Il precariato degli infermieri in carcere



S.A.I. Sindacato Autonomo Infermieri

Via A. da Faenza 14 - BOLOGNA -

Tel e fax 051357583

COMUNICATO SINDACALE

Ci scusiamo subito per la lungaggine del comunicato che Vi stiamo sottoponendo, ma se perderete qualche minuto, nel leggerlo vi rendereste conto che la sua lunghezza e' dovuta alla necessita' di dare un minimo di spiegazione sulle condizioni di un apparato sanitario penitenziario il cui funzionamento crediamo sia sconosciuto perfino agli Organismi Direttivi del Ministero della Giustizia.

Spesso le cronache parlano degli Istituti Penitenziari, ma per parlare delle problematiche legate al sovraffollamento o delle belle ed importanti iniziative sociali che vi si sono svolte o per raccontare la misera storia di qualche detenuto che si e' suicidato o vi e' deceduto, ma in tal caso solo per puntare l'indice verso un colpevole (quasi fosse voluto) ritardo nel portare le cure del caso.

Mai mi e' capitato di leggere un qualcosa sul sistema carcerario nel suo insieme e nella sua complessita', sulla difficile convivenza tra l'apparato di sicurezza fatto di tutte quelle norme nate per garantire l'esatta esecuzione della pena, un apparato retto da forze di polizia penitenziaria militarmente concepite ed inquadrate, ed un apparato piu' liberale retto da "civili" che non guardano al "detenuto" in quanto tale, ma alla persona alla quale dare quei servizi di assistenza culturale, sociale e sanitaria istituite a garanzia di quei diritti costituzionali cui ogni cittadino, anche se recluso, ha diritto.

Apparati che pur collaborando in pieno l'un con l'altro, spesso si scontrano in quanto le finalita' e le carenze dell'uno entrano in contrasto con le finalita' e le carenze dell'altro.

Nessuno si e' mai preoccupato di evidenziare i ritardi dovuti alle difficolta' che si incontrano nel superare i cancelli e gli steccati, non solo materiali, esistenti all'interno di un Istituto; cosi' come nessuno evidenzia le contraddizioni dell'opinione pubblica quando punta il dito contro le Istituzioni che lasciano morire in carcere un malato pronte pero' a puntare lo stesso dito contro le tesse Istituzioni se si viene a sapere che un odioso reato e' stato commesso da un qualcuno in liberta' per aver goduto di un beneficio per malattia.

Per malattia appunto, e qui entriamo in un elemento essenziale del sistema penitenziario, un sistema dove quando vi si entra uno dei mezzi piu' in uso per provare ad uscire in anticipo o per poter godere di alcuni piccoli benefici nella vita interna comune e' il ricorso alla malattia.

Per poter assolvere alle sempre piu' crescenti richieste dei detenuti o dei magistrati o delle associazioni esterne, nel corso degli anni il sistema sanitario penitenziario si e' dovuto adeguare cercando di ottenere, ed ottenendo, sempre maggiori servizi interni al fine di acquisire sempre maggiore autonomia nei confronti di un servizio sanitario nazionale che non capendo, o facendo finta di non capire, le necessita' di sicurezza di un Istituto, finiva per emarginare il detenuto per il quale si chiedeva l'intervento.

Oggi, nei circa 250 Istituti Penitenziari italiani, vi lavorano 323 medici incaricati, 1201 medici di guardia, 3000 medici specialisti, 1420 infermieri con contratto libero professionale e 449 infermieri dipendenti del Ministero della Giustizia; a tali numeri vanno aggiunti i medici e gli infermieri dell'ex Presidio per Tossico Dipendenti, nato per assolvere anche in questo campo alle carenze territoriali ma che per effetto della L. 230/99 dal 01/01/2000 sono alle dipendenze funzionali dei Ser. T. sul cui territorio e' situato l'Istituto; il tutto per prestare assistenza agli oltre 56000 detenuti, dei quali circa 1/3 e' tossicodipendente, con tutto cio' che ne consegue in termini di attivita' sanitaria considerando anche che l'estrazione sociale e la trascuratezza sanitaria nella maggior parte di loro, ne fa notevolmente lievitare il fabbisogno sanitario una volta giunti in carcere.

