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rossonotizienet n. 25 - febbraio 2003
- Subject: rossonotizienet n. 25 - febbraio 2003
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Tue, 11 Feb 2003 11:13:31 +0100
ROSSONotizieNet numero 25 febbraio 2003 periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso FERMIAMO LA GUERRA - FERMIAMO IL MASSACRO TUTTI A ROMA SABATO 15 FEBBRAIO - MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA GUERRA SENZA SE E SENZA MA....... APPUNTAMENTO DALLE 12 in p.za Albania, su viale Aventino a poco piu' di un km dalla partenza (che è a piazzale Ostiense - metro Piramide) insieme ad Attac, che avrà un complesso di percussionisti molto rumorosi. (Da Milano treni speciali in partenza da Porta Garibaldi venerdì 14 febbraio alle ore 22. Per i biglietti contattare il Cantiere, 02/36101380) Fermiamo la mano degli apprendisti stregoni che, pur di mantenere il dominio sulle risorse strategiche, di occupare regioni del mondo cruciali, di perpetuare un ordine mondiale iniquo, non recedono di un passo dallo scatenare l'inferno. Basta con lo scempio dei corpi, dell'ambiente, della democrazia, della cultura, della vita. Basta morti, basta dolori, basta distruzioni. Basta con la banda di avventurieri che pretende di governare il mondo. L'Associazione Culturale Punto Rosso e il Forum Mondiale delle Alternative daranno come sempre il loro contributo, assieme al movimento, alle forze politiche, agli uomini e alle donne di buona volontà, di contrinformazione, di controcultura e di mobilitazione per affermare la giustizia e la pace. ----------------------------------------------------------- Per dire no di Edoardo Galeano Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia, anche, la democrazia, che è sopravvissuta con fatica nel mondo nonostante le dittature che gli Stati Uniti vanno seminando dappertutto da più di un secolo. Il governo di Bush, che più che un governo sembra un oleodotto, ha bisogno di impadronirsi della seconda riserva mondiale di petrolio, che giace sotto il suolo dell' Iraq. In più, ha bisogno di giustificare i suoi investimenti militari ed ha bisogno di esibire sul campo di battaglia gli ultimi modelli della sua industria bellica. Si tratta di questo. Tutto il resto, sono solo scuse. E le scuse per questa ormai prossima carneficina offendono l' intelligenza. L'unico paese che ha usato armi nucleari contro la popolazione civile, il paese che ha lanciato le bombe atomiche che cancellarono Hiroshima e Nagasaki, pretende di convincerci che l'Iraq sia un pericolo per l'umanità. Se il presidente Bush ama tanto l'umanità, e davvero vuole scongiurare quella che è la più grave minaccia per l'umanità, perchè non si bombarda da solo, invece di pianificare un nuovo sterminio di popoli innocenti? Il prossimo 15 febbraio immense manifestazioni invaderanno le strade del mondo. L'umanità è stufa di essere usata come alibi dai suoi stessi assassini. Ed è stufa di piangere i suoi morti alla fine di ogni guerra. Questa volta vuole impedire la guerra che li ucciderà. Sommario: Iniziative di Punto Rosso Dopo Porto Alegre 2003: assemblea pubblica a Milano (25 febbraio) Corsi della LUP- Libera Università Popolare - cineforum: tempi di guerra (gennaio-febbraio 2003) - corso di introduzione sulla storia della Cina (febbraio-marzo 2003) - corso sulla Critica della ragion pura di Kant (febbraio 2003) - corso sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel (marzo 2003) Iniziative dei Punto Rosso locali - Punto Rosso Cornaredo (Milano) - Punto Rosso Carrara (iniziativa dopo Porto Alegre 2003 e seminario sulla guerra) - Modena: iniziativa pubblica: Cervelli in Gabbia Altre iniziative Attac-Milano: seminario di autoeducazione sull'economia. Materiali - Video sul Forum Sociale Europeo a cura di Urihi e Punto Rosso - Appello dei movimenti sociali - Terzo Forum Sociale Mondiale, Porto Alegre 2003 - MARIA CARLA BARONI, Lavoro e ambiente: binomio inscindibile per la sinistra DOPO PORTO ALEGRE 2003 LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO SU SCALA MONDIALE CONTRO LA GUERRA USA E IL MONDO SENZA CUORE DEL PROFITTO Il terzo grande Forum Sociale Mondiale si è svolto nel mentre si prepara l'ennesimo crimine contro l'umanità. Il mondo tra spirito di morte della guerra e lo spirito di vita del Popolo di Porto Alegre. Nello stesso Forum l'importante e storica decisione di tenere il prossimo Fsm 2004 in India. L'impegno dell'ulteriore coinvolgimento dei grandi continenti di Africa e Asia. Le strategie dei dominanti e la nostra agenda: la costruzione delle alternative. L'universale umano: dove c'è cultura e giustizia c'è pace, dove c'è pace vi è cultura e giustizia. MILANO - MARTEDI' 25 FEBBRAIO 2003 ore 18.30 - 23.30 SALA DELLA PROVINCIA - VIA CORRIDONI 10 coordinano GIORGIO RIOLO (presid. Associazione Culturale Punto Rosso), ANTONIO LARENO (segret. Camera del Lavoro Milano). Lo spirito di morte della guerra e del neoliberismo e lo spirito di vita del Popolo di Porto Alegre: dall'India, prossima sede del Fsm 2004, interviene MEENA MENON (Forum Sociale Asiatico, India - Cons. int. Fsm), I popoli contro la guerra e il neoliberismo Proiezione del cortometraggio Gavetta di Craig Bell Cultura e politica della resistenza e dell'alternativa: il movimento italiano si esprime MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso Fma - Ass. Aprile), FABIO ALBERTI (Un ponte per Baghdad), PIERO BERNOCCHI (Cobas), FELICE BESOSTRI (Socialismo 2000), RAFFAELLA BOLINI (Arci), LUCA CORRADINI (Cantiere), GIORGIO DAL FIUME (Ctm-Altromercato), NADIA DE MOND (Marcia Mondiale delle Donne), GIANNI FABBRIS (Altragricoltura), DANIELE FARINA (Disobbedienti), NICOLA FRATOIANNI (coord. Giovani Comunisti), PIERO MAESTRI (Guerre&Pace), ROBERTO MAPELLI (Attac), ALESSANDRA MECOZZI (Fiom), EMILIO MOLINARI (Comitato Italiano Acqua), LUCIANO MULHBAUER (Sin-Cobas), NICOLA NICOLOSI (Cgil Lombardia), MICHELE PAPAGNA (Acea), ANGELO PEDRINI (Cub), BASILIO RIZZO (Miracolo a Milano), AUGUSTO ROCCHI (segr. Prc Milano), RAFFAELE SALINARI (Pres. Terre des Hommes), GIGI SULLO (Carta), BENEDETTO VECCHI (il manifesto), UN RAPPRESENTANTE DEI VERDI. Tavola rotonda Le strategie politiche del movimento dopo Porto Alegre 2003 FAUSTO BERTINOTTI (Segr. Naz. Prc), VITTORIO AGNOLETTO (cons. int. Fsm), ROBERTO SAVIO (IPS-Cons. Int. Fsm), MAURIZIO ZIPPONI (segr. gen. Fiom Milano). Coordina JOSE' LUIZ DEL ROIO (Fma - Cons. Int. Fsm). Promuovono: Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative, Prc-Milano, Lavoro Società (area program, Cgil Milano), il manifesto, Carta-Cantieri sociali, Miracolo a Milano, Sin Cobas, Attac, Acea, Terre des Hommes, Socialismo 2000, Guerre&Pace, Liberazione, Rivista Alternative, Cantiere, Altragricoltura, Un Ponte per.... LUP- LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE prossimi corsi Dipartimento di Cinema e Arti Visive "Stanley Kubrick" Caro vecchio cineforum Tempi di guerra Quattro film sulla barbarie della guerra nel tempo e nell'immaginario, preceduti da una breve introduzione e seguiti dal dibattito, come al caro vecchio cineforum.... Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano (E' gradita la prenotazione: ci sono al massimo 60 posti) Quota di partecipazione: intero ciclo 10 euro, proiezione singola 3 euro Mercoledì 29 gennaio 2003 - ore 20.30 Barry Lindon di Stanley Kubrick, Gb 1975, dur. 184' Introduce Loris Caruso Mercoledì 5 febbraio 2003 - ore 20.30 La sottile linea rossa di T. Malick, Usa, 1998, dur. 170' Introduce Roberto Mapelli Mercoledì 12 febbraio 2003 - ore 20.30 Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick, Gb 1964, dur. 93' introduzione da definire Mercoledì 19 febbraio 2003 - ore 20.30 La seconda guerra civile americana di Joe Dante, Usa, 1997, dur. 100' Introduzione da definire ------------------------------------------------------------------------- Dipartimento di Studi Internazionali "Patrice Lumumba" La Cina di ieri e di oggi Introduzione alla storia della Cina Durata: 5 incontri Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano Quota associativa: 20 Euro Giovedì 6 febbraio 2003, ore 18.30 Il territorio: il Nord, il Sud, l'Ovest, il mare, i fiumi, la terra, il clima; il riso e il frumento; chi è dentro (gli Han del Regno di Mezzo); chi è fuori à gli "altri" (i tributi e i barbari). Gli elementi essenziali del confucianesimo; le 5 forme di rispetto; i 4 tipi di esseri umani; l'armonia e la lotta alla decadenza morale (à il buon governo). La lingua e la scrittura come modello culturale e come forma mentis Giovedì 20 febbraio 2003, ore 18.30 Le strutture del potere tradizionale: il Mandato Celeste; il Regno di Mezzo; l'imperatore; i mandarini; La famiglia; i grandi cognomi; il vincolo di sangue; le relazioni gerarchiche [parenti ricchi, parenti poveri]; le relazioni di vicinanza à il guanxi Giovedì 27 febbraio 2003, ore 18.30 Vicende storiche "epocali": le sconfitte e l'umiliazione da parte straniera; la fine dell'impero (poco prima/poco dopo); la guerra civile, la divisione interna [le concessioni]; il Maoismo à il comunismo [le lotte interne] à la rivoluzione culturale à l'esercito; le riforme di Deng Xiaoping (le 4 modernizzazioni e il socialismo di mercato) Giovedì 6 marzo 2003, ore 18.30 Questioni contemporanee: i figli unici à gli status symbol (consumisti) occidentali; l'arricchimento personale [Regno di Mezzo à confrontato con esempio diaspora]; il ruolo del partito e della classe dirigente [à la democrazia guidata]; dissidenza e alterità come disordine/disarmonia [Falun Gong]; le illusioni degli Occidentali: diritti umani, democrazia, autonomia (autodeterminazione), Tibet; i rapporti con l'area asiatica (Giappone, Corea del Sud, Corea del Nord, ASEAN, Russia, India, ex Asia sovietica, APEC); i rapporti con gli USA e il ruolo geopolitico internazionale (Consiglio di Sicurezza, ONU); Cina, Grande Cina, essere cinesi, nazionalismo, la diaspora ed i rapporti con essa Giovedì 13 marzo 2003, ore 18.30 Tavola rotonda sulla Cina nella globalizzazione Relatore del corso: Prof. Fabrizio Eva -------------------------------------------------------------------------------- Dipartimento di storia della filosofia e del pensiero umano "Ernst Bloch" Il pensiero occidentale attraverso le sue grandi opere A seguito del grande interesse suscitato dai corsi svolti nei due anni passati sulla storia del pensiero occidentale, riprendiamo questo percorso a partire dalle grandi opere di questo pensiero, come momenti paradigmatici della storia della filosofia. Nono corso: La Critica della Ragion Pura di Kant Durata: 3 lezioni Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano Quota di iscrizione: 15 Euro Martedì 11 febbraio 2003, ore 18.30-20-30 Introduzione alla filosofia di Kant Relatore: Giorgio Giovannetti Martedì 18 febbraio 2003, ore 18.30-20-30 La Critica della Ragion Pura (I) Relatore: Vittorio Morfino Martedì 25 febbraio 2003, ore 18.30-20-30 La Critica della Ragion Pura (II) Relatore: Vittorio Morfino -------------------------------------------------------------------------------- Decimo Corso La Fenomenologia dello Spirito di Hegel Durata: 3 lezioni Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano Quota di iscrizione: 15 Euro Martedì 4 marzo 2003, ore 18.30-20-30 Introduzione alla filosofia di Hegel Relatore: da definire Martedì 11 marzo 2003, ore 18.30-20-30 La Fenomenologia dello Spirito (I) Relatore: Roberto Mapelli Martedì 18 marzo 2003, ore 18.30-20-30 La Fenomenologia dello Spirito (II) Relatore: Roberto Mapelli INIZIATIVE DEI PUNTO ROSSO LOCALI Dall'Iraq …per l'Afghanistan… all'Iraq "Combattere il male"? oppure Calpestare la vita per accaparrarsi le risorse e consolidare il proprio potere nel mondo con il ruolo di amministratore unico della giustizia universale? MERCOLEDI' 19 FEBBRAIO 2003 ore 20,45 Aula Consigliare del Comune di CORNAREDO (Mi) Via Fratelli Imbriani Presentazione dell'ultimo libro di Giulio GIRARDI RESISTENZA E ALTERNATIVA AL NEOLIBERALISMO E AI TERRORISMI Edizioni Punto Rosso saranno presenti : Giulio GIRARDI autore del libro - Filosofo e teologo della liberazione, impegnato da sempre nella solidarietà con l'America Latina, particolarmente con il Nicaragua, Cuba e il movimento indigeno Evelina COLAVITA di OMID Associazione Onlus che opera nei campi profughi afgani, che ci aggiornerà sulla situazione in Afghanistan, sul lavoro svolto dall'Associazione e porterà manufatti Marina VALLATA di UN PONTE PER… Coordina : Giorgio RIOLO Presidente Nazionale della Associazione Culturale PUNTO ROSSO-Forum Mondiale delle Alternative, Rientrato da PORTO ALEGRE 3, di cui ci parlerà organizza : Associazione Culturale Punto Rosso di CORNAREDO Durante la serata sarà possibile rinnovare per il 2003 l'iscrizione al Punto Rosso, per la quale ringrazieremo con omaggi del Commercio Equo e Solidale. DOPO PORTO ALEGRE 2003 LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO SU SCALA MONDIALE CONTRO LA GUERRA USA CARRARA - GIOVEDI' 27 FEBBRARIO 2003 ore 21.00 SALA DEL COMUNE - PIAZZA 2 GIUGNO Partecipano VITTORIO AGNOLETTO (Consiglio Internazionale Forum Sociale Mondiale) MEENA MENON (Forum Sociale Asiatico, India ú Consiglio Internazionale Forum Sociale Mondiale) GIORGIO RIOLO (presid. Associazione Culturale Punto Rosso - Forum Mondiale delle Alternative) Organizza ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO e-mail: puntorosso.carrara at tin.it -------------------------------------------------------------------------------- Il mondo che si autodefinisce avanzato, il mondo che si dice civile e democratico, non riusciendo a risolvere il problema della poverta', ha deciso di fare la guerra ai poveri. Eduardo Galeano Seminario LA GUERRA COME ORIZZONTE DELL'ATTUALE (IN)CIVILTA' CARRARA, SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE PIAZZA DUE GIUGNO VENERDI 21 MARZO E VENERDI 28 MARZO CON INIZIO ORE 17.00 Il seminario e' tenuto da Manlio Dinucci (Saggista e collaboratore de il manifesto, e' direttore della sezione italiana della International Physicians for Prevention of the Nuclear War, insignita del Prmio Nobel per la Pace). Il Seminario si articola in due incontri: Primo seminario Venerdi 21 Marzo ore 17 GUERRA Il profilo storico -Dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda -Dalla guerra fredda al dopo guerra fredda -Riorientamento delle strategie -Caratteristiche degli attuali conflitti armati -La nuova corsa agli armamenti nucleari, chimici e biologici -Il pericolo della guerra nucleare Secondo seminario Venerdi 28 Marzo ore 17 GUERRA La spesa mondiale militare -Gli affari delle industrie belliche -L'uso della scienza e della tecnologia a fini militari -La situazione socioeconomica mondiale -Lo sviluppo insostenibile -I bisogni vitali dell'umanita' -Le ragioni scientifiche del rifiuto della guerra Il seminario sara' svolto con l'ausilio di mezzi multimediali Organizza Associazione Culturale Punto Rosso Massa Carrara Info: e-mail: puntorosso.carrara at tin.it cell. 347-1085533 -------------------------------------------------------------------------------- Cervelli In Gabbia Dibattito/Conferenza Martedi 11 febbraio - Ore 18 Sala Conferenze Rum - Via Campi 309 MODENA Contro la trasformazione dell'istruzione da diritto fondamentale a business del mercato globale. Contro riforme che trasformano le università e le scuole in fabbriche dove il "precariato intellettuale" è il nuovo strumento per assoggettarci al mercato. Per una libera circolazione dei saperi pra rinchiusi nei recinti del copyright e dei brevetti Per un libero sapere...condizione per la libertà di