Newsletter N. 19 del 12 Maggio 2003



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    Newsletter n. 19 del 12 maggio 2003
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IN PRIMO PIANO
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Dal copyright al copyfight: QS intervista Wu Ming 1
di Stefano Porro

Da alcuni giorni acquistare un cd vergine costa di più, e portarne a
casa uno pirata è addirittura un reato, così come effettuare "file
sharing in rete". Che piaccia o meno, sono gli effetti della nuova
normativa sul copyright, entrata in vigore lo scorso 29 aprile come
applicazione della direttiva europea EUCD (a sua volta ispirata al
DMCA statunitense). Cambia la sigla, ma il risultato è sempre lo
stesso, ed è sconfortante. Le grandi corporation high tech, supportate
da governi che non vedono l'ora di regolamentare, irregimentandola, la
libertà della rete, stanno lanciando un attacco a tutto campo contro
quella che pochi potenti interessati definiscono "pirateria", e che
invece è un "grande processo di riappropriazione dal basso dei mezzi
di produzione della cultura". A pensarla così, durante l'intervista
rilasciata a QS, è Wu Ming 1, una delle teste pensanti del più famoso
laboratorio culturale e creativo italiano, che da vario tempo ha
elaborato una teoria originale sulla necessaria evoluzione del diritto
d'autore e sul valore intrinseco del copyleft. Secondo i Wu Ming sarà
possibile opporsi alle limitazioni in atto solo se i soggetti
collettivi coinvolti sapranno dare vita a un'egemonia culturale che
favorisca, imponendolo dal basso, un mutamento del copyright.

Le nuove normative italiane sul copyright, al pari del Digital
Millennium Copyright Act (DMCA) statunitense, impongono ulteriori
restrizioni al "fair use" dei prodotti culturali. Secondo alcuni si
tratta di una battaglia già persa, in quanto il concetto di copyleft è
ormai entrato a far parte dei bisogni sociali ed è quindi un fenomeno
inarrestabile. Cosa ne pensi?

I colpi di coda sono molto pericolosi, la disperazione dell'industria
dell'entertainment non e' cosa da tenere sotto gamba, ma alcune
tendenze sono irreversibili, e' ben difficile che una qualsiasi legge
riesca a soffocare o anche soltanto limitare il fenomeno della
"pirateria", che e' in realta' un grande processo di riappropriazione
dal basso dei mezzi di produzione della cultura. Questa e' una delle
logiche conseguenze del processo iniziato con la rivoluzione
microelettronica e con la scoperta dei semiconduttori, che ha permesso
un decentramento del "computing" e quindi una democratizzazione
dell'accesso alle tecnologie informatiche, mettendo in moto un
gigantesco processo sociale, e la formazione delle reti che conosciamo
oggi. Le fotocopiatrici di cinquant'anni fa erano grandi come intere
stanze, i computer occupavano interi piani di edifici, le tecnologie
per l'incisione discografica erano in mano a pochissima gente, i primi
scheletri di reti telematiche sono di quarant'anni fa ed erano sotto
il controllo dei militari, oggi la maggior parte dei civili delle
nostre società (quelle del nord del mondo) ha accesso a un sistema
integrato di tutte queste tecnologie, e le usa. Il copyright riflette
le esigenze della società che descrivevo poco sopra, dove pochi
controllavano le poche tecnologie di produzione culturale esistenti
(tipografie e rotative, sale d'incisione etc.). Il copyright è tutta
una faccenda interna agli "inclusi", i produttori di cultura e
intrattenimento, laddove per "esclusi" intendo il grande pubblico, i
consumatori visti come soggetti passivi che raramente venivano in
contatto con questioni di diritto commerciale e diritto d'autore.
Poteva violare il copyright solo chi aveva accesso agli scarsi mezzi
di produzione esistenti.

Oggi invece la situazione è ben diversa...

Diciamo che l'estensione delle reti ha creato la figura del
"prosumer", del produttore/consumatore, e il copyright è un ostacolo
alle sue attività, ai suoi interessi e desideri. Sono sempre di più i
soggetti che rimangono invischiati nelle questioni giudiziarie
relative al diritto d'autore, perché come ti muovi commetti una
violazione. Il problema non è la "pirateria", quella è una conseguenza
naturale dell'innovazione tecnologica. Il problema è il copyright, che
così com'è ancora concepito risulta obsoleto e nocivo, perché continua
a vedere una società di "inclusi" ed "esclusi", ma oggi la distinzione
è molto sfumata. Presto o tardi anche il potere legislativo (nazionale
e sovranazionale) dovrà rendersene conto. Le forze sociali che
vogliono imporre il "copyleft" ed estendere il "fair use" possono
esprimere il potere legislativo di domani, ma occorre combattere
perché ciò avvenga.

A fronte delle attuali normative, caratterizzate da un impeto
restrittivo, il "rovesciamento" del copyright preconizzato da
Stallman è ancora un principio efficace?

Assolutamente sì, e lo sarà sempre di più. Visto che per ora la
legiferazione è ispirata a principi conservatori se non reazionari,
quello che stiamo facendo è penetrare e scavare dall'interno le leggi
esistenti. A volte applicare una legge alla lettera equivale a
produrre un paradosso, come succede per lo "sciopero al contrario",
che consiste nell'applicare certosinamente i regolamenti, rallentando
tutte le procedure sul luogo di lavoro, e nessuno può rivalersi su chi
lo adotta perché tecnicamente non sta facendo nulla di male. Ecco, se
- come recitano le pappardelle contenute nei libri britannici - le
leggi sul copyright tutelano il diritto di Tizio o di Caio di essere
moralmente accreditato come autore della tale opera, e questo è un
diritto inalienabile, bene, tale credito morale e tale diritto possono
essere utilizzati in modo diverso dall'usuale, per consentire la
libera riproduzione e circolazione dell'opera, anziché per
ostacolarla.

Pensi che gli autori avranno un effettivo vantaggio
dall'inasprimento delle norme, oppure le ulteriori tassazioni sono
solo una "gabella" in più imposta dal sistema, che ricade sulle spalle
dell'acquirente?

Un autore o un artista non trae alcun vantaggio dalla limitazione
della diffusione delle sue opere. O meglio, può forse trarne un
effimero vantaggio immediato, che però si rovescia in svantaggio, come
pare stia succedendo coi CD-"anticopia", la cui tutela è uno degli
scopi principali dell'EUCD. Quei CD sono una truffa ai danni dei
consumatori, quindi creano malcontento e rancore verso l'artista di
turno. Nella migliore delle ipotesi, finisce che si parla più del
supporto che del prodotto: lo sanno tutti cos'e' successo due anni fa
col primo CD-"anticopia", il secondo album di Natalie Imbruglia:
proteste e denunce a non finire, ma quanti sanno che canzoni ci
fossero là sopra? Lo sputtanamento giunge all'apice se l'artista
decide di impegnarsi in prima persona nella crociata, come hanno fatto
i Metallica, e come sta facendo Madonna in questi giorni, con notevole
danno per la sua immagine: la sua campagna contro il file sharing ha
prodotto un effetto boomerang, con atti di defacing contro il suo sito
e persone che hanno messo a disposizione il nuovo singolo anche se di
Madonna non gliene frega niente, per sfregio, per rappresaglia. Per
fortuna molti artisti si stanno rendendo conto che i processi in corso
vanno assecondati e cavalcati, che è meglio togliere il dito dal
buchino sulla diga. Penso agli Einsturzende Neubauten: nel loro
prossimo tour registreranno e masterizzeranno on demand i concerti in
tempo reale, serata dopo serata. Gli spettatori non dovranno più
sperare che esca il disco live di quel concerto che hanno tanto
apprezzato: potranno comprare subito la registrazione, a un prezzo
risibile. Questa è una soluzione creativa, che va nella giusta
direzione, perché valorizza l'esibizione dal vivo e relativizza
l'importanza della commercializzazione del supporto. Piu'
"socialdemocratica" e meno interessante la soluzione dei Pearl Jam,
che mettono in commercio (non nei negozi, ma attraverso il loro sito)
l'album live di ogni loro concerto, praticamente dei bootleg legali.
Mi sembra un approccio vecchio, non ancora all'altezza della sfida.

Cosa ne pensi dei progetti sul diritto d'autore portati avanti dal
professor Lawrence Lessig, quali Creative Commons e l'evoluzione del
copyright nella formula "Some rights reserved"?

