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Newsletter N. 13 del 31 Marzo 2003
- Subject: Newsletter N. 13 del 31 Marzo 2003
- From: newsletter at bbs.olografix.org
- Date: Mon, 31 Mar 2003 11:29:38 +0200
============================================ *** Associazione Culturale Telematica *** ********** "Metro Olografix" ********** Newsletter n. 13 del 31 marzo 2003 ============================================ *Pax *Pace *Paix *Peace *Friede *Fred *Eiphnh *As-Salaam *Paz *Shalom *Mir *Pokoj *Bake *Pau *Vrede *Dirlik *Pacea *Heiwa ______________________________________________ IN PRIMO PIANO ------------------------- "Voglio una tenda, non voglio che i vicini mi guardino mentre mi spoglio." Tutto potrebbe cominciare cosi', con una frase detta un bel giorno da qualcuno in una qualche casa. Uno compra una tenda e la monta, cosi' puo' mantenere la comodita' di avere una luce naturale e unire a cio' la tranquillita' di non essere spiato. Prassi comune. Tutti troverebbero legittima una tale pretesa, ognuno ha diritto alla propria intimita'. Eppure non e' cosi' semplice... Ci sono cose piu' intime, piu' segrete, piu' preziose di quanto non lo sia il proprio corpo. C'e' tutto quello che dentro al corpo risiede, tutto quello che attraversa la mente, ci sono le sensazioni e i sentimenti, la comunicazione con se stessi e con gli altri: il nostro universo informazionale. Pochi comunque pensano al fatto che nella vita di tutti i giorni siamo osservati e ascoltati, spiati da qualcuno, o da qualcosa. Pochi sono consapevoli di essere protagonisti del film della propria vita ripreso da un anonimo regista. Sono nella mia stanza, con la tenda tirata, eppure qualcuno potrebbe ascoltarmi o vedermi.... non sono piu' solo. Paranoia: una patologia che affligge sempre piu' persone o una barriera di protezione che si frappone fra noi ed il mondo che ci circonda ? Neanche questa volta la risposta e' cosi' semplice. La riservatezza, l'intimita', la privacy, sono beni importanti che acquistano sempre piu' valore per il nostro essere parte di un mondo globalizzato che ci osserva e che produce mediante questa costante osservazione. Certo non vogliamo qui giustificare il tentativo di assimilare tali valori a valori di scambio, non vogliamo farlo perche' significherebbe giustificare o perfino avvalorare una visione mercificata del mondo e della vita. Stiamo solo tentando di porre l'accento sul fatto che, se un mercato della riservatezza esiste, allora non siamo soltanto dei dannati paranoici. Se tutto questo fosse un sogno saremmo contenti di poterci risvegliare e dimenticare le nostre vicissitudini oniriche. Ma aprendo gli occhi veniamo a scontrarci col fatto che la realta' non e' cosi' diversa da quello che gli altri chiamano sogno. Pensiamo, esemplificando, al fatto che gestire cio' che della propria vita e' lecito sapere e cio' che non lo e' e' il fattore che tiene in vita il meccanismo della celebrita'. O, ancor meglio, pensiamo ai sondaggi, alle tecnologie d'indagine, alle imprese che, per se stesse o per altri, captano le sensazioni e i gusti della moltitudine. Chiamereste tutto questo semplicemente "marketing" ? No, qui c'e' qualcosa di piu' sottile e persuasivo e, molto spesso, non autorizzato; qualcosa che va oltre la soglia della percezione comune e che arriva ad insinuarsi nelle nostre menti.... Le telecamere invadono le strade, le piazze, i mezzi di trasporto; ormai sono in piu' posti di quanti sia possibile immaginarne, e molte volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Credete di essere immuni di fronte a queste tecnologie ? Credete che la vostra immagine sia solo un fotogramma di passaggio ? Assistiamo ad un processo di miniaturizzazione estrema della tecnologia, leggiamo di societa' che vendono apparecchiature per il tecnocontrollo... Pensate che questi siano solo "giochini" per i fantomatici "curiosi" di turno ? O al peggio per qualche "maniaco" ? Oramai conosciamo bene Echelon, sappiamo quanto sia potente e cosa rappresenti. Il passamontagna non e' piu' sufficiente. Ormai staccare la batteria del telefono cellulare quando si tengono conversazioni sensibili non e' una stravaganza, e' la prassi. Quanta, infatti, della nostra comunicazione passa per canali tecnicamente controllabili ? Tanta. Satelliti, cavi, onde elettromagnetiche, quale tra questi canali pensate che non possa essere controllato ? Direte che abbiamo ancora la nostra mente, che non e' ancora possibile sondare il pensiero. Ma il pensiero non risiede soltanto nelle nostre teste, il pensiero si materializza. Continuamente il pensiero viene materializzato per essere comunicato, annotato, trascritto. Si e' accesa in voi una lampadina ? Sentiamo sempre piu' sulla nostra pelle che anche cio' che pensiamo puo' essere posto sotto controllo. Ma allora, a cosa ci serve quella tenda che abbiamo montato all'inizio? A darci un segnale. Siamo controllati, sappiamo di non essere liberi; quella tenda ci segnala che e' giunto il momento che qualcosa cambi. Siamo ormai stufi di essere spiati sempre e comunque, siamo stufi di una privacy che non esiste. La condivisione delle informazioni e' il nostro punto di partenza e tale rimarra'. Ci siamo battuti per i nostri diritti e continueremo a farlo fino a che il nostro obiettivo non sara' raggiunto. Agevoleremo il prender piede delle innovazioni tecnologiche, ma non avremo pieta' contro chi pensa di utilizzare queste stesse tecnologie contro di noi, non saremo clementi con chi usera' la tecnologia per controllarci e per renderci schiavi di un mondo che non ci appartiene. RageMan&isazi TECNOLOGIA&INTERNET -------------------------------------- Il Blog più visitato del pianeta di Roberto Delpiano Cnn, Abc News, New York Times, Washington Post: sono solo alcuni dei nomi del grande reality show mediatico che sta seguendo gli eventi iracheni. Un piccolo Blog gestito da un iracheno che vive a Baghdad è, però, il più visitato del pianeta, perché? http://www.apogeonline.com/webzine/2003/03/26/01/200303260102 Mailing list Yahoo in tilt, che fare di Paolo Attivissimo Da alcuni giorni le mailing list e newsletter di Yahoo Groups sono interdette agli utenti di Libero, IOL e Inwind e Blu per colpa di un uso brutale e grossolano degli strumenti di controllo del traffico in Rete. Ecco cos'è successo http://www.apogeonline.com/webzine/2003/03/25/01/200303250101 Giornale di guerra Sul sito www.zooom.it, il quotidiano in rete di libri e cultura a cura di Nanni Balestrini e Maria Teresa Carbone, esce Giornale di guerra. Ogni giorno, a staffetta, scrittori, giornalisti, poeti, artisti, giornalisti scrivono il diario di questi tempi orribili. Con, tra gli altri: Silvia Ballestra, Letizia Paolozzi, Gianfranco Baruchello, Paolo Fabbri, Lanfranco Caminiti, Giuseppe Caliceti http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Marzo-2003/art101.html TEMI&APPROFONDIMENTI ------------------------------------------ Www e Al Jazeera non c'è più Il sito Internet in inglese dell'emittente del Qatar è durato meno di 24 ore, poi è misteriosamente scomparso. Due le ipotesi più accreditate: l'eccessiva e incontrollata affluenza di utenti o un'azione di pirateria informatica condotta dal server Usa DONATELLA DELLA RATTA Al Jazeera esiste in rete, e parla in inglese. Solo che non si vede. L'attesissimo sito web in inglese dell'emittente del Qatar ha fatto il suo ingresso ufficiale su Internet un po' in sordina, lo scorso lunedì. Fra i pochi fortunati che hanno potuto vederlo, Josef Federman, del Wall Street Journal, ne commenta «l'atteggiamento volto a provocare i lettori occidentali». In realtà, da mercoledì, è impossibile vedere anche il sito in lingua araba, a causa di attacchi di pirati informatici. Il direttore, Abdel Aziz Al-Mahmoud, ha precisato che il sito era rimasto bloccato dopo aver diffuso immagini di soldati americani uccisi e che i tecnici stanno lavorando per ripristinarlo al più presto. Mentre per l'edizione web in inglese nessuno sa dire quando tornerà a funzionare. Si tratta di una versione piuttosto scarna, confezionata sull'urgenza della guerra, che mostra una chiara linea editoriale già dai titoli degli articoli: «Misinformation Basra» - sui dubbi del successo militare americano nella città irachena - o ancora «Has Israeli lobby influenced this war?» - sull'ipotesi di una pressione israeliana riguardo all'andamento del conflitto. E poi, naturalmente, le foto dei soldati americani uccisi e dei marines fatti prigionieri dagli iracheni. Poco contenuto, perché «per adesso volevamo soltanto far partire il sito», ha commentato Joanne Tucker, ex giornalista della Bbc, passaporto anglo-americano, arabo fluente, oggi responsabile della versione inglese on line di Al Jazeera. Sempre i pochi fortunati che hanno potuto vederlo nelle ore di attività, riportano che conteneva una sezione interamente dedicata alle opposizioni alla guerra in tutto il mondo. In più, pare che il sito in inglese contenesse anche un blog - i diari sulla rete che stanno diventando un utilissimo strumento di controinformazione dalle zone di guerra - da Baghdad, una descrizione molto emotiva del bombardamento ad Al Salam, palazzo del potere iracheno dove la tv del Qatar era solita intervistare personalità politiche. Il blog, come altri articoli, pare non fossero firmati, cosa che ha sollevato le proteste di molti giornalisti occidentali. Anche riguardo a quest'ennesima polemica, bisogna però accontentarsi delle descrizioni di quei pochi fortunati che hanno avuto accesso al sito, scomparso dopo meno di 24 ore dalla rete. La causa? Ufficialmente, per il momento, è ignota. Ma due sono le ipotesi più plausibili. Nabil Hegazi, assistente del direttore editoriale del sito in inglese di Al Jazeera, sostiene che il tr affico sul sito nelle prime ore di esistenza è stato quattro volte superiore alle previsioni. Concorda anche Roopak Patel, della Keynote Systems Inc., società californiana che si occupa di testare le prestazioni del web, sottolineando che il sito è stato messo insieme in fretta, senza fare le prove necessarie per testarne il corretto funzionamento. Ma c'è un'altra versione in circolazione, riportatata dall'Associated Press e sposata dal Wall Street Journal: quella di Ayman Arrashid, della Horizons Media and Information Services, la società che ospita uno dei server su cui gira il sito. Al Jazeera on line in inglese sarebbe stata oggetto di pirateria informatica, condotta proprio negli Usa, dal momento che dei tre server su cui gira il sito - uno in Qatar, uno in Francia, e l'altro negli Stati uniti - solo quest'ultimo è stato vittima dell'attacco. Certo è che questi sono giorni difficili per Al Jazeera, espulsa dalla Borsa di New York e in molti paesi arabi. I due giornalisti della rete del Qatar accreditati a Wall Street non potranno più avere accesso all'area delle trattative della Borsa. Il suo portavoce, Ray Pellecchia, ha liquidato Al Jazeera dichiarando che «dobbiamo concentrare i nostri sforzi sui network che fanno una copertura responsabile». Dichiarazione che fa il paio con quella di Rumsfeld a proposito delle immagini dei prigionieri americani ritrasmesse da Al Jazeera: «Le tv che mostrano certe immagini stanno compiendo, direi, un gesto infelice». Ma stavolta si riferiva inequivocabilmente alla guerra. http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Marzo-2003/art102.html NEWS DALL'ASSOCIAZIONE ------------------------------------------- Stefano Chiccarelli, presidente dell'Associazione, parteciperà il 12 aprile 2003, a Pescara, al Meeting 2003 - Software Libero: un'alternativa possibile Sala dei Marmi, inizio ore 9,00 http://www.barbaroweb.com/meeting2003/ =========================================== a cura di Loris D'Emilio http://www.olografix.org/loris/ hanno collaborato a questo numero: Alessio "isazi" Sclocco http://www.olografix.org/isazi/ Francesco "rageman" Perna rageman at olografix.org Ø UNREGISTERED Version of PostMan for Wildcat 5.x
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