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Newsletter, anno II, n.2
- Subject: Newsletter, anno II, n.2
- From: Movimento di Cunegonda <movimento_cunegonda at hotmail.com>
- Date: Mon, 31 Mar 2003 01:12:58 +0200
Movimento Cunegonda Italia L'occhio critico sui consumi <http://www.cunegonda.info> Anno 2, numero 2, 30 marzo 2003 inviata a 5416 iscritti IN QUESTO NUMERO - MOBILITIAMOCI PER L'OPZIONE "UNITING FOR PEACE" - PETRODOLLARI E PETROEURO. LA GUERRA NEL SERBATOIO - CASTELLI. IL RAZZISMO? LIBERO PENSIERO - IL CONFLITTO D'INTERESSI IN ITALIA PREOCCUPA L'EUROPA - LA LEGGE FRATTINI "PER" IL CONFLITTO DI INTERESSI - ARTESIA: I DANNI DI UN MONOPOLIO FERROVIARIO - LEGALIZZATA LA TRUFFA RC AUTO. IL CATALOGO E' QUESTO - ROTAZIONE SOCIALE. CHE MAI SARA'? - CAMPAGNE CUNEGONDA ITALIA ---===ooo0ooo===--- MOBILITIAMOCI PER L'OPZIONE 377 "UNITING FOR PEACE" Nell'edizione speciale del 20 marzo abbiamo riportato un articolo di Jeremy Brecher (<http://www.cunegonda.info/specialebrecher.htm>), importante storico contempoaneista, riguardante la possibilità di uno stop all'invasione dell'Irak. Lo strumento legale esiste, anche se pare proprio che l'informazione, soprattutto quella televisiva, non abbia alcuna intenzione di trattare l'argomento. Si chiama opzione "Uniting for Peace", ratificata nel 1950 (leggi il testo originale della risoluzione: <http://habitat.igc.org/peace/a-r377ae.htm>). Attraverso questa opzione, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite potrebbe richiedere l'immediato cessate il fuoco ed il ritiro delle truppe. Il movimento globale per la pace dovrebbe valutare di richiedere questa azione (per qualche spiegazione in più sull'opzione <http://members.surfeu.fi/ewk/eiiskuairakiin/article-on-uniting-for-peace-resolutions.pdf>). I precedenti storici non mancano. La risoluzione "Uniting for Peace" è stata usata dieci volte, per la maggior parte dei casi su iniziativa degli Stati Uniti. Un esempio. Quando l'Egitto nazionalizzò il Canale di Suez nel 1956, la Gran Bretagna, la Francia ed Israele invasero l'Egitto ed iniziarono l'avanzata verso il Canale di Suez. Il presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower richiese di fermare l'invasione. Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite invocarono il cessate il fuoco - ma la Gran Bretagna e la Francia posero il veto. In seguito gli Stati Uniti si rivolsero all'Assemblea Generale e, inoltrando una procedura "Uniting for Peace", avanzarono una risoluzione per il cessate il fuoco ed il ritiro delle forze. L'Assemblea Generale tenne una sessione di emergenza e la risoluzione fu approvata. La Gran Bretagna e la Francia si ritirarono dall'Egitto entro una settimana. Perché ora non si fa la stessa cosa per far cessare l'invasione dell'Irak? Dobbiamo proprio credere che Kofi Annan assista impassibile al crollo di una istituzione fondamentale per le sorti del pianeta come l'ONU?. Nonostante gli USA abbiano fatto pressioni presso le ambasciate di molte nazioni affinché queste non appoggiassero la convocazione di una sessione d'emergenza, il consiglio di sicurezza dell'ONU si è riunito nella notte del 27 marzo ed è apparsa chiara l'intenzione di molte nazioni di richiedere l'applicazione della risoluzione 377. Anche se l'invasione ha avuto inizio, non dobbiamo rassegnarci davanti al fatto compiuto: il movimento mondiale per la pace ha il dovere di mobilitarsi a favore di tale procedura internazionale, lasciando per un po' da parte gli estremismi di certe manifestazioni che monopolizzano l'attenzione dei media a discapito di mobilitazioni che potrebbero risultare ben più efficaci di tante bandiere bruciate. [Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- PETRODOLLARI E PETROEURO. LA GUERRA NEL NOSTRO SERBATOIO Questa è una guerra per il controllo del mercato del petrolio, e noi consumatori, che siamo i primi acquirenti di petrolio, abbiamo una enorme responsabilità. Comprare carburanti si traduce a livello sistemico ed economico in un sostegno indiretto alle cause e al realizzarsi di questa invasione militare priva di ogni legittimità internazionale. Come previsto, il prezzo del petrolio sta salendo, perché la guerra ha bisogno dei nostri soldi, ogni volta che passiamo alla pompa di benzina. Per questo Cunegonda Italia ha lanciato la campagna "IO SONO PER LA PACE. IO NON COMPRO CARBURANTI!" (<http://www.cunegonda.info/diritti.htm>). Le ragioni sono chiaramente spiegate nel documento Power Point che trovate nella sezione Documenti del nostro sito. Visto il dibattito che questo documento ha suscitato vorremmo precisare alcune cose. Il documento contiene alcune inesattezze formali, è vero: i dati sono stati raccolti da studenti. Ma la sostanza è assolutamente veritiera. Da più parti si sono levate voci su una presunta "bufala", senza che questa "bufala" ci sia. Chi ne critica la forma, non ne coglie le sostanza. E' come se qualcuno volesse delegittimare e censurare l'idea che questa sia una guerra di interessi economici e petroliferi. Mentre al contrario questa è un'invasione che non ha nulla a che vedere con Al Qaeda, con l'11 settembre, con la lotta al terrorismo. Ci siamo subito resi conto che puntare a una critica dei consumi petroliferi in Italia è una impresa difficilissima. Troppo forte l'impatto economico e culturale di una campagna di questo genere. Tuttavia Cunegonda crede che la vera rivoluzione sia quella culturale, e passare in bicicletta davanti a una pompa di benzina rappresenta per noi, oggi, uno degli atti più rivoluzionari. Cunegonda critica i consumi, cioè i nostri comportamenti, non boicotta le singole aziende. La nostra campagna "IO SONO PER LA PACE. IO NON COMPRO CARBURANTI!", nonostante le riserve culturali avanzate da più parti, sta andando avanti con un ottimo riscontro. Per chi avesse ancora dubbi sulle vere motivazioni dell'invasione statunitense dell'Irak, proponiamo un articolo di Paul Harris, sempre in attesa che qualche "azzeccagarbugli" lo dichiari una "bufala"... "Che succederebbe se l'Opec passasse all'euro?" di Paul Harris, da Soberania.info (Traduzione di Tito Pulsinelli) L'idea ossessiva di Bush su Bagdad si basa su molte ragioni. In altri articoli che ho scritto per YellowTimes.org, feci allusione non tanto alle ovvietà delle ragioni addotte contro l'Iraq, bensì alla guerra di Bush contro l'Europa. Io credo che questa sia la ragione principale della fissazione con l'Iraq. Quando un paese va in guerra, si preparano piani su chi sarà vittorioso e su chi perderà; nessuno scatena una guerra sperando di essere sconfitto, però non sempre l'obiettivo manifesto dell'aggressione è l'obiettivo vero della guerra. A volte non si tratta di quel che speri di ottenere con la guerra, bensì di quello che gli altri perderanno; e non deve per forza essere un tuo nemico dichiarato quello che ti aspetti che soffrirà le conseguenze maggiori della guerra. In questo caso, Bush spera che la vittima sia l'economia europea, che è robusta e probabilmente sarà ancor più forte in un futuro vicino. L'ingresso della Gran Bretagna nell'Unione Europea è inevitabile; la Scandinavia lo farà in tempi ravvicinati. A maggio del 2004, entreranno dieci nuovi paesi e questo farà aumentare il PIL dell'UE a circa 9,6 trilioni di dollari e 280 milioni di persone, di fronte ai 10,5 trilioni di dollari e 280 milioni di persone degli USA. Questo, per i nordamericani, è un formidabile blocco concorrente; ma la situazione è molto più complessa di quel che indicano queste cifre. E molto dipende dalla piega che prenderanno gli avvenimenti in Iraq. Come tanti altri, ho scritto che questa guerra che è alle porte si combatterà per il petrolio. Sicuramente vi sono altre ragioni, però il petrolio è la causa scatenante. Ma non per le ragioni che comunemente si adducono. Non è per le enormi riserve ancora vergini che si ritiene esistano in Iraq, che non sarebbero state sfruttate a causa delle sue antiquate tecnologie; non è per le brame del governo USA di mettere le zanne su questo petrolio. E' piuttosto per le zanne che i nordamericani vogliono mantenere lontano da lì. La causa di tutto questo non è l'11 di settembre, nè l'improvvisa illuminazione che Saddam continuava ad essere un tipo ripugnante, nè il cambio di governo negli Stati Uniti. Quel che ha accelerato le cose è stata la decisione presa dall'Iraq il 6 di novembre del 2000: sostituire il dollaro con l'euro nel suo commercio petrolifero. Allora, questo cambio sembrò uno stupido capriccio, perché l'Iraq stava perdendo una gran quantità di utili a causa di una dichiarazione politica di principio. Però prese questa decisione, e il deprezzamento continuo del dollaro nei confronti dell'euro, sta a significare che l'Iraq fece un buon affare cambiando riserve monetarie e divise per il commercio del proprio petrolio. Da quel momento, l'euro si è rivalutato del 17% sul dollaro, cosa che si deve applicare pure ai 10 bilioni di dollari del fondo di riserva dell'ONU "petrolio per cibo". Sorge una domanda che, probabilmente, si è posto anche Bush: che succederebbe se l'OPEC passasse all'euro ? Alla fine della seconda guerra mondiale, nella conferenza di Bretton Woods venne firmato un accordo che fissava il valore dell'oro a 35 dollari l'oncia e con questo divenne lo standard internazionale con il quale si misuravano le monete. Però nel 1971, Nixon cancellò tutto questo, e il dollaro divenne lo strumento monetario principale, e solo gli USA possono produrlo. Il dollaro oggi è una moneta priva di copertura, sopravvalutato, nonostante il record del deficit di bilancio e lo status di paese più indebitato del mondo. Il 4 di aprile del 2002, il debito era di 6021 trilioni di dollari a fronte di un PIL di 9 trilioni di dollari. Il commercio internazionale è diventato un meccanismo grazie al quale gli USA producono dollari e il resto del mondo produce quel che i dollari possono comprare. Le nazioni non commerciano più per ottenere "vantaggi comparativi", ma solo per ramazzare dollari da destinare al pagamento del debito estero, che è fissato in dollari. E per accumulare dollari nelle riserve monetarie con la finalità di preservare il valore delle monete nazionali. Le banche centrali delle nazioni, per prevenire attacchi speculativi alle proprie monete, sono costrette a comprare o trattenere dollari, in una misura equivalente all'ammontare del proprio circolante. Tutto ciò crea il meccanismo del dollaro forte che, a sua volta, obbliga le banche centrali ad immagazzinare dollari, cosa che rende ancor più forte il dollaro. Questo fenomeno è conosciuto come "egemonia del dollaro" e fa sì che le merci strategiche - soprattutto il petrolio- siano quotate in dollari. Tutti accettano i dollari perchè con essi si può comprare il petrolio. Dal 1945, la forza del dollaro consiste nell'essere la divisa internazionale per gli interscambi petroliferi globali (petrodollari). Gli USA stampano centinaia di migliaia di miliardi di dollari senza nessun tipo di copertura: "petrodollari" che sono usati dalle nazioni per pagare la fattura degli energetici agli esportatori dell'OPEC. Ad eccezione dell'Iraq e, parzialmente, del Venezuela. Questi petrodollari sono poi riciclati nuovamente dall'OPEC negli USA, sotto forma di lettere del tesoro o altri titoli con denominazione in dollari: azioni, beni immobiliari ecc. Il riciclaggio dei petrodollari rappresenta il beneficio che, dal 1973, gli USA ricevono dai paesi produttori di petrolio per "tollerare" l'esistenza dell'OPEC. Le riserve di dollari debbono essere investite nel mercato nordamericano, cosa che, a sua volta, produce utili per l'economia USA. L'anno scorso, nonostante un mercato in netto ribasso, l'ammontare delle riserve USA è cresciuto del 25%. L'eccedente nei conti dei capitali finanzia il deficit commerciale. Dato che gli USA creano "petrodollari", loro controllano il flusso del petrolio. Siccome il petrolio si paga in dollari e questa è l'unica moneta accettata in questi scambi, si arriva alla conclusione che gli USA possiedono il petrolio del mondo gratis. Di nuovo: che succederebbe se l'OPEC decidesse di seguire l'esempio dell'Iraq e cominciasse a vendere il petrolio in euro? Una esplosione economica. Le nazioni importatrici di petrolio dovrebbe mettere in uscita i dollari dalle rispettive riserve delle banche centrali, e rimpiazzarli con gli euro. Il valore del dollaro precipiterebbe, e le conseguenze sarebbero quelle di un qualsiasi collasso di una moneta: inflazione alle stelle (vedi Argentina), i fondi stranieri in fuga dal mercato dei valori nordamericano e ritiro dei fondi dalle banche come nel 1930 ecc. Tutto questo non avverrebbe solo negli USA. Il Giappone ne uscirebbe severamente castigato, data la sua totale dipendenza dal petrolio straniero e l'incredibile sudditanza al dollaro. Se crollasse l'economia giapponese, crollerebbero quelle di molti paesi -non escluso gli USA- in un effetto domino. Questi sarebbero gli effetti potenziali di un "improvviso" passaggio all'euro. Un cambio più graduale sarebbe più gestibile, ma altererebbe ugualmente l'equilibrio finanziario e politico del mondo. Vista la vastità del mercato europeo, la sua popolazione e la sua necessità di petrolio (ne importa più degli USA), l'euro potrebbe rapidamente diventare -di fatto- la moneta standard per il mondo. Esistono buone ragioni perchè l'OPEC -come gruppo- segua l'esempio dell'Iraq e adotti l'euro. Non vi è dubbio (dopo tanti anni di umiliazioni subite dagli USA) che potrebbero approfittare delle circostanze per emettere una dichiarazione politica di principi. Ma esistono anche solide ragioni economiche. Il poderoso dollaro ha regnato incontrastato dal 1945 e negli ultimi anni ha guadagnato ancor più terreno con il dominio economico USA. Alla fine degli anni 90, più dei quattro quinti delle transazioni monetarie e la metà delle esportazioni mondiali, sono avvenute in dollari. L'obiettivo della guerra di Bush contro l'Iraq, naturalmente, è assicurarsi il controllo di quei giacimenti e porli sotto il segno del dollaro; successivamente passerà ad incrementare esponenzialmente la produzione e forzare i prezzi al ribasso. Alla fin fine, l'obiettivo di Bush è scongiurare con minacce di ricorrere alle vie di fatto, che qualsiasi paese produttore passi all'euro. A lungo termine, il vero obiettivo non è Saddam, ma l'euro e l'Europa. Gli USA non se ne staranno con le mani in mano ad assistere allo spettacolo di questi "ultimi arrivati" degli europei che tengono in pugno le redini del loro destino. E men che mai, che assumano il controllo della finanza internazionale. Naturalmente, tut! to dipende dal folle piano di Bush e, soprattutto, che non scateni la terza guerra mondiale. (leggi l'originale: <http://www.soberania.info/articulo_055.htm>). [Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- CASTELLI. IL RAZZISMO? LIBERO PENSIERO Di nuovo nessun risultato in ambito europeo circa l'approvazione della direttiva quadro per la lotta a razzismo e xenofobia. Il pacchetto, che avrebbe dovuto stabilire norme e sanzioni comunitarie per la salvaguardia dei cittadini contro questi fenomeni di intolleranza e violenza, già un anno fa aveva subìto una battuta d'arresto per l'incapacità dei Paesi membri di trovare un accordo e, in conseguenza di ciò, era stato anche notevolmente modificato e ridimensionato. Tuttavia, grazie al fermo sostegno della Grecia - che ha attualmente la presidenza dell'UE - la discussione sulla direttiva era stata nuovamente messa in agenda. Così, il 28 febbraio scorso, i ministri della Giustizia degli Stati membri si sono nuovamente incontrati a Bruxelles per ritentare un accordo circa il nuovo testo, oltretutto definito dal commissario UE alla giustizia e agli affari interni Antonio Vitorino, all'indomani delle modifiche, "già di per sé un piccolo passo indietro", in quanto garantiva livelli di protezione e sanzioni "addirittura inferiori agli accordi del '96". Ma perlomeno un accordo, questa volta, ci sarebbe stato, poiché 14 Paesi su 15 si erano finalmente dichiarati soddisfatti della direttiva. La doccia fredda, tuttavia, è giunta anche questa volta, e proprio dall'Italia, rappresentata dal ministro Castelli, il quale è stato l'unico tra i Quindici ad opporsi anche a quest'ennesimo tentativo, adducendo peraltro motivi che da più parti sono stati ritenuti poco argomentati se non addirittura privi di sostanza. Il ministro si è infatti limitato a ribadire perplessità esternate già un anno fa, definendosi "molto preoccupato" per il fatto che tali misure "entrano nel terreno minato della libertà di pensiero". In sostanza Castelli difende l'idea secondo la quale non si può obbligare un cittadino a non essere razzista. E' stato addirittura riferito - da fonti comunitarie presenti alla discussione (benché poi smentite da Castelli) - che il ministro abbia sottolineato come tali norme avrebbero potuto essere strumentalizzate da qualche giudice per colpire avversari politici. In breve: non solo un immotivato ostruzionismo nei confronti di norme per la libertà, la sicurezza, la tolleranza, ma anche la solita ed ormai annosa mania di persecuzione da parte di "toghe rosse" la cui presenza, evidentemente, è avvertita e paventata non più solo in Italia, ma ormai, addirittura, nell'Europa intera. [Ilenia, Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- IL CONFLITTO D'INTERESSI IN ITALIA PREOCCUPA L'EUROPA Il macigno del conflitto d'interessi che riguarda il presidente del Consiglio italiano è rotolato con fragore nell'aula del parlamento europeo. Un emendamento del Pse al rapporto della parlamentare olandese del Pse, Joke Swiebel, sullo stato dei «diritti fondamentali nell'Unione europea per il 2001» ha inserito per la prima volta in un atto ufficiale d'una istituzione comunitaria la «preoccupazione» per la situazione italiana dove «gran parte dei media e del mercato della pubblicità è controllato, in forme diverse, dalla stessa persona». Il nome di Silvio Berlusconi non compare nel paragrafo del rapporto parlamentare così modificato dopo il voto dell'emendamento ma la «stessa persona» non può che essere il presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset. Votato da una buona maggioranza del parlamento (a favore i socialisti, i liberali, i verdi e l'estrema sinistra, contrari i popolari e la destra), l'emendamento invita a mettere sotto controllo la costituzione di monopoli di fatto nel settore dell'informazione avendo come riferimento i principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione. Il testo approvato dall'aula si spinge persino a ipotizzare, a causa dello stridente contrasto rappresentato dalla situazione italiana, una «grave violazione» dei diritti fondamentali a norma dell'articolo 7 del Trattato di Nizza. Si tratta di quella procedura, introdotta nella legislazione fondamentale dell'Unione e che si applica, su iniziativa di un terzo degli stati membri, del parlamento o della Commissione, quando fosse constatata «che esiste un evidente rischio di violazione grave» dei diritti fondamentali riassunti nell'articolo 6 dello stesso Trattato. Questa procedura sanzionatoria non è stata sinora mai applicata né esistono allo stato delle iniziative in tal senso. All'uscita dell'aula Antonio Tajani, capo delegazione di Forza Italia, si è «consolato con l'aglietto», come dicono a Roma. Il voto del parlamento sul conflitto d'interessi? «Irrilevante. Se fossero stati presenti tutti i parlamentari del Ppe non sarebbe passato. Comunque, il Ppe è compatto accanto a Berlusconi». All'apice della stravaganza, Tajani ha sostenuto che il rapporto Swiebel con le pesanti critiche al governo di centro-destra è stato approvato dalla minoranza del parlamento. Proprio così. In una dichiarazione, riportata dall'agenzia Ansa, Tajani ha detto: «La maggioranza del parlamento non ha appoggiato il documento: ci sono stati solo 5 voti di scarto e 14 astensioni». Secondo la concezione di maggioranza che l'esponente di Forza Italia è in grado di produrre, se ci sono 269 voti contrari e 14 astenuti, significa che «la maggioranza non ha appoggiato il documento». Di conseguenza, ne dedurrebbe l'impagabile Tajani, il documento è come se fosse stato respinto. Invece, per le parlamentari Pasqualina Napoletano, capo delegazione Ds, e Elena Paciotti, il voto del parlamento costituisce un «richiamo» alla responsabilità politica del governo che si appresta, a luglio, ad assumere la guida semestrale dell'Unione. Si tratta di un compito che, hanno aggiunto le parlamentari Ds, «dovrà essere svolto con credibilità e autorevolezza sgombrando il campo da tutte le situazioni gravi e imbarazzanti» che potrebbero «pregiudicare l'immagine dell'Europa prima ancora che quella nazionale». Nel rapporto, che contiene molti rilievi critici nei confronti anche di altri Stati e su svariate materie, c'è un'aperta critica su quanto avvenuto al G8 di Genova, nel luglio del 2001. Il parlamento «deplora la sospensione dei diritti umani» avvenuta nel corso delle manifestazioni e assicura che presterà la massima attenzione all'andamento delle indagini avviate in Italia. Il rapporto, infine, invita gli Stati ad assicurare il diritto di voto agli immigrati dei paesi terzi che si stabiliscono in uno Stato dell'Unione. [di Sergio Sergi, da L'Unità, 15 Gennaio 2003] ---===ooo0ooo===--- LA LEGGE FRATTINI "PER" IL CONFLITTO DI INTERESSI Si avvicina il momento della discussione alla Camera, e della probabile approvazione, della proposta di legge Frattini sul conflitto di interessi. E' una legge importantissima che andrà a intaccare i princìpi costituzionali sulla libertà di opinione e di informazione. E' in questo frangente che l'opposizione deve presentarsi unita più che mai. Se condividete l'appello che segue, mandatelo firmato a <quellidelnastrino at nastrinoblu.it> che lo manderanno ai deputati dell'opposizione. Oppure mandatelo voi direttamente, se sapete come fare. Lettera ai deputati di tutte le forze di opposizione. Ci rivolgiamo ai deputati delle forze di opposizione con la richiesta di tenere, nei confronti della legge sul conflitto di interessi che sarà ripresentata fra poco alla Camera, un atteggiamento netto e coerente. La legge Frattini non deve passare con l'avallo, sia pure indiretto, dell'opposizione, ma la responsabilità di averla varata, qualora si dovesse arrivare a questo punto, deve ricadere interamente ed esclusivamente sulle spalle dei suoi promotori e dei suoi fautori, che, prima o poi, potrebbero e dovrebbero essere tenuti a rendere conto di quello che hanno fatto o cercato di fare sotto il titolo di attentato alla Costituzione e ai suoi princìpi fondamentali. Chiediamo ai deputati dell'opposizione di: - continuare ad opporsi con tutte le loro forze ad una legge sovversiva e incostituzionale che, sopprimendo la distinzione fra potere economico e politico, che è alla base di tutti i sistemi politici di stampo liberale e democratico, determinerebbe, in prospettiva, uno svuotamento della vita democratica e la progressiva affermazione di un regime plutocratico; - abbandonare l'aula al momento del voto, rifiutandosi di avallare anche solo indirettamente l'operato incostituzionale della maggioranza, e dissociandosi, in tal modo, completamente e irrevocabilmente da essa; - chiedere al Presidente della Repubblica di rifiutarsi di promulgare la legge e di rimandarla alle Camere, perché ne adeguino il testo ai princìpi della nostra Costituzione. Si tratta di una questione di gravità e di importanza senza precedenti nella vita della nostra Repubblica. Eludere questa stretta non è, a questo punto, ulteriormente possibile, almeno dal nostro angolo visuale di difensori della legalità repubblicana, poiché adottare un atteggiamento di accettazione supina del corso inevitabile delle cose equivarrebbe a lasciare il passo allo snaturamento della nostra Costituzione democratica. [Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- ARTESIA: I DANNI DI UN MONOPOLIO FERROVIARIO Suscitano numerose proteste le decisioni prese in seno alla società Artesia, il Gruppo Europeo d'Interessi Economici costituito alcuni anni fa dalle Ferrovie Statali Francese ed Italiana per la gestione dei collegamenti diurni e notturni tra la Francia e l'Italia. Significa che i biglietti da e per la Francia li emette solo la società Artesia, e alle tariffe che vuole. E' il Comites di Chambery, nella regione francese della Savoia, a dare l'allarme: da quando è Artesia a gestire la tratta in regime di monopolio - si sostiene - i prezzi dei biglietti sono quasi raddoppiati, rivelandosi dunque nettamente superiori alle tariffe praticate dalle Ferrovie statali. Il Comites pone inoltre sotto accusa le condizioni disagiate di quei passeggeri che, dalla Francia, devono recarsi nel sud dell'Italia o nel nord-est, anche solo poco oltre Milano: costretti a cambiare a Torino, devono sopportare coincidenze scomodissime e spesso anche attese di svariate ore. Ma non è tutto: molti collegamenti sono stati arbitrariamente soppressi o deviati. E' questo il caso del treno notturno Palatino, che percorre le tratte Parigi-Roma e Parigi-Firenze: dalla fine del 2002 non passa più da Chambery, ma dalla Svizzera (per lavori nella galleria ferroviaria del Fréjus), non garantendo più, dunque, a Chambery, Grenoble, Lione e ai paesi della Savoia il collegamento diretto con Roma, Firenze ed il Sud Italia. E, quel che è peggio, le decisioni sono state prese senza alcuna consultazione preventiva degli utenti. Infine, sono molte le lamentele per la scarsa manutenzione e pulizia dei vagoni ferroviari gestiti da Artesia. Artesia è detentrice di un monopolio ferroviario, e questo agevola e favorisce certamente il suo comportamento irrispettoso e di scarsa attenzione verso gli utenti. Ma non è affatto scontato che la mancanza di alternative porti ad un rinunciatario adeguarsi alle condizioni imposte: come già dimostra la veemente protesta del Comites di Chambery, la mobilitazione, e magari anche il boicottaggio, contro la società potranno essere un motivo non indifferente per una sua netta, e doverosa, inversione di tendenza (per saperne di più: <http://www.grtv.it/2002/novembre2002/26novembre2002/chambery12.htm>). [Ilenia, Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- LEGALIZZATA LA TRUFFA RC AUTO. IL CATALOGO E' QUESTO Vi ricordate la truffa delle Assicurazioni auto? Adusbef e le associazioni dell'Intesa dei consumatori hanno denunciato all'Antitrust il "cartello" delle compagnie, che invece di farsi concorrenza, hanno aumentato i prezzi, dopo la liberalizzazione tariffaria, del 94.65 per cento a fronte di una inflazione del 15.15 per cento. L'Antitrust ha sanzionato le compagnie con una multa da 700 miliardi di lire, confermata da Tar e Consiglio di Stato. Adusbef è andata dai giudici di Pace che emettevano giudizi secondo equità, facendo ottenere migliaia di risarcimenti del 20 per cento dei premi pagati dal 1995 al 2000. Dopo che anche la Cassazione ci ha dato ragione con la sentenza n.17475/02,aprendo la strada a 18 milioni di risarcimenti. Poi che cosa è accaduto? Castelli-Marzano hanno presentato il decreto 18/2003 che cambia il Codice di Procedura Civile. In sostanza, oltre a mettere una pietra tombale sui diritti di 18 milioni di assicurati, il decreto (approvato dalla Camera) cancella i giudizi per equità, impugnabili solo per Cassazione (i cittadini che lamentavano danni ottenevano giustizia senza spese e senza l'assistenza legale) ed introduce giudizi secondo diritto. Se per un danno di poche decine di euro prodotto dalle grandi aziende (banche, Telecom, Enel, utilities) occorre pagare un avvocato che ne costa minimo, 500, vuol dire mettere una pietra tombale sui diritti minuti dei cittadini. Tutti gli sforzi delle associazioni dei consumatori, e i diritti di milioni di consumatori, sono stati annullati con un colpo di spugna. Successivamente le associazioni hanno pubblicato i nomi dei parlamentari "amici delle compagnie" che hanno votato a favore degli interessi delle 17 compagnie di assicurazioni condannate, e contro il popolo sovrano. Lasciamo a voi la scelta se votarli o meno alle prossime elezioni. Le associazioni in un comunicato stampa si sono espresse molto duramente: "ricordatevi dei loro nomi e delle loro facce e, alla prima occasione utile, ricambiate il favore: contestateli quando si presenteranno nei loro collegi elettorali, ma soprattutto non votateli alla prossima tornata elettorale!". I numeri sono questi: 131 di Forza Italia; 58 An; 19 Udc; 16 Lega; 1 Ds-ulivo; 1 Nuovo Psi. e c'è pure il giallo del solito "pianista": se l'on. Roberto Rosso di F.I. era assente da Roma perché impegnato in Friuli, chi ha votato al suo posto? Il catalogo dei nomi si può leggere nel sito dell'associazione Adusbef a questo indirizzo <http://www.adusbef.it/Cattivi.htm> [Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- ROTAZIONE SOCIALE. CHE SARA' MAI? Da un po' di tempo l'Italia ha incominciato a girare, in girotondo e non solo. Questa voglia di roteare, di circolare, ha preso un'altra inaspettata forma, quella del Laboratorio Eudemonia per una Armonica Rotazione Sociale. Che cos'è? Leggete e lo capirete presto. Vi proponiamo la loro riflessione: si può essere d'accordo o meno, tutto qua. "Nelle attuali società umane, come quindi anche in quella Italiana, in cui i ruoli più importanti, più strategici da un punto di vista organizzativo, amministrativo, fiscale, decisionale, educativo, culturale, mass-mediatico, sanitario, d'ordine pubblico, ecc. sono assegnati a vita a determinate persone, viene a crearsi di fatto uno Stato ben disgiunto dai comuni Cittadini, un nocciolo duro assolutamente impenetrabile ed immodificabile da tutti coloro che ne sono stati esclusi. Queste due entità, Stato e Cittadini, che per patto sociale avrebbero dovuto coincidere, avrebbero dovuto esser tutt'uno, di fatto rimangono assolutamente separate e spesso contrapposte. E' spesso scritto sulle carte costitutive dei Paesi del G8, come anche nella stessa Costituzione Italiana, che "la sovranità appartiene al popolo" (intendendo: a tutto il popolo!), ma la realtà è ben diversa: i Paesi del G8, Italia in testa, sono "Res di Parte", sono qualcosa che letteralmente appartiene alle persone assunte a vita nei posti chiave dello Stato (che siano esse dirigenti o semplici dipendenti). I Paesi del G8 sono attualmente in mano ad una autentica oligarchia, di basso livello ma diffusa ovunque, che tuttora spadroneggia ed assoggetta, anche se in maniera sottile, subdola, la restante parte della popolazione, ed impedisce alle Nazioni una naturale evoluzione verso ciò che i diversi ambiti situazionali effettivamente richiedono. Se l'operato del nostro Governo ed in generale di quelli dei Paesi del G8 non ci trova d'accordo, non perdiamo altro tempo: concentriamo le nostre energie per rimuovere quel particolare modello di organizzazione sociale che è alla base di ogni comportamento malefico dei Governi, e dà carta bianca alle multinazionali ed agli imperi economici mondiali. L'Impiego Pubblico assegnato a Vita è l'origine profonda, nascosta, meschina, della stragrande maggioranza dei problemi del mondo d'oggi, siano essi pertinenti l'ecologia, od il campo dei diritti umani, o della pace, o che altro. Esigiamo, dunque, ciò di cui è impossibile negare la assoluta legittimità: pretendiamo un Equo Impiego Pubblico a Rotazione, equamente condiviso e di reale appartenenza comune. Il giorno che questo nuovo ordinamento sociale venisse alla luce non vi sarebbero più, ad esempio, forze dell'ordine (persone oggi assunte anch'esse a vita per essere fedeli guardiani di Stati oligarchici) che si accaniscono contro i manifestanti, ma si getterebbe invece il seme per realizzare una nuova società umana pienamente basata sulla condivisione e la partecipazione, non più sull'accaparramento e l'esclusione. Quel giorno, obiettivi, persino così ambiziosi come quello di veder ogni donna, ogni uomo sulla Terra disporre di un lavoro, e quindi di un reddito, minimo garantito, diverrebbero molto più facilmente raggiungibili. L'Impiego Pubblico a Vita è l'anello debole di una catena, altrimenti indistruttibile, che tiene avvinto un intero mondo e ne impedisce il progresso sociale. L'impiego pubblico a vita è l'anello che, in maniera legalmente e moralmente ineccepibile, dobbiamo spezzare". (Per saperne di più: <http://ars.hyperlinker.com>). [Redazione Cunegonda] ---===ooo0ooo===--- CAMPAGNE CUNEGONDA ITALIA NON PAGHIAMO IL CANONE AL MONOPOLIO DELL'INFORMAZIONE TELEVISIVA Ognuno di noi, acquistando prodotti pubblicizzati sulle reti Mediaset, versa a fine anno una quota che è di molto superiore alla cifra del canone Rai. E' in base a questa constatazione che Cunegonda Italia invita a leggere con attenzione la seguente lista di prodotti, che comprende i maggiori inserzionisti che comprano spazi pubblicitari sulle reti Mediaset. Il Movimento Cunegonda non invita a non acquistare, ma a pensare che ogni nostro acquisto di prodotti reclamizzati sulle reti Mediaset si traduce in un contributo economico a sostegno del monopolio dell'informazione televisiva. La scelta sull'acquisto o meno dei prodotti viene dopo, e dipende solo dalla volontà individuale. Acquistando questi prodotti paghiamo il canone a Mediaset. Elenco valido fino al 30 giugno 2003 ALIMENTARI Duplo, Fiesta, Mon Cheri, Nutella, Pocket Coffee, Rocher, Tic Tac, Yogo Brioss, Kinder merendine, Kinder Bueno, Kinder Cereali, Kinder Cioccolato, Pasta Buitoni, Valle degli Orti, Pasta e sughi Barilla, Mulino Bianco, Pavesi Fruttolo, Motta, Mio, Nescafé, Perugina, acque Levissima e Panna, cereali Cheerios, Fitness, cioccolato Novi, Daygum, Golia, Vigorsol, Vivident, Actimel, Danette, Ferrarelle, Fonzies, Saiwa, Vitasnella acqua e yogurt, Findus, Mentadent, Magnum Algida PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE Friskies, KitKat ARTICOLI PER LA CASA Bolt, Dash, Mastro Lindo, Swiffer, Tempo, Viakal, Vicks, Cif, Coccolino, Lisoform, Svelto ARTICOLI PER L'IGIENE PERSONALE Infasil, AZ, Pantene, Dove PER LEI E PER LUI Calvin Klein, Oil of Olaz, Garnier, Vichy, Giorgio Armani Parfums, Maybelline, Cil Architect, Elvive, Feria, Revitalift, Studio Lyne, Visible Results, Bilba Vitaoil, Seta di Bilba AUTO Renault, Ford PRODOTTI EDITORIALI Amica, Anna, Oggi, Contro Campo, Flair, Panorama, Starbene, Tu, TV Sorrisi e Canzoni TELEFONIA Alice ADSL, Hellò, TIM Rilevamento dati: osservatorio Cunegonda Italia ---===ooo0ooo===--- SONO PER LA PACE. IO NON COMPRO CARBURANTI! LA GUERRA LA PAGHIAMO FACENDO IL PIENO Chi aderisce al Movimento di Cunegonda non intende finanziare l'invasione statunitense dell'Irak, per questo lancia la campagna di critica del consumo denominata "SONO PER LA PACE. IO NON COMPRO CARBURANTI!". L'impegno che ognuno di noi può sostenere è quello molto semplice di limitare l'acquisto di carburanti, e di conseguenza di limitare l'uso dell'auto privata per i propri spostamenti. Ognuno di noi, comprando i carburanti finanzia la guerra e, soprattutto, rende le guerre una affare per chi le sostiene. L'impennarsi del prezzo del greggio in coincidenza dei conflitti armati risponde alla logica perversa di far pagare a noi cittadini i costi militari delle guerre. Pertanto, ogni conflitto si traduce in un gettito di denaro fresco per l'economia statunitense che controlla il mercato del greggio. Nella sezione DOCUMENTI del sito potete scaricare la spiegazione in forma di presentazione power point di questo processo economico che ha trasformato la guerra in una ordinaria operazione economica di rivitalizzazione della decadente economia statunitense. ---===ooo0ooo===--- Gentile iscritto, contiamo sul fatto che Lei voglia aiutarci a diffondere quanto più possibile queste iniziative di massa critica, non solo contattandoci per partecipare direttamente alle attività del movimento, ma anche attraverso il semplice passaparola. Ringraziamo Umberto Eco, tutti coloro che ci sostengono e incoraggiano, e tutti quelli che ci aiuteranno a rendere la nostra cara Italia un po' più democratica e libera. Un saluto cordiale da Movimento di Cunegonda L'occhio critico sui consumi <http://www.cunegonda.info>
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