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de bello italico
- Subject: de bello italico
- From: "Eugenio Galli" <eugenio.galli at rcm.inet.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 19 Mar 2003 19:13:23 +0100
In questi tempi di crescente angoscia per un futuro che appare quantomai sospeso e gravido di oscuri presagi appare sempre più netta la sensazione che l'ipocrisia della politica italiana abbia raggiunto livelli disgustosi. Ciò nasce dall'osservazione che su tutti i grandi temi sui quali la Chiesa-gerarchia esprime il suo pensiero, enunciando dogmi diretti ai governanti assai più che ai fedeli (aborto, coppie di fatto, eutanasia, per citarne solo alcuni) e pretendendo di dettare la propria legge universale, i nostri politici, tranne episodiche e rare eccezioni, hanno di fatto sempre supinamente assecondato i desiderata d'oltretevere, rendendo così legittimo il dubbio dell'esistenza stessa di uno Stato che possa ragionevolmente dirsi laico. Viceversa, sull'unico tema che oggi unisce trasversalmente nel ripudio anime e culture profondamente diverse, religiose e laiche, sotto gli accorati appelli del papa - il terribile tema della guerra e dei suoi "effetti collaterali" - la politica italiana, e in particolare quella sedicente cattolica che governa oggi il Paese, ha dimostrato ambiguità inconcepibili. Giovanardi, Martino, Berlusconi e gli altri ministri sin qui intervenuti, si sono affannati a dire che loro non sono uomini "né-né" (come sarebbero invece quei "pusillanimi" che dicono no alla guerra, senza se e senza ma). E hanno ragione: loro sono uomini "e-e". E con Bush e col papa: per non dispiacere a nessuno, in attesa di capire chi vincerà. La guerra da sempre travaglia le coscienze degli uomini che abbiano rispetto della propria e altrui umanità e dignità. E si discute da secoli di guerra giusta e ingiusta, legittima e illegittima. Ma questa guerra, verso il dittatore che fu l'alleato di un tempo, è da sempre apparsa come una copertura pretestuosa di opzioni politiche tutt'altro che trasparenti. E in questa ambiguità, che probabilmente non sarebbe sanata neppure da un favorevole voto unanime di istituzioni internazionali (che comunque è pure mancato), c'è tutto il senso di un irresponsabile analfabetismo della democrazia o di uno sconfinato cinismo. Sarebbe ora di mandare a casa gente così inadeguata a rappresentare le esigenze di un mondo complesso come quello attuale. Parafrasando il motto latino: Si vis pacem, para pacem! Eugenio Galli (Milano)
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