TAVOLA DELLA PACE: Dopo il voto, il divario tra governanti e governati persiste.





COMUNICATO STAMPA

Il comitato organizzatore della manifestazione del 15 febbraio riunito in unità di crisi davanti a Montecitorio, ha stilato il seguente comunicato in occasione del voto parlamentare sulla guerra:

Il Parlamento oggi si è dovuto misurare con la forza civile del 15 febbraio.
Ma dopo il voto, il divario tra governanti e governati persiste.
Il governo non ha modificato la scelta fondamentale di partecipazione alla guerra, la manifestazione del 15 lo ha però costretto ad aggrapparsi alle decisioni del consiglio europeo che allunga i tempi delle ispezioni ONU, ma non esclude la guerra come ultima ratio. La manifestazione del 15 ha spinto le maggiori forze politiche dell'opposizione a rivedere - almeno parzialmente - alcune posizioni su questioni di merito. La manifestazione del 15 ha fatto convergere parlamentari di forze politiche diverse su un voto che risponde al vincolo di coerenza richiesto dal movimento "contro la guerra senza se e senza ma".
Le piazze del 15 febbraio avevano però chiesto ben altro.
Ci aspettavamo un Parlamento che scegliesse di rappresentare la maggioranza della popolazione contraria alla "guerra senza se e senza ma". Ci aspettavamo che il governo e la maggioranza scegliessero di modificare radicalmente la propria posizione e di recuperare all'Italia un ruolo attivo per la pace. Ci aspettavamo che lo schieramento che oggi ha votato contro la guerra preventiva riuscisse a presentarsi unito e senza ambiguità, come a piazza San Giovanni sono riusciti a fare movimenti molto diversi che hanno trovato una unità più forte delle differenze. Ci aspettavamo la revoca della concessione dell'uso delle basi, dello spazio aereo e delle infrastrutture logistiche per la guerra.
Ciò non è accaduto.
Rimangono prevalenti ancora una volta le logiche di schieramento e la separatezza della politica dalla società civile. Il quadro generale resta pericoloso, ambiguo e ambivalente. Quello di oggi è stato un passaggio fortunatamente non definitivo ma sicuramente delicato. Il tempo del politicismo non è finito, ma neppure il tempo per fermare la guerra. Il governo si è dovuto impegnare a tornare in Parlamento prima di compiere nuove scelte sulla guerra.


Utilizziamo questo tempo, insieme, difendendo e rafforzando l'unità nella chiarezza dei contenuti che abbiamo costruito, allargando partecipazione e consenso. Incontreremo di nuovo i gruppi parlamentari e faremo ancora appello a tutti i parlamentari perché votino contro la guerra. Chiederemo di essere ricevuti dalle ambasciate dei paesi che siedono nel consiglio di sicurezza dell'ONU, in vista del 14 marzo che sarà una data decisiva. Facciamo appello alla mobilitazione permanente contro la guerra. Facciamo appello affinché in tutta Italia viva la piattaforma del 15 febbraio: no alla guerra in ogni caso, no alla guerra senza se e senza ma, no alla guerra anche in caso di legittimazione da parte dell'ONU.
Difendiamo l'articolo 11 della Costituzione, ad esso ci sentiamo vincolati.
Il Parlamento rispetti questo vincolo.

Il Comitato organizzatore Fermiamo la guerra