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COMUNICATO STAMPA - PAX CHRISTI E AON A SH ARON: RICONOSCERE IL DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA
- Subject: COMUNICATO STAMPA - PAX CHRISTI E AON A SH ARON: RICONOSCERE IL DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA
- From: "Massimo Paolicelli" <max_paolicelli at hotmail.com>
- Date: Thu, 15 May 2003 13:07:17 +0200
Comunicato-stampa 15 maggio 2003 PAX CHRISTI E AON A SHARON: RICONOSCERE IL DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Internazionale dell'obiezione di coscienza al servizio militare. Quest'anno, gli organizzatori richiamo l'attenzione sulla situazione degli obiettori di coscienza in Israele, paese che non riconosce ancora questo diritto e che imprigiona chi si oppone all'arruolamento (o al richiamo) nelle Forze armate. Secondo un rapporto presentato alla Commissione dei Diritti Umani dell'Onu, basato su stime delle organizzazioni pacifiste israeliane, tra il settembre 2001 e il gennaio scorso, più di 180 obiettori sono stati imprigionati per motivi di coscienza, per un totale di oltre 6.500 giorni di carcere, mentre il sito www.seruv.org ha censito 537 soldati che si sono dichiarati obiettori. Questa mattina, una delegazione di Pax Christi di Roma e dell'AON (Associazione Obiettori Nonviolenti) ha consegnato all'ambasciata d'Israele in Italia una lettera indirizzata al Primo Ministro Ariel Sharon a sostegno della causa degli obiettori israeliani. Nella lettera, si esprime solidarietà per quanti rifiutano, per motivi di coscienza, di imbracciare un fucile e di puntarlo contro altri uomini e donne che qualcuno ha definito "nemici". Richiamandosi al fatto che anche Sharon è un militare, i firmatari della lettera aggiungono: Da militare Lei conosce bene, Signor Primo Ministro, quale possa essere il dramma che un uomo "in divisa" vive nel momento in cui rifiuta di obbedire ad un ordine perché lo ritiene in contrasto con la propria coscienza e con i propri convincimenti morali e religiosi. Noi crediamo che non sia giusto che queste persone paghino col carcere questa loro obbedienza a Dio e alla propria coscienza e che sia doveroso, per ogni Paese democratico, avere leggi che riconoscano il diritto all'obiezione di coscienza al servizio in armi e che prevedano, allo stesso tempo, un servizio alternativo. Israele, è ricordato nella lettera, ha ratificato la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici che, all'articolo 18, prevede il diritto all'obiezione. Due le richieste contenute nella lettera a Sharon: riconoscere il diritto all'obiezione di coscienza e promulgare una legge conforme alle prescrizioni delle risoluzioni 1998/67 e 2002/45 della Commissione dei Diritti dell'Uomo dell'ONU; liberare immediatamente tutti gli obiettori imprigionati e rinviare (fino a quando non sia adottata una legge) l'incorporazione di tutti coloro che si dichiarano obiettori. Riferimenti: Pax Christi Roma: 335-5769531 (Riccardo Troisi) Associazione Obiettori Nonviolenti: 338-2347267 (Massimo Paolicelli) Web: www.paxchristiroma.org www.obiezione.it Al Sig. Gen. Ariel Sharon Primo Ministro d'Israele Ufficio del Primo Ministro 3, Kaplan Street Jerusalem Signor Primo Ministro, in occasione della Giornata Internazionale dell'Obiezione di Coscienza che oggi, 15 maggio, in tutto il mondo si celebra, desideriamo rivolgere a Lei un appello in favore di quanti, nel Suo Paese, si trovano in difficoltà a causa del mancato riconoscimento di quello che consideriamo un diritto fondamentale di ogni cittadino e cittadina. Abbiamo appreso da varie organizzazioni israeliane della situazione in cui versano ormai da molto tempo molti soldati (effettivi, riservisti, reclutati) che non intendono servire il loro Paese all'interno delle Forze Armate perché contrari alla politica militare che il Suo Governo adotta nei confronti del Popolo palestinese e dei Territori Occupati. Siamo sinceramente convinti che non ci sarà pace duratura nella "Terra Santa" fino a quando tutti i cittadini, israeliani e palestinesi, non godranno degli stessi diritti ciascuno in un proprio Stato, secondo le regole della pacifica convivenza. Ma siamo altrettanto convinti che la via per arrivare alla pace non è quella delle armi. Per questo ci sentiamo vicini a quanti rifiutano, per motivi di coscienza, di imbracciare un fucile e di puntarlo contro altri uomini e donne che qualcuno ha definito "nemici". Da militare Lei conosce bene, Signor Primo Ministro, quale possa essere il dramma che un uomo "in divisa" vive nel momento in cui rifiuta di obbedire ad un ordine perché lo ritiene in contrasto con la propria coscienza e con i propri convincimenti morali e religiosi. Noi crediamo che non sia giusto che queste persone paghino col carcere questa loro obbedienza a Dio e alla propria coscienza e che sia doveroso, per ogni Paese democratico, avere leggi che riconoscano il diritto all'obiezione di coscienza al servizio in armi e che prevedano, allo stesso tempo, un servizio alternativo. Per questi motivi, sulla base dell'articolo 18 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, ratificata anche dallo Stato d'Israele, chiediamo al Governo da Lei presieduto: … di riconoscere il diritto all'obiezione di coscienza e di promulgare una legge conforme alle prescrizioni delle risoluzioni 1998/67 e 2002/45 della Commissione dei Diritti dell'Uomo dell'ONU; … di liberare immediatamente tutti gli obiettori imprigionati e di rinviare l'incorporazione di tutti coloro che dichiarano la loro obiezione al servizio militare e questo fino a quando non sia adottata una legge Nel ringraziarLa per l'attenzione, porgiamo i nostri distinti saluti. Roma, 15 maggio 2003 Riccardo Troisi Pax Christi Roma Massimo Paolicelli Associazione Obiettori Nonviolenti
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