Catena di Sanlibero 180



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riccardo orioles <riccardoorioles at libero.it>
tanto per abbaiare
26 maggio 2003 n. 180
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Internet. Un giovane dissidente cinese, Wi Qi, e' finito in galera per
aver messo su un sito la lista delle persone scomparse dopo essere
state "invitate" dalla polizia. Poche settimane fa due giovani hackers
americani sono stati condannati per aver messo in rete informazioni che
consentivano di evadere il "pizzo" imposto sulla musica dalle majors
dei Cd. Nel primo caso l'accusa formale e' di "sovversione", nel
secondo di attentato ai profitti delle multinazionali. Il meccanismo e'
lo stesso. L'internet e' libero, e fa paura. Scrivere su un sito costa
appena un po' di piu' che scrivere sui muri ma e' infinitamente piu'
efficace. I padroni del mondo, quando e' stata inventata la scrittura,
debbono aver provato un panico molto simile a quello dei padroni di
ora, di fronte a un mezzo alla portata di tutti, di tutti i cervelli e
di tutte le verita'. Chissa' quanti hacker saranno finiti nelle miniere
di sale, a quel tempo, per uso abusivo dell'alfabeto.
Qualche settimana fa su Repubblica e' uscito un bellissimo articolo di
Valentini, che oltre ad essere un giornalista e' anche manager di una
societa' che si occupa, guarda caso, di vendere pubblicita' e contenuti
in rete: il web e' un casino, ci vogliono leggi dure, basta con le
e-mail gratuite, facciamole a pagamento. In Spagna c'e' gia' una legge
che restringe i contenuti giornalistici sull'internet, ed e'
considerata un modello per una futura legislazione europea. In America
o in Cina affrontare determinati problemi sul web porta gia' in galera.
In Italia tutta l'informazione e' ormai concentrata nelle mani di una
mezza dozzina di proprietari, non di piu'. Molte notizie escono assai
sbiadite, o non escono affatto. E non e' solo Berlusconi a censurare ma
anche Caracciolo, Romiti, Caltagirone, Ciancio, Agnelli.
Periodicamente, campagne "d'opinione" mirate vengono lanciate a freddo
per conseguire questo o quell'obbiettivo politico o industriale:
"domani piove" puo' significare semplicemente che la proprieta' del
giornale produce d'ombrelli. L'informazione libera, distinta dagli
interessi economici, non esiste piu'. La stessa Cnn ha ormai
formalmente adottato regole di autocensura. Restano i giornalisti
singoli, quando hanno visibilita' (ricordate la campagna contro
gl'inviati Rai "filosaddamiani"? Beh, e' solo una delle tante), e resta
l'internet. Per esempio, queste righe.
La rubrica che state leggendo esce ormai da quattro anni, ed esce in
condizioni davvero strane. L'autore non e' un simpatico fricchettone,
ma un vecchio giornalista professionista: con fonti, dunque, mestiere e
capacita' d'analisi tali da conseguire una credibilita' non inferiore a
quella dei media ufficiali. Dieci anni fa, questa rubrica non sarebbe
potuta uscire: non avrei avuto i soldi, semplicemente, per fare un
giornale da solo. Sarei stato non solo personalmente emarginato (il che
riguarda me) ma proprio costretto al silenzio: il che riguarda voi,
perche' una notizia o un'opinione in meno impoveriscono tutti. Con
l'internet invece posso parlare. Debbo solo accettare la condizione
esistenziale di emarginazione ecc. a cui questo tipo di giornalismo
oggi costringe; ma tecnicamente posso far viaggiare opinioni e notizie
in un ambito sufficientemente esteso da essere utilizzabili dai
lettori. Posso fare giornalismo, insomma. Condivisibile o meno, bello o
brutto, ma sicuramente libero da interessi esterni: per me, "domani
piove" vuol dire proprio che secondo me piovera', non vendo ombrelli.
Poi puo' anche darsi che faccia bel tempo: in questo caso avrei scritto
una cazzata (e i lettori me la farebbero pagare) ma avrei sempre fatto
giornalismo, non pubblicita' o propaganda. Ritengo che a lungo andare
questo paghi.
Come giornalista, in questo momento sto difendendo la liberta' e la
varieta' d'informazione su cui storicamente si e' caratterizzata la
nostra civilta' occidentale. La sto difendendo da solo (non e'
esattamente cosi': ma semplifichiamo) e posso farlo perche' ho
l'internet. Se mi tolgono l'internet non posso farlo piu'. Siccome
questa situazione e' evidentemente strana e scomoda, e cozza con tutto
il meccanismo economico esistente, allora debbono togliermi l'internet:
cosi' in un posto mi arrestano per sovversione, in un altro mi danno un
milione di multa per attivita' anti-major, in un altro ancora mi
lasciano in teoria parlare ma impongono una tassa a chi mi legge. Tutte
queste cose in realta' sono gia' successe agli albori del giornalismo
moderno (re Carlo, nell'Inghilterra di Defoe, mise una tassa sui
torchi) e non hanno avuto infine grande importanza perche' il pubblico
vigilava e stava attento. Il pubblico era una classe nuova - la
borghesia - e voleva novita': vere, ogni giorno, e libere. Cosi', state
attenti anche voi: la liberta' di stampa siamo noi, tutti insieme. Noi
giornalisti (saremo un centinaio i giornalisti in tutt'Italia, in
questo momento) facciamo la nostra parte ma voi, cittadini-lettori,
fate la vostra.
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Il lodo Orioles. Si articola in tre fasi. 1) Il signor B. acquisisce,
come imprenditore, uno degli edifici pubblici "cartolarizzati", e cioe'
messi in vendita al miglior offerente, dal governo. 2) I magistrati
continuano tranquillamente i loro processi e alla fine condannano ad
alcuni anni di carcere il signor B. 3) Il signor B., senza protestare,
si ritira a casa sua nel cuore di Milano. I giudici non protestano ma
anzi sono contenti. Com'e' possibile? Semplice: il bene
"cartolarizzato" e' il carcere di San Vittore a Milano, all'asta per
circa venti milioni di euri. Cosi' i magistrati possono dire di averlo
mandato a San Vitur, lui di essere rimasto a casa sua e finalmente il
povero Ciampi puo' andarsene a inaugurare convegni in santa pace.
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Costumi. C'era l'ambasciatore giapponese - in Italia negli anni trenta
- che si comportava in maniera davvero strana. In udienza allargava
improvvisamente le braccia e si metteva fragorosamente a sghignazzare.
Ai banchetti ufficiali saltava sul tavolo e la', in piedi, brindava al
suo imperatore. A volte arringava ferocemente i colleghi ambasciatori
in giapponese, rosso in viso e con la voce strozzata. Tutti pensavano
che questi fossero i costumi tradizionali giapponesi - nessuno
conosceva il Giappone - e lo lasciavano fare con benevolenza esotica,
sforzandosi anzi di adattarsi al suo modo di fare. Un giorno lo
rimpatriarono improvvisamente, e dopo un po' dal Giappone arrivo' la
notizia che l'avevano rinchiuso perche' era clinicamente pazzo da molti
anni. Chissa' quali sono i veri costumi della Brianza, o degli
imprenditori moderni, o della destra (tutte civilta' che conosciamo
poco). Alle volte sorge un sospetto.
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Addis Abeba. Almeno 940mila tonnellate di generi alimentari, secondo
gli esperti delle Nazioni Unite, dovrebbero essere importate in Etiopia
nei prossimi sei mesi per far fronte alla gravissima carestia che
incombe sul paese. Dodici milioni e mezzo di persone, secondo gli
stessi esperti, vi rischiano la morte per denutrizione.
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Pechino. Nessuna speranza di trovare in vita i venticinque minatori
sepolti da un'esplosione di gas a Yongtai. E' l'ultimo di una lunga
serie di incidenti, dovuti allo sfruttamento selvaggio dei pozzi senza
misure di sicurezza, che nel 2003 avrebbe gia' fatto milleseicento
vittime fra i minatori.
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Los Angeles. Per protestare contro il livello intollerabile della
violenza urbana, un gruppo di imprenditori di pompe funebri, becchini e
imbalsamatori ha organizzato un corteo di protesta, aperto da una fila
di carri recanti bare, lungo le strade a sud della citta' fino al
cimitero. L'anno scorso in California gli omicidi fra minorenni sono
stati 653, sessanta in piu' dell'anno prima.
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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche marrocchini,
africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Gianni
Rodari <cicloattivismo at libero.it> wrote:
< Una volta il semaforo di piazza Duomo fece una stranezza. Tutte le
sue luci, ad un tratto si tinsero di blu e la gente non sapeva piu'
come regolarsi. "Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non
stiamo?". Da tutti i suoi occhi il semaforo diffondeva l'insolito
segnale, di un blu che cosi' blu il cielo della citta' non era stato
mai. In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strombettavano, i
motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni piu' grassi
gridavano: "Lei non sa chi sono io!". Finalmente arrivo' un vigile e si
mise lui in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro
vigile cerco' la cassetta dei comandi e tolse la corrente. Prima di
spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: "Poveretti! Io avevo
dato il segnale di "via libera" per il cielo. Se mi avessero capito,
ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli e' mancato il coraggio" >
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Antonino wrote:
< Riguardo alla nuova "tangente" sui CD forse una soluzione c'e' e la
stanno sperimentando decine di ragazzi in tutta Italia. Basta
costituire "gruppi d' acquisto" e comprare i CD vergini in Gran
Bretagna o in Francia >
* * *
Alessandro wrote:
< Volevo solo dire che non costituisce illecito penale ma solo
amministrativo l'uso di cd masterizzati, secondo in relazione una
recente sentenza del tribunale di Arezzo. Volevo solo dire questo e
ricordare Peppino Impastato. Ciao! >
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Artamano wrote:
< "Se vive ancora, dev'essere vecchissimo e avra' visto tante cose del
mondo: ma cos'e' il ghetto, cos'e' la dignita' e perche' occorre
resistere, questo non credo che l'abbia dimenticato...". Vive ancora,si
chiama Tsvi Nussbaum, ha fatto il medico a Coney Island, negli USA e
ora e' in pensione >
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umberto wrote:
< "Considero esattamente sullo stesso piano le vittime dei criminali
attentati dei "kamikaze" e quelle delle criminali "rappresaglie" del
governo israeliano". Caro riccardo sento dal tono della tua voce che ti
sei irrigidito come sempre capita a un certo punto di discussioni come
queste. ci sento il tono del duro e puro ed e' un tono che non mi
convince piu' e credo che questa posizione che mette sullo stesso piano
le vittime intenzionali di un attentato terroristico - magari scatenato
nel momento in cui si potrebbe ricominciare a parlare di pace - e le
vittime incidentali di una rappresaglia sara' sempre meno sostenibile >
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Giuseppe wrote:
< A Catania penso che siamo in tanti a non sopportare la tirannia del
giornale (se cosi' si puo' chiamare) "La Sicilia". Io per conto mio
preferisco rimanere al buio riguardo alle notizie locali piuttosto che
comperarlo. C'e' una cosa che proprio non riesco a capire: "La
Repubblica" (che mi pare proprio un giornale decente) fa stampare le
sue copie per la provincia di Catania presso la tipografia del giornale
in questione. Eppure sono certo che se "La Repubblica" facesse un
edizione con pagine dedicate alla cronaca locale, come fa gia' da anni
a Palermo, sarebbe una valida alternativa a "La Sicilia". Molta gente
smetterebbe di comperare "La Sicilia" solo per essere informata sugli
avvenimenti locali e ci sarebbe uno spiraglio di concorrenza. Perche'
non avviene? Debbo pensare che politiche di accordo commerciale, se non
vere e proprie "connivenze", coinvolgano anche giornali come "La
Repubblica"? Debbo smettere anche di comperare "La Repubblica"? >
* * *
Beh, smettere di comprarla no: pero', se vuoi la Repubblica intera,
cioe' con la cronaca regionale, devi andare almeno a Taormina. A
Catania, per un accordo fra Caracciolo e Ciancio, Repubblica esce senza
regionale per non fare concorrenza. Per lo stesso motivo e' esclusa una
sua edizione catanese.
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Marco Ciriello wrote:
< Non so come si fa a voler bene a un uomo che non si e' conosciuto, so
che ho letto i suoi articoli ed ho letto e riletto i suoi libri, e so
che mi manchera', il resto e' sfondo. Pintor era uno dei pochi uomini
di sinistra che non avevano ritrattato i propri sentimenti, le proprie
idee, ma non era un integralista, il suo bagaglio storico era a
disposizione, sempre, dei nuovi arrivati, le sue idee pronte ad
accogliere il vento dei movimenti, ad ascoltarne le istanze, era un
vecchio "altro" come non ne avremo piu'. Pintor era un albero, un
nespolo, esile, che ha saputo accogliere sotto di se' i nuovi arrivati,
i piu' giovani, fondando un giornale dinamico e aperto; ha visto
passare, molti, fermo e' rimasto a guardare la storia del nostro paese.
