[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 587
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 587
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 19 Jun 2003 23:33:19 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 587 del 20 giugno 2003 Sommario di questo numero: 1. Nadia Cervoni: torture e violenze nei confronti delle donne curde 2. Associazione ong italiane: un appello al Presidente della Repubblica 3. Missionari comboniani: in solidarieta' con gli immigrati 4. Centro studi difesa civile: iniziative di formazione alla pace e alla nonviolenza 5. Amnesty International: sulla politica dell'Unione Europea in materia di asilo 6. Maria G. Di Rienzo: minimizzare i rischi 7. Simone Weil: l'azione buona 8. Maria Vingiani presenta il "Vocabolario minimo del dialogo interreligioso" di Brunetto Salvarani 9. Umberto Santino ricorda Peppino Impastato 10. Letture: Erick Aguirre, La espuma sucia del rio 11. Letture: Pasquale Marchetto, Antonio Mazzei, Cittadini e forze dell'ordine 12. Riedizioni: Osip Mandel'stam, Sulla poesia 13. Riletture: Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. DIRITTI UMANI. NADIA CERVONI: TORTURE E VIOLENZE NEI CONFRONTI DELLE DONNE CURDE [Da Nadia Cervoni delle Donne in nero (per contatti: e-mail: giraffan at tiscalinet.it, sito: www.donneinnero.org) riceviamo e diffondiamo. Per contattare il gruppo Donne in nero - donne curde-turche: e-mail: jin-kadin at donneinnero.org] Turchia: torture e gravi violazioni nei confronti della minoranza curda, in particolare sulle donne. Da Istanbul riceviamo da una rappresentante dell'associazione per i diritti umani "Ihd" notizia dell'ennesimo episodio di gravi violazioni e crimini nei confronti della minoranza curda. Il 15 giugno, una rappresentante del partito Dehap che si chiama Gulbahar e' stata rapita dai poliziotti in borghese, e' stata torturata e violentata per 8 ore e poi lasciata sull'autostrada. L'accaduto, denunciato in conferenza stampa, rientra nel tentativo da parte del governo turco di reprimere la campagna che il partito Dehap ha avviato per richiedere l'amnistia generale per i prigionieri politici. Il 16 giugno, le donne tra cui molte dell'associazione Madri della Pace, sono andate a Bingol (la citta di terremoto) per fare una manifestazione per la Pace. La forza di sicurezza le ha attaccate, picchiate e arrestate. Tra loro anche alcune avvocate dell'associazione Ihd. Molte delle donne fermate sono ancora in prigione. 2. APPELLI. ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE: UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Dall'associazione Ong italiane (per contatti: ong at ong.it) riceviamo e diffondiamo questa lettera aperta] Signor Presidente, ci rivolgiamo a Lei affinche' la cooperazione internazionale italiana in favore dei popoli e dei paesi poveri, non scompaia definitivamente. Di fronte al crescente disordine mondiale e ai tristi scenari di guerra che insanguinano il nostro pianeta, vorremmo ricordare le parole di Paolo VI: "il nuovo nome della pace e' lo sviluppo". Lei stesso, che da giovane ha vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale, ha di recente affermato che "il supremo valore della pace ha i piedi d'argilla senza una vera giustizia sociale". Il suo convinto europeismo, da noi tutti condiviso, affonda le proprie radici nella convinzione che solo relazioni tra stati e popoli improntate ad una cooperazione a tutto campo hanno portato il nostro continente a vivere il piu' lungo periodo di pace della sua storia. L'Italia, soprattutto attraverso la grande ricchezza umana del suo popolo e della sua societa' civile organizzata, e' sempre stata al fianco delle popolazioni piu' bisognose di tutto il mondo. In un'ottica di vera sussidiarieta', decine di migliaia di volontari, di cooperanti, di operatori, di missionari e di cittadini italiani, hanno realizzato, negli ultimi quarant'anni, migliaia di progetti di sviluppo che hanno letteralmente strappato alla morte milioni di persone, hanno ridato loro speranza per un futuro migliore e hanno permesso al nostro paese di costruire relazioni di profonda amicizia e simpatia con tanti paesi di tutti i continenti. Signor presidente, dopo aver drasticamente ridotto i fondi della cooperazione, il governo vorrebbe ora togliere gli ultimi 308 milioni di euro a disposizione della Cooperazione allo Sviluppo per destinarli alla missione delle nostre Forze Armate in Iraq. Interventi di questo tipo, ancorche' spesso necessari, sono tutt'altro dalle finalita' e dagli obiettivi stabiliti dalla legge vigente in materia di cooperazione internazionale. Riteniamo che questo uso improprio di lessico e di fondi sia offensivo verso i contribuenti italiani, ma soprattutto verso i tre miliardi di esseri umani che vivono in stato di poverta'. Signor presidente, noi riteniamo che un paese che non sia in grado di esercitare la solidarieta' con chi vede calpestati i suoi diritti fondamentali, non e' da considerare un paese ne' civile, ne' democratico. Per questo, signor presidente, insieme ad organizzazioni, associazioni ed enti espressioni della societa' civile, ci rivolgiamo alla massima autorita' dello stato perche' si adoperi per un deciso rilancio della cooperazione internazionale e per chiederLe di non controfirmare un eventuale decreto del Consiglio dei Ministri che decida lo storno dei 308 milioni di euro dal bilancio della cooperazione internazionale ed il conseguente azzeramento dei fondi ad essa destinati per il 2003. 3. INIZIATIVE. MISSIONARI COMBONIANI: IN SOLIDARIETA' CON GLI IMMIGRATI [Dalla Commissione giustizia e pace degli Istituti missionari comboniani (per contatti: mosemora at libero.it) riceviamo e diffondiamo] La Commissione giustizia e pace degli Istituti missionari comboniani in continuita' con l'azione nonviolenta compiuta dai confratelli incatenati davanti alla questura di Caserta e in solidarieta' con tutti i cittadini immigrati vittime di soprusi e non accoglienza, sollecita un momento ecclesiale di preghiera davanti alle prefetture italiane. Si invitano le comunita' religiose e i gruppi ecclesiali a presentarsi il 27 giugno davanti alla prefettura della propria citta' con una croce, una catena e un cartellone riportante la seguente frase: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri" (don Lorenzo Milani). L'iniziativa vuole essere un momento di preghiera silenziosa per richiamare l'attenzione di tutta la societa' sulla deplorevole situazione che molti immigrati vivono. Questa disumanita' non puo' lasciarci indifferenti. "Celebrare il Sacro Cuore - afferma padre Mose' Mora segretario della Commissione - significa anche assumere con la compassione di Dio la situazione delle persone trafitte e inchiodate. Oggi, in Italia, la piaga della non accoglienza che si trasforma in atteggiamenti di rifiuto e in nuove strategie di sicurezza che richiamano a rastrellamenti di pulizia etnica, in coscienza non puo' essere accettata e tantomeno sostenuta. O la legge e' al servizio dell'uomo, o non e' legge". 4. FORMAZIONE. CENTRO STUDI DIFESA CIVILE: INIZIATIVE DI FORMAZIONE ALLA PACE E ALLA NONVIOLENZA [Dal foglio informativo del Centro studi difesa civile del giugno 2003 riportiamo quanto segue. Per contatti: Centro Studi Difesa Civile, sito: www.pacedifesa.org, segreteria Perugia, via della Viola 1, 06122 Perugia, tel. e fax: 0755726641, e-mail: perugia at pacedifesa.org; segreteria Roma, via Salaria 89, 00198 Roma, tel. 068419672, fax: 068841749, e-mail: pacedifesa-roma at mediazioni.org] Corso di alta formazione professionale per operatori e operatrici di pace/Friedensarbeiter/In Bolzano, autunno 2003 Il corso e' il risultato di un lavoro di progettazione congiunta tra la Formazione professionale italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, la Fondazione Alexander Langer Stiftung, il Centro Studi di Difesa Civile di Roma, Avventura Urbana di Torino e Fields di Roma. Il progetto, finanziato con il Fondo sociale europeo, verra' realizzato in convenzione con la Libera Universita' degli Studi di Bolzano-Bressanone che attraverso la Facolta' di Scienze della Formazione lo istituzionalizzera' come master post laurea. La finalita' del progetto e' di formare laureati e diplomati affinche' siano in grado di intervenire nelle situazioni di crisi di convivenza al fine di ridurre le tensioni e favorire il dialogo come forma di risoluzione delle controversie locali, nazionali e internazionali attraverso l'aiuto umanitario e la cooperazione internazionale. Il percorso formativo e' di tipo sperimentale, l'architettura del corso prevede una parte trasversale comune (formazione linguistica, informatica e project work) e cinque aree monotematiche: area 1: la promozione del processo di pace; area 2: la cooperazione interculturale; area 3: la gestione dei conflitti; area 4: la gestione degli aiuti umanitari e delle emergenze; area 5: stage di almeno 5 settimane all'estero. Gli interventi formativi consistono in un alternarsi di formazione teorica in aula, autoformazione assistita a distanza, laboratori esperienziali ed esercitazioni pratiche. Le lezioni saranno tenute prevalentemente in lingua inglese, in forma residenziale e durante il fine settimana in modo da permettere la partecipazione anche a persone che lavorano. Si intende infine coinvolgere attivamente e direttamente anche la popolazione locale per sensibilizzarla alle tematiche proprie della cultura della pace. Numero di ammessi: 20; eta' minima: 22 anni; iscrizioni: entro 31 luglio 2003; inizio corso: ottobre 2003; titolo di studio: laurea o diploma di scuola media superiore oppure titolo professionale riconosciuto come equivalente; colloquio informativo: 5 luglio 2003, ore 15, Sala di rappresentanza del Comune di Bolzano. Per informazioni: Floriana Bertoldo: floriana.bertoldo at provincia.bz.it, Salvatore Saltarelli: salvatore.saltarelli at provincia.bz.it Ripartizione 21 Formazione Professionale Italiana, Provincia Autonoma di Bolzano, via S. Geltrude 3, 39100 Bolzano, tel. 0471414412 - 414435; fax: 0471414499. * Campo estivo di formazione per formatori e facilitatori alle metodologie dell'azione nonviolenta 1-7 settembre 2003, al Centro per la nonviolenza dell'Associazione "Venti di Terra", Prato (loc. Gricigliana) I temi centrali saranno: comunicazione, ascolto attivo, assertivita', empatia; trasformazione creativa dei conflitti; facilitazione e metodo del consenso; azione diretta. Si utilizzera' la metodologia attiva del training alla nonviolenza. Vi invitiamo, oltre che a far conoscere questa iniziativa a tutte le persone che ritenete interessate/interessabili, ad inviarci per ora una richiesta di preiscrizione, unita ad un breve curriculum personale, entro il 30 giugno, ai seguenti tre indirizzi e-mail: Enrico Euli (casadialex at tiscali.it), Roberto Tecchio (trestele at tiscali.it), Chiara Malagoli (chiamala at tin.it). Il corso e' gratuito e prevede le sole spese di viaggio, vitto e alloggio. E' aperto alla partecipazione di un massimo di 17 persone. Altre informazioni sul sito www.pacedifesa.org; informazioni ulteriori e conferma della definitiva iscrizione saranno comunicate entro il 10 luglio. 