[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 498
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 498
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 5 Feb 2003 06:51:43 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 498 del 5 febbraio 2003 Sommario di questo numero: 1. Simone Weil, l'occhio dell'anima 2. Raniero La Valle, per un nuovo pacifismo 3. Benito D'Ippolito, le false memorie 4. Riletture: Riccardo Bocca, La condanna 5. Riletture: Assata Shakur, Assata: un'autobiografia 6. Riletture: Gertrude Stein, Tre esistenze 7. Indice dei numeri 432-462 (dicembre 2002) de "La nonviolenza e' in cammino" 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'OCCHIO DELL'ANIMA [Da Simone Weil, Quaderni, volume terzo, Adelphi, Milano 1988, p. 232. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] L'occhio dell'anima e' l'attenzione. 2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: PER UN NUOVO PACIFISMO [Questo articolo di Raniero La Valle (per contatti: raniero.lavalle at tiscalinet.it) abbiamo estratto da "La rivista del manifesto" numero 29 del giugno 2002 (sito: www.larivistadelmanifesto.it). Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di Vasti - scuola di critica delle antropologie, presidente del comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987] 1. La "nuova guerra" Effettivamente c'e' un problema di come debba svilupparsi il movimento per la pace, per stare in pari con la sfida cui oggi deve far fronte, ed e' una buona cosa che su cio' si sia aperto un dibattito negli Stati Uniti, e che si apra o si approfondisca anche in Italia. C'e', infatti, la consapevolezza di uno scarto tra "il vecchio pacifismo e la nuova guerra", come recita il titolo dell'articolo di Dana Burde, e la percezione che le vecchie forme di azione - le marce, le veglie per la pace, gli appelli, i diversi modi di protesta nonviolenta - non bastino piu' in termini di efficacia, per promuovere e costruire un'alternativa alla guerra. In realta' non sono mai bastate, per un limite intrinseco del movimento per la pace, che c'e' sempre stato, e per una ragione di fondo: che a parte l'alternativa fra pace e guerra, che si gioca nel cuore di ciascuno - e allora anche una sola coscienza che si converta alla pace e' un successo - la guerra di cui parliamo e con cui si misura il movimento della pace e' una realte' politica, che riguarda i rapporti politici e pubblici, giuridici e istituzionali, e dunque la risposta alla guerra e' politica, l'alternativa ad essa e' politica, istituzionale e giuridica. E il movimento della pace, per quanto ricco di ispirazione e di creativita', non e' mai riuscito ad acquisire una dimensione politica, anzi mai lo ha voluto, per paura di perdere la sua innocenza e di mischiarsi nelle contese dei partiti. Ricordo che alla fine degli anni '70, quando si discuteva dell'installazione dei missili nucleari in Italia, ci fu un bellissimo documento delle associazioni pacifiste cattoliche, che respingevano quell'ipotesi funesta, dicendo di non voler arrivare alla fine del secolo "aggrappati a un missile". Ma, dopo una settimana, pubblicarono un altro documento in cui, confermando la ripulsa di principio, liberavano la Dc rimettendosi alla decisione "tecnica" di chi doveva provvedere, cioe' lasciavano impregiudicata la questione della decisione politica, che era peraltro la sola rilevante. E, per andare sul laico, la marcia della pace Perugia-Assisi che segui' la guerra jugoslava, accolse gentilmente tra i marciatori il presidente del Consiglio dei ministri che a quella guerra aveva deciso di partecipare, e che anzi ne rivendicava l'opportunita' e il valore. Tuttavia questo non e' il solo problema, ne' il problema e' solo quello di aggiornare i mezzi o le azioni per rendere piu' visibile e piu' efficace il movimento della pace. Il problema sta soprattutto nel pensiero sulla guerra; perche' se non si capisce in che senso la "nuova guerra" e' nuova, inevitabilmente il "vecchio pacifismo" rimarra' tale, e non riuscira' ad incrociarla. Occorre sviluppare il pensiero sulla nuova guerra, e non semplicemente sulla guerra; perche' se si trattasse solo di sviluppare il vecchio pensiero sulla guerra, allora gli studi che tendono ad approfondire i metodi nonviolenti per la soluzione dei conflitti e suppongono che esistano delle vie, definibili in termini scientifici, per realizzare la pace, sarebbero forse adeguati; e' quel tipo di pensiero che si e' sviluppato sulla scia di Johan Galtung, e che ora ha una bella espressione in Italia nella rivista "Satyagraha", pubblicata dal Centro Gandhi di Pisa, nel cui primo quaderno c'e' anche un saggio con una serie di prescrizioni, terapie e diagrammi per trasformare i conflitti in confronti nonviolenti. Cio' presuppone l'idea che esistano dei conflitti (di per se' considerati anche positivi) suscettibili di avere uno sbocco violento o nonviolento. Senonche' il problema della nuova guerra e' che essa non e' la gestione violenta dei conflitti, ma e' la instaurazione dei conflitti per tenere in piedi e perpetuare una situazione di violenza. Dunque rispetto ad essa il problema non e' di bonificare il mezzo (la violenza), ma di rovesciare il fine (perpetuare la violenza) e percio' di toglierne di mezzo lo strumento (il conflitto). Per dirla in altri termini: non esiste oggi un conflitto tra civilta' (clash of civilizations) da gestire in modo nonviolento invece che violento; c'e' una violenza nell'attuale modo in cui il mondo e' gestito da chi ha il potere per farlo, che per mantenersi ha bisogno del conflitto tra civilta'. Il "clash of civilizations", di cui all'articolo scritto fin dal 1993 su "Foreign Affairs" (poi diventato un libro) da Samuel Huntington, ex consigliere americano per la sicurezza e direttore dell'Istituto di Studi strategici di Harward, non era, come si era creduto, un'analisi o una preoccupata previsione, era un progetto, il disegno di una politica. Da allora quella politica di scontro di civilta' si e' dipanata; e il suo momento piu' emblematico e' stato la dichiarazione della guerra globale e infinita che George W. Bush, dal pulpito della National Cathedral, ha dichiarato contro il Diavolo (che poi era l'Islam cattivo) in nome di Dio, da cui "nessuno potra' mai separare" l'America. Era il 14 settembre 2001, tre giorni dopo le Twin Towers, nella "giornata di preghiera e di commemorazione" indetta con apposito decreto presidenziale dalla Casa Bianca (poi compuntamente eseguito in tutto il mondo). In quella occasione Bush pronunzio' un sermone che gli era stato scritto dal suo consigliere, un fondamentalista biblico, Michael Gerson, in cui il compito divino assegnato all'America era suffragato da una citazione, di tutt'altro significato, della Lettera ai Romani dell'apostolo