Gianluca Arrigoni vs Reporters Sans Frontieres



[NOTA: Questa raccolta di testi integra e completa un articolo pubblicato dal sito "Il Barbiere della Sera" e riportato su peacelink.it all'indirizzo http://lists.peacelink.it/news/msg04243.html ]

SOMMARIO

1) Articolo di Gianluca Arrigoni sulla classifica della liberta' di stampa di RSF: Il direttore di Rsf e' al di sopra di ogni sospetto?
2) Replica di RSF
3) Controreplica di Arrigoni

Professione reporter?

Liberta' di stampa? Secondo il sancta sanctorum del giornalismo senza frontiere, Italia e Usa stanno peggio delle repubbliche delle banane. Visita (ad ostacoli) alla sede di Reporters sans frontie'res

Parigi. Reporters sans frontie'res (Rsf), un’organizzazione internazionale per la difesa della liberta' di informazione, ha recentemente pubblicato la prima "Classifica mondiale della liberta' di stampa". L’Italia e' al 40° posto dietro paesi come il Benin (21°), l’Ungheria (24°) o la Namibia (31°). Non consola sapere che per le violazioni della liberta' di stampa, come scrivono i redattori di Rsf, «gli Stati Uniti sono classificati un gradino piu' in basso rispetto al Costa Rica». Italia (40° con 11 punti) e Stati Uniti (17° con 4,75 punti) sono dunque, per Rsf, le pecore nere delle democrazie occidentali.

I magistrati italiani agli ordini del governo
Nel testo che commenta i risultati della classifica Rsf descrive un’Italia nella quale «il pluralismo dell’informazione e' seriamente minacciato. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi moltiplica le pressioni sulla televisione pubblica, mettendo i suoi uomini di fiducia nei posti chiave dei media di Stato». Rsf condanna anche le «numerose perquisizioni, convocazioni giudiziarie e sequestro di materiale» subite da alcuni giornalisti nel corso di inchieste della magistratura. Senza dimenticare il caso di Stefano Surace, l’ex giornalista che si e' fatto qualche mese di prigione per reati a mezzo stampa commessi vent’anni fa ed uscito di prigione grazie alla forte mobilitazione di giornalisti e uomini politici, di destra come di sinistra. Apriamo una parentesi e approfittiamo dell’occasione per chiedere: cosa aspetta il governo a mettere un termine a questa legislazione, indegna di un paese civile, che prevede il carcere per il reato di diffamazione? Chiusa la parentesi. Quindi, a parte l’episodio Surace, il 40° posto dell’Italia sarebbe dovuto alla posizione particolare del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e all’operato della magistratura che, curiosamente, Rsf lascia intendere essere al servizio del governo non sapendo, o facendo finta di non sapere, che in Italia, a differenza della Francia, la magistratura gode di una quasi totale indipendenza dal potere politico.

Una metodologia "scientifica"
Ma qual e' la metodologia utilizzata per compilare la classifica e, in particolare, a cosa corrispondono gli 11 punti dell’Italia? Nella nota metodologica Rsf spiega che un questionario con 50 domande e' stato fornito «a giornalisti locali o che risiedono nel paese, a dei ricercatori, giuristi o specialisti di una regione» e a dei ricercatori della stessa Rsf. La nota spiega anche quali siano le violazioni alla liberta' di stampa prese in considerazione come, tra l’altro, le azioni «dirette contro i giornalisti (uccisioni, incarcerazioni, aggressioni, minacce, etc), o contro i media (operazioni di censura, sequestri di materiale, perquisizioni, pressioni, etc)», le violenze di «milizie armate», di «organizzazioni clandestine» e di «gruppi di pressione». Quest’ultimo punto e' importante e vedremo in seguito perche'. Rimane da scoprire quali siano i fatti concreti rimproverati all’Italia.

