[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 576
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 576
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 23 Apr 2003 21:03:21 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 576 del 24 aprile 2003 Sommario di questo numero: 1. Piero Calamandrei: epigrafi per uomini e citta' della Resistenza 2. Maria G. Di Rienzo: come parlare dei nostri scopi e delle nostre idee 3. Rossana Rossanda: il Gramsci di Fiori 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA [I testi che qui riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza nel 1977 (l'edizione da cui citiamo), piu' recentemente riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994. Piero Calamandrei (Firenze, 1889-1956), avvocato, giurista, docente universitario, antifascista intransigente; dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi battaglie civili] VIVI E PRESENTI CON NOI FINCHE' IN LORO CI RITROVEREMO UNITI MORTI PER SEMPRE PER NOSTRA VILTA' QUANDO FOSSE VERO CHE SONO MORTI INVANO (In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza) * DA QUESTA CASA OVE NEL 1925 IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE NON MOLLARE FEDELI A QUESTA CONSEGNA COL PENSIERO E COLL'AZIONE CARLO E NELLO ROSSELLI SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO IL 9 GIUGNO 1937 A BAGNOLES DE L'ORNE MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI QUANDO SPUNTO' L'ALBA SI VIDERO IN ARMI SU OGNI VETTA D'ITALIA MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE GIUSTIZIA E LIBERTA' (Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38) * GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO (Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze) * NON PIU' VILLA TRISTE SE IN QUESTE MURA SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI ARMATI SOL DI COSCIENZA IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI VOLLERO PER RISCATTARE VERGOGNA PER RESTITUIR DIGNITA' PER NON RIVELARE IL COMPAGNO LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE NON TRADIRE (Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste") * GIANFRANCO MATTEI DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA FECE DELLA SUA SCIENZA ARMA PER LA LIBERTA' COMUNIONE COL SUO POPOLO SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO SU QUESTA CASA OVE NACQUE RIMANGANO INCISE LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE "SIATE FORTI - COME IO LO FUI" Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944 (Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei) * LA MADRE QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO MA QUANDO IN UN UNICO SPARO CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO LA MADRE DISSE NON VI RIMPROVERO O FIGLI D'AVERMI DATO TANTO DOLORE L'AVETE FATTO PER UN'IDEA PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA SE PIU' LA SERA NON TORNERETE IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA O FIGLI CARI VENGO CON VOI (Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione) * A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA AVVOLTA NEL NEMBO QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO MA LIVIO COMANDA QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA NON VALE SAGGEZZA A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE DALLA MONTAGNA NERA DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA L'HANNO RICONOSCIUTO SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI RICANTAN LE VECCHIE CANZONI E' LIVIO CHE SALE E' IL LORO CAPO CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA TRA I MORTI GIOVANI GIOVANE ANCH'EGLI E' VOLUTO RESTARE ASCIUGHIAMO IL PIANTO GUARDIAMO SU IN ALTO IN CERCA DI TE COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI FERMO SULLA RUPE LE SPALLE QUADRATE MONTANARE LA MASCHIA FRONTE OSTINATA L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA FACCI UN CENNO LIVIO SE VACILLEREMO A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE ANCHE SE QUESTO E' MORIRE (Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna) * DALL'XI AGOSTO MCMXLIV NON DONATA MA RICONQUISTATA A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE LA LIBERTA' SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE PER INSURREZIONE DI POPOLO PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI HA RIPRESO STANZA NEI SECOLI (Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze) * SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA O SUPPLIZIATI DI BELFIORE O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA DOPO UN SECOLO MANTOVA VI AFFIDA QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO SENZA VOLTARSI INDIETRO ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI RADETZKY O KESSELRING VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI RISORGIMENTO O RESISTENZA MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO QUESTA FIAMMA RIBELLE PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO DOPO CENT'ANNI QUANDO L'ORA SPUNTA I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA' DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA L'AVANZATA RIPRENDE FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA DAL MONDO PACIFICATO (Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954) * RITORNO DI KESSELRING NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO O FUCILATI DELLA RESISTENZA O INNOCENTI ARSI VIVI DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO NON E' PIU' VERO CHE NEL ROGO DEI CASALI DIETRO LE PORTE INCHIODATE MADRI E CREATURE TORCENDOSI TRA LE FIAMME URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA' AI CAMERATI GUASTATORI CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI SI SCHIERINO IN PARATA ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI PER LA FELICITA' DEL MONDO NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE SONO STATI TUTTI REQUISITI PER FARE LA FIORITA SULLE VIE DEL LORO RITORNO LI COMANDERA' ANCORA COLL'ONORE MILITARE CUCITO IN ORO SUL PETTO IL CAMERATA KESSELRING IL VOSTRO ASSASSINO * IL MONUMENTO A KESSELRING LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA' A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITA' NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIU' DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITA' NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) * ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE IL 12 SETTEMBRE 1943 POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI FURONO LA PRIMA PATTUGLIA DELLA RESISTENZA PIEMONTESE CHE DOPO DUE INVERNI CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI DIVENTO' L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA' DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA NEL PRIMO DECENNALE I VIVI SALUTANO I MORTI DORMITE IN PACE COMPAGNI L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME VERSO L'AVVENIRE NON E' CADUTO (Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri) * CONTRO OGNI RITORNO INERMI BORGATE DELL'ALPE ASILO DI RIFUGIATI PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI FOSSE NOTTURNE SCAVATE DAGLI ASSASSINI IN FUGA PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI QUESTO VI RIUSCI' S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO SCRIVETE QUESTI NOMI SON LE VOSTRE VITTORIE MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO DI DOVE IL POPOLO APUANO CAVATORI E PASTORI E LE LORO DONNE STAFFETTE TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA' VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA QUESTO NON VI RIUSCI' ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA MA QUESTA PACE NON E' OBLIO STANNO IN VEDETTA QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO AL VALORE PARTIGIANO TAGLIENTI COME LAME IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA CONTRO OGNI RITORNO (Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954) * FANTASMI NON RAMMARICATEVI DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA SE GIU' AL PIANO NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE MURATA COL VOSTRO SANGUE SONO TORNATI DA REMOTE CALIGINI I FANTASMI DELLA VERGOGNA TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI E' BENE CHE SIANO ESPOSTI IN VISTA SU QUESTO PALCO PERCHE' TUTTO IL POPOLO RICONOSCA I LORO VOLTI E SI RICORDI CHE TUTTO QUESTO FU VERO CHIEDERANNO LA PAROLA AVREMO TANTO DA IMPARARE MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE PER FAR GRANDE LA PATRIA APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE I FIERI MINISTRI DI SALO' APRIRANNO I LORO ARCHIVI SEGRETI DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO TUTTE IN REGOLA SAPREMO FINALMENTE QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO DI CARLO E NELLO ROSSELLI MA FORSE A QUESTO PUNTO PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA PECCATO QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE (Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953) 2. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME PARLARE DEI NOSTRI SCOPI E DELLE NOSTRE IDEE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] La maggior parte degli attivisti e delle attiviste ricava molte frustrazioni nel tentare di comunicare con le persone che non sono d'accordo con loro. Le difficolta' aumentano quando le persone a cui si parla sono sinceramente convinte che i gruppi politici ed economici del dominio stiano facendo del loro meglio per il bene del mondo (e che, quando prendono decisioni in tutta evidenza clamorosamente mostruose, non avessero altra scelta a disposizione). L'ovvio problema che ci si presenta e' il rischio di isolamento rispetto a un grande numero di individui di cui, invece, abbiamo necessita' come sostenitori, e che potrebbero diventarlo se fossero aiutati a capire perche' facciamo quel che facciamo. In generale, le persone non cambiano idea a causa di una dimostrazione di massa o di una protesta, per quanto ben riuscita: non cambiano idea fino a che non ne comprendono le ragioni. Questo, sia chiaro, non toglie assolutamente valore alle manifestazioni, alle veglie, ecc.; tali azioni servono di sicuro a creare discussione, a dimostrare l'impegno di chi vuole il cambiamento, e spesso forzano i potenti a darci risposte, pero' non mutano le opinioni del cosiddetto "uomo medio", a meno che all'azione non si riesca a far seguire una buona discussione sulle idee ed i convincimenti che ci hanno indotti ad intraprenderla. Generalmente, le persone conoscono le notizie attraverso i media, in special modo attraverso la televisione. Rispetto a qualsiasi tipo di protesta, i media tendono a mostrare tutto cio' che e' "estremo" e lo spettatore non udra' mai una qualsiasi spiegazione diretta da chi sta protestando. La ragione e' molto semplice: i mezzi di comunicazione di massa sono di proprieta' delle stesse persone e degli stessi gruppi che fanno i soldi sulle istanze che causano la protesta (guerra, fame, lavoro minorile, commercio iniquo e cosi' via). Tali mezzi non permetteranno che si parli della necessita' di un cambiamento sociale, ne' spiegheranno mai le cose dal nostro punto di vista. Smettete di preoccuparvene: siete voi che dovete essere preparati a parlare alle persone, i media non faranno questo lavoro per voi. * 1) Cosa state tentando di cambiare, e perche'? Chi intendete raggiungere? Faro' un banale esempio: state tentando di convincere il locale "capo" di un gruppo di estrema destra ad abbandonare i propri convincimenti razzisti? Molto probabilmente e' una perdita di tempo, in questo momento. Ma se parlate della questione ad altre persone, potreste avere successo. Pensate alla vostra comunita', a come e' composta, e dividetela in uno spettro di cinque spicchi, andando dai gruppi piu' "conservatori" a quelli piu' "progressisti", ovvero da quelli che sono in forte disaccordo con voi a quelli che vi sono piu' vicini. Per ottenere che una comunita' e le politiche ad essa relative cambino non e' necessario portare tutti i gruppi e le persone nello spicchio numero 5: basta che tutti i gruppi e le persone si muovano di un solo passo verso di voi sulla scala 1-5. Inoltre, ad esempio, se solo quelli che sono al centro si muovono di un passo verso