Paolo. Poi questo schema si e' dovuto in parte accantonare davanti al conflitto in Palestina: perche' interpretare anche quello come uno scontro di civilta' e di religioni vuol dire mettersi in mano a Sharon, al Likud, e ai partiti religiosi ortodossi che dominano il governo d'Israele, compromettendo tutta la politica americana in Medio Oriente. Si tratta ora di vedere in che senso la nuova guerra e' diversa dalla guerra cosi' come finora e' stata pensata in Occidente. * 2. Tale la guerra, tale la societa' Il pensiero di guerra e' una parte importante della cultura dell'Occidente, ed anzi interviene nella definizione della sua identita'. E' molto impressionante vedere come i tratti distintivi della societa' occidentale siano stati fissati nel contesto di una riflessione e di dottrine sulla guerra. E' stato durante le crociate, che per la prima volta si parlo' di una guerra perpetua, "bellum perpetuum contra Turcos" (la guerra perpetua contro i Turchi), per definire i connotati di una cristianita' esclusiva e tentata di coincidere con l'intero mondo conosciuto. E' stato nel contesto di una discussione sul diritto di guerra (De iure belli hispanorum in barbaros) che Francisco De Vitoria nel 1539 imposto' i rapporti tra l'Europa dei conquistatori e il nuovo mondo appena scoperto, e fisso' le caratteristiche dello Stato sovrano moderno, come parte di una comunita' internazionale di Stati sovrani, i cui rapporti, in ultima istanza, dovevano essere decisi dalla guerra, come strumento di giustizia del re ed espressione suprema della sovranita' (e tale e' rimasta fino al 1945). E' stato nel contesto di una discussione sulla guerra (De iure belli libri tres) che nel 1588 uno dei fondatori del diritto internazionale, Alberico Gentili, intimo' ai teologi di tacere in faccende che non li riguardavano ("silete theologi in munere alieno") e di passare la mano ai giuristi, dando formalmente inizio al processo di secolarizzazione. E' stato nel contesto di una trattazione sulla guerra (nei Prolegomoni al De iure belli ac pacis libri tres) che nel 1625 il giusnaturalista Grozio conio' la formula, che doveva segnare tutta la modernita' ("Come se Dio non ci fosse, etsi daretur non esse Deum"). E' nel contesto della discussione sulla guerra, che e' stata definita la politica contemporanea, prima da von Clausewitz (la stessa sostanza con diversita' di strumenti: "la guerra e' la continuazione della politica con altri mezzi"), poi da Carl Schmitt (la distinzione amico-nemico come "criterio del politico", la guerra come massima espressione della politica); e' ancora riflettendo sulla guerra che nel 1946 lo stesso Carl Schmitt, ultimo cultore del diritto pubblico europeo, si e' disperato preannunciando l'arrivo del nuovo grido che ora risuona: "silete iurisconsulti in munere alieno": tacete giuristi, ora non e' piu' il tempo del diritto, ormai a decidere sono "i tecnici al servizio dei potenti e dei prepotenti". E', infine, riflettendo sulla guerra in corso che piu' recentemente Massimo D'Alema ha teorizzato al congresso dei Democratici di sinistra a Pesaro che senza guerra non c'e' politica, che ormai la guerra e' la condizione della politica in Occidente; un partito, un paese che si mettesse fuori della guerra si metterebbe fuori della realta', si precluderebbe la possibilita' stessa della politica. La guerra come "tipo" della societa'. Ma anche come "antitipo": e' infatti proprio reagendo alla guerra, dalla quale si usciva, che nel 1945 si e' immaginato e tentato di costruire una societa' diversa da tutte quelle conosciute prima, una societa' fondata sui diritti universali degli uomini e sulla interdizione dell'uso della forza nei rapporti tra gli Stati, si e' messa fuori legge la guerra, definita come "un flagello" da cui liberare le generazioni future, e si e' intrapresa la grande costruzione della comunita' democratica delle Nazioni, con la costituzione dell'Onu; e' stato in alternativa al fascismo finito nella guerra, che nel 1947 l'Italia ha "ripudiato la guerra" per sostituirla, come prometteva la Costituzione, con uno Stato di diritto e "un ordinamento di giustizia e di pace tra le nazioni"; ed e' stato per esorcizzare la guerra nucleare che nel 1987 Gorbaciov, insieme all'India di Rajiv Gandhi, il figlio di Indira, propose al mondo intero, a cominciare dai suoi nemici, di porre mano insieme a costruire "un mondo senza armi nucleari e nonviolento". Tentativi finora purtroppo sconfitti. Se dunque e' in rapporto alla guerra che si definiscono le societa' (e i regimi politici, gli ordinamenti giuridici, gli universi culturali, e la stessa vita quotidiana delle persone), la guerra globale diventa ora lo statuto normativo e la cifra interpretativa della societa' globale. E' questo che deve comprendere il movimento della pace (come del resto ha capito il movimento "no global"). E la differenza con la vecchia guerra sta in questo: che prima essa era fuori di noi, era qualcosa che ci poteva capitare, nella quale potevamo entrare, che potevamo scongiurare. Oggi la guerra e' una totalita' che ci include, nella quale siamo. Noi stiamo nella guerra sia geograficamente, perche' essa e' sconfinata (sans frontieres, come i medici bravi) e ci sono molti nemici in pectore, che saranno rivelati a suo tempo; sia temporalmente, perche' la guerra e' infinita (finira', ha detto la colomba Colin Powell, quando "la civilta' sara' di nuovo al sicuro"); inoltre la guerra e' asimmetrica, perche' ad avere il diritto di farla sarebbe una parte sola, la nostra, gli altri, anche se si difendono, sono "combattenti illegali". A questa mutazione della guerra deve corrispondere una mutazione del pensiero di guerra. Perche', appunto, anche la guerra ha un pensiero; essendo una cosa umana, anch'essa deve avere o figurarsi una sua razionalita'. * 3. Il nuovo pensiero di guerra Dapprima il pensiero della guerra era il pensiero della "guerra giusta". L'avevano elaborato i teologi medioevali, e serviva a giustificare, ma anche a limitare strettamente le guerre dei principi cristiani. Essa doveva essere decisa dall'autorita' legittima, doveva avere una giusta causa, per lo piu' consistente nella reintegrazione di un diritto violato, non dovevano esserci altri mezzi per conseguire quel risultato, doveva esserci una proporzione tra i mali arrecati e il bene perseguito, e doveva essere sufficiente a raggiungere il suo fine. Non si sa se queste condizioni si siano mai realizzate o fossero realizzabili. Poi, con la modernita' e la nascita del diritto internazionale, a cominciare da De Vitoria, la guerra viene fondata sull'idea dell'autosufficienza dello Stato sovrano, in quanto societa' perfetta, che come tale non deve dipendere da nessuno per avere giustizia, ma si fa giustizia da se'; non solo "ius defensionis" (diritto di