Visita alla sede di Rsf
I dati necessari alla verifica della classifica di Rsf non essendo disponibili nel Rapporto 2002 sull’Italia (come non sono disponibili sul sito internet di Rsf, www.rsf.org), proviamo a richiederli via email a Rsf. Non ricevendo nessuna risposta ci rechiamo direttamente alla sede dell’organizzazione, al n.5 di rue Geoffroy-Marie, sesto piano, dove ci viene fornito il questionario con i relativi criteri di ponderazione. Scopriamo cosi', per esempio, che un giornalista scomparso vale un punto e due punti il monopolio dello Stato sull’acquisto della carta, ma niente che dia una risposta alla nostra domanda: cosa e' successo in Italia per meritarci 11 punti? Facciamo notare come i documenti che ci sono stati forniti non ci permettono di verificare la correttezza della classifica. La responsabile di Rsf per l’Europa, Soria Blatmann, ci consiglia di rileggere piu' attentamente il rapporto 2002 sull’Italia. Seguendo il consiglio lo abbiamo riletto, ma non riusciamo a capire quanti punti possa valere, per esempio, l’episodio citato nel paragrafo "Pressioni e ostacoli" - alla liberta' di stampa naturalmente - nel quale si spiega che il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ha opposto il suo veto alla vendita della filiale Rai che gestisce la rete di ripetitori della televisione pubblica, RaiWay, al gruppo americano Crown Castle. Il veto di Gasparri sarebbe dovuto, secondo Rsf, al desiderio di «proteggere dalla concorrenza il gruppo televisivo privato Mediaset, controllato dalla holding Fininvest di Silvio Berlusconi». Sara' una coincidenza, ma e' lo stesso argomento utilizzato dall’allora presidente del Cda Rai, Roberto Zaccaria, che sul veto alla vendita di RaiWay aveva fatto ricorso al Tar del Lazio, e aveva perso. Per il truce Gasparri quanti punti? Uno? Due? Di piu'?

Il direttore di Rsf e' al di sopra di ogni sospetto?
Cominciamo a pensare che la mancanza di trasparenza di Rsf sia volontaria. Per avere le informazioni che ci mancano ricontattiamo Soria Blatmann, che si era detta disponibile ad un'eventuale intervista telefonica, ma la responsabile per l’Europa di Rsf preferisce non rispondere alle nostre domande e ci fa parlare con Robert Me'nard, il segretario generale e fondatore di Rsf. A Me'nard ribadiamo che i documenti forniti da Rsf non ci permettono di verificare la correttezza della classifica. «Le abbiamo dato quello che abbiamo dato agli altri, cioe' la classifica, la metodologia e le ponderazioni»,
dice il capo di Rsf.
«Abbiamo proceduto con il maggior rigore possibile. Quando abbiamo trovato una disparita' troppo grande tra gli esperti - ma non e' stato il caso per l’Italia - abbiamo cercato di verificare, di capirne le ragioni». Insomma, niente da fare, non avremo accesso ai documenti necessari per verificare la correttezza della classifica. Ma Me'nard ci ha detto una cosa interessante; che non c'e' disparita' nei risultati dei questionari trasmessi a Rsf dagli anonimi esperti italiani che, evidentemente, sono unanimi nel denunciare il pericolo Berlusconi.

L’omerta' di Rsf sulla Francia
Nella "classifica mondiale sulla liberta' di stampa" Rsf attribuisce alla Francia un onorevole 11° posto con 3,25 punti. Al contrario di quanto succede per l’affermata ma indimostrata brutalita' del regime berlusconiano, nel Rapporto 2002 sulla Francia non c’e' traccia di un grave episodio lesivo della liberta' di stampa. Riassumiamo: alla fine di febbraio del 2002 e per alcune settimane, due sindacati filo comunisti - la Cgt-Filpac a Marsiglia e il Syndicat du Livre-Cgt a Parigi - hanno impedito con la forza (arrivando anche a malmenare uno strillone) la distribuzione di due quotidiani gratuiti, Metro e 20 Minutes. Chiediamo a Me'nard come mai di questo grave episodio di violazione della liberta' di stampa non ci sia traccia nel Rapporto 2002 sulla Francia ne', non potendo verificarlo, nella classifica. Risposta: «abbiamo considerato che non rientrava nel quadro delle violazioni della liberta' di stampa che vengono prese in considerazione nei nostri Rapporti». Peccato che nella nota metodologica illustrata brevemente in precedenza sia scritto, nero su bianco, che le violenze subi'te ad opera di «gruppi di pressione», com’e' il caso nell'episodio descritto, sono considerate come violazioni alla liberta' di stampa.

Chi paga "indirettamente" i Rapporti di Rsf?
Domanda: e' possibile che il silenzio di Rsf sui casi Metro e 20 Minutes derivi dal fatto che, mentre a Marsiglia veniva impedita con la forza la distribuzione di Metro, nella stessa citta' e negli stessi giorni veniva distribuito senza difficolta' il quotidiano gratuito Marseilleplus, edito dal quotidiano regionale La Provence, del gruppo Hachette Filipacchi Me'dias, gruppo che, in Francia, ha il quasi monopolio della distribuzione attraverso le Nouvelles Messageries de la Presse Parisienne (Nmpp) della quale Hachette detiene il 49% e, da statuto, il Direttore generale? Domanda sussidiaria: e' possibile che Rsf abbia avuto qualche interesse a sorvolare su quest’episodio di brutale violazione della liberta' di stampa in Francia perche', per pura coincidenza, tra i "donatori" che «sostengono Reporters sans frontie'res in modo puntuale da diversi anni» garantendone "l’indipendenza", come viene ben spiegato in una pagina del sito internet di Rsf, troviamo la Fondation Hachette e le Nouvelles Messageries de la Presse parisienne?