tutti !!! Interverranno: Marco Bascetta (Manifestolibri - Milano) Andrea Fumagalli (Docente universitario - Milano) Gigi Roggero (Gruppo Conricerca FuturoAnteriore - Como) A seguire: Buffett Sociale & Jam Session ALTRE INIZIATIVE ATTAC MILANO - CAMPAGNA CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI SEMINARIO DI AUTOEDUCAZIONE condotto da ALESSANDRO SANTORO economista Obiettivo generale: de-costruire le argomentazioni a sostegno delle privatizzazioni traendo dalla realtà del territorio milanese i riscontri di questo percorso di de-costruzione. PRIMO INCONTRO- MARTEDI 11FEBBRAIO ORE 20.45 : DENTRO L'IDEOLOGIA DEL MERCATO Esiste un senso comune diffuso secondo cui "il mercato è meglio".Un'opposizione a questo senso comune si può certamente costruire a partire da un'obiezione etica, facendo vedere i guasti che il mercato produce. Tuttavia, questa obiezione è necessaria ma non sufficiente: bisogna ragionare su quanto limitata e contingente sia l'idea stessa di efficienza del mercato. Il modo migliore per dare questa dimostrazione è guardare il mercato 'dal di dentro', facendo finta di accettare la teoria economica dominante per capire che cosa dice esattamente. Attraverso le nozioni di "bene di mercato", di "sovranità del consumatore", di "utilità", di "impresa" e di "efficienza" si può ben comprendere quanto astratta, avulsa dalla realtà e a volte paradossale sia la giustificazione teorica della superiorità del mercato, e si possono identificare gli spazi che secondo la stessa teoria economica dominante dovrebbero essere sottratti al mercato, con particolare riferimento ai servizi pubblici. Immagino questo incontro come quello di costruzione di un quadro di riferimento che serva per gli incontri successivi. (DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO) SECONDO INCONTRO - LUNEDI 24 FEBBRAIO ORE 20.45 (Data da confermare) : PER CAPIRE LA CRISI FISCALE DELLO STATO La crisi fiscale dello Stato è a fondamento della pretesa ineluttabilità delle politiche di privatizzazione ed è quindi un altro tassello fondamentale da de-costruire. Credo che sia necessaria una premessa di chiarimento sulle principali grandezze in questione (debito pubblico, disavanzo, inflazione) anche con qualche riferimento quantitativo al caso italiano (dando un'occhiata al rendiconto generale dello Stato).Discutendo criticamente di questi concetti si possono cominciare a capire certe operazioni di strumentalizzazioni che sono state fatte (Maastricht). A questo punto, ovvero con la strumentazione tecnica necessaria, si apre uno 'spazio di auto-educazione' relativo alla comprensione della dinamica storica che ha portato alla formazione del debito pubblico e del disavanzo italiano: è un lavoro non semplice da fare insieme, che richiede curiosità e voglia d spenderci un po' di tempo, quindi lo prevederei solo se questa curiosità e questa voglia ci sono. Cerco di fare un esempio per rendermi più comprensibile. Una delle voci principali di spesa dello Stato è certamente la spesa per il personale, che ha un peso particolarmente forte in alcuni settori, per esempio istruzione e sanità. Se non si affrontano questi nodi, se non si capisce come sono usati i soldi in questi settori e non si capisce a cosa servono sarà difficile costruire un percorso di opposizione alle privatizzazioni in questo settore. Qui si potrebbe aprire lo spazio per il coinvolgimento di altri per capire meglio. Opterei per l'istruzione, in quanto la sanità ha un profilo 'localistico' molto più forte e può esser meglio affrontata nel terzo incontro.(DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO) TERZO INCONTRO - LUNEDI 3 MARZO ORE 20.45 : DENTRO L'IDEOLOGIA DEL DECENTRAMENTO Questo elemento ha particolare importanza per le privatizzazioni dei servizi pubblici nel nostro paese. Anche qui c'è bisogno di una premessa su quel che dice la teoria economica, su quanto questo sia valido ed accettabile, su quali problemi reali ci sono (schematicamente: dal lato della fornitura dei servizi e dal lato del finanziamento dei servizi). Si apre poi un ulteriore 'spazio di auto-educazione' che dedicherei ad approfondire la questione della regionalizzazione della sanità; anche qui ci vuole un po' di voglia di fare, di leggersi alcuni testi legislativi, di guardare un po' di numeri. Anche qui, dopo questa fase, vedrei bene il coinvolgimento di qualcuno che ci dia il suo punto di vista sulla sanità in Lombardia. (DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO) GLI INCONTRI SI TERRANNO PRESSO LA SEDE DI PUNTOROSSO, IN VIA MORIGI 8-MILANO Gli incontri sono aperti a tutti. Per ulteriori informazioni, richieste, iscrizioni si può scrivere a : marcattac at virgilio.it o telefonare a Marco 3292107026 o Eliana 3405749635 ORGANIZZA : ATTAC MILANO MATERIALI Firenze Europa, Mondo 35' betacam 2002 A cura di Giovanna Cossia e Marco De Poli Una coproduzione URIHI-Punto Rosso Firenze, città di Dante e Michelangelo, culla del Rinascimento e della moderna società mercantile, ha accolto dal 6 al 10 novembre oltre 60.000 partecipanti al 1° Forum Sociale Europeo. Provenienti da oltre 100 paesi, si sono confrontati in affollati seminari, dibattiti e assemblee, per iniziare a costruire un'Europa nuova, sociale e consapevole: non fortezza assediata, ma crocevia di scambi, ponte verso popoli e culture. Il documentario vuole gettare uno sguardo sui problemi ed i temi affrontati a Firenze - i giovani, l'Europa, la pace e la guerra, cercando di restituire, per chi c'era e per chi non ha potuto esserci, immagini e suoni, volti e parole di quattro giorni indimenticabili, dall'apertura in Piazza Santa Croce all'interminabile corteo di sabato 9 novembre. Da Dario Fo ad Ahmed Ben Bella, da Giulietto Chiesa a Riccardo Petrella, da Francois Houtard a Samir Amin da Isidoro Mortellaro, a Luisa Morgantini al Presidente della regione Toscana: studenti, sindacalisti, immigrate, esponenti politici e partecipanti provenienti da Europa, Asia, Africa, Americhe, tutti alla ricerca di un altro mondo, non solo possibile ma necessario. Il costo del video in VHS è di 10 Euro + spese postali e lo si può richiedere a Punto Rosso. Appello dei movimenti sociali III° Forum Social Mundial Porto Alegre, Brasile - gennaio 2003 Siamo riuniti a Porto Alegre mentre nel mondo imperversa una crisi globale. Le intenzioni belligeranti del governo degli Stati Uniti determinato a sferrare un attacco militare all'Iraq, minacciano seriamente tutti noi e mettono in tragica evidenza le connessioni tra dominazione militare ed economica. Allo stesso tempo la globalizzazione neoliberista stessa è in crisi: la minaccia della recessione globale è più evidente che mai, mentre gli scandali per corruzione che coinvolgono le grandi società sono all'ordine del giorno e rivelano la realtà del capitalismo. Le sperequazioni sociali ed economiche aumentano sempre più, compromettendo le strutture sociali le culture, i diritti, la vita. La biodiversità, l'aria, l'acqua, le foreste, il suolo e il mare sono diventati merci e sono messi in vendita. Tutto questo minaccia il nostro futuro comune Noi ci opponiamo! Per il nostro futuro comune. Apparteniamo a movimenti sociali che si battono in tutto il mondo contro la globalizzazione neoliberista, contro la guerra, il razzismo, il sistema di caste istituzionalizzato, la povertà, la società patriarcale e tutte le forme di discriminazione ed esclusione economica, etnica, sociale, politica culturale, sessuale e di genere. Ci battiamo per la giustizia sociale, i diritti di cittadinanza, la democrazia partecipativa, i diritti universali e per il diritto dei popoli di decidere del proprio futuro. Sosteniamo la pace e la cooperazione internazionale, per una società sostenibile che risponda ai bisogni di cibo, abitazione, salute, istruzione, informazione, acqua, energia, trasporti