Imola, manifestazione non autorizzata e denuncia....



Nota per chi legge: Per ragioni di lavoro sono fuori Imola dove tornerò sabato, anche per partecipare alle manifestazioni contro la guerra. Mi dicono che sono stato denunciato sia da solo che in compagnia. Quanto alla denuncia collettiva deciderò il da farsi con gli altri e le altre come è giusto; per quel che mi riguarda ecco qua sotto una mia "lettera" che ho inviato ad alune persone care, al settimanale "Carta" e ad alcuni giornalisti imolesi.
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Ricordo i fatti e poi commento. I fatti sono che sabato 22 durante il corteo (con Collettivo studentesco, Disobbedienti e Giovani comunisti) non autorizzato a Imola ho tentato di scrivere con il pennarello "No alla guerra" su un'auto della polizia municipale e poi ho insistito perché mi arrestassero. Ah, quasi dimenticavo: visto che non volevano arrestarmi ho anche mostrato il culo ai poliziotti. Per il resto mi sono comportato, più o meno, come tutte e tutti. Giovedì 27 apprendo che sono stato denunciato con altre/i per manifestazione non autorizzata, per danneggiamento (la loro auto, suppongo) e per "atti osceni in luogo pubblico" (il mio culo).

Ecco il commento. Era esattamente quello che volevo. Lo dirò ai giudici e spiegherò (ovunque potrò) che manifestare contro la guerra è un dovere e che chi guida auto pubbliche dovrebbe essere orgoglioso di portare la scritta "no alla guerra". Quanto al mio culo sì, è veramente brutto ma oscena è la guerra, osceni sono Bush e Saddam, ma oscene anche le bugie che tutti i giorni ci propinano i massmedia; perciò preoccupatevi delle vere oscenità. Per esempio preoccupatevi delle banche che, anche con i soldi depositati nelle filiali di Imola, finanziano il traffico d'armi: ed era proprio questo il motivo del nostro corteo di sabato.

Uno dei 10 manifestanti arrestati a Seattle (Stati Uniti) il 13 marzo, Will Rose, spiegava che la sua azione illegale (violazione di una zona proibita) è stata intenzionale e che "il medium, cioè la pratica di disobbedienza, era importante quanto l'obiettivo, cioè fermare l'invasione dell'Iraq. L'obiettivo è fallito ma la pratica resta". Will ricorda agli statunitensi che la disobbedienza civile "è una lunga e onorata parte della nostra storia nazionale".

Se posso aggiungere ancora due parole, vorrei spiegare come io da molti anni creda che la ricerca del dialogo e della mediazione sia virtù e non segno di debolezza. Ci sono però eccezioni: la più indiscutibile è la guerra. Quale mediazione ci può essere tra chi fa o consapevolmente appoggia una guerra e chi la rifiuta? Sì, in generale è bene rispettare le leggi; non però se vanno contro la coscienza. E di fronte alle guerre penso che il mio dovere sia scioperare, disertare, disobbedire e sabotare. Cerco di essere nonviolento: ma al contrario di quello che gli ignoranti e/o i bugiardi dicono, la nonviolenza di Gandhi fu una rivoluzione e resta una teoria e una pratica di sovversione per rovesciare (senza violenza) una società ingiusta.

Io credo che, se non riusciamo in fretta a costruire forme più incisive di lotta (prima fra tutte, un forte sciopero generale) contro la guerra, può essere giusto anche farsi arrestare e/o denunciare, possibilmente in massa. Come negli Usa hanno fatto il premio Nobel della letteratura Toni Morrison e tante/tanti altri.

Un grande abbraccio nel nome di Carlo, di Rachel e di Dax.



Daniele Barbieri, giovedì mattina

(da lunedì sono di nuovo a Roma)
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