[Lettere.da.bagdad] tratto da indymedia



tratto da indymedia
(alfredo)

by robdinz Sunday March 30, 2003 at 07:24 PM
robdinz at hotmail.com



Appello per la pace.

L´incontro con i colleghi della tv irachena e di altre testate
giornalistiche si è svolto in un cinema in disuso nel pieno centro della
città. Due piani sottoterra.
Il cinema, che certamente doveva aver vissuto tempi migliori, è sembrato
subito un luogo accogliente perché i rumori dei bombardamenti arrivavano
come attutiti. Poco più forti di lontani tuoni di un temporale.

Una decina di giornalisti iracheni e sei tra reporters indipendenti e
fotografi,
chi seduto sul bordo del palcosecnico chi sparso lungo le prime due file di
sedie.

Inglese, francese, arabo, gesti con le mani, schizzi sui block-notes , tutto
andava bene per capirsi.

Intanto una precisazione di non poco conto da parte dei colleghi iracheni:
non è vero che 4.000 "kamikaze"sono pronti al "martirio"come è stato
rilanciato con clamore dalla stampa di tutto il mondo riprendendo le parole
pronunciate dal vice ministro della difesa dell´Iraq.
Un altro è il significato di quella dichiarazione: 4.000 volontari di paesi
arabi confinanti con l´Iraq sono entrati in territorio iracheno manifestando
la loro volontà di unirsi all´esercito di Baghdad per combattere gli
invasori anglo-americani.
I 4.000 volontari si sono detti disposti a combattere casa per casa e
persino fuori dall´esercito regolare. Ma nessuno ha mai affermato che si
tratti di "kamikaze" pronti a gettarsi imbottiti di tritolo contro i soldati
invasori.
I colleghi sostengono che potrebbe persino trattarsi di errori di traduzione
o di incomprensione della dichiarazione del vice ministro e portavoce
dell´esercito.
Tuttavia, si domandano, come è possibile che tutta la stampa ed i network
televisivi abbiano tradotto male?

Preso atto di questa dichiarazione, come dire, preliminare, dei colleghi
iracheni, ma di fondamentale importanza per i colleghi europei, che hanno
potuto così capire ufficialmente quale fosse un altro dei metodi di
disinformazione attuati a discapito dell´opinione pubblica internazionale, i
colleghi iracheni si sono dichiarati stupiti ed addolorati per la pressochè
totale assenza di informazione e solidarietà internazionale sui ripetuti
bombardamenti che hanno colpito la Iraqi Tv, lasciando a terra numerosi
feriti tra giornalisti, tecnici ed impiegati. Lasciando senza lavoro (e
senza luogo di lavoro) la stragrande maggiornaza di loro, costretti ora in
pochi, con mezzi di fortuna ed in locali provvisori a volgere il proprio
mestiere. E cercando di fatto di ridurre al silenzio l´informazione
irachena.
Considerano poi pretestuosa (fino al ridicolo) la giustificazione addotta
dagli Stati Maggiori anglo-americani sul fatto che i soldati iracheni
prendessero ordini militari atraverso le trasmissioni di Iraqi Tv. Che
sarebbe come a dire che decine di migliaia di uomini ed i loro comandanti,
nei deserti dell´Iraq, ogni tanto si fermano e accendono la tv per aspettare
ordini in codice. (Ripeto: in mezzo al deserto).
Lamentano, i colleghi iracheni, il silenzio sui bombardamenti che hanno
colpito anche redazioni di giornali e tipografie. Causando numerosi feriti e
la chiusura di alcuni organi di informazione.

Via mail era giunta ad un reporter indipendente, nella giornata di ieri, una
dichiarazione della "International Federation of Journalists"("Ifj") che
condannava e stigmatizzava i bombardamenti sulla tv irachena. Con un po´ di
difficoltà questo breve documento è stato tradotto in una lingua
comprensibile da tutti.
Ripreso in inglese e firmato da tutti i presenti all´incontro. Ora
cercheranno di inviarlo alla "Ifj".

Infine, in modo drammatico, i colleghi iracheni hanno rivolto un appello ai
reporters indipendenti, e tramite loro alle:

Nazioni Unite
Agli organi d´informazione indipendenti di tutto il mondo
Alle Organizzazioni Umanitarie
All´Opinione Pubblica di tutti i paesi del mondo che si è schierata per la
pace
Ai Governi che si sono dichiarati contro la guerra

Perché attraverso l´applicazione della "Convenzione di Ginevra" si ponga
fine:

Ai bombardamenti che colpiscono gli organi d´informazione
Ai bombardamenti sui siti civili che ancora sono ingrado di fornire, anche
se a non più del al 5% della popolazione civile ed agli ospedali di Baghdad,
acqua ed energia elettrica.

Che i Governi di Washington e Londra vengano condannati dalle Nazioni Unite
per violazione degli accordi della Convenzione di Ginevra i bombardamenti
sulle scuole sull´università e sulla biblioteca nazionale
Che vengano sospesi immediatamente i bombardamenti sulla capitale che
provocano
quasi esclusivamente feriti e vittime civili
Che si apra entro le prossime ore un canale umanitario gestito dall´Onu e
dalle organizzazioni umanitarie, protetto delle bombe e dai missili, che
consenta di poter rifornire di cibo e acqua la popolazione civile ridotta
ormai allo stremo.
Che consenta l´arrivo di medicinali per contenere le infezioni, medicinali
salva-vita e attrezzature sanitarie indispensabili.
Che si consenta a quanti vogliano lasciare il paese di poterlo fare in
sicurezza ed essere accolti in campi profughi dignitosi.
Che si ponga fine ai bombardamenti su tutto il territorio dell´Iraq per
poter soccorrere la popolazione civile ormai completamente priva da giorni,
in moltissime regioni del paese, di cibo, acqua, energia elettrica e
medicinali.
Che si organizzi subito una solidarietà internazionale, ad ogni livello e
sotto ogni forma, per evitare il genocidio di una intera popolazione di
uomini, donne e bambini già impoveriti e provati da 12 anni di durissimo
embargo economico.

Che si ponga fine ad una guerra ingiusta ed illegale di aggressione
imperialista contro l´Iraq ed il suo popolo.


I reporters indipendenti hanno preso atto del documento dei colleghi
iracheni condividendone lo spirito e la sostanza. E hanno dichiarato che
faranno quanto nelle loro possibilità e quanto nelle loro capacità per far
giungere questa drammatica testimonianza fuori dall´Iraq.
E si sono detti sicuri, mentre abbracciavano i colleghi nel lasciare la
riunone nel cinema, che nessuna disinformazione nessuna censura, nessuna
incomprensione di traduzione potrà fermare questo appello.

Fuori dal cinema è già buio. I fragori delle bombe e dei missili sono
tornati assordanti. Per alcuni c´è molta strada da fare, a piedi, quasi di
corsa, seguendo e ricordando le indicazioni fornite dai bambini di Baghdad.
Stasera non si starà insieme, quasi tutti divisi perché ciascuno deve avere
davanti un telefono per provare e riprovare a prendere quella benedetta
linea per un messaggio, una mail. Per rilanciare il prima possibile a più
persone possibile l´appello dei colleghi iracheni.

Che la notte sia leggera.
r.



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