La nonviolenza e' in cammino. 486



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 486 del 24 gennaio 2003

Sommario di questo numero:
1. Spezzare una lancia
2. Tiziano Tissino: dillo di persona al governo "no alla guerra"
3. Edith Bruck, e mi chiedevo
4. Vandana Shiva, il Wto deve essere riformato
5. Gianni Mina', la terra riapparsa e la sinistra europea
6. Anna Achmatova, non posso
7. Riccardo Orioles ricorda Franco Fortini
8. Enzo Mazzi, "ne' padri ne' maestri"
9. Bertolt Brecht, domande di un lettore operaio
10. "Il consiglio di cooperazione" di Danielle Jasmine edito da La Meridiana
11. Riletture: Annie Cohen-Solal, Sartre
12. Riletture: Ornella Pompeo Faracovi, Sartre, una battaglia politica
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. SPEZZARE UNA LANCIA
Occorre spezzare le lance, per evitare che siano spezzate persone.
*
Contro la guerra
Molti amici si vanno orientando verso la presa di responsabilita' personale
e l'azione diretta nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il
diritto internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare
una minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che
abbiamo, per impedire la guerra.
Bene.
Molte le iniziative, a diversi livelli di impegno e di efficacia, ma tutte
utili purche' limpide, purche' intransigenti.
Scrivere e telefonare a tutti i decisori politici ed i rappresentanti
istituzionali per ricordare loro che il potere che amministrano in tanto e'
legittimo in quanto e' inteso a salvare le vite e non a distruggerle, e che
la guerra e' un crimine sempre, e di tutti i crimini il piu' grande.
Scrivere a tuti i mezzi d'informazione affinche' diano notizia della
volonta' di pace e non dimentichino che pace significa vita, e guerra morte.
Promuovere informazione, riflessione, discussione, coscientizzazione
insomma, ovunque e fra tutti, con la pazienza e l'umilta' necessarie a tal
fine: la pace si costruisce ascoltando le altrui ragioni, riconoscendo
l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a cuore la vita e la dignita' di
ogni essere umano.
Render visibile l'opposizione alla guerra anche attraverso le forme
comunicative meno ovvie e piu' creative: le bandiere di pace sono un
esempio, ogni giorno altre nuove e ritrovate se ne aggiungono.
Bene.
Ma occorre dell'altro ancora.
- Occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza puo'
contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente, in modo non
mistificabile, poiche' alla guerra si oppone senza ambiguita'; e dire che
occorre l'accostamento alla nonviolenza da parte di quanti alla guerra
intendono opporsi nell'unico modo che puo' essere efficace, perche'
persuaso, significa anche che occorre la formazione e l'addestramento alla
nonviolenza di quanti alla guerra opporsi vogliono. Non sara' impegno
dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.
- Occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare
operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia
significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari
italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente
venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari. E' possibile
farlo con la nonviolenza, e solo con la nonviolenza: ma anche per questo
occorre una intensa preparazione all'azione diretta nonviolenta, una
preparazione morale e civile prima ancora che tecnica, organizzativa ed
operativa. Non sara' impegno dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.
- Occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che miri a
paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali
golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero. Ed
anche per questo occorrera' un impegno grande e grande una riflessione
comune, una ricerca condivisa, una responsabilizzazione diffusa, e ancora un
consapevole accostamento alla nonviolenza. Non sara' impegno dappoco, e non
si puo' procrastinare oltre.
- Occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra, che
in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne
imponga la cacciata dal potere. E preparare davvero un'impresa del genere
richiede uno sforzo vasto e profondo. Non sara' impegno dappoco, e non si
puo' procrastinare oltre.
- Ed occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando
la legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre
chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in
condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti
in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge.
Naturalmente sperando che non occorra arrivare a  questo, sperando cioe' di
riuscire a impedire che la guerra scoppi. Ma se essa dovesse scoppiare, ad
agire con la forza della nonviolenza, con la nonviolenza dei forti, dobbiamo
pur predisporci. Ed e' bene saperlo fin d'ora, e fin d'ora prepararci alla
bisogna.
*
Per uno, anzi molti, provvedimenti di clemenza
Poiche' per entrare in visita piu' volte in queste settimane nel carcere di
Viterbo ho dovuto sottoscrivere un impegno a non fare "uso giornalistico" di
cio' che li' ho visto e sentito, nulla ne scrivero'. Ma scrivero' qui che
ritengo iniqua e irragionevole quella imposizione, e che non per la forza di
essa imposizione, ma per l'impegno che ho preso - come dire: sul mio onore
di cavaliere errante -, nulla dunque scrivero' qui di cio' che in queste
visite ho constatato.
Ma poiche' da decenni mi occupo di istituzioni totali, e delle concrete
esistenze di chi in esse subisce cruda oppressione, e' sulla base di una
prolungata amara cogitazione frutto di  studio, esperienze e verifiche
antiche e recenti che qui scrivero' le poche parole seguenti.
Auspico dal profondo del cuore non uno solo, ma molti atti di clemenza.
E ad esempio auspico sia un'amnistia, che un indulto e finanche il
cosiddetto "indultino"; auspico che si faccia oggi quello che un parlamento
pusillanime e cinico fare non volle in occasione del Giubileo del Duemila.
E ad esempio auspico la liberazione immediata di tutti gli immigrati che
sono in carcere perche' non hanno avuto adeguata difesa nei loro
fondamentali diritti umani.
E ad esempio auspico la cessazione della persecuzione dei tossicodipendenti
e dei consumatori di sostanze psicotrope vittime di una legge assassina.
E ad esempio auspico che nessuna madre che abbia un figlio piccolo sia
giammai detenuta quali che siano i reati commessi, in forza del diritto di
quel bambino innocente.
Ed auspico che finche' l'umanita' non riuscira' a liberarsi dalla necessita'
del carcere, il carcere sia almeno quel che la Costituzione prevede, ed
offra a chi vi si trova riconoscimento di dignita', una condizione intesa e
adeguata a una prospettiva di diritto e di liberazione, di civile
convivenza, di sconfitta del male e salvataggio delle persone.
*
Ancora una ballata del vecchio marinaio
Da anni questo foglio propugna la tesi che ci sia un solo modo per mettere
fine alle stragi dei migranti in mare.
E quel modo e' riconoscere a tutti il diritto di entrare nel nostro paese; e
garantire un servizio di trasporto pubblico e gratuito a chi nel nostro
paese vuole entrare in fuga dalla fame, le dittature, le guerre, la morte, e
ne ha pieno diritto secondo quanto disposto dall'articolo 10, comma III,
della Costituzione della Repubblica Italiana.
Non ci stancheremo di ripeterlo: tutte le vite di tutte le vittime delle
"carrette del mare" possono essere salvate, con un semplice provvedimento
amministrativo, necessario ed urgente.
*
Un distico di Danilo Dolci
Di Danilo anche questi due versi ricordo a memoria: "Auschwitz sta figliando
nel mondo / non sentite l'odore del fumo?".
La realizzazione in Italia, con la legge Turco-Napolitano, di nuovi campi di
concentramento e' stato uno degli orrori piu' grandi degli ultimi anni nel
nostro paese, ed il viatico piu' efficiente alla vittoria culturale e quindi
elettorale della destra oltranzista ed eversiva, la premessa gia' razzista
di quella apoteosi del razzismo che e' l'attualmente in vigore legge
Bossi-Fini.
Noi siamo di quelli che non confondono: campo di concentramento non
significa campo di sterminio; l'Italia di Prodi e D'Alema, come quella di
Berlusconi, non sono la Germania hitleriana. Ma su quella strada si avviano.
Cosi' come Heine diceva che dove si bruciano libri poi si bruceranno
persone, ugualmente dove si priva dei fondamentali diritti umani anche un
solo essere umano, li' gia' si e' incistato il fascismo.
I Centri di Permanenza Temporanea (in sigla CPT), effettuali campi di
concentramento, luoghi di denegazione di fondamentali diritti umani,
annichilimento dei termini minimi necessari perche' si dia civilta'
giuridica, devono essere aboliti.
*
Questo volevamo almeno dire, questo abbiamo almeno detto.
Occorre spezzare le lance, per evitare che siano spezzate persone.

2. INIZIATIVE. TIZIANO TISSINO: DILLO DI PERSONA AL GOVERNO "NO ALLA GUERRA"
[Ringraziamo Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) per
averci inviato questo appello, del quale avevamo gia' dato ampia notizia
alcuni giorni fa ma che volentieri ripubblichiamo integralmente nel testo
definitivo. Tiziano Tissino, amico della nonviolenza, e' impegnato
nell'esperienza dei "Beati i costruttori di pace", nella "Rete di Lilliput",
e in numerose iniziative di pace e di solidarieta']
"Beati i Costruttori di Pace" lancia un'azione diretta nonviolenta e
popolare per ostacolare concretamente l'ingresso in guerra dell'Italia.
Chiediamo a tutti coloro che condividono questo obiettivo di collaborare
alla riuscita della campagna diffondendo fin d'ora il presente appello. Per
ulteriori informazioni, scrivere all'indirizzo di posta elettronica:
dillodipersona at libero.it
*
No alla guerra, dillo di persona al governo.
Un'azione diretta nonviolenta e popolare per ostacolare concretamente
l'ingresso in guerra dell'Italia.
Contribuisci anche tu, con un piccolo granello, ad inceppare la macchina
bellica: parla con la Prefettura, ufficio territoriale del governo in ogni
provincia.
*
Obiettivo della campagna
La campagna si propone di far pressione, tramite le prefetture, sul governo
e il parlamento affinche' l'Italia non conceda alcun tipo di supporto
logistico, militare e politico agli Usa e alla Nato per la guerra contro
l'Iraq e, se nel frattempo questo supporto fosse stato concesso, esso venga
revocato.
*
Modalita' di azione
Chiediamo a tutti i cittadini di recarsi personalmente presso la loro
prefettura, oppure di contattarla telefonicamente, per esprimere il proprio
no alla guerra e chiedere alla prefettura di farsi portatrice di questo
messaggio presso il governo.
Basterebbe un numero relativamente basso di persone per creare un impatto
significativo.
Con il crescere del numero delle persone coinvolte, si potrebbe arrivare a
mettere in crisi, fino alla paralisi, l'intera macchina amministrativa e
governativa.
La campagna prendera' il via lunedi 27 gennaio 2003 e continuera' ad
oltranza fino al raggiungimento del proprio obiettivo.
*
Domande e risposte per convincere anche i piu' scettici
- Ci sono gia' molte iniziative contro la guerra. Perche' aggiungerne
un'altra invece di rafforzare quelle esistenti?
Perche' le manifestazioni, da sole, non bastano: i nostri decisori politici
devono sapere che il costo di un'adesione alla guerra sara' altissimo, gia'
nel breve periodo. D'altro canto, vogliamo offrire a tutti i cittadini non
soltanto la possibilita' di esprimere il loro no alla guerra, ma quella di
farlo pesare, concretamente e nell'immediato.
- Perche' non accontentarsi di una raccolta firme o di petizioni via
internet?
L'impatto di una petizione, per quanto importante, e' limitato: migliaia di
e-mail possono essere neutralizzate con un semplice filtro; pacchi di
cartoline possono venire direttamente cestinati. Il lavoro di lobby per la
pace e' contrastato e sovrastatato da quello delle molto piu' potenti
lobbies della guerra. Anche la minaccia di non votare chi approva la guerra
e' troppo lontana nel tempo ed indistinta per avere una reale efficacia.
- "Carta canta, verba volant": non sarebbe meglio scrivere lettere?
I centralini delle prefetture hanno l'obbligo di tenere l'elenco delle
telefonate in arrivo, mentre le lettere fotocopiate, cosi' come le
cartoline, se sono tutte uguali, finiscono semplicemente ammassate in un
angolo. Le telefonate possono piu' facilmente stabilire un contatto diretto
ed empatico con l'interlocutore e possono coinvolgere piu' persone
all'interno degli uffici, anziche' il solo addetto al protocollo come nel
caso delle lettere.
- Perche' prendersela con le prefetture, organo civile non direttamente
coinvolto nella guerra?
Se l'Italia scende in guerra, sara' tutto il paese ad essere in guerra e non
solo i nostri soldati. La legge qualifica la Prefettura (ora ufficialmente
denominata "Ufficio Territoriale del Governo") come "struttura del Governo
sul territorio a competenza generale", affidando al Prefetto il ruolo di
rappresentanza generale dello Stato e del Governo. Non c'e' quindi nessuna
forzatura istituzionale nel rivolgersi alle prefetture per chiedere loro di
farci da tramite verso il governo.
- Perche' mai questa campagna, a differenza di tutte le altre, dovrebbe
funzionare?
Perche' e' semplice da attuare, da diffondere e da gestire; e' alla portata
di tutti, e' coinvolgente e positiva, in grado di raccogliere il favore
dell'opinione pubblica ed anche delle stesse "vittime" dirette dell'azione;
essendo diffusa, e' difficile da reprimere o neutralizzare; inoltre, ha un
punto di innesco molto basso: possono bastare poche persone per cominciare a
creare i primi disagi al sistema.
- Non sarebbe piu' utile puntare sui boicottaggi economici e sulla modifica
degli stili di vita?
E' certamente vero che l'attuale sistema economico, incentrato sullo
sfruttamento e lo sperpero delle risorse, e' tra le cause a monte di questo
come di tanti altri conflitti. Lottare per modificare il sistema economico
e' importantissimo per evitare che simili crisi si ripetano periodicamente,
ma difficilmente un'azione in questo campo riuscirebbe ad avere un impatto
significativo nel breve periodo. E purtroppo rischiamo di avere veramente
pochi giorni a nostra disposizione.
- Quali rischi corre chi aderisce alla campagna?
Telefonare in prefettura per esprimere le proprie considerazioni non e'
reato. D'altronde, se la campagna avra' ampia diffusione, e' ipotizzabile
che ci sara' chi tentera' in tutti i modi di intimidire gli aderenti alla
campagna. E' quindi difficile stabilire in partenza quali possano essere i
rischi: molto dipendera' dall'evolversi della campagna stessa. Tuttavia, al
momento attuale i rischi sembrano del tutto insignificanti.
- Com'e' organizzata e da chi e' promossa la campagna?
La campagna nasce da un'idea elaborata allíinterno dell'associazione "Beati
i Costruttori di Pace" (sito: www.beati.org), che ne hanno promosso la
divulgazione, auspicando che si sviluppi autonomamente e si diffonda grazie
al passa-parola e al "passa-email". Quanto prima sara' attivato un sito
internet utilizzabile come "bacheca elettronica" in cui scambiarsi
suggerimenti ed esperienze. Nel frattempo, e' possibile utilizzare per
comunicazioni l'indirizzo e-mail dillodipersona at libero.it. Per il resto, la
campagna non ha una sua struttura organizzativa centralizzata: a livello
locale ed ogni realta' aderente all'iniziativa decide autonomamente come
organizzarsi.
- Dove trovo gli indirizzi ed i recapiti delle prefetture?
Puoi trovare indirizzi, numeri di telefono e nominativi dei Prefetti e dei
funzionari sul sito del Ministero dell'Interno, all'Url
www.interno.it/sezioni/prefetture/s_000000034.htm
- Siamo un gruppo intenzionato a lavorare per diffondere la campagna. Cosa
possiamo fare?
Potete diffondere la campagna facendo circolare questo volantino; potete
organizzare dei presidi in vicinanza alla vostra prefettura, invitando i
passanti ad entrare in prefettura, ad esempio per consegnare una copia di
una lettera contro la guerra; potete fare dei comunicati alla stampa locale
annunciando l'avvio della campagna... e poi, lasciate spazio alla fantasia e
vedrete che di idee ve ne vengono in abbondanza.
- Cosa devo dire e come mi devo comportare, quando parlo con la prefettura?
* Presentatevi con nome e cognome, eventualmente aggiungendo la realta' cui
fate riferimento.
* Chiedete di parlare con il prefetto, ma se non c'e' o non e' disturbabile,
cercate di farvi passare il capo di gabinetto o qualche altro funzionario
degli uffici amministrativi, fino a trovare qualcuno con cui parlare.
* Tra i funzionari, quelli preferibili come target delle telefonate sono
quelli del servizio "Patenti" e dei "Procedimenti sanzionatori" perche' sono
persone che quasi sempre ricevono i cittadini; e' probabile che mentre
ricevono le telefonate abbiano di fronte un cittadino e quindi sarebbe piu'
difficile per loro essere scortesi, mandare a quel paese l'interlocutore o
riattaccare.
* Spiegate al vostro interlocutore le ragioni per cui siete contrari alla
guerra e chiedetegli di farsene portavoce presso il governo; cercate di
fargli capire che non ce l'abbiamo con gli impiegati della prefettura, ne'
con il loro lavoro, ma che il coinvolgimento in guerra dell'Italia e' una
cosa troppo grave per non meritare una forte azione di pressione nei
confronti del governo.
* Ricordatevi di essere sempre gentili e determinati allo stesso tempo.
Ascoltate con attenzione quello che ha da dirvi il vostro interlocutore, ed
anche se si dimostrasse sgarbato mantenetevi calmi e rilassati, senza farvi
prendere dallo spirito della polemica. Se il vostro interlocutore chiude
bruscamente la telefonata, richiamate dicendo una cosa tipo "Dev'essere
caduta la linea".
* Cercate di stabilire un dialogo con il vostro interlocutore, chiedendogli
se anche lui personalmente condivide le vostre preoccupazioni. Siate
comprensivi con lui se vi esprime le sue difficolta' a far passare le vostre
istanze al livello superiore, ma al tempo stesso incoraggiatelo ad insistere
 e preannunciategli che anche voi, da parte vostra, vi rifarete vivi con
lui.
* Un gruppo di amici si potrebbe ritrovare insieme nei pressi di un telefono
con il vivavoce. Una persona chiama, le altre ascoltano il dialogo, facendo
poi a rotazione. Il fatto di essere in molti permette, tra una telefonata e
l'altra, di valutare come e' andata e di affinare la propria "tecnica".

3. MAESTRE. EDITH BRUCK: E MI CHIEDEVO
[Da Edith Bruck, Signora Auschwitz, Marsilio, Venezia 1999, p. 33. Edith
Bruck, scrittrice, nata in Ungheria da una famiglia ebraica, sopravvissuta
alla deportazione, dal 1954 vive a Roma; grande testimone della Shoah,
scrittrice di straordinaria finezza, persona di forte impegno civile. Tra le
opere di Edith Bruck segnaliamo particolarmente Chi ti ama cosi'; Due stanze
vuote; Transit; Signora Auschwitz; tutti ora editi presso Marsilio, Venezia]
E mi chiedevo se parlavo o scrivevo per i morti o se parlavo e scrivevo
perche' temevo per i vivi e i vivi.

4. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: IL WTO DEVE ESSERE RIFORMATO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 gennaio 2003. Vandana Shiva,
scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca
e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non
solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e
delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei
movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione
a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni
e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Opere di
Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture
della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli
1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra
madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo);
Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Wto, come e' noto, e' la
sigla dell'Organizzazione mondiale del commercio]
Se vogliamo che smetta di terrorizzare i deboli e quelli che non hanno
potere per imporre l'apertura di nuovi mercati a vantaggio dei paesi ricchi
e delle corporation, il Wto deve essere riformato.
Oggi esso non e' concepito per disciplinare i potenti, ne' e' in grado di
farlo. Cio' che serve urgentemente per portare giustizia ed equita' nelle
regole del mercato internazionale, per tutelare la sopravvivenza dei
contadini del Terzo Mondo e per difendere i diritti alimentari dei poveri,
e' che si abbassino i costi di produzione e si impedisca una competizione
impari con prodotti d'importazione i cui costi vengono tenuti
artificialmente bassi grazie ai contributi.
Sono queste le questioni che dovrebbero avere la priorita' al prossimo
"ministerial meeting" del Wto, che si terra' a Cancun in Messico (10-14
settembre 2003).
L'Uruguay Round (1994) dell'Accordo generale sul commercio e le tariffe
(General Agreement on Trade and Tariffs) e' stato fatto accettare al Terzo
Mondo sulla base di una sola promessa: che i paesi ricchi avrebbero ridotto
i propri contributi, abbassato le tariffe e creato delle opportunita' di
esportazione per i paesi poveri.
Al meeting di Doha del novembre 2001 si e' fatto ricorso alla stessa
promessa, aggiungendo come argomentazione ulteriore la minaccia del
terrorismo. Stuart Harbinson, all'epoca presidente del Consiglio generale
del Wto, ha ammesso: "C'e' in una certa misura la sensazione che gli eventi
dell'11 settembre rappresentassero una minaccia al mondo e alle procedure
istituzionali internazionali. E che fosse importante per le istituzioni
multilaterali, non solo per il Wto, il fatto di apparire efficaci. Percio'
ritengo ci fosse una pressione particolare sulle persone perche'
conseguissero un risultato".
E' evidente che il cosiddetto "Doha Round" non e' stato un negoziato, ma una
farsa inscenata per "apparire efficaci". Esso e' stato un tentativo di
tenere vive le illusioni, non di regolare il mercato. Il fallimento di
Seattle lo aveva reso necessario.
*
L'incapacita' e la mancanza di volonta' del Wto di regolare gli abusi del
mercato da parte dei ricchi e potenti sono dimostrate chiaramente dal fatto
che, dopo Doha, i contributi degli Usa e quelli europei sono in realta'
aumentati.
L'amministrazione Bush ha recentemente approvato una legge sull'agricoltura
che accresce i contributi agricoli negli Stati Uniti del 10%, portandoli a
circa venti miliardi di dollari all'anno. In Europa, gli attuali contributi
saranno mantenuti fino al 2013.
Allo stesso tempo, paesi come l'India sono stati costretti ad abolire
importanti restrizioni (conosciute come restrizioni quantitative, o QRs) e
hanno visto i loro mercati e i loro prezzi interni crollare, mentre il
mercato e' invaso da prodotti il cui basso prezzo e' ottenuto
artificialmente mediante forti contributi. A causa di un commercio ineguale
legalizzato dal Wto, le importazioni agricole dell'India sono quadruplicate,
da 1,04 miliardi di dollari nel 1995 a 4,16 miliardi di dollari nel 2000.
Mentre cresce il commercio mondiale che avvantaggia l'industria
agro-alimentare del Nord, i coltivatori del Terzo Mondo stanno perdendo la
propria capacita' di sostentamento.
Per esempio, il fatturato del caffe' e' salito da quaranta a settanta
miliardi di dollari negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il guadagno dei
coltivatori di caffe' e' sceso da nove a cinque miliardi di dollari.
I coltivatori indiani di cotone stanno perdendo la loro capacita' di
sostentamento in seguito a due fattori: la vendita sottocosto di cotone
texano fortemente sostenuto dai contributi, e le sementi costose e
inaffidabili come il cotone della Monsanto geneticamente modificato. Il
vantaggio ottenuto dall'India grazie alle regole del Wto sulla
liberalizzazione del mercato ha assunto la forma di suicidi tra i
coltivatori e morti per fame.
I doppi standard e le distorsioni del Wto sono evidenti.
Ecco perche' persino la base vagamente democratica dei negoziati di Ginevra
viene ormai sostituita da "mini-ministerials": a Sydney lo scorso novembre,
a Tokyo questo febbraio. Questi piccoli incontri riservati sono perfetti per
costringere, minacciare e corrompere, e l'esito che producono, qualunque
esso sia, e' un oltraggio alla trasparenza e alla democrazia.
*
Mentre ci prepariamo al meeting di Cancun, le questioni della democrazia,
del cibo, della fame e della sopravvivenza dei coltivatori dovrebbero essere
prioritarie.
L'agricoltura sostenibile e la coltivazione organica - insieme a restrizioni
quantitative, leggi contro la vendita sottocosto di prodotti e leggi
anti-trust contro le corporation globali - sono l'unica garanzia per il
sostentamento e la sicurezza alimentare nel Terzo Mondo.
Eppure, mentre tutti i movimenti di coltivatori del pianeta chiedono le
restrizioni quantitative, e' in atto un tentativo concertato di sviare
l'attenzione da questa questione - che imporrebbe un cambiamento nelle
regole del Wto - alle questioni che invece aiutano a rafforzare il Wto.
Dopo Seattle, la diversione dalle restrizioni quantitative e' stata creata
con l'argomentazione dell'"accesso al mercato", secondo cui il Wto
servirebbe a costringere i paesi sviluppati ad aprire i loro mercati ai
paesi del Terzo Mondo.
Ora il discorso e' passato ai "contributi". Il Wto, si dice adesso, serve a
eliminare i contributi dei paesi ricchi.
Questo e' chiaramente falso, per una serie di ragioni:
1. Le attuali regole del Wto hanno costruito una clausola "di pace" per i
paesi ricchi fino al 2005 (articolo 13 dell'Accordo sull'agricoltura -
Agreement on Agriculture).
2. La stessa categorizzazione dei contributi nell'Accordo sull'agricoltura
definisce la maggior parte dei contributi negli Stati Uniti e nell'Unione
Europea come "tabella verde" e "tabella azzurra". Tali categorie non sono
considerate "distorcenti il mercato" e dunque non possono essere oggetto di
ricorso da parte del Wto.
3. Pur essendo in corso la revisione interna dell'Accordo sull'agricoltura -
cominciata nel 2001 - gli Stati Uniti hanno ulteriormente incrementato i
loro contributi sull'agricoltura portandoli a 180 miliardi di dollari per i
prossimi anni.
4. La recente decisione americana sugli accordi tessili dimostra chiaramente
che gli Usa non si piegano al Wto quando esso va contro le lobby interne, un
atteggiamento rafforzato dal nuovo ruolo militare degli Usa sin dall'11
settembre.

5. RIFLESSIONE. GIANNI MINA': LA TERRA RIAPPARSA E LA SINISTRA EUROPEA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 gennaio 2003. Gianni Mina' e'
giornalista e saggista, appassionatamente impegnato nella solidarieta' con i
popoli dell'America Latina, autore di molte pubblicazioni a stampa e di
assai apprezzati programmi televisivi]
Il Forum sociale mondiale che si apre oggi per la terza volta a Porto Alegre
saluta, in America latina, un panorama politico cosi' rinnovato che non
avrebbe potuto essere previsto, due anni fa, neanche dal piu' ottimista dei
seguaci di Lula e dai militanti del Pt (Partido de los trabajadores) che
amministravano, da anni, la capitale dello stato di Rio Grande del Sur. Gli
stessi che, insieme ai "teorici" di Le Monde Diplomatique e Attac (da tempo
portatori di un vento nuovo nella dialettica della sinistra internazionale)
decisero di sfidare, con un seminario aperto a tutti, la cosiddetta assise
economica di Davos. L'obiettivo era di mettere su' un forum che, dati e
cifre alla mano, smentisse, frantumasse le certezze del neoliberismo e dei
paesi del G8 che lo impongono all'economia del pianeta senza curarsi delle
ferite inflitte alla maggior parte dell'umanita'.
L'insurrezione, nel nome di Zapata, delle popolazioni maya del Chiapas che,
da subito, con le parole del subcomandante Marcos, si era fatta carico di
un'impostazione politica nuova nel reclamare i diritti negati (compresi
quelli sanciti anche per loro dalla Costituzione messicana e mai
rispettati), aveva creato i presupposti ideali perche' questo cambiamento
nel continente cominciasse.
La rivolta scoppiata spontanea e inattesa a Seattle contro l'arroganza dei
paesi ricchi decisi a stabilire, per esempio, che la loro tecnologia valesse
piu' delle risorse, dei giacimenti, delle ricchezze delle terre delle
nazioni povere alle quali volevano imporre perfino dei dazi infami, aveva
rivelato l'esigenza di un laboratorio, di un luogo della controinformazione,
di un posto dove il confronto fra i cittadini del mondo (non fra i governi)
propiziasse delle idee, delle soluzioni ai drammi del mondo, libere perfino
dalle restrizioni ideologiche. Un processo che ha spiazzato perfino molti
dei partiti della sinistra tradizionale, ex comunisti o eredi dei cosiddetti
partiti socialdemocratici che ormai si accontentavano di un mediocre
tran-tran, di copiare, con qualche patetico distinguo, scelte economiche non
lontane da quelle care alla signora Tatcher. Come se le dinamiche
dell'economia fossero indiscutibili e non le scandissero le prepotenze di
pochi uomini. Da Porto Alegre cosi' negli ultimi anni sono partite
deflagranti le analisi che smentiscono queste strategie faziose, la doppia
morale, l'ineluttabilita' di meccanismi che frantumano ogni tutela dei
lavoratori e portano l'umanita' indietro di mezzo secolo. Ma tutto questo
invece di essere definito conservatore e' stato spesso segnalato come una
dinamica riformista.
Un equivoco che le settanta commissioni riunite a Porto Alegre ogni anno
smontano proponendo soluzioni alternative.
Una dinamica che ha smascherato una realta' e che sta producendo, nel
continente, una reazione, anzi la nascita di una nuova coscienza che ha
portato al potere militari progressisti come Hugo Chavez in Venezuela o
Lucio Gutierrez in Ecuador (appena due anni dopo la rivolta degli indigeni
contro la dollarizzazione che li aveva atterrati), o sindacalisti mai domi
come Lula da Silva oggi in Brasile o De Gennaro domani in Argentina.
Realta' politiche e umane che stanno scompigliando le carte agli Stati Uniti
sicuri che la loro idea dell'Alca, il trattato di libero commercio delle
Americhe (che segnerebbe non l'integrazione ma l'annessione dell'America
Latina da parte di Washington) sarebbe passata senza colpo ferire.
*
Lula da Silva che domani sara' qui al Forum di Porto Alegre, come precursore
dell'anima no global e della novita' politica espressa dall'America Latina,
e dopodomani a Davos come presidente dello stato piu' popoloso del
continente (176 milioni di abitanti), e' il simbolo vivente di questo
cambiamento in atto nel modo di proporsi di un continente.
Cosi' fa sorridere ricordare che solo tre anni fa ad un festival de l'Unita'
di Modena dove era venuto con Eduardo Galeano e con Frei Betto ad
accompagnare il Nobel per la pace Rigoberta Menchu' per il lancio in Italia
del libro sul genocidio dei maya in Guatemala, negli anni '80, nessuno del
vertice Ds fosse venuto a salutarlo.
La festa si era divisa esattamente in due parti: 1.500 persone per la
denuncia dell'ultimo genocidio del secolo che inchiodava anche le
responsabilita' del governo degli Stati Uniti, e 1.500 persone per il faccia
a faccia Vitali-Guazzaloca, dopo che quest'ultimo aveva costretto alla
disfatta la sinistra a Bologna. I maggiorenti del partito avevano
evidentemente scelto questo spettacolo di puro autolesionismo considerando
Lula un perdente.
Il ragazzo con percing e orecchino che ci aveva accolto allo spazio giovani
si era fatto in quattro per rimediare alla gaffe e ci aveva perfino offerto
a mezzanotte una cena in uno dei ristoranti della festa.
Due mesi dopo, per la riunione a Firenze dei partiti socialdemocratici
organizzato dai Ds, D'Alema aveva invitato Luis Henriquez Cardoso, ex
sociologo della sinistra, diventato il leader del centro-destra brasiliano
(cioe' anche dei latifondisti e delle loro guardie bianche che uccisero i
sindacalisti del movimento "sem terra" o dei "seringueros", gli estrattori
di caucciu'), ma non Lula, da quasi vent'anni leader di 50 milioni di
brasiliani che hanno sempre votato progressista.
Non fu evidentemente una scelta lungimirante.
*
Cosi' come quella fatta a Roma, l'altro ieri, sempre da un vertice di
partiti socialdemocratici, del quale i Ds sono parte. Il vertice ha deciso
di esprimere apertamente il proprio appoggio all'imbarazzante accolita di
persone che da piu' di due mesi tiene in ostaggio il Venezuela chiedendo le
dimissioni del presidente Chavez.
Non mi sorprende tanto il fatto che l'indio Chavez, che da giovane ufficiale
si rifiuto' di sparare sulla folla in tumulto in piazza come gli chiedeva un
presidente "democratico" dell'epoca, sia diventato "un capo di stato
canaglia" (anche se eletto solo due anni fa dal 60 per cento dei cittadini)
solo per aver espropriato alcuni latifondi per darli in gestione a chi li
lavora, o per aver varato una legge secondo la quale l'estrazione e la prima
lavorazione del petrolio del suo paese sia permessa solo a societa' al 51
per cento di capitale statale.
Non mi sorprende perche' varare leggi legittime e normali ma che toccano gli
interessi dei potentati economici e politici del pianeta e' ormai un atto a
rischio nel mondo immorale del nostro tempo.
Mi allarma pero' che i partiti socialdemocratici, sopravvissuti alle loro
ipocrisie, abbiano nell'occasione ignorato che proprio nello stesso giorno
della loro imprudente scelta Jimmy Carter, l'ultimo presidente Usa
preoccupato dell'etica, catapultato in Venezuela come possibile negoziatore
fra le parti, abbia dichiarato che Chavez, finora, non ha mai violato la
Costituzione ed ha anche segnalato che il referendum per vedere se il popolo
lo vuole ancora o no, si puo' fare, come proprio la Costituzione impone, ma
soltanto ad agosto, quando sara' trascorsa la meta' del mandato del
presidente colonnello. Esattamente come Chavez afferma da mesi.
E' singolare poi che questi partiti, non sentano un pizzico di imbarazzo nel
rilevare che il vero leader del "golpe strisciante" in atto in Venezuala e'
Carlos Andres Perez, un presidente socialista (grande amico di Craxi come il
peruviano Alan Garcia, quello della metropolitana di Lima pagata dalla
nostra cooperazione e mai realizzata) che alla fine dei suoi mandati
presidenziali non solo fu inquisito per corruzione ma e' ora uno dei cinque
uomini piu' ricchi del continente.
Chi ha costretto il Venezuela alla poverta' e' piu' credibile evidentemente
di Chavez, che con tutte le sue contraddizioni, ha varato un consistente
piano sociale. Ma cosa hanno capito dell'America Latina quelli che furono i
partiti della sinistra europea?

6. MAESTRE. ANNA ACHMATOVA: NON POSSO
[Da Anna Achmatova, Poema senza eroe, Einaudi, Torino 1966, 1993, p. 109.
Anna Achmatova (pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko, 1889-1966) e' una
delle piu' grandi poetesse del Novecento, e delle piu' alte voci contro la
guerra e il totalitarismo]

E i decenni trascorrono: torture,
Deportazioni, uccisioni - cantare
nel presente terrore piu' non posso.

7. MAESTRI E COMPAGNI. RICCARDO ORIOLES RICORDA FRANCO FORTINI
[Ringraziamo di cuore Riccardo Orioles (per contatti: ricc at libero.it) per
averci autorizzato a pubblicare questa sua lettera del 13 gennaio con la
quale ci consentiva di pubblicare su questo foglio (nel n. 476 del 14
gennaio 2003) una poesia di Franco Fortini del gennaio 1984 a lui dedicata.
Riccardo Orioles, giornalista eccellente, militante antimafia tra i piu'
lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I
Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", ha
formato al giornalismo d'inchiesta e di impegno civile moltissimi giovani.
Tra le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e' un esempio
pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido
impegno politico). Attualmente svolge la sua attività giornalistica
scrivendo e diffondendo una e-zine nella rete telematica: "Tanto per
abbaiare" (richiedibile gratuitamente scrivendo una e-mail a:
ricc at libero.it). Opere di Riccardo Orioles: i suoi scritti e interventi sono
pressoche' tutti dispersi in periodici e varie piccole e piccolissime
pubblicazioni; e sarebbe invece di grande utilita' raccoglierne in volume
una adeguata scelta e dare ad essi un'ampia diffusione (costituirebbe un
valido strumento di riflessione e di lotta per tutte le persone impegnate
per la democrazia e i diritti); per gli utenti della rete telematica vi e'
la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo
stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra
sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni
di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e
culturale, giornalistici e letterari. Attendiamo ancora che un editore ne
faccia un libro - come dire: cartaceo - che possa raggiungere una
concretamente piu' vasta area di lettori (i tanti non utenti di internet);
come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo abbiamo ristampato in
opuscolo anni fa due suoi interventi: Gattopardi e garibaldini, Viterbo
1992; e L'esperienza de "I Siciliani", Viterbo 1998. Opere su Riccardo
Orioles: due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando
Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini
perbene (Einaudi, Torino 1999).
Poeta e saggista tra i maggiori del Novecento, Franco Lattes (Fortini e' il
cognome della madre) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa
all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra
e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a
varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni
rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato
nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato
una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate)
della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale
pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per
l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie
scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973,
Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima
raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie
inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi
riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola,
Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia
Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per
film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti,
poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai
ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I
cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il
Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza;
Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che
riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De
Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi. Si veda
anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori
Riuniti. Opere su Franco Fortini: in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di
pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini,
La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori
Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988. Su
Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno
civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo]
Caro Peppe, ok per pubblicarla.
E' del tutto inedita. Fortini ce la mando' per fax ai "Siciliani" l'8
gennaio di quell'anno; da allora l'abbiamo vista solo io e pochissimi amici.
Una specie di pudore; ma ora sono passati vent'anni, e del resto non e' che
uno possa tenersi per se' una poesia di Fortini.
Con lui ci siamo sentiti per telefono poi alcune volte, quell'anno e mi pare
anche quello successivo, ma non ci siamo mai visti (per quell'imbarazzo di
cui sopra: mi pareva di personalizzare una cosa collettiva). In compenso, ho
mandato da lui un giovane compagno, che scriveva belle poesie, e che allora
viveva a Milano. Si chiamava Vincenzo e mi ha parlato con molta felicita'
del suo incontro con Fortini, delle domande che gli aveva fatto ecc. Questo
ragazzo, che ora avra' una quarantina d'anni, adesso vive - credo - a
Piacenza o Cremona.
La grafia di Fortini e' esattamente quella che dici tu, molto aguzza e
all'antica. Io ho ancora il fax originario, e se posso confessarlo per molti
anni ne ho portato una fotocopia sempre con me assieme a una lettera del
direttore, a una conchiglia di Milazzo e a una foto di Antonella, dentro una
bustina di plastica nella tasca interna della giacca.
Non so: adesso m'e' sembrato giusto renderla pubblica. Sono vecchio, e non
credo che qualcuno possa pensare che lo faccio per vanita'. Fortini poi, per
fortuna, ha sbagliato sia il nome del giornale ("Il Siciliano") che il mio:
percio' mi sembra chiaro che non e' stata scritta per me personalmente ma
per un "giovane catanese" come tanti altri. Mi piacerebbe molto "passare
alla storia" (almeno alla nostra piccola storia) come uno che "forse si
chiama Ordales o Rosales", senza che il nome preciso abbia importanza e
debba essere dunque meticolosamente ricordato (i maestri comacini,
ricordi?). Uno dei tanti, un compagno. Mi sono deciso a pubblicarla
soprattutto per questo.

8. RIFLESSIONE. ENZO MAZZI: "NE' PADRI NE' MAESTRI"
[Ringraziamo di cuore Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) per
questa bella, intensa, ad un tempo lucida e commovente meditazione che
prende spunto dalla testatina "maestri" che insieme a quella "maestre"
talora utilizziamo per presentare brevi citazioni estratte da opere di
autrici ed autori la cui parola riteniamo particolarmente autorevole e che
cosi' chiamiamo perche' da loro qualcosa abbiamo imparato. Ieri l'avevamo
usata per presentare la tersa e profonda poesia di David Maria Turoldo che
apriva il notiziario.
Enzo Mazzi, sacerdote, e' impegnato nell'esperienza della comunita'
dell'Isolotto a Firenze. Tra le opere di Enzo Mazzi e della Comunita' dell'
Isolotto: Isolotto 1954/1969, Laterza, Bari 1969; Ernesto Balducci e il
dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002.
David Maria Turoldo, nato in Friuli nel 1916, ordinato sacerdote nel 1940,
partecipo' alla Resistenza; collaboratore di don Zeno Saltini a Nomadelfia,
fondatore con padre Camillo De Piaz della "Corsia dei Servi", poi direttore
del "Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII" a S. Egidio Sotto il Monte.
Ha pubblicato numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile,
di poesia. E' scomparso nel 1992. Opere di David Maria Turoldo: della sua
vastissima produzione segnaliamo particolarmente alcune raccolte di versi:
Il sesto angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano
1976; e O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime
poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in
prosa La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una
bibliografia piu' ampia: a) poesia: Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948;
Udii una voce, Mondadori, Milano 1952; Gli occhi miei li vedranno,
Mondadori, Milano 1955; Preghiere tra una guerra e l'altra, Corsia dei
Servi, Milano 1955; Se tu non riappari, Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri
Pozza, Vicenza 1971; Fine dell'uomo?, Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto
angelo, Mondadori, Milano 1976; Laudario alla Vergine, Dehoniane, Bologna
1980; Lo scandalo della speranza, Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli
1978, poi Gei, Milano 1984; Impossibile amarti impunemente, Quaderni del
Monte, Rovato 1982; Ritorniamo ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O
gente terra disperata, Paoline, Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano
1987; Come possiamo cantarti, o Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo
1988; Nel segno del Tau, Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare., La Rosa
Bianca, Trento 1989; Canti ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti,
Milano 1991; (con G. Ravasi), Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello
Balsamo 1989; O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie
notti con Qohelet, Garzanti, Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992),
Garzanti, Milano 1999; Nel lucido buio, Rizzoli, Milano 2002; b) teatro: La
terra non sara' distrutta, Garzanti, Milano 1951; Da una casa di fango
(Job), La Scuola, Brescia 1951; La passione di San Lorenzo, Morcelliana,
Brescia 1961, poi Citta' Armoniosa, Reggio Emilia 1978; Vigilia di
Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano 1963; Oratorio in memoria di
frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul monte la paura, Cens, Liscate
1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983; c) saggistica: Non hanno piu'
vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana, Brescia 1979; La parola di
Gesu', La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello Spirito, Gribaudi, Torino 1966;
Uno solo e' il Maestro, Signorelli, Milano 1972; Nell'anno del Signore,
Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e del male, Mondadori, Milano
1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana, Brescia 1979; Mia terra addio,
La Locusta, Vicenza 1980; Povero Sant'Antonio, La Locusta, Vicenza 1980; (a
cura di), Testimonianze dal carcere, Paoline, Roma 1980; Amare, Paoline,
Roma 1982; Perche' a te, Antonio?, Messaggero, Padova 1983; Ave Maria, Gei,
Milano 1984; (con A. Levi, M .C. Bartolomei Derungs), Dialogo sulla
tenerezza, Cens, Liscate 1985; L'amore ci fa sovversivi, Joannes, Milano
1987; Come i primi trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo sul pinnacolo,
Paoline, Cinisello Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni, Rusconi, Milano
1988; Per la morte (con due meditazioni di P. Mazzolari), La Locusta,
Vicenza 1989; Amar, traduzione portoghese, a cura di I. F. L. Ferreira,
Paulinas, Sao Paulo 1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita, Emi, Bologna
1990; La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il mio amico
don Milani, Servitium, Sotto il Monte 1997; Il dramma e' Dio, Rizzoli,
Milano 1992, 1996, 2002; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna 1973;
Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi I-VII,
Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), "Lungo i fiumi..." - I Salmi,
Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl, Mondadori,
Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo teologo, Gribaudi,
Torino 1969. Opere su David Maria Turoldo: un'utile bibliografia di avvio e'
in D. M. Turoldo, Nel lucido buio, Rizzoli, Milano 2002]
Carissimi,
un ringraziamento ma anche uno spunto di riflessione sul titolo "Maestri".
Finche' avremo "maestri" la nonviolenza segnera' il passo. Dov'e' finita la
formica che faceva la spesa quotidiana per David Maria? E chi ascoltava
nell'oscurita' i suoi gridi di gioia e i suoi lamenti? E chi sopportava con
amore o con fastidio le sue fissazioni? Perche' solo lui emerge? La cultura
della emersione di maestri, guide, salvatori... ha in se' il germe della
violenza.
Il cammino della nonviolenza ha bisogno di un'altra cultura, quella della
convergenza: "ne' padri ne' maestri".
Vi abbraccio,
Enzo Mazzi

9. POESIA E VERITA'. BERTOLT BRECHT: DOMANDE DI UN LETTORE OPERAIO
[Da Bertolt Brecht, Poesie di Svendborg, Einaudi, Torino 1976, p. 51, la
traduzione e' di Franco Fortini. Bertolt Brecht, scrittore, poeta,
drammaturgo tedesco (1898-1956), nella sua opera e' rilevante l'impegno
contro la guerra e contro l'oppressione sociale. Tra le opere di Bertolt
Brecht segnaliamo in particolare l'utile volumetto per la scuola curato da
Renato Solmi e dal Ccm di Torino: Bertolt Brecht, L'abici' della guerra,
Einaudi, Torino. Ed ovviamente almeno le Poesie di Svendborg, sempre presso
Einaudi. Ma tantissime altre sue opere occorrerebbe citare qui, tutte in
Italia edite da Einaudi. Opere su Bertolt Brecht: per un'introduzione cfr.
il volume a cura di Roberto Fertonani, Per conoscere Bertolt Brecht,
Mondadori, Milano]

Tebe dalle Sette Porte, chi la costrui'?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Sono stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedifico'? In quali case,
di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
e' piena d'archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
Aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiotti', affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquisto' l'India.
Da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con se' nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
oltre a lui, l'ha vinta?

Una vittoria ogni pagina.
Chi cucino' la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand'uomo.
Chi ne pago' le spese?

Quante vicende,
tante domande.

10. SEGNALAZIONI. "IL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE" DI DANIELLE JASMINE EDITO
DA LA MERIDIANA
[Da Elvira Zaccagnino (per contatti: media at lameridiana.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo la seguente segnalazione libraria]
Una novita' nella collana "Partenze" per insegnanti, educatori, animatori:
Danielle Jasmine, Il consiglio di cooperazione. Manuale per la gestione dei
conflitti in classe, La Meridiana, Molfetta, pp. 104, euro 13.
Il bisogno di socializzazione dei bambini e dei ragazzi e' enorme. E' la
nostra una societa' sempre piu' atomizzata dove il gusto dello stare insieme
e dell'imparare insieme svanisce nei cortili vuoti e nella solitudine
urbana, nel consumismo consolatorio e nell'incapacita' degli adulti di
offrire ai piu' piccoli spazi di crescita comune. La scuola allora puo' e
deve fare molto.
Da anni, in area francofona, con il nome di Consiglio di Cooperazione, e in
area anglosassone, con il nome di Circle Time, si sperimenta uno strumento
semplice ed efficace, unico nel suo genere, che mette ritualmente in cerchio
i bambini per creare un luogo di scambio e di decisioni sui loro problemi e
sui loro conflitti
L'insegnante sospende il giudizio, favorisce l'interazione fra i piu'
piccoli, raccoglie e conduce il confronto. Non e' una rappresentazione ma e'
la realta' dove, in genere una volta alla settimana, gli alunni possono
ritrovare un protagonismo inedito pieno di potenzialita' per un futuro di
convivenza possibile.
In Italia per la prima volta con questo libro viene tradotto un testo che
presenta con dovizia di particolari questo strumento e ne presenta qualche
applicazione pratica. E' una possibilita' concreta per vivere meglio la
scuola come luogo di relazioni educative significative, per costruire un
ruolo adulto come facilitatore dei nuovi processi socio-relazionali, per
creare un nuovo patto formativo fra le generazioni.
*
L'autrice: Danielle Jasmine e' una educatrice, esperta di educazione
prescolare. Ideatrice del metodo proposto come Consiglio di cooperazione, e'
consulente Unesco per i progetto legati alla formazione degli insegnanti sui
diritti dell'uomo e la pace.
*
La collana: "Partenze" e' la prima collana organica sull'educazione alla
pace. Presenta tecniche, metodologie, ricerche, indagini che aiutano a
risolvere i conflitti senza violenza, ad attivare o gestire gruppi
democratici, a suscitare l'ascolto reciproco nei contesti educativi, a
passare dal dominio alla cooperazione, a stabilire una sicurezza personale e
di gruppo, a elaborare modelli di convivenza interculturali. E infine a
ripensare un rapporto educativo nonviolento con i bambini.
*
Per maggiori informazioni consultare il sito www.lameridiana.it cercando tra
le novita'. Per ordinazioni: info at lameridiana.it

11. RILETTURE. ANNIE COHEN-SOLAL: SARTRE
Annie Cohen-Solal, Sartre, Il Saggiatore, Milano 1986, pp. X + 676. Una
monumentale biografia del filosofo e scrittore francese.

12. RILETTURE. ORNELLA POMPEO FARACOVI: SARTRE, UNA BATTAGLIA POLITICA
Ornella Pompeo Faracovi, Sartre, una battaglia politica, Sansoni, Firenze
1974, pp. 116. Un'agile introduzione sugli svolgimenti della riflessione
politica e le esperienze militanti di "engagement" di Sartre, con una utile
antologia.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 486 del 24 gennaio 2003