[Internet per tutti] 2003.03.11-01. Antibufala: come ti risolvo il caro-benzina? Boicottando Shell e Esso



__2003.03.11-01. Antibufala: come ti risolvo il caro-benzina? Boicottando
Shell e Esso__

Sembra esserci un boom di catene di sant'Antonio riguardanti i prezzi di
benzina e petrolio; sarà l'effetto Iraq. La bufala di oggi riguarda in
particolare un appello che dichiara di provenire dalla Francia. “Siamo
venuti a sapere di un'azione comune per esercitare il nostro potere nei
confronti delle compagnie petrolifere: semplice e geniale! “ inizia l'appello.

“I petrolieri e l'OPEC ci hanno condizionati a credere che un prezzo che
varia tra 0,95 e 1 euro al litro sia un buon prezzo, ma noi possiamo far
loro scoprire che il prezzo conveniente è la metà.... La proposta è che, da
qui alla fine dell'anno, non si compri più benzina delle due più grosse
compagnie, SHELL e ESSO, che peraltro ormai formano una compagnia soltanto.
Se non venderanno più benzina, saranno obbligate a calare i prezzi. Se
queste due compagnie calano i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi.”

L'appello si conclude con due perle di prima grandezza: “Inviate dunque
questo messaggio a dieci persone, chiedendo loro di fare altrettanto.
Abbiamo calcolato che, se tutti sono abbastanza veloci nell'agire, potremmo
sensibilizzare circa 300 milioni di persone in otto giorni.”. Più che
“sensibilizzare”, direi “spammare”, dato che l'idea di diffondere trecento
milioni di messaggi inutili è proprio tipica dello spamming più abietto.
“E' certo che, ad agire così, non abbiamo niente da perdere, non vi pare
?!” Certo, niente da perdere se non la faccia.

Il progetto proposto dall'appello, infatti, non sta in piedi. L'appello
dichiara di ambire a dimezzare il prezzo della benzina (“noi possiamo far
loro scoprire che il prezzo conveniente è la metà”), ma si scontra con un
piccolo particolare: perlomeno in Italia e in gran parte dei paesi europei,
il prezzo della benzina alla pompa è costituito per oltre la metà da tasse.
Di queste tasse non va nulla in tasca a “petrolieri e OPEC”. Va tutto al
fisco.

Per la precisione, in Italia il prezzo della benzina è composto da prezzo
industriale (quello che va ai produttori), accisa e IVA al 20% (che vanno
al fisco). Secondo dati di febbraio 2003, citati da Il Nuovo del 5 febbraio
2003 (http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,169190,00.html) e
confermati da altri siti come
http://www.tecnici.it/indici/default.asp?nam=benzina, che dichiara “dati
forniti dal Ministero dell'Industria”, quasi tre quarti di quello che si
paga al distributore va al Fisco.

Per dirla con Il Nuovo, i prezzi finali dei carburanti “sono infatti la
risultante del prezzo industriale a cui va aggiunta l'accisa e l'Iva al 20%
applicata sul totale delle prime due voci. Dunque, degli 1,095 euro che
arriva a costare agli automobilisti un litro di verde, solo 0,371 euro
circa sono legati all'effettivo costo del carburante. La parte rimanente,
pari a 0,724 euro, è invece costituita da tasse (0,542 euro il peso
dell'accisa e 0,1825 quello del'Iva)”.

In altre parole, i produttori possono decidere di ridurre quei 37 eurocent
al litro; sulle altre voci non hanno modo di intervenire. Supponiamo,
giusto per ridere, che in un impeto di mirabile generosità, magari scossi
da questo appello, i produttori decidano di lavorare gratis (e come loro i
loro dipendenti e i benzinai) e rinuncino completamente alla loro quota,
regalando benzina. La benzina scenderebbe da 109,5 eurocent a 72,4 eurocent
(ossia da 2120 a 1400 vecchie lire), ma di certo non si dimezzerebbe come
promette l'appello.

E' comprensibilmente difficile che i produttori di petrolio decidano di
rinunciare a tutti i loro ricavi: diventerebbe un tantinello difficile
pagare gli stipendi ai loro dipendenti. Ma chissà, magari un appello del
genere potrebbe perlomeno indurli a ridurre la loro quota di ricavi.

Può darsi. Ma l'effetto della riduzione dei ricavi sul prezzo della benzina
sarebbe modesto. Per esempio, supponiamo che le società petrolifere, messe
sotto pressione dalla campagna promossa dall'appello, riducano del 20% i
propri ricavi. Sarebbe un risultato industrialmente ragguardevole, dato che
come qualsiasi azienda, le società petrolifere hanno alcuni costi di
produzione non comprimibili: stipendi e tasse, ammortamento degli impianti,
materie prime e materiali di consumo, eccetera.

Ho fatto due conti, e persino in un caso così improbabile, la riduzione
alla pompa ammonterebbe in totale a 9,5 eurocent. In altre parole,
quand'anche le società riducessero miracolosamente del 20% i propri ricavi
(sottolineo ricavi, non guadagni) senza schiattare, la benzina calerebbe
soltanto di 180 lire al litro. Meno del dieci per cento.

Insomma, questi appelli al boicottaggio selettivo dei distributori di
benzina sono rivolti al bersaglio sbagliato. E' il fisco, non l'OPEC, che
si mangia i tre quarti di quello che paghiamo alla pompa. Ma col fisco non
si può discutere e non si possono fare boicottaggi, per cui questi appelli
si sfogano prendendosela con chi invece c'entra poco: la classica sindrome
del “se la moglie ti rimprovera, dai un calcio al cane”. Non andare a far
benzina presso una catena di distributori e farla invece in un'altra,
naturalmente, per il fisco non fa nessunissima differenza.

In realtà il modo per ridurre subito la spesa affrontata al distributore
c'è, e non richiede catene di sant'Antonio o improbabili boicottaggi. Basta
guidare un po' più piano e meno nervosamente, magari rispettando i limiti
di velocità cittadini, visto che il ciclo urbano di continue brusche
accelerazioni e brusche frenate è quello che fa schizzare verso l'alto i
consumi. Rispettare i limiti di velocità, inoltre, avrebbe anche il non
trascurabile effetto collaterale di ridurre il numero impressionante di
morti per incidenti stradali.

Novemila l'anno, in Italia. Pensateci.

L'indagine antibufala completa è a vostra disposizione presso

http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina_idea_francese.htm


__Nuovo Office, documenti in formato Palladium__

La prossima versione di Office consentirà di cifrare con una semplice
cliccata e-mail, spreadsheet e documenti, consentendone stampa e lettura
soltanto agli utenti autorizzati. Rivoluzione nella tutela della
riservatezza o tattica per creare ulteriore dipendenza negli utenti? Ho
scritto un'analisi in proposito, la trovate qui:

http://www.apogeonline.com/webzine/2003/03/11/01/200303110101


__Webcam!__

Visto che alcuni lettori particolarmente amanti dell'orrido si sono
lamentati che la mia webcam è spenta da mesi, l'ho riaccesa alla fine di
una soffertissima installazione di un nuovo PC sul quale coabitano Windows
XP e Linux. Un giorno vi racconterò cosa mi è capitato, ma devo aspettare
che mi passino i travasi di bile causati, stranamente, più da XP (che pure
era preinstallato e avrebbe dovuto funzionare subito) che da Linux.

Se volete inquietarvi, la webcam è disponibile (in orari di lavoro e ogni
tanto anche di notte) qui:

http://members.xoom.virgilio.it/attivissimo/webcam.htm


__Recensione su Repubblica__

Grazie a tutti coloro che mi hanno inviato la scansione della recensione
del Servizio Antibufala sul Venerdì di Repubblica!


__Antibufala del Politecnico: aggiornamento__

Il 10/3/2003 ho ricevuto dal professor Rodolfo Soncini Sessa, del
Politecnico di Milano, una sua nota di chiarimento. Il professore mi ha
chiesto di pubblicarla, e così ho fatto. La trovate qui:

http://www.attivissimo.net/antibufala/perche_si_fa_guerra2.htm

L'indagine completa è invece qui:

http://www.attivissimo.net/antibufala/perche_si_fa_guerra.htm

Ciao da Paolo.
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Paolo Attivissimo         Traduttore tecnico, divulgatore informatico
topone at pobox.com          http://www.attivissimo.net
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