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sulle tecniche di manipolazione mediatica e sulla propaganda filostatunitense dei giornalisti italiani
- Subject: sulle tecniche di manipolazione mediatica e sulla propaganda filostatunitense dei giornalisti italiani
- From: "marcello faletra" <marcellofaletra at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 09 Apr 2003 00:20:18 +0100
Articolo di Marcello Faletra "Che cazzo ci sta a fare quell'edificio li"! Joe (nel suo carrarmato) - "No! No! Dio mio ma li' non c'era quel palazzo!" Bobby - Joe ma qui non ci sono palazzi, ci sono pattumiere da sgombrare! B. - ma si, guarda qua...vedi non c'e' niente... niente.J. - gia', ma allora questa non e' la pianta di Bagdad... Ho Cristo e' Bassora!" B. - beh, non ti preoccupare, vai avanti ci pensera' il comando ad aggiustare le carte. J. Si Bill ma qui c'e' scappato il morto cazzo, un giornalista cazzo , quelli che ci rompono i coglioni... che cazzo ci stava a fare quell'edificio li'? B. Non dire stronzate lo sai che i giornalisti sono tutti con noi... se poi qualcuno ci resta secco... e' il sacrificio per la causa ... o no? J. sara' un casino convincere questi pacifisti di merda... come fai a fargli capire che quando ho puntato il cannone e ho sparato al quindicesimo piano del Palestine Hotel di Bagdad per disintegrare quel rompicoglioni di giornalista spagnolo del Mundo ho sbagliato carta geografica..." B. Joe non te la fare addosso ... c'e' l'hanno sempre detto: "quando fate fuori qualcuno che rompe dite che avete sbagliato...", l'errore e' umano, comprensibile, non potranno avercela con te..."
Qualcosa del genere e' presumibile che sia avvenuto. E' anche presumibile che questi ventenni marines che gurdano il mondo con un "sissignore" o con un "vai a farti fottere", presi alla gola da un lauto stipendio sovraccarico di indennizzi di guerra, non badano a distinzioni: bambini, vecchi, donne...giornalisti - consenzienti e non. Un "errore" hanno subito detto i comandi militari dopo che hanno bombardato l'Hotel che ospita i giornalisti, militari che gli stessi giornalisti presi di mira fino ad ora si sono premurati a chiamare "alleati" - ma di chi? L'ONU politicamente non esiste piu'. Il diritto internazionale e' divenuto un tappetino dove Bush e i suoi "alleati" si puliscono le scarpe; la convenzione di Ginevra sui prigiorieri di guerra va a senso unico: guai a mostrare un merines umiliato... gli altri? Non esistono, perche' ontologicamente "sprovvisti di democrazia". Perche' specar fiato per i diritti di TUTTI gli uomini quando e' sufficiente e piu' conveniente riconoscere il piu' forte. Saddam e' un dittatore. Ormai lo sanno tutti, pure gli Eschimesi che non hanno il televisore. Mentre invece l'"amico americano", lui si che se ne intende! Modello high tech per tutti gli alleati, che tradotto in termini spiccioli significa alleati delle grandi lobby finanziarie che da quasi sette mesi litigano fra loro per spartirsi la ricostruzione dell'Iraq. Mentre il "petrolio" non e' che una cattiveria dei pacifisti "che vedono ovunque interessi di parte". Riprendiamo i ritornelli: questa guerra e' per portare la "democrazia", dicono gli "alleati". Questa guerra e' per distruggere le armi di distruzione di massa, dicono gli "alleati".
Questa guerra e' un 'guerra preventiva', dicono gli "alleati". Questa guerra e' per portare la civilta', dicono gli "alleati".Questa guerra e' per restituire al popolo iracheno la sua liberta', dicono gli "alleati"... Insomma: se non si fa guerra a qualcuno sembra quasi che gli "alleati" non esistano, non hanno ragione di dichiararsi tali. La guerra e' divenuta la forma privilegiata dell'esistenza di una prelazione sui beni altrui. Inoltre la retorica dell'"alleato" tende sottilmente ad eliminare qualsiasi diversita', tende in altre parole ad una spietata logica binaria: o con me o contro di me. Apoteosi ontologica del potere economico su ogni altra concezione dei rapporti politici e geografici. E' in tale contesto riduttivo e ricattatorio della nozione di alleanza che la visione della pace viene ricondotta ad un aut-aut: la pace si opporrebbe al "bene universale perseguito dagli americani". Cio' che e' divenuto oppressivo e' il linguaggio della guerra, cioe' quella retorica che vorrebbe farci credere che la pace la si ottiene con una buona dose di missili lanciati sui "cattivi", la "guerra preventiva", appunto. Ma per questi specialisti dell'ontologia della guerra non c'e' possibilita' di concepire una pace senza opposizione - o con me o contro di me -, una pace senza contesto. Una pace come assoluto.
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