Li seguo con molto interesse e ammirazione, anche se con qualche
riserva. Diciamo che riflettono molto bene certe caratteristiche
della società americana, dove qualunque rapporto sociale e civile è
mediato dal diritto commerciale, pensa all'importanza che hanno i
contratti pre-matrimoniali, anche tra gente che non possiede un cazzo!
Quest'onnipervasivita' del diritto commerciale produce un vero e
proprio paradigma epistemologico, porta a cercare le soluzioni ai
problemi in un contesto generale di spoliticizzazione e scarso
protagonismo degli attori sociali collettivi, così si pone l'accento
su lunghe e cavillosissime licenze scritte in avvocatese, che
effettivamente prevedono e regolamentano ogni forma di tutela,
cessione dei diritti etc. ma che mi sembra molto complicato imporre a
editori o discografici recalcitranti. Noi - intendo non soltanto "noi
Wu Ming", ma anche Noi che veniamo dall'underground digitale e non, e
anche Noi europei, per molti versi - abbiamo un altro tipo di
approccio, pensiamo che la soluzione debba imporsi non tanto a livello
di diritto commerciale quanto a livello di egemonia culturale, di
guerra di posizione, di protagonismo dei soggetti collettivi, per
questo valorizziamo movimenti come il Free Software Movement anche più
di quanto loro valorizzino se stessi, e cerchiamo di "politicizzare"
(brutta parola, ma facciamo a capirci) la cosiddetta "pirateria".

La situazione in cui ci troviamo è quella di un muro contro muro
che vede una volontà di regolamentazione e controllo opposta a un idem
sentire libertario, collaborativo e anarchico. Sarà scontro totale,
oppure secondo te si arriverà a una mediazione tra le parti?

Lo scenario è aperto, quel che io mi auspico è che le forze in
campo prendano atto che sta cambiando la costituzione materiale,
e trovino l'accordo per formalizzarne l'esistenza, ma il processo è
lungo, passa comunque per un periodo di scontro frontale, e non deve
avvenire con mediazioni al ribasso ma "al rialzo", come fanno gli
Einsturzende Neubauten.

Cosa ne pensi della pratica del bookcrossing? La giudichi
innovativa, oppure è solo un uso riservato a pochi eletti?

L'abbiamo appoggiata e promossa fin dai remoti inizi, ci
convince e ci stimola. Non crediamo affatto che sia "per pochi
eletti", anzi, allarga a una comunità aperta una pratica che
sinora è stata privata, quella del prestarsi i libri... senza
che facciano ritorno. Va detto che l'Italia è uno dei paesi dove
si "bookcrossa" di piu', grazie all'impegno della trasmissione
Fahrenheit di Radio 3.

Il copyleft può essere considerato, secondo te, come principio
cardine e rivoluzionario di una nuova forma di comunitarismo?

Assolutamente sì, e infatti sto cercando di riflettere sulle
analogie tra le comunità aperte create dal copyleft e pratiche
consimili, e le comunità utopiche (ristrette ma il più delle
volte inclusive) dell'esperienza protosocialista, di quella
anarchica e di quella protestante (alcune esperienze, come
quella Loista di Anversa, le abbiamo raccontate in Q). Sto
leggendo un libro, pubblicato anni fa dalla Elèuthera (casa
editrice spesso trascurata ma fondamentale, e non solo nel
panorama di movimento), si chiama "Laboratori d'utopia", di
Ronald Creagh, e passa in rassegna le comunità utopiche sorte
negli USA tra XIX e XX secolo. Ogni volta che apro il libro mi
vengono in mente analogie e differenze, comunque è presto per
esporle.

http://www.quintostato.it


TECNOLOGIA&INTERNET
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TORVALDS: LINUX PROTEGGA IL COPYRIGHT
Il padre di Linux ha lanciato un tema di discussione che sembra
destinato a dividere le opinioni di molti sostenitori del free
software: l'opportunita' di integrare nel kernel le tecnologie di
digital rights management
URL: http://punto-informatico.it/pi.asp?i=43896

MOTIVI POLITICI PER BLOCCARE OPENBSD?
di Bernardo Parrella
Il DARPA nega i fondi per l'annuale 'hackathon' pro-sicurezza,
ma l'open source si auto-organizza...
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/04/28/05/200304280501

LE NEBBIE DELL'EUCD
di Daniele Minotti - Le nuove norme sul diritto d'autore si muovono
tra le nebbie sulla copia privata e contraddittorie misure. Nel
recepire la direttiva europea in Italia ci si e' ben guardati dal
tentare di risolvere nodi essenziali
URL: http://punto-informatico.it/pi.asp?i=43913

IL MONDO DOPO LA NEW ECONOMY
La new, le dot, le bolle, le speranze e la recessione. Bene, e
adesso: ? ritornato tutto come prima?
[Pubblicato su www.zeusnews.it il 02-05-2003]
di Riccardo Orioles
http://www.zeusnews.it/news.php?cod=2074

CRUCIALE L'OPEN SOURCE PER LA PA E PER L'INNOVAZIONE USA
di Bernardo Parrella
Il consiglio comunale di New York esamina pro e contro
del software aperto, mentre parte un importante progetto
della Open Source Applications Foundation
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/05/05/05/200305050501

DALLE MAJOR UN SOFTWARE CONTRO GLI UTENTI
Rallentare le connessioni, inondare le reti peer-to-peer di file
fasulli, infilare trojan cancelladati nei PC, cancellare i file
illegali sui PC degli utenti. Le major finanziano un software...
speciale
http://punto-informatico.it/pi.asp?i=43947

Oscar per il Web made in Italy
Si è conclusa sulla riviera adriatica la seconda edizione della
manifestazione che premia i migliori siti italiani: tra i vincitori la
Polizia di Stato, Rai, Focus e un viaggio Interrail
di Nicola D'Agostino
http://www.mytech.it/mytech/internet/art006010046779.jsp

iPod: la terza generazione è qui
La nuova versione del lettore di Mp3 targato Apple promette
meraviglie: più leggero e capiente, è l'unico riproduttore
digitale portatile che consente l'utilizzo del formato Mpeg4-Aac. In
arrivo altre sorprese
di Nicola D'Agostino
http://www.mytech.it/mytech/computer/art006010046814.jsp


TEMI&APPROFONDIMENTI
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PIRATERIA
Capitalismo hacker
Le multinazionali della musica studiano ritorsioni sui patiti del file sharing
Metodi sporchi. Inibire o bloccare i pc privati tramite virus nei file: la
«giustizia fa-da-te» dei boss globali
SARAH MOSOLE
Frustrata nella guerra giudiziaria contro i siti, l'industria discografica
minaccia ora metodi da hacker. Fino ad oggi gran parte delle risorse sul
fronte della lotta alla pirateria sono state investite [...]

DIRITTI D'AUTORE
Il copyright breve
O'Reilly adotta il Founders e rompe il fronte dei padroni dei «contenuti»
SA. MO.
O'Reilly & Associates, editrice leader nel settore delle tecnologie
informatiche, fa marcia indietro sul copyright delle sue pubblicazioni. Tim
O'Reilly, fondatore e Ceo dell'omonima casa editrice ha recentemente reso
pubblica [...]

http://www.ilmanifesto.it/oggi/sezione5.htm
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Maggio-2003/sezione5.htm


DALLA RETE A(LLA) CARTA E RITORNO
di Marco Trotta matro at bbs.olografix.org
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Meglio l'open source o i missili cruise?
La notizia farà discutere, ma a suo modo rappresenta un'altra conferma
dell'involuzione di libertà e diritti in USA con buona pace degli
"americanisti" del nostro paese. Con tempismo sospetto, giovedì 17
Aprile, il DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) ha
annunciato che avrebbe sospeso i finanziamenti al progetto OpenBSD. Il
Darpa è una agenzie del Dipartimento di Difesa USA che si occupa di
finanziare progetti ritenuti interessanti (finanziò anche il progetto
accademico che portò alla nascita di Internet). L'OpenBSD è, invece,
un sistema operativo open source, basato sulla Berkeley Software
Distribution, la prima e la più famosa distribuzione UNIX nato dalla
collaborazione ricercatori universitari di Berkeley e ingegneri di
primo livello della AT&T. Fino ai primi anni '90 lo sviluppo
cooperativo, l'accesso e la distribuzione libera dei codici di
funzionamento aveva contribuito a rendere UNIX il sistema
professionale più affidabile. Ma presto la logica commerciale di AT&T
avrebbe cambiato la licenza d'utilizzo rendendo praticamente
impossibile ogni altro sviluppo "open source". Fu per l'affermarsi di
questa logica anche nei laboratori del MIT che Richard Stallman nel
'83 ne esce per dedicarsi al suo nuovo progetto "GNU", acronimo
ricorsivo di "GNU is not UNIX" ad indicare un sistema operativo che
sarebbe stato compatibile con UNIX pur rimanendo libero. L'idea di
OpenBSD (www.openbsd.org), invece, nasce sette anni fa con lo scopo di
creare un sistema operativo molto sicuro ma anche di libera
distribuzione seppur con una licenza più commerciale della GPL di
Stallman. Per questo, ogni anno, il coordinatore del progetto, il
canadese Theo de Raadt organizzava "Hackathon" una settimana di
incontri tra tutti gli sviluppatori del sistema per testarne
l'affidabilità individuando errori e buchi di programmazione.
Quest'anno, però, a pochi giorni dall'evento, DARPA ha deciso di
sospendere i contributi alla manifestazione (circa 20.000 dollari)
mettendo a rischio l'intero progetto (finanziato con 2,3 milioni di
cui l'85% già speso). Sebbene De Raadt abbia fatto sapere che intende
confermare l'evento, sono le ipotesi sulle motivazioni del DARPA a far
riflettere. Il 6 Aprile, intervistato dal quotidiano "The Globe and
Mail", De Raadt aveva manifestato disagio verso i finanziamenti DARPA:
"Sto cercando di convincermi che una donazione a noi significa che una
metà di missile cruise non verrà costruita". Ma in ballo c'è anche il
fatto che "Hackton '03" avrebbe voluto dire finanziare un raduno
internazionale di "hackers" l'8 maggio a Calgary, ovvero esperti
stranieri di sicurezza informatica non certo inquadrabili nell'ambito
di obiettivi esclusivamente "istituzionali". Infatti il DARPA,
sollecitato, ha fatto sapere che la decisione era motivata
"dall'attuale situazione mondiale e dalla continua minaccia posta da
nazioni-stato sempre più attrezzate". Tradotto significa: fare in modo
che sistemi liberi, testati per essere sicuri per tutti, non cadano
nelle mani di stati e organizzazioni terroristiche o presunte tali. In
fondo questa considerazione, meglio di ogni altra, dimostra che nel
mondo post guerra in Iraq ci sono due idee di sicurezza. Quella di chi
pensa che la sicurezza o è un bene collettivo da condividere e
sostenere tutti o non è, e quella di chi pensa che la sicurezza sia un
obiettivo da perseguire unilateralmente sulla base dei propri
"interessi vitali". Il punto è che se agli albori dell'informatica e
dell'internet avesse vinto questa logica sulla prima che ha permesso
prospettive di sviluppo, democrazia e diritti, non avremmo più nessun
mito di libertà che i sostenitori della guerra potrebbero ora usare
affermando di volerlo esportare. A colpi di missili cruise e attentati
alla legalità internazionale.

Links:
- Defense agency pulls OpenBSD funding
http://news.com.com/2100-1016-997393.html?tag=fd_top
- Peace Talk Halts Defense OS Job
http://www.wired.com/news/technology/0,1282,58553,00.html
- Organizer: 'Hackathon' Will Go On
http://www.wired.com/news/business/0,1367,58602,00.html?tw=wn_ascii -
U.S. military helps fund Calgary hacker
http://www.globetechnology.com/servlet/story/RTGAM.20030406.whack46/GT
Story - Motivi politici per bloccare OpenBSD?
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/04/28/05/200304280501 -
Hackers Meet Soldiers
http://www.onlamp.com/pub/a/bsd/2003/03/13/darpabsd.html


NEWS DALL'ASSOCIAZIONE
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Domenica 18 alle ore 15:00 presso la sede dell'associazione in via
nazionale adriatica nord 92 si terra' un incontro aperto a tutti su
GnuPG e crittografia OpenSource.
Il programma dell'evento e' il seguente:
* Introduzione a crittografia ed algoritmi
* GnuPG, installazione e configurazione
* Mailing list e Filesystem cifrati
Per informazioni potete scrivere ad info at olografix.org.

Associazione Culturale Telematica
Metro Olografix
http://www.olografix.org
info at olografix.org


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a cura di Loris "snail" D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

Hanno collaborato a questo numero:
Alessio "isazi" Sclocco
http://www.olografix.org/isazi
Nicola "nezmar" D'Agostino
http://www.olografix.org/nezmar
Marco Trotta
matro at bbs.olografix.org


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