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IL FALLIMENTO GARANTITO DELLA ROAD MAP
- Subject: IL FALLIMENTO GARANTITO DELLA ROAD MAP
- From: "ibrizie" <ibrizie at libero.it>
- Date: Wed, 28 May 2003 16:52:35 +0200
IL
FALLIMENTO GARANTITO DELLA ROAD MAP
Tanya
Reinhart
Yediot Aharonot, 14 Maggio,
2003
Traduzione: Alfredo
Tradardi
Con una certa frequenza un "piano di pace" esce fuori
dai cassetti della casa Bianca e coinvolge i discorsi pubblici per qualche
settimana. Sebbene questo rituale ha un percorso prestabilito e una fine
predeterminata, è curioso come in Israele molti sono ancora portati a credere
che questa volta la cosa è differente dal
passato.
La Road Map annuncia che questa volta "l'obiettivo è
un regolamento finale e completo del conflitto Israelo-Palestinese entro il
2005". Per verificare se c'è qualche cosa di concreto in questa direzione, è
necessario chiarire innanzitutto di che conflitto si tratta. Dal punto di vista
israeliano uno potrebbe avere l'impressione che riguarda il diritto al ritorno:
i Palestinesi stanno tentando di minare alle fondamenta la stessa esistenza
dello stato di Israele con la richiesta di permettere ai loro rifugiati di
tornare, e cercano di raggiungere tutto questo con il terrore. Sembra che sia
stato dimenticato che in pratica si tratta di un semplice e classico conflitto
sulla terra e sulle risorse (l'acqua). Il documento della Road Map si
caratterizza per la completa assenza di ogni dimensione territoriale.
Le richieste ai Palestinesi sono chiare: mettere in
piedi un governo che sia definito dagli USA democratico, di organizzare tre
forze di sicurezza che siano definite affidabili da Israele e di schiacciare il
terrorismo. Una volta che queste richieste siano state adempiute, inizierà la
terza fase, nella quale l'occupazione miracolosamente finirà. Ma il documento
non pone alcuna condizione a Israele su questa terza fase. Molti Israeliani
capiscono che non c'è alcuna strada per finire il conflitto senza il ritiro
dell'esercito israeliano dai territori e senza lo smantellamento degli
insediamenti. Ma questi concetti base non sono nemmeno accennati nel documento,
che parla solo di congelamento degli insediamenti e dello smantellamento dei
nuovi avamposti, già nella prima fase.
La prima fase è più concreta perché riprende il piano
Tenet. In questa fase si prevede anche che Israele "si ritiri dalle aree
palestinesi occupate dal 28 settembre 2000... [e restituisca] lo status quo che
esisteva allora". Non ci sono dubbi che l'adempimento di questa richiesta può
contribuire notevolmente a stabilire una certa calma, anche se temporanea. Se
credessi che i rappresentanti europei nel quartetto avessero la capacità di
realizzare questo piano, lo avrei accolto con favore. Ma non c'è alcun
fondamento per questa speranza. Il piano Tenet è caduto sotto i riflettori più
volte nel passato. L'ultimo round fu quello che sembrò essere una iniziativa
americana di cessate il fuoco nel marzo 2002, per il quale Zinni e Cheney furono
mandati nella regione. Già allora Sharon disse con chiarezza che egli non era
d'accordo con questa richiesta, mentre era solo disponibile ad alleviare le
condizioni della popolazione nelle aree nelle quali la calma fosse assicurata
(Ha'aretz, Aluf Ben, 19.3.02). Questo non ha impedito agli USA di indicare nei
palestinesi la parte che ha rifiutato il cessate il fuoco. Con la fine di questa
iniziativa, Israele ha scatenato l'operazione di distruzione "Defensive Shield",
con la benedizione degli USA.
Israele ha anche risposto alla Road Map con le stesse
vecchie obiezioni. Ha inoltre sottolineato che non è sufficiente un alt
negoziato al terrorismo e che ciò che è richiesto è un scontro chiaro tra le
nuove forze di sicurezza e le organizzazioni delle opposizioni (cioè, una guerra
civile). Israele chiede anche che una dichiarazione palestinese di fine del
conflitto e di rinuncia del diritto al ritorno deve essere fatta come
precondizione all'inizio di ogni processo, e non alla fine. Di nuovo, nulla di
tutto questo mina la convinzione degli USA che Israele è la parte che sta
cercando la pace, la parte "la cui sicurezza è la chiave per la sicurezza del
mondo", come sostiene Condoleezza Rice.