pubblici e diritti umani. Siamo solidali con le donne impegnate contro la violenza sociale e patriarcale, sosteniamo la battaglia dei contadini, degli operai, dei movimenti urbani popolari e di tutti gli svantaggiati del mondo, privati di ambienti familiari sereni, privati di lavoro, terra e diritti. Abbiamo manifestato in milioni per dire che un altro mondo è possibile. Non è mai stato più vero e pressante. No alla guerra! I movimenti sociali sono contro la militarizzazione, l'aumento delle basi militari e della repressione di Stato che crea infiniti rifugiati e contro la criminalizzazione dei movimenti sociali e dei popoli poveri. Siamo contro la guerra in Iraq, gli attacchi alla Palestina, al popolo della Cecenia e del Kurdistan alla guerra in Afghanistan, in Colombia, in Africa e contro la minaccia crescente di una guerra in Corea. Ci opponiamo alle aggressioni economiche e politiche contro il Venezuela e contro l'embargo politico ed economico imposto dagli Stati Uniti a Cuba e a qualunque altro paese. Siamo contro ogni tipo di azione militare ed economica destinata ad imporre il modello neoliberista e a minare la sovranità e la pace dei popoli del mondo. La guerra è divenuta una parte strutturale e permanente della dominazione globale che impiega la forza militare per il controllo dei popoli e di risorse strategiche quali il petrolio. Il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati stanno imponendo la guerra come soluzione sempre più comune per risolvere i conflitti. Denunciamo la premeditazione degli imperialisti nell'inasprire tensioni e conflitti religiosi, etnici, razzisti, fra tribù in tutto il mondo per perseguire interessi egoistici. La maggioranza della collettività mondiale si oppone alla prossima guerra in Iraq. Facciamo appello ai movimenti sociali e alle forze progressiste di tutto il mondo affinché il 15 febbraio 2003, sostengano, partecipino e organizzino la protesta. Molte proteste sono già pianificate e coordinate da tutti coloro che si oppongono alla guerra nelle 30 maggiori città del mondo. Opposizione all'Organizzazione Mondiale del Commercio L'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), l'Area di Libero Commercio delle Americhe (Free Trade Area of the Americas, FTAA) e molti altri accordi commerciali bilaterali e regionali come l' Africa Growth and Opportunity Act (AGOA) o l'accordo proposto per il libero commercio nell'America Centrale, sono utilizzati dalle società multinazionale per promuovere i loro interessi e dominare e controllare le nostre economie e per imporre un modello di sviluppo che impoverisce le nostre società. Nel nome della liberalizzazione del commercio la vita e la natura sono messe in vendita e i popoli vengono privati dei loro diritti fondamentali. Le multinazionali agricole tentano di imporre al mondo gli OGM, le persone HIV positive o affette da AIDS o altre malattie panendemiche in Africa e altrove non possono accedere ai medicinali generici a basso prezzo. Inoltre i paesi del sud sono intrappolati in un ciclo senza fine di indebitamento che li costringe ad aprire i loro mercati e a esportare la loro ricchezza. Nei prossimi anni le nostre campagne contro il WTO, l'FTAA e la liberalizzazione del commercio cresceranno di dimensione e di portata. Vogliamo fermare e invertire la liberalizzazione dell'agricoltura, dell'acqua, dell'energia, dei servizi pubblici e dell'investimento e riaffermare la sovranità dei popoli sulla società, sulle risorse, sulla cultura e la conoscenza e sull'economia. Siamo solidali con i contadini messicani che gridano "el campo no aguanta mas" (il contadino non ne può più) e nello spirito della loro lotta ci mobiliteremo localmente, nazionalmente e internazionalmente per opporci al WTO. Sosteniamo il movimento mondiale che combatte contro i modelli agricoli, alimentari e di produzione e distribuzione neoliberisti. Durante il quinto incontro del WTO che si terrà a Cancun, Messico, nel settembre 2003 organizzeremo proteste di massa in tutto il mondo e faremo altrettanto durante l'incontro del FTAA che si terrà a Miami, Stati Uniti nell'ottobre successivo. Cancellare il debito La cancellazione completa e incondizionata del debito del Terzo Mondo costituisce una condizione per il rispetto dei diritti umani. Sosterremo ogni paese indebitato che intenda interrompere i pagamenti e voglia rompere gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale specialmente con i programmi di aggiustamento strutturale. I popoli del Terzo Mondo dopo secoli di sfruttamento delle loro risorse e del loro ambiente hanno acquisito il diritto al risarcimento. Noi ci chiediamo chi è debitore e chi è creditore. Questi problemi saranno al centro delle campagne che si terranno nel 2003 durante il G8 (Evia, Francia), il WTO (Cancun/settembre) e gli incontri annuali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale (Washington /settembre). Opposizione al G8 Facciamo appello a tutti i movimenti sociali e alle forze progressiste affinché partecipino alla mobilitazione per denunciare l'illegittimità del G8 (Evian, Francia 1-3 giugno 2003) e per rifiutarne la politica. A questa mobilitazione parteciperanno militanti di tutto il mondo, dando vita a un summit alternativo e a un'immensa dimostrazione internazionale. Donne: promozione dell'eguaglianza Partecipiamo alle azioni promosse dei movimenti femministi l'otto marzo, giornata internazionale della donna, per combattere contro tutte le forme di violenza e patriarcato e per un'uguaglianza sociale e politica. Solidarietà Chiediamo a tutte le forze sociali progressiste, ai movimenti e alle organizzazioni di tutto il mondo di essere solidali con i popoli della Palestina, del Venezuela, della Bolivia e di altre nazioni che in questo momento stanno affrontando crisi gravissime. Ampliare la nostra rete internazionale L'anno scorso durante il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre abbiamo adottato una dichiarazione che definisce i nostri scopi, le nostre lotte e le modalità per costruire la nostra alleanza. Lo spirito di questo testo è ancora vivo e ispira le nostre mobilitazioni future. Da allora il mondo è cambiato molto rapidamente e per noi vi è la necessità di far progredire i nostri processi decisionali, i coordinamenti e le alleanze. Dobbiamo adottare un programma ampio, radicale, democratico, pluralista, internazionale, femminista non discriminatorio e antimperialista. Vogliamo costruire una struttura entro la quale articolare la nostra analisi e i nostri impegni di mobilitazione. Questo richiede la partecipazione attiva di tutti i movimenti ricordando che i forum sociali sono indipendenti da governi e partiti politici (affermato nella Carta dei principi del Forum Sociale Mondiale) e mantenendo il rispetto per l'autonomia di tutti. Questa struttura dovrebbe essere irrobustita dalla presenza di tutti gli attori sociali che contribuiscono e condividono le loro esperienze e le loro prassi sociali, in accordo con le diverse forme di espressione politica e con le diverse organizzazioni dei movimenti sociali, prestando attenzione alla diversità di ideologie e culture. Sentiamo la necessità di costituire una rete di movimenti che sia sensibile e disponibile, flessibile e sostenibile ma anche ampia e trasparente. In grado di alimentare e arricchire il processo evolutivo, di promuovere la diversità e assumere il necessario grado di coordinamento. Gli scopi della rete saranno migliorare l'impegno dei movimenti di tutto il mondo in un dibattito politico più approfondito per facilitare l'azione comune e rafforzare le iniziative di attori che lottano per gli interessi sociali, lavorando in modo orizzontale ed efficace. A tal fine proponiamo di costituire un gruppo di contatto come risorsa e strumento per la nostra mobilitazione internazionale, che si occupi tra l'altro della preparazione di incontri e dibattiti e della promozione della democrazia mediante un sito web e liste di discussione. Questo gruppo di contatto avrà una durata di 6/12 mesi e lavorerà in base all'esperienza passata dei sostenitori della rete dei movimenti sociali popolare con sede in Brasile. Si tratterebbe di una soluzione transitoria per garantire la continuità. Il compito principale di questo gruppo provvisorio è facilitare il dibattito in modo che i movimenti sociali di tutto il mondo definiscano procedure concrete per un lavoro comune. Questo processo è incorso. Una prima verifica del nuovo gruppo di contatto avverrà durante gli incontri della rete dei movimenti sociali in occasioni della mobilitazione di massa contro WTO di Cancun a settembre 2003. Una seconda verifica si avrà, sempre durante gli incontri della rete dei movimenti sociali, in occasione della riunione del WSF che si prevede in India nel 2004. Le verifiche valuteranno, tra l'altro, l'efficacia del coordinamento e ricercheranno mezzi per migliorarlo. Considereranno inoltre come procedere da un anno all'altro e come tener conto di campagne tematiche nazionali, regionali e di movimento. Nel frattempo dobbiamo aprire un vasto dibattito tra le organizzazioni e le reti per articolare le proposte per una struttura permanente e più rappresentativa. Nei prossimi mesi, durante le nostre campagne e mobilitazioni, avremo molte occasioni per sperimentare migliorare e costruire questo processo. Facciamo appello a tutte le reti e i movimenti sociali popolari affinché firmino questa dichiarazione entro due mesi e inviino le loro firme al seguente indirizzo movsoc at uol.com.br MARIA CARLA BARONI Lavoro e ambiente: binomio inscindibile per la sinistra (relazione tenuta al convegno "Tra crisi Fiat e mobilità sostenibile: che fare?", organizzato dal Partito dei Comunisti Italiani - Federazione Provinciale Milanese Già negli anni '70 Laura Conti, la scienziata che ha introdotto l'ecologia in Italia e che più tardi ha fondato Legambiente, aveva cercato di svegliarci dal pericoloso sonno in cui eravamo immersi, anche a sinistra: chi credendo nell'illimitata capacità dell'uomo di modificare la natura con le sue attività (industria, trasporti, agricoltura e allevamento industrializzati) senza rendere impossibile la permanenza degli organismi viventi sul nostro pianeta, e ciò mediante tecnologie sempre nuove in grado di riparare i guasti ambientali; chi credendo nell'illimitata capacità della natura di riequilibrarsi e di riassorbire le conseguenze delle attività umane; tutti convinti, inoltre, che i bisogni umani sarebbero sempre soddisfatti, indipendentemente dal numero degli umani stessi e del tipo e dell'entità dei loro bisogni, su un pianeta che continuerà a essere popolato da organismi viventi; e metteva a confronto i miliardi di anni che sono stati necessari per accumulare quel patrimonio genetico di informazioni differenziate che è il complesso degli organismi viventi, e che garantisce la vita degli stessi mediante l'equilibrio degli ecosistemi, con la previsione che di li a trent'anni si sarebbe verificata la scomparsa di una specie vivente ogni quarto d'ora. E ora che i trent'anni sono passati, dovrebbe essere evidente a tutti, anche in Europa, anche in Italia, che godono di un clima temperato di per sé non incline agli sconvolgimenti tipici dei climi tropicali ed equatoriali, quanto fossero illusori quegli assunti di illimitate capacità e quanto la situazione sia grave: dalla distruzione accelerata delle risorse del pianeta, mediante l'inquinamento dell'aria e delle acque e la deforestazione, alle alterazioni climatiche, dal dissesto idrogeologico e dalle inondazioni alla desertificazione, alla costante perdita di biodiversità, dalle enormi nubi tossiche alle piogge acide alla mucca pazza… In Italia in particolare, più ancora che nel resto d'Europa, il dissesto polarizzato tra alluvioni e siccità è dovuto alla distruzione del territorio, che non è più in grado di adeguarsi a piogge divenute più rare e più violente, a causa dell'abbattimento degli alberi nelle zone collinari e montane; dell'eccessiva cementificazione, e quindi impermeabilizzazione, del suolo nelle aree urbane sempre più sparpagliate nelle campagne; dei corsi d'acqua costruiti fin negli alvei e cementificati negli argini. In Italia poi, arrivati in ritardo rispetto ad altri paesi d'Europa alla fase dell'industrializzazione, abbiamo creduto, lungo tutto il xx secolo, anche a sinistra, al mito della produzione illimitata di merci come sinonimo di sviluppo, di benessere, di progresso, all'industrializzazione accelerata sempre e dovunque: indipendentemente dal contesto territoriale (anche nelle zone più qualificate dal punto di vista agricolo o ambientale o paesistico; anche ai bordi della laguna di Venezia, anche sterminando gli aranceti di Gioia Tauro); e indipendentemente da che cosa produrre (anche strumenti di morte come le armi e come gli innumerevoli prodotti contenenti sostanze cancerogene), considerando la produzione e il lavoro meritevoli di qualsiasi prezzo: anche i tanti operai e loro familiari morti di cancro, anche i tanti loro bambini nati handicappati, spesso gravi. Ci siamo limitati a contare i morti (le pur fondamentali indagini epidemiologiche di medici e associazioni coraggiose) e a intentare cause legali, senza renderci conto che il cancro contratto in fabbrica porta alla morte anzitempo ed è uno dei modi più brutti e dolorosi di morire e che un figlio handicappato, oltre a rappresentare la fine di ogni speranza di miglioramento per entrambi i suoi genitori, che affrontano fatica e privazioni sperando che i figli possano poi studiare e progredire, significa soprattutto una somma enorme di infelicità, fatica, talora senso di colpa e vergogna, per la donna che lo ha messo al mondo e la fine di ogni altro aspetto della sua vita, anche quando lo ama più di un figlio cosiddetto normale. Per decenni, poi, nelle situazioni più gravi dal punto di vista dell'ambiente e della salute, abbiamo lasciato schierare da una parte gli operai e i sindacati e dall'altra gli ambientalisti e la popolazione: all'Acna di Cengio, all'Ipca di Ciriè, alla Farmoplant di Massa, al Petrolchimico di Porto Marghera, alla Montedison e all'Enichem di Priolo, all'Agip di Gela e in tanti altri posti, quasi mai elaborando progetti, piattaforme e lotte in grado di opporsi al ricatto tra cancro e disoccupazione e lasciando completamente soli quei pochi che ci hanno provato. Senza capire che lo sfruttamento del lavoro umano e la distruzione dell'ambiente hanno la stessa matrice, sono causati entrambi da un modello economico basato sull'accumulazione del capitale e quindi sul perseguimento del profitto immediato impresa per impresa, per il quale esseri umani e risorse ambientali sono semplicemente strumenti di produzione e materiali da acquisire al prezzo più basso possibile, e possibilmente in modo gratuito. Senza ricordare che la crescita economica capitalistica, per ridurre i costi di produzione nel breve periodo, ha trascurato anche quelle che Marx ha chiamato "condizioni di produzione" nel lungo periodo, che sono poi condizioni di vita soddisfacenti per gli stessi addetti alla produzione. Chi può dire quanto questa cecità e questa divisione - ideologica, in quanto percepisce come contrapposte esigenze altrettanto vitali - abbiano pesato sulle attuali difficoltà, quantitative e qualitative, della sinistra italiana? Da una decina d'anni a questa parte, però, si sono verificati anche fenomeni nuovi, di cui non possiamo fare a meno di tener conto. Il primo è che, se è vero che per una certa fase la crescita economica e l'aumento della produzione e della produttività hanno portato un relativo benessere e un miglioramento nelle condizioni di vita dei ceti popolari - anche se pagato con lacrime e sangue non metaforici -, anche in quanto l'occupazione cresceva di pari passo con la produzione e il sindacato riusciva a far trasferire nei salari almeno una quota significativa dell'aumento della produttività del lavoro, da un po' di anni a questa parte la correlazione positiva tra crescita e occupazione si è interrotta: la crescita è continuata, sia pure con incrementi calanti, anche per effetto della finanziarizzazione dell'economia; la produttività del lavoro si è incrementata a ritmi vertiginosi, per l'introduzione sempre più estesa delle tecnologie informatiche e della robotica, del modello organizzativo della produzione "snella" e della tecnica del just in time, le quali hanno permesso di ridurre progressivamente e drasticamente il bisogno di operai e magazzinieri, e a seguito delle fusioni e incorporazioni aziendali, che hanno trasformato in "esuberi" anche impiegati, quadri e dirigenti; il bisogno di lavoro umano, invece, si è drasticamente ridotto, facendo emergere la disoccupazione e la non occupazione come uno dei problemi più gravi del nostro tempo, non solo in Italia, ma, con caratteristiche non diverse nella sostanza, in tutti i paesi OCSE. Completano il quadro l'impossibilità attuale del sindacato a ottenere nelle retribuzioni il riconoscimento degli aumenti di produttività e varie forme di precarizzazione dei rapporti di lavoro. E' il fenomeno che Carla Ravaioli ha chiamato la "crescita fredda" e cioè la moltiplicazione delle merci e l'espansione dei mercati cui attualmente corrispondono solo un peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei ceti popolari e una progressiva e sempre più grave distruzione dell'ambiente a scapito dell'intera specie umana: tipo di crescita che, non dando più nulla ai ceti popolari e, anzi, togliendo loro, non ha più alcun motivo di essere considerata positiva e fornisce quindi alla sinistra l'occasione storica per pensare un diverso sistema di produzione, di scambio e di consumo e per lottare al fine di ottenerlo. Il secondo fenomeno è quella particolare configurazione ed estensione del sistema capitalistico che è arrivata ormai a dominare e a incapsulare l'intero pianeta (non solo l'ambiente e il modo di produrre e consumare, ma anche le menti e le aspirazioni degli umani) e che chiamiamo globalizzazione neoliberista. Da sempre il capitale ha mirato a produrre e a vendere sempre di più, non importa che cosa e a chi, per quale bisogno e con quale metodo e con quali conseguenze, con il solo obiettivo dell'aumento del profitto impresa per impresa e del prodotto interno lordo a livello generale, ma nell'attuale fase non mancano gli aspetti nuovi, consentiti dalle attuali tecnologie soprattutto dell'informazione e della comunicazione: la concentrazione delle decisioni economiche in capo a poche centinaia di grandi gruppi multinazionali con sede decisionale nel primo mondo, che di fatto operano ormai in un unico mercato globale e delle merci e dei servizi e dei capitali; lo sganciamento della produzione da un territorio e da un contesto socioculturale alla rincorsa della localizzazione che, in ambito planetario, garantisce il costo del lavoro più basso e la più completa assenza di vincoli nell'uso delle risorse ambientali; il potere acquisito nei confronti degli Stati nazionali, sia mediante la stessa potenza economico-finanziaria dei grandi gruppi (i cui bilanci consolidati superano il bilancio di molti Stati), sia mediante l'attivazione di un'organizzazione sovrannazionale come l'Organizzazione Mondiale del Commercio, a essi funzionale, in grado di vincolare le politiche economiche degli Stati nazionali e di rendere inefficaci le loro legislazioni ambientali e del lavoro. E proprio questa esasperata modalità del capitalismo di spostare le produzioni dove è possibile usare uomini, donne e bambini in modo quasi gratuito e dove la legislazione ambientale è inesistente, il tutto sotto il pungolo della riduzione dei costi richiesta da una iperconcorrenzialità a scala globale, dovrebbe convincerci che lavoro e ambiente solo le due facce della stessa medaglia, che devono essere inscindibili sia nella nostra elaborazione teorica sia nella nostra progettualità politica. Il terzo fenomeno nuovo è costituito da quell'entusiasmante galassia di movimenti che, insieme ad altri, preferisco chiamare "per una globalizzazione dal basso", sorta per lottare contro la globalizzazione neoliberista, in primo luogo suscitando coscienza e speranza nella possibilità, ora, di pensare e, poi, di costruire un mondo diverso dall'attuale: il movimento dei movimenti, che comprende ambientalisti e sindacalisti, lo ha capito fin dal suo sorgere che ambiente e lavoro sono inscindibili e che occorre lottare per entrambi, così come per l'acqua come risorsa comune e per i servizi fondamentali che devono rimanere pubblici, per poter garantire vita, salute e diritti a tutti gli umani del pianeta. Anche di fronte alla crisi Fiat non si può porsi dimenticando che essa è esplosa in uno scenario di progressiva presa di coscienza, da parte degli abitanti delle città, che la mobilità basata sull'auto privata e individuale provoca inquinamento, rumore, stress, malattie, occupazione di suolo urbano a scapito degli umani, lunghissimi tempi di trasferimento, spreco di tempo di lavoro e di vita, costi in continuo aumento (benzina, assicurazione, posteggi). Nei sondaggi il traffico e l'inquinamento dell'aria sono indicati da anni come il principale problema della popolazione urbana. Sono numerosi i convegni e le lotte sociali contro l'esasperazione dell'attuale mobilità voluta dai governi locali di destra e per una mobilità sostenibile, basata soprattutto sul potenziamento del trasporto pubblico di superficie, sull'uso di mezzi pubblici ecologici e sulla chiusura al traffico di parti di città (centri storici, isole pedonali anche periferiche, grandi quartieri residenziali pubblici e privati). Sono un fatto, spesso riportato ormai anche dalla stampa quotidiana, le migliaia di persone morte ogni anno per le sostanze cancerogene connesse all'uso massiccio dell'auto, le migliaia di persone, soprattutto bambini e vecchi, che si ammalano alle vie respiratorie a causa delle polveri sottili, la morbilità e gli svenimenti tra i vigili urbani addetti al traffico. Non possiamo, quindi, ignorare che il modello di mobilità urbana basato sull'auto individuale è in crisi, soprattutto in Italia, che possiede la più alta densità di auto nel mondo, in rapporto sia agli abitanti sia ai chilometri di strade, e le politiche pubbliche locali più lontane dalle indicazioni europee (Libro verde dell'ambiente urbano,1990): targhe alterne; blocchi del traffico; zone a traffico limitato non controllate; milioni buttati per parcheggi sotterranei destinati a una minima parte delle auto che ingombrano gli spazi aperti delle città, che sarebbero assai meglio usabili per la vita collettiva; nuovi sottopassi, cavalcavia e strutture multipiano, i cosiddetti fluidificatori del traffico, che lo spostano soltanto; e nuove autostrade urbane che ne attirano uno ancora più consistente… E neppure possiamo dimenticare i prezzi che si pagano per un trasporto merci effettuato in larga prevalenza su gomma in termini di inquinamento, consumo energetico, gravissimi incidenti stradali, blocchi alle frontiere con il resto d'Europa, che trasporta le merci su ferro e via acqua; e che i trasporti sono responsabili per il 40% dell'effetto serra; e che la produzione di energia da combustibili fossili rappresenta il 95% dell'inquinamento dell'aria. Oltre a tutto ciò le guerre dell'ultimo decennio (Golfo, Cecenia, Afganistan, Iraq) servono per placare la sete di petrolio delle auto dell'occidente, posto che le riserve Usa sono state già sfruttate per il 60% e che i giacimenti del mare del Nord, dell'Algeria e dell'America Latina si esauriranno tra non molto. E, oltre alle guerre, per avere più petrolio e per controllarne la disponibilità e il prezzo, si tentano colpi di Stato (Venezuela) e si sconvolgono gli habitat naturali e umani in varie parti del pianeta (Nigeria, Ecuador). Così come, per trasportare il petrolio riducendo i costi all'osso, si inquinano in modo drammatico mari e coste, dall'Alaska al Sudafrica, alle coste europee e italiane. Tuttavia la Fiat deve essere salvata, anche con l'intervento statale, per tutto ciò che rappresenta per l'economia e per l'occupazione diretta e indiretta in intere aree in varie parti d'Italia, ma non salvata con interventi puramente assistenziali di infausta memoria, che non arrestano il declino industriale e spostano il tracollo solo un po' più avanti nel tempo, con ciò sprecando ingentissime risorse pubbliche che dovrebbero essere destinate a effettivo e duraturo vantaggio della collettività. L'unico modo per tutelare contemporaneamente sia il lavoro sia l'ambiente e la salute è dato dall'impulso alla ricerca tecnologica e dalla riconversione produttiva per ottenere più mezzi di trasporto pubblico e meno auto e, in ogni caso, mezzi pubblici ecologici e auto ecologiche. Una mobilità veramente sostenibile richiede pure che vengano ridotte le necessità di spostarsi mediante scelte di pianificazione urbana e territoriale che portino sia a città policentriche, con attività attrattive di persone organicamente distribuite nel tessuto urbano e con servizi diffusi e raggiungibili a piedi, sia alla riaggregazione sul territorio delle attività produttive e delle residenze o, quanto meno, alla fine dello sparpagliamento di edifici e attività alla rincorsa di aree a prezzi sempre più bassi. Richiede che il trasporto collettivo su ferro venga potenziato e diffuso, anche riattivando linee abbandonate e sottoutilizzate, nelle città e fuori, e reso ulteriormente appetibile con politiche tariffarie integrate a scala metropolitana. A completamento di ciò richiede anche lo sviluppo dei sistemi di trasporto a domanda, che consentono di passare dall'economia (e dai costi) del possesso dell'auto all'economia (e ai vantaggi) dell'accesso al trasporto mediante le varie forme di condivisione degli autoveicoli (car sharing, car pooling, taxi collettivi). Ma è evidente che un contributo fondamentale alla qualità dell'aria e alla salute può essere dato dalla circolazione di mezzi pubblici ecologici e di auto ecologiche. Già ora sono disponibili motori misti ed elettrici ad alto risparmio energetico e a bassa capacità di inquinamento che si possono produrre industrialmente; già ora si può programmare la sostituzione degli autobus urbani inquinanti con altri alimentati a metano o a gas naturale (già in produzione in Italia), ma la via più risolutiva, da imboccare subito, appare quella dei motori a idrogeno, che consentono di immagazzinare l'energia e di azzerare l'inquinamento, soprattutto tenendo presente che l'idrogeno può essere ottenuto mediante l'uso di fonti energetiche rinnovabili. Occorrono naturalmente investimenti molto ingenti per completare e connettere le tecnologie necessarie ai vari spezzoni che costituiscono la filiera dell'idrogeno - produzione; infrastrutture per la distribuzione; impianti per l'uso finale -, ma l'entità degli stanziamenti ipotizzati per l'Italia rappresenta, secondo una ricerca condotta dagli Amici della Terra e dalle Ferrovie, una cifra venti volte inferiore a quella corrispondente ai danni sanitari e ambientali provocati in Italia dal sistema dei trasporti basato sul petrolio. Usa e Giappone stanno investendo da tempo cifre considerevoli per mettere a punto la rivoluzione energetica dal petrolio all'idrogeno. E nell'ottobre scorso, Romano Prodi, accogliendo l'appello dell'economista Jeremy Rifkin, ha organizzato un incontro tra l'Unione Europea e i maggiori gruppi industriali per creare una partnership, finora inedita ma assai lungimirante, in grado di pianificare la transizione dal petrolio all'idrogeno; ha sancito l'attivazione di un gruppo di esperti ad alto livello, tra cui il premio Nobel Carlo Rubbia, con il compito di definire la strategia europea in questo campo e di formulare una prima proposta entro la metà del 2003 e ha più che raddoppiato gli stanziamenti europei per lo sviluppo sostenibile. Già alcune case automobilistiche (General Motors, Bmw, Toyota) sono pronte a produrre auto a idrogeno. Perché anche l'Italia e la stessa Fiat non potrebbero imboccare la via di un futuro energetico non inquinante? Questa prospettiva strategica consentirebbe alla Fiat di recuperare competitività per una certa fase e, se ben gestita, di mantenere un suo ruolo produttivo e commerciale anche quando il mercato dell'auto sarà dominato dal nuovo sistema di propulsione. Perché non elaborare allora un piano organico di provvedimenti in tal senso in cui ognuno faccia la sua parte: lo Stato e il governo centrale, la ricerca pubblica e privata, la Fiat, gli investitori, i governi delle città, il centrosinistra, i sindacati, gli ambientalisti e i comitati di cittadini? A mio parere l'Ulivo allargato e tutta la sinistra, nell'elaborare il programma elettorale che dovrà consentirci di vincere le prossime elezioni politiche e di riportare questo paese sulla via della civiltà, non deve limitarsi a riproporre quanto già avevamo e questo governo ci ha tolto e distrutto, ma deve inserirvi nuove proposte decise, coraggiose e organiche, come ad esempio il passaggio all'economia dell'idrogeno, e deve affrontare le questioni nodali del lavoro e dell'ambiente, che, se guardate nella prospettiva corretta, non sono in contraddizione ma in sinergia. Oltre a tutto il Nord del mondo - sostanzialmente l'Europa, date le posizioni Usa, che prosperano sull'economia di guerra e dirigono la globalizzazione neoliberista - deve farsi carico di avviare l'inversione di rotta verso un riequilibrio ambientale e socioeconomico a livello planetario, in quanto i paesi del Sud, strangolati quasi tutti dai ricatti dei programmi strutturali del Fondo Monetario Internazionale e dall'invasione dei grandi gruppi multinazionali, tendono a porsi le stesse mete e a ripercorrere gli stessi errori che hanno caratterizzato il nostro modello di crescita. Diventa quindi molto importante il ruolo che un prossimo governo di centrosinistra allargato e vincente in Italia può svolgere in una prospettiva europea sempre più integrata. Anche il sindacato può svolgere un grande ruolo in questa doppia e convergente tutela, forse non nei contratti collettivi nazionali, in cui ipotetici diritti all'ambiente e alla salute, al di là del rispetto delle leggi vigenti, rischierebbero di essere astratti e inefficaci. Ma molto si può fare a livello locale, applicando il motto, comune all'ambientalismo e al movimento delle donne, del "pensare globalmente e agire localmente": ad esempio nella contrattazione aziendale e di gruppo e in piattaforme a livello territoriale, come in vertenze di distretto industriale (omogenei dal punto di vista produttivo) e nei patti territoriali. E non sarebbe affatto male se partiti, sindacati e ambientalisti affrontassero tutti insieme queste tematiche, elaborando una prospettiva comune da portare poi avanti ognuno secondo le sue specificità, ma in sintonia, rafforzando a vicenda obiettivi e strumenti. Per salvare noi stessi e il pianeta occorre operare in una prospettiva che preveda, per ognuno e ognuna, meno merci e più ben-essere (più salute, più cultura, più tempo liberato, più vita di relazione, più equilibrio - in definitiva - tra attività per la produzione e il mercato e attività