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L'AFRICA E IL G8 AD EVIAN
- Subject: L'AFRICA E IL G8 AD EVIAN
- From: <info at chiamafrica.it>
- Date: Tue, 3 Jun 2003 02:02:32 +0200
<http://www.chiamafrica.it> 2 giugno 2003 L'AFRICA E IL G8 AD EVIAN E' ora di rivedere le regole del commercio, invece di lanciare vane promesse di Abdoulaye Bah abkodo at yahoo.com Il G8 che si riunisce in Francia in questi giorni ha promesso che l'Africa sarà al centro dei suoi lavori. Speriamo che tra i risultati di questo improvviso rinnovo d'interesse per il continente ci sarà anche l'abolizione delle sovvenzioni agricole ai propri produttori; altrimenti saranno solo parole e promesse senza alcun valore. Ogni anno i paesi dell'OCSE spendono 311 miliardi di Euro in sussidi agricoli. La Farm Bill americana (legge finanziaria sull'agricoltura) approvata nel 2002 distribuisce sovvenzioni agricole di 180 miliardi di dollari. Le barriere tariffarie o di altro tipo e le sovvenzioni alla produzione o all'export, rovinano i produttori dei paesi più poveri. Gli aiuti agli agricoltori dei paesi ricchi aumentano in proporzione alla quantità dei prodotti; perciò più l'impresa è grande più riceve sovvenzioni. Inoltre le sovvenzioni, prelevate dalle tasse dei cittadini, tagliano l'erba sotto i piedi degli agricoltori dei paesi africani, mentre per altri prodotti come la carne, lo zucchero e le fibre tessili, essi provocano una eccedenza di produzione che si pone sui mercati internazionali in concorrenza con l'offerta proveniente dagli stati africani e da altri paesi in via di sviluppo. Purtroppo le sovvenzioni non servono neanche a ridurre i prezzi per i consumatori dei paesi ricchi. La tattica di pagare i prodotti tropicali primari a poco, facendo aumentare i prezzi dei prodotti lavorati a ogni tappa nel processo di trasformazione, va soltanto a beneficio delle grosse industrie. I prodotti africani più colpiti da questi rincari sono il cacao, il caffè e il cotone. I danni maggiori riguardano la produzione e nella commercializzazione del cotone. Dal raggiungimento della loro indipendenza, solo in pochi settori economici i paesi africani hanno raggiunto un primato sul resto del mondo; tra questi c'è la produzione del cotone. I paesi dell'Africa occidentale e centrale producono il 16 per cento del cotone commercializzato sul pianeta. La qualità è una delle migliori e il costo alla produzione il più basso del mondo. Nel Senegal, nonostante una terribile siccità, la produzione è aumentata nel 2001/2002 del 165 per cento e il rendimento per ettaro del 63 per cento. Migliaia di piccoli contadini traggono il loro reddito dalla produzione di questa fibra. Infatti il cotone è prodotto da cooperative o associazioni di piccoli produttori e non dalle grandi multinazionali contrariamente a quanto avviene per altri prodotti agricoli e sotto altri cieli. Le sovvenzioni agricole degli Stati Uniti, in particolare, causano forti distorsioni sul mercato internazionale. Esse rappresentano più di tre volte l'ammontare degli aiuti degli USA a tutta l'Africa. Nel 2001, secondo la OXFAM, una ONG inglese, le sovvenzioni ricevute da un solo produttore, la US Tyler Farms, sono state pari a sei milioni di dollari; ciò equivale al reddito cumulato di 25 000 agricoltori del Mali. Le sovvenzioni annue dirette per un ettaro di cotone negli Stati Uniti (460 dollari) sono superiori al reddito pro capite di molti africani. Se si applicasse veramente il principio "no aid but fair trade", il prezzo pagato al produttore di molti prodotti agricoli aumenterebbe di oltre il 30 per cento, secondo uno studio della Banca mondiale. Oltre alle sovvenzioni, i fondi speculativi americani fanno salire e scendere i prezzi secondo i loro interessi. In queste settimane hanno trovato un nuovo alleato anche nella polmonite atipica. La malattia ha causato un forte rallentamento delle attività economiche in Cina, che è il più grosso importatore mondiale di cotone. Gli industriali tessili cinesi hanno dovuto anche annullare alcune commesse fatte sul mercato internazionale. I traders americani che avevano già speculato sul prezzo del cotone facendolo rialzare in pochi mesi da 46 a 61 centesimi la libbra, hanno bruscamente smesso di comperare, facendo precipitare il prezzo fino a 52 centesimi in un paio di settimane. I paesi africani subiscono queste operazioni speculative, impotenti. Queste distorsioni hanno provocato il dimezzamento del prezzo del cotone dalla metà degli anni '90, una perdita per i paesi africani che ne sono produttori pari a 300 milioni di dollari ogni anno. Si calcola che con un commercio più equo, in cui giochino soltanto le leggi di mercato, tanto care all'Occidente, si avrebbe un rialzo del 25 per cento del prezzo del cotone sul mercato internazionale e un miglioramento delle condizioni di vita di milioni di Africani. Oltretutto un tale miglioramento frenerebbe anche l'esodo rurale all'interno di ogni paese e il flusso delle migrazioni, in particolare verso l'Occidente. In vista della Conferenza ministeriale dell'OMC di settembre a Cancun, in Messico, quattro dei paesi più poveri del mondo (Benin, Burkina Faso, Mali e Ciad) hanno scritto insieme una lettera, anche a nome degli altri paesi africani produttori di cotone, per chiedere ai membri di questa organizzazione di sospendere le sovvenzioni sul cotone. Richiedono anche di essere compensati per le perdite subite a causa delle sovvenzioni. Invece di fare promesse che non saranno mantenute, i capi di stato del G8 dovrebbero dare una risposta positiva a questa richiesta. Finchè non si decideranno a praticare ciò che professano nel sistema degli scambi internazionali e a favorire l'ingresso dei prodotti anche industriali sui loro mercati, le varie misure di alleggerimento del debito e di altra natura non saranno che propaganda per mettere del fumo negli occhi della loro opinione pubblica. http://www.cipsi.it/africa/dettagli.asp?ID=495&tipo=1
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