Nell'attivita' sanitaria, grande importanza riveste la figura infermieristica, e non lo diciamo perche' siamo infermieri e sindacalisti di categoria, ma per dato oggettivo in un ambiente che non ha eguali nel mondo sanitario; dove il medico ha contatto solo con coloro che chiedono visita medica perche' malati o presunti tali, mentre l'infermiere e' colui che oltre ad essere quell'importante tramite tra il notorio distacco con cui il medico tratta il malato e la necessaria chiarezza che si aspetta l'assistito che affronta una visita medica con relativa cura, e' anche colui che, unica figura extra custodia, eseguendo i giri per la somministrazione della terapia direttamente nelle sezioni di detenzione, osserva tutti, osserva coloro che stanno bene e coloro che fingono di stare bene e non parlano per paura o perche' si vergognano, osserva coloro che fingono di star male e coloro che stanno male veramente o coloro che fingono di stare peggio, riuscendo cosi' ad avere il vero polso della situazione sanitaria in un Istituto, situazione che, considerata la promiscuita' di vita nelle sezioni e la difficolta' ad avere un quadro epidemiologico del nuovo giunto prima che questi venga allocato nella sezione comune (difficolta' derivanti per lo piu' dall'obbligo del consenso informato), puo' in qualsiasi momento esplodere con effetti devastanti per l'intera comunita' e soprattutto da qualche anno per l'entrata massiccia in carcere di stranieri provenienti da qualsiasi parte del mondo, quindi anche da paesi con gravi carenze sanitarie, non a caso infatti negli Istituti si stanno riaffacciando malattie che in Italia sembravano debellate.

Per poter osservare al meglio, l'infermiere ha pero' bisogno di tutta quella tranquillita' e serenita' possibili, serenita' e tranquillita' gia' minate dalle minacce piu' o meno velate che si ricevono quando si e' costretti a rispondere con qualche no alle continue richieste di dosaggi maggiori dei farmaci soprattutto psichiatrici ed analgesici prescritti dai medici.

Tutta questa importantissima fase di osservazione, viene in massima parte svolta da quei 1420 infermieri a parcella (o ad ore come spregiativamente veniamo chiamati in alcuni Istituti), in quanto a quasi tutti i 449 infermieri dipendenti viene concessa (non si sa in base a quale norma e malgrado le disposizioni del Dipartimento) la possibilita' di fare la sola mattina dal lunedi' al venerdi' con orario compattato, lasciando al parcellista tutti quei turni piu' impegnativi per la presenza infermieristica ridotta al minimo e quando, trattandosi di pomeriggi, notti, prefestivi e festivi, ognuno di noi desidererebbe farli in famiglia anche perche' non si riesce piu' a capire il motivo di tale discriminazione resa ancor piu' grave e pesante da sopportare in base a quanto diremo piu' avanti.

Infatti molto importante e' il conoscere che

• le parcelle infermieristiche vengono pagate con fondi di uno stesso capitolo con i quali si pagano tutte le necessita' sanitarie di un Istituto ad eccezione dei medici incaricati e degli infermieri dipendenti; infatti con tali fondi vengono pagati i medici di guardia, gli specialisti, gli infermieri parcellisti, i tecnici di laboratorio, di rx e di fkt, vengono pagati i farmaci, i parafarmaceutici e tutte le attrezzature sanitarie;

• gli infermieri parcellisti lavorano in base ad un monte ore giornaliero di assistenza infermieristica assegnato all'Istituto dal Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria in base a calcoli solamente matematici assolutamente privi dei piu' elementari fondamenti di conoscenza dei bisogni sanitari degli Istituti.

Nel corso dell'anno puo' verificarsi, e si verifica con puntualita' quasi svizzera, che per un eccesso di spesa in farmaci, o per un eccesso ricorso alle prestazioni specialistiche o per un maggior consumo di prodotti parafarmaceutici, tutte cose che comunque denotano una maggiore attivita' assistenziale, vengono poi a mancare i fondi e quindi non si paga proprio quel personale che per le suddette incombenze e' costretto ad un maggior lavoro, come a dire: piu' lavori piu' non ti pago; c'e' poi da considerare i tagli che vengono apportati al budget dai PRAP o dallo stesso ministero a causa dei quali e' facilissimo dedurre che a parita' di numero di detenuti e quindi di bisogno in prestazioni specialistiche o di farmaci o di parafarmaci, le uniche spese che possono essere tagliate sono le ore di assistenza con la sgradevole conseguenza che oltre ad essere pagati male (15,49 euro/ora lordi senza diritto a previdenza ed assistenza o ferie o infortuni o malattie professionali, contro i 23,00 euro/ora fissati dai collegi infermieristici), oltre ad essere pagati con fortissimi ritardi (in alcune regioni e' prassi pagarci 3 volte l'anno come le fatture per l'acquisto della carta che vanno pagate a 90/120 gg. Dalla consegna della merce), spesso improvvisamente ci vediamo decurtare le nostre entrate del 10, 20 o anche il 30 % senza poterci fare niente, proibendoci quindi qualsiasi programmazione della nostra vita.

A tutto cio' c'e' anche da sommare il comportamento quasi ricattatorio che si ha nei nostri confronti, costringendoci ad assolvere a compiti che sarebbero propri di altre figure, infatti non sarebbe nostro compito portare in giro certificati e fogli vari, non sarebbe nostro compito andarci a caricare i farmaci o i prodotti sanitari che arrivano in Istituto, non dovrebbe essere demandato a noi dattilografare i certificati sanitari perche' illeggibili, non dovrebbe essere chiesto a noi di fotocopiare i diari clinici per i detenuti o per l'autorita' giudiziaria, non dovremmo tenere noi la farmacia per il quale altri (leggasi dirigenti sanitari) percepiscono la relativa indennita' ecc. ecc.

Altro aspetto da considerare e' che con la legge 230/99, alcune competenze, quali quelle gia' richiamate dell'assistenza ai tossico dipendenti, sono passate al SSN, mentre le altre lo sarebbero dovuto essere dopo un periodo di sperimentazione portata avanti nelle regioni TOSCANA, LAZIO e PUGLIA, ma di tutto cio' negli Istituti non se ne e' saputo niente perche' niente e' cambiato e niente si sa di quello che ci riserva il futuro, lasciando tutti anche nel piu' completo caos in quanto non si conoscono piu' le reali competenze di ognuno, si sa soltanto che l'ultima finanziaria ha decurtato di 24 milioni di euro (sui 79 stanziati nel 2002) il budget per la sanita' penitenziaria con grandissimo sconforto per la gran parte della nostra categoria; ed e' proprio per questo che proviamo, con il presente comunicato, a cercare un qualcosa che possa aiutarci a sensibilizzare l'opinione pubblica cercando cosi' di pressare il Governo affinche' riveda quanto deciso.

Noi non chiediamo qualche soldo in piu' per noi, noi continuiamo a chiedere:

• un accurato studio in tutti gli Istituti penitenziari del reale fabbisogno sanitario, studio portato avanti da tecnici dell'assistenza e non da amministrativi;

• scorporamento dei fondi per le parcelle infermieristiche dal capitolo delle spese generali del servizio sanitario penitenziario;

• una legge che preveda l'assunzione senza concorso degli infermieri parcellisti nello stesso Istituto nel quale prestano gia' la loro opera alla stregua della gia' sperimentata legge Lumia, e la trasformazione dei rapporti liber professionali in rapporto di collaborazione coordinata e continuata per coloro che non dovessero avere i requisiti necessari per l'assunzione;

• un reale interessamento delle autorita' dipartimentali affinche' la farmaceutica e la specialistica passino alle ASL;

• un reale interessamento delle autorita' dipartimentali a tutela degli infermieri ex presidio tossico dipendenti che per effetto della L. 230/99 sono gia' alle dipendenze funzionali delle ASL e che dal primo luglio prossimo dovrebbero passare alle ASL anche dal punto di vista economico ma che le stesse ASL non sanno ancora che farne e come inquadrarli.

In sostanza noi cerchiamo soltanto SERENITA' E TRANQUILLITA', chiedendo che se qualcuno ha deciso che per CUSTODIRE 56.000 detenuti occorrono 42.000 unita' appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, mentre per dar loro ASSISTENZA SANITARIA, di unita' ne bastano 1.420, che almeno a questi 1.420 cani non vengano sempre messi in discussione i loro monti ore, che vengano pagati regolarmente e puntualmente e che soprattutto venga lasciata loro la DIGNITA' PROFESSIONALE di poter LAVORARE senza stare a pensare a quella verita' prima citata che piu' si lavora e piu' alto e' il rischio di rimanere senza parcelle a fine anno.

Vi ringraziamo se poteste aiutarci in cio', rimanendo a disposizione per eventuali chiarimenti dovessero servirVi, e nell'attesa porgiamo cordiali saluti.

Li, __/__/2003 il segretario nazionale

Marco POGGI