Intervista radio a suor Rosemary Lynch



Carissime e carissimi,
vogliamo farvi pervenire (computers permettendo) un affettuoso augurio pasquale. Vi formuliamo questo augurio con l'angoscia nel cuore per l'inarrestabile procedere della "guerra infinita" di fronte alla quale ci sentiamo tanto impotenti. Vi formuliamo però questo augurio anche con la fiducia nella parola del Risorto che ci ha chiamato ad "osare la pace per fede". Risorgendo ci ha detto - dato come primo dono: "Pace a voi!" (Lc 24,36). Vi uniamo in allegato come dono pasquale la trascrizione dell'intervista a Sr. Rosemary Lynch nella rubrica di Radio Tre "Uomini e profeti". La visita di questa deliziosa suora ottantaseienne ci ha arricchito spiritualmente durante la celebrazione di Oscar Romero del 24 marzo e in altri incontri amichevoli. La registrazione audio di questo e altri incontri è disponibile presso il Cipax. D'ora in avanti, vi pregheremmo per ragioni "ecologiche" di inviarci i vostri messaggi di posta a questo nuovo indirizzo:
<mailto:cipaxroma at virgilio.it>cipaxroma at virgilio.it

CIPAX - Centro Interconfessionale per la Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma - Tel. e Fax 0657287347
<mailto:cipaxroma at virgilio.it>cipaxroma at virgilio.it - www.romacivica.net/cipax

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Interviste radio a Rosemary Lynch

Radio 3. Uomini e Profeti

Intervista di Gabriella Caramore

21 marzo 2003

Caramore: Adesso vorrei che ascoltassimo insieme agli ascoltatori la conversazione che abbiamo avuto con Rosemary Lynch, che e' una donna di grande interesse. Ha 86 anni, ma e' una donna freschissima, in giro per l'Italia in questo momento per raccontare appunto come si costruisce la pace. E' stata presente due giorni fa al ricordo dell'arcivescovo di San Salvador Romero, che fu assassinato il 24 marzo 1980 mentre diceva la sua omelia e mentre diceva: "Ogni sforzo per migliorare una societa' piena di ingiustizia e' benedetto da Dio". Ogni anno c'e' questo ricordo di Romero, promosso dal CIPAX, un movimento cristiano interconfessionale per la pace; e lo fa con una celebrazione, una preghiera e una giustizia. Ma andiamo a incontrare Rosemary Lynch. Rosemary Lynch buon giorno e tanti auguri per il suo compleanno. Ha compiuto ieri 86 anni.
Avremmo dovuto comprarle una torta.

Lynch: Ho gia' avuto una torta.

Caramore: Credo che la torta l'avra' avuta da Pax Christi e da Gianni Novelli, che sono le persone che l'hanno invitata qui per questa occasione di cui poi parleremo del ricordo di Oscar Romero. Intanto allora approfittiamo dei suoi 86 anni per chiederle un po' la sua storia, la sua vita. Lei e' una suora francescana americana, pacifista...

Lynch: Provo ad essere pacifista.

Caramore: Prova ad essere pacifista ed e' una cosa molto difficile, soprattutto in questo momento. Poi parleremo anche di questa situazione di questi giorni, ma ora parliamo della sua storia: che cosa ha attraversato la sua vita?

Lynch: Ho fatto molte cose durante questi anni. Ho avuto il privilegio di studiare anche prima di entrare nell'ordine.
Naturalmente ha scelto l'ordine francescano.

Caramore: Se non lo diciamo noi forse lei non lo dice: ha partecipato a molte battaglie per i diritti civili, per la pace,
contro i test nucleari. E' vero?

Lynch: E' vero, ho avuto un tipo di conversione quando sono arrivata a Roma, dopo essere stata eletta consigliere generale della mia congregazione. Avevo, come molte persone negli Stati Uniti, la convinzione che il nostro paese fosse molto bello, grande, potente e sempre avevo aderito a tutto questo. Ma una volta venuta a Roma ho fatto, come consigliere della mia congregazione, molti viaggi: sono stata in Africa, in Indonesia, in Messico e in altri paesi, ho visto la miseria, la poverta', la gente che soffriva tanto. Cosi' mi e' cambiata totalmente la mia idea anche sul mio paese: per la prima volta ho capito che siamo oppressori. Fare questa scoperta e' stata per me un'esperienza molto amara..

Caramore: E' giusto, siamo oppressori, ma non solo il suo paese, in qualche misura tutti i paesi ricchi d'Occidente lo sono. Pero' lei dice che l'America ha anche la grandezza di tenere in se' culture, persone, situazioni molto diverse.

Lynch: E' vero, non voglio dire che non c'e' niente di buono, perche' non e' vero. Pero' quando sono tornata negli Stati Uniti dopo il mio periodo in Italia durante il quale ho fatto questi viaggi ho deciso di lavorare in qualsiasi modo per i diritti umani, per la gente povera, per la pace. Sono stata invitata a lavorare a Las Vegas, Nevada. Vicino a noi nel deserto c'era il grande Nevada Text Site. Io non sapevo che gli Stati Uniti facevano test di bombe nucleari, per me era una cosa terribile pensare a questo. Cosi' abbiamo incominciato a fare delle veglie nel deserto. La prima volta abbiamo passato tutto il periodo della Quaresima fuori. Era un tempo bello. Io ho imparato molto. In quel periodo ho fatto la
conoscenza del popolo indigeno del Nevada, gli Scioscioni.

Caramore: Intende indiani d'America?

Lynch: Si', questa tribu' in particolare abitava nello stato del Nevada e da loro ho imparato anche molto. Dicevo che
abbiamo organizzato delle veglie vicino al Text Site.

Caramore: Ma avete ottenuto poi qualcosa?

Lynch: Io non posso dire che abbiamo visto molti risultati. La prima cosa era che per la prima volta tutte le persone della nazione hanno saputo qualcosa del Nevada Text Site. Non sapevano che il governo faceva continuamente questi
esperimenti nel deserto.

Caramore: Allora diciamo che un elemento della costruzione della pace e' anche il far conoscere, il far sapere.

Lynch: C'e' assolutamente bisogno di sapere molto, perche' e' una tattica del governo quella di non dare informazioni alla gente. Cosi' abbiamo scoperto molto. Abbiamo anche fatto la cosiddetta ‘disobbedienza civile'.

Caramore: Lei, suora francescana, sente di seguire le indicazioni di Francesco in questa battaglia per la pace, in questa
lotta per i diritti?

Lynch: Si', ma cerchiamo di evitare parole come ‘battaglia' ecc. Forse ‘campagna' e' meglio.

Caramore: Dobbiamo inventare nuove parole. Non si fa, lei dice, la lotta per la pace, ma si costruisce la pace.

Lynch: Gia' abbiamo una mentalita' cosi' militarizzata!

Caramore: Quindi lei non direbbe mai di essere una ‘militante' pacifista.

Lynch: Spero di no.

Caramore: Allora diciamo una persona attiva per la pace, una costruttrice di pace. Lei sente di seguire le indicazioni di
Francesco, in questo?

Lynch: Proviamo a fare questo, anche in modo non molto adeguato. Questo e' certamente il nostro ideale.

Caramore: E' bello questo ‘proviamo'. Senta, e' inutile chiederle, ma glielo chiedo lo stesso, come sta vivendo lei, da americana, da pacifista, questi giorni di guerra tra America e Iraq, mondo islamico. Lei sente che stiamo vivendo una sconfitta (per usare un linguaggio militare) oppure ancora ha fiducia che qualcosa si puo' fare?

Lynch: Bisogna avere fiducia, bisogna continuare. Se perdiamo il coraggio loro hanno vinto. Mi pare che ci sono molte persone di buona volonta', con questa guerra molti si sono un po' svegliati e vogliono fare qualcosa. Scriviamo lettere, facciamo telefonate a persone nella legislatura nazionale, cerchiamo di farci amici di questa gente per persuaderli a fare
in un altro modo, non la guerra.

Caramore: Ma questo pacifismo non e' un po' ingenuo, secondo lei?

Lynch: No no. Non e' esattamente pacifismo. Io cerco la parola che descrive meglio questo atteggiamento. E' certamente antiguerra, ma e' molto attivo, mentre io penso che la parola pacifismo somiglia un po' a passivita': "aspettiamo..."

Caramore: E' vero, e' un po' ideologica.

Lynch: C'e' bisogno di un'altra parola, perche' e' una cosa molto attiva, con molto entusiasmo, con molta convinzione:
proviamo di tutto, non e' che siamo pacifisti, facciamo la veglia... No..

Caramore: Forse la cosa che dovrebbe proprio passare, quella sulla quale stiamo battendo da un po' di tempo, e' che la pace si deve ‘fare', si deve ‘costruire'. Quindi bisognerebbe proprio dire che non basta gridare "io non voglio la guerra", ma
bisognerebbe fare tanti piccoli passi. Lei da dove comincerebbe?

Lynch: Noi per esempio eravamo molto delusi quando le persone del Congresso hanno dato a George Bush - io non dico mai ‘presidente' perche' credo che lui non e' stato eletto - un potere che nessun presidente del nostro paese ha mai avuto. Cosi'
scriviamo, parliamo con loro, cerchiamo di visitare il loro ufficio...

Caramore: E ci riuscite?

Lynch: Si', talvolta. Io conosco personalmente alcune di queste persone, ho parlato con loro. C'e' un po' un cambiamento anche fra di loro. E questo soltanto perche' abbiamo fatto tante pressioni. La gente non vuole fare la guerra.

Caramore: Lei e' stata molte volte arrestata e anche processata per la sua disobbedienza civile. Dove la trova tutta questa
forza?

Lynch: Per me era facile. Per primo ho fatto amicizia con il giudice, con l'avvocato, con tutta questa gente. La prima volta quando il giudice ha detto: "Io devo fare una sentenza di tre giorni" ha pianto. Piu' tardi ha detto: "Era mio dovere
fare questo".

Caramore: Ma la forza per continuare, per lottare (mi lasci usare questa parola), dove la attinge?

Lynch: Dalla fede che la pace veramente sia possibile. Io penso che non sia volonta' di Dio che la famiglia umana faccia questa guerra; e' un comandamento di Gesu' di essere amici, di avere misericordia.

Caramore: Quindi lei attinge alla sua fede. Beh, e' davvero sorprendente la sua attivita', Rosemary. Lei e' appunto attivista nei movimenti per la pace, scompone un po' gli schemi. Ma i suoi rapporti con la Chiesa ufficiale quali sono? Voi dipendete da una diocesi, no? Quali sono i rapporti, e' ben visto questo movimento?

Lynch: Alcuni anni fa, quando sono stata arrestata e processata per la prima volta, c'e' stata un po' di pubblicita' sui giornali, perche' non era mai capitato prima che una suora si trovasse in questa situazione, nonostante che in tutti gli Stati Uniti le suore abbiano fatto le stesse cose. Cosi' la nostra attivita' ha dato molta preoccupazione agli ufficiali diocesani, mi hanno detto che non possiamo lavorare per la Chiesa, perche' quello che facciamo e' un po' una minaccia per
l'aspetto finanziario.

Caramore: Cioe' siete considerate una minaccia per la Chiesa?

Lynch: Si', molte persone che danno denaro alla Chiesa lavorano per questo Nevada Text Site e forse a loro non piace questa mia attivita'. All'inizio per me era molto difficile pensare che ero una minaccia, non potevo crederlo. Io non ho raccontato niente a nessuna persona, ma alcuni giornalisti hanno saputo di questo, mi hanno fatto un'intervista e hanno scoperto che la Chiesa aveva un po' paura che le persone che danno del denaro non volessero darlo piu'. Ma il giorno seguente le mie dimissioni ho ricevuto un assegno anonimo per 5000 dollari, con una messaggio: "Per favore continuate". Io sono andata alla banca per chiedere chi mi aveva mandato l'assegno, ma mi hanno detto: "No, lui non vuole dare il suo
nome". E' stato per me un segno del cielo.

Caramore: Visto che avete rapporti con tutti, anche con gli esponenti del governo, con i giudici ecc., riuscite a dialogare con i ‘non pacifisti', con quelli che sono favorevoli alla guerra? Riuscite ad avere un contatto, a
convincerne qualcuno?

Lynch: Si', per me e' molto importante parlare con loro. Mi ricordo sempre che Gandhi ha detto che negli ultimi dieci anni della sua vita non ha parlato mai con le persone che erano d'accordo con lui, non c'era il tempo. Cosi' mi piace dialogare con le persone che non sono d'accordo con me. Io ho fatto l'esperienza che loro sono sempre gentili, loro vogliono il bene, per me le loro idee sono sbagliate su come possiamo arrivare a questo ideale della pace.

Caramore: Lei dice che anche loro vogliono il bene. In che cosa sbagliano? Qual e' il bene che vogliono?

Lynch: Si', molti sono molto nazionalisti, pensano che solo noi abbiamo il sistema buono. Amano molto la ricchezza, il comfort della vita, e pensano che tutto questo e' minacciato... Sono vittime di molta propaganda, per cui gli altri sono cattivi, solo noi possiamo salvarli... e tutte queste stupidaggini. E cosi' bisogna fare un dialogo.

Caramore: Lei il 24 marzo, nella serata per cui e' stata invitata qui, per ricordare l'arcivescovo di San Salvador Oscar Romero, che fu appunto martire per la giustizia e per la pace, ha tenuto una meditazione. Su che cosa ? Lei non ha
conosciuto Romero.

Lynch: No, non ho avuto questo privilegio. Io ho provato ad entrare un po' nel cuore di Monsignor Romero, a pensare un po' come lui ha seguito il Vangelo, a come ha capito piano piano (come molti di noi capiamo molto lentamente), cosa doveva fare e come ha svolto con tutta la persona - con il cuore, con l'intelligenza, con il coraggio - la sua missione di vescovo. Cosi' noi dobbiamo fare anche la nostra attivita', quale che sia, con altrettanta dedizione, con entusiasmo, con amore, con il cuore. Gesu' ci ha dato questo comandamento di fare tutto con il cuore. Non ha parlato molto della volonta', del coraggio, della battaglia.... Tutte queste parole non significano molto per me. Ma Monsignor Romero ha preso alla lettera questo comandamento di Gesu' e alla fine ha sacrificato la vita. E lui gia' sapeva che sarebbe andata cosi', eppure ha continuato a fare la cosa molto dal cuore. Per me e' molto bello pensare a questo.

Caramore: Quindi bisogna essere pronti a dare la vita per la pace.

Lynch: Si', Gesu' ha detto che non possiamo avere un amore piu' forte di questo. Romero e' stato gia' canonizzato dalle parole
di Gesu', non c'e' bisogno di altre canonizzazioni.

Caramore: Grazie molte, Rosemary Lynch, e auguri per la sua costruzione della pace. Non dico piu' ‘battaglia', va bene?

Lynch: Grazie a lei, che ha avuto  pazienza col mio povero italiano.

Caramore: No, il suo italiano e' molto bello. E poi e' bello sentire queste parole da un'americana, in questo momento.
Grazie tante, buona giornata.