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[latinoamerica] LATINOAMERICA
- Subject: [latinoamerica] LATINOAMERICA
- From: <m.giulianetti at giannimina.it>
- Date: Tue, 25 Mar 2003 10:41:36 +0100
Cari Amici, vogliamo farvi leggere uno scritto di Umberto Guidotti, missionario a Manaus - Brasile, apparso sul Notiziario n. 59 della Rete Radie' Resch (un ringraziamento ad Antonio Vermigli per la gentile concessione) perché è uno dei rari esempi di lucidità sulla interpretazione della nostra realtà. La testimonianza di Guidotti è uno strumento in più per comprendere meglio la massa di informazioni (vere e false) che, in questo periodo di guerra, si sta riversando sulle nostre teste. Buona lettura. NO ALLA GUERRA "SENZA SE E SENZA MA" In comunione con tutti i morti delle guerre, delle torri e della fame, del terrorismo e dell'inquinamento, in comunione con i nostri punti di riferimento: Gandhi e M.L. King, La Pira e Balducci, in particolare in questa notte, Antonino Caponnetto, colui che diceva ai giovani e che ripete a tutti noi pistoiesi: "Se ci siete, battete un colpo", in comunione con tutti i disoccupati e cassaintegrati, che passeranno un Natale con sapore di Quaresima. "Che ne è dell'uomo, se perde il lavoro?", si chiedeva il cardinale Tettamanzi. Rispondo io: senza lavoro il suo destino è diventare mendico, bandito, emigrante. In questa società dove il lavoro non ha futuro, e dove il futuro non prevede lavoro, aumentano la mendicità, la microcriminalità e l'emarginazione. Vorrei soprattutto scaldare il vostro cuore e darvi speranza. Come prete, la speranza che viene dalla fede con due icone bibliche. La prima: è nato un bambino, è nato a Betlemme, è nato sotto l'Impero, E' Dio ma è vero uomo, soprattutto è uomo vero, è il vero uomo, è l'uomo per eccellenza: e l'uomo vero è non violento, e l'umano per eccellenza è uomo di pace. La seconda dal cap. 2, 34 del Libro del profeta Daniele: "una piccola pietra si staccò dalla montagna e colpì i piedi della statua e l'Impero si frantumò" Noi, la pietra, noi la microresistenza contro il macropredominio. Noi siamo la pietra, noi siamo la speranza, noi, il nostro movimento, il movimento dei movimenti. Porto Alegre, Firenze, ci hanno rivelato che il nostro movimento è ormai mondializzato. Siamo mondializzati - nella nostra resistenza e nella nostra organizzazione, come il nostro avversario. Ricordate? Voi G8, noi 6 miliardi. E abbiamo solo 3 anni. Seattle, la prima mobilitazione convergente contro il summit dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio, fu nel dicembre del 1999. Poi c'è stata la prima Porto Alegre nel gennaio 2001: 20.000 delegati di 700 organizzazioni. Poi la seconda Porto Alegre nel 2002: più di 60.000 delegati di 1.000 organizzazioni di 130 Paesi. Un mese fa Firenze: il primo giorno 35.000 registrati; il secondo giorno 60.000; il terzo giorno 64.000. 18 conferenze generali al mattino, 160 seminari, 180 gruppi di lavoro, 23 riunioni per il lancio di "campagne"; la sera 75 eventi culturali... Il sabato 9 novembre 1 milione di persone alla marcia della pace: la più grande manifestazione per la pace mai vista in Europa. Firenze ha dato un colpo serio alla globalizzazione neoliberista: la domenica 10 novembre 2002 l'Italia scopre che i no-global (new global) non sono una minoranza arrabbiata, ma l'espressione più autentica di una nuova generazione. Firenze ha posto in modo chiaro e definitivo questo problema: in Italia non si potrà più fare politica senza tenere presente questo movimento. Firenze ha mostrato la convergenza di tante resistenze; ha mostrato che per tutti l'asse centrale della lotta consiste nel rovesciare le regole del sistema per sostituire la priorità del bisogno a quella del profitto; ha mostrato a tutti che il mercato globale non è un mercato più grande, ma un mercato incontrollabile, dominato da una competitività assoluta, indifferente allo spreco di risorse, ai guasti che produce alla natura, ai costi umani... Fratelli, amici questa speranza è continuata e continua nei Forum continentali: africano di Bamako, latino-americano di Quito, amazzonico di Manaus, mediterraneo di Barcellona, il social forum nell'Uruguay a Montevideo, il Canada Social forum a Victoria, il Colombia Social forum a Bogotà, l'incontro in preparazione di Porto Alegre ad Albacete in Spagna il 17 dicembre e poi il grande appuntamento del 3° Forum Social Mundial di Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003. Il nostro virus si sta diffondendo!!! Questa nostra manifestazione avviene nel giorno del 54° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E' importante non perdere la memoria di ciò che tale Dichiarazione ha sancito; ricordare che 54 anni fa, all'indomani di una guerra assurda e atroce, l'umanità sognò la pace e il rispetto per le diversità culturali, religiose, politiche e sociali... Ricordare che i 30 articoli della Dichiarazione sono entrati a far parte delle Costituzioni degli Stati, del nostro Stato, che ha inserito il principio della pace all'articolo 11. Noi non vogliamo nessuna revisione di questo articolo. Vogliamo sì che si rispetti e si metta in pratica. Ed è in forza di questo articolo che diciamo e gridiamo: Certo, rileggendo la Dichiarazione dei Diritti Umani si resta un po' sconcertati al constatare come oggi tali diritti siano infranti da alcuni dei suoi firmatari più "illustri". In primo luogo gli Stati Uniti, che con molta arroganza, cinismo, arbitrarietà e ipocrisia chiedono solidarietà per gli attentati subiti, ma non danno solidarietà agli altri Stati, rifiutandosi di firmare trattati importanti nell'ambito dei diritti di 1ª, 2ª, 3ª e 4ª generazione, che interessano tutta l'umanità. Soprattutto il governo Bush, arrogante e bellicoso, sta trasformando gli USA in uno Stato delinquente e fuorilegge, tanti sono i NO detti a Patti, Trattati e Convenzioni Internazionali. E' importante ricordarne alcuni. Leggete questa triste litania: 1- Nel marzo del 2001 Bush ha dichiarato "morto" il protocollo di Kyoto: gli USA non accettano le regole di protezione all'ambiente. 2- Luglio 2001: gli USA non riconoscono la Convenzione sulle armi biologiche e chimiche ratificata da 144 Paesi nel 1972. (Gli USA si rifiutano di aprire le loro installazioni, mentre parlano di un asse del male). 3- Gli USA si oppongono all'accordo dell'ONU per bandire il traffico illegale di armi leggere. 4- Gli USA si oppongono al Trattato contro le mine terrestri . Clinton si rifiutò di firmarlo. Poi disse che gli USA potevano firmarlo nel 2006. Bush ha detto no definitivamente nell'agosto del 2001. 5- Gli USA non hanno accettato la risoluzione della Commissione Diritti Umani dell'ONU che determina l'accesso a "costi ridotti" dei medicinali contro l'AIDS, per difendere le multinazionali farmaceutiche. 6- Nel maggio del 2001 si rifiutarono di discutere con l'Europa il sistema "Echelon": una rete di spionaggio planetaria satellitare che controlla tutti i telefoni, fax e e-mail dell'universo. E che già sta funzionando. 7- Nel settembre 2001 boicottano la Conferenza ONU sul razzismo a Durban in Sud Africa. 8- Nel luglio 2001 non accettarono la proposta per una "energia pulita" (idem quest'anno a Johannesburg) 9- Gli USA non hanno firmato il trattato che mette al bando tutti gli esperimenti nucleari. 10- Si sono rifiutati di compiere per la decima volta una risoluzione dell'ONU che imponeva di togliere l'embargo a Cuba. 11- Hanno firmato, ma non hanno ancora ratificato la Convenzione contro la discriminazione alle donne. 12- Non hanno ratificato la Convenzione sui diritti dei bambini. 13- Non hanno ratificato la Convenzione Internazionale contro la tortura. 14- Non hanno firmato il Trattato che crea il Tribunale Penale Internazionale. Anzi, stanno firmando Accordi bilaterali con singole nazioni perché queste si impegnino a non denunciare e a non consegnare soldati americani (accusati) ai Tribunali Internazionali. Anzi, esiste una proposta di legge del famigerato senatore Helms ("The Hague Invasion Act") che autorizza i servizi americani ad invadere la Corte Penale dell'Aia per liberare qualsiasi cittadino americano messo sotto accusa. 15- Hanno boicottato la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile di Johannesburg, alcuni mesi fa. 16- L'ultima è di oggi: hanno "rubato" il dossier dell'ONU sull'Iraq. Così osserva i Diritti Umani e sociali la democrazia modello !!! La commemorazione della Giornata dei Diritti Umani mi fa fare un'altra riflessione. Sappiamo tutti che quando si sono formati gli Stati - Nazione essi hanno avocato a sé il monopolio della violenza e il potere legittimato di fare la guerra. La Carta dell'ONU -recepita dalle Costituzioni italiana- cercò di avanzare ancora su questo aspetto del diritto internazionale: la Carta propone di interdire il diritto di guerra degli stati e di avocare all'ONU l 'uso regolato della forza. La Carta anzi dice che non solo è vietato fare la guerra, ma che è obbligatorio perseguire la pace con mezzi pacifici. Oggi la Carta dell'ONU è carta straccia, calpestata soprattutto dagli USA, con la complicità dell'Europa e della NATO. A circa un anno di distanza da quando la bandiera della Guerra contro il Terrore sventola sulle rovine dell'Afghanistan ("desertum fecerunt et pacem appellaverunt"), in tutti i Paesi le libertà vengono limitate in nome della libertà; ogni tipo di dissenso è definito "terrorismo" e ogni tipo di leggi è stato approvato per reprimerlo. In nome della "giustizia infinita" gli oppositori sono schiacciati sotto le bombe, o rinchiusi come cani a Guantanamo. E l'Impero spiega anche i motivi di questo suo comportamento: 1- Donald Rumsfeld ha detto che la sua missione nella Guerra contro il Terrore era di convincere il mondo che agli americani doveva essere permesso di mantenere il loro stile di vita. 2- Sul "New York Times", il giornalista Thomas Friedman ha scritto: ". gli USA devono spiegare all'Iraq e agli alleati degli Stati Uniti che [.] l' America ricorrerà all'uso della forza senza negoziati, senza esitazioni, senza l'approvazione dell'ONU". E altrove ha scritto che: ". la mano invisibile del mercato ha bisogno per funzionare di un pugno visibile. La Mc Donald non può prosperare senza la Mc Douglas (F15) . e il pugno invisibile che consente alle tecnologie di Silicon Valley di svilupparsi in modo sicuro si chiama Esercito, Aeronautica militare, Marina di guerra, corpo dei marines". Più chiaro di così si muore !!! E' per tutto questo che si devono contestare gli USA e il loro governo perché sono la locomotiva di questo mondo che non vogliamo e di questo sistema neoliberale. Questo sistema che ha già fatto impazzire le mucche e che ora sta facendo impazzire gli esseri umani. In Israele stanno aumentando i giovani con traumi di guerra e aumentano i suicidi di bambini tra gli 8 e i 12 anni. La guerra, il terrorismo, la violenza non conta le sue vittime solo nei morti e feriti: fa anche passare la voglia di vivere ai superstiti. Che si può fare per curare questi mali? La cura è la pace. Bisogna continuare a cercarla, a volerla. Perché i danni della guerra non sono solo economici e politici, ma anche e soprattutto sociali, psicologici, familiari. Anche se questi le statistiche non riescono a raccontarli. Si perché la guerra oggi è cambiata: non ammazza più i soldati e distrugge trincee e carri armati, e affonda navi e abbatte aerei, come siamo stati abituati a vedere al cinema. No, la guerra oggi, la guerra tecnologica odierna prevede scientificamente un limitato numero di morti tra i soldati, ma un crescente numero di morti tra la popolazione civile. 1ª Guerra mondiale: 15% di morti civili - 2ª Guerra mondiale: 50% di morti civili Guerra Vietnam: 75% di morti civili - Ultime guerre: 85% di morti civili. Cinicamente la guerra odierna chiama queste morti tra la popolazione civile "effetti secondari", "conseguenze secondarie". Questo è successo in Afghastinan, e così succede tutti i giorni in Palestina. Se per uccidere un "terrorista", occorre gettare un missile e, insieme alla vittima designata, si debbono ammazzare anche 20 persone, queste ultime saranno annotate come "conseguenze secondarie". Con questa logica le dichiarazioni ufficiali che seguono il gesto, sono necessariamente ciniche e non mancano di sottolineare che s'è trattato, in tutti i casi, di un successo militare, perché l'obiettivo è stato raggiunto. E' nella natura della "guerra tecnologica dall'alto" (basata su un' aviazione invisibile e imprendibile) il possedere un duplice profilo: a) un primo, inteso come azione di guerra con un obiettivo bellico specifico; b) un secondo, che prevede morti tra la popolazione civile, indifesa e presa di sorpresa. Ma a questo punto dobbiamo dire, in nome dell'etica e dei valori umani che questo secondo profilo ha gli stessi identici connotati di morte di un'azione terroristica: compie stragi impunite, ammazza arbitrariamente, uccide e ferisce a caso persone che non sanno difendersi. Come un qualsiasi atto terroristico. Almeno se, per terrorismo intendiamo un'azione diretta contro una popolazione indifesa, dedita alle sue occupazioni usuali, e sorpresa da un attacco mirato a distruggere e uccidere. La cura è la pace. Sì alla pace, allora. Soprattutto il grido delle donne, delle mamme, dei poveri, dei bambini, dei giovani, della gente comune (perché sono loro che muoiono nelle guerre oggi!!). Basta con le guerre, basta con il sangue, basta con i lutti, basta con le vedove, basta con gli orfani: vogliamo vivere. "Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere" (il grido di Cassandra). Sono soprattutto le donne a chiedere pane e rose (contro la fame e la violenza) e oggi: "Fuori la guerra dalla storia". Era grido fioco pochi anni fa, a Firenze è diventato un tuono. Proprio questo ripudio della violenza, questa partecipazione di massa ad un metodo di protesta pacifico e creativo, ha costituito l'elemento di coesione più forte, il cemento che ha legato insieme vecchi e bambini, i 50enni e i 20enni, le femministe e i sindacati, i cattolici, i comunisti, i verdi, gli anarchici e i semplici democratici, i professori e i disoccupati, le donne di ogni generazione e estrazione sociale con una elevatissima partecipazione, ed ancora i pacifisti e le pacifiste storiche con i disobbedienti, i preti e i sindaci, i ragazzi e le ragazze, i saccopelisti e i colletti bianchi, le mamme e i papà in bicicletta o in carrozzina, i centri sociali insieme ai boy-scouts, le suore, i missionari, i focolarini. Una vera unità di popolo, quella che qualcuno (il filosofo Paolo Virno dell'Università di Calabria) chiama le moltitudini e che non è una astrazione sociologica e neanche una pura somma di centinaia di associazioni. E' un effetto moltiplicatore che genera un soggetto: l'unità del popolo, in Italia, in Europa, in Brasile, nel mondo. Attenzione: questa è oggi una forza epocale, la più grande che si sia mai avuta sulla scena della politica. E' un soggetto nuovo: non più solo la classe lavoratrice classica, ma un popolo: quello delle chiese, delle fabbriche, dei quartieri, delle scuole, dei bar, dei mercati, dei paesi. Qualcuno ha scritto (Nella Ginatempo, Università Calabria): "Porto Alegre, Firenze e tutto il dibattito che sta nascendo oggi sulla questione del terrorismo ci mostra come nel mondo del movimento dei movimenti si sta producendo un salto antropologico. Il salto antropologico è la coscienza diffusa della necessità di fondare non solo il tabù della guerra, ma il tabù della violenza. Finora non è esistita una civiltà che non abbia praticato e giustificato la violenza. La fuoruscita dalla civiltà dell'uccidere significa una rivoluzione antropologica nella storia dell'umanità. Già Karl Popper aveva lasciato scritto: "La civiltà è il superamento della violenza". E Norberto Bobbio: "Credo fermamente che l'unico e vero salto qualitativo della storia umana è il passaggio non dal regno della necessità al regno della libertà (... Marx), ma dal regno della violenza al regno della non violenza". Perché si può vivere poveri, ma non si può vivere scannandosi fra di noi. E altrove ha scritto: "Di una cosa sono certo: una società, qualunque essa sia, per essere migliore della nostra, dovrà essere meno violenta, fino al limite della totale sparizione della violenza". Che fare? 1- Ai lillipuziani 3 verbi: Resistere, Proporre, Costruire. 2- Per tutti: non solo marce e raduni, ma ognuno cominci a costruire un altro mondo cercando un proprio campo di impegno laddove vive e opera. Molta informazione alternativa. Molta lotta per salvare la libertà e il pluralismo dell'informazione. Dobbiamo essere persone con gli occhi aperti sulla storia per capire in che razza di società viviamo e che razza di cecità sperimentiamo ogni giorno. Ma essere informati non è sufficiente. Bisogna sporcarsi le mani dentro questa storia che è veramente sporca. Si tratta cioè di lavorare, perché se non si lavora non accade nulla. Passare all'azione, partecipare, frequentare, militare, sostenere sindacati, banche etiche, bilanci di giustizia, obiezione fiscale e tutto quanto di nuovo la società civile italiana ha prodotto. Sempre col metodo della non violenza attiva, se no non cambia nulla. Ricordiamo che la democrazia è una realtà che ha bisogno, per la sua natura stessa, di essere difesa e ricreata, ogni giorno. Per costruirla e viverla è indispensabile la partecipazione attiva di tutti. Per ucciderla, invece, bastano pochi. Mantenere alta la vigilanza sui temi della democrazia, della legalità, della giustizia, della solidarietà, che non interessano molto a questo governo, vassallo dell'imperatore Bush. A questo governo e al suo primo ministro si applicherebbero correttamente le parole scritte da Kirkegaard: "La nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani". I grandi valori, i progetti di largo respiro non interessano. Governo, mass-media e la maggioranza della nostra società insistono a chiedersi "che cosa mangeremo", anziché: "dove stiamo andando". 3- Per i cattolici: Lavorare per un'altra Chiesa. Si, non dobbiamo aver paura a dire "non solo un altro mondo è possibile", ma anche "un'altra Chiesa è possibile". Questa Chiesa "altra" nascerà da un nuovo Concilio. Vogliamo un nuovo Concilio, perché il Concilio è l'istanza partecipativa e democratica della Chiesa. L'obiettivo primario di questa proposta non è convocare subito tutti i vescovi in S. Pietro, ma aprire un "processo conciliare". Il Concilio convocato da Giovanni XXIII ascoltò la voce dell'uomo moderno, dell'uomo occidentale, e la Chiesa ne uscì cambiata. Bisogna mettere in atto in tutto il mondo cattolico, un nuovo processo conciliare, in cui la Chiesa si metta in ascolto della voce dei poveri, della voce della maggioranza dell'umanità, della voce dell'uomo planetario. Accanto e insieme al new global, c'è bisogno del new ecclesial. 4- Ancora per tutti: Bisogna lavorare alla costruzione dell'uomo nuovo, della donna nuova: lavorare al cambiamento del cuore. Se la violenza e la guerra nascono nella mente e nel cuore, è nella mente e nel cuore che si deve cominciare a combatterla. Ricordiamoci: perché un'arma possa sparare, dev'essere caricata di pallottole e di odio. Ma è l'odio che fa premere il grilletto. Di qui tutto un processo di educazione alla pace e alla non violenza in famiglia e nella scuola, nella società. Quante scuole ha visitato Caponnetto parlando ai giovani di legalità e giustizia !! 5- Infine e soprattutto per tutti noi: non scoraggiarsi mai. Ricordo a me e a tutti voi Brecht: Ci sono uomini che lottano un giorno, e sono buoni Ci sono uomini che lottano un mese, e sono migliori Ci sono uomini che lottano un anno, e sono ottimi Ci sono uomini che lottano tutta la vita, questi sono imprescindibili. A tutti voi, imprescindibili, che vinca la pace. _______________________________________________ Se vuoi CANCELLARTI dalla lista di LATINOAMERICA e non ricevere più messaggi, clicca sull' indirizzo... latinoamerica-unsubscribe at giannimina.it ...e invia il messaggio, oppure copia l'indirizzo su un nuovo messaggio e invialo; entro pochi secondi ti arriverà un e-mail che ti chiederà di confermare la richiesta di cancellazione. ________________________________________________ Per comunicarci le vostre richieste, impressioni, commenti: (tranne la cancellazione dalla lista) si prega di NON FARE IL REPLY AUTOMATICO (non rispondere automaticamente al presente messaggio) ma di utilizzare i seguenti indirizzi: Direttore Editoriale - Gianni Minà - g.mina at giannimina.it Direttore Responsabile - Alessandra Riccio - a.riccio at giannimina.it Segretaria di Redazione - Marilena Giulianetti - m.giulianetti at giannimina.it Amministrazione - Loredana Macchietti - l.macchietti at giannimina.it _______________________________________________ Il sito internet di LATINOAMERICA e tutti i sud del mondo: http://www.giannimina-latinoamerica.it _______________________________________________
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