Il rapporto Rsf 2003 sull'Italia si preannuncia "pesante" per Berlusconi
Non possiamo dire un granche' sui bilanci di Rsf - per esempio a quanto ammonta il finanziamento della Commissione europea, quello della Fondazione Hachette, o quello delle Nmpp - perche', dopo aver dato la sua disponibilita' a fornirci quanto avevamo chiesto, l’amministrazione di Rsf ci ha ripensato, Robert Me'nard avendo dato il contrordine preferendo farci avere dei bilanci generici senza i nomi dei "donatori" ne' le cifre corrispondenti. Comunque, se qualche giornalista italiano volesse colmare le lacune dei solerti esperti di Rsf, per esempio sui problemi tra i giornalisti ed il sistema giudiziario, cosi' presenti nel rapporto di Rsf sulla Francia, si diano una mossa, perche' il Rapporto 2003 sull’Italia, che verra' pubblicato il 3 maggio - giornata internazionale della stampa - e che Soria Blatmann ci preannuncia come "pesante" per Silvio Berlusconi, verra' chiuso a fine dicembre.

di Arrigoni Gianluca

-------------------------------------------------------

inviato da rsf lunedi' 10 febbraio 2003 15:48
Liberta' di stampa - 7 febbraio 2003

Segretariato internazionale
Bureau Europe
5, rue Geoffroy-Marie
75009 Paris - France
Tel : 33 1 44 83 84 84
Fax : 33 1 45 23 11 51
e-mail : asia2 at rsf.org, asie2 at rsf.org
Web : www.rsf.org
www.press-freedom.org

Reporters sans frontie'res-Italia
c/o Circolo della Stampa
corso Venezia, 16 (Palazzo Serbelloni)
20121 Milano
Tel : (39) 02/76 02 27 12- (2671)
Cell: (39) 328/41 89 510
Fax : (39) 02/76 00 90 34
E-mail :
senzafrontiera at circolostampamilano.it

Diritto di replica - Parigi, 7 febbraio 2002

Alla gentile attenzione del Direttore Responsabile del settimanale "Tempi"

Reporters sans frontie'res sollecita un doveroso diritto di replica in risposta alla evidente malafede e alla moltitudine di informazioni false e calunniose contenute nell’articolo di Gianluca Arrigoni, dal titolo "Professione Reporter?", pubblicato dal settimanale "Tempi" in data 19 dicembre 2002.

Vi siamo infatti molto riconoscenti per la pubblicazione della risposta della nostra organizzazione all’articolo sopra citato sia sul settimanale da Lei diretto, sia sul vostro sito Internet.

Con l’occasione, porgo i miei piu' distinti saluti.

Robert Me'nard

Segretario generale

---------------------------------------------------------
Liberta' di stampa - 7 febbraio 2003

Segretariato internazionale
Bureau Europe
5, rue Geoffroy-Marie
75009 Paris - France
Tel : 33 1 44 83 84 84
Fax : 33 1 45 23 11 51
e-mail : rsf at rsf.org,
Web : www.rsf.org
www.press-freedom.org
----------------------------------------------------------
Diritto di replica

Reporters sans frontie'res risponde alle accuse di "doppiopesismo" mosse dal settimanale "Tempi", l’allegato gratuito abbinato a "Il Giornale" del giovedi', che in un articolo firmato da Gianluca Arrigoni, pubblicato il 19 dicembre scorso, reagiva rabbiosamente alla "Classifica mondiale della liberta' di stampa nel 2002" redatta dall’organizzazione per la liberta' di stampa, che collocava l’Italia al 40° posto. Questa lettera vuole essere quindi il diritto di replica al servizio pubblicato da "Tempi" e ripreso dal sito "Il Barbiere della Sera" in data 7 gennaio 2003, con un articolo firmato da "Shampoo".

Reporters sans frontie'res e' un’organizzazione non governativa che dal 1985 difende la liberta' di stampa nel mondo, con una costante attenzione di imparzialita' e di trasparenza. L’organizzazione difende quotidianamente il diritto dei giornalisti di ogni parte del mondo a esprimersi in tutta liberta'. Puo' dunque sembrare contraddittorio che sollecitiamo oggi un diritto di replica all’articolo di Gianluca Arrigoni dal titolo "Professione reporter?", pubblicato da "Tempi", l’allegato gratuito abbinato a "Il Giornale" ogni giovedi', il 19 dicembre scorso. Ma questo modo di procedere, che rappresenta una assoluta eccezione per Reporters sans frontie'res, e' la risposta a una situazione altrettanto straordinaria. I nostri metodi di azione e il nostro ruolo di cane da guardia della liberta' di stampa e del diritto di essere informati, conformemente all’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, raccolgono raramente l’approvazione degli Stati liberticidi che noi mettiamo sotto accusa: per contro, e' molto raro che i giornalisti possano arrivare a dare prova della stessa malafede e della stessa volonta' di denigrazione nei confronti della nostra organizzazione. Questo diritto di replica quindi non vuole essere quindi solo un’autodifesa in risposta a delle accuse gravi e infondate, ma intende soprattutto difendere una certa idea di giornalismo investigativo, per la quale noi ci battiamo da molti anni.

Ma torniamo a questo caso esemplare. L’accusa: Reporters sans frontie'res sarebbe alla merce' dei suoi "finanziatori", una nebulosa mafiosa che impone una sorta di "omerta'" sulle violazioni della liberta' di stampa in Francia...La prova: l’organizzazione per la difesa della liberta' di stampa non ha protestato quando, nel 2002, si sono verificati in Francia alcuni episodi di violenza legati alla distribuzione dei quotidiani gratuiti Metro e Vingt Minutes. La tesi conclusiva: Reporters sans frontie'res ha preferito tacere su questi episodi per proteggere i suoi donatori, la fondazione Hachette e le Nouvelles Messaggeries de la Presse Parisienne (Nmpp).

Il problema e' che il punto di partenza di questa fine analisi e' totalmente falso. Reporters sans frontie'ere ha protestato eccome contro gli episodi di violenza che si sono manifestati, a Parigi e Marsiglia nel febbraio 2002, nel tentativo di impedire la libera distribuzione dei quotidiani gratuiti. Nella lettera di protesta, datata 1° marzo 2002, si poteva leggere infatti: " Indipendentemente dalla realta' dei problemi economici, industriali e sociali che pone oggi l’avvento della stampa gratuita e le sue modalita' di distribuzione, la distruzione di pacchi di giornali o l’aggressione delle persone che li distribuiscono, in Francia come altrove, sono degli atti inammissibili e dei veri attentati alla liberta' di informazione. Ne' il rispetto delle regole professionali e delle strutture della stampa parigina, ne' tantomeno le legittime preoccupazioni sollevate dalla stampa di informazione in materia di risorse pubblicitarie, possono giustificare la messa in discussione del principio della libera diffusione dell’informazione in Francia".

Questa reazione era facilmente rintracciabile sul sito Internet di Reporters sans frontie'res (http://rsf.org/article.php3?id_article=394), ma certo, bisognava avere la voglia di andare a cercarla. Quanto al Rapporto Annuale 2002, effettivamente non si trova traccia di questi incidenti, ma per la semplice e buona ragione che questo rapporto prende in esame le violazioni della liberta' di stampa commesse nel corso dell’anno precedente, ovvero nel 2001. Tant’e' vero che il Rapporto Annuale 2003, che verra' pubblicato il 3 maggio prossimo, recensira' le violazioni della liberta' di stampa avvenute nel 2002, e menzionera' quindi gli episodi di violenza relativi alla distribuzione dei quotidiani gratuiti. Ma certo, bisognava prendersi la briga di leggere il Rapporto 2002 per rendersi conto che non era quello dell’anno giusto.

Un altro grave errore: le risorse di Reporters sans frontie'res non arrivano certo da chissa' quali finanziamenti occulti. I contributi della Fondazione Hachette e delle Nmpp non sono certamente un segreto per nessuno. Nel 2002, per esempio, la Fondazione Hachette ha sostenuto finanziariamente la pubblicazione del Rapporto Internet 2003 contribuendo con il versamento di 10.000 euro. Le Nmpp assicurano, ormai da molti anni, la distribuzione gratuita degli album fotografici di Reporters sans frontie'res. Cosa che permette all’organizzazione Reporters sans frontie'res di garantire al 50% la sua indipendenza finanziaria. Infine, i contributi della Commissione europea hanno rappresentato nel 2002, il 23% delle risorse finanziarie di Reporters sans frontie'res. A volte, per ottenere delle informazioni, basta infatti chiederle gentilmente...

Questa vicenda potrebbe fare sorridere se non fosse che l’Italia figura al 40° posto della classifica mondiale della liberta' di stampa nel 2002. Questa classifica, che non ha nessuna pretesa di "scientificita'", contrariamente a quanto invece e' scritto nell’articolo pubblicato su "Tempi", ha solo il modesto merito di offrire un’istantanea della situazione della liberta' di stampa nel mondo, fotografando la realta' in un determinato periodo. Questo metodo, certamente perfettibile, ha semplicemente permesso di dimostrare che la liberta' di stampa e' seriamente minacciata in molte parti del mondo e che il suo rispetto non e' certo un privilegio dei paesi ricchi. La cattiva posizione occupata dall’Italia e' dovuta a una moltiplicazione di episodi oggettivamente lesivi della liberta' di stampa che si sono verificati nel 2002. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che continua a cumulare le funzioni di capo del direttivo a quelle di proprietario di un importante gruppo multimediale privato, ha innegabilmente esercitato delle pressioni sulla televisione pubblica. Inoltre, condannando due giornalisti come Stefano Surace e Lino Jannuzzi a pene detentive per dei reati a mezzo stampa, la giustizia italiana non si e' certo conformata agli standard raccomandati dalle Nazioni Unite. Infine, una lunga serie di perquisizioni, di convocazioni giudiziarie abusive, di controlli telefonici e di sequestro di materiale professionale a danno di alcuni giornalisti, spiegano la cattiva posizione guadagnata dall’Italia.

In questo quadro, noi abbiamo proceduto senza nessun partito preso e con il maggior pragmatismo possibile. Ci piacerebbe dire altrettanto di questo giornalista che, probabilmente, ferito nel suo orgoglio nazionale e incline a fare il processo alle intenzioni, si e' recato nella sede di Reporters sans frontie'res per cercare quello che, in realta', non aveva nessuna voglia di trovare.

«Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla»

-------------------------------------------------

Da Gianluca Arrigoni a Robert Me'nard

Mi scuso con i lettori ma la mia risposta sara' lunga, perche' non solo confermo quanto scritto nell'articolo, ma intendo reagire agli insulti rivoltimi da Robert Me'nard, segretario generale e fondatore di Reporters sans frontie'res (Rsf), che cercando di fare opera di diversione mette una toppa peggiore del buco. Per utilizzare le parole di Robert Me'nard a me indirizzate, "il problema e' che il punto di partenza di questa fine analisi e' totalmente falso", perche' il mio "punto di partenza" non e' il "doppiopesismo", come affermato dal sig. Me'nard, ma il desiderio di capire quale fosse il metodo utilizzato da Rsf nello stilare la sua "Classifica mondiale della liberta' di stampa". Nell'articolo ho spiegato che Rsf non ha voluto (o non ha potuto ?) fornirmi i dati necessari alla verifica della classifica, e una classifica basata su dati non verificabili e' arbitraria. Quando Robert Me'nard, a proposito della classifica, parla di metodo "certamente perfettibile" utilizza, a voler essere cortesi, un fumoso eufemismo. E perche' le cose siano ancora piu' chiare, per quanto riguarda la classifica, questo e' l'estratto della conversazione telefonica (registrata) da me avuta con Robert Me'nard :

D - Considera normale non rendere pubblici i documenti necessari alla verifica della correttezza e della pertinenza della vostra "classifica mondiale della liberta' di stampa" ? Sarebbe stato interessante sapere, per esempio, quali sono i fatti concreti che vengono contabilizzati per ottenere la classifica.

R - Non c'e' problema. Possiamo darle la lista dei cinquanta criteri tenuti in considerazione.

D - Non parlo del questionario ma dei fatti concreti di violazione della liberta' di stampa.

R - I fatti concreti sono descritti nel rapporto annuale. Pur rimanendo ancora un mese alla sua chiusura, ho qui il prossimo rapporto annuale che contiene i fatti relativi all'Italia.

D - Non sarebbe piu' trasparente se i punti dati agli uni e agli altri e che determinano la classifica potessero essere esplicitamente legati a dei fatti concreti ? Nei rapporti annuali che pubblicate vi sono analisi e commenti, diciamo cosi', ed i fatti che voi presentate non permettono di sapere quanti punti costano ad un determinato paese.

R - Nei nostri rapporti non c'e' un'analisi. La caratteristica dei nostri rapporti e' giustamente di non fare delle analisi ma di presentare dei fatti concreti. Le mandero' il rapporto 2003 e potra' vedere che non si tratta che di fatti. Per quanto riguarda la classifica, ci siamo limitati a stabilire un questionario composto da 50 domande e di stabilire dei criteri di ponderazione (ad una violazione della liberta' di stampa corrisponde un certo punteggio; due punti, per esempio, se la distribuzione dei giornali e' monopolio dello Stato - ndr), chiedendo ad un certo numero di esperti in ogni paese di compilare il questionario. In seguito abbiamo fatto una media sui questionari ricevuti dai differenti paesi, perche' gli esperti hanno naturalmente una visione soggettiva. L'insieme di questi criteri, che valgono anche per l'Italia, e' alla base della classifica. Questi criteri dimostrano la nostra imparzialita'. Mi faccia la cortesia di considerare che per quanto riguarda l'Italia le nostre scelte non sono "partigiane".

D - Io non parto dal principio che le vostre scelte siano "partigiane" ma vi ho solo chiesto dei documenti per verificare l'affidabilita' della vostra classifica e questi documenti non me li avete dati. Il questionario ed i punteggi di ponderazione che mi avete dato non permettono, in concreto, di sapere quali sono i fatti verificabili sui quali si suppone sia fondata la vostra classifica, che vede l'Italia al 40° posto con undici punti, ultimo tra i paesi europei. Con i documenti che mi avete dato non posso verificare a cosa corrispondano, quegli undici punti.

R - Le abbiamo dato quello che abbiamo dato agli altri e cioe', la classifica, la metodologia, e le ponderazioni. Non diamo a nessuno ne' il nome degli esperti ne' quanto ci hanno trasmesso, e questo per delle ragioni di sicurezza evidenti, pur non essendo l'Italia il problema.

D - E' normale il desiderio di garantire la sicurezza dei vostri corrispondenti, che esercitano in alcuni paesi nei quali la loro incolumita' sarebbe in pericolo, se i loro nomi venissero resi pubblici ma, lo ripeto, vorrei sapere quali sono i fatti concreti che sono costati undici punti all'Italia e i documenti che mi avete dato non aiutano a fare chiarezza.

R - Onestamente non credo. Abbiamo proceduto con il maggior rigore possibile. Quando troviamo una disparita' troppo grande tra gli esperti, ma non e' stato il caso per l'Italia, cerchiamo di verificare, di capirne le ragioni. Abbiamo operato con la piu' totale probita' ed il massimo di oggettivita'.

------------

Ora come allora considero inaccettabile e stravagante la pretesa di Robert Me'nard di essere creduto sulla parola.

Per quanto riguarda il "doppiopesismo" e l'episodio di grave violazione della liberta' di stampa subi'to dai quotidiani gratuiti "Metro" e "20Minutes" (vedi Tempi numero 9 del 28 Febbraio 2002), questo e' un altro estratto della conversazione telefonica che ho avuto con il sig. Me'nard:

D - Perche' nel vostro rapporto del 2002 sulla liberta' di stampa in Francia non c'e' traccia degli episodi violenti che hanno impedito per settimane la distribuzione dei due quotidiani gratuiti "20 Minutes" e "Metro" ?

R - Le faro' avere le dichiarazioni che avevo fatto in occasione degli episodi ai quali lei si riferisce.

D - Va bene, ma nel vostro rapporto sulla Francia non c'e' una parola su quegli avvenimenti.

R - No, perche' abbiamo considerato che non rientravano nel quadro delle violazioni della liberta' di stampa che vengono prese in considerazione nei nostri Rapporti. All'epoca avevamo preso posizione e pubblicato dei comunicati.

Quindi la ragione allora addotta dal sig.Me'nard e' la considerazione che quei fatti non rientravano... eccetera. Ora ci viene spiegato che nel "Rapporto Annuale 2002, effettivamente non si trova traccia di questi incidenti, ma per la semplice e buona ragione che questo rapporto prende in esame le violazioni della liberta' di stampa commesse nel corso dell'anno precedente, ovvero nel 2001". Questo vuol dire che il sig. Me'nard mi ha dato delle informazioni sbagliate ? Va bene, ma allora perche', a proposito della classifica, nella sua replica scrive : "la cattiva posizione occupata dall'Italia e' dovuta a una moltiplicazione di episodi oggettivamente lesivi della liberta' di stampa che si sono verificati nel 2002" ? Per la classifica sulla liberta di stampa sono stati presi quindi in considerazione degli episodi del 2002 ? E perche', quando vi ho chiesto come potevo verificare, mi e' stato risposto che i fatti contestati all'Italia erano nel "Rapporto" disponibile sul sito di Rsf, cioe' il Rapporto 2002, il piu' recente disponibile sul sito di Rsf , il Rapporto 2003 non essendo, a oggi, ancora stato pubblicato ? A proposito della Francia, nel testo che commenta la classifica non c'e' traccia degli episodi "Metro" e "20Minutes", avvenuti nel febbraio 2002. Quegli episodi non sono quindi stati considerati utili per determinare la posizione della Francia in quella classifica ? Ma nella nota metodologica che accompagna la classifica non e' Rsf ad affermare che sono considerati i fatti compresi tra il settembre 2001 e l'ottobre 2002 ?
Qui di seguito allego il commento sulla Francia che accompagna la classifica :

"La Francia (all'11° posto dell'indice), e' solo all'ottava posizione tra i paesi dell'Unione europea a causa di alcune inquietanti disposizioni in materia di protezione del segreto professionale e della messa sotto inchiesta di diversi giornalisti nel corso degli ultimi anni".

Dei gravi episodi di violazione della liberta' di stampa subi'ti dai quotidiani gratuiti "Metro" e "20Minutes", ripeto, non c'e' traccia. Rober Me'nard afferma che il comunicato di Rsf relativo a quei fatti e' "facilmente rintracciabile sul sito Internet di Reporters sans frontie'res, ma certo, bisognava avere la voglia di andare a cercarlo". A parte il titolo del comunicato, "Conflitto sulla distribuzione del quotidiano gratuito Metro", estremamente pudico, io le reazioni di Rsf le avevo lette, ma rimane pertinente la domanda, quei fatti sono stati inclusi nella Classifica si o no ?

Torniamo al "doppiopesismo".

Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 14 febbraio 2002, una lettera aperta al Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, affermando che "...l'insieme dei media audiovisivi, privati e pubblici, sono controllati, direttamente o indirettamente, dal "potere"" ?

Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 23 aprile 2002, un articolo sull'Italia dal titolo "Le minacce sul pluralismo dell'informazione si precisano", nel quale chiede al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, di porre il veto alla legge sul conflitto d'interessi, allora in discussione, perche' "si limita a prevedere la creazione di un'autorita' incaricata di vigilare perche' i responsabili del governo non prendano decisioni che favoriscano i loro interessi privati. Ma non rimette assolutamente in discussione l'autorita' e l'influenza di Silvio Berlusconi sul gruppo Mediaset che rimane di sua proprieta'" ?

Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto al Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il 2 luglio 2002, per evocare le minacce che pesano sul pluralismo dell'informazione audiovisiva in Italia" ?

Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 24 luglio 2002, chiedendo che venisse "assicurato il pluralismo e l'imparzialita' dell'informazione audiovisiva in Italia, attualmente controllata dal capo del governo Silvio Berlusconi" ?

Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 6 agosto 2002, un articolo sull'Italia dal titolo "Il pluralismo dell'informazione sempre piu' minacciato" ?

Insomma, sig. Me'nard, com'e' che un tale attivismo sulla situazione della liberta' di stampa in Italia - che sembra non tenere conto del fatto che gli elettori della coalizione che oggi governa l'Italia conoscevano, prima delle elezioni, la situazione imprenditoriale di Silvio Berlusconi - non trova da parte sua un'uguale energia per la difesa della liberta' di stampa in Francia, dove quella liberta' non e' minacciata, ma negata nei fatti, come dimostrano gli episodi "Metro" e "20Minutes" ? Dove sono le sue lettere aperte a quello che allora era Primo ministro, il socialista Lionel Jospin ? E quelle al Presidente della Repubblica, il gaullista Jacques Chirac ? Dove sono le sue ripetute sollecitazioni al rispetto dei diritti degli editori di "Metro" e "20Minutes" ?

Lei, sig. Me'nard, come la chiama questa disparita' di trattamento ?

Per quanto riguarda i finanziamenti di Rsf e di quello che Robert Me'nard definisce "un altro grave errore" di cui sarei responsabile, nella prima conversazione telefonica avuta con la responsabile dell'amministrazione di Rsf, Ce'cile Grolleau, avevo chiesto, non avendo la possibilita' di ricevere dei documenti via fax, se fosse possibile avere, via email, delle informazioni su alcuni finanziatori di Rsf, ed in particolare la Fondation Hachette e le Nouvelles Messageries de la Presse parisienne (Nmpp). Ce'cile Grolleau mi aveva assicurato la sua disponibilita' a farmi avere via email quelle informazioni che successivamente devono essersi bloccate da qualche parte, non avendole io mai ricevute. Nella sede di Rsf mi sono stati dati dei bilanci generici, non nominativi, probabilmente per rispondere ad un desiderio di trasparenza.

Le ragioni del comportamento di Rsf trovano forse la loro ragione nell'email inviatomi il 6 dicembre 2002 - e che di seguito pubblico in originale ed in versione italiana - da Ce'cile Grolleau che, come mi ha confermato telefonicamente, non ha fatto che seguire le istruzioni di Robert Me'nard :

Bonjour,

Faisant nous aussi notre me'tier de journaliste, nous nous sommes renseigne's sur votre journal et nous apprenons qu'il appartient a' Monsieur Berlusconi. Nous imaginons qu'il n'y a aucun lien entre votre pugnacite' et le proprie'taire de votre journal qui est justement celui que l'on met en cause...

Nous vous ferons donc parvenir, quand vous le souhaitez (avant 18h30), le bilan et le compte de re'sulat de 2000 et 2001 de Reporters sans frontie'res, certifie's par notre commissaire aux compte. Par contre, n'ayant pas ce document sur un support informatique, a' quel nume'ro pourrions-nous vous le
faxer?

Je vous prie de croire, Monsieur, a' l'assurance de mes sentiments les meilleurs.

Robert Me'nard

------------------------

Buongiorno

Facendo anche noi il nostro mestiere di giornalisti, ci siamo informati sul vostro giornale venendo a sapere che appartiene al Sig.Berlusconi. Immaginiamo che non ci sia alcun legame tra la vostra pugnacia ed il proprietario del vostro giornale che e' giustamente colui che critichiamo.

Vi faremo dunque avere, quando lo desiderate (prima delle 18:30), il bilancio ed i conti certificati di Reporters sans frontie'res del 2000 e 2001. Ma, non avendo disponibile questo documento su di un supporto informatico, a quale numero potremmo inviarvelo via fax ?

La prego di...eccetera

Robert Me'nard

-------------------------

A parte la retromarcia sull'invio, via email, dei documenti che avevo chiesto a Ce'cile Grolleau, poi dichiarati come non piu' disponibili su di un supporto informatico - lasciando pensare che i dati dei bilanci di Rsf non vengano elaborati con un computer, contrattempo che spiegherebbe perche' i bilanci non siano disponibili sul sito internet di Rsf - e' interessante la prima parte dell'email, nella quale Robert Me'nard afferma che Berlusconi e' il proprietario di Tempi e che per questo la mia piccola inchiesta perde ogni valore, a prescindere dal suo contenuto. Il sig. Me'nard desidera confermare, qui, pubblicamente, la sua affermazione che Tempi appartiene a Berlusconi ? Per quanto mi riguarda, sono un giornalista indipendente, nel senso che non ho contratti con nessuno e propongo i miei articoli a chi mi pare, ma a Rsf questo sembra non interessare. Rsf preferisce credere che lavorare per Berlusconi sia comunque limitativo della propria liberta' e indipendenza. I giornalisti del Giornale, del Foglio e di Panorama, oppure Enrico Mentana e Maurizio Costanzo e tutti quei giornalisti che lavorano per una delle aziende di Berlusconi saranno felici di sapere che portano una tara originaria che non puo' che impedire loro di svolgere correttamente il loro lavoro di giornalisti. Voglio aggiungere, perche' non ci siano ambiguita', che non avrei nessuna reticenza a lavorare per Berlusconi, perche' considero che il solo dato discriminante e' la possibilita' di informare correttamente i lettori. Tengo a dire, prima di concludere, che nella versione dell'articolo inviata a Tempi, troppo lunga per essere pubblicata tale e quale, avevo "chiuso" con queste considerazioni personali :

"Non voglio mettere in discussione l'utilita' di un'organizzazione come Rsf, che difende piu' o meno onestamente e efficacemente i giornalisti e la liberta' di stampa piu' in generale ma, a parte la faziosita' del Rapporto sull'Italia, e' inaccettabile la mancanza di trasparenza di Rsf che rende impossibile la verifica di una "classifica mondiale della liberta' di stampa" che si vuole rigorosa ma che appare come il risultato di scelte arbitrarie perche' non verificabili. Come sono inaccettabili le affermazioni contenute nel grottesco email inviatomi da Robert Me'nard che aveva forse, come sola ragione, di spingere i suoi collaboratori a chiudermi la porta in faccia. In nome della liberta' di stampa, naturalmente."

Confermo quanto scritto allora, perche' considero Robert Me'nard come solo responsabile, e sono convinto che i suoi collaboratori, che mi correggeranno se lo desiderano, non fanno che seguire le direttive del "fondatore e segretario generale". Sugli insulti rivoltimi e sulla correttezza di Robert Me'nard e di Rsf, i lettori hanno ora qualche elemento supplementare per valutare. Concludo ricordando una frase di Robert Me'nard, pronunciata nella conversazione telefonica citata in precedenza: "Se ci viene mostrato che ci sbagliamo, siamo i primi a riconoscerlo". Perfetto. Se Robert Me'nard era sincero, sono certo che le sue scuse non tarderanno ad arrivare.

In attesa, cordialmente

Gianluca Arrigoni