È stato un fine osservatore della nostra brutta politica, e' stato un
fine dicitore delle strategie e dei movimenti ballerini della nostra
societa', e' stato un contestatore della sinistra fino alla fine,
severo con i suoi combattivo e intransigente con gli avversari. Non ha
avuto una vita facile, ha saputo riflettere sulla costante compagnia
del dolore al suo fianco, ne ha raccontato con puntigliosita', senza
lamenti, e' stato un protagonista defilato, per scelta, dei nostri
anni. >
* * *
Sono arrivate diverse lettere in commemorazione di Luigi Pintor, quasi
tutte erano lettere di giovani e di ragazzi e questa e' una. A me viene
difficile scrivere di lui, sarebbe come fare l'epitaffio delle speranze
civili di una bellissima Italia che non c'e' piu'. Nessuna difficolta'
invece per i vari Riotta, Annunziata, Caprara e compagnia bella, gli ex
del Manifesto che hanno buttato a mare Pintor in nome della carriera,
italianamente. Quanto a me, sono orgoglioso di aver pubblicato il mio
primo articolo, nel '71, sul Manifesto anno 1 numero 3, "quotidiano
comunista". Che bel comunismo sarebbe stato quello di Pintor, di
Dubcek, di Terracini, dei nostri maestri laici e dimenticati.
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Nico wrote:
< "Provo un dolore grandissimo a pensare che una citta' come Palermo
debba essere amministrata dalla destra, e da una destra semimafiosa
come quella. Ma provo un dolore anche piu' grande a pensare che uno
come Orlando si illuda di poter girare attorno a una faccenda del
genere... ". E quindi preferisci consegnare direttamente il futuro dei
tuoi figli, dei figli di tutta Palermo, a chi difende gli interessi
mafiosi? Lo chiedo senza sarcasmo, con molta curiosita', vorrei capire,
proprio non riesco a vederci una logica >
* * *
Caro Nico, io sono contrario all'astensionismo: votare e' un dovere non
solo verso le proprie idee, ma anche verso la democrazia in generale.
Pero', se ci sono candidati. Se candidati non ce ne sono, non e' colpa
mia se *non posso* votare. Ora, uno come Cocilovo, sindacalista pagato
per chiudere gli scioperi (a quanto dice la magistratura) non e' un
candidato: e' semplicemente un frutto irresponsabile dei problemi
interni di Ds, Margherita, Rifondazione ecc. palermitani. Che cosa
c'entro io? Mi diano un candidato votabile, e io lo voto. Se no, la
colpa per l'eventuale vittoria della destra non e' mia, e' loro, e ne
dovranno rispondere dopo le elezioni.
Questo in termini immediati  In termini piu' ampi, e' importante
insegnare - anche brutalmente - ai dirigenti della sinistra che il
ricatto non paga. Volete costringerci a votare un sindacalista venduto
"per non fare il gioco della destra"? Andate al diavolo. Cosi'
distruggeremmo la sinistra, non solo quella di ora ma anche quella dei
decenni a venire, perche' manderemmo a puttane l'unica forza vera che
possediamo: la fiducia nell'onesta' della sinistra, nel suo buon nome,
nel suo essere magari a volte imbranata ma pulita. Questa lezione, di
cui a quanto pare lor signori non possono fare a meno, e'
indispensabile e urgente perche' fra un anno abbiamo le politiche
anticipate, in cui ci giochiamo davvero le sorti del Paese, e dobbiamo
imporre a qualunque costo che la sinistra vada con la serieta' che
finora e' mancata (e che ha aperto le porte a Berlusconi). Meglio
perdere una provincia oggi che tutta l'Italia domani. Una provincia si
recupera, ma se questi coglioni riescono a far vincere Berlusconi
un'altra volta non ce lo scrolliamo piu' per vent'anni.
(A Catania, Claudio Fava - che invece e' una persona perbene - ha
fatto, in questa logica, comizi insieme con gente come un "Turi"
Leanza, che avevamo combattuto insieme ai tempi dei Siciliani. Questo
comportamento, ingenuamente "realistico", e' perdente nell'immediato e
catastrofico in prospettiva).
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Antonella Consoli <libera at libera.it> wrote:

Dietro quella siepe di gelsomino

< L'agguato sara' li'
dietro quella siepe di gelsomino
Li' aspetta con occhio attento l'assassino
e noi che in battaglia
penseremo al nostro amore
ci avvicineremo per cogliere
il profumo antico.
Sara' li' che cadremo
l'ultimo sapore della vita
fra le mani.>

* * *

Slancio' le calde braccia nell'aria

< Slancio' le calde braccia nell'aria
come se battesse piu' volte
le ali
apri' le labbra e usci'
il caldo alito a riscaldare il naso
erano le sette di mattina
e l'inverno era diventato rigido
ma lei non dimentico' mai
come si comincia a volare
poi bacio' il suo amore
e volo' via >
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