5. APPELLI. AMNESTY INTERNATIONAL: SULLA POLITICA DELL'UNIONE EUROPEA IN MATERIA DI ASILO [Dall'ufficio stampa di Amnesty International (tel. 064490224, cell. 3486974361, e-mail: press at amnesty.it) riceviamo e diffondiamo] In occasione del vertice dell'Unione Europea di Salonicco, nel corso del quale verranno valutate le proposte del Regno Unito e della Commissione Europea per esaminare le richieste di asilo politico al di fuori del territorio comunitario, Amnesty International ha presentato uno studio di 40 pagine sulle principali questioni legali e politiche connesse a tali proposte, sottolineando come esse siano "illegali e impraticabili". Al vertice di Salonicco si decideranno inoltre le future priorita' del Sistema comune europeo in materia di asilo. Per questo motivo, Amnesty International ha anche diffuso una lettera aperta nella quale critica i Quindici per la mancanza di visione, il pensiero a breve termine e la strabordante enfasi sul controllo e la repressione che caratterizzano l'atteggiamento dell'Unione Europea in materia di asilo politico. L'analisi di Amnesty International sulle proposte avanzate da Regno Unito, Commissione Europea e Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui Rifugiati per esaminare in sede extra-territoriale le domande di asilo politico, evidenzia una serie di carenze sul piano legale e si chiede se davvero queste proposte costituiscano una visione genuina e basata sui principi di condivisione degli oneri e delle responsabilita'. Queste proposte, sottolinea Amnesty International, potrebbero di fatto favorire l'immigrazione illegale piuttosto che limitarla. Nel suo studio, Amnesty International afferma: "Forse l'aspetto piu' grave, comune a queste proposte, e' che non viene presa in considerazione la loro legalita' rispetto non solo alla Convenzione del 1951 sui rifugiati ma anche ad altri standard del diritto internazionale in materia di asilo politico". "L'analisi di Amnesty International dimostra che e' giunto davvero il momento, per i leader europei presenti al vertice di Salonicco, di un fondamentale ripensamento su cosa stanno facendo in tema di asilo politico" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione Europea. "Invece di una risposta organizzata alle stringenti questioni che determinano l'afflusso dei richiedenti asilo in Europa, gli esponenti politici si aggrappano a soluzioni ad hoc e di corto respiro che vengono approvate frettolosamente senza una adeguata attenzione agli standard internazionali in materia di diritti umani e di rifugiati". "Finora, gli sviluppi nella politica comune dell'Unione Europea in materia di asilo politico hanno mostrato una mancanza di pensiero strategico, un'assenza di prospettive a lungo termine e una dominante enfasi sulla necessita' di tenere le persone alla larga, anziche' proteggere quelle piu' vulnerabili e contribuire a trovare salvezza e soluzioni durature per i rifugiati. Non solo siamo di fronte a un'enfasi errata, ma questo approccio difensivo che punta tutto sul controllo semplicemente non funziona" - ha aggiunto Oosting. "Speriamo che questo vertice produca una piu' matura visione per la politica comune europea in materia di asilo rispetto a quanto visto fino ad ora. Piuttosto che esplorare i modi per rilanciare la palla fuori dall'Europa e verso i paesi piu' poveri e piu' vulnerabili, l'Unione Europea deve accettare la propria responsabilita' come un attore decisivo nel sistema internazionale di protezione dei rifugiati" - ha commentato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. Le raccomandazioni di Amnesty International ai capi di Stato e di governo che parteciperanno al vertice di Salonicco sono le seguenti: - individuare una direzione chiara e inequivoca per lo sviluppo di strategie in tema di protezione piuttosto che consentire che la preoccupazione per i propri interessi domini il modo in cui rispondere ai movimenti di persone verso l'Europa; - sviluppare un approccio coerente che assicuri adeguata protezione ai rifugiati e sostegno alle loro esigenze umanitarie anziche' esplorare i modi per trasferire la responsabilita' a Stati vulnerabili; - in particolare, evitare ogni impegno finanziario che permetta l'attuazione di controverse proposte per istituire centri di transito nei quali prendere in considerazione le domande di asilo politico. Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: Amnesty International Italia, ufficio stampa, tel. 064490224 - 3486974361, e-mail: press at amnesty.it; Amnesty International EU Office, ufficio stampa: tel: 003225021499, e-mail: amnesty-eu at aieu.be 6. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: MINIMIZZARE I RISCHI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo testo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Il rischio che vi sia violenza contro un'azione diretta nonviolenta e' reale per varie ragioni. La polizia puo' essere direzionata ad usare la violenza come forma di repressione politica, oppure e' assai spaventata da cio' che pensa accadra'; la presenza di provocatori puo' scatenare episodi tragici, eccetera. L'azione diretta nonviolenta puo' essere molto efficace nel limitare e far decrescere tali rischi: ha la capacita' di creare un'atmosfera politica favorevole (e' il culmine di una campagna ben condotta in cui ha costruito fiducia del "pubblico" verso gli attivisti/le attiviste); ha la capacita' di trasformare i comportamenti umani (innati o appresi) che rendono possibile l'uso della violenza come prima risposta; sa umanizzare gli attivisti sia agli occhi degli oppositori che a quelli delle forze dell'ordine. E' quindi possibile rendere minimi i rischi identificando i fattori che favoriscono il manifestarsi della violenza. E' molto importante fare questo lavoro di pianificazione: tralasciarlo significa dare spazio alla possibilita' che l'azione risulti totalmente inefficace e che ne conseguano danni fisici e psichici per le persone coinvolte. * Un primo suggerimento Presa la decisione che la campagna sara' nonviolenta, rendete questa decisione esplicita e comunicatela ai quattro venti (media, potenziali alleati, oppositori, ecc.). Producete un breve documento ("Codice d'azione") che spieghi i fondamenti nonviolenti dell'azione ed insistete perche' chiunque decida di parteciparvi lo sottoscriva. Puo' essere una cosa di questo tipo, come e' gia' stata fatta in innumerevoli campagne in tutto il mondo, e potete modificarla a vostro piacimento, tenendo presenti i principi dell'azione diretta nonviolenta. "Trattero' ogni persona (inclusi i poliziotti e i giornalisti) con rispetto. Non daro' spazio in me stessa/o all'odio e alla rabbia. Proteggero' i miei oppositori da insulti o attacchi, proteggero' le proprieta' dalla distruzione. Agiro' in accordo con le decisioni prese collettivamente e con il programma pianificato dal gruppo organizzatore. Se mi sentiro' in disaccordo, mi ritirero' dall'azione. Non daro' inizio ad azioni non concordate precedentemente. Accettero' la responsabilita' per le mie azioni". * Un secondo suggerimento Prima dell'azione, organizzate seminari e training, di modo che gli attivisti capiscano cosa comporta impegnarsi in un'azione diretta nonviolenta. Se non siete in grado di farlo, cercate di fornire spazi in cui gli attivisti possano almeno condividere sentimenti, speranze e paure rispetto all'azione, e discutere di come strutturare i loro gruppi (gruppi per affinita', ad esempio), di modo che ogni persona sia adeguatamente incoraggiata ad agire in modo nonviolento. Organizzate comunque sessioni educative sulla nonviolenza ogni volta che vi sia possibile, di modo che gli attivisti acquisiscano le capacita' necessarie (facilitatori, mantenitori della pace, ecc.) * Un terzo suggerimento Scrivete personalmente a rilevanti personaggi politici (Ministro degli Interni, Presidente del Consiglio, governatori locali) e al Questore informandoli della campagna e specificando che essa sara' esplicitamente nonviolenta. Includete nella lettera il "Codice d'azione" per i/le partecipanti. Mandate copia di tutto ai media. * Un quarto suggerimento Create una squadra di "contatto" con la polizia che non agisca solo nel corso delle azioni, ma che sia in grado di far visita regolarmente agli uffici (per i permessi, ecc.). In ogni occasione, lasciate loro materiale sui principi dell'azione diretta nonviolenta e il "Codice d'azione" che avete scelto. Questo contatto riduce le paure da ambo le parti, umanizza gli uni agli occhi degli altri e viceversa. Fate una visita prima di ogni azione, ricordate loro l'impegno nonviolento del vostro gruppo. * Un quinto suggerimento Scegliete tecniche e mezzi che si accordino ai fini, che prevedano il piu' esattamente possibile quando e dove un'azione avra' luogo, quanti attivisti vi saranno coinvolti, che livello di preparazione nonviolenta essi devono possedere per essere efficaci. Prendete in considerazione l'idea di distribuire un volantino che riporti i principali dettagli di ogni azione. * Un sesto suggerimento Pianificate dettagliatamente ogni tecnica che scegliete di usare. Se l'azione comporta una forma di intervento (ad esempio lo stare sedute/i davanti ad un bulldozer per bloccare l'accesso ad un'area) che incrementa il rischio di confronto con i lavoratori o la polizia, decidete preventivamente i dettagli: se gli attivisti staranno in piedi, seduti, o distesi; se canteranno, rimeranno slogan, ecc. o resteranno in silenzio; se saranno semplicemente vicini o legati in qualche modo (cerchi di protezione, filo di lana che li lega gli uni agli altri, incatenamento, ecc.) che renda piu' difficile spostarli. * Un settimo suggerimento Riflettete sulle tecniche che comportano "diffusione" piuttosto che "concentrazione" (piu' piazze occupate, veglie a staffetta, gesti di resistenza che ognuno puo' compiere a casa, ecc.) perche' esse tendono a rendere la repressione molto piu' difficile. Se scegliete comunque tecniche di concentrazione, vedete se esse possono essere organizzate in modo nuovo: ad esempio, ove le manifestazioni di piazza siano proibite, l'azione puo' prendere la forma di una cerimonia religiosa o spirituale, di un evento culturale, e cosi' via. * Un ottavo suggerimento Fate piani contingenti riferendovi al possibile manifestarsi di situazioni violente: cosa facciamo se...? Distribuite ai partecipanti un volantino con i suggerimenti per ogni situazione su cui avete riflettuto e che siano suggerimenti atti ad essere messi in opera in pochi secondi. Prendiamo esempio dalle donne sudafricane: quando protestavano pubblicamente contro l'apartheid ed alla polizia veniva ordinato di bastonarle, esse non fuggivano ma si inginocchiavano e cominciavano a pregare. La polizia, in risposta, girava intorno senza saper cosa fare... * Un nono suggerimento Mantenete la calma. Le urla, la confusione, gli insulti, le posture di aggressione, sono alimentatori della violenza. Cio' e' stato dimostrato storicamente in numerosissime occasioni. Invece, un gruppo che si mantiene disciplinato, che non risponde alle provocazioni, che adotta magari una postura di rilevanza culturale locale (il sedersi in posizione di meditazione, l'inginocchiarsi a pregare, ecc.), rafforza le inibizioni ad usare violenza: lo si attacca piu' difficilmente e, se lo si attacca, l'aggressione dura meno tempo. 7. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'AZIONE BUONA [Da Simone Weil, Quaderni, volume terzo, Adelphi, Milano 1988, p. 89. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] E' buona l'azione che e' possibile compiere mantenendo l'attenzione e l'intenzione totalmente orientate verso il bene puro e impossibile, senza velare con nessuna menzogna ne' la desiderabilita' ne' l'impossibilita' del bene puro. 8. LIBRI. MARIA VINGIANI PRESENTA IL "VOCABOLARIO MINIMO DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO" DI BRUNETTO SALVARANI [Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani at carpi.nettuno.it) per averci messo a disposizione le pagine di presentazione scritte da Maria Vingiani per il suo nuovo libro Vocabolario minimo del dialogo interreligioso, Edb, Bologna 2003, che a giorni sara' in libreria. Maria Vingiani, fondatrice del Segretariato Attivita' Ecumeniche (Sae), e' tra le personalita' piu' coraggiose del movimento ecumenico europeo. Brunetto Salvarani da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con parecchie testate e fa parte del Comitato "Bibbia Cultura Scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "Villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha pubblicato presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline] Nell'attuale situazione di disagio delle relazioni interconfessionali e interreligiose che ha messo in discussione l'utilita' stessa del "dialogo", giunge opportuno a rilanciarlo e a restituirgli fiducia questo studio rigoroso e appassionato di Brunetto Salvarani, quasi una professione di fede nelle grandi possibilita' del dialogo ecumenico in tutte le sue espressioni, particolarmente in chiave interreligiosa. Dialogo complesso e difficile, su cui sono legittime cautele e preoccupazioni ma che scaturisce dalla dimensione ecumenica (vale a dire universale) della fede la quale, proprio nell'essere "in relazione", si prova e si rafforza; dialogo ancora incerto e inesperto nella chiesa cattolica, che deve il suo inizio alla coscienza conciliare della sua utilita' di fronte al "nuovo ordine di rapporti umani" profetizzato (e oggi in atto) da papa Giovanni XXIII nella solenne apertura del Vaticano II; ma dialogo qui affermato con coraggio "via" di relazione necessaria, urgente e senza alternativa nella situazione di convivenza difficile, dove le societa' divenute troppo in fretta multiculturali e plurireligiose - come in Italia e in Europa - favoriscono spesso aggregazioni chiuse e separanti, a rischio di scontri e intolleranze. Ma non e' proprio qui il contesto planetario nel quale dal Concilio ci e' giunta la prospettiva ecumenica dell'"Unita' di tutta la famiglia umana"? Per questo vi siamo chiamati in causa tutti, e messi in guardia da comportamenti pregiudiziali, conoscenze approssimative, paura o rifiuto della diversita', scoraggianti la via dell'incontro e del dialogo, la piu' idonea a gestire, anche civilmente, la convivenza. Piu' responsabilmente, l'appello e' alla coscienza ecclesiale, agli operatori della formazione, a movimenti e gruppi perche' non cedano a logiche integriste, di chiusura per difesa identitaria, che negando diritto e dignita' alle differenze (possibile risorsa di integrazione e arricchimento) le rendono alternative, competitive, separanti. Per i laici particolarmente, chiamati per vocazione a spendersi nella storia, l'impegno urgente e' a riappropriarsi dell'insegnamento, eticamente alto, delle Dichiarazioni conciliari sul dialogo (tra cristiani in cammino di riconciliazione; con Israele primogenito nella fede, con l'islam monolitico e insieme plurale, con cui il dialogo e' urgente e prioritario; con le fedi altre, le culture, la modernita') e a darne testimonianza con la forza profetica con cui ci fu donato, determinati a stare insieme nella storia del nostro paese, e dovunque, come donne e uomini di dialogo. In questo impegno c'e' forte sintonia con l'amico Brunetto Salvarani, biblista laico, operatore culturale e umanista di grande respiro e creativita'. Per esperienze diverse, ma per entrambi, credo, e' decisiva la relazione, l'incontro come "ascolto", "riconoscimento", "accoglienza" dell'altro" fino all'amicizia. L'ho colto in piu' esperienze, e per ampi tratti di cammino ecumenico condiviso: il suo apporto e' stato prezioso per tutti. Alludo alle "Sessioni di formazione ecumenica di base" del Sae (Segretariato Attivita' Ecumeniche), movimento laico interconfessionale, radicato nell'incontro fondativo con Israele e di apertura interculturale e interreligiosa, che da piu' decenni e in forza del rinnovamento conciliare fa "scuola di dialogo". Costitutivo, qualita' dello spirito umano, il dialogo non va da se', e andrebbe fatto crescere a tutti i livelli della formazione. Percio' trovo decisivo il sottotitolo di questo originale e prezioso "Vocabolario del dialogo interreligioso", "Per un'educazione all'incontro delle fedi". E' la via maestra, non facile ma ineludibile perche' le fedi e i credenti crescano "in relazione" e si diano reciprocamente, con coinvolgimento consapevole, correzione fraterna, preghiera di intercessione, collaborazione e vita, con frutti di edificazione e di pace per la collettivita' in cui operano. Le esperienze positive, pur ai primi passi, non mancano. Ne ho verifica anche personale. Nel mio piccolo, dai lontani anni in cui c'era solo la clandestinita' o la scomunica per i tentativi di incontro con credenti di altra fede o chiesa, ho passato la vita ad incontrare e a far incontrare "i diversi"; a gettare ponti per favorire contatti e a mettere in dialogo "gli uni" con "gli altri", spesso dello stesso schieramento confessionale, al limite della dissociazione... E cio' piu' in forza della fede che a rischio di perderla come, legittimamente, temevano esponenti di chiesa. Gli esiti, generalmente assai positivi, sconsigliano di fermarsi, come da ingiunzioni autorevoli varie. E' cresciuto, infatti, di esperienza in esperienza, il conforto dell'azione, piena di sorpresa, dello Spirito: non solo di Verita', ma di Amore, che in questa difficile via del dialogo rendeva gli incontri vero luogo di riconoscimento e riconciliazione. E' qui la mia forte convinzione che "la via del dialogo" non e' solo possibile, ma urgente e irrinunciabile: e' la via della profezia della chiesa per l'oggi di Dio e non possiamo mancarla. 9. MEMORIA. UMBERTO SANTINO RICORDA PEPPINO IMPASTATO [Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (www.centrimpastato.it) riprendiamo questo articolo di Umberto Santino su Peppino Impastato gia' apparso sul quotidiano "Liberazione" dell'8 maggio 1998. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito internet: www.centroimpastato.it) e' un istituto di ricerca tra i piu' accreditati in campo internazionale, particolarmente specializzato su mafia e poteri criminali; operante dal 1977, e' stato successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, militante della nuova sinistra assassinato dalla mafia nel 1978; una sintetica ma esauriente scheda di autopresentazione, di quattro pagine, e' richiedibile presso il Centro Impastato. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Scritti su Umberto Santino: Peppe Sini, Una rassegna bibliografica di alcuni lavori di Umberto Santino. La borghesia mafiosa tra violenza programmata, "doppio Stato" e capitalismo finanziario, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1998, 2003 (ripubblicata in aprile su questo stesso notiziario). Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"] Gli anniversari sono sempre rischiosi. La memoria e' selettiva e si da' il caso che sia anche strumentale. Rievocando un personaggio, un evento, siamo facilmente portati a ricordare quello che piu' ci rassicura, o ci assomiglia, e a dimenticare il resto. Cosi' il 25 aprile, ricorrenza della liberazione dal nazifascismo, e' diventato, o si vuol farlo diventare, la festa della pacificazione nazionale, come se si potessero pacificare fascismo e antifascismo, dittatura e democrazia. Forse Peppino Impastato e' al sicuro da queste manipolazioni, perche' e' un personaggio talmente fuori dagli schemi che e' piu' facile ignorarlo e dimenticarlo che annetterlo alle liturgie ufficiali come un morto addomesticato. Ho conosciuto Peppino solo occasionalmente, il mio dialogo con lui comincia il giorno della morte. Sono andato ai funerali come uno dei tanti compagni che non potevano mancare a quell'appuntamento. Il giorno dopo alcuni compagni mi hanno chiesto di parlare in un comizio gia' programmato per la campagna elettorale. C'era una lunga fila di finestre chiuse e decisi di parlare a chi ascoltava dietro le imposte: "Voi sapete che Peppino Impastato e' stato ucciso dai mafiosi e sapete benissimo chi sono e chi e' il loro capo: Gaetano Badalamenti". Da li' e' cominciata la mia scoperta di Peppino. La sua rottura con il padre quand'era appena un ragazzo, il suo impegno multiforme, le sue crisi laceranti fino alla disperazione e alla volonta' di suicidio, le sue riprese in cui gli entusiasmi si incrociavano con le delusioni. Peppino non si spiega senza il '68 ma soprattutto non si spiega senza la sua vicenda personale. Figlio e parente di mafiosi, matura una ribellione che e' insieme personale e culturale, esistenziale e politica. Credo che la cosa migliore sia dare la parola a lui, rileggendo un testo in cui si e' raccontato, con impietosa sincerita'. "Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: a partire cioe' da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare divenuta ormai insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan piu' vasto con connotati ideologici tipici di una societa' tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, fin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte ed il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva ed a compromettere definitivamente ogni possibilita' di espansione lineare della mia soggettivita'. Approdai nel Psiup con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuol rompere tutto e cerca protezione". * Un bambino a spasso con il padre... Luigi Impastato, padre di Peppino, nel periodo fascista e' stato confinato ad Ustica come indiziato mafioso, nel dopoguerra ha fatto, come tanti altri, il mercato nero. Non risulta affiliato alla mafia, ma era fiero delle sue parentele e amicizie mafiose. Suo cognato era il capomafia Cesare Manzella che nel 1963 viene ucciso con la prima giulietta al tritolo. Grande amico di Luigi era Gaetano Badalamenti, successore di Manzella alla testa della cosca di Cinisi e per qualche tempo al vertice di Cosa nostra. Molte fotografie mostrano Peppino bambino portato per mano dal padre in manifestazioni pubbliche, come la festa della santa patrona, in cui compaiono in prima fila i mafiosi di Cinisi. E' una forma di socializzazione: Luigi, da buon amico degli amici, presenta il suo primogenito ai maggiorenti del paese. Il bambino si presta docilmente a queste frequentazioni ma ben presto comincia a capire. Peppino cresce tra un padre che orbita nel sistema mafioso e la madre, Felicia, che non proviene da famiglia mafiosa, ma ha sposato Luigi e fa la sua parte di donna di casa, spesso morde il freno e qualche volta esplode. Quando Peppino sfidera' apertamente il padre e sara' cacciato di casa, Felicia sara' accanto al figlio ma non riuscira' a rompere con il marito. Solo dopo la morte di Peppino spezzera' ogni legame con la parentela mafiosa. Questa guerra domestica di Peppino con il padre e con i parenti mafiosi rende la sua figura unica nella storia del movimento antimafia. In Sicilia i militanti uccisi per il loro impegno di lotta contro la mafia sono molti, ma, che io sappia, Impastato e' il solo che abbia fatto questa lotta a partire dalla sua famiglia. Non nascondo che la decisione di dedicargli il Centro siciliano di documentazione, nato un anno prima della sua morte, piu' che dalla condivisione di un patrimonio culturale e politico nasce da questa radicalita' emblematica che assume la sua esperienza, inestricabilmente legata alla sua vicenda personale. * Il Partito protettore-tiranno Peppino lo scrive chiaramente: cerca nella militanza politica, nel partito, la protezione che non ha avuto in famiglia e di cui ha bisogno. Leggiamo ancora le sue parole: "Lasciai il Psiup due anni dopo, quando d'autorita' fu sciolta la Federazione Giovanile (erano i tempi della Rivoluzione Culturale e della morte del "Che")... Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche ed alle prime occupazioni. Poi l'adesione ancora una volta su un piano piu' emozionale che politico alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti (la Lega). Le lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si e' riusciti a costruirvi attorno. E' stato anche il periodo delle dispute sul Partito e sulla concezione e costruzione del Partito; un momento di straordinario ed affascinante processo di approfondimento teorico. Alla fine di quell'anno l'adesione ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del P.C.d'I. (m-l): il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle spalle (bisogno di protezione) e' stato molto forte". La sua esistenza e' lacerata dalla vicenda familiare e il Partito e' un altro padre-tiranno che gli chiede una dedizione assoluta. Cominciano cosi' le trasmigrazioni politiche di Peppino, che lo porteranno alla campagna elettorale per il Manifesto nel '72 e poi a Lotta continua. Qui gli sembra di avere trovato un clima piu' adatto. Conosce Mauro Rostagno: "rappresenta per me un compagno che mi da' garanzia e sicurezza, comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista". Poi ci sara' la crisi dei gruppi di Nuova sinistra, la creazione di Radio Aut e del circolo Musica e cultura e infine le elezioni comunali con la lista di Democrazia proletaria. * La politica e la vita Se la militanza politica e' travagliata, ancora di piu' lo e' la sua vita affettiva: innamoramenti taciuti o manifesti, rapporti trascinati a lungo che piu' che dargli serenita' approfondiscono le lacerazioni. Peppino ha pensato piu' volte al suicidio e un suo scritto in cui esprime la volonta' di abbandonare la politica e la vita (ma in un'altra versione parla solo di abbandono della politica), proclamando il suo fallimento "come uomo e come rivoluzionario", e' stato usato per avallare, quel 9 maggio del '78, la tesi del terrorista-suicida. Era uno scritto che rimontava a parecchi mesi prima e nel frattempo era ritornato ancora una volta a vivere e a fare politica (la politica come vita, anche se spesso invade e mortifica la vita), conducendo Onda pazza a Radio Aut, irridendo ferocemente mafiosi e potenti locali, e quando hanno deciso di ucciderlo, riducendo in briciole il suo corpo, era impegnato a fondo nella campagna elettorale. E se le delusioni lo sprofondavano nella solitudine, e' riuscito sempre, fino all'ultimo, a trovare la strada che lo portava agli altri. Cosi' lo troviamo in prima linea nelle lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto, lo ritroviamo a fianco degli edili disoccupati, lo vediamo in piazza montare la mostra "Mafia e territorio" o mimare la morte atomica sulle orme del Living Theatre, ed e' sempre lui al centro delle iniziative che tentavano di scuotere Cinisi-Mafiopoli: concerti, cineforum, feste di carnevale. * La radicalita' di Peppino Peppino Impastato e' questo, con le sue depressioni e i suoi entusiasmi, ma sempre con la sua radicalita'. La radicalita' delle sue scelte di vita si proiettava nell'analisi e nell'azione. Leggiamo questo suo giudizio sulla Democrazia cristiana: "Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere politico locale, come su quello nazionale, si pone come un'associazione di tipo mafioso, non solo e non tanto per la convergenza di mafia e di clientele parassitarie che e' riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a se', quanto per il modo stesso banditesco e truffaldino, di concepire ed esercitare il potere nell'amministrazione della cosa pubblica". Allora poteva sembrare la forzatura propagandistica di un estremista; ora, dopo le inchieste giudiziarie degli ultimi anni, non si puo' negare la fondatezza di quell'analisi. E ugualmente spietato era Peppino nel denunciare i compromessi del Pci, che in quel contesto significavano intrecciare rapporti con uomini piu' o meno collusi con la mafia. L'isolamento di Peppino negli ultimi anni nasce in questo quadro, come del resto eravamo isolati a Palermo noi del Manifesto, con le nostre analisi sulla borghesia mafiosa, e com'e' stato isolato il Centro con i dossier su Lima. * Tra antimafia storica e nuova antimafia Gli anni '60 e '70 nella storia della lotta alla mafia sono un periodo di transizione, tra la grande stagione di lotte che aveva come protagonisti il movimento contadino e i partiti storici della sinistra e la nuova fase, di impegno civile, che si aprira' negli anni '80. Peppino eredita dal movimento antimafia storico la centralita' dei problemi sociali e la tensione organizzativa, anticipa la nuova fase con le mille iniziative che portano il suo nome, ma mentre lui viveva l'azione antimafia come impegno quotidiano, complessivo, troppo spesso l'attuale antimafia vive di emozioni e di occasionalita'. Non possiamo non chiederci: che senso ha la sua radicalita' in un mondo in cui tutto e' appiattito, le ideologie si danno per tramontate, dominano i trasversalismi e i disincanti? Per chi pensa che non ci sia niente da fare, che i giochi siano fatti per chissa' quanto tempo, Peppino e' solo uno dei tanti sconfitti di una stagione archiviata. Ha ancora molto da dire a chi pensa che la storia non sia finita, che con la mafia non si possa convivere, che la lotta contro di essa non sia un problema da addetti ai lavori e non possa limitarsi a qualche manifestazione ma debba esser parte di un progetto di trasformazione della societa' mafiogena. * Badalamenti e non solo Qualche parola sull'inchiesta. Dopo vent'anni la madre e il fratello Giovanni, i compagni rimasti sulla breccia, noi del Centro, i militanti di Dp, la cui eredita' e' stata raccolta da Rifondazione, siamo riusciti ad ottenere quello che abbiamo chiesto fin dal primo momento: l'incriminazione di Badalamenti come mandante dell'omicidio. Ma non ci si puo' fermare qui. Bisogna colpire anche gli altri mafiosi e i depistatori che dall'interno delle istituzioni hanno coperto il capomafia e gettato fango sull'"estremista". Fare luce su quel periodo significa capire tante cose che sono successe dopo. I magistrati hanno avuto parole di apprezzamento per l'impegno di Peppino ma non hanno speso neppure una parola per i pochi che in tutti questi anni non si sono rassegnati all'ennesima impunita' per un delitto di mafia, presentando esposti, pubblicando dossier e libri, dando indicazioni, sostituendosi a investigatori che non investigavano e stimolando giudici che consideravano Buscetta, che ha sempre difeso Badalamenti, come il nuovo Vangelo. Il giudice per le indagini preliminari che nel novembre scorso ha emesso il provvedimento di custodia cautelare per Badalamenti scrive che in vent'anni i magistrati non hanno avuto collaborazione. Forse mai i giudici hanno avuto tanta collaborazione come per il delitto Impastato. Se ci siamo prodigati per ottenere giustizia, non e' certo per avere medaglie. Lo abbiamo fatto perche' non andasse disperso il patrimonio lasciato da Peppino, proseguendo sulla sua strada per dare corpo a quella che abbiamo definito "antimafia difficile", praticata ogni giorno, senza vetrine. 10. LETTURE. ERICK AGUIRRE: LA ESPUMA SUCIA DEL RIO Erick Aguirre, La espuma sucia del rio. Sandinismo y transicion politica en Nicaragua, Centro de investigaciones de la realidad de America Latina (Cira), Managua 2001, pp. 196. Ordinando cronologicamente articoli pubblicati tra il 1990 e il 2000 l'autore (nato a Managua nel 1961, giornalista, scrittore e poeta) ricostruisce alcuni snodi della vicenda del Fronte Sandinista e del sandinismo nel Nicaragua degli anni novanta. Il titolo e' tratto da una acuta citazione di Milan Kundera riportata in epigrafe. 11. LETTURE. PASQUALE MARCHETTO, ANTONIO MAZZEI: CITTADINI E FORZE DELL'ORDINE Pasquale Marchetto, Antonio Mazzei, Cittadini e forze dell'ordine, New Edit Editrice, Francavilla F.na 2002, pp. 30. Un utile opuscolo sui "rapporti tra 'consumatori' e 'fornitori' di sicurezza" scritto con felice stile divulgativo da due attenti e rigorosi studiosi. 12. RIEDIZIONI. OSIP MANDEL'STAM: SULLA POESIA Osip Mandel'stam, Sulla poesia, Bompiani, Milano 2003, pp. 200, euro 7,50. Opportunamente si ripubblica questa raccolta di scritti (gia' edita diversi anni fa da De Donato prima e dagli Editori Riuniti poi col titolo La quarta prosa) del grande autore nato a Varsavia nel 1891 e scomparso sul finire degli anni trenta in un campo di concentramento presso Vladivostok, vittima dello stalinismo. 13. RILETTURE. DANIEL GUERIN: ROSA LUXEMBURG E LA SPONTANEITA' RIVOLUZIONARIA Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974. E' sempre utile la lettura (e la rilettura) di questo studio del militante della sinistra socialista e libertaria che e' anche un utile repertorio documentario. E riflettere su Rosa Luxemburg e' sempre utile per riflettere sui compiti morali e civili che oggi come un secolo fa incombono a tutte le persone di volonta' buona sollecite del bene comune, della dignita' umana, della giustizia e della liberta'. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 587 del 20 giugno 2003
- Prev by Date: settima newsletter di "Migra"
- Next by Date: report 99
- Previous by thread: settima newsletter di "Migra"
- Next by thread: report 99
- Indice: