Cadono bombe sempre piu' "intelligenti"



Fonte: il manifesto - 09 Marzo 2003

Cadono bombe sempre piu' "intelligenti"

La nuova guerra americana vedra' all'opera ordigni piu' efficaci dell'ordine di 1 a 6 rispetto ai conflitti precedenti in Iraq, Kossovo e Afghanistan. Laddove si sganciavano sei bombe, potrebbe bastarne una, grazie a un costoso kit tecnologico che la guidera' "con intelligenza" verso il bersaglio "giusto"

FRANCO CARLINI

"Intelligenti" e "chirurgici" sono gli aggettivi che gia' si vanno applicando, anche in maniera enfatica, ai prossimi bombardamenti americani. Due ampi articoli appena pubblicati dalla rivista Le Scienze, versione italiana di Scientific American, spiegano meglio di che cosa si tratti e quali potrebbero essere le differenze rispetto alle precedenti operazioni belliche: Iraq 1991, Kossovo, Afganistan. Rispetto all'edizione americana, Le Scienze offre anche un secondo contributo, di Guido Romeo, che mette in luce piu' nettamente i molti aspetti critici di queste tecnologie e che offre diversi indirizzi Internet presso i quali e' possibile trovare altri materiali di approfondimento. La lettura di entrambi gli articoli e' altamente utile e raccomandabile. Detta in breve, a fare la differenza nei confronti delle operazioni di bombardamento piu' recenti non e' solo il volume di fuoco concentrato nelle prime 48 ore, ma soprattutto il fatto che ognuno degli ordigni sganciati sara' piu' efficace. La differenza e' di un fattore uno a sei: fino a poco tempo fa infatti si riteneva che per colpire un certo obbiettivo occorresse destinargli almeno sei bombe, ovvero l'intera dotazione di un aereo d'attacco; oggi invece, assicurano, potrebbe bastare un solo ordigno, se il bersaglio e' stato identificato con buona precisione e se la bomba e' intelligente, appunto.

Come sempre quando si parla di cose informatiche c'e' una certa esagerazione nell'attribuire intelligenza o furbizia agli apparati. In questo caso la differenza vera e' tra bombe che cadono guidate solo dalla gravita' e bombe dotate di dispositivi propri di guida, che possano pilotarle a destinazione.

Ma c'e' un'altra significativa differenza nella guerra che si prepara, rispetto al passato, e la spiega con chiarezza Michael Puttre', direttore del Journal of Electronic Defense: se nelle operazioni militari precedenti ci si basava soprattutto su missili a lunga gittata, a guida laser, di recente il Pentagono e i suoi fornitori hanno trovato un modo abbastanza economico di trasformare le bombe stupide, vecchia maniera, in apparati capaci di arrivare al bersaglio con precisione. Un missile Cruise costa un milione di dollari, ma un kit aggiuntivo e' oggi sufficiente a trasformare una bomba a caduta tradizionale in un oggetto capace di finire sul bersaglio giusto. La bomba di per se' costa mille - duemila dollari, ma il kit elettronico vale 20 mila dollari. L'ulteriore vantaggio per gli attaccanti e' che un singolo aereo puo' portare molte di queste bombe sotto le sue ali: si avvicinera' si' agli obbiettivi, ma sempre restando ad altezza di sicurezza rispetto alle batterie contraeree. Oltre a tutto i sistemi a guida laser sono sensibili alle turbolenze dell'atmosfera e non sempre hanno garantito la precisione voluta, qui invece si tratterebbe di usare bombe molto meno costose, guidate dalle trasmissioni radio provenienti dai satelliti.

Sulla carta dunque ci sarebbe piu' precisione, a un costo unitario minore e con un maggiore volume di fuoco. Con un ulteriore vantaggio per chi attacca perche', grazie ai nuovi sistemi, gli aerei che sganciano non devono restare sopra il bersaglio per "illuminarlo" e guidare la bomba; il pilotaggio garantito dai satelliti permette invece di sganciare e poi andarsene, disinteressandosi di tutto il resto: "fire and forget", ovvero "spara e dimentica".

Il trucco, concettualmente semplice, e' presto detto: si prende una bomba tradizionale e la si imbraga con un sistema dotato di alette direzionali che possano guidarne la caduta. Queste sono mosse da degli attuatori, a loro volta comandati da un piccolo computer. E il computer, a sua volta, riceve le informazioni necessarie da un'antenna radio. Una piccola batteria elettrica fornisce l'energia necessaria a muovere le alette e a far funzionare il microprocessore.

Ma di quali informazioni ha bisogno la bomba per arrivare al bersaglio? Fondamentalmente di due: dove sia il bersaglio stesso e dove e' lei, la bomba, in ogni istante. Sapendo queste due coordinate, e' possibile riaggiustare il movimento. Le informazioni sulla posizione istantanea della bomba vengono ricavate dai sistemi Gps di rilevamento satellitare; sono gli stessi che ormai usati correntemente dalle navi, dalle auto e persino dagli escursionisti e che sono ormai stati miniaturizzati in maniera spinta; esistono orologi da polso che contengono un Gps completo. La differenza rispetto al passato e' che oggi, grazie a vari artifici, i Gps consentono una precisione di una decina di metri.

E le informazioni precise sul bersaglio? Tradizionalmente venivano ricavate dalle mappe, dalle foto raccolte dai satelliti e dalle spie umane sul terreno. Le mappe imprecise o le notizie non accurate raccolte dagli osservatori sul terreno sono sempre state all'origine di bombardamenti micidiali su luoghi sbagliati: l'ambasciata cinese a Belgrado durante la guerra nella ex Jugoslavia, una festa di nozze in Afghanistan, un convoglio di auto innocenti sempre in Afghanistan e via sbagliando. Ma gia' nelle operazioni militari in Afghanistan appunto, sono stati sperimentati nuovi strumenti elettronici, con cui fornire informazioni dell'ultimo momento e precise ai bombardieri. Un sistema e' quello del puntamento laser: una pattuglia sul terreno punta il proprio raggio laser verso un bersaglio e trasmette le relative posizioni alla bomba. Un'altra tecnica si basa sulla raccolta delle trasmissioni (per esempio radio) che ogni unita' nemica inevitabilmente emette nel corso dei suoi spostamenti.

In questi casi e' piu' facile inseguire dei bersagli in movimento. Nei primi 25 secondi di caduta libera la bomba raccoglie i dati dal Gps, li confronta con le coordinate del bersaglio e regola le alette per andare sul bersaglio. Questi ordigni si chiamano Jdam (Joint Direct Attack Munition) ed esistono in diverse versioni piu' o meno costose e raffinate. Il principale contratto e' stato vinto dalla Boeing il cui stabilimento di St. Charles nel Missouri sta producendo a pieno ritmo: 1500 kit al mese, per soddisfare un ordinativo di 10 mila Jdam. Altri appalti sono comunque stati assegnati agli altri storici fornitori delle forze armate americana, la Lockheed Martin e la Raytheon, per dispositivi analoghi.

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Come sfuggire al missile nemico

F. CA.

E le contromisure? Come fanno gli aerei attaccanti a non farsi colpire? Intanto viaggiando il piu' in alto possibile, fuori dalla portata dalla contraerea. Iraq 1991, Kossovo e Afghanistan. Ma questa precauzione non e' sempre sufficiente. Un nuovo sistema e' stato allora adottato per evitare i missili nemici, quelli che inseguono la fonte di calore emessa dagli aerei. Il sistema si chiama Dircm (Directional Infrared Counter Measures). L'aereo e' dotato di sensori che percepiscono la presenza di un missile nemico in arrivo, grazie alla scia che esso lascia. Le informazioni raccolte vengono inviate a un computer di bordo specializzato che orientano e attivano dei raggi laser che vengono indirizzati nello spazio, davanti al missile nemico; l'effetto e' di creare una concentrazione di calore che il missile scambiera' per il proprio bersaglio, lasciando perdere l'aereo e venendo cosi' ingannato.

I sistemi Dircm sono fabbricati dalla Borthrop Grumman che li ha installati sugli aerei da trasporto militare tipo C-130, C-17 e K-135; costano 2 milioni di dollari a esemplare. Un'altra azienda americana, la Bae Systems, ha realizzato un analogo sistema per gli elicotteri.

Nel novembre scorso un aereo di linea israeliano, in decollo da Nairobi, venne preso di mira da un missile sparato da terra da terroristi rimasti non identificati, ma fortunatamente riusci' a rimanere indenne. Diversi osservatori suggerirono allora che il jet israeliano fosse dotato appunto di dispositivi di questo tipo, in grado di trarre in inganno il proiettile aggressore.

Anche dopo questo episodio, la senatrice Barbara Boxer, democratica della California, ha depositato un progetto di legge che dovrebbe rendere obbligatoria l'installazione di sistemi del genere anche su tutti gli aerei civili americani: se venisse fabbricato in serie si valuta che il sistema antimissile potrebbe costare solo la meta' (un milione di dollari) e percio' il costo necessario per installarlo in tutti i 6.800 aerei commerciali usa sarebbe "solo" di 7 miliardi di dollari, ma le compagnie aere hanno finora obbiettato perche', in tempi di crisi del trasporto aereo, lo considerano un onere insostenibile. Fanno anche notare che le misure introdotte dopo l'11 settembre per rinforzare le porte che separano la cabina di pilotaggio dal resto dell'aereo hanno un costo di 4 miliardi di dollari.

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Gps, e i satelliti stanno a guardare

Global Positioning System: questa tecnologia e' gia' da anni disponibile sia per usi militari che per usi civili e consiste di un certo numero di satelliti "fissi" in cielo; in ogni posizione sulla Terra ne sono visibili almeno quattro. Tutti i satelliti hanno un orologio e tutti gli orologi sono sincronizzati con precisione. Una persona (una nave, un'automobile) che voglia sapere con buona precisione dove si trovi in un determinato momento sulla superficie terrestre (latitudine, longitudine, altezza sul livello del mare) deve essere dotata di un ricevitore Gps.

Questo ha un orologio sincronizzato con quello dei satelliti e riceve da quelli visibili sull'orizzonte le loro trasmissioni; ognuno dei satelliti in ogni istante trasmette un messaggio del tipo: "sono il satellite numero N ed emetto questo segnale alle ore tal dei tali". Il ricevitore misura quanto tempo e' trascorso tra la spedizione del segnale dai satelliti e il loro arrivo e da questa differenza ricava la loro distanza da se' (spazio uguale velocita' del segnale per il tempo impiegato).

A questo punto il computer deve soltanto effettuare pochi semplici calcoli di trigonometria: sapendo dove sono nel cielo i satelliti e quanto distano, ricava la propria posizione sul terreno. Eventualmente potra' poi presentare questa stessa informazione su di un display luminoso dove compare anche la rotta o il percorso da seguire per arrivare in auto esattamente in via Tomacelli, sede del manifesto, anche senza conoscere nulla delle strade di Roma.

Il punto debole del Global Positioning System per usi militari sta nel fatto che si tratta di segnali emessi pubblicamente che anche il nemico, in linea di principio, potrebbe utilizzare per guidare i propri missili. Per questo motivo essi possono venire crittografati di modo che solo i ricevitori autorizzati possano leggere e interpretare correttamente i segnali provenienti dai satelliti.

Il violento litigio che l'anno scorso ha contrapposto l'Unione europea e gli Stati uniti a proposito del sistema Gps Galileo che l'Europa vorrebbe realizzare per usi civili, ha anche un retroscena militare, appunto: gli Stati uniti non vogliono perdere il monopolio di quello che finora e' stato l'unico sistema di posizionamento via satellite, che possono spegnere in caso di guerre, e gestire secondo le proprie priorita' strategiche.

L'Europa, per parte sua, vuole avere una propria autonomia.