difesa) ma "ius vindicandi se et suos et persequendi iniurias" (diritto di fare giustizia per se' e per i suoi e di punire le offese); la guerra e' il modo in cui il sovrano esercita la sua giurisdizione all'esterno, cosi' come con i tribunali e la polizia esercita la giurisdizione all'interno (lo Stato moderno di Hobbes, dira' Schmitt, e' "lo Stato della moderna polizia"). Tutto cio' cessa di essere considerato razionale alla prova della Seconda guerra mondiale e della Shoa'; e ancor meno razionale apparira' nella prospettiva di una guerra atomica. Sicche' la guerra, uscita dalla ragione, esce anche dal diritto, dove resta solo come caso d'eccezione, estremamente condizionato, in quanto legittima difesa. Quando alla fine del 1990 Bush (padre) sta ammassando l'armata per ripristinare la guerra e cominciare col farla all'Iraq, padre Balducci continua a ritenere che la guerra sia ormai "impensabile", fuori di ogni ragione anche strumentale, e che percio' non ci sarebbe stata. Invece ci fu, e poi quella jugoslava, e poi la "nuova guerra" di oggi. Ma non si tratta di un ripristino della vecchia razionalita': le costruzioni mediatiche sulla guerra giusta, la guerra umanitaria, la guerra giustizia infinita, la guerra preventiva per impedire lo sterminio progettato dall'Iraq, sono solo inconsistenti messaggi promozionali ad uso dell'opinione pubblica occidentale. La razionalita' della guerra "giusta", della guerra come esercizio legittimo della sovranita', della guerra come punizione del reo, della guerra come difesa preventiva, e' finita per sempre. C'e' un'altra razionalita' nell'attuale guerra globale. E la ragione e' che, unificato il mondo dopo la rimozione del Muro di Berlino, e' apparso chiaro che il sistema economico e politico vincente non e' in grado di assumere l'intera popolazione mondiale in un progetto comune di vita e di sviluppo; che la fruizione dei beni della terra quale e' goduta da una parte dell'umanita' non si puo' estendere a tutti gli altri; che, dati i limiti dello stesso sistema fisico della terra, l'ulteriore arricchimento e appagamento degli uni comporta l'impossibilita' della sopravvivenza per gli altri. Dunque la scelta e' o l'innovazione di sistema, o la selezione. La scelta del sistema e' quella di assumere una parte del mondo contro l'altra. Se il mondo non si puo' tenere in piedi tutto, allora se ne garantisce solo una parte, la propria. Un quinto contro gli altri quattro quinti. La razionalita' economica si accorge che quello che conta e' la quantita' di beni, non la quantita' di persone, e che percio' il sistema funziona benissimo anche includendo solo un miliardo di persone, ma ad alta intensita' di consumi, e distribuendo meno beni ma ad alta intensita' tecnologica e ad alto contenuto di ricchezza. In questa logica ancora due miliardi di persone sono considerate "interessanti", ma tutti gli altri, gli altri tre miliardi, sono "uomini inutili", secondo una definizione della Banca mondiale. Percio' si rompe l'unita' del mondo. Se tutto il mondo non si puo' sviluppare, che cresca e si arricchisca almeno una parte. Gli appagati e gli esclusi. Se il cibo non si puo' distribuire a tutti, e nemmeno per il 2015, come si era sperato, si potra' dimezzare il numero di quel miliardo e duecento milioni di persone che vivono nella poverta' assoluta, con meno di un dollaro al giorno, che almeno siano abbondanti le mense degli altri. I sazi e gli affamati. Se il lavoro umano deve essere distrutto, perche' e' il fattore piu' caro tra i costi di produzione, lo si conservi solo per coloro che non possono essere sostituiti dalle macchine. I necessari e gli esuberi. Se tutta la terra non si puo' salvare, perche' i mari si innalzeranno, e ci sono isole, e continenti, e popoli a perdere, che si attrezzi, e si cinga di mura, e si riempia di armi quella che deve sopravvivere, che non deve naufragare. I sommersi e i salvati. Dunque c'e' una razionalita' che e' una razionalita' di selezione e di esclusione; una razionalita' di apartheid; la razionalita' di un mondo contr apposto e diviso, la razionalita' della competizione e della lotta per la vita, perche', come aveva detto Spencer, "se gli uomini sono realmente in grado di vivere essi vivono, ed e' giusto che vivano. Se non sono realmente in grado di vivere, essi muoiono ed e' giusto che muoiano". Ma qui c'e' una novita'. Chi si arroga la responsabilita' della selezione? E quale il criterio della selezione? Di nuovo gli ariani contro i non ariani, i bianchi contro i neri, i popoli civili contro i popoli "incivili"? Giammai. La selezione la fanno i Mercati, che sono entita' astratte, irresponsabili. Sono loro che votano. La Mano che divide, che separa, che discrimina, che licenzia, e' la Mano invisibile del Mercato. La nuova razionalita' non e' la razionalita' di una superiorita' razziale, etnica, religiosa. E' la razionalita' del Mercato. Nondimeno il mondo escluso si rivolta contro una tale razionalita', Non puo' accettare di immolarsi a questa nuova Dea Ragione. E allora si agita, si ribella, e magari si suicida; e percio' - si lamenta la Nato - sorgono sempre nuove sfide, nuove minacce alla sicurezza. E dunque, per mantenere l'ordine ci vuole la guerra. Anche la pace e la sicurezza, che nella filosofia delle Nazioni Unite erano "indivisibili", vengono divise: la sicurezza e' indivisibile ma solo per i 19 Paesi del Nord del mondo (adesso 20, con la Russia, e Berlusconi dice che e' merito suo). Per preservare e perpetuare questo ordine violento c'e' bisogno della guerra, e la guerra per globalizzarsi e perpetuarsi ha bisogno del conflitto, globale e infinito. * 4. Rottura dell'unita' Ma per quanto la discriminazione non sia fondata su ragioni razziali, ideologiche, religiose, o almeno il potere e il denaro che la operano se ne proclamino immuni, il risultato e' pur sempre quello di una drammatica rottura dell'unita' del mondo, dell'unita' della famiglia umana. Da una parte gli eletti, dall'altra i respinti. Quelli che hanno titolo e quelli che non ce l'hanno. Gli avec papier e i sans papier. In Palestina, ma per tutt'altre ragioni, israeliani ed arabi. Questo mondo scisso e ghettizzato comporta un'antropologia. L'antropologia della divisione, della esclusione, della diversita' di destino. L'umanita' non e' piu' una. Uomini e no. I diritti sono umani, cioe' universali, ma che cos'e' umano? Umano e' cio' che resiste al discrimine dell'elezione, della selezione. E questa antropologia della selezione non interviene solo nello stabilire la differenza tra Nord e Sud, popoli ricchi e popoli poveri, aree dell'abbondanza e aree della fame, ma interviene anche a dividere, a catalogare, emarginare, escludere ceti e persone negli stessi paesi ricchi, nelle stesse economie privilegiate del Nord del mondo; e questa antropologia della divisione e della selezione e' all'opera, alimenta il vento del Nord che spira dall'Olanda e dalla Francia, e si ritrova da noi nelle leggi di privatizzazione, di precarizzazione del lavoro, di contrasto alla imparzialita' e indipendenza della giurisdizione, nelle riforme elitarie della scuola e mercantili della sanita', nella legge contro gli immigrati. Dunque e' questo pensiero che va rovesciato, ed e' contro questo principio di selezione e di secessione che si deve combattere. Con tutti i mezzi della politica, ben sapendo che non solo le sue singole decisioni, ma le sue stesse forme istituzionali, a cominciare dal principio maggioritario e bipolare, sono oggi in Occidente funzionali a questa societa' e a questo mondo divisi. La sinistra ne e' prigioniera, e non sara' sinistra fino a che non prendera' le parti del secondo escluso, anche di quello che non vota, perche' sta oltre i confini. Ma naturalmente lottare per la pace significa inventare anche nuove forme della politica, tanto piu' quando quelle disponibili sono state fino a tal punto neutralizzate. Questo e' precisamente il problema del movimento per la pace. Credo che il punto sia allora quello di attaccare il principio della divisione, e di costruire fattori di unita' e di integrazione, proprio in funzione e come caparra di quell'altro mondo che crediamo "sia possibile". Ognuno con quello che ha in mano. In questo senso andrebbe riaperta, ad esempio, una riflessione sull'obiezione di coscienza. Le vecchie forme di obiezione sono cadute. Quella al servizio militare e' stata cancellata dall'abrogazione dell'obbligo. L'obiezione fiscale alle spese militari non e' piu' praticabile: oggi e' di sinistra pagare le tasse, non rifiutarle. Se non si pagano le tasse per le armi, altri non vorranno pagarle per le pensioni, e Tremonti dara' i soldi per le armi e li togliera', ragione di piu', allo Stato sociale. Se non si paga il canone, ecco una ragione di piu' per privatizzare la Rai. Invece bisognerebbe inventare nuove forme di obiezione. Obiezione contro tutto cio' che divide, che discrimina, che rompe l'unita' della societa' umana. Dunque obiezione alla guerra, ma a quelle che concretamente si fanno, a cominciare da quella annunciata contro l'Iraq, sulla quale si dormono troppi sonni tranquilli, anche all'opposizione. E mentre e' ancora in corso la battaglia parlamentare, occorre preparare e preannunciare l'obiezione di coscienza alla legge contro gli immigrati. Obiezione di coscienza non vuol dire solo fare opposizione. Vuol dire disobbedire alla legge ingiusta. Seppellire il fratello anche se Creonte non vuole. Fare obiezione alla legge contro gli immigrati vuol dire accogliere gli immigrati, ospitarli senza chiedere le impronte digitali, senza denunciarli alla polizia, farli lavorare anche senza contratto di soggiorno. Si potrebbe chiedere al "Manifesto" di pubblicare i documenti di questi obiettori, come quello dei riservisti israeliani. Ci potrebbe essere un elenco di associazioni, di gruppi, di enti locali, che si impegnano ad obbedire alla norma costituzionale sul diritto d'asilo, e dunque a dare asilo agli stranieri che siano veramente perseguitati e in pericolo, anche se questo diritto fosse negato dalla legge, contro cui sarebbe sempre possibile il ricorso alla Corte costituzionale. Occorrerebbe obiettare a tutte le leggi segregazioniste. Ad esempio quelle che rovesciassero la grande conquista dell'integrazione nella scuola e ristabilissero le classi differenziali, volessero fare una scuola delle eccellenze e delle elites. Obiezione di coscienza a tutte le pratiche che rialzassero gli steccati tra universo maschile e femminile, magari per isolare la prostituzione, o magari per rendere non piu' necessario l'apporto femminile nella linea della generazione umana, e per via di manipolazione genetica non rendere piu' vero che di ogni essere umano si possa dire "nato da donna". Obiezione al ripristino di ogni discriminazione religiosa, alla trasformazione per decreto del crocefisso, come vorrebbe Bossi, da segno doloroso di una fede, a fattore identitario di privilegio e di esclusione, in odio agli "stranieri". Attaccare la guerra nel suo principio vuol dire identificare in questo clash premeditato, in questo disegno ed esercizio di rottura dell'unita' umana, il nodo fondamentale. Questa rottura segna la crisi della modernita', ed e' il vero contenuto della modernizzazione. Dal punto di vista della politica e' il suo massimo scacco, dal punto di vista del diritto ne e' la contraddizione; ma e' anche una rottura antropologica e un'inversione rispetto alla speranza finale della storia. E percio' puo' essere sconfitta. 3. PAROLE. BENITO D'IPPOLITO: LE FALSE MEMORIE [Benito D'Ippolito e' ombroso un collaboratore di questo foglio; perche' ci abbia proposto questo testo, dire non sapremmo] Qui tutto e' tufo, tutto e' anima tutto e' pioggia obliqua, tutto e' acqua che scorre, tutto e' filamenti di vento, seminagione di nulla. E in tanta disperazione mi torni in mente tu. 4. RILETTURE. RICCARDO BOCCA: LA CONDANNA Riccardo Bocca, La condanna, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 152, lire 25.000. La vita di Silvia Baraldini raccontata con finezza ed acume nell'individuare ed evocare le grandi e decisive questioni cui la sua vicenda si intreccia. 5. RILETTURE. ASSATA SHAKUR: ASSATA, UN'AUTOBIOGRAFIA Assata Shakur, Assata: un'autobiografia, Erre Emme, Roma 1992, pp. 448, lire 24.000. La militante delle Black Panther racconta la sua vita; una drammatica, intensa testimonianza. 6. RILETTURE. GERTRUDE STEIN: TRE ESISTENZE Gertrude Stein, Tre esistenze, Einaudi, Torino 1940, 1975, pp. 224. Tre profili di donne, uno dei libri piu' belli della grande scrittrice americana. 7. INDICE DEI NUMERI 432-462 (DICEMBRE 2002) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 432 del primo dicembre 2002: 1. Sosteniamo il Living Theatre; 2. Rosangela Pesenti: donne, democrazia, pace; 3. Daniele Lugli: satyagraha, la forza della verita'; 4. Maria Luigia Casieri, il dono dell'altro; 5. Da una lettera di Misone all'amico suo Teofrasto; 6. Presentazione dei "Quaderni di Via Dogana"; 7. Libreria delle donne di Milano, alcuni libri preziosi; 8. Riletture: Judith M. Brown, Gandhi; 9. Riletture: Christopher R. Browning, Uomini comuni; 10. Riletture: Simona Forti, Il totalitarismo; 11. Riletture: Mark Lane, Una generazione nel Vietnam; 12. Riletture: Valentina Pisanty, L'irritante questione delle camere a gas; 13. Riletture: Jacques Semelin, Per uscire dalla violenza; 14. Riletture: Elena Soetje, La responsabilita' della vita; 15. Riletture: Francesco Terreri, Armi e affari; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'. * Numero 433 del 2 dicembre 2002: 1. Benito D'Ippolito, agli imprigionati per