L'arcobaleno non deve dimenticare il Venezuela



La situazione nel Venezuela e' peggiorata ancora. Pochi giorni fa si e' finalmente firmato un accordo (con l'auspicio dell'OSA), ma per quasi tutti i Venezuelani e' solo un pezzo di carta diplomatica che non risolve i veri problemi...

Ultimamente ho anche visto delle cose riguardo al movimento della Pace che non mi sono piaciute molto:

- Ho visto la bandiera arcobaleno in locandine e stand di partiti politici quali Rifondazione Comunista e Margherita. Capisco che l'uso della bandiera non puo' essere controllato, ma secondo me ha perso il senso apolitico che corrisponde a un valore cosi' assoluto come la Pace.

- Nel liceo dei miei nipoti (Fra Castoro a Verona -proprio nella citta' della "Arena di Pace") ci sono bandiere della Pace dappertutto. Un professore ha proposto un programma nel quale si ospitano 25 ragazzi palestinesi e 25 ragazzi israeliani per una settimana in un luogo "neutrale", quale l'Italia, per favorire incontri pacifici. Di 1500 studenti non sono riusciti a trovare 50 famiglie disposte ad accogliere i ragazzi. Allora, a cosa servono le bandiere appese ai balconi - e perfino nelle porte dei bagni? Quando vedo questi atteggiamenti penso che le bandiere sono una forma troppo facile di "pulire le colpe": 8 euro bastano per sentirsi buoni, e percio' fare uno sforzo piu' effettivo per conseguire la pace diventa secondario.

- L'11 Aprile i venezuelani in Italia volevamo commemorare il primo anniversario di una strage (la marcia dove sono morte una ventina di persone e risultate ferite un centinaio). Pero' non abbiamo trovato un fabbricante di bandiere disposto a fermare la produzione delle lucrative bandiere della pace per confezionare qualche bandiera venezuelana. In piu' la questura di Roma non ci ha concesso il permesso per riunirci in Piazza Bolivar il sabato 12 Aprile (volevamo ricordare i morti e offrire dei fiori nel suo nome) perche' tutte le forze dell'ordine erano prenotate per la manifestazione pacifista. Questo mi sembra un episodio veramente ironico di "monopolizzazione" di un ideale.