Gli Stati Uniti sono governati oggi da falchi la cui
visione è una guerra infinita. Israele, i cui leader sono sempre ansiosi di
iniziare un'altra guerra, è un punto di forza in questa visione. Non vi è quindi
nessuna base per credere che gli USA permetteranno a nessuno di forzare Israele
a fare la minima concessione.
Il 13 marzo 2002, alla vigilia della visita di Zinni
nel round precedente, l'esercito israeliano lo accolse con un attacco nel campo
profughi di Jabalya, nel quale 24 Palestinesi furono uccisi in una notte. Ora
Powell è stato accolto con una ondata di arresti e di deportazioni di attivisti
internazionali.
Nella Pax Americana, non vi è spazio per i pacifisti.
La pace sarà portata dai tanks.
THE GUARANTEED FAILURE OF
THE ROAD MAP
Tanya
Reinhart
Yediot Aharonot, May 14,
2003
Every few months, a "peace
plan" is pulled out of the drawers of the white house and keeps the public
discourse busy for a few weeks. Although this ritual has a fixed pattern and
predetermined end, it is curious that many in Israel are still tempted to
believe that this time it is different.
The Road Map announces that
this time "the destination is a final and comprehensive settlement of the
Israel-Palestinian conflict by 2005". To check if it offers anything concrete in
this direction, it is necessary to first get clear regarding what the conflict
is about. From Israeli discourse one might get the impression that it is about
the right of return: the Palestinians are trying to undermine the mere existence
of the state of Israel with the demand to allow their refugees to return, and
they are trying to achieve that with terror. It seems that it was forgotten that
in practice this is a simple and classical conflict over land and resources
(water). The Road Map document as well manifests complete absence of any
territorial dimension.
The demands from the
Palestinians are clear: to establish a government that will be defined by the U.
S. as democratic, to form three security forces which will be defined by Israel
as reliable, and to crush terror. Once these demands are fulfilled, the third
phase is to begin, at which the occupation will miraculously end. But the
document doesn't put any demands on Israel at this third phase. Most Israelis
understand that there is no way to end the occupation and the conflict without
the Israeli army leaving the territories and the dismantlement of settlements.
But these basic concepts are not even hinted at in the document, which only
mentions freezing the settlements and dismantling new outposts, already the
first stage.
The first stage is more
substantial, because it repeats the Tenet plan. In this stage Israel is expected
also to "withdraw from Palestinian areas occupied from Sept 28 2000... [and to
restore] the status quo that existed then".
There is no doubt that
fulfillment of this demand can contribute greatly to establishing some calm,
even if a temporary one. Had I believed that the European representatives in the
quartet could bring this plan to implementation, I would have welcomed it. But
there is no basis for such a belief. The Tenet plan has come into the spotlights
many times before. The last round was what appeared to be an American cease-fire
initiative in March 2002, for which Zinni and Cheney were sent to the region.
Already then Sharon clarified that he does not agree to this demand, and he only
agrees to easing the conditions for the population in areas in which quiet will
be preserved (Ha'aretz, Aluf Ben, 19.3.02). This did not prevent the U.S. from
pointing at the Palestinians as the side that refused the cease fire. With the
end of this initiative, Israel embarked on the "Defensive Shield" spree of
destruction, with the blessing of the U.S.
Israel responded also to
the Road Map with the same old objections. It further emphasized that a
negotiated halt to terror is not sufficient and what is required is a visible
clash between the new security forces and the opposition organizations (namely,
a civil war). Israel even demands that a Palestinian declaration of end of
conflict and renunciation of the right of return must be given as a precondition
at the beginning of any process, and not at the end. Again, none of this
undermines the U.S. position that Israel is the side that is seeking peace, the
side "whose security is the key to the security of the world", as Condoleezza
Rice put it. The U.S. is ruled today by hawks whose vision is an unending war.
Israel, whose leaders are always eager to go on another war, is an asset in this
vision. There is therefore no basis for the belief that the U.S. will allow
anyone to force Israel to make any concessions.
In March 13, 2002, at the
eve of Zinni's peace visit in the previous round, the Israeli army welcomed him
with an attack on the Jabalya refugee camp in Gaza, in which 24 Palestinians
were killed in one night. Now it has welcomed Powell with a wave of arrests and
deportation of international peace activists. In the Pax Americana, there is no
room for peace activists. Peace will be brought by the
tanks.
traduzione: alfredo
tradardi
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