La nonviolenza e' in cammino. 484



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 484 del 22 gennaio 2003

Sommario di questo numero:
1. Luciano Bernabei, contro la guerra
2. Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di
Lilliput, un "altro" corteo
3. Osvaldo Caffianchi: Domenico Sereno Regis, una litania con una chiusa in
forma di epigrafe
4. Vita Cosentino, la casa-laboratorio di Cenci
5. Enrico Peyretti: la violenza e' contraddizione a sinistra, e coerenza a
destra
6. Lidia Menapace, l'Atlante del Touring considera la guerra come evento
giuridicamente fondativo del diritto
7. Giovanni Sarubbi, basta con il silenzio che uccide
8. Andrea Fedeli, per un'iniziativa contro questa televisione
9. Monica Lanfranco, presentazione di "Marea"
10. Cristina Papa, il nuovo numero de "Il paese delle donne"
11. Giuseppe Burgio, presentazione della Rete Aletheia
12. Un incontro a Celleno con Achille Occhetto e Ali Rashid
13. Riletture: Emily Bronte, Poesie
14. Riletture: Elena Clementelli (a cura di), Fados
15. Riletture: Julie A. E. Curtis, I manoscritti non bruciano
16. Riletture: Maria Teresa Mandalari (a cura di), Poesia operaia tedesca
del '900
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LUCIANO BERNABEI: CONTRO LA GUERRA
[Riportiamo ampi stralci della lettera inviata da Luciano Bernabei ai
partecipanti alla "tre giorni di iniziative contro la guerra" svoltasi a
Viterbo da giovedi' a sabato scorso; lettera che e' stata letta per conto
dell'autore dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace"
all'assemblea tenutasi a Viterbo sabato 19 gennaio con la partecipazione di
Fabio Alberti (di "Un ponte per Baghdad") e Leonardo Varvaro
(dell'Universita' della Tuscia, che ha un progetto di cooperazione
scientifica in campo agricolo e ambientale in Iraq). Luciano Bernabei e' da
un decennio uno dei collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, ed uno degli animatori di una delle piu' rilevanti esperienze di
volontariato, di solidarieta' e di nonviolenza concretamente praticata a
Viterbo, l'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul"]
Quando vi arrivera' questa lettera dovrebbe essere gia' in cammino
l'iniziativa del "Forum contro la guerra", la guerra degli imperi contro i
deboli del mondo, la cui logica distruttiva e' tanto assurda quanto inumana.
Ed e' il potere economico, il consumismo sfrenato, cio' che rende i signori
della guerra sempre piu' feroci.
Qui... si riesce a vedere il mondo al microscopio, con le sue etnie e le
loro diversita', profonde e radicate, ne ho contemplato gli usi e costumi,
ma ho soprattutto constatato gli effetti dell'egemonia occidentale...
La maggior parte delle persone, i nostri fratelli, non hanno mai visto
riconosciuta la loro dignita' umana, ed hanno perso o non hanno mai avuto la
speranza di conquistare i diritti fondamentali dell'uomo.
Noi questi diritti li conosciamo, e stiamo lottando perche' siano
riconosciuti a tutti.
Molte volte ci sentiamo impotenti, retorici e frustrati; le nostre lotte
svaniscono ogni volta che accettiamo un compromesso...
Vorrei essere anch'io a manifestare con voi il mio sdegno verso chi pensa
che la guerra possa essere una soluzione per le controversie internazionali;
vorrei essere con voi per dire basta all'imperialismo, alle dittature, al
terrorismo, alla guerra.
I nostri strumenti di lotta sono le nostre idee: le nostre idee diventano
proposte reali per una umanita' che deve cambiare il rapporto con il proprio
ecosistema; il movimento crescera' sempre di piu' perche' l'esigenza di un
mondo vivibile non puo' essere delegata a dei criminali incoscienti che
fanno solo i loro sporchi interessi.
Ricordiamo a chi ha perso la memoria storica la tragedia dell'Olocausto, la
Shoah, una ferita che rimarra' sempre aperta finche' la forza della pace non
 riuscira' a sconfiggere gli eserciti della sopraffazione e della
malvagita'.
Vorrei cantare con voi "Bella ciao"; vorrei che tutti i canti della
Resistenza continuino ad essere patrimonio di ogni bambino che nascera': a
tutti i bambini dobbiamo garantire un futuro, e che i padri dei loro padri
non sono morti inutilmente.
Vi saluto con le parole di Primo Levi:
"Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case...
ricordate che questo e' stato".

2. RIFLESSIONE. GRUPPO DI LAVORO TEMATICO "NONVIOLENZA E CONFLITTI" DELLA
RETE DI LILLIPUT: UN "ALTRO" CORTEO
[Riceviamo e diffondiamo questo contributo a cura del Gruppo di lavoro
tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput (per contatti:
glt-nonviolenza at retelilliput.org)]
La globalizzazione neoliberista ci sta conducendo nuovamente verso una nuova
guerra.
Per cercare di fermarla, il movimento dei movimenti riunito a Firenze per il
Forum sociale europeo ha indetto una grande mobilitazione europea e mondiale
contro la guerra che si terra' il 15 febbraio prossimo. Per la prima volta
non si sceglie di far convergere il movimento mondiale in un'unica citta',
ma di coordinare manifestazioni in tutte le capitali del mondo (in Italia a
Roma): un enorme "no alla guerra in Iraq" che questa volta puo' risultare
davvero decisivo; tanto quanto piu' riuscira' a essere profondamente
unitario.
Il Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" sta conducendo da
tempo una riflessione su quali siano le modalita' piu' opportune per
manifestare il dissenso e riconosce che la forma corteo, scelta per questa
prossima grande mobilitazione, ha molti limiti che dovrebbero spingere tutto
il movimento a sperimentare modalita' nuove e alternative.
Il principale di questi limiti e' la scarsa capacita' dei cortei di essere
inclusivi e comunicativi nei confronti delle persone non mobilitate accanto
alle quali passiamo. In questo caso, pero', riteniamo che il corteo sia uno
strumento adeguato, perche' il nostro obiettivo non e' quello di fare
sensibilizzazione, ma di dire a chi ci governa con la forza inequivocabile e
ineludibile dei numeri che la maggioranza degli Italiani e' contraria a
questa guerra.
Invitiamo pertanto la Rete a stringersi "dentro" a questo corteo e a
contribuire con l'energia delle idee e l'impegno operativo a una sua grande
riuscita, nella convinzione che partecipare a questo processo dall'interno,
mantenendo alta la propria particolarita', e' in questo caso la sfida
migliore per crescere e far crescere.
Siamo consapevoli che lo specifico delle politiche dell'azione nonviolenta
sono un percorso appena avviato da un movimento che gia' da tempo ha scelto
con chiarezza di non essere violento; riteniamo essenziale non rinunciare
alla propria scomoda particolarita', per continuare a perseguire gli
obiettivi lillipuziani e per rafforzare il corteo. Nel senso di un
rinnovamento, tramite progressiva aggregazione di nuove modalita' e graduale
precisazione di alcune tra quelle gia' presenti ma a volte generiche.
*
Verso un "altro" coerteo
Il Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" chiede a tutti i
luoghi della Rete di attivarsi con mobilitazioni, azioni e iniziative locali
per tenere alta l'attenzione alla guerra imminente e alle sue cause e
rendere visibile il dissenso.
Le proposte nate in seno alla Rete e sperimentate da vari nodi sono molte e
vanno dall'esposizione della bandiera della pace, alla biciclettata contro
la guerra, all'ora di silenzio, alle telefonate in prefettura.
Siamo convinti che la vivacita' propositiva e di rinnovamento e la paziente
costruzione quotidiana che viene dai nodi sia la nostra maggiore risorsa, e
riteniamo che essa possa diventare anche una strategia efficace dal punto di
vista comunicativo: creando una molteplicita' di forme locali integrate in
maniera libera e creativa in percorsi orientati verso il 15 febbraio.
E' sufficiente dedicare una piccola parte delle energie che si stanno
investendo nei processi gia' avviati localmente, per arricchirli anche del
senso della promozione e organizzazione della manifestazione di Roma.
L'organizzazione del corteo e' anche l'occasione per incontrare il
movimento, contaminarsi con le altrui culture e contaminare con i contenuti
e le modalita' reticolari, lillipuziane e nonviolente.
Un'occasione per collaborare tra gruppi di lavoro tematici nella convinzione
che il tema della guerra sia solo l'emersione sotto forma di violenza
diretta della violenza strutturale e culturale che i vari gruppi di lavoro
tematici si propongono di trasformare.
Che quindi sia essenziale per l'efficacia della contestazione il contributo
di approfondimento, creativita' e passione di chi si occupa dei temi
specifici.

3. MEMORIA. OSVALDO CAFFIANCHI: DOMENICO SERENO REGIS, UNA LITANIA CON UNA
CHIUSA IN FORMA DI EPIGRAFE
[Approssimandosi l'anniversario della scomparsa di Domenico Sereno Regis,
deceduto il 24 gennaio 1984, il nostro collaboratore Osvaldo Caffianchi, non
credente ma attento all'altrui sentire, al linguaggio altrui, ha scritto il
testo seguente. Domenico Sereno Regis (Torino, 1921-1984), limpido e tenace
promotore della nonviolenza, prese parte alla Resistenza, fu presidente del
Movimento Internazionale della Riconciliazione. Alla sua memoria e'
intitolato il centro studi dei movimenti nonviolenti di Torino. Opere su
Domenico Sereno Regis: cfr. la serie di interventi di autori vari (Beppe
Marasso, Enrico Peyretti, Gian Enrico Ferraris, Pietro Polito, Rodolfo
Venditti)  sotto il titolo complessivo Ricordo di Domenico Sereno Regis, in
"Azione nonviolenta", n. 1-2, gennaio-febbraio 1991; cfr. anche la
testimonianza di Angela Dogliotti Marasso in AA. VV., Le periferie della
memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999. Riferimenti
utili: Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino,
e-mail: regis at arpnet.it]

Aveva un nome che era gia' un programma.

Domenico vuol dire la persona
che e' del Signore ed ha la sua fiducia
un nome che portato porta festa.

Sereno poiche' nulla e' la bonta'
se non sa dare la serenita'
senza di cui solo il dolore resta.

Quel Regis che tradotto vuole dire
"del re" a quale re allude? Certo
il Re che volle farsi servo attesta.

Aveva un nome che era gia' un programma
ma il nome e' nulla e nulla e' il programma
se non sovviene virtu' d'operare
che' l'opera e' che invera la parola
e la parola a farsi carne aspira.

Fu operatore di pace, Domenico Sereno Regis.
Gli amici non l'hanno dimenticato.

4. ESPERIENZE. VITA COSENTINO: LA CASA-LABORATORIO DI CENCI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 gennaio 2003. Vita Cosentino e' una
prestigiosa intellettuale]
"Per abitare in modo meno distruttivo il pianeta che ci ospita e praticare
la difficile arte della convivenza, i saperi di cui abbiamo bisogno hanno
forse piu' a che vedere con l'arte del tessere (e soprattutto del disfare
cio' che di troppo si e' tessuto) che con l'abitudine a inventarsi e
combattere ogni giorno nuovi mostri. Abbiamo bisogno di nuove pratiche, di
scoperte e di viaggi. Ma abbiamo ancor piu' bisogno di ritorni verso cio'
che e' piu' autentico ed essenziale. E in questo viaggio, che e' insieme
esterno e interno, saper attendere, darsi il tempo di ascoltare e imparare a
intrecciare tra loro ricerche diverse, appaiono come qualita' indispensabili
per individuare rotte efficaci e praticabili verso una conversione ecologica
che sentiamo sempre piu' necessaria".
In queste parole sta il senso del titolo La nave di Penelope. Educazione,
teatro, natura ed ecologia sociale. 20 anni di esperienze della casa -
laboratorio di Cenci che Franco Lorenzoni e Amaranta Capelli hanno voluto
dare al loro libro curato per la casa editrice fiorentina Giunti (pp. 416,
euro 16).
Essi rivisitano l'immagine del viaggio di Ulisse, un classico della cultura
occidentale per celebrare l'aspetto eroico dell'uomo scopritore di mondi e
incarnare l'idea di progresso, e propongono un significativo spostamento: la
nave che lascia gli ormeggi per il mare aperto che ci sta davanti, che parte
alla ricerca - questa volta - di una piu' umana civilta' e convivenza, e' di
Penelope, la donna, il soggetto assente della grande costruzione, ora in
crisi, chiamata progresso.
Pur spiegato il titolo, il testo sfugge a una facile catalogazione. E'
infatti un uomo, Franco Lorenzoni, di mestiere maestro elementare, che
arriva a riconoscere la necessita' storica del punto di vista dell'altra sul
mondo, alla fine di un percorso ventennale di incontri, di ospitalita' e di
riflessioni attuati nella casa-laboratorio da lui fondata a Cenci, nella
campagna umbra.
Nella sua introduzione si sente come da questa necessita' storica appena
capita, si appresti a ripartire per un nuovo viaggio, con la consapevolezza
delle gravi mancanze e contraddizioni della societa' in cui viviamo.
Si interroga per esempio su che tipo di civilta' sia quella in cui si e'
installata prepotentemente "un'incapacita' di memoria e di riconoscenza
verso la natura, verso coloro che ci hanno preceduto e cio' che non
arriviamo a comprendere"; e - partendo dal suo mestiere che lo fa stare
quotidianamente in mezzo ai bambini e alle bambine - vuole smascherare "la
grande bugia che fa dipendere la felicita' dal consumo", per cui fin dalla
prima infanzia e' all'opera una sottile adulazione e educazione al nuovo
paradiso occidentale della nostra epoca.
*
La Nave di Penelope ha una direzione verso cui andare: la conversione
ecologica, concetto complesso che casa Cenci ha maturato nel 1988
nell'incontro con Alexander Langer, per il quale conversione ecologica e'
passaggio da una civilta' "del piu'" a una del "puo' bastare" o del "forse
gia' troppo".
Il libro, per spiegare questa proposta, si apre con la lettera "Caro San
Cristoforo" di Langer affiancandola a "Non creare e' morire" di Anna Maria
Ortese. Tra queste due citazioni/parabole se ne dipana il significato.
Per Ortese il problema del mondo e' avere giovani che vi entrino "creando e
non solo appropriandosi o distruggendo", perche' "creare e' una forma di
maternita'; educa, rende felici e adulti in senso buono"; mentre Langer
suggerisce la figura di San Cristoforo "per la traversata che ci sta davanti
e richiede forze impari", per andare verso "una conversione ecologica della
produzione, dei consumi, dell'organizzazione sociale, del territorio e della
vita quotidiana", cominciando a praticare "forme di sganciamento morbido da
meccanismi rapaci e distruttivi".
Attorno a tale questione, che non pu' essere affrontata solo da chi educa ma
ha bisogno dell'apporto vivo e pensante dell'intera societa', nella
primavera del 2001, Franco, per i venti anni di casa Cenci, ha voluto
riunire in un convegno le donne e gli uomini con cui aveva avuto incontri
significativi nel campo dell'arte, dell'educazione, dell'impegno sociale.
*
I materiali del convegno sono stati integrati e ampliati attraverso il
confronto la' avvenuto, arricchiti di altre esperienze e contributi, perche'
ne nascesse un libro collettivo: 60 voci diverse si interrogano attorno alla
difficile costruzione di una cultura, di un modo di stare al mondo, di nuove
pratiche di vita e di relazione, che chiamano ciascuno, ciascuna in prima
persona a una trasformazione di se'.
Le riflessioni sono state ordinate in filoni che spaziano e incrociano ogni
campo del sapere rivisitandolo, a mostrare come, per costruire un mondo in
cui la vita stessa sia agli occhi dei e delle giovani piu' seducente e ricca
del consumismo, l'educazione abbia bisogno del teatro, dell'arte, di musica
e canto, di tornare a guardare il cielo, di esserci con un corpo sveglio in
tutti i suoi sensi, di racconti e storie tra culture diverse, di incontri
significativi, di differenza, di riconoscenza per cio' che si riceve...
E' impresa quasi impossibile in una recensione dare conto dei singoli testi
in quanto casa Cenci ha saputo costruire negli anni una vera ricchezza, non
di mezzi finanziari che anzi sono pochissimi, ma di incontri, seguendo il
filo dei pensieri e dei desideri attraverso nove paesi di tre continenti:
Italia, Polonia, India, Iran, Brasile, Germania, Colombia, Bali, Francia.
Voglio tuttavia sottolineare che nasce con semplicita' da una lunga pratica
artigianale, nello "stile Cenci" di cui si racconta la storia: incontri
spiazzanti - come con il Teatro delle sorgenti di Grotowski o con Nora
Giacobini, una maestra del Movimento di cooperazione educativa, che a 70
anni si e' trasferita a vivere la' portandovi la sua particolarissima
vitalita' - su cui si continua a lavorare in una ricerca che non si limita
al mestiere, ma coinvolge la vita intera.
Per chi ha a cuore le nuove generazioni ne scaturisce una proposta di
riflessione educativa che definirei sontuosa, e a sua volta generativa di
idee, di spunti da riprendere e portare avanti.
Per contrasto viene anche subito in mente la miseria culturale e umana delle
riforme in corso.

5. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA VIOLENZA E' CONTRADDIZIONE A SINISTRA, E
COERENZA A DESTRA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per
questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno
di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica
(ed abbiamo recentemente ripresentato in questo notiziario) la sua
fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica
delle lotte nonarmate  e nonviolente]
Raccolgo una frase di Lidia Menapace, che mi suggerisce una breve, forse
ovvia, ma non inutile considerazione.
La frase e' questa: "A me pare che riconoscere che il femminismo ha sempre
praticato le forme dell'azione nonviolenta consenta di allargare gli
orizzonti e vedere che anche il movimento operaio e sindacale (non i partiti
che hanno sempre cercato di egemonizzarlo e portargli la  coscienza magari
nazionale e patriottica e via lenineggiando) ha dall'inizio imboccato la
stessa strada. E' bene veder di piu'".
In effetti, a guardar bene, l'arte della lotta nonviolenta appartiene nella
storia largamente alle parti piu' deboli e oppresse. Le quali la usano e la
sviluppano non solo per stato di necessita' (non hanno le armi, o ne hanno
meno...), ma anche perche' sanno di combattere contro la violenza che
patiscono, e dunque, per lo piu' senza teorizzarlo, cercano, pur con le
umane contraddizioni, una linea di qualita' umana alternativa; intuiscono
(magari confusamente) che la dignita' umana per la quale lottano e'
contraddetta dalla violenza, anche dalla violenza ribelle a buon motivo.
E' vero che, tra questi movimenti, quello femminista, con ancora meno potere
in mano di quello operaio, ha esercitato forme di lotta piu' libere da
violenza diretta.
E' anche vero, come dice Lidia, che i partiti, strutture miranti al potere,
sono passati, nella storia, all'uso della violenza ben piu' facilmente dei
movimenti per la giustizia.
Ma la violenza e' lo strumento proprio e tipico dei potenti e prepotenti, o
aspiranti prepotenti. La potenza del dominio sugli altri e' gia' pura
violenza strutturale e culturale, che passa naturalmente all'uso della
violenza diretta in difesa del dominio. Insomma, la violenza e'
contraddizione a sinistra (movimenti di liberazione e dignita') ed e'
coerenza a destra (posizioni di privilegio e dominio).

6. BARBARIE. LIDIA MENAPACE: L'ATLANTE DEL TOURING CONSIDERA LA GUERRA COME
EVENTO GIURIDICAMENTE FONDATIVO DEL DIRITTO
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: menapace at tin.it) per questo
intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, ha preso parte alla
Resistenza, e' tra le voci più significative e autorevoli della cultura e
del movimento delle donne, dei movimenti di pace, solidarieta' e
liberazione, della vita civile italiana degli ultimi decenni. Opere di Lidia
Menapace: la maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia
Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di
autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di
liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana,
Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina,
Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa
ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le
donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il
dito e la luna, Milano 2001]
Come portavoce della "Convenzione permanente di Donne contro le guerre"
protesto perche' l'edizione appena uscita dell'Atlante del Touring considera
la guerra come evento giuridicamente fondativo del diritto e attribuisce ad
Israele anche i territori che le Nazioni Unite destinano all'Autorita' e al
popolo palestinese, e non indica come occupati militarmente, ma non
giuridicamente assegnati, i territori che Israele occupa avendo violato
numerose risoluzioni delle Nazioni Unite.
Noi non accettiamo che le guerre siano considerate fondamento di diritto e
quindi chiediamo con forza che l'edizione appena uscita dell'Atlante venga
ritirata: comunque faremo boicottaggio alla sua diffusione e dichiareremo
sempre pubblicamente che non deve essere acquistato.

7. RIFLESSIONE. GIOVANNI SARUBBI: BASTA CON IL SILENZIO CHE UCCIDE
[Riportiamo l'editoriale on-line presente nel sito della bella rivista di
Monteforte Irpino "Il dialogo" (sito: www.ildialogo.org). Giovanni Sarubbi
e' il direttore della rivista, ed e' nitidamente ed appassionatamente
impegnato nel dialogo interreligioso, nella convivialita' delle culture,
nella promozione della nonviolenza]
L'ultimo secolo appena trascorso sara' ricordato, se ci sara' ancora una
storia dopo la fine della terza guerra mondiale nella quale siamo immersi,
come il secolo delle guerre.
Sono state oltre 200 solo nella seconda meta' del secolo. La fine della
seconda guerra mondiale e' stata segnata da un atto di guerra, la
distruzione nucleare di Hiroshima e Nagasaki, ancora piu' lugubre di tutte
le mostruosita' perpetrate durante tutto il corso della guerra. Quelle bombe
hanno di fatto segnato l'inizio di quella che oggi e' diventata la terza
guerra mondiale sotto il nome di "enduring freedom" o "guerra infinita" che
dir si voglia.
*
Non c'e' ancora la consapevolezza a livello di massa che l'Italia ed il
mondo sono in guerra.
I fatti dell'11 settembre 2001, passato il primo momento di paura e terrore,
sono lontani. La guerra in Afghanistan e' anch'essa lontana. Nessun soldato
italiano e' finora morto. Chi e' al fronte e' contento dei molti soldi che
guadagna e cosi' le famiglie rimaste in Italia. Tutti i soldati impegnati
sono volontari. E' gia' successo con la guerra in Kossovo, salvo poi gridare
allo scandalo quando numerosi soldati che a quella guerra hanno partecipato
hanno cominciato ad ammalarsi ed a morire per leucemia probabilmente
contratta proprio in Kossovo dove sono state usate ampiamente armi
all'uranio impoverito che gia' in Iraq nel '91 avevano fatto strage degli
stessi soldati americani oltre che di centinaia di migliaia di iracheni.
La situazione ora potrebbe cambiare radicalmente. Un grosso contingente di
alpini e' in procinto di partire per l'Afghanistan e non per andare a
presidiare l'ambasciata italiana a Kabul ma per operare nelle montagne a
scovare i terroristi di Bin Laden. Potrebbero esserci i primi morti in
combattimento e allora forse la percezione dell'opinione pubblica cambiera'
radicalmente.
*
Verso l'Iraq si stanno ammassando 250.000 soldati americani ed un numero
imprecisato di navi, aerei, missili, carri armati, sottomarini, armati di
tutti i tipi di armamenti, comprese le armi nucleari che questa volta
potrebbero essere usate contro le citta' irachene come gia' lo furono ad
Hiroshima e Nagasaki. Soldati e imponenti mezzi militari inglesi sono
partiti nei giorni scorsi da Londra verso l'Iraq. In quella zona vi sono
anche navi, aerei e soldati Italiani. Uno spiegamento simile di forze
crediamo non si vedeva dallo sbarco in Normandia.
Tutto lascia pensare che l'Italia verra' coinvolta in una guerra che
regalera' come minimo una sessantina di miliardi di dollari all'industria
degli armamenti di Stati Uniti, Gran Bretagna e degli altri paesi della
Nato. Ma il bottino per tali industrie potrebbe essere ancora maggiore, si
parla di circa 300 miliardi di dollari, nel caso la guerra dovesse durare
piu' del previsto.
*
Nonostante i fatti dicano con chiarezza che siamo sull'orlo della
catastrofe, in Italia e nel mondo si continua a fare come se nulla fosse. La
sinistra italiana e' interessata al "Cofferati si' - Cofferati no", al
duello fra "dalemiani e correntone", ai girotondi di Moretti e alle
polemiche infinite fra le varie sue componenti. La destra e' invece pronta
ad accettare tutti gli ordini che giungeranno da oltreatlantico. La
Costituzione e' diventata carta straccia e, lo diciamo con rammarico, non
vediamo in giro una personalita' istituzionale dotata di autorita' politica
e morale in grado di difenderla fino in fondo.
*
Le chiese cristiane, dal canto loro, stanno facendo quello che hanno gia'
fatto durante il ventesimo secolo: nel caso migliore non vedono, non sentono
e non parlano; nel caso peggiore sono conniventi con le forze che vogliono
la guerra.
Nel 1948 la Chiesa Cattolica con Pio XII scomunico' i comunisti. Ad essi fu
impedito sposarsi in chiesa, battezzare i propri figli, fare da padrino per
il battesimo o la cresima di altri bambini o giovani. I comunisti furono
dichiarati i nemici numero uno della cristianita' e dell'intero "mondo
libero". Analogo zelo non fu riservato al nazismo o al fascismo. Basti
ricordare che in Germania la quasi totalita' dei pastori evangelici nel 1938
giurarono fedelta' ad Hitler e lo fecero nel giorno del suo compleanno. La
chiesa cattolica dal canto suo aveva optato per il concordato come aveva
fatto in Italia con il fascismo. I pochi preti cattolici e pastori
protestanti che non si allinearono al fascismo o al nazismo furono
perseguitati e molti di essi finirono nei campi di concentramento. Dopo sono
diventati dei martiri ma la colpa delle chiese e' rimasta tutta intera.
La situazione oggi e' forse peggiore. In Vaticano conta piu' il portavoce
del Papa che il Papa stesso. Conta piu' l'ordinario militare d'Italia, che
e' un generale prima che vescovo, che non il vescovo di Roma.
Lo stesso dicasi per tutte le chiese cristiane del mondo nessuna delle quali
ha ritirato i cappellani militari dagli eserciti in armi e nessuna delle
quali ha minacciato di scomunica i propri fedeli che decidessero di
imbracciare le armi e partecipare ad una guerra.
In questi ultimi mesi abbiamo sentito qualche prete e qualche vescovo
minacciare di scomunica pacifiche comunita' cristiane che protestavano a
difesa dei propri presbiteri colpiti da provvedimenti disciplinari ingiusti.
E' successo a Sant'Angelo a Scala in provincia di Avellino nei confronti
della comunita' parrocchiale di cui era parroco don Vitaliano della Sala. E'
successo durante gli ultimi trent'anni in molte altre occasioni.
Non abbiamo sentito altrettante scomuniche contro i mercanti d'armi o quei
capi di stato, cattolici o protestanti poco importa, che hanno accumulato
armi di distruzione di massa e che si apprestano ad usarle in Iraq o laddove
lo riterranno piu' opportuno. Non abbiamo sentito di alcuna decisione di
sciogliere gli ordinariati militari o di ritirare tutti i cappellani da
tutti gli eserciti.
I parlamentari cattolici italiani si ritengono tali solo quando si tratta di
deliberare finanziamenti alla scuola privata ma rifiutano decisamente
qualsiasi presa di posizione del Papa contro la guerra o contro il razzismo.
Per costoro le parole del Papa contro la guerra hanno lo stesso valore della
cartamoneta falsa.
D'altro canto l'obbedienza che si richiede ad ogni pie' sospinto ai semplici
fedeli non viene richiesta invece ai parlamentari cattolici.
Lo stesso dicasi per i pastori protestanti.
A quegli stessi preti, pastori, vescovi o cardinali, e ce ne sono, che sono
d'accordo con la guerra, non viene comminata alcuna scomunica o interdetto.
Anzi costoro possono continuare ad agire in modo del tutto indisturbato.
Spetta cosi' ad ogni cristiano, qualunque sia la sua chiesa di appartenenza,
gridare con forza il proprio sdegno verso i propri vescovi, i propri preti o
pastori affinche' prendano posizione contro la prossima guerra che potrebbe
divenire la piu' grande carneficina che la storia ricordera' nei secoli a
venire, se mai continuera' ad esservi una storia.
*
A morire a decine di milioni saranno soprattutto i bambini dei paesi poveri.
Questo dovrebbe spingerci a chiedere con forza a tutti i responsabili delle
chiese poche e semplici cose:
1. la scomunica di tutti coloro che parteciperanno a qualsiasi guerra,
compreso i governanti che la dovessero decidere;
2. lo scioglimento di tutti gli ordinariati militari ed il ritiro di tutti i
cappellani militari dagli eserciti in armi.
Che analoga decisione assumano tutte le altre religioni.
Lo chiediamo a pochi giorni dall'anniversario del 24 gennaio 2002 quando
tutte le religioni, su iniziativa di Giovanni Paolo II, si ritrovarono ad
Assisi per pregare insieme per la pace.
Il 24 gennaio di quest'anno anche noi, come ha chiesto Pax Christi,
digiuneremo e pregheremo per la pace.
Uccidere e' peccato.

8. RIFLESSIONE. ANDREA FEDELI: PER UNA INIZIATIVA CONTRO QUESTA TELEVISIONE
[Ringraziamo Andrea Fedeli (per contatti: biiofe at tin.it) per questo
intervento, che prosegue la riflessione sulla televisione promossa
dall'editoriale di Antonio Vigilante e proseguita da altri interventi]
A seguito dello stimolo di Antonio Vigilante e degli interventi che ad esso
sono succeduti su "La nonviolenza e' in cammino" in merito alla televisione,
riflettevo in questi giorni sul perche' persone che si occupano di
nonviolenza dovrebbero porre la questione televisiva fra le priorita' della
propria azione.
Mi sono chiesto, sostanzialmente, che relazione ci fosse tra l'utilizzo che
viene fatto oggi, in Italia, di questa forma di comunicazione e i problemi
"alti" della nonviolenza, quali le guerre, l'oppressione di minoranze
etniche o culturali, la violazione dei diritti civili condotta in varie
parti del pianeta, il problema della fame del mondo e cosi' via.
Ecco le mie considerazioni:
1) queste forme di atrocita' possono perpetrarsi solo nel silenzio e
nell'inazione degli stati e delle popolazioni occidentali;
2) una delle cause primarie di questo silenzio e inazione e' dovuta al modo
in cui viene gestito l'apparato dei mass-media, ed in particolare la
televisione.
Ogni notizia di strage, tortura, violenza infatti viene (quando non taciuta)
dispersa tra mille altre immagini e informazioni, in primo luogo, e privata
dello spessore tragico che ad essa dovrebbe accompagnarsi, in secondo luogo.
Ma se non si attribuisce gravita' e preminenza a queste notizie per il loro
scivolare via nel caleidoscopio sempre mutevole e se le coscienze di
ciascuno non vengono da tali notizie, da tali accadimenti, interpellate a
seguito di un turbamento, chi mai dira', con parole autentiche e di pietra,
che contro le atrocita' del mondo bisogna lottare, alzandosi poi magari egli
stesso?
E chi pensera' dando il proprio voto in occasione delle elezioni
internazionali, ma anche nazionali, a quella donna cecena gravida di
esplosivo e al fatto che a presiedere le istituzioni, tanto nazionali quanto
internazionali, dovrebbero esserci esseri umani innanzitutto morali che di
questi problemi si fanno carico, in primis e veramente, e non solo nei
discorsi ufficiali?
Vi sarebbe molto altro da dire sulla televisione: infatti essa non e'
soltanto una delle ragioni che permettono il perpetrarsi delle atrocita' nel
mondo narcotizzando le moltitudini occidentali (non soltanto quindi
impedisce che vengano affrontati e, forse, risolte molte questioni "alte"
che stanno a cuore ai pacifisti), ma e' anche essa stessa strumento di
violenza su quelle stesse persone narcotizzate, e non solo narcotizzandole:
si parla di sistema nervoso, di induzione di nevrosi, di solitudine, di
annichilimento di facolta' intellettive, di impoverimento del linguaggio (e
quanto conta per la capacita' di pensiero e per l'interazione umana, il
linguaggio), di mortificazione del senso estetico (e quanto conta per la
pienezza della vita il senso estetico).
Queste forme di violenza quotidiana e dilagante, in gran parte
misconosciute, sono gravissime.

9. RIVISTE. MONICA LANFRANCO: PRESENTAZIONE DI "MAREA"
[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena at village.it) per averci
inviato questa presentazione di "Marea. Donne, ormeggi, rotte, approdi",
trimestrale di saperi delle donne, Erga edizioni (in rete: www.marea.it).
Monica Lanfranco e' una straordinaria giornalista, formatrice, militante del
movimento delle donne, per la pace e la giustizia globale]
"Marea", questi i suoi numeri: sei anni di attivita', 24 numeri della
rivista omonima, un sito internet www.marea.it, numerosi interventi di
autrici, intellettuali, docenti e ricercatrici italiane e non, una
pluralita' di iniziative e incontri pubblici in varie regioni italiane, una
specifica collana editoriale con due testi gia' pubblicati, un concorso
letterario alla sua seconda edizione, una diffusione nelle librerie di tutto
il territorio nazionale, un video sull'esperienza femminile al G8 di Genova,
80 pagine, con almeno un numero speciale di oltre 160 pagine all'anno.
"Marea" ha un comitato di redazione composto da donne che lavorano nel mondo
dell'informazione, della scuola, del sindacato, della formazione
professionale, della solidarieta' e del movimento delle donne.
"Marea" nasce a Genova come tribuna per veicolare notizie, idee, materiali e
polemiche che nascono dal lavoro di quante credono che prima  di tutto
occorra segnare il cammino con la propria identita' sessuata.
Obiettivo del trimestrale e' quello di trattare l'attualita' e le
riflessioni - le storie e  i racconti - la critica e le  informazioni per
dire lo stare al mondo delle donne.
Le sue rubriche sono state pensate in chiave "marina" per rafforzare  e
rendere evidente il legame della rivista con la sua terra d'origine, la
Liguria, ma anche con l'elemento femminile dell'acqua: "Conchiglie" si
chiamano le recensioni di libri, "Orca" e' il tema che ogni volta viene
approfondito con interventi e interviste, "Faro" e' la parte che riguarda i
materiali di riflessione ed elaborazione, "Sabbia" e' il titolo delle
sezione che lascera' spazio alla creativita' letteraria delle autrici che vi
scriveranno.
Hanno scritto su "Marea", tra le altre: Elettra Deiana, Rosangela Pesanti,
Sandra Verda, Silvia Neonato, Adele Cambria, Simona Mafai, Marina Pivetta,
Lidia Menapace, Miriam Grassi, Maria Grazia Ruggerini, Grazia Francescato,
Helena Velena, Lia Celi, Rosi Braidotti, Vandana Shiva, Teresa de Lauretis,
Tanith Lee.
Comitato di redazione: Monica Lanfranco (direttora, sito internet
www.village.it/lanfranco/), Marina Barbieri, Lucia Deleo, Laura Guidetti,
Mariella Todaro, Nicla Vassallo.
La rivista ha anche un sito internet all'indirizzo www.marea.it e ha curato
il primo manuale dedicato alla presenta delle donne in rete: Il web delle
donne - guida ai siti femminili in Internet.
*
I testi pubblicati, nel segno dell'impegno contro ogni guerra e il
militarismo, sono: Ti scrivo da sotto le bombe - pagine di rabbia e speranza
delle donne contro la guerra nell'ex Jugoslavia (a cura di Monica Lanfranco
e Cristina Papa); Un dopoguerra ancora, di Lidia Campagnano.
Il primo concorso letterario (2000) ha prodotto la raccolta dei lavori
premiati dal titolo Taciturne e coraggiose - raccontare le donne liguri tra
natura e cultura. Il secondo, uscito a Natale 2001, e' dedicato al tema
Amiche: luci ed ombre di un sentimento. Il terzo, che costituisce il numero
4 del 2002, e' dedicato al tema Generazioni: la mia e le altre.
*
Il video prodotto dalla rivista ha per titolo: Giugno-luglio 2001: le donne.
Si tratta di un video vhs di 25 minuti che "Marea" ha realizzato per
raccogliere le immagini e le parole di cio' che molte donne hanno realizzato
e vissuto a Genova, un mese prima del summit del G8, all'evento Punto G -
genere e globalizzazione, realizzato dalla rete della Marcia mondiale delle
donne nei giorni di luglio.
Le parole di Lidia Menapace, Starhawk, Luisa Morgantini, le immagini del
corteo dei migranti del 19 luglio, il racconto di due genovesi presenti nei
luoghi dove le donne della rete della Marcia si erano date appuntamento il
20 e le immagini di gioia di quella giornata fino all'inizio dell'incubo, il
corteo del 21, la giornata "Genova libera" del 24, dopo le devastazioni e la
repressione poliziesca: questo il sommario del video.
La scelta narrativa e' stata quella di privilegiare le immagini di cio' che
si e' riuscite a fare, (di cio' che avrebbero dovuto e potuto essere quei
momenti), immagini che in realta' nessuno ha potuto vedere perche' oscurate
dalla drammatica realta' della violenza e della repressione.
Il video, prodotto da "Marea" con l'autofinanziamento, e' a disposizione di
tutte e tutti anche per organizzare momenti di incontro e dibattito sui
contenuti della protesta e della proposta delle donne nel movimento
antiglobalizzazione. Il costo e' di lire 20.000. Per prenotazioni,
abbonamenti e informazioni: e-mail mochena@village, e sul sito www.marea.it

10. INFORMAZIONE. CRISTINA PAPA: IL NUOVO NUMERO DE "IL PAESE DELLE DONNE"
[Da "Il paese delle donne" (e-mail: womenews at www.womenews.net; sito:
www.womenewe.net) riceviamo e diffondiamo]
All'indirizzo http://www.womenews.Net e' on line il nuovo numero de "Il
paese delle donne".
Questo l'indice del numero1-2  del 2003:
- Contro la guerra
- Fuori la guerra dall'Europa
- Disarmo o neutralita'?
- Eutopia
- Per una politica di disarmo in Europa
- Nel segno del disarmo
- La guerra e la costituzione europea
- Il clima di Baghdad
- Donne e vita, donne e ambiente
- Movimento/Movimenti
- La rete e la memoria
- Da rurali ad agricoltrici
- Un summit per due
- L'asse del gender
- Lazio: verso il nuovo statuto regionale
- Due sessi nella (della) rete e fuori
- Soluzione finale
*
Notizie in breve
- La Commissione nazionale Pari opportunita' cambia indirizzo. La nuova sede
e' in Via Barberini 38 al secondo piano. Il centralino risponde al numero
0642153388, i diretti dell'ufficio stampa sono 0642153391-2, mentre il fax
e' lo 0642153273; le mail rimangono invariate.
- Egitto - Una donna alla corte costituzionale. Per la prima volta nella
storia dell'Egitto una donna sara' nominata giudice alla Corte
costituzionale, la piu' alta istituzione giudiziaria del Paese. Secondo
quanto riportato dall'agenzia Ap si tratta di Tahany el-Gebaly, 52 anni, una
laurea all'Universita' de Il Cairo, attualmente avvocato in una corte
d'appello. La nomina e' stata considerata come un passo avanti per la
condizione femminile in un Paese dove la donna non puo' mangiare insieme al
marito, uscire di casa senza di lui, devono coprirsi con il velo.
- Asia - La centralita' del genere. Uno spettacolo di giovani Dalit,
emarginate in ogni aspetto della vita sociale a causa della loro condizione
di donne di casta inferiore (definite per questo intoccabili), ha aperto il
Forum sociale dell'Asia tenutosi a Hyderabad in India dal 2 al 7 gennaio. La
questione femminile e' stata tra i temi principali, in particolare
attraverso l'analisi dei vari aspetti della globalizzazione e degli
strumenti per resistere agli effetti negativi. Secondo l'ultimo rapporto di
Social Watch, che ha dedicato due  approfondimenti alla questione femminile,
la globalizzazione dell'economia mondiale ha aggravato disuguaglianza ed
esclusione  portando ad una femminilizzazione della poverta' (tratto dal
sito www.femmis.org).
- Pace in corso -  Negli ultimi anni l'offerta formativa, accademica e non,
su temi quali la cooperazione, la pace, i diritti umani, lo sviluppo
sostenibile, l'intercultura, e' andata sempre piu' ampliandosi,
moltiplicando le opportunita' di approfondimento e crescita personale ma al
tempo stesso rendendo piu' difficile la reperibilita' delle informazioni.
Unimondo e Osservatorio sui Balcani hanno creato "paceincorso", un database
che raccoglie le numerose offerte formative di Universita', ong e
associazioni su tali temi, fondamentali per l'impegno a costruire "un altro
mondo possibile", ma che richiedono studio e aggiornamento continui. Si
tratta quindi di un utile strumento di ricerca per quanti desiderano
prepararsi in modo adeguato alla propria opera di cooperatori, attivisti,
mediatori, economisti scalzi. Il database e' consultabile liberamente
all'indirizzo www.unimondo.org/corsi. Per ulteriori informazioni, o per
segnalare corsi, stage, master, offerte formative, scrivete all'indirizzo
corsi at unimondo.org  oppure corsi at osservatoriobalcani.org.
- Regali di solidarieta' - Donne in Genere, Forum delle Donne di
Rifondazione Comunista, Donne in Nero, Centro Donna Lilith, No.Di, Il Paese
delle Donne, hanno dato avvio ad una Campagna di solidarieta' con le donne
di Termini Imerese. "Regala un pezzetto di solidarieta' per le Donne di
Termini Imerese": con questo invito il 19 dicembre a Roma, a Campo dei
Fiori, e' iniziata la diffusione di una cartolina di sottoscrizione del
costo di 5 euro. Tutte le donne sono invitate a partecipare per sostenere le
lavoratrici e i lavoratori della Fiat; le cartoline possono essere richieste
all'Associazione Donne in Genere, fax: 0687230457, cell: 3392158510, e-mail:
lotte at mclink.it. Anche il Coordinamento delle Democratiche di sinistra, ha
lanciato una sottoscrizione a favore delle famiglie degli operai Fiat di
Termini Imerese.

11. INIZIATIVE. GIUSEPPE BURGIO: PRESENTAZIONE DELLA RETE ALETHEIA
[Da Rete Aletheia (per contatti e adesioni: retealetheia at libero.it)
riceviamo e volentieri diffondiamo]
Vorremmo dare notizia della costituzione di una rete nazionale di uomini e
donne che, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, in quanto
insegnanti, vogliono lavorare alla riduzione del disagio scolastico degli
studenti e delle studentesse omosessuali, spesso vittime del bullismo dei
compagni. Di questa presenza nei nostri istituti non si e' finora occupata
la pedagogia ne' gli insegnanti. Presentiamo di seguito il programma di
"Aletheia - rete nazionale per una pedagogia delle differenze di genere e di
orientamento sessuale".
*
Aletheia - Rete nazionale per una pedagogia delle differenze di genere e di
orientamento sessuale
Il mondo della scuola (e della formazione in genere), attraversato da
diverso tempo da vari progetti di riforma che tendono a ridisegnare spazi,
pratiche e tempi dell'insegnamento e dell'apprendimento, appare percorso
anche da uno spirito di ricerca teso alla creazione di una pedagogia
maggiormente attenta alla valorizzazione delle differenze, sensibile alle
esigenze culturali ed esistenziali di tutti quelli che vivono (nel)la
scuola.
La pedagogia interculturale ha gia' denunciato l'omologazione,
l'eurocentrismo e la discriminazione presenti nei contenuti delle singole
discipline, cosi' come l'inadeguatezza di una didattica incapace spesso di
riconoscere le differenze.
L'intercultura sembra pero' essersi concentrata esclusivamente sulle
differenze etniche e religiose, mentre la scuola presenta molteplici altre
differenze (sociali, economiche, culturali, di genere, di orientamento
sessuale...) che si intrecciano e si contaminano. E' indicativo, ad esempio,
il fatto che uno dei testi piu' importanti sull'intercultura (Franca Pinto
Minerva, L'intercultura, Laterza, Roma-Bari 2002) non citi neppure una volta
il fenomeno omosessuale. Le differenze relative al genere e all'orientamento
sessuale sembrano essere infatti le piu' trascurate dal discorso pedagogico.
E molto difficile e' anche farne oggetto di intervento e persino di discorso
negli istituti scolastici.
Eppure, l'omosessualita' riguarda, secondo i dati dell'Organizzazione
Mondiale della Sanita', il 5% della popolazione mondiale (e quindi anche il
5% dei nostri studenti e delle nostre studentesse). Questa non trascurabile
percentuale di popolazione scolastica, attraversata da una differenza forte
e, in molti contesti, difficile da gestire, viene di fatto ignorata dalle
politiche scolastiche, dalle riforme ministeriali, dai testi di pedagogia.
*
In un periodo difficile e delicatissimo per lo sviluppo psicofisico,
caratterizzato spesso da insicurezza e confusione, come la preadolescenza e
l'adolescenza, moltissimi studenti e studentesse, che si trovano impegnati
ad affrontare, da soli, un percorso emotivo che li portera' in seguito a dir
si gay, lesbiche, bisessuali o transgender, o che, magari, sono
semplicemente effeminati o mascoline, soffrono quotidianamente a causa delle
discriminazioni, delle ingiurie, dell'esclusione, talvolta delle violenze
fisiche e psicologiche, esercitate dal gruppo dei pari. Conoscono una scuola
che, come gli altri contesti in cui vivono, non sa vedere i loro bisogni.
Spesso soffrono anche a causa dei docenti che, come del resto tutti gli
altri operatori scolastici, sono  impreparati a gestire le tematiche
relative alle differenze di genere e di orientamento sessuale, cosi' come i
conflitti a queste correlati. La sessualita' negata nella scuola diventa
spesso causa di sofferenza, di silenzio, di menzogna, e inceppa talvolta il
processo pedagogico.
E' possibile invece porsi in un'ottica di empowerment dei singoli e dei
gruppi oppressi. Tutti i nostri alunni e le nostre alunne devono poter
trovare nella scuola un luogo dove costruire la propria soggettivita' in
maniera libera e creativa, non dove introiettare l'odio di se' a furia di
mortificazioni.
E' con questo spirito che Aletheia ha preso questo nome che, in greco
antico, significa "verita'", intesa, nel suo senso etimologico, come cio'
che viene fuori dal suo nascondimento, che si svela uscendo alla luce del
sole.
*
Focalizzare lo sguardo sulla piu' scomoda fra le differenze puo' essere il
grimaldello per creare nella scuola una cultura della nonviolenza, della
reciprocita', della coevoluzione, della liberta', del rispetto,
dell'intercultura.
Tanto piu' che le differenze di genere e di orientamento sessuale non
possono essere tematizzate da sole, ma si intersecano necessariamente con
tutte le altre: etniche, religiose, sociali, economiche, culturali.
A partire dal patrimonio teorico costruito, in Italia e all'estero, dal
movimento delle donne, dal movimento glbt (gay, lesbico, bisessuale e
transgender) e dai gruppi sociali oppressi, Aletheia si propone come luogo
di azione e di elaborazione per gli uomini e le donne che, a prescindere dal
proprio orientamento sessuale, in quanto formatori, insegnanti, docenti
universitari, educatori (in ambiti formali e informali), vogliono lavorare
insieme per creare un'educazione che si faccia carico di tutte le
differenze, introducendo le differenze di genere e di orientamento sessuale
all'interno del discorso pedagogico sull'intercultura.
*
Finalita'
- valorizzazione dell'integrazione sociale, della dimensione relazionale e
del riconoscimento delle differenze nella scuola al fine di creare una
cultura plurale, rispettosa e dialogica;
- promozione dello sviluppo di consapevolezze e di atteggiamenti non
discriminatori nei confronti delle differenze, culturali o di identita', da
parte della generalita' degli/delle allievi/e e da parte di tutti/e quanti/e
lavorano nel mondo della formazione;
- prevenzione del disagio adolescenziale, di episodi di esclusione delle
minoranze e di fenomeni di bullismo nelle scuole, in correlazione con le
differenze di genere e di sessualita';
- sostegno ad una reale integrazione e ad un armonico sviluppo della
personalita' delle studentesse e degli studenti glbt, come soggetti attivi
di diritti, all'interno della comunita' scolastica, anche attraverso un
ripensamento dei contenuti disciplinari che non prevedano solo modelli
eterosessuali;
- creazione di un clima accogliente e partecipativo per tutti gli operatori
della scuola, attraverso l'individuazione di momenti di confronto ed
elaborazione di esperienze/vissuti e attraverso l'attuazione di interventi
mirati nelle singole scuole.
*
Obiettivi in progressione cronologica
- Elaborazione di un indirizzario nazionale di soggetti interessati al
progetto Aletheia per la comunicazione e lo scambio di esperienze, opinioni,
suggerimenti.
- Creazione di un sito internet dove possano trovare luogo le ricerche
scientifiche sull'argomento, i link ad associazioni similari nate in Europa
(GLEEnet) e Stati Uniti (GLSEN), le esperienze significative realizzate in
Italia e nel mondo, riferimenti bibliografici, un forum di discussione.
- Organizzazione di momenti, a livello locale e nazionale, di discussione e
fondazione della Rete, di scambio di esperienze e di progettualita'.
- Organizzazione di seminari di studio tra i partecipanti alla rete Aletheia
a livello locale.
- Organizzazione di convegni e dibattiti pubblici (a livello locale e
nazionale) sul tema del disagio scolastico della popolazione glbt,
dell'intercultura e dell'empowerment.
- Creazione di una rete nazionale di operatori scolastici che organizzi
interventi formativi e di aggiornamento per studenti ed insegnanti nelle
varie scuole a partire dalle esperienze gia' maturate da singoli o
associazioni, sui vari argomenti riguardanti l'educazione sessuale,
l'educazione alle differenze, la prevenzione delle malattie a trasmissione
sessuale, la riduzione del bullismo.
- Collegamento con l'universita', i sindacati, le associazioni di
insegnanti, le associazioni studentesche, le associazioni glbt, i mezzi di
informazione, per la realizzazione di un intervento di rete.
- Elaborazione di progetti di intervento che abbiano come interlocutori i
Centri servizi amministrativi, gli enti locali, il Ministero della Pubblica
Istruzione, l'Unione Europea.

12. INIZIATIVE. UN INCONTRO A CELLENO CON ACHILLE OCCHETTO E ALI RASHID
Si svolgera' venerdi' 31 gennaio, con inizio alle ore17,30, presso il Centro
comunitario di Celleno (VT) un incontro con Achille Occhetto ed Ali Rashid
sul tema: "Chi governa il mondo? Poteri finanziari, guerre, terrorismo e
democrazia".
L'iniziativa e' promossa dal Centro Comunitario e dall'Assessorato ai
servizi sociali del Comune di Celleno
Seguira' una cena di solidarieta'; chi vorra' parteciparvi e' bene si
prenoti in anticipo. Il ricavato verra' devoluto per il progetto di
solidarieta' del centro per giovani indios di S. Juan Chamelko in Guatemala.
Per informazioni: tel. 0761912275, e-mail: convento.cel at tin.it

13. RILETTURE. EMILY BRONTE: POESIE
Emily Bronte, Poesie, Mondadori, Milano 1997, pp. XLVIII + 512, lire 10.000.
L'opera poetica completa dell'autrice di Cime tempestose.

14. RILETTURE. ELENA CLEMENTELLI (A CURA DI): FADOS
Elena Clementelli (a cura di), Fados, Guanda, Parma 1969, pp. 160. I testi
di quarantacinque fados, la classica e struggente forma poetico-musicale
portoghese.

15. RILETTURE. JULIE A. E. CURTIS: I MANOSCRITTI NON BRUCIANO
Julie A. E. Curtis, I manoscritti non bruciano, Rizzoli, Milano 1992, pp.
348, lire 35.000. Un nitido profilo di Michail Bulgakov attraverso le
lettere e i diari.

16. RILETTURE. MARIA TERESA MANDALARI (A CURA DI): POESIA OPERAIA TEDESCA
DEL '900
Maria Teresa Mandalari (a cura di), Poesia operaia tedesca del '900,
Feltrinelli, Milano 1974, pp. 256. Uno studio e un'antologia che metterebbe
conto ristampare.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 484 del 22 gennaio 2003