la pace; 2. Movimento Nonviolento: albo d'onore 2002 dei prigionieri per la pace; 3. Elettra Deiana, la Nato e il coinvolgimento incostituzionale dell'Italia nella "guerra preventiva"; 4. Lucia Vantini recensisce il libro di Wanda Tommasi su Etty Hillesum; 5. Clara Jourdan recensisce "Lingua e verita'" di Luisa Muraro e le sue e i suoi studenti dell'Universita' di Verona; 6. Da un'altra epistola di Misone, questa volta all'amatissimo amico suo Eleandro; 7. Letture: Andrea Taviani (a cura di), Guarire dalla tortura; 8. Da tradurre: Emilia Ferreiro, Vigencia de Jean Piaget; 9. Riletture: AA. VV., Dizionario sessuato della lingua italiana; 10. Riletture: Margarete Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka; 11. Riletture: Aldo Capitini, Il potere di tutti; 12. Riletture: Antonino Drago, Matteo Soccio (a cura di), Per un modello di difesa nonviolento; 13. I tediosi distinguo di Brontolo: rivoluzionari vs sovversivi; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 434 del 3 dicembre 2002: 1. Ricordare Peppino Impastato; 2. Hannah Arendt, per sua stessa natura; 3. Angelo Cavagna, manifestazione a Roma per una finanziaria di pace; 4. Brunetto Salvarani, cosa e' successo il 29 novembre? 5. Simone Weil, verita' e sventura; 6. Enrico Peyretti, ascoltare la saggezza; 7. Mikhail Gorbaciov, la fretta di usare la forza; 8. Adriana Cavarero, nella dimora quieta; 9. Pietro Ingrao, l'Italia ripudia la Costituzione? 10. Peppe Sini: chiamare golpe un golpe, e resistere. Con la nonviolenza; 11. Letizia Comba, a commento finale; 12. Antonio Vigilante, le lettere e il Nome; 13. Edna St. Vincent Millay, Barbablu'; 14. Clara Jourdan recensisce "Un'eredita' senza testamento"; 15. Riletture: Laura Balbo, Giuliana Chiaretti, Gianni Massironi, L'inferma scienza; 16. Riletture: Enza Biagini, Simone de Beauvoir; 17. Riletture: Ursula K. Le Guin, La fantascienza e la signora Brown; 18. Riletture: Rosa Rossi, Ascoltare Cervantes; 19. Riletture: Gabriella Turnaturi (a cura di), Marginalita' e classi sociali; 20. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 21. Per saperne di piu'. * Numero 435 del 4 dicembre 2002: 1. Donne e cambiamento in America Latina, un incontro a Roma; 2. Un profilo di Mao Valpiana; 3. Cinzia Gubbini, un Mediterraneo mortale; 4. Peppe Sini, una ragionevole proposta per far cessare le stragi di immigrati in mare: ingressi legali e trasporto pubblico e gratuito per tutti; 5. Giulio Vittorangeli, Panama, l'invasione dimenticata; 6. Emanuel Anselmi, Fromm e la psicoanalisi della societa' contemporanea; 7. Il "COS in rete" di dicembre; 8. Riletture: AA. VV., Femminismo; 9. Riletture: Maria Antonietta Calabro', In prima linea; 10. Riletture: Franca D'Agostini, Analitici e continentali; 11. Riletture: Paul Froelich, Rosa Luxemburg; 12. Riletture: Lia Levi, Una bambina e basta; 13. Riletture: Antonella Lorenzi, Cristina Morrocchi, Mirella Pezzini, Anna Savoja, Obiettivo: coscienza civile; 14. Le desolazioni di Ciccio Parolaio: per farla finita con le cicalate su "impero" e "moltitudini"; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 436 del 5 dicembre 2002: 1. Peppe Sini: possiamo fermare la guerra. Ma non bastano le fiaccole e gli stendardi: occorre la nonviolenza; 2. Giuseppina Ciuffreda ricorda Ivan Illich; 3. Una iniziativa a sostegno delle donne palestinesi nei campi profughi del Libano; 4. Severino Vardacampi, ancora sulla ragionevole proposta per far cessare le stragi di immigrati in mare: ingressi legali e trasporto pubblico e gratuito per tutti; 5. Ida Dominijanni, Habermas e lo scontro tra Europa e Stati Uniti; 6. Amalia Fleming, la narrazione onesta; 7. Benito D'Ippolito, epistola a Giovanni Benzoni in occasione del secondo salone dell'editoria di pace che si tiene in Venezia dal 6 all'8 dicembre 2002; 8. Raniero La Valle, la Chiesa caldea accusa; 9. "Via Dogana" n. 62; 10. Cristina Papa, aggiornamento de "Il paese delle donne"; 11. Aggiornamento di "Donne in viaggio"; 12. Riletture: Lelio Basso (a cura di), Stato e crisi delle istituzioni; 13. Riletture: Amelia Crisantino, Giovanni La Fiura, La mafia come metodo e come sistema; 14. Riletture: I documenti del Concilio Vaticano II; 15. Riletture: Maria Grazia Giammarinaro, Insegnare che cos'e' la mafia; 16. Riletture: Petr Kropotkin, Campi, fabbriche, officine; 17. Riletture: Gianna Milano, Bioetica; 18. Riletture: Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica; 19. Riletture: Claus Offe, Lo stato nel capitalismo maturo; 20. Riletture: Julia P. Ramirez, Storia dialettica delle classi sociali; 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 22. Per saperne di piu'. * Numero 437 del 6 dicembre 2002: 1. Giancarla Codrignani, una lettera ai pacifisti dimezzati; 2. Benito D'Ippolito, per Ivan Illich; 3. Assemblea programmatica della Rete di Lilliput; 4. Assemblea nazionale della Convenzione permanente di donne contro le guerre; 5. "World of bicycles" a Milano; 6. Ingeborg Bachmann, i morti a me addossati; 7. Lisa Clark, Riccardo Troisi, Francesco Vignarca: da Baghdad; 8. Il foglio informativo di dicembre del Centro studi difesa civile; 9. Anacleto Degli Esposti, ancora sulla ragionevole proposta per far cessare le stragi di immigrati in mare (e per combattere le organizzazioni mafiose); 10. Ileana Montini, sul multiculturalismo e sui diritti umani di ogni essere umano; 11. Giuliana Sgrena, Somalia disperata; 12. Riletture: Giovanni Salio, Elementi di economia nonviolenta; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 438 del 7 dicembre 2002: 1. La scomparsa di Antonino Caponnetto; 2. Lidia Menapace, sottoscrivo a due mani; 3. Maria G. Di Rienzo, per la critica dell'ideologia patriarcale; 4. Francesco Comina ricorda Ivan Illich; 5. Peppe Sini, una lettera aperta ai signori legislatori a sostegno della ragionevole proposta di applicare in Italia l'articolo 10 comma terzo della Costituzione della Repubblica Italiana; 6. Benito D'Ippolito, ai cari amici della Rete Lilliput; 7. Luisa Morgantini, capodanno in Palestina e Israele; 8. Riletture: Ruth Benedict, Modelli di cultura; 9. Riletture: Lucy Mair, Introduzione all'antropologia sociale; 10. Riletture: Corrado Mangione (a cura di), Scienza e filosofia. Saggi in onore di Ludovico Geymonat; 11. Riletture: Margaret Mead, Sesso e temperamento in tre societa' primitive; 12. Riletture: Gianfranco Ravasi, Qohelet; 13. Riletture: Sivia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 439 dell'8 dicembre 2002: 1. Aldo Ricci, di fronte a Ivan Illich e Antonino Caponnetto; 2. Due lettere da Krishnammal; 3. Stefano Longagnani, l'esperienza del Lafti; 4. Giobbe Santabarbara, sulla ragionevole proposta di salvare la vita alle persone invece di condannarle alla morte. Con un'opinione del professor Kant di Koenigsberg; 5. Lidia Menapace, due proposte ragionevoli; 6. Un profilo di Ileana Montini; 7. Un'intervista a Vandana Shiva: "Le alternative al sistema si devono cercare con la forza della nonviolenza"; 8. Daniele Lugli, una lettera agli iscritti al Movimento Nonviolento; 9. Assia Djebar, della specie piu' rara; 10. Benito D'Ippolito, ai partecipanti al seminario della Tavola della pace del 7 dicembre 2002; 11. Fatema Mernissi, ad ogni tramonto; 12. Peppe Sini, meditando su un articolo di Giancarla Codrignani; 13. Congresso dell'Associazione obiettori nonviolenti; 14. Conferenze di Mary Daly in Italia; 15. Un positivo bilancio della giornata del dialogo cristiano-islamico; 16. Letture: Baya Gacemi, Nadia; 17. Letture: Idanna Pucci, La signora di Sing-Sing; 18. Letture: Nawal al Sa'dawi, Firdaus, storia di una donna egiziana; 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per saperne di piu'. * Numero 440 del 9 dicembre 2002: 1. Lidia Menapace, contro la "teologia della guerra"; 2. Andrea Cozzo, sulle importanti questioni poste da Giancarla Codrignani; 3. Severino Vardacampi, su due questioni poste dall'editoriale di Giancarla Codrignani; 4. Rete di Lilliput, no alla guerra; 5. Peppe Dell'Acqua, in difesa della legge 180; 6. Baldino Graziano, una lettera a sostegno della "ragionevole proposta" per salvare le vite dei migranti oggi condannati a morire nei nostri mari; 7. Joan V. Bondurant, l'obiettivo del satyagraha; 8. Laura Boella, una scelta di Hannah Arendt; 9. Riccardo Orioles, da "Tanto per abbaiare" n. 155; 10. Riletture: Anna Bravo, Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne. 1940-1945; 11. Riletture: Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini; 12. Riletture: Giuliana Martirani, Progetto Terra; 13. Riletture: Patrizia Campagna, Progetto Terra. Repertorio; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 441 del 10 dicembre 2002: 1. Lidia Menapace, per un "articolo 11" nella Costituzione europea, per un'Europa contro la guerra; 2. Giulio Vittorangeli, sull'editoriale di Giancarla Codrignani; 3. Peppe Sini, il ritorno della strategia della tensione e la necessita' della nonviolenza; 4. Rete di Lilliput, condanniamo l'attentato; 5. Le Girandole, per la pace e per Antonino Caponnetto; 6. Un incontro su cinque domande; 7. Enrico Peyretti, una lettera al Presidente della Repubblica; 8. Un profilo di Alessandro Marescotti; 9. Iaia Vantaggiato dialoga con Diana Pinto sulla Shoah e l'ebraismo europeo oggi; 10. Rossana Rossanda: la Rosa inattuale, geroglifico della fine dell'inverno; 11. Riletture: Giancarlo Gaeta, Religione del nostro tempo; 12. Riletture: Ryszard Kapuscinski, Ebano; 13. Riletture: Edoarda Masi, Il libro da nascondere; 14. Riletture: Christa Wolf, Premesse a Cassandra; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 442 dell'11 dicembre 2002: 1. Floriana Lipparini, Pina Sardella: per un'Europa neutrale ma non neutra (un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani); 2. Normanna Albertini: la pedagogia nera (un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani); 3. Imma Barbarossa, per un'Europa neutrale, disarmata e accogliente; 4. Enrico Peyretti, alla violenza si deve rispondere con la nonviolenza; 5. Giovanni Colombo: per Antonino Caponnetto, il giudice delle due rose; 6. Rosa Luxemburg, ieri; 7. Nadine Gordimer, la gente si era ormai abituata; 8. Biagio Di Pasquale, a sostegno della "ragionevole proposta"; 9. Filippo Gentiloni: la Bibbia, il cristianesimo e i migranti; 10. Alex Zanotelli, no alla guerra; 11. Gino Strada, no alla guerra; 12. Sergio Cofferati, no alla guerra; 13. Simone Weil, la verita'; 14. Presentazione di Ipazia (a cura di), Due per sapere, due per guarire; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 443 del 12 dicembre 2002: 1. Il trionfo del dottor Stranamore; 2. Movimento Internazionale della Riconciliazione, lettera al corpo degli Alpini d'Italia; 3. Maria Teresa Gavazza, i movimenti pacifisti negli Usa; 4. Piercarlo Racca, obiezione di coscienza e servizio civile; 5. Una "ragionevole proposta" e una necessaria conseguenza: rinegoziare Schengen per far cessare il bagno di sangue; 6. Bruno Di Porto: Etty Hillesum, la ragazza che prese Dio per mano; 7. Indice dei numeri 402-431 (novembre 2002) de "La nonviolenza e' in cammino"; 8. Riletture: Agnes Heller, La teoria, la prassi e i bisogni; 9. Riletture: Viviane Luiser, Nascere in Nicaragua; 10. Riletture: Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come l'abbiamo conosciuta; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 444 del 13 dicembre 2002: 1. Gilgamesh e Aschenbach sull'orlo del cratere (con undici proposte pratiche per impedire la catastrofe); 2. Michele Nardelli, abitare il conflitto; 3. Ileana Montini, Radhia; 4. Benito D'Ippolito, tre quartine sul concetto di coscienza; 5. Vandana Shiva, in lode allo sterco di vacca; 6. Letture: Gioconda Belli, Il paese sotto la pelle; 7. Letture: Fatema Mernissi, Islam e democrazia; 8. Letture: Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini; 9. Letture: David Maria Turoldo, Nel lucido buio; 10. Riletture: Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Franco Basaglia; 11. Riletture: Virgilia D'Andrea, Chi siamo e cosa vogliamo. Patria e Religione; 12. Riletture: Giulio A. Maccacaro, Per una medicina da rinnovare; 13. Riletture: Maria Rosaria Manieri, La fondazione etica del socialismo; 14. Riletture: Emilia Rensi, Atei dell'alba; 15. Riletture: Rossana Rossanda, Anche per me; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'. * Numero 445 del 14 dicembre 2002: 1. Un profilo di Lidia Menapace; 2. Lidia Maggi, fine del Ramadan a Sesto San Giovanni; 3. Ileana Montini, un intervento sulle questioni poste da Giancarla Codrignani; 4. Daniela Binello, diritti e informazione nella societa' mondializzata; 5. Luciana Castellina, il golpe nascosto; 6. Luisa Morgantini, fermare la demolizione di case a Hebron; 7. Uri Avnery, una lettera a Elyakim Rubinstein; 8. Letture: Guenther Anders, Linguaggio e tempo finale (in "Micromega" n. 5/2002); 9. Riletture: Guenther Anders, L'uomo e' antiquato. I. Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale; 10. Riletture: Guenther Anders, L'uomo e' antiquato. II. Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 446 del 15 dicembre 2002: 1. Lidia Menapace: neutralita' attiva, una proposta per l'Europa; 2. Enrico Peyretti, la Costituzione; 3. Nicoletta Crocella, costruire un linguaggio di pace; 4. Lalla Romano, silenzio; 5. Sergio Paronetto: ripudiare la guerra, educare alla pace; 6. Rosemary Dobson, la spettatrice; 7. Augusto Cavadi, per i poveri e contro la poverta'; 8. Maria Pawlikowska, rose per Saffo; 9. Francesco Comina: il silenzio di Dio, il mistero dell'uomo; 10. "La parabola del patriarcato" di Maria Anna Rosei; 11. Letture: Alberto Asor Rosa, La guerra; 12. Letture: Jean Baudrillard, Lo spirito del terrorismo; 13. Letture: Mimmo Cortese, Roberto Cucchini, La forza lieve; 14. Letture: Assia Djebar, La donna senza sepoltura; 15. Letture: Tim Judah, Guerra al buio; 16. Riletture: Caterina Fischetti, La psicoanalisi infantile; 17. Riletture: Alba Marcoli, Il bambino nascosto; 18. Riletture: Alba Marcoli, Il bambino arrabbiato; 19. Riletture: Alba Marcoli, Il bambino perduto e ritrovato; 20. Da tradurre: "La Nouvelle Revue Francaise", novembre 1951, Hommage a Andre' Gide; 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 22. Per saperne di piu'. * Numero 447 del 16 dicembre 2002: 1. Franca Bimbi, cinque domande contro la guerra (un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani); 2. Antonio Vigilante, un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani; 3. Una lettera aperta al presidente della Commissione Europea; 4. Laura Genga, l'Europa neutrale delle donne; 5. Giannozzo Pucci ricorda Ivan Illich; 6. Yosano Akiko, senza paura del buio; 7. Riccardo Orioles ricorda Antonino Caponnetto; 8. Madame de Sevigne': addio alle foglie; 9. Riletture: Sergio Albesano, Storia dell'obiezione di coscienza in Italia; 10. Riletture: Murray Bookchin, Democrazia diretta; 11. Riletture: Barry Commoner, Virginio Bettini, Ecologia e lotte sociali; 12. Riletture: Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea; 13. Riletture: Gianfranca Pochettino (a cura di), I senza fissa dimora; 14. Riletture: Maria Teresa Tavassi La Greca, Cosa leggere sull'emarginazione sociale; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 448 del 17 dicembre 2002: 1. Guenther Anders, tesi sull'eta' atomica; 2. Ida Dominijanni dialoga con Richard Falk su diritto e nuove guerre; 3. Letizia Tomassone presenta "Quintessence" di Mary Daly; 4. Mary Daly in Italia; 5. Una minima bibliografia introduttiva sulla retorica; 6. Riviste: "A. Rivista anarchica", n. 286; 7. Riviste: "Segno", n. 240; 8. Letture: Joel Kotek, Pierre Rigoulot, Il secolo dei campi; 9. Letture: Carlo Torriani, La porta del cielo; 10. Riletture: Emily Bronte, Poesie; 11. Riletture: Giulio Girardi, Gli esclusi costruiranno la nuova storia? 12. Riletture: Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa; 13. Riletture: Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanita'; 14. Riletture: Louise Labe', Oeuvres completes; 15. Riletture: Giulio A. Maccacaro, Alberto Martinelli (a cura di), Sociologia della medicina; 16. Riletture: Christina G. Rossetti, Il cielo e' lontano; 17. Riletture: Gaspara Stampa, Rime; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per saperne di piu'. * Numero 449 del 18 dicembre 2002: 1. Giuseppe Casarrubea e Riccardo Orioles: due lettere; 2. Luisa Morgantini, permesso di strage; 3. Lidia Menapace, una richiesta irricevibile; 4. Luciana Castellina, omicidi preventivi; 5. Giobbe Santabarbara, ancora un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani (quasi un'autobiografia); 6. Giulio Vittorangeli, appartenere al tronco immenso dell'umanita'; 7. Benito D'Ippolito, un'improvvisazione prosodica; 8. "Adista": resoconto del Salone dell'editoria di pace a Venezia; 9. Pax Christi, un convegno a Cremona; 10. Riletture: Thomas Muentzer, Scritti politici; 11. Riletture: Ernst Bloch, Thomas Muenzer teologo della rivoluzione; 12. Riletture: Friedrich Engels, La guerra dei contadini in Germania; 13. Riletture: Tommaso La Rocca, Es ist Zeit. Apocalisse e Storia; 14. Riletture: Josef Macek, La Riforma popolare; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 450 del 19 dicembre 2002: 1. Una lettera al Presidente della Repubblica Italiana; 2. Mao Valpiana: "ma-bap", un contributo alla riflessione promossa da Giancarla Codrignani; 3. Clotilde Masina Buraggi, psicopatologia della guerra; 4. Antonio e Mariella Vermigli, con padre Julio e con i bambini di strada; 5. Alex Zanotelli, ci puo' essere ancora un buon Natale; 6. Armanda Guiducci, la corte; 7. Peppe Sini, una introduzione al "Lamento della pace" di Erasmo da Rotterdam; 8. "Femmis": la Convenzione permanente di donne contro le guerre per un'Europa neutrale e di pace; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 451 del 20 dicembre 2002: 1. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto: il rispetto; 2. Claudio Vedovati: passione come compromissione. Un uomo di fronte alla guerra (un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani); 3. Julia Kristeva, il perdono; 4. Mario Ferrari, il pensiero e l'opera di Mary Daly; 5. Clara Levi Coen, la schiera dei "sommersi"; 6. Emanuel Anselmi, la razionalita' economica delle societa' tradizionali; 7. Vandana Shiva, la riscoperta del principio femminile; 8. Alcune preferenze e avversioni di Jenny Marx; 9. Segnalazioni: un recente saggio di Franco Restaino su "Femminismo e filosofia"; 10. Segnalazioni: una voce di dizionario di Benedetto Calati, "Parola di Dio"; 11. Riletture: Enrica Collotti Pischel, Gandhi e la nonviolenza; 12. Riletture: Albert Schweitzer, I grandi pensatori dell'India; 13. Gli alti lai di Estribillo Carrasco: passi falsi e allocchi veri; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 452 del 21 dicembre 2002: 1. A cosa servono i geniali furbacchioni; 2. Elisabetta Donini: della guerra. Vita e morte, natura e cultura; 3. Un'intervista collettiva a Pietro Pinna; 4. Letture: Gino Strada, Buskashi'; 5. Riletture: Eva Cantarella, Passato prossimo; 6. Riletture: Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza; 7. Riletture: Francoise Heritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 453 del 22 dicembre 2002: 1. Peppe Sini, i compiti dell'umanita' nell'eta' atomica; 2. Ida Dominijanni, il diritto bombardato; 3. Eduardo Galeano, il tempo della paura; 4. Operazione Colomba, dalla striscia di Gaza; 5. Etty Hillesum, anima e gesto; 6. Hannah Arendt, la scoperta di Montesquieu; 7. Emanuel Anselmi, il microcredito come strumento di lotta alla poverta'; 8. Riletture: Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 454 del 23 dicembre 2002: 1. Carlo Gubitosa, un appello urgente di solidarieta' con Peacelink; 2. Antonella Azoti e Nico Miraglia: un appello per il diritto alla verita'; 3. Diritto d'asilo, una questione di civilta'; 4. Simone Weil, due insegnamenti; 5. Claudio Tognonato intervista Adolfo Perez Esquivel: cosa accade in Argentina; 6. Simone de Beauvoir, non esiste una morte naturale; 7. Tommaso Valentinetti, elogio della coscienza; 8. Ida Dominijanni, la Costituzione italiana ripudia la guerra; 9. Peppe Sini, ancora sull'immodificabilita' dell'articolo 11 della Costituzione italiana e sulla necessita' di perseguire penalmente ai sensi di legge i golpisti e stragisti; 10. Una nota su "La fame nel mondo spiegata a mio figlio" di Jean Ziegler; 11. "Il dialogo": alle persone amiche dell'appello ecumenico al dialogo cristianoislamico; 12. Cristina Papa, aggiornamento del sito de "Il paese delle donne"; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 455 del 24 dicembre 2002: 1. Primo Levi, la bambina di Pompei; 2. Peppe Sini, una dichiarazione di solidarieta' con Giuseppe Casarrubea; 3. Carlo Gubitosa: dieci modi per sostenere Peacelink e il volontariato della telematica pacifista e nonviolenta; 4. Susanna Ripamonti intervista Vandana Shiva; 5. Anto Akkara, Medha Patkar; 6. Giulio Vittorangeli: solidarieta' internazionale, una parola semplice; 7. Gabriella Fiori: l'incontro di Simone Weil; 8. Eugenio Melandri, e' difficile farsi gli auguri; 9. Michele De Pasquale, noncollaborazione economica contro la guerra; 10. Hannah Arendt, tutto cio' che vive; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 456 del 25 dicembre 2002: 1. Rigoberta Menchu', arrivammo a comprendere; 2. Giuseppe Casarrubea ricorda Danilo Dolci; 3. Luigi Ciotti ricorda Tonino Bello; 4. Rossana Rossanda, un natale da pensare; 5. Tano Grasso, un decalogo contro l'estorsione; 6. Tano Grasso, un decalogo contro l'usura; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 457 del 26 dicembre 2002: 1. Adriana Zarri, no alla guerra; 2. Ida Dominijanni: le migliori dell'anno. Per caso; 3. Il verbale dell'incontro del 17 novembre a Verona del Movimento Nonviolento; 4. Letture: Roger Caillois, La vertigine della guerra; 5. Riletture: Natalia Ginzburg, Lessico famigliare; 6. Riletture: Contadini e luigini. Testi e disegni di Carlo Levi; 7. Riletture: Carlo Alberto Madrignani, L'ultimo Cassola; 8. Riletture: Peacelink (a cura di), Cronache da sotto le bombe; 9. Riletture: Maria Teresa Tarallo, Con il mondo a scuola; 10. Riletture: Abram Terz (Andrej Sinjavskij), Una voce dal coro; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 458 del 27 dicembre 2002: 1. Francesco Comina ricorda Paul Gauthier; 2. Il "Foglio informativo del Centro studi difesa civile" del 24 dicembre 2002; 3. Patricia Klindienst, la voce della spoletta e' nostra; 4. Augusto Cavadi, i due volti del poliziotto di quartiere; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * Numero 459 del 28 dicembre 2002: 1. Paul Gauthier, le pietre hanno gridato abbastanza; 2. Lidia Menapace, il numero 5/2002 di "Concilium" su I diritti delle donne; 3. Per la pace nella rete telematica; 4. Letture: Edoardo Albinati, Il ritorno; 5. Letture: Lucia Annunziata, No; 6. Letture: Fausto Bertinotti, Alfonso Gianni, Per una pace infinita; 7. Letture: Ratko Dragutinovic, I Kanjarija. Storia vissuta dei rom dasikhane' in Italia; 8. Letture: Enrico Euli, Marco Forlani (a cura di), Guida all'azione diretta nonviolenta; 9. Letture: Fabio Galluccio, I lager in Italia; 10. Letture: Mohandas Gandhi, Per la pace; 11. Letture: Joze Pirjevec, Le guerre jugoslave (1991-1999); 12. Riletture: Bruno Bettelheim, Ferite simboliche; 13. Riletture: Lucia Borghese, Invito alla lettura di Heinrich Boell; 14. Riletture: Barry Commoner, Far pace col pianeta; 15. Riletture: Nadine Gordimer, Nessuno al mio fianco; 16. Riletture: Siri Nergaard (a cura di), Teorie contemporanee della traduzione; 17. Riletture: Elisabetta Rasy, Ritratti di signora; 18. Riletture: Giuliana Segre Giorgi, Piccolo memoriale antifascista; 19. Riletture: Lev Tolstoj, La confessione; 20. Riletture: Maruja Torres, Amor America; 21. Riletture: Virginia Woolf, Momenti di essere e altri racconti; 22. Ristampe: Billie Holiday, La signora canta il blues; 23. Riedizioni: Carlo Palermo, Il quarto livello. 11 settembre 2001 ultimo atto? 24. Orsola Casagrande, l'arcivescovo di Canterbury contro la guerra; 25. GiuliaD'Agnolo Vallan, l'altra America contro la guerra; 26. Ornella Sangiovanni, volontari umanitari a Baghdad; 27. Comitato dei lenzuoli, nove consigli scomodi al cittadino che vuole combattere la mafia; 28. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 29. Per saperne di piu'. * Numero 460 del 29 dicembre 2002: 1. Davide Melodia: la nonviolenza, una scelta difficile; 2. Enrico Peyretti, una lettera a Luciano Violante; 3. Amelia Alberti, le guerre di questo inizio secolo; 4. Luisa Muraro dialoga con Odile Sankara; 5. Giulio Girardi: Venezuela, una scelta di vita; 6. Billie Holiday, mi accorsi di avercela fatta; 7. Marylene Schultz, una lettera ai soldati dell'esercito israeliano; 8. Tonino Bello, tanti auguri scomodi; 9. Valerio Calzolaio, imagine... 10. Letture: Gianfranco Bettin, Maurizio Dianese, Petrolkiller; 11. Letture: Jean Genet, Quatre heures a Chatila / Quattro ore a Chatila; 12. Letture: Karl Louis Guillen, Il tritacarne; 13. Riletture: Joan Baez, Ballate e folksong; 14. Riletture: Lisli Basso Carini, Cose mai dette; 15. Riletture: Bessie Smith, la regina del blues. Canzoni; 16. Riletture: Angela Borghesi, La lotta con l'angelo; 17. Riletture: Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi; 18. Riletture: Ida Fare', Malamore; 19. Riletture: Hans Mayer, I diversi; 20. Riletture: Antonio Nanni, Educare alla convivialita'; 21. Riletture: Violeta Parra, Canzoni; 22. Riletture: Jacqueline Risset, La letteratura e il suo doppio; 23. Riletture: Rabindranath Tagore, Visioni bengalesi; 24. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 25. Per saperne di piu'. * Numero 461 del 30 dicembre 2002: 1. Arianna Marullo, un contributo alla riflessione proposta da Giancarla Codrignani; 2. Enrico Peyretti, quasi un sillogismo; 3. Benito D'Ippolito, cantata per Danilo; 4. Luisa Muraro, i giochi del potere; 5. Maria Luigia Casieri, cio' che sanno i bambini e le bambine; 6. Pasquale Pugliese, la biciclettata nonviolenta a Reggio Emilia; 7. Emanuel Anselmi, un libro di Vandana Shiva; 8. Stefania Giorgi, un libro di Maria Rosa Cutrufelli; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 462 del 31 dicembre 2002: 1. Lidia Menapace, Schadenfreude; 2. Enrico Peyretti: forza e violenza. La violenza e' debolezza. La nonviolenza e' forza; 3. Davide Melodia: la nonviolenza, una scelta difficile (parte seconda); 4. Maria Maniscalco, per sconfiggere la mafia; 5. Vita Cosentino, una questione di liberta'; 6. Maria Castiglioni, cronaca di un conflitto in margine; 7. Un ricordo di Bibi Tomasi; 8. Riletture: Vittorio Lanternari, Antropologia e imperialismo; 9. Riletture: Vittorio Lanternari, Movimento religiosi di liberta' e di salvezza dei popoli oppressi; 10. Riletture: Vittorio Lanternari, Occidente e Terzo Mondo; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 498 del 5 febbraio 2003
- Prev by Date: è in corso la missione italiana di pace della Campagna Sudan
- Next by Date: Catena di Sanlibero 164
- Previous by thread: è in corso la missione italiana di pace della Campagna Sudan
- Next by thread: Catena di Sanlibero 164
- Indice: