aprile, prima firmataria l'onorevole Gloria Buffo, una proposta di legge (n. 3847) per l'introduzione nella legge n. 189/2002 di due articoli "in materia di concessione dell'asilo politico alle donne vittime di violenza". Riportiamo di seguito la relazione di Gloria Buffo, riprendendola dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net). Gloria Buffo e' parlamentare dei Ds] Sono moltissimi i casi di violenza fisica e psicologica a cui sono sottoposte le donne in molte parti del mondo. A mostrarlo sono gli autorevoli Rapporti delle Nazioni Unite sullo stato della popolazione, dai quali emerge un panorama di sopraffazioni che stupisce per i numeri, per le modalita' e per la geografia, giacche' anche i Paesi occidentali non risultano esserne immuni. Oggi che la gobalizzazione e' sempre piu' visibile, l'affermazione di una piena cittadinanza per milioni di donne nel mondo deve essere una priorita'. Conosciamo la realta' dei Paesi sotto l'influenza dell'integralismo religioso e la condizione di grave limitazione dei diritti e delle liberta' fondamentali cui sono sottoposte le donne in numerosi Paesi del mondo, come pure il drammatico fenomeno delle mutilazioni genitali, che i Rapporti delle Nazioni Unite ci aiutano a definire con precisione. Abbiamo inoltre conosciuto la sconcertante violenza sulle donne durante il conflitto balcanico. Per questo consideriamo necessario estendere il diritto di asilo alle "vittime di violenza fisica o psicologica o sessuale per la loro appartenenza al genere femminile, o per le quali sussiste il pericolo di subire tali violenze". La politica deve essere un agente di trasformazione della realta', ma all'auspicata modifica in questo senso delle legislazioni nazionali, nulla di concreto e' seguito. Eppure il nostro Parlamento si e' mostrato consapevole della condizione drammatica delle donne in molte aree del mondo, quando ha invitato le autorevoli protagoniste di battaglie per i diritti del proprio sesso Khalida Messaoudi, Yolande Mukagasana e Jacqueline Mukansonera, Mercedes Merono e Elsa Manzotti, Esther Kamatori. Nell'attuale disciplina in materia di diritto di asilo il caso delle donne vittime di violenza non e' contemplato. Occorre dunque prevedere uno specifico istituto che consenta di affrontare i numerosi e drammatici casi che si presentano continuamente. E' bene dunque che la norma nazionale fornisca a questo riguardo un riferimento preciso. Non si tratta di immettere nella legislazione sull'asilo, peraltro da aggiornare, una specificita' "aggiuntiva". Normare l'asilo politico senza considerare il caso delle donne perseguitate in quanto tali, significa continuare ad occultare la dolorosa realta' di violenza sul genere femminile esistente in numerose aree del mondo. Nella consapevolezza che una legge da sola non e' in grado di modificare la condizione delle donne nel mondo, riteniamo doveroso adeguare la nostra legislazione sul diritto di asilo al principio della dignita' e dell'integrita' della persona. Bisogna in proposito ricordare che anche l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha sostenuto che le donne vittime di questo tipo di violenze devono essere considerate sotto la tutela della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio 1951, resa esecutiva dalla legge 24 luglio 1954, n. 722. Le donne italiane in questi anni sono piu' volte, e in varie forme, intervenute a proposito della variegata collocazione femminile nel mondo. Ben sapendo che occorre tessere una tela costruita sull'incontro tra culture, tradizioni, coscienza e strumenti istituzionali oltre che sociali ed economici. Cio' che e' chiaro e' che questo paziente lavoro non puo' prescindere dalla decostruzione degli assetti patriarcali nel mondo intero. Circa l'onere delle disposizioni introdotte da questo provvedimento si possono valutare l'incremento delle domande di asilo politico in circa il dieci per cento di quelle attualmente presentate ed un incremento proporzionale delle spese relative. Questa considerazione ci porta a stimare l'onere del provvedimento proposto in 1,5 milioni di euro su base annua (questa cifra rappresenta il dieci per cento dei capitoli 2359, 2360 e 2361 - unita' previsionale di base 4.1.2.5 dello stato di previsione del Ministero dell'interno relativi alle spese previste per l'anno 2003 per gli stranieri richiedenti asilo politico). Proponiamo, essendo esaurito alla data della presentazione della presente proposta di legge l'accantonamento relativo al Ministero dell'interno del Fondo speciale per le spese correnti, di ricorrere allo stanziamento previsto dalla legge finanziaria per il 2003 (legge 27 dicembre 2002, n. 289), all'articolo 80, comma 8, pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005. Infatti, di questo stanziamento, per il reclutamento di mille agenti di pubblica sicurezza e l'assunzione di mille impiegati dell'amministrazione civile del Ministero, sono riservati 15,5 milioni nel 2003, 52 milioni nel 2004 e 59,5 milioni nel 2005. Il resto delle somme stanziate deve essere utilizzato "per la piena efficacia degli interventi in materia di immigrazione e di asilo, riguardanti tra l'altro le collaborazioni internazionali, l'apertura e la gestione di centri, la rapida attuazione del Programma asilo, l'ammodernamento tecnologico". 8. INCONTRI. INCONTRO ANNUALE DI "BILANCI DI GIUSTIZIA" [Da Gianni Fazzini, dell'Operazione Bilanci di Giustizia (per contatti: giannifazzini at libero.it, o anche: segreteria at bilancidigiustizia.it, sito: www.bilancidigiustizia.it) riceviamo e diffondiamo] Anche quest'anno il popolo bilancista si riunisce in un fine settimana gioioso e riflessivo, l'occasione e' particolarmente attesa perche' l'Operazione Bilanci di Giustizia compie dieci anni, dieci anni di sperimentazioni e di costruzione di rete fra consumatori critici. Saranno tre giorni per mettersi in discussione sul tema "Da consumi di guerra a consumi di pace" con l'uso di diverse modalita': dai giochi di ruolo sull'economia ai laboratori teorici e pratici su vari argomenti, dai confronti con padre Alex Zanotelli, Alberto Castagnola e don Albino Bizzotto, alle meditazioni serali e mattutine sulla spiaggia. Il decennale dell'Operazione Bilanci di Giustizia sara' festeggiato fra video e danze popolari. L'incontro e' aperto a simpatizzanti e curiosi che saranno i benvenuti. Attesissimi i bimbi di tutte le eta' che saranno seguiti da uno staff di animatori. L'incontro si terra' il 5, 6 e 7 settembre presso il Centro Vacanze "La Perla" a Igea Marina-Rimini, le iscrizioni si raccolgono entro il 30 luglio alla segreteria dei Bilanci di Giustizia. Tutte le informazioni e gli ultimi aggiornamenti sul sito di Bilanci di Giustizia. Segreteria Bilanci di Giustizia: tel.0415381479, fax 0415388190, e-mail: segreteria at bilancidigiustizia.it, sito: www.bilancidigiustizia.it 9. LIBRI. RECENTI PUBBLICAZIONI DI SERVITIUM EDITRICE [Servitium e' la casa editrice che affianca la rivista omonima, cosi' intimamente legata alla lezione e alla memoria di David Maria Turoldo, pubblica libri bellissimi che vivamente raccomandiamo. Per contatti e richieste: via Ticino 2, 24020 Gorle (Bergamo), tel. 0354398011, fax 035792030, e-mail: info at servitium.it, sito: www.servitium.it] Novita' - Annick de Souzenelle, La lettera, strada di vita. Il simbolismo delle lettere ebraiche. Fra i principi che regolano la lingua ebraica il valore simbolico, attribuito dalla tradizione alle lettere dell'alfabeto, e' una delle chiavi essenziali per una penetrazione spirituale delle Scritture. Ogni lettera possiede la propria energia significante, e la sua presenza in un nome, in un testo sacro non e' mai arbitraria. In questo libro dunque Annick de Souzenelle ci introduce nel mondo affascinante di ciascuna delle lettere ebraiche alla luce della sua straordinaria intelligenza e della sua fede cristiana, facendoci scoprire nella Bibbia, e in noi stessi, ricchezze che neppure sospettavamo. Sotto il nostro sguardo la lettera diventa "strada di vita", via di fertile ricerca per un'evoluzione interiore verso la maturita'. Nata all'indomani della prima guerra mondiale, Annick de Souzenelle ha conosciuto un'infanzia segnata dai finali sussulti di questo "terremoto". La vita delle persone adulte che vede le sembra assurda: quella degli uomini chiusa nel ricordo delle ore gloriose delle trincee; quella delle donne confinate nei domestici rifugi. "Queste persone sono come foglie morte" scoprira' un giorno: "Bisogna che venga un forte vento perche' abbiano l'illusione di vivere"". Decide allora di "vivere davvero": si avvicina cosi' al cristianesimo ortodosso d'occidente e impara l'ebraico. Aveva prima studiato matematica e scienze umane; diplomata infermiera, ha svolto la professione di anestesista, prima, e poi di psicoterapeuta. Ora dedica la sua "terza eta'" a insegnare cio' che lei va rielaborando: un'antropologia che rimetta l'uomo nella dinamica del suo compimento divino. - Adolfo Asnaghi, L'uccello di fuoco. Storia della filosofia russa. "Ricercare nella cultura russa il settore strettamente filosofico, anche se camuffato alcune volte sotto strutture formalmente distinte, costituisce un procedimento perfettamente ben raffigurato da un'antica favola, quella dell'Uccello di fuoco. Cosi' la storia della filosofia russa va ricostruita dopo un lungo cammino di paziente rinvenimento delle sue fondamentali intuizioni, suscitate dagli influssi sia delle sue immense ispirazioni poetiche e musicali, che dai contatti con le elucubrazioni del pensiero patristico della chiesa orientale e occidentale, come pure dalle sollecitazioni dei pensatori europei e asiatici. Il tutto elaborato nel crogiolo delle sue liturgie, delle sue tradizioni proverbiali e persino culinarie, giacche' l'uomo e' anche cio' che mangia, cio' che quotidianamente soffre e di cui gioisce, ride, si preoccupa e piange; gli usi e i consumi, l'esistere e il morire, la vita e la morte; il suo destino e il suo Dio. In una parola: la sua storia". Il libro puo' essere un autentico "manuale" per conoscere organicamente il pensiero russo, un testo che riempie una lacuna anche nell'ambito bibliografico e scolastico. Adolfo Asnaghi, nato a Milano nel 1917, e' prete cattolico dal 1940. Dopo gli studi classici si e' laureato in teologia, materia che ha insegnato per ventisette anni prima di passare a storia e filosofia. Ha collaborato a diversi giornali e riviste sia italiane che straniere (Spagna e Francia), dopo aver scritto anche su fogli clandestini nell'ultimo periodo della guerra. Ha partecipato alla fondazione del "Il Segno" (1945), di "Quinto Stato" (1953) e di "Russia cristiana". Suoi studi si trovano in varie miscellanee e dizionari. Nel 1951 traduce per la prima volta in italiano L'avvento dell'anticristo di Vladimir S. Solov'ev. Nel 1973 pubblica Storia ed escatologia del pensiero russo, primo tentativo in Italia di una storia della filosofia russa. Nel 1975 partecipa alla redazione di Rasskaja Religiozno-filosovskaja Myslí XX veka (Universita' di Pittsburg, Usa). In anni piu' recenti ha pubblicato presso l'editrice Servitium, L'amante della sofia (1990) e Le porte belle (1991), e romanzi che sono suggestive sintesi della sua sapienza e della sua esperienza di docente a contatto con le nuove generazioni. Ha svolto una vasta attivita' di conferenziere, in Italia e all'estero, divulgando, soprattutto negli anni cinquanta, il pensiero di Teilhard de Chardin. - Raimon Panikkar, Iniziazione ai Veda. Compendio dai Veda, testi fondamentali della rivelazione vedica. A cura di Milena Carrara. La rivelazione vedica dischiude il processo dell'uomo che "diviene consapevole" e scopre se stesso insieme ai tre mondi e alle loro mutue relazioni. Questo libro, che offre una sintesi accurata dei Veda, rappresenta un vero cammino iniziatico che, seguendo il ritmo della vita del cosmo, ci porta alla realizzazione della nascita della vera Vita in noi. Essere capaci di invocare, cioe' di implorare qualcosa di piu' grande di noi e di infrangere cosi' i nostri limiti, e' l'inizio della saggezza, la sorgente della speranza e la condizione della gioia. Nato a Barcellona nel 1918 da padre indiano e madre catalana, Raimon Panikkar e' prete cattolico, laureato in chimica, filosofia e teologia. Ha tenuto corsi e lezioni nelle maggiori universita' d'Europa, India e Stati Uniti. Membro dell'Istituto internazionale di filosofia, ha fondato riviste e centri di studi interculturali. Attualmente vive a Tavertet, sulle montagne sopra Barcellona, dove continua la sua ricerca, l'esperienza contemplativa e l'attivita' culturale. Vastissima e' la sua conoscenza scientifica e umanistica, delle tradizioni religiose e delle rispettive letterature. Dedica lo studio e molta attenzione al dialogo inter- e intra-religioso. Gli sono stati attribuiti vari premi e riconoscimenti a livello internazionale, ultimamente in Italia il premio "Nonino". Milena Carrara da molti anni si dedica allo studio delle tradizioni religiose e dei testi sacri particolarmente hindu', in collaborazione stretta con Raimon Panikkar, del quale attualmente cura le pubblicazioni in Italia e anche all'estero. Di recente ha curato l'edizione italiana dell'opera The Vedic experience, uscita in due volumi nella collana Bur della Rizzoli, sotto il titolo I Veda, Testi fondamentali della tradizione vedica. * Ristampe - David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, euro 7. - Christiane Singer, Storia d'anima, euro 9,50. * Nuove edizioni - Marie Madeleine Davy, La montagna e il suo simbolismo, euro 13. - Giovanni Vannucci, Il tempio dello spirito, euro 7. 10. LETTURE. GIORGIO AGAMBEN: STATO DI ECCEZIONE Giorgio Agamben, Stato di eccezione, Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. 128, euro 12. Agamben, gia' autore di libri di grande acutezza come Homo sacer, Mezzi senza fine, Quel che resta di Auschwitz, riflette qui sullo "stato di eccezione, ossia quella sospensione dell'ordine giuridico che siamo abituati a considerare una misura provvisoria e straordinaria" e che invece "sta oggi diventando sotto i nostri occhi un paradigma normale di governo che determina in misura crescente la politica sia estera che interna degli Stati". 11. LETTURE. VITTORIO AGNOLETTO: PRIMA PERSONE Vittorio Agnoletto, Prima persone, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. VI + 248, euro 14. Uno dei piu' noti portavoce del "movimento dei movimenti" (con una lunga storia personale di appassionato impegno sociale e politico) racconta esperienze e ragioni dell'impegno affinche' a tutti gli esseri umani siano riconosciuti tutti i diritti umani. Una testimonianza autorevole che merita di essere letta e meditata. (E' noto, ma lo ripetiamo una volta di piu' affinche' non ci siano equivoci di sorta, che riteniamo inaccettabili alcune profonde ambiguita' di ampi settori del "movimento dei movimenti", di cui alcune iniziative e posizioni abbiamo giudicato e giudichiamo tuttora gravemente errate e inammissibili, ed altrettanto grave e inaccettabile riteniamo il perdurante diffuso atteggiamento acritico e irresponsabile rispetto a scelte che hanno contribuito ad esiti tragici). 12. LETTURE. DARIO ANTISERI: PRINCIPI LIBERALI Dario Antiseri, Principi liberali, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003, pp. 12 0, euro 6. Il grande studioso di filosofia e scienze sociali riassume con stile vivace ed arguto gli argomenti a sostegno delle posizioni liberali e liberiste. Anche nel disaccordo piu' netto su alcune delle tesi proposte, e' una lettura utile (e sarebbe bene che quanti sono impegnati contro la globalizzazione neoliberista leggessero le opere di Antiseri e dei grandi autori del pensiero liberale del Novecento - da Popper ad Hayek a Mises - che Antiseri ha contribuito ad introdurre nella cultura italiana). 13. RILETTURE. EDGARDA FERRI: IL PERDONO E LA MEMORIA Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli, Milano 1988, pp. 270, lire 22.000. L'autrice dialoga, con sensibilita' e partecipazione, con persone che hanno perso i loro familiari, assassinati nei lager, dai poteri criminali, nelle stragi, dal terrorismo. Un libro che merita di essere riletto e meditato. 14. RILETTURE. MARGARET MEAD: MASCHIO E FEMMINA Margaret Mead, Maschio e femmina, Il Saggiatore, Milano 1962, Mondadori, Milano 1991, pp. 408, lire 15.000. Il celebre studio del 1949 della grande antropologa. 15. RILETTURE. FERNANDA PIVANO: POESIA DEGLI ULTIMI AMERICANI Fernanda Pivano, Poesia degli ultimi americani, Feltrinelli, Milano 1964, 1980, pp. 372 (piu' il foglio di "Bomb" di Gregory Corso). Un'antologia ormai classica. 16. LE DIAGNOSI DI MESSER ROVINA: UNA SCIOCCHEZZA ANCORA [Ci stara' mica prendendo gusto, Messer Rovina?] Continua ad andare di moda la stupidaggine di fare l'apoteosi della societa' civile e denigrare un generico e sfuggente oggetto chiamato "la politica". Ci duole dirlo, e' un'equivoca sciocchezza. Dal vecchio Hegel apprendemmo che la societa' civile e' in primo luogo l'ambito dell'attivita' economica, prima ancora che l'opinione pubblica (che e' anch'esso concetto ambiguo e sfuggente, e soggetto sociale marcato dal privilegio quant'altri mai, quindi dalla complicita' - nella collocazione sociale, e si sa quel che ne segue - con la classe e l'ideologia dominanti); e quindi nella societa' civile ci stanno dalle multinazionali ai prosseneti, oltre naturalmente a tante brave persone (organizzate e non) per carita'. Farle tanti incondizionati complimenti non ci pare proprio una bella pensata. Quanto poi alla "politica" come sentina di tutti i vizi, noi abbiamo invece sempre pensato che vi sia una buona ragione per cui ha acquisito una sempre piu' esplicita connotazione negativa la parola con cui i greci antichi chiamavano chi della politica, cioe' della cosa di tutti, non si occupava e solo attendeva a fare gli affari propri: "idiotes". Che si sostenga senza ironia che la societa' civile debba dettar legge e i militanti e i rappresentanti politici debbano solo ascoltare ed eseguire, e' un'opinione che ci sembra a dir poco insensata. Ed e' peraltro l'opinione del Fmi, del Wto, e del fascismo oggi al potere nei paesi ricchi del pianeta. Che sostenga questa opinione - senza rendersi conto di cosa implichi - chi per ragioni anagrafiche o d'altra natura non e' mai stato o non si e' mai sentito anche un militante politico, e' un'ingenuita' le cui cause possiamo capire (e beninteso resta un errore colossale) ma che la stessa cosa ripetano persone che trenta o vent'anni fa erano militanti politici e poi sovente dai rispettivi partiti - o peggio: patronati di sottogoverno - sono stati piazzati e sostenuti nelle ong e nelle onlus e nelle coop (sui cui bilanci, organigrammi, alleanze e coterie non sempre e' cosa buona e intelligente stendere un pietoso velo di silenzio), ebbene, sarebbe materia per la penna di Karl Kraus. Del resto, si hanno mille ragioni di diffidare del governo di chi alle elezioni raccoglie e sovente carpisce la fiducia di molte persone, ma questo non implica che allora il governo della cosa pubblica vada affidato ipso facto a persone che sovente non prenderebbero neppure il voto della mamma, come ad esempio certi esuberanti ragazzi di sicuro avvenire che solo perche' piu' forte di altri urlano improperi hanno trovato largo credito nei mass-media come autoproclamatisi portavoce di sei miliardi di esseri umani, e solo perche' apparsi in tivu' a leggere farsesche e deliranti "dichiarazioni di guerra" sono stati poi promossi dai medesimi media e dall'ignavia dei piu' a ecolalici leader del cosiddetto movimento per la pace. Son cose tristi, signora mia. Ma anche buffe. 17. EDITORIALE. PEPPE SINI: UOMINI IN GABBIA Nei mesi scorsi mi e' capitato piu' volte di entrare in visita nel carcere di Mammagialla a Viterbo. Per poterlo fare ho dovuto sottoscrivere ogni volta una dichiarazione con la quale mi impegnavo a "non fare uso giornalistico" di cio' di cui venivo a conoscenza in quelle occasioni. Pur trovando insensata ed indegna quella clausola, intendo continuare a rispettarla, poiche' vi ho impegnato la mia parola, ed essa per me ha un valore. Cio' che scrivero' qui prescinde dunque da quanto ho visto e sentito in quelle occasioni, e si fonda invece - per la parte, diciamo cosi', documentaria e specifica - su molti colloqui avuti con tanti amici che nel carcere lavorano come agenti di custodia, come personale civile o come volontari, o che vi si sono trovati ristretti; colloqui avuti fuori da quelle mura, a voce o per iscritto. * Ho letto nell'edizione del 3 luglio 2003 del quotidiano "Il manifesto" la lettera che di seguito riproduco (e che ad oggi non mi risulta abbia ricevuto alcuna smentita). "Sono detenuto nel carcere Mammagialla di Viterbo, sono qui per dirvi, quello che altrimenti nessuno saprebbe. Giovedi' sera, 26 giugno, alle 21.00 si e' impiccato alle sbarre della finestra M. C., 35enne, con una condanna definitiva da scontare di 10 mesi; era dentro da 3 mesi, durante i quali aveva chiesto piu' benefici di legge per scontare questo breve periodo agli arresti domiciliari, che non gli sono stati concessi. Si dice che abbia ricevuto una lettera d'addio dalla sua compagna e che per questo, da un po', non riusciva a 'reggere' la galera, aveva dato segni evidenti di sconforto e chiusura e per questo motivo molti compagni avevano notato che era a rischio. In questi casi ci si avvicina al compagno con parole e gentilezza varia, cercando di coinvolgerlo in piu' cose possibili perche' non 'svicoli via'. Ma Marco aveva gia' deciso di farla finita con questa vita e lo ha fatto. Nessuno dei cosiddetti operatori e specialisti e agenti addetti al controllo e alla nostra educazione e inserimento se n'e' accorto. Neanche il cappellano sapeva e/o veniva informato. E' il secondo compagno che perdiamo nel giro di pochi mesi, questo e' dovuto all'aumento di regole stupide e inutili anche all'interno di questo carcere viterbese, dettate dai vertici (come la nuova direzione) e a cui gli educatori e gli specialisti non possono opporsi perch" comandano loro. Quale apertura, quale inserimento, quale recupero" (Lettera firmata). Non ho potuto effettuare riscontri per accertare se quanto riportato sia veridico, e non entro nel merito dei giudizi che la lettera contiene. * Ma per lunga frequentazione dei luoghi del potere giudiziario e della funzione penale questo so e posso e voglio e devo dire: a) che le condizioni in cui sono tenute le persone detenute negli istituti di pena sono quasi sempre indegne ed orribili, e confliggono col dettato costituzionale che all'art. 27, comma terzo, testualmente recita: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'"; b) che almeno la gran parte della popolazione carceraria e' del tutto insensato che si trovi li', anzi la loro reclusione e' per essi e per la societa' cosa nociva in sommo grado; c) che anche il personale carcerario vive una vita lavorativa (e quindi una vita tout court) di grande sofferenze e disagio, una vita alla quale nessun essere umano dovrebbe essere costretto. E' dagli anni '70 che cerco di dare anch'io una mano a contrastare la feroce violenza delle istituzioni totali, luoghi incompatibili con la dignita' umana. Ed e' da allora che sono consapevole che per contrastare i poteri criminali e la violenza diffusa il carcere e' peggio che inefficace, e' dannoso in misura devastante, e' barbaro e criminogeno. Cosicche' mi pare ragionevole sostenere tutte le iniziative limpide e democratiche affinche': 1. ci sia meno carcere possibile, e si progredisca nella direzione a suo tempo indicata dall'appello "liberarsi dalla necessita' del carcere" promosso da figure autorevolissime dell'impegno civile, morale, scientifico e culturale come Franca Ongaro Basaglia; 2. ci siano piu' alternative possibili alla detenzione, estendendo le esperienze che vanno nella direzione proposta dalla riflessione di quel grande uomo di pace che e' stato l'indimenticabile Mario Gozzini; 3. si faccia tutto il possibile affinche' le condizioni di vita nei luoghi di pena siano rese sempre meno inique, serpme piu' coerenti col dettato costituzionale; 4. siano denunciati e puniti tutti coloro che commettono, e coloro che permettono che si commettano, violenze soprattutto nei luoghi in cui le persone sono gia' vulnerate nella pienezza dei loro diritti e quindi a maggior ragione hanno bisogno e diritto a rispetto, solidarieta', ascolto, difesa; 5. si realizzi subito un provvedimento di clemenza, dopo anni di rinvii ed inganni; 6. in particolare si realizzi subito anche un provvedimento di clemenza per i detenuti che sono tali solo perche' non hanno avuto un processo adeguato, come accade sovente agli immigrati che subiscono il carcere innanzitutto perche' sono poveri; 7. siano aboliti i cosiddetti "centri di permanenza temporanea", veri e propri campi di concentramento in cui sono detenute persone che non hanno commesso alcun delitto. * La situazione del carcere di Viterbo e' grave. Detenuti ed operatori (dipendenti e volontari) lo denunciano da tempo. Peraltro essa riflette una situazione generalizzata nel nostro paese. Occore dare piena e trasparente attuazione alle guarentigie gia' previste dalla normativa nazionale vigente; occorre costruire un rapporto responsabile e solidale tra comunita' locali e popolazione detenuta; occorre affermare sul serio il riconoscimento di tutti i fondamentali diritti umani a tutti gli esseri umani, e sopratutto a coloro che si trovano - per le piu' diverse ragioni - in condizioni di diminuita liberta'. Invecchio. Tre decenni fa pensavo che impegnandosi in molti limpidamente e tenacemente presto si sarebbe riusciti a promuovere un progresso civile tale che certe morti e certe violenze non si sarebbero piu' date, almeno nel nostro paese. Troppi orrori sono seguiti, una grande regressione si e' data, la nostra volonta' buona non e' valsa a impedire ne' gli uni ne' l'altra. Ragione in piu' per continuare e rendere piu' efficace l'impegno in difesa dei diritti e della dignita' umana, per il superamento delle istituzioni totali, per l'umanizzazione della pena, per la civile convivenza, per uno stato di diritto che valorizzi l'eredita' grande di Cesare Beccaria, di Franco Basaglia, di Germano Greganti, per un'umanita' di liberi ed eguali. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 603 del 6 luglio 2003
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