Il rischio mortale dei proiettili di gomma



“La politica delle armi”

di Roberto di Nunzio


Le chiamano “deterrenti anti sommossa”, “strumenti di contenimento in particolari situazioni di ordine pubblico”. Con involontario senso dell’umorismo: “armi di difesa”.

Sono invece armi. Armi e basta.
Armi che sparano proiettili di gomma e di legno che bucano la pelle, fratturano mandibole e costole, spappolano occhi, fanno ingoiare i denti. Le fotografie si riferiscono ad una manifestazione contro la guerra in Iraq che si è svolta lo scorso 7 aprile ad Oackland, in California, durante una pacifica dimostrazione nelle strade della cittadina. Le fotografie da sole rendono giustizia del clima, in alcuni casi addirittura festoso, nel quale si stava svolgendo il corteo al quale partecipavano migliaia di cittadini di ogni età.

Questa “photo gallery” che pubblichiamo è in qualce modo eccezionale perché per la prima volta mostra una documentazione inconfutabile di queste armi, del loro uso e dei loro effetti. Oltre la gravità delle conseguenze di un intervento palesemente immotivato ed ingiustificabile delle forze di polizia locali. Le armi sono di fabbricazione israeliana, così come i proiettili di varia natura che sono in grado di sparare, e non dubitiamo certo che possano essere “modificate” dalle polizie dei diversi paesi dove vengono impiegate per meglio adattarle alle legislazioni vigenti in ogni singolo paese. Difatti, queste “armi di difesa” sono attualmente in uso alla polizia statunitense, a quella inglese in Irlanda del Nord, nei Paesi Baschi, dalla polizia argentina e dall’esercito isreliano che le impiega contro i civili nei territori palestinesi.

In Italia sono attualmente in fase di studio e sperimentazione ai reparti anti-sommossa della polizia di stato e dei carabinieri.

La forza d’urto e di impatto dei proiettili è devastante, tanto da poter provocare gravi emorragie a causa della lesione di organi interni. In più l’assoluta certezza che non trattandosi formalmente di “armi da fuoco” queste vengono impiegate sistematicamente ad altezza d’uomo (come ben dimostrano le fotografie). Quindi non più per “disperdere” i manifestanti come forma di deterrenza da parte della polizia, bensì a “colpire” in modo indiscriminato quanti si dovessero trovare nella linea di “fuoco” delle armi stesse.

Queste armi vanno denunciate e messe al bando.

Ne va della libertà di manifestare, del diritto di esprimere il proprio dissenso senza la paura di essere feriti, menomati e persino uccisi da armi di questa natura e violenza che senza una attenta vigilanza ed opera di informazione possono trovare una loro pericolosa legittimazione nei cavilli dei codici o nelle pieghe degli ordinamenti di pubblica sicurezza.

(fine.)