per la rigenerazione della vita). Per avviare processi in tale direzione può essere assai utile operare lungo tre filoni: la riduzione significativa dell'orario di lavoro; la riconversione ecologica delle attività produttive; e la manutenzione e cura del territorio. A qualche anno di distanza dal tentativo di introdurre le 35 ore settimanali si fa fatica a credere che non abbiamo ottenuto nulla perché ci siamo divisi tra chi voleva ottenerle per legge e chi mediante la contrattazione: come se non fossero indispensabili entrambe, in quanto è ovvio che, in una materia tanto rivoluzionaria rispetto agli assetti esistenti, una legge, senza contrattazione, rimane lettera morta e una contrattazione, senza una legge di sostegno, è un'impresa disperata. Sono convinta che dovremmo riprendere questo tema, nonostante le difficoltà opposte dall'allungamento di fatto dei tempi individuali di lavoro conseguenti alla globalizzazione e alla precarizzazione, sia per la sua capacità di rimettere in discussione i meccanismi e i ritmi dell'accumulazione del capitale, sia per le possibilità che offre e di redistribuire il lavoro esistente e di riappropriarsi del proprio tempo di lavoro e di vita. Invece delle 35 ore settimanali automatiche sempre e per tutti, si può pensare, come è stato proposto qualche anno fa, a un tetto annuo prefissato per legge, da distribuire secondo orari variamente modulati durante l'anno, a seguito di una contrattazione che tenga conto delle esigenze sia della produzione sia dei lavoratori e delle lavoratrici, in modo che anche gli straordinari - per i quali prevedere comunque un tetto non superabile - necessari nei periodi di punta possano essere poi recuperati nei periodi di bassa congiuntura. In merito al secondo filone dovremmo elaborare un nostro progetto di politica industriale collegato a una politica della ricerca pubblica mirata alle tecnologie a basso impatto ambientale e all'uso di sostanze certificate come non dannose alla salute. In questo progetto complessivo le priorità dovrebbero essere decise correlando i settori individuati come strategici - o che possono diventarlo, anche se attualmente in crisi, proprio mediante una loro riconversione ecologica che introduca innovazione e qualità -, i settori più nocivi all'ambiente e alla salute e i settori per cui tecnologie alternative sono già disponibili o comunque più vicine. Per i periodi di fermo impianti necessari alle opere di riconversione si potrebbe riprendere il progetto dei Verdi di un po' di anni fa, che prevedeva una sorta di cassa integrazione "verde" per tutelare economicamente i lavoratori non coinvolgibili nelle attività di trasformazione. Un rapporto corretto tra industria e ambiente, tenendo conto del fatto che la legislazione ambientale è aggirata dalle imposizioni dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e che i controlli ambientali sono facilmente aggirabili, ad es. sversando gli inquinanti nei fiumi nei giorni in cui gli operatori pubblici non sono in servizio, può essere attivato rendendo più conveniente per le imprese il non inquinare e il riciclare acqua, energia e materiali, tramite un sistema coordinato di imposizione fiscale ambientale e di incentivi e/o contributi pubblici per attività di riconversione. Processi con analoghe finalità dovrebbero essere messi a punto e avviati anche per l'agricoltura e per l'allevamento del bestiame. Quanto al terzo filone di impegno occorre dire basta a nuove autostrade, al ponte sullo Stretto e simili, che richiedono investimenti enormi con il solo risultato di distruggere irreparabilmente il territorio e di procurare un'occupazione solo temporanea. Occorre impegnarsi invece - destinandovi le risorse pubbliche adeguate, in ogni caso infinitamente minori di quelle richieste dalle ricostruzioni e dai risarcimenti danni a seguito dei disastri cosiddetti naturali - in quel complesso di attività che possiamo chiamare di manutenzione e cura del territorio e dell'ambiente urbano ed extraurbano: rimboschimento di montagne e colline; ampliamento e cura dei parchi e delle altre aree protette; rinaturazione degli argini dei fiumi e rispetto dei loro alvei; turismo sostenibile nei parchi e nei centri storici piccoli e piccolissimi da rivitalizzare; riqualificazione urbana; recupero, restauro e riqualificazione energetica degli edifici; riuso di edifici dismessi e di aree già cementificate; manutenzione programmata degli edifici e degli impianti di illuminazione pubblica; sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili; completamento e rinnovamento delle reti di adduzione dell'acqua; riduzione degli scarti di lavorazione e degli imballaggi; maggiore recupero dei residui solidi urbani e via enumerando; tutte attività che creano occupazione stabile, qualificata e tale da contribuire al ben-essere collettivo. Una decina di anni fa Legambiente aveva elaborato, per opporsi al solito piano di opere pubbliche cementificatrici varato dal governo (l'Italia è il paese al mondo con il maggior consumo di cemento pro capite), un contropiano per il lavoro basato sulle attività sopra elencate, successivamente sottoscritto da Cgil Cisl e Uil nazionali, ma poi finito in nulla. Perché? In buona sostanza, a parte la questione del passaggio all'idrogeno, in questa relazione non ho detto nulla di nuovo e mi sono limitata a ricordare le idee, le proposte e i progetti apparsi qua e là tra le varie articolazioni della sinistra in questi ultimi decenni: quando riusciremo a trasformarli in un progetto politico coerente, unitario e vincente? Milano, 1 febbraio 2003 Un po' di BIBLIOGRAFIA: Laura Conti, Questo pianeta. Nuova edizione aggiornata. Editori Riuniti, 1987 Mercedes Bresso, Per un'economia ecologica. La Nuova Italia Scientifica, 1993 Lester R. Brown, Ecoeconomy. Una nuova economia per la Terra. Editori Riuniti, 2002 Susan George, Il Rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo. Asterios, 2000 Carla Ravaioli, La crescita fredda. Occasione storica per la sinistra. Datanews, 1995 Carla Ravaioli e Bruno Trentin, Processo alla crescita. Ambiente, occupazione, giustizia sociale nel mondo neoliberista. Editori Riuniti, 2000 Carla Ravaioli (a cura di), Lettera aperta agli economisti. Crescita e crisi ecologica. Manifestolibri, 2001 Carla Ravaioli, Un mondo diverso è necessario. Editori Riuniti, 2002 Mario Agostinelli e Carla Ravaioli, Le 35 ore. La sfida di un nuovo tempo sociale. Editori Riuniti, 1998 Pietro Ingrao e Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo. Con saggi di Marco Revelli, I. Mortellaro e K.S. Carol. Manifestolibri, 1995 Gruppo di Lisbona, I limiti della competitività, a cura di Riccardo Petrella. Manifestolibri, 1995 André Gorz, Capitalismo, Socialismo, Ecologia. Manifestolibri, 1992 E.U. von Weizsacker e A.B. Lovins, Fattore 4: come ridurre l'impatto ambientale moltiplicando per quattro l'efficienza della produzione. Edizioni Ambiente, 1998 Jeremy Rifkin, Economia all'idrogeno. Mondatori, 2002 Peter Hoffmann, L'era dell'idrogeno. Presentazione di Edo Ronchi. Franco Muzzio Editore, 2002 Loris Campetti, Non Fiat. Come evitare di uccidere l'industria italiana. Con saggi di Vincenzo Naso e Aurelio Peccei. Cooper & Castelvecchi, 2002 Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese, Petrolkiller. In appendice i documenti segreti delle aziende chimiche. Feltrinelli, 2002 Gianfranco Bologna (a cura di), Italia capace di futuro. Prefazione di Wolfgang Sachs. EMI, 2000 I rapporti annuali di Legambiente, pubblicati da Edizioni Ambiente (1990-2002) ---------------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE <lup at puntorosso.it EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324/72016642 FAX 02-875045 http://www.puntorosso.it
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