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Report dalla Palestina
- Subject: Report dalla Palestina
- From: <brioga at inventati.org> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sun, 20 Apr 2003 00:49:52 +0100
Dalla palestina con furore Testimonianza di G.M. Attivisti uccisi, bombe nelle scuole, missili sulla folla Non sono tempi facili questi in Palestina, mentre tutta l’attenzione mediatica è rivolta alla guerra in Iraq qui la situazione peggiora digiorno in giorno.Martedì sono stati uccisi due attivisti di Hamas, i missili sparati da un
caccia bombardiere F-16 hanno centrato la loro autovettura, in seguito un elicottero Apache ha sparato ancora altri missili sulla gente accorsa attorno alla macchina, risultato sei morti civili di cui due bambini e cinquanta feriti di cui ventidue bambini. Lo stesso giorno nell’area di Jenin, in un villaggio chiamato Jaba, è esplosa una bomba in una scuola ferendo 25 bambini di cui tre in fin di vita. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo israeliano di estrema destra chiamato ”Chield Revenge Group”, che è già tristemente conosciuto per altri assasini ed attentati su bambini palestinesi, colpire gli infanti per eliminare il problema alla radice è il loro motto. In fine oggi è stato ucciso un pacifista, sempre nella striscia di Gaza. Tom Horindal, un ragazzo di 24 anni che era a Gaza per partecipare alle azioni dell’ International Solidarity Mouvement. Il gruppo, circa una dozzina di attivisti, stava facendo una dimostrazione davanti ai tank israeliani, vicino al confine egiziano nel campo rifugiati di Rafah, avevano installato una piccola tenda per impedire le invasioni giornaliere dei carri armati, molti bambini palestinesi stavano assistendo all’azione quando i soldati hanno incominciato a sparare. Nel tentativo di salvare i bambini sotto tiro, un proiettile ha colpito alla testa l’attivista inglese, in ospedale i dottori ne hanno dichiarato la morte clinica. Questa la testimonianza del fotografo Kahlil Hamra, li per l’Associeted Press, che in oltre sottolinea il fatto che i bambini non stavano tirando pietre e che nel momento in cui i soldati hanno incominciato a sparare la situazione era tranquilla e il gruppo distava dai tank circa 150 metri, non c’era insomma nessuna provocazione in atto. Rafah è uno dei posti più caldi della Palestina, i tank dell’esercito israeliano entrano tutti i giorni nel campo e molte case sono state demolite dai bulldozer. E’ il luogo dove fu uccisa Rachel Connor, un’altra attivista americana di 23 anni, nel tentativo di fermare la demolizione di una casa di un dottore palestinese. A Jenin, nel nord della Plestina, invece, settimana scorsa, un ragazzo americano venne ferito gravemente da un proiettile al viso, Bryan Avery, anni 24, è ancora ricoverato in ospedale e le sue condizioni sono molto gravi. Pasqua ebraica Una giornata normale in Palestina A Qarquilia la situazione è tranquilla ogni tanto entrano i Tank, le Jeep, sparano e se ne vanno. Solo due settimane fa un ragazzino è stato ucciso mentre lanciava pietre alle forze militari israeliane, doveva compiere oggi 15 anni. Il muro continua ad essere costruito, per gli israeliani si chiama muro di sicurezza per i palestinesi muro dell’appartheid. Le mappe parlano chiaro, la cossidetta “Green line”, il confine stabilito negli accordi è situato ben aldilà di dove viene costruito il muro ora; a ridosso delle case della città. Ma non basta, il muro dovrà accerchiare tutta la città lasciandole un solo accesso verso est, largo non più di 500 metri, quelle che una volta erano le terre dei palestinesi attorno alla città sono confiscate e in qualche modo sembra che tutta la città venga isolata dal resto della Palestina, perché tutt’attorno ci sono quattro insediamenti israeliani. Rimane solo un corridoio per uscire ed entrare, un corridoio che collega la città palestinese al resto della Cisgiordania. Se a Qarquilia la situazione è abbastanza tranquilla non lo è a Tul’karem. Stamattina l’esercito è entrato nella città con i tank e le jeep, hanno accerchiato l’ospedale. Cercavano un terrorista che secondo loro si era nascosto all’interno dell’edificio. Alcuni ragazzi dell’ISM che si trovavano lì hanno tentato di calmare i soldati e di far entrare le ambulanze ma sono stati arrestati, poi sono stati rilasciati. I soldati non hanno trovato nessun sospetto terrorista, ma a quel punto era iniziata l’intifada, al lancio di pietre e di due Molotov da parte dei ragazzi palestinesi, i soldati hanno risposto con il fuoco dei mitragliatori e un ragazzo, che da fonti israeliane aveva 21 anni mentre da fonti palestinesi ne aveva 16, è stato ucciso, colpito alla schiena. Oggi è la pasqua ebraica e di conseguenza per ragioni di sicurezza tutti i territori sono bloccati, i check point estremamente controllati la maggior parte chiusi, gli spostamenti difficili se non impossibili. Per tornare a Ramallah dal nord ho dovuto attraversare le montagne su strade sterrate e tortuose. Arrivato alla “Settler's road”, la strada dei coloni, al check point in una Jeep c’era un palestinese arrestato. Gli avevano bendato gli occhi e legato le mani dietro la schiena. Io e la mia compagna di viaggio decidemmo di aspettare e monitorare la situazione. C’erano diversi pullmann palestinesi che aspettavano, le persone venivano fatte scendere e controllate una ad una, molte avevano bagagli. Poi abbiamo notato che un soldato, schernendosi del prigioniero nella Jeep, gli infierisce un colpo forte nel fianco. La mia amica ed io siamo andati verso il soldato dichiarandogli la nostra presenza come osservatori, reclamando i diritti dei prigionieri secondo le convenzioni di Ginevra. I soldati si sono calmati ma vedendo che continuavamo a stare lì hanno provato a cacciarci spintonandoci e strattonandoci. Un altro palestinese a quel punto viene fermato, tutta la zona viene portata in sicurezza, mitra spianati, dal megafono una voce intima al sospetto di estrarre lentamente il contenuto della valigia. Vestiti, calzini e cianfrusaglie varie. L’allarme rientra nonostante a me sia sembrata una valigia come tutte le altre. A Nablus, Tul’Karem, Hebron vige il coprifuoco, l’esercito scende in città i bambini lanciano le pietre i check point sono chiusi o puntigliosamente controllati, un ragazzo di Quarquilia mi racconta che è dall’inizio dell’intifada, un anno e mezzo, che non può uscire dalla sua città… insomma proprio una giornata normale per la Palestina. G.M.
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