di voi, i conservatori piu' oltranzisti si trovano isolati (ed e' una posizione che non piace a nessun gruppo o partito). Riflettete sulle persone e le associazioni che conoscete, parlate dapprima a chi vi e' piu' familiare (parenti, amici, colleghi, vicini di casa), e se magari queste persone non se la sentono di partecipare all'azione che proponete loro, non deducete per questo che non siano d'accordo con voi. Possono avere delle buone ragioni, chiedete loro di spiegarvele, e possono desiderare di esprimersi o di sostenervi in modi diversi, altrettanto proficui. * 2) Sforzatevi di conoscere le persone con cui desiderate comunicare. La prima cosa da fare e' ascoltare le persone che volete convincere ed apprendere le loro preoccupazioni e le loro idee: se non ve ne importa nulla dei loro convincimenti, perche' queste persone dovrebbero perdere tempo ad ascoltare i vostri? Se cio' che desiderate e' fare di loro dei seguaci acritici o dei portatori d'acqua, le persone a cui parlate se ne accorgeranno e rigetteranno assieme al contatto con voi le istanze di cui volevate renderli edotti. La maggior parte delle persone cambia i propri convincimenti politici e sociali con lentezza, e solo in un contesto di esperienze condivise con altre persone di cui si fidano e di cui hanno stima. Ogni comunita' ha il proprio grappolo di eventi speciali e di gruppi che sono parte importante e condivisa della vita della comunita' stessa. Sagre, festivita' locali, attivita' di volontariato, iniziative scolastiche, ecc., sono tutti momenti in cui la comunita' si identifica come tale (e l'identificazione e' tanto piu' stretta quanto piu' piccola e' la comunita'). Se vogliamo che la gente si interessi degli eventi speciali che noi creiamo in relazione alle nostre istanze, e' assai utile che noi per primi si mostri interesse per gli eventi che ci sono gia', anche se essi non hanno relazione con il cambiamento sociale. Partecipare alla sagra del paese, magari con un nostro banchetto informativo, aiuta a smentire l'idea che gli attivisti e le attiviste vengano "da fuori", o siano troppo "differenti" da tutti gli altri, o che siano quei "quattro intellettualoidi snob" e cosi' via. Partecipare alla vita della comunita' e' un passo importante per creare la relazione e la fiducia con le persone a cui desideriamo parlare. Un'altra necessita' e' il confrontarci con la nostra attitudine (e i nostri pregiudizi) verso coloro che hanno idee conservatrici o non sono politicamente attivi. Chi e' nato in una famiglia "progressista" o molto colta, o frequenta solo ambienti simili, puo' aver bisogno di mettere particolare cura in questa riflessione: troppo spesso, infatti, gli attivisti credono che chi non condivide le loro preoccupazioni, passioni ed idee politiche sia per forza stupido, connivente o ignorante. Il ragionamento e': se "loro" fossero abbastanza intelligenti, acuti, moralmente integri, ecc. da vedere le cose dal nostro punto di vista, sarebbero d'accordo con noi. Dobbiamo fare molta attenzione a non trasmettere l'idea che stiamo "diffondendo il verbo" perche' siamo "superiori". Se parliamo con persone che non appartengono al nostro ambiente, che sono poco scolarizzate, che non hanno mai visitato un paese straniero, usare il nostro gergo colto e parole straniere serve solo a marcare la divisione fra cio' che noi sappiamo e loro non sanno. Questo e' uno dei modi peggiori di prospettare il cambiamento, e poche cose sono piu' controproducenti di questa se desideriamo farci ascoltare. Per finire, dobbiamo mettere attenzione nel non presentare le nostre critiche come aggressioni verbali e nel non farci etichettare come rabbiosi "odiatori di professione". * 3) Cosa dite dopo "buongiorno" o "ciao"? Bene, fate parte di una qualsiasi comunita' o gruppo dove sentite che la maggior parte delle persone non e' d'accordo con voi. Avete partecipato alle attivita' di queste persone e avete ascoltato le loro opinioni. Come cominciate la conversazione? Il mio suggerimento e': basandovi sulle cose che vi connettono ad essi. Gli esseri umani hanno in comune molti interessi e preoccupazioni, anche se li esprimono in modo differente. Ad esempio, tutti vogliamo "il meglio" per i nostri figli o i nostri nipotini, tutti in genere vogliamo che dei bambini si abbia cura, e saranno veramente pochi quelli che definiranno l'aver cura solo in termini materiali. Tutti desideriamo che le nostre comunita' siano luoghi sicuri per noi e i nostri bambini; tutti desideriamo vivere in case decenti e avere abbastanza da mangiare. Il passo a cui potete invitare i vostri interlocutori e' il rendersi conto che ciascuno, nel mondo, vuole queste medesime cose per se' e per la propria famiglia. Se cominciate a spiegare una situazione nazionale o internazionale partendo dal contesto locale, ed esprimendola nei termini delle comuni preoccupazioni umane, sara' ben difficile che qualcuno non capisca o si dica contrario. Questo vi serve, inoltre, a stabilire un terreno comune fatto di valori e fiducia interpersonale, l'unico terreno su cui le convinzioni e i pregiudizi mutano. Un altro fattore che puo' aiutarvi e' il saper individuare i "momenti chiave" nella vita della comunita'. Se le persone che conoscete sono preoccupate per la costruzione del nuovo inceneritore in citta', esse si trovano in una condizione ricettiva, adatta ad apprendere qualcosa di piu' rispetto ai danni ambientali ed agli astronomici profitti legati allo stoccaggio e alla distruzione dei rifiuti. Se i contadini locali stanno perdendo danaro e terreni a causa di contratti che sono forzati ad accettare dallo strapotere delle grosse aziende alimentari, sono pronti ad imparare come il controllo della produzione di cibo, posto in sempre meno mani, dia quale risultato l'aumento della fame nel mondo. Sappiate cogliere questi "momenti chiave", in cui le persone sono disposte a fare qualcosa di piu' del solito. E' probabile che molte di tali persone tenteranno di agire per conseguire quello che percepiscono come il loro interesse immediato. Il vostro lavoro e' espandere i confini di questo interesse: traete esempi e fatti dalle loro esperienze, e proiettateli nell'istanza globale. * 4) Evitate gli attacchi personali. Nelle comunita' molto piccole, dove tutti o quasi si conoscono e sono amici o parenti, offendendo qualcuno irriterete anche molti di questi ultimi. Ma questo e' valido anche su scala nazionale. Poniamo che io partecipi ad un sit in per la pace in cui vengono persone con cartelli o striscioni che definiscono Bush un assassino e Berlusconi un lacche' di quest'ultimo: premesso che posso concordare con tali sintesi, preferisco portare al sit in altri segni, scritti e simboli. Perche'? Innanzitutto perche' voglio incarnare una visione alternativa e non semplicemente biasimare l'esistente. E in secondo luogo, ma non meno importante, per permettere anche a chi ha votato Berlusconi, o ha pensato che Bush non avesse poi torto, di partecipare al sit in: non desidero mettere costoro nella classica posizione della ragazza o ragazzo il cui fidanzatino o fidanzatina non piace ai genitori (sapete come va: piu' i genitori trovano difetti e biasimano, piu' noi irrigidiamo la nostra scelta). Se noi attacchiamo i leader politici dal lato personale, la gente che li ha sostenuti o ha votato per loro sara' forzata a difendere la propria scelta. Per favore, non mettete le persone in situazioni in cui sentono di dover difendere Bush o Berlusconi... * 5) Siate molto attenti nell'uso che fate del linguaggio. Usate parole che esprimano chiaramente chi siete, cio' in cui credete, per cosa lavorate. Tenete presente che ci sono termini, comuni nel gergo di alcuni gruppi, che assumono significati assai diversi per le altre persone. Voi potete sentirvi gratificati dall'usare un frasario di potenza ("guerra alla guerra", "siamo un esercito di sognatori", ecc.), ma io che sono antimilitarista me ne sento respinta e provo un intenso sentimento di frustrazione nel constatare che il linguaggio degli attivisti troppo spesso non e' diverso da quello dei dominatori. Un'altra trappola da evitare e' l'uso di termini stereotipati, che porta ad un'effettiva difficolta' di comunicare, poiche' funge da filtro percettivo rispetto alla persona o alle persone che abbiamo arbitrariamente etichettato con lo stereotipo. Noi possiamo non rendercene conto a prima vista, ma persone che dicono di se stesse "sono un conservatore" o "sono un moderato" non necessariamente rispondono all'idea che noi abbiamo dei conservatori e dei moderati: se proviamo ad ascoltarli con orecchie sgombre dal pregiudizio spesso abbiamo delle piacevoli sorprese. * 6) Fate attenzione alle cause che sembrano provocare conflitti. Molte persone non hanno mai appreso che il conflitto puo' essere agito positivamente e ne vedono solo le possibilita' distruttive. Questo e' particolarmente vero nelle piccole citta' o nella comunita' rurali, dove le persone hanno relazioni molto piu' strette di quelle che possono avere gli abitanti di una grande citta'. Chi vive in comunita' altamente orientate alla relazione e' spesso assai spaventato dal conflitto. Esempio: se io appartengo ad una comunita' di questo tipo, e faccio qualcosa che viene ritenuto spiacevole, cio' non mi verra' detto direttamente. Si preferira' parlarne con qualcuno che mi e' vicino, che e' mio amico o parente, ecc., adottando un modo di gestire la situazione che non appaia minaccioso e che salvi comunque la relazione. Questo, in una societa' d'altro genere, viene percepito come una pugnalata alla schiena ed un fallimento della capacita' di comunicare, ma ricordate che comunque alcune persone valutano il mantenimento della relazione piu' delle istanze, che siano d'accordo o meno con esse. * 7) Qualsiasi cosa dite o fate, pensate a come cio' suona o appare a coloro che non sono direttamente impegnati sull'istanza, che non sono attivisti, che non partecipano ai vostri incontri e gruppi. State usando il gergo degli "iniziati" o dei "sapienti"? State usando un mucchio di abbreviazioni o sigle che la maggior parte delle persone non conosce? Solo perche' presumete che ormai tutti sappiamo cosa significa Wto [l'Organizzazione mondiale del commercio], questo non significa che sappiano anche da chi e' formato, cosa fa, su cosa ha influenza. Il vostro frasario e' esplicativo o serve a separarvi da coloro che non hanno frequentato l'universita' o non sono mai usciti dalla loro regione? Le vostre maniere sono quelle di una persona amichevole che intende condividere con altri le proprie idee e preoccupazioni, o sono quelle del "non hai capito niente e adesso ti dico come devi cambiare la tua vita"? Molti individui non sanno cosa c'e' dietro i titoli delle notizie, molti le ascoltano senza quasi badarci, molti comprendono che c'e' un retroscena ma non vogliono approfondire tale conoscenza, per timore di dover cambiare la propria visione del mondo (e di sentirsi colpevoli o sbagliati). Non aspettatevi che la gente cambi idea a causa di un solo evento, o di un solo contatto con voi. Il vostro stesso processo di comprensione ha avuto un inizio e uno sviluppo, ha comportato da parte vostra fatica, approfondimento, passione. Date alle persone il tempo per capire e riflettere. * 8) Evitate di sommergere la gente di istanze (oggi volantinaggio per x, domani corteo per y, dopodomani protesta contro z, ecc.). Rischiate altrimenti parecchi contraccolpi: l'esaurimento degli organizzatori, l'allontanamento degli attivisti, la scarsa incisivita' rispetto alle istanze, perche' e' impossibile approfondire dieci problematiche diverse in una settimana e quindi e' difficile risultare convincenti all'esterno. Ultimo, ma non minore, rischiate di mostrare a chi volete convincere ad unirsi a voi un universo spaventoso, in cui tutto e' troppo grande, troppo veloce, troppo al di fuori dalla portata di un ritorno reale. Un universo in cui l'apporto di lui o lei e' davvero piccolo, insignificante, forse inutile (anche perche' dovendo fare tante cose, quand'e' che troverete il tempo di ascoltare questa persona? E poi, volete ascoltarla? O e' sufficiente che prenda il suo pacco di volantini e guai se solleva un dubbio su quel che c'e' scritto?). E' molto importante, invece, mostrare a questa persona una gamma di possibilita' e di azioni: per avere, poniamo, del cibo sano non interessato da ogm, la protesta di strada non e' l'unico sistema. Si puo' mandare una petizione al governo, chiedere via lettera, mail o telefono maggiori controlli e leggi adatte, evitare i fast-food, studiare una forma di azionariato popolare che salvi la nostra vecchia osteria e impedisca a McDonald di comprarsi anche quella. Ricordate: non e' necessario che il metodo di azione sia esattamente quello che voi preferite, per ottenere un risultato. Anche se voi desiderate mantenere la scelta che avete fatto, altre persone possono essere produttive per l'istanza scegliendo di fare altro. * 9) Ognuno ha bisogno di sostegno. Generalmente, noi esseri umani viviamo e lavoriamo in gruppi, in cui troviamo conforto, rassicurazione, ritorno identitario. Per far diventare una nuova idea o attitudine pratica consolidata, la maggior parte delle persone ha bisogno di un gruppo di supporto. Puo' ad esempio essere necessario formare un nuovo gruppo attorno ad una particolare istanza locale: e comunque non aspettatevi che le persone accettino il cambiamento da sole. Il pensiero e l'azione politica non si formano nel vuoto e voi avete bisogno che esse divengano potere condiviso e democrazia partecipata se volete tradurle in risultati concreti. * 10) Abbiate fiducia nella saggezza dei vostri simili, quelle comuni ed ordinarie persone che vi passano accanto per strada. Per la maggior parte delle loro vite, come voi e me, compiono scelte intelligenti, amano, cercano di avere una relazione sensata con il mondo. Sono parte della soluzione, non parte del problema. Se vi avvicinate a loro convinti del loro valore e della loro capacita', benche' siano in apparenza cosi' differenti da voi, avete gia' guadagnato qualcosa sulla strada di una comunicazione efficace. 3. TESTIMONIANZE. ROSSANA ROSSANDA: IL GRAMSCI DI FIORI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2003. Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste. Antonio Gramsci, nacque ad Ales, in provincia di Cagliari, nel 1891. Muore a Roma il 27 aprile 1937. La sua figura e la sua riflessione, dal buio del carcere fascista, ancora illumina la via per chi lotta per la dignita' umana, per un'umanita' di liberi ed eguali. Opere di Antonio Gramsci: l'edizione critica completa delle Opere di Antonio Gramsci e' ancora in corso di pubblicazione presso Einaudi. E' indispensabile la lettura delle Lettere dal carcere e dei Quaderni del carcere. Opere su Antonio Gramsci: si vedano almeno le monografie di Festa, Fiori, Lajolo, Lepre, Spriano. Giuseppe Fiori e' nato nel 1923 a Silanus (Nuoro) ed e' scomparso pochi giorni fa; e' stato giornalista, parlamentare, scrittore, storico. Tra le opere di Giuseppe Fiori: Baroni in laguna e La societa' del malessere, Vita di Antonio Gramsci, Vita di Enrico Berlinguer, Vita e morte di Michele Schirru, presso Laterza; Il venditore, Garzanti; Il cavaliere dei Rossomori, Uomini ex, Una storia italiana, presso Einaudi] Sono molti i libri dai quali impariamo delle cose, ma pochi quelli che modificano un nostro modo di pensare. La biografia di Gramsci pubblicata negli anni Sessanta da Peppino Fiori e' stato per me uno di questi. Di Gramsci avevo sentito parlare soltanto dopo la Resistenza, quando il partito comunista comincio' a scrivere e pubblicare, e la sua storia divenne oggetto di scrittura e ricerca, come tutto l'antifascismo, anche per i non comunisti. Gramsci era stato il fondatore del partito con il mitico "Ordine nuovo" - mitico soprattutto per noi del nord che non eravamo particolarmente attratti dalle grandi eredita' democratiche meridionali. E le sue Lettere dal carcere rivelavano una intelligenza e problematicita' cosi' distanti da alcuni pur eroici stereotipi da persuaderci che eravamo davvero un "partito nuovo" - portavamo dentro questa specificita' fin dalle origini. Nello Ajello, che pure e' uno scrupoloso osservatore della vicenda comunista, e' impreciso quando scrive di un Gramsci che, prima della biografia di Fiori, era per noi un perfetto stalinista. Anzitutto nessuno si definiva cosi', neppure i piu' tetragoni ammiratori di Stalin, ma "marxista leninista", e soprattutto era implicito perfino per i militanti piu' giovani che Gramsci era qualcosa che non stava nel diamat, e senza opporci all'Urss, cosa che allora neppur veniva in mente, se ne differenziava. E forse anche qualcosa di piu' perche' esistevano gli Editori Riuniti o una sigla simile, e pero' era Giulio Einaudi che pubblicava Gramsci nella serie di volumi grigi, attraverso i quali l'Italia lo conobbe e ne vide mutata buona parte della sua cultura politica. Quella edizione delle lettere e degli scritti era censurata, come sapemmo dopo: dalle lettere erano state tolte quelle che investivano questioni personali e quelle che indicavano prima i dubbi e poi l'asprezza dei rapporti con il partito. Sarebbero state pubblicate tutte molto piu' tardi. La selezione degli scritti sarebbe stata sanata dall'edizione critica dei Quaderni a cura di Valentino Gerratana, che e' preziosa, ma non getta una luce realmente diversa sull'opera sua ed esige una preparazione filologica che la serie einaudiana non domandava. La vita di Gramsci raccontata da Fiori diceva cose non dette sul rapporto con il partito, anche se qualcosa era filtrato da "Rinascita" e proprio da Togliatti dopo il 1963. Quello che di essa mi impressiono' fu il dolore - un dolore del vissuto come persona, proprio senza scampo, e del pensato perche' il pensiero duole per solitudine, sconfitta, dubbio, non meno di quanto dolgano quelli che chiamiamo sentimenti. Gramsci non era stato soltanto arrestato e praticamente condotto a morte dalla carcerazione; aveva orribilmente sofferto nel suo corpo e patito nel suo spirito e non se ne era rassegnato, cosa che non eravamo abituati a pensare. Era stata la sua una sofferenza impossibile da addomesticare nella memoria sotto la veste dell'eroismo. Era sofferenza pura, solitudine esistenziale, verifica del pensare isolato, senza possibilita' di comunicazione, su una ricerca tutta percorsa da interrogativi, obbligata dal carcere a certe precauzioni criptiche, senza alcun conforto che in se medesima - e in se' un grandissimo conforto difficilmente si trova. Gramsci non lo aveva trovato. Non lo avremmo ammesso facilmente come se nell'impegno politico ci fosse un risarcimento oggettivo, un limite al patire. Fiori ci obbligava a vedere che non era cosi'. Per me fu il primo. Come donna ero avvezza allo sdoppiamento: le donne soffrono nella persona e vagamente pensano che il logos (allora non l'avrei chiamato in questo modo) sia esente da turbamenti; gli uomini, i militanti e - figuriamoci - i martiri appartenevano a un'altra sfera, se non cristallina, piu' difesa. E una donna che ne partecipava in qualche misura si salvava. Questo non era un portato specifico del comunismo che pero' vi attinse molto. Gramsci - raccontava Fiori - non ne aveva avuto difesa. Chi legge mi obbiettera': ma stai parlando di Gramsci, non di Peppino Fiori. No, sto parlando di Fiori, che ho incontrato poche volte, che ha fatto storia in questo modo, spezzando una certa idea della milizia come compenso a se stessa, e dando una luce affatto diversa a una figura che per noi comunisti italiani era, sotto piu' di un aspetto, fondatrice. Faceva quello che nessuno dei nostri storici aveva fatto e sarebbe stato ripreso piu' tardi dal solo Aldo Natoli attraverso Tatiana. Non era un comunista, Peppino Fiori, ma un compagno di strada, che dunque puo' essere qualcosa di piu'. E di grande misura e semplicita'. Non ho mai avuto l'occasione di dirgli quanto gli devo. 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 576 del 24 aprile 2003
- Prev by Date: [Newsletter-misteri] La Newsletter di Misteri d'Italia - Numero 66
- Next by Date: BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
- Previous by thread: [Newsletter-misteri] La Newsletter di Misteri d'Italia - Numero 66
- Next by thread: BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
- Indice: