[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 517
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 517
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 24 Feb 2003 04:35:33 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 517 del 24 febbraio 2003 Sommario di questo numero: 1. Fermare la guerra e' possibile 2. Joan Bondurant, il satyagraha in azione 3. Pasquale Pugliese, auto-riduzione contro la guerra 4. Blues del treno della morte 5. Severino Vardacampi, cinque cose da fare subito 6. Tara Gandhi, e' l'amore che tiene unito il mondo 7. Maria Zambrano, viscere e cuore 8. Andrej Sinjavskij, il volto degli altri 9. "Berretti Bianchi" e "Operazione Colomba", chiamata alla pace nei territori occupati 10. Andreas Speck, obiettori di coscienza deferiti alla corte marziale in Israele 11. Amelia Alberti, dai morsi della fame 12. Augusto Cavadi, due criteri del "principio responsabilita'" di Hans Jonas 13. Riletture: Lou Andreas Salome', Il mito di una donna. Autobiografia 14. Riletture: Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn 15. Riletture: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson 16. Riletture: Jeffrey Meyers, Katherine Mansfield 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. FERMARE LA GUERRA E' POSSIBILE Fermare la guerra e' possibile. Con l'azione diretta nonviolenta, inverando la Costituzione della Repubblica Italiana, possiamo e dobbiamo bloccare l'attivita' operativa e la funzionalita' tattica e strategica di tutte le basi militari americane site nel territorio italiano, possiamo e dobbiamo bloccare tutti i trasporti di armamenti nel territorio italiano. Se riusciamo a paralizzarli qui, sara' possibile farlo anche altrove, e sara' l'inizio della realizzazione di quella espulsione della guerra dalla storia che deve cessare di essere solo uno slogan e diventare una prassi. Ma dipende solo da noi, e' nelle nostre mani fermare la guerra, e' nelle nostre mani costruire la pace: con l'azione diretta nonviolenta. 2. MATERIALI. JOAN BONDURANT: IL SATYAGRAHA IN AZIONE [Ringraziamo Fulvio Cesare Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) per averci messo a disposizione questa sua traduzione di alcune pagine dell'opera fondamentale di Joan Bondurant, Conquest of Violence. The Gandhian Philosophy of Conflict, Princeton University Press, Princeton 1958, nuova edizione rivista 1988, pp. 38-41. Fulvio Cesare Manara e' un prestigioso studioso e amico della nonviolenza. Joan Bondurant, docente universitaria, e' forse la piu' importante studiosa di Gandhi. Vive a Tucson, Arizona; tra le sue opere fondamentale e' quella qui citata. In una breve premessa a questa traduzione Fulvio Cesare Manara scrive che si tratta del "paragrafo dedicato alle regole di comportamento, alla disciplina ed alle fasi di una campagna di satyagraha. Nel capitolo precedente (il secondo) la Bondurant aveva chiarito i 'fondamenti' del satyagraha stesso: verita', nonviolenza e auto-sacrificio (self-suffering). Questo saggio, unitamente ai lavori di Case, De Ligt, Gregg, Shridarani, Anders e Boserup, ecc. sarebbero letture da meditare e rimeditare, in tempi di resistenza alla guerra... Un patrimonio vivo, per gli amici della nonviolenza di cultura anglosassone, che noi non possiamo ignorare. Lo stesso si potrebbe dire degli ultimi lavori di J. M. Muller, ovviamente, e di parecchi altri"] * Punti essenziali del Satyagraha in azione Se si dovesse stendere un manuale per la gestione di una campagna satyagraha di massa basata sulle esperienze di satyagraha in India, i primi tre capitoli dovrebbero sicuramente riguardare 1) le regole fondamentali di governo della campagna; 2) il codice di disciplina; 3) i passaggi attraverso cui la campagna dovra' essere sviluppata. Fra i punti che dovrebbero entrare in una guida di questo genere ci sono quelli che indico qui di seguito. * Regole fondamentali 1) Autosufficienza in qualsiasi momento. L'aiuto esterno puo' essere accettato, in circostanze adeguate, ma non si dovrebbe contare mai su di esso. 2) Iniziativa nelle mani dei satyagrahi. Attraverso un continuo riassestamento della situazione del conflitto i satyagrahi, possibilmente con mezzi basati su uno sforzo costruttivo, o con una resistenza positiva quando richiesto, o mediante tecniche di persuasione e di aggiustamento, dovrebbero spingere il movimento sempre avanti. 3) Diffusione degli obiettivi, delle strategie e delle tattiche della campagna. La propaganda dovra' costituire una parte integrale del movimento. L'educazione dell'oppositore, del pubblico e dei partecipanti, deve proseguire insistentemente. 4) Riduzione delle richieste ad un minimo coerente con la verita'. Un continuo riassestamento della situazione e degli obiettivi con un occhio al possibile aggiustamento delle richieste e' essenziale. 5) Avanzamento progressivo del movimento. Attraverso gradini e stadi determinati per essere appropriati nella situazione data. La decisione relativa a quando procedere ad una fase successiva del satyagraha deve essere accuratamente soppesata alla luce delle circostanze in continua trasformazione, ma una condizione statica deve essere evitata. In ogni caso, l'azione diretta deve essere lanciata solo dopo che tutti gli altri sforzi per raggiungere una soluzione onorevole sono stati esauriti. 6) Esame delle debolezze all'interno del gruppo satyagraha. Il morale e la disciplina dei satyagrahi dev'essere mantenuto attraverso una consapevolezza attiva (sia dei partecipanti sia dei leader) di qualsiasi sviluppo di impazienza, scoraggiamento, o abbandono dell'atteggiamento nonviolento. 7) Ricerca continua di vie di cooperazione in termini onorevoli con l'avversario. Dev'essere fatto ogni sforzo per vincere sull'oppositore aiutandolo (quando questo sia coerente con i veri obiettivi dei satyagrahi) dimostrando cosi' sincerita' nel cercare un accordo con l'avversario stesso, piuttosto che volonta' di trionfare su di lui. 8) Rifiuto di abbandonare punti essenziali nei negoziati. Il satyagraha esclude qualsiasi compromesso che mini alla base i principi o parti essenziali di obiettivi validi. Si deve esercitare ogni attenzione per evitare la contrattazione o il baratto. 9) Insistere per un pieno accordo sui fondamenti prima di accettare una soluzione. * Codice di disciplina I punti seguenti vennero approntati da Gandhi come codice per i volontari nel movimento del 1930: 1) Non nutrire alcuna rabbia ma soffri per la rabbia dell'oppositore. Rifiuta di restituire i colpi dell'oppositore. 2) Non sottometterti ad alcun ordine dato nella rabbia, nemmeno se viene minacciata una severa punizione per la disobbedienza. 3) Astieniti da insulti e imprecazioni. 4) Proteggi gli oppositori da insulti o dall'aggressione, anche se c'e' rischio di vita. 5) Non resistere all'arresto ne' all'attacco della proprieta', a meno che tu detenga la proprieta' come amministratore fiduciario. 6) Rifiuta di cedere qualsiasi proprieta' detenuta a titolo fiduciario, anche a rischio della vita. 7) Se fatto prigioniero, comportati in modo esemplare. 8) Come membro di una unita' satyagraha, obbedisci agli ordini dei leader del satyagraha stesso, e dimettiti dall'unita' nel caso si presenti un serio disaccordo. 9) Non aspettarti garanzie dal sostentamento dei dipendenti. * Fasi di una campagna satyagraha Quanto segue e' applicabile a un movimento sorto da contestazione di un ordine politico stabilito. Queste fasi possono essere adattate ad altre situazioni di conflitto. 1) Negoziato ed arbitraggio. Dev'essere esaurito ogni sforzo per risolvere il conflitto o eliminare le contestazioni attraverso i canali stabiliti, prima di intraprendere le fasi successive. 2) Preparazione del gruppo per l'azione diretta. Immediatamente dopo la constatazione dell'esistenza di una situazione di conflitto che potrebbe condurre all'azione diretta, si devono esaminare con cura i motivi, si devono avviare esercizi di autodisciplina, e lanciare la piu' ampia discussione all'interno del gruppo sulle questioni in gioco, le piu' appropriate procedure da adottare, la situazione dell'oppositore, il clima della pubblica opinione, ecc. Questa fase incluse spesso, nei satyagraha indiani, un digiuno di purificazione. 3) Agitazione. Questa fase include una campagna di propaganda attiva unita a dimostrazioni come incontri di massa, sfilate, urlo di slogan. 4) Lancio di un ultimatum. Un forte appello finale all'oppositore dev'essere compiuto chiarendo quali saranno le fasi ulteriori che verranno intraprese se non si raggiungera' un accordo. Le parole da usare e il modo della presentazione dell'ultimatum devono offrire la massima possibilita' di accordo, permettendo all'avversario di salvare la faccia, e devono presentare una soluzione costruttiva del problema. 5) Boicottaggio economico e forme di sciopero. Il picchettaggio puo' essere ampiamente utilizzato, unitamente a dimostrazioni continue ed a iniziative di educazione del pubblico. Il sitting dharna (una forma di sciopero con sit-down) puo' essere utilizzato, cosi' come uno sciopero nonviolento dal lavoro, e tentativi di organizzare uno sciopero generale. 6) Non-cooperazione. In relazione al tipo di problema in questione, possono essere attivate azioni come il rifiuto di pagare tasse, il boicottaggio delle scuole e di altre istituzioni pubbliche, l'ostracismo e persino l'esilio volontario. 7) Disobbedienza civile. Si dovrebbe manifestare molta cura nella selezione delle leggi cui contravvenire. Tali leggi potrebbero essere sia centrali per la questione in gioco nella contestazione, sia di tipo simbolico. 8) Usurpazione delle funzioni di governo. Shridarani chiama questa fase "satyagraha assertivo". E' necessaria una preparazione la piu' completa per rendere efficace questa fase. 9) Governo parallelo. La creazione di funzioni parallele dovrebbe emergere dalla fase (8), e queste dovrebbero essere rafforzate in modo da ottenere la piu' ampia cooperazione possibile da parte del pubblico. L'azione specifica che dovra' essere intrapresa in un dato movimento satyagraha sara', naturalmente, determinata dalla natura stessa delle circostanze. Come nell'addestramento estensivo ed intensivo per la lotta violenta, molto dipende dalla disciplina, dalla leadership, dall'addestramento, dalla risolutezza del proposito, e dall'adattamento dei principi di base e delle procedure alla specifica circostanza. Un'analisi di campagne storiche di satyagraha in India ci indica le direzioni in cui l'addestramento al satyagraha puo' essere sviluppato per rafforzare movimenti del genere ed evitare potenziali debolezze. Gandhi ed altri leader indiani accettavano chiunque volesse unirsi alle loro campagne. Essi svilupparono tattiche e regole via via che incontravano sempre nuove situazioni di conflitto. Se fossero stati in grado di selezionare i loro volontari e di addestrarli per i loro specifici ruoli nelle operazioni del satyagraha, i movimenti avrebbero ben potuto svilupparsi piu' drammaticamente. Comunque, il grado di successo con cui si sono rapportati e' abbastanza stupefacente, se si considera che lavorarono su una base ad hoc, e che ebbero a che fare con una massa di persone che non aveva avuto in anticipo alcuna conoscenza delle tecniche utilizzate e che molto pochi fra loro avevano una coerente disciplina nell'applicazione di queste tecniche. 3. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: AUTO-RIDUZIONE CONTRO LA GUERRA [Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per questo intervento. Pasquale Pugliese e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput, in numerose iniziative di pace, di solidarieta', per la nonviolenza] 1. In uno dei pochi testi disponibili in lingua italiana sul tema, Jeremy Rifkin scrive: "Nuove ricerche suggeriscono che la produzione globale di petrolio raggiungera' il picco fra il 2010 e il 2020 (secondo alcuni addirittura prima del 2010). In altre parole, in quell'arco di tempo meta' delle riserve stimate disponibili del pianeta sara' consumata. Una volta raggiunto il picco, i prezzi del petrolio cominceranno a crescere inarrestabilmente, mentre nazioni, aziende e consumatori faranno a gara per procurarsi la rimanente meta' delle riserve" (Idrogeno, Mondadori). A quel punto, spiega il fisico Alberto Di Fazio, "il gettito (del petrolio) comincia a diminuire per poi discendere progressivamente a zero. Infatti, proseguendo l'estrazione ad un costo energetico sempre crescente, arriva un momento in cui per estrarre un barile di petrolio bisogna impiegare una quantita' di energia maggiore o uguale a quella contenuta nel barile stesso. A quel punto l'estrazione viene arrestata, in quanto senza ormai piu' senso energetico e quindi economico" (Le grandi crisi ambientali globali, in Contro le nuove guerre, Odradek). 2. L'alba del nuovo secolo si e' aperta con i conflitti armati alla conquista - in Cecenia, in Afghanistan, in Iraq - degli ultimi giacimenti petroliferi utilizzabili prima del raggiungimento del "picco definitivo della produzione del petrolio". Ed essi non avranno termine fino a che un'ultima goccia di greggio sara' utilizzabile: dopo l'Iraq sara' la volta dell'Iran, se non direttamente di un conflitto mondiale tra le potenze in spietata concorrenza energetica. Gia' nel giugno del 2000 Di Fazio continuava il suo saggio scrivendo: "la stessa potenza militare degli Stati Uniti - come quella delle altre grandi potenze - e' estremamente dipendente dal petrolio, e il fatto che le riserve strategiche Usa non possano durare molti mesi la dice lunga sui rischi di guerra. Cio' che distingue le potenze orientali dagli Usa - a proposito di forniture belliche di petrolio - e' che probabilmente gli Usa avranno piu' problemi a rifornirsi, a meno di non accettare un conflitto generalizzato con Cina, India e Russia, magari scatenato dalla conquista americana dei pozzi mediorientali". 3. Non e' un caso infatti che in questa precisa fase storica il governo statunitense sia guidato da una vera e propria "junta petrolifera" nella quale, come scrive D. Caveli (citato da M. Chossudovski in Guerra e globalizzazione, Edizioni Gruppo Abele), "la famiglia del presidente George W. Bush ha gestito compagnie petrolifere fin dal 1950. Il vicepresidente Dick Cheney ha trascorso la seconda meta' degli anni Novanta come chief executive offier della Halliburton, la maggiore fornitrice di servizi per le industrie petrolifere. Condoleezza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Chevron, che ha battezzato con il suo nome una petroliera. Il segretario del commercio Donald Evans e' stato per piu' di dieci anni chief executive offier della Tom Brown Inc., una compagnia che possiede giacimenti di gas naturale in Texas, Colorado e Wyoming. Ma i legami non si esauriscono a livelo personale. La famiglia bin Laden e altri membri della ricchissima elite saudita (che deve il proprio patrimonio al petrolio) hanno partecipato a numerose imprese d'affari della famiglia Bush, proprio mentre l'industria energetica americana contribuiva all'elezione di Bush. Dei dieci principali finanziatori di sempre di George W., sei provengono dal settore petrolifero o hanno legami con esso". 4. Come da manuale si saldano dunque i vertici del triangolo della violenza: a) strutturale, un sistema economico fondato sulla crescita continua per la quale e' necessaria, come una droga, una sempre crescente dose di carburante; b) culturale, la mistificazione dei costi sociali e ambientali del sistema - a cominciare dal sistema dei trasporti centrato sull'automobile - e la giustificazione delle guerre per l'appropriazione delle fonti energetiche; c) diretta, della guerra che, pur ammantandosi di volta in volta di nuove trovate pubblicitarie - l'ultima e' la guerra preventiva contro il terrorismo - e' la sporca guerra di sempre, necessaria a garantire qualche altro anno di cieca crescita all'Occidente prima della crisi sistemica globale. 5. D'altro canto, la lunga preparazione della guerra all'Iraq ha messo in moto un movimento mondiale per la pace di enormi dimensioni, trasversale alle diverse appartenenze politiche e religiose, inglobante cittadini non militanti. Le quasi due milioni di bandiere arcobaleno distribuite in Italia e i 110 milioni di manifestanti globali del 15 febbraio sono segno concreto di una enorme mobilitazione diffusa dal basso. E' uno di quei momenti in cui il movimento per la pace raggiunge il picco quantitativo di attivismo: era gia' successo, seppure in minori dimensioni, negli anni '80 per le mobilitazioni contro gli euromissili e nel '91 contro la prima guerra della Golfo. Oggi, nonostante tutti gli sforzi contrari della propaganda bellica, il convincimento dell'ingiustizia della guerra e' finora prevalente nell'opinione pubblica. 6. Da un lato, la grande mobilitazione di massa ha indotto il movimento per la pace in Italia a moltiplicare e differenziare le iniziative volte a fermare la guerra: dalle telefonate in prefettura ai grandi cortei, dalle bandiere ai balconi ai presidi sui binari dei treni militari a molte altre ancora. Questa articolazione consente a chiunque di esprimere il proprio dissenso dalla politica di guerra del governo, impegnandosi nella modalita' che sente piu' vicina. 7. Dall'altro lato, l'opposizione di massa alla guerra fornisce ai movimenti nonviolenti che - senza impennate in occasione degli eventi bellici, ma senza riflusso in assenza di questi - lavorano con perseveranza alla eliminazione delle cause strutturali delle guerre, una grande occasione per incidere sui processi profondi che generano questo ciclo senza fine di guerre imperiali, ossia sul bisogno crescente di petrolio - in regime di scarsita' definitiva del combustibile fossile - nell'organizzazione economica, sociale e tecnologica della nostra societa'. E, in particolare, nel nostro stile di vita e di movimento. Anche di tutti coloro che si dicono - e sono - contrari alla guerra, ossia la maggioranza delle persone che abitano il Nord del mondo le quali, con il proprio consumo di greggio e dei suoi derivati alimentano la causa strutturale della guerra contro la quale, magari, scendono in piazza a manifestare. Poiche' "le guerre scoppiano a valle, contro la guerra cambia la vita" esortava gia' nel 1991 Alex Langer, proprio in occasione della prima guerra del Golfo. 8. In questo senso rivestono un'importanza centrale e una dimensione strategica, all'interno di questo grande movimento per la pace, gli sforzi volti a collegare la violenza strutturale, del bisogno di petrolio, e la violenza diretta, della guerra per conquistarselo, volti a depotenziare la prima per rendere inutile la seconda. Un'importanza centrale, perche' cercano di convincere chi e' contro la guerra a fare un passo in piu' operando delle rinunce personali sul piano dei consumi petroliferi. Una dimensione strategica perche' cercano di affrontare questa guerra all'interno del quadro generale della questione energetica attuale, operando contemporaneamente in funzione preventiva della prossima. 9. Non a caso questo tipo di approccio strutturale alle cause della guerra nasce proprio in ambito nonviolento e lillipuziano e si articola attualmente in alcune campagne attive: a) Scelgo la nonviolenza - campagna promossa da MIR, Movimento Nonviolento e Rete Lilliput - nella quale si associa la dichiarazione di obiezione alla guerra ad una scelta personale anche di "consumo critico ed economia nonviolenta"; b) StopEssoWar - campagna promossa da Greenpeace, Rete Lilliput, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Associazione Botteghe del Mondo, Bilanci di Giustizia - che propone di diminuire i consumi di carburante e di boicottare le pompe della Esso, multinazionale fornitrice di carburante all'esercito Usa. Campagne sulle quali l'investimento complessivo dei movimenti nonviolenti e lillipuziani, dentro il piu' vasto movimento per la pace, e' stato finora in realta' piuttosto modesto e sicuramente non all'altezza della loro portata strategica. 10. Infine, e' nata in questi mesi, all'interno di alcuni Gruppi di azione nonviolenta (in sigla: Gan) - e si sta diffondendo a macchia d'olio dal basso e per passa-parola - la progett/azione nonviolenta "In bici contro la guerra del petrolio". Non si tratta di una campagna vera e propria ma di un progetto di azioni continuative in bicicletta volte a esplicitare il nesso tra il consumo, anche individuale, di petrolio e le guerre, inducendo al cambiamento dei comportamenti nella mobilita' personale. Le biciclettate nonviolente, portano le bandiere arcobaleno, issate sulle biciclette, giu' dai balconi per strada, in centro e nel traffico; esplicitano l'invito, ripetuto e ben in vista sulle bici e sui banchetti informativi, "contro le guerre per il petrolio lasciamo a casa le automobili"; si rivolgono in particolare a chi ha gia' maturato la propria contrarieta' alla guerra proponendo il conseguente piccolo/grande "sacrificio" personale di auto-riduzione; attuano in se stesse il programma costruttivo mostrando l'alternativa all'automobile, possibile e praticabile fin da subito. Insomma cercano di realizzare quella gandhiana "dissociazione, ossia tagliare il legame strutturale con il repressore e/o lo sfruttatore" (uno dei quattro elementi della trasformazione nonviolenta dei conflitti strutturali, come ci ricorda J. Galtung in Pace con mezzi pacifici, Esperia), indicando la via nonviolenta dell'autosufficienza nei trasporti. Insomma, con l'impegno di tutti gli amici della nonviolenza e dei lillipuziani, la bicicletta puo' veramente diventare il simbolo del nuovo movimento nonviolento per la pace - contro tutte le guerre per il petrolio - come l'arcolaio lo fu per il movimento gandhiano d'indipendenza. 11. Concludo con le parole con le quali concludeva Di Fazio: "Lamentarsi che ci sono i cattivi non serve. Bisogna usare un metro di analisi piu' ampio, che permetta d'inquadrare i singoli conflitti nel quadro generale a cui appartengono: quello della lotta per il dominio delle risorse. (...). Concludo ricordando che - nei peggiori casi tra quelli descritti - siamo di fronte a impatti potenzialmente distruttivi, con tempi scala nell'ordine di dieci anni. Non ci si puo' perdere in chiacchere o riflessioni filosofiche: abbiamo poco tempo". Ne' ci si puo' permettere di correre il rischio di disperdersi, aggiungo, in una miriade d'iniziative che - seppur riuscissero a rallentare la guerra - trascurano di fatto la contraddizione fondamentale che la prepara. Anche le campagne citate, come le altre iniziative in corso, probabilmente, purtroppo, non fermeranno questa guerra, ma almeno - soprattutto le biciclettate nonviolente - se diffuse capillarmente e condotte con costanza e persuasione, avranno portato a galla il conflitto fondamentale tra i nostri convincimenti e i nostri comportamenti, aiutando tutti noi a non essere piu' complici della "necessita'" delle guerre per il petrolio. E magari a prevenire con l'auto-riduzione, almeno in parte, la prossima. Prima che la stanchezza e il riflusso abbiano il sopravvento su molti compagni di strada oggi disponibili a mettersi in gioco. 4. MATERIALI. BLUES DEL TRENO DELLA MORTE [Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni, bloccando treni occupando binari in nome della dignita' di ogni essere umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole seguenti (la traduzione, frettolosa, e' del nostro collaboratore Benito D'Ippolito - che e' anche l'estensore di questa breve nota di presentazione)] E tu fermalo il treno della morte col tuo corpo disarmato sui binari con la voce che si oppone all'urlo roco delle bombe, delle fruste al vile schiocco. E tu fermalo il treno della morte sono pochi gli oppressori, innumerevoli le vittime, non possono arrestarci se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita. E tu fermalo il treno della morte con la tua persona fragile sconfiggi gli apparati e gli strumenti della guerra e salva il mondo con la tua persona fragile. E tu fermalo il treno della morte perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo col tuo corpo, la tua voce, la speranza che sa unire tante braccia, e sa fermarlo maledetto il treno nero della morte. E tu fermalo e cosi' ferma la guerra. 5. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: CINQUE COSE DA FARE SUBITO La prima: con l'azione diretta nonviolenta bloccare la macchina bellica. Per fermare la guerra con la nonviolenza, in nome della legalita' costituzionale e del diritto a vivere dell'umanita' intera. * La seconda: preparare la disobbedienza civile di massa contro il potere golpista che precipiti l'Italia nella guerra illegale e criminale. Per fermare la guerra con la nonviolenza, in nome della legalita' costituzionale e del diritto a vivere dell'umanita' intera. * La terza: preparare lo sciopero generale contro la guerra. Per fermare la guerra con la nonviolenza, in nome della legalita' costituzionale e del diritto a vivere dell'umanita' intera. * La quarta: denunciare i golpisti e stragisti alle competenti autorita' giudiziarie, affinche' le forze dell'ordine li mettano in condizione di non nuocere e le competenti magistrature li processino e condannino per la violazione della Costituzione ed il favoreggiamento e la partecipazione alla preparazione e alla commissione di crimini di guerra e crimini conro l'umanita'. Per fermare la guerra con la nonviolenza, in nome della legalita' costituzionale e del diritto a vivere dell'umanita' intera. * La quinta: una campagna di accostamento alla nonviolenza, di scelta della nonviolenza, di formazione e addestramento alla nonviolenza che riveli a quanti vogliono impegnarsi per la pace il potere immenso che e' in tutti e ciascuno: il potere di fermare la guerra e la violenza opponendo alla violenza e alla guerra la forza immensa della nonviolenza. Poiche' per fermare la guerra, in nome della legalita' costituzionale e del diritto a vivere dell'umanita' intera, solo questa risorsa abbiamo, ma immensa e invincibile se ci decideremo ad adottarla, se ci decideremo ad accostarci ad essa, se ci decideremo ad inverarla noi: la nonviolenza, che e' la forza della verita' (Mohandas Gandhi); la nonviolenza, che e' il potere di tutti (Aldo Capitini); la nonviolenza, che e' la forza dell'amore (Martin Luther King); la nonviolenza di Rosa Luxemburg e di Etty Hillesum, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Lidia Menapace e di Vandana Shiva; la nonviolenza. 6. RIFLESSIONE. TARA GANDHI: E' L'AMORE CHE TIENE UNITO IL MONDO [Ringraziamo Gabriele De Veris (per contatti: gdeveris at tiscalinet.it) per averci inviato queste parole di pace di Tara Gandhi in occasione della "Giornata del pensiero" celebrata il 22 febbraio "da tutti gli scout del mondo". Tara Gandhi e' nipote di Mohandas Gandhi] Il pensiero di questa vostra Giornata oggi e' la lotta alla fame, un impegno per una sana alimentazione. Lottare contro la fame e' importante, e' un segno di amore per il mondo. Occorre fornire cibo - in India, come in altre parti del mondo, la fame e' veramente una piaga -, ma soprattutto dare lavoro, perche' il lavoro restituisce dignita', aiuta a liberarsi dalla dipendenza, impegna. Questo era uno degli impegni di mio nonno, ed e' anche uno dei miei impegni. Lottare contro la fame significa lottare contro la paura, contro il terrorismo, che nasce dalla paura e genera la paura. Un uomo privo di tutto, anche della propria dignita', e' pronto a morire per chiuque possa dargli cibo e una ragione di vita. Se dedicassimo una parte delle energie spese contro il terrorismo per sconfiggere la fame, il terrorismo sarebbe gia' sconfitto. Una sana alimentazione e' un impegno che abbiamo soprattutto con noi stessi. Il cibo ci serve per vivere, non dobbiamo esserne schiavi. Il cammino verso la pace comincia dentro di noi, contro il nostro egoismo e la paura che ci incatena. Dobbiamo far vincere il flusso d'amore che rende liberi, perche' e' l'amore, non la paura, che tiene unito il mondo. Vi auguro di saper scegliere e di avere il coraggio di essere fedeli a queste scelte. 7. MAESTRE. MARIA ZAMBRANO: VISCERE E CUORE [Da Maria Zambrano, Verso un sapere dell'anima, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, p. 49. Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto, Pratiche, Milano 1997. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il fascicolo monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997] Si puo' possedere viscere e non possedere cuore. 8. MAESTRI. ANDREJ SINJAVSKIJ: IL VOLTO DEGLI ALTRI [Da Abram Terz (Andrej Sinjavskij), Una voce dal coro, Garzanti, Milano 1975, 1982, p. 97. Andrej Sinjavskij nacque nel 1925 a Mosca, docente di letteratura russa, scrittore clandestino con lo pseudonimo di Abram Terz, subi' un processo e sei anni di campo di lavoro per la sua attivita' di scrittore "clandestino"; nel 1973 ando' in esilio, fu poi docente alla Sorbona. E' scomparso alcuni anni fa. Opere di Andrej Sinjavskij: ricordiamo almeno Una voce dal coro, Garzanti, Milano; e Ivan lo scemo, Guida, Napoli] Se le persone guardassero piu' attentamente il volto degli altri, li tratterebbero con piu' rispetto e piu' cautela... Attraverso il volto e' come se emergessimo da un laggiu' a un quassu', venendo al mondo, sbocciando alla superficie della vita. 9. APPELLI. "BERRETTI BIANCHI" E "OPERAZIONE COLOMBA": CHIAMATA ALLA PACE NEI TERRITORI OCCUPATI [Da Silvano Tartarini, dei Berretti Bianchi (per contatti: bebitartari at bcc.tin.it), riceviamo e diffondiamo. Sottolineiamo come i movimenti nonviolenti - ed i Berretti Bianchi e l'Operazione Colomba sono esperienze nonviolente tra le piu' note e prestigiose - sono impegnati a sostegno di tutte le vittime e contro tutte le violenze. La loro e nostra solidarieta' col popolo paelestinese e' anche la loro e nostra solidarieta' con il popolo israeliano; e' opposizione ad ogni terrorismo, ad ogni razzismo, ad ogni violazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani] Al momento che scattera' la guerra contro l'Iraq, c'e' il rischio che l'esercito israeliano faccia partire una grande e massiccia operazione di pulizia etnica nei confronti della popolazione palestinese, che si andra' ad aggiungere alla pulizia etnica strisciante che e' gia' in atto. "I volontari internazionali possono avere un ruolo determinante in questa situazione. E' essenziale che il maggior numero di persone sia consapevole della situazione di sofferenza ed umiliazione della popolazione civile palestinese, e venga in Palestina", afferma Moustafa Barghouti, fondatore dell'Upmrc (Union of Palestinian Medical Relief Committees) e coordinatore del Gipp (Grassroots international protection for palestinians). "Gli internazionali presenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza in questo momento sono troppo pochi per garantire azioni efficaci per la protezione della popolazione civile. Israele e gli Usa non hanno accettato la richiesta di invio di osservatori Onu nei Territori Occupati, per questo noi rivolgiamo un appello accorato ai cittadini dell'Unione Europea e a tutta l'opinione pubblica mondiale perche' il popolo palestinese non sia lasciato solo". Chiamata alla pace. Poiche' i governi sono assenti, la pace ha bisogno di te. Partecipa ad azioni di protezione dei diritti calpestati della popolazione palestinese. * In Cisgiordania: Associazione Berretti Bianchi Onlus, e-mail: bebitartari at bcc.tin.it, sito: www.peacelink.it/users/berrettibianchi, tel. 3357660623 Nella Striscia di Gaza: Operazione Colomba, Associazione Papa Giovanni XXIII, tel. 054626630, 0541753619-751498, e-mail: goel.apg23 at libero.it, operazione.colomba at libero.it, siti: www.peacelink.it\amici\apg23, www.operazionecolomba.org 10. OBIEZIONE. ANDREAS SPECK: OBIETTORI DI COSCIENZA DEFERITI ALLA CORTE MARZIALE IN ISRAELE [Ringraziamo Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it) per averci inviato questo comunicato di Andreas Speck, della War Resisters' International] In un apparente cambiamento strategico, le Forze Armate israeliane stanno pensando di deferire gli obiettori di coscienza dinanzi alla corte marziale. Se questa e' stata fin qui una procedura consolidata nei confronti degli obiettori drusi, questo e' un nuovo sviluppo per gli obiettori ebrei israeliani che si presentano in caserma, ma rifiutano l'arruolamento. Il 19 febbraio i genitori e i sostenitori degli obiettori in carcere, insieme ai giornalisti e fotografi israeliani e stranieri, hanno affollato la piccola hall della corte marziale di Jaffa (ex abitazione di una famiglia araba benestante, occupata dall'esercito nel 1948), per seguire gli ultimi sviluppi nel caso dell'obiettore di coscienza Yoni Ben Artzi. Inizialmente Ben Artzi ha guadagnato l'attenzione dei media specialmente perche' e' il nipote del Ministro degli Esteri Netanyahu. Ma nel tempo ha acquisito una reputazione considerevole per proprio conto, come pacifista dai fermi principi, che e' gia' stato incarcerato per 200 giorni in sette condanne variabili tra i 29 e i 35 giorni di detenzione ciascuna, e sta ora per affrontare la corte marziale. * Adam Keller di Gush Shalom afferma: "Gli ultimi sviluppi che hanno condotto Ben Artzi alla corte marziale, che ha il potere di attribuire una pena massima di 3 anni di carcere per chi rifiuta di arruolarsi, sono iniziati esattamente il 12 febbraio, quando e' stato preso dalla cella per un incontro con il brigadiere generale, nella sede centrale di Tel-Aviv. Questo personaggio si e' mostrato amichevole ('Non ti sto parlando come un generale ad un coscritto, ma come Avi a Yoni, okay?') e ha fatto quella che presumibilmente riteneva una 'generosa offerta': Ben Artzi doveva acconsentire ad arruolarsi e a portare lo status legale di soldato, e in cambio l'esercito gli avrebbe garantito un servizio 'facile, senza armi, uniformi o addestramento militare'. Ben Artzi ha ricevuto pochi giorni di tempo per prendere in considerazione questa offerta, ma in realta' non ha avuto dubbi: e' intenzionato e pronto a dare tre anni della sua vita per un servizio utile alla societa' israeliana - ma solo in una organizzazione civile che non abbia niente a che vedere con il sistema militare; e' assolutamente determinato a non essere parte, in alcun modo, di un esercito, di una organizzazione il cui principale obiettivo e' uccidere e fare violenza; di nessun esercito in generale, e certamente non di un esercito di occupazione impegnato in una oppressione di larga scala nei confronti di un altro popolo. Dopo aver comunicato alle autorita' la sua decisione, in cambio Ben Artzi e' stato informato che sarebbe dovuto comparire di fronte alla corte marziale, che potrebbe condannarlo a una reclusione fino a tre anni. Inoltre, da quel momento e' stato oggetto di umiliazioni mai avvenute prima, durante i suoi periodi di detenzione: venire ammanettato ogni volta che deve essere trasferito da un posto all'altro (anche se non ha mai cercato di scappare); essere tenuto in una cella senza nessun tipo di mobilio, cosi' da doversi sedere sul pavimento; mangiare senza posate... Tre giorni in queste condizioni sono stati il preludio all'udienza di ieri, sul tema se Ben Artzi dovrebbe o meno rimanere in custodia fino alla decisione della corte marziale. Il responsabile del procedimento e' uscito dal ruolo per descrivere Ben Artzi 'niente di meglio di qualsiasi disertore o drogato'. Non poteva essere considerato un pacifista, dal momento che 'il comitato militare competente ha gia' analizzato il suo caso' e ha deciso che non lo e'. Deve rimanere costantemente in carcere, per ragioni di 'deterrenza', perche' rimetterlo in liberta' fino a che la corte marziale avra' emanato il suo verdetto significherebbe 'minare la disciplina dell'esercito'. L'avvocato difensore di Ben Artzi, Michael Sfard dell'ufficio del noto avvocato difensore dei diritti umani Avigdor Feldman, ha rifiutato queste argomentazioni, affermando che il 'comitato di coscienza' era composto da ufficiali militari che non hanno nessuna conoscenza e nessun interesse verso il pensiero pacifista, che stavano rifiutando virtualmente e in modo evidente la persona che compariva di fronte a loro, e che Yoni Ben Artzi e' 'il classico, palese caso di pacifista dai fermi principi: una persona che ha scelto il pacifismo e la nonviolenza come oggetto dei suoi studi nella scuola elementare, che a scuola si e' rifiutato di frequentare il corso di judo perche' richiedeva l'uso della forza, e che negli anni precedenti la chiamata alla leva si e' fatto le ossa sulla storia e la filosofia del pacifismo' - cosa che e' stata testimoniata da due docenti universitari. Inoltre l'avvocato Sfard ha liquidato il pericolo di 'minare la disciplina nell'esercito' come pretesti frivoli e vendicativi. Dopo diverse ore di dibattito arrivato spesso all'acrimonia, e' stato trovato un compromesso. Fino al verdetto della corte marziale Ben Artzi non sara' ne' a casa ne' in prigione, ma in una condizione di 'detenzione aperta' al Centro per l'arruolamento. C'e' stato un ulteriore dibattito sul punto se il prigioniero possa o meno dormire a casa dai suoi genitori, tenendo conto che potrebbero essere le ultime notti con loro per molto tempo. L'accusa, mostrando ancora una volta la propria ottusita', si e' fieramente opposta. Alla fine il giudice, che sembrava piu' equilibrato, ha dato questa possibilita'. Questa mattina, Ben Artzi si e' presentato al Centro per l'arruolamento per cominciare la sua 'detenzione aperta'. C'e' stato un nuovo confronto con un tenente colonnello che ancora una volta gli ha chiesto di arruolarsi ed e' arrivato alla minaccia; di fronte al nuovo rifiuto di Ben Artzi, il colonnello ha parlato con i superiori e si e' fermato - almeno per il momento. Il procedimento a carico di Yoni Ben Artzi di fronte alla Corte Marziale dovrebbe iniziare nell'arco di due settimane. E' di vitale importanza dargli la massima visibilita' politica e mediatica, avere la presenza di molte delegazioni internazionali, e via discorrendo". * E nel frattempo non e' chiaro che cosa l'esercito intenda fare nei confronti degli altri dieci obiettori che sono andati dentro e fuori di prigione negli ultimi sei mesi. Il 19 febbraio l'Acri (Associazione per i diritti civili) ha presentato un appello alla corte suprema sul conto di Dror Beumel, che ha concluso il suo sesto periodo consecutivo di carcere, e ha chiesto di fermare la pratica delle sentenze ripetute verso gli obiettori di coscienza. La corte ha rifiutato di garantire una risposta immediata in tal senso, il che significa che Beumel e' stato incarcerato per la settima volta il 20 febbraio, ed anche lui e' in attesa del verdetto della corte marziale. Un'udienza sul suo caso dovrebbe tenersi nel giro di due settimane. L'obiettore di coscienza druso Rabin Jihad Sa'ad si trova attualmente nella prigione militare n. 4 in attesa della corte marziale. E' gia' stato in prigione una prima volta nell'estate 2002, e ora sara' trattenuto come disertore per circa sei mesi. Nel suo caso, la corte marziale e' la procedura standard. * C'e' urgente bisogno di delegazioni di osservatori presso la corte marziale. Le udienze delle corti marziali sono, a rigore, aperte al pubblico, ed e' importante una presenza internazionale. La War Resisters' International (in sigla: WRI) si sta organizzando in tal senso, e noi chiediamo a chiunque sia interessato di contattare immediatamente gli uffici WRI (tel. 442072784040, e-mail: concodoc at wri-irg.org). Ci sara' un breve preavviso (una settimana circa), e abbiamo bisogno di un pool di disponibilita' rispetto a delegati potenziali. La prossima udienza sul caso di Jonathan Ben-Artzi potrebbe avvenire molto presto, sebbene poi l'intera procedura possa richiedere circa due mesi. La War Resisters' International chiede l'urgente invio di lettere alle autorita' israeliane e alle ambasciate di Israele all'estero. Nel giorno dell'udienza in corte marziale sarebbe opportuno organizzare piccole azioni di protesta di fronte alle ambasciate israeliane. * Indirizzi utili: a) Le autorita' israeliane politiche e militari: - Shaul Mofaz, Minister of Defence, Ministry of Defence, 37 Kaplan st., Tel-Aviv 61909, Israel, e-mail: mailto:sar at mod.gov.il or mailto:pniot at mod.gov, fax: 97236962757 / 97236916940 / 97236917915 - Commander of Military Prison No. 4, Military Postal Code 02507, IDF, Israel, fax: 97239575276 - Commander of Military Prison No 6, Military postal number 01860, IDF, Israel, fax: 97248692884 b) Gli indirizzi delle ambasciate israeliane all'estero si trovano sul sito: http://www.embassyworld.com/embassy/israel1.htm c) Stampa: - Ma'ariv: 2 Karlibach st., Tel-Aviv 67132, Israel, fax: 97235610614, e-mail: editor at maariv.co.il - Yedioth Aharonoth: 2 Moses st., Tel-Aviv, Israel, fax: 97236082546 - Ha'aretz (edizione in ebraico): 21 Schocken st., Tel-Aviv 61001, Israel, fax: 97236810012 - Ha'aretz (edizione in inglese): 21 Schocken st., Tel-Aviv 61001, Israel, fax: 97235121156, e-mail: letters at haaretz.co.il - Jerusalem Post: POB 81, Jerusalem 91000, Israel, fax: 97225389527, e-mail: news at jpost.co.il or letters at jpost.co.il - Jerusalem Report: fax: 97225379489 d) Radio: - Kol-Israel, fax: 972253-3315 e 97236944709 - Galei Tzahal 97235126720 d) Televisioni: - Channel 1, fax: 97225301536. 11. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: DAI MORSI DELLA FAME [Ringraziamo Amelia Alberti (per contatti: lambient at tiscalinet.it) per questo intervento. Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente e collaboratrice di questo foglio] "Portland. Scoperto l'ormone che, agendo su stomaco e cervello, controlla l'appetito. Secondo i ricercatori della Oregon Health & Science University di Portland, negli Stati Uniti, questo ormone, chiamato grelina, attiva particolari neuroni, che segnalano al cervello quando e' ora di mangiare. La ricerca e' pubblicata sull'ultimo numero della rivista 'Neuron'". Cosi' "La Stampa" del 22 febbraio 2003. Viene da riflettere sugli obiettivi di questa importante ricerca e sugli effetti che ne verranno per i milioni di uomini, donne, bambini, che ogni sera si gettano su un giaciglio in stato di overdose da grelina, che, attivando particolari neuroni, ha segnalato al cervello che l'ora di mangiare e' passata tante volte, ma niente e' sceso nello stomaco contratto dai morsi della fame. Dal resto dell'articolo si apprende che i ricercatori stanno studiando il modo di bloccare chimicamente la grelina con un potente antidoto. Non sanno se sperimentarlo prima sui milioni di americani obesi o sui milioni di affamati, e cioe' se debellare prima la fame nel mondo o l'obesita'. 12. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: DUE CRITERI DEL "PRINCIPIO RESPONSABILITA'" DI HANS JONAS [Da Augusto Cavadi, Ripartire dalle radici, Cittadella, Assisi 2000, p. 99. Augusto Cavadi e' docente di filosofia, storia ed educazione civica, impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, seconda ed.; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa). Hans Jonas e' nato a Moenchengladbach nel 1903, e' stato allievo di Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel 1933 si e' trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha insegnato in diverse universita' nordamericane, dedicandosi a studi di filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilita'" si ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarieta', dell'etica contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono fondamentali Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; la raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica all'uomo tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; Organismo e liberta', Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi di autobiografia intellettuale e' Scienza come esperienza personale, Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino 1995. Un utile libro di interviste e conversazioni e' Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000. Opere su Hans Jonas: si veda la parte su Jonas in AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996, e la bibliografia critica li' segnalata. Per un profilo sintetico ed una ampia nota bibliografica, cfr. anche Giovanni Fornero, Jonas: la responsabilita' verso le generazioni future, nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, volume decimo, Tea, Milano 1996] Alla luce di questa affinita' originaria si spiega la sostanziale coincidenza tra i principi fondamentali dell'etica con i principi primi della politica: - non fare nulla che potrebbe mettere in pericolo l'essere tuo e di ogni altro uomo, anche futuro; - non fare nulla che potrebbe rovinare irreversibilmente quella natura di cui tu e gli altri esseri umani (anche futuri) siete "figli" e parte". 13. RILETTURE. LOU ANDREAS SALOME': IL MITO DI UNA DONNA. AUTOBIOGRAFIA Lou Andreas Salome', Il mito di una donna. Autobiografia, Guaraldi, Firenze-Rimini 1975, 1980, pp. 190. Le memorie e le riflessioni di Lou Salome', una donna di straordinario esprit de finesse nel cuore della crisi della cultura europea. 14. RILETTURE. ERICA KLEIN: INVITO ALLA LETTURA DI SOLZENICYN Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia, Milano 1975, pp. 144. Ancor oggi una delle poche monografie (con taglio introduttivo, proprio della collana) dedicate al grande autore di un'opera imprescindibile come Arcipelago Gulag. 15. RILETTURE. BARBARA LANATI: VITA DI EMILY DICKINSON Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson, Feltrinelli, Milano 1998, 2000, pp. 196, euro 6,20. Una biografia di acuta sensibilita' che e' anche un appassionato invito, e accostamento, alla grande poesia della Dickinson. 16. RILETTURE. JEFFREY MEYERS: KATHERINE MANSFIELD Jeffrey Meyers, Katherine Mansfield, Rusconi, Milano 1982, pp. 400. Un'ampia accurata biografia della grande scrittrice. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 517 del 24 febbraio 2003
- Prev by Date: Traduzione del discorso di Colin Powell all'ONU il 05/02/2003
- Next by Date: se scoppia la pace e se scoppia la guerra
- Previous by thread: Traduzione del discorso di Colin Powell all'ONU il 05/02/2003
- Next by thread: se scoppia la pace e se scoppia la guerra
- Indice: