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La nonviolenza e' in cammino. 484
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 484
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 22 Jan 2003 05:05:19 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 484 del 22 gennaio 2003 Sommario di questo numero: 1. Luciano Bernabei, contro la guerra 2. Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput, un "altro" corteo 3. Osvaldo Caffianchi: Domenico Sereno Regis, una litania con una chiusa in forma di epigrafe 4. Vita Cosentino, la casa-laboratorio di Cenci 5. Enrico Peyretti: la violenza e' contraddizione a sinistra, e coerenza a destra 6. Lidia Menapace, l'Atlante del Touring considera la guerra come evento giuridicamente fondativo del diritto 7. Giovanni Sarubbi, basta con il silenzio che uccide 8. Andrea Fedeli, per un'iniziativa contro questa televisione 9. Monica Lanfranco, presentazione di "Marea" 10. Cristina Papa, il nuovo numero de "Il paese delle donne" 11. Giuseppe Burgio, presentazione della Rete Aletheia 12. Un incontro a Celleno con Achille Occhetto e Ali Rashid 13. Riletture: Emily Bronte, Poesie 14. Riletture: Elena Clementelli (a cura di), Fados 15. Riletture: Julie A. E. Curtis, I manoscritti non bruciano 16. Riletture: Maria Teresa Mandalari (a cura di), Poesia operaia tedesca del '900 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LUCIANO BERNABEI: CONTRO LA GUERRA [Riportiamo ampi stralci della lettera inviata da Luciano Bernabei ai partecipanti alla "tre giorni di iniziative contro la guerra" svoltasi a Viterbo da giovedi' a sabato scorso; lettera che e' stata letta per conto dell'autore dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" all'assemblea tenutasi a Viterbo sabato 19 gennaio con la partecipazione di Fabio Alberti (di "Un ponte per Baghdad") e Leonardo Varvaro (dell'Universita' della Tuscia, che ha un progetto di cooperazione scientifica in campo agricolo e ambientale in Iraq). Luciano Bernabei e' da un decennio uno dei collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, ed uno degli animatori di una delle piu' rilevanti esperienze di volontariato, di solidarieta' e di nonviolenza concretamente praticata a Viterbo, l'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul"] Quando vi arrivera' questa lettera dovrebbe essere gia' in cammino l'iniziativa del "Forum contro la guerra", la guerra degli imperi contro i deboli del mondo, la cui logica distruttiva e' tanto assurda quanto inumana. Ed e' il potere economico, il consumismo sfrenato, cio' che rende i signori della guerra sempre piu' feroci. Qui... si riesce a vedere il mondo al microscopio, con le sue etnie e le loro diversita', profonde e radicate, ne ho contemplato gli usi e costumi, ma ho soprattutto constatato gli effetti dell'egemonia occidentale... La maggior parte delle persone, i nostri fratelli, non hanno mai visto riconosciuta la loro dignita' umana, ed hanno perso o non hanno mai avuto la speranza di conquistare i diritti fondamentali dell'uomo. Noi questi diritti li conosciamo, e stiamo lottando perche' siano riconosciuti a tutti. Molte volte ci sentiamo impotenti, retorici e frustrati; le nostre lotte svaniscono ogni volta che accettiamo un compromesso... Vorrei essere anch'io a manifestare con voi il mio sdegno verso chi pensa che la guerra possa essere una soluzione per le controversie internazionali; vorrei essere con voi per dire basta all'imperialismo, alle dittature, al terrorismo, alla guerra. I nostri strumenti di lotta sono le nostre idee: le nostre idee diventano proposte reali per una umanita' che deve cambiare il rapporto con il proprio ecosistema; il movimento crescera' sempre di piu' perche' l'esigenza di un mondo vivibile non puo' essere delegata a dei criminali incoscienti che fanno solo i loro sporchi interessi. Ricordiamo a chi ha perso la memoria storica la tragedia dell'Olocausto, la Shoah, una ferita che rimarra' sempre aperta finche' la forza della pace non riuscira' a sconfiggere gli eserciti della sopraffazione e della malvagita'. Vorrei cantare con voi "Bella ciao"; vorrei che tutti i canti della Resistenza continuino ad essere patrimonio di ogni bambino che nascera': a tutti i bambini dobbiamo garantire un futuro, e che i padri dei loro padri non sono morti inutilmente. Vi saluto con le parole di Primo Levi: "Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case... ricordate che questo e' stato". 2. RIFLESSIONE. GRUPPO DI LAVORO TEMATICO "NONVIOLENZA E CONFLITTI" DELLA RETE DI LILLIPUT: UN "ALTRO" CORTEO [Riceviamo e diffondiamo questo contributo a cura del Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput (per contatti: glt-nonviolenza at retelilliput.org)] La globalizzazione neoliberista ci sta conducendo nuovamente verso una nuova guerra. Per cercare di fermarla, il movimento dei movimenti riunito a Firenze per il Forum sociale europeo ha indetto una grande mobilitazione europea e mondiale contro la guerra che si terra' il 15 febbraio prossimo. Per la prima volta non si sceglie di far convergere il movimento mondiale in un'unica citta', ma di coordinare manifestazioni in tutte le capitali del mondo (in Italia a Roma): un enorme "no alla guerra in Iraq" che questa volta puo' risultare davvero decisivo; tanto quanto piu' riuscira' a essere profondamente unitario. Il Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" sta conducendo da tempo una riflessione su quali siano le modalita' piu' opportune per manifestare il dissenso e riconosce che la forma corteo, scelta per questa prossima grande mobilitazione, ha molti limiti che dovrebbero spingere tutto il movimento a sperimentare modalita' nuove e alternative. Il principale di questi limiti e' la scarsa capacita' dei cortei di essere inclusivi e comunicativi nei confronti delle persone non mobilitate accanto alle quali passiamo. In questo caso, pero', riteniamo che il corteo sia uno strumento adeguato, perche' il nostro obiettivo non e' quello di fare sensibilizzazione, ma di dire a chi ci governa con la forza inequivocabile e ineludibile dei numeri che la maggioranza degli Italiani e' contraria a questa guerra. Invitiamo pertanto la Rete a stringersi "dentro" a questo corteo e a contribuire con l'energia delle idee e l'impegno operativo a una sua grande riuscita, nella convinzione che partecipare a questo processo dall'interno, mantenendo alta la propria particolarita', e' in questo caso la sfida migliore per crescere e far crescere. Siamo consapevoli che lo specifico delle politiche dell'azione nonviolenta sono un percorso appena avviato da un movimento che gia' da tempo ha scelto con chiarezza di non essere violento; riteniamo essenziale non rinunciare alla propria scomoda particolarita', per continuare a perseguire gli obiettivi lillipuziani e per rafforzare il corteo. Nel senso di un rinnovamento, tramite progressiva aggregazione di nuove modalita' e graduale precisazione di alcune tra quelle gia' presenti ma a volte generiche. * Verso un "altro" coerteo Il Gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" chiede a tutti i luoghi della Rete di attivarsi con mobilitazioni, azioni e iniziative locali per tenere alta l'attenzione alla guerra imminente e alle sue cause e rendere visibile il dissenso. Le proposte nate in seno alla Rete e sperimentate da vari nodi sono molte e vanno dall'esposizione della bandiera della pace, alla biciclettata contro la guerra, all'ora di silenzio, alle telefonate in prefettura. Siamo convinti che la vivacita' propositiva e di rinnovamento e la paziente costruzione quotidiana che viene dai nodi sia la nostra maggiore risorsa, e riteniamo che essa possa diventare anche una strategia efficace dal punto di vista comunicativo: creando una molteplicita' di forme locali integrate in maniera libera e creativa in percorsi orientati verso il 15 febbraio. E' sufficiente dedicare una piccola parte delle energie che si stanno investendo nei processi gia' avviati localmente, per arricchirli anche del senso della promozione e organizzazione della manifestazione di Roma. L'organizzazione del corteo e' anche l'occasione per incontrare il movimento, contaminarsi con le altrui culture e contaminare con i contenuti e le modalita' reticolari, lillipuziane e nonviolente. Un'occasione per collaborare tra gruppi di lavoro tematici nella convinzione che il tema della guerra sia solo l'emersione sotto forma di violenza diretta della violenza strutturale e culturale che i vari gruppi di lavoro tematici si propongono di trasformare. Che quindi sia essenziale per l'efficacia della contestazione il contributo di approfondimento, creativita' e passione di chi si occupa dei temi specifici. 3. MEMORIA. OSVALDO CAFFIANCHI: DOMENICO SERENO REGIS, UNA LITANIA CON UNA CHIUSA IN FORMA DI EPIGRAFE [Approssimandosi l'anniversario della scomparsa di Domenico Sereno Regis, deceduto il 24 gennaio 1984, il nostro collaboratore Osvaldo Caffianchi, non credente ma attento all'altrui sentire, al linguaggio altrui, ha scritto il testo seguente. Domenico Sereno Regis (Torino, 1921-1984), limpido e tenace promotore della nonviolenza, prese parte alla Resistenza, fu presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Alla sua memoria e' intitolato il centro studi dei movimenti nonviolenti di Torino. Opere su Domenico Sereno Regis: cfr. la serie di interventi di autori vari (Beppe Marasso, Enrico Peyretti, Gian Enrico Ferraris, Pietro Polito, Rodolfo Venditti) sotto il titolo complessivo Ricordo di Domenico Sereno Regis, in "Azione nonviolenta", n. 1-2, gennaio-febbraio 1991; cfr. anche la testimonianza di Angela Dogliotti Marasso in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999. Riferimenti utili: Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, e-mail: regis at arpnet.it] Aveva un nome che era gia' un programma. Domenico vuol dire la persona che e' del Signore ed ha la sua fiducia un nome che portato porta festa. Sereno poiche' nulla e' la bonta' se non sa dare la serenita' senza di cui solo il dolore resta. Quel Regis che tradotto vuole dire "del re" a quale re allude? Certo il Re che volle farsi servo attesta. Aveva un nome che era gia' un programma ma il nome e' nulla e nulla e' il programma se non sovviene virtu' d'operare che' l'opera e' che invera la parola e la parola a farsi carne aspira. Fu operatore di pace, Domenico Sereno Regis. Gli amici non l'hanno dimenticato. 4. ESPERIENZE. VITA COSENTINO: LA CASA-LABORATORIO DI CENCI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 gennaio 2003. Vita Cosentino e' una prestigiosa intellettuale] "Per abitare in modo meno distruttivo il pianeta che ci ospita e praticare la difficile arte della convivenza, i saperi di cui abbiamo bisogno hanno forse piu' a che vedere con l'arte del tessere (e soprattutto del disfare cio' che di troppo si e' tessuto) che con l'abitudine a inventarsi e combattere ogni giorno nuovi mostri. Abbiamo bisogno di nuove pratiche, di scoperte e di viaggi. Ma abbiamo ancor piu' bisogno di ritorni verso cio' che e' piu' autentico ed essenziale. E in questo viaggio, che e' insieme esterno e interno, saper attendere, darsi il tempo di ascoltare e imparare a intrecciare tra loro ricerche diverse, appaiono come qualita' indispensabili per individuare rotte efficaci e praticabili verso una conversione ecologica che sentiamo sempre piu' necessaria". In queste parole sta il senso del titolo La nave di Penelope. Educazione, teatro, natura ed ecologia sociale. 20 anni di esperienze della casa - laboratorio di Cenci che Franco Lorenzoni e Amaranta Capelli hanno voluto dare al loro libro curato per la casa editrice fiorentina Giunti (pp. 416, euro 16). Essi rivisitano l'immagine del viaggio di Ulisse, un classico della cultura occidentale per celebrare l'aspetto eroico dell'uomo scopritore di mondi e incarnare l'idea di progresso, e propongono un significativo spostamento: la nave che lascia gli ormeggi per il mare aperto che ci sta davanti, che parte alla ricerca - questa volta - di una piu' umana civilta' e convivenza, e' di Penelope, la donna, il soggetto assente della grande costruzione, ora in crisi, chiamata progresso. Pur spiegato il titolo, il testo sfugge a una facile catalogazione. E' infatti un uomo, Franco Lorenzoni, di mestiere maestro elementare, che arriva a riconoscere la necessita' storica del punto di vista dell'altra sul mondo, alla fine di un percorso ventennale di incontri, di ospitalita' e di riflessioni attuati nella casa-laboratorio da lui fondata a Cenci, nella campagna umbra. Nella sua introduzione si sente come da questa necessita' storica appena capita, si appresti a ripartire per un nuovo viaggio, con la consapevolezza delle gravi mancanze e contraddizioni della societa' in cui viviamo. Si interroga per esempio su che tipo di civilta' sia quella in cui si e' installata prepotentemente "un'incapacita' di memoria e di riconoscenza verso la natura, verso coloro che ci hanno preceduto e cio' che non arriviamo a comprendere"; e - partendo dal suo mestiere che lo fa stare quotidianamente in mezzo ai bambini e alle bambine - vuole smascherare "la grande bugia che fa dipendere la felicita' dal consumo", per cui fin dalla prima infanzia e' all'opera una sottile adulazione e educazione al nuovo paradiso occidentale della nostra epoca. * La Nave di Penelope ha una direzione verso cui andare: la conversione ecologica, concetto complesso che casa Cenci ha maturato nel 1988 nell'incontro con Alexander Langer, per il quale conversione ecologica e' passaggio da una civilta' "del piu'" a una del "puo' bastare" o del "forse gia' troppo". Il libro, per spiegare questa proposta, si apre con la lettera "Caro San Cristoforo" di Langer affiancandola a "Non creare e' morire" di Anna Maria Ortese. Tra queste due citazioni/parabole se ne dipana il significato. Per Ortese il problema del mondo e' avere giovani che vi entrino "creando e non solo appropriandosi o distruggendo", perche' "creare e' una forma di maternita'; educa, rende felici e adulti in senso buono"; mentre Langer suggerisce la figura di San Cristoforo "per la traversata che ci sta davanti e richiede forze impari", per andare verso "una conversione ecologica della produzione, dei consumi, dell'organizzazione sociale, del territorio e della vita quotidiana", cominciando a praticare "forme di sganciamento morbido da meccanismi rapaci e distruttivi". Attorno a tale questione, che non pu' essere affrontata solo da chi educa ma ha bisogno dell'apporto vivo e pensante dell'intera societa', nella primavera del 2001, Franco, per i venti anni di casa Cenci, ha voluto riunire in un convegno le donne e gli uomini con cui aveva avuto incontri significativi nel campo dell'arte, dell'educazione, dell'impegno sociale. * I materiali del convegno sono stati integrati e ampliati attraverso il confronto la' avvenuto, arricchiti di altre esperienze e contributi, perche' ne nascesse un libro collettivo: 60 voci diverse si interrogano attorno alla difficile costruzione di una cultura, di un modo di stare al mondo, di nuove pratiche di vita e di relazione, che chiamano ciascuno, ciascuna in prima persona a una trasformazione di se'. Le riflessioni sono state ordinate in filoni che spaziano e incrociano ogni campo del sapere rivisitandolo, a mostrare come, per costruire un mondo in cui la vita stessa sia agli occhi dei e delle giovani piu' seducente e ricca del consumismo, l'educazione abbia bisogno del teatro, dell'arte, di musica e canto, di tornare a guardare il cielo, di esserci con un corpo sveglio in tutti i suoi sensi, di racconti e storie tra culture diverse, di incontri significativi, di differenza, di riconoscenza per cio' che si riceve... E' impresa quasi impossibile in una recensione dare conto dei singoli testi in quanto casa Cenci ha saputo costruire negli anni una vera ricchezza, non di mezzi finanziari che anzi sono pochissimi, ma di incontri, seguendo il filo dei pensieri e dei desideri attraverso nove paesi di tre continenti: Italia, Polonia, India, Iran, Brasile, Germania, Colombia, Bali, Francia. Voglio tuttavia sottolineare che nasce con semplicita' da una lunga pratica artigianale, nello "stile Cenci" di cui si racconta la storia: incontri spiazzanti - come con il Teatro delle sorgenti di Grotowski o con Nora Giacobini, una maestra del Movimento di cooperazione educativa, che a 70 anni si e' trasferita a vivere la' portandovi la sua particolarissima vitalita' - su cui si continua a lavorare in una ricerca che non si limita al mestiere, ma coinvolge la vita intera. Per chi ha a cuore le nuove generazioni ne scaturisce una proposta di riflessione educativa che definirei sontuosa, e a sua volta generativa di idee, di spunti da riprendere e portare avanti. Per contrasto viene anche subito in mente la miseria culturale e umana delle riforme in corso. 5. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA VIOLENZA E' CONTRADDIZIONE A SINISTRA, E COERENZA A DESTRA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica (ed abbiamo recentemente ripresentato in questo notiziario) la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente] Raccolgo una frase di Lidia Menapace, che mi suggerisce una breve, forse ovvia, ma non inutile considerazione. La frase e' questa: "A me pare che riconoscere che il femminismo ha sempre praticato le forme dell'azione nonviolenta consenta di allargare gli orizzonti e vedere che anche il movimento operaio e sindacale (non i partiti che hanno sempre cercato di egemonizzarlo e portargli la coscienza magari nazionale e patriottica e via lenineggiando) ha dall'inizio imboccato la stessa strada. E' bene veder di piu'". In effetti, a guardar bene, l'arte della lotta nonviolenta appartiene nella storia largamente alle parti piu' deboli e oppresse. Le quali la usano e la sviluppano non solo per stato di necessita' (non hanno le armi, o ne hanno meno...), ma anche perche' sanno di combattere contro la violenza che patiscono, e dunque, per lo piu' senza teorizzarlo, cercano, pur con le umane contraddizioni, una linea di qualita' umana alternativa; intuiscono (magari confusamente) che la dignita' umana per la quale lottano e' contraddetta dalla violenza, anche dalla violenza ribelle a buon motivo. E' vero che, tra questi movimenti, quello femminista, con ancora meno potere in mano di quello operaio, ha esercitato forme di lotta piu' libere da violenza diretta. E' anche vero, come dice Lidia, che i partiti, strutture miranti al potere, sono passati, nella storia, all'uso della violenza ben piu' facilmente dei movimenti per la giustizia. Ma la violenza e' lo strumento proprio e tipico dei potenti e prepotenti, o aspiranti prepotenti. La potenza del dominio sugli altri e' gia' pura violenza strutturale e culturale, che passa naturalmente all'uso della violenza diretta in difesa del dominio. Insomma, la violenza e' contraddizione a sinistra (movimenti di liberazione e dignita') ed e' coerenza a destra (posizioni di privilegio e dominio). 6. BARBARIE. LIDIA MENAPACE: L'ATLANTE DEL TOURING CONSIDERA LA GUERRA COME EVENTO GIURIDICAMENTE FONDATIVO DEL DIRITTO [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: menapace at tin.it) per questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, ha preso parte alla Resistenza, e' tra le voci più significative e autorevoli della cultura e del movimento delle donne, dei movimenti di pace, solidarieta' e liberazione, della vita civile italiana degli ultimi decenni. Opere di Lidia Menapace: la maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001] Come portavoce della "Convenzione permanente di Donne contro le guerre" protesto perche' l'edizione appena uscita dell'Atlante del Touring considera la guerra come evento giuridicamente fondativo del diritto e attribuisce ad Israele anche i territori che le Nazioni Unite destinano all'Autorita' e al popolo palestinese, e non indica come occupati militarmente, ma non giuridicamente assegnati, i territori che Israele occupa avendo violato numerose risoluzioni delle Nazioni Unite. Noi non accettiamo che le guerre siano considerate fondamento di diritto e quindi chiediamo con forza che l'edizione appena uscita dell'Atlante venga ritirata: comunque faremo boicottaggio alla sua diffusione e dichiareremo sempre pubblicamente che non deve essere acquistato. 7. RIFLESSIONE. GIOVANNI SARUBBI: BASTA CON IL SILENZIO CHE UCCIDE [Riportiamo l'editoriale on-line presente nel sito della bella rivista di Monteforte Irpino "Il dialogo" (sito: www.ildialogo.org). Giovanni Sarubbi e' il direttore della rivista, ed e' nitidamente ed appassionatamente impegnato nel dialogo interreligioso, nella convivialita' delle culture, nella promozione della nonviolenza] L'ultimo secolo appena trascorso sara' ricordato, se ci sara' ancora una storia dopo la fine della terza guerra mondiale nella quale siamo immersi, come il secolo delle guerre. Sono state oltre 200 solo nella seconda meta' del secolo. La fine della seconda guerra mondiale e' stata segnata da un atto di guerra, la distruzione nucleare di Hiroshima e Nagasaki, ancora piu' lugubre di tutte le mostruosita' perpetrate durante tutto il corso della guerra. Quelle bombe hanno di fatto segnato l'inizio di quella che oggi e' diventata la terza guerra mondiale sotto il nome di "enduring freedom" o "guerra infinita" che dir si voglia. * Non c'e' ancora la consapevolezza a livello di massa che l'Italia ed il mondo sono in guerra. I fatti dell'11 settembre 2001, passato il primo momento di paura e terrore, sono lontani. La guerra in Afghanistan e' anch'essa lontana. Nessun soldato italiano e' finora morto. Chi e' al fronte e' contento dei molti soldi che guadagna e cosi' le famiglie rimaste in Italia. Tutti i soldati impegnati sono volontari. E' gia' successo con la guerra in Kossovo, salvo poi gridare allo scandalo quando numerosi soldati che a quella guerra hanno partecipato hanno cominciato ad ammalarsi ed a morire per leucemia probabilmente contratta proprio in Kossovo dove sono state usate ampiamente armi all'uranio impoverito che gia' in Iraq nel '91 avevano fatto strage degli stessi soldati americani oltre che di centinaia di migliaia di iracheni. La situazione ora potrebbe cambiare radicalmente. Un grosso contingente di alpini e' in procinto di partire per l'Afghanistan e non per andare a presidiare l'ambasciata italiana a Kabul ma per operare nelle montagne a scovare i terroristi di Bin Laden. Potrebbero esserci i primi morti in combattimento e allora forse la percezione dell'opinione pubblica cambiera' radicalmente. * Verso l'Iraq si stanno ammassando 250.000 soldati americani ed un numero imprecisato di navi, aerei, missili, carri armati, sottomarini, armati di tutti i tipi di armamenti, comprese le armi nucleari che questa volta potrebbero essere usate contro le citta' irachene come gia' lo furono ad Hiroshima e Nagasaki. Soldati e imponenti mezzi militari inglesi sono partiti nei giorni scorsi da Londra verso l'Iraq. In quella zona vi sono anche navi, aerei e soldati Italiani. Uno spiegamento simile di forze crediamo non si vedeva dallo sbarco in Normandia. Tutto lascia pensare che l'Italia verra' coinvolta in una guerra che regalera' come minimo una sessantina di miliardi di dollari all'industria degli armamenti di Stati Uniti, Gran Bretagna e degli altri paesi della Nato. Ma il bottino per tali industrie potrebbe essere ancora maggiore, si parla di circa 300 miliardi di dollari, nel caso la guerra dovesse durare piu' del previsto. * Nonostante i fatti dicano con chiarezza che siamo sull'orlo della catastrofe, in Italia e nel mondo si continua a fare come se nulla fosse. La sinistra italiana e' interessata al "Cofferati si' - Cofferati no", al duello fra "dalemiani e correntone", ai girotondi di Moretti e alle polemiche infinite fra le varie sue componenti. La destra e' invece pronta ad accettare tutti gli ordini che giungeranno da oltreatlantico. La Costituzione e' diventata carta straccia e, lo diciamo con rammarico, non vediamo in giro una personalita' istituzionale dotata di autorita' politica e morale in grado di difenderla fino in fondo. * Le chiese cristiane, dal canto loro, stanno facendo quello che hanno gia' fatto durante il ventesimo secolo: nel caso migliore non vedono, non sentono e non parlano; nel caso peggiore sono conniventi con le forze che vogliono la guerra. Nel 1948 la Chiesa Cattolica con Pio XII scomunico' i comunisti. Ad essi fu impedito sposarsi in chiesa, battezzare i propri figli, fare da padrino per il battesimo o la cresima di altri bambini o giovani. I comunisti furono dichiarati i nemici numero uno della cristianita' e dell'intero "mondo libero". Analogo zelo non fu riservato al nazismo o al fascismo. Basti ricordare che in Germania la quasi totalita' dei pastori evangelici nel 1938 giurarono fedelta' ad Hitler e lo fecero nel giorno del suo compleanno. La chiesa cattolica dal canto suo aveva optato per il concordato come aveva fatto in Italia con il fascismo. I pochi preti cattolici e pastori protestanti che non si allinearono al fascismo o al nazismo furono perseguitati e molti di essi finirono nei campi di concentramento. Dopo sono diventati dei martiri ma la colpa delle chiese e' rimasta tutta intera. La situazione oggi e' forse peggiore. In Vaticano conta piu' il portavoce del Papa che il Papa stesso. Conta piu' l'ordinario militare d'Italia, che e' un generale prima che vescovo, che non il vescovo di Roma. Lo stesso dicasi per tutte le chiese cristiane del mondo nessuna delle quali ha ritirato i cappellani militari dagli eserciti in armi e nessuna delle quali ha minacciato di scomunica i propri fedeli che decidessero di imbracciare le armi e partecipare ad una guerra. In questi ultimi mesi abbiamo sentito qualche prete e qualche vescovo minacciare di scomunica pacifiche comunita' cristiane che protestavano a difesa dei propri presbiteri colpiti da provvedimenti disciplinari ingiusti. E' successo a Sant'Angelo a Scala in provincia di Avellino nei confronti della comunita' parrocchiale di cui era parroco don Vitaliano della Sala. E' successo durante gli ultimi trent'anni in molte altre occasioni. Non abbiamo sentito altrettante scomuniche contro i mercanti d'armi o quei capi di stato, cattolici o protestanti poco importa, che hanno accumulato armi di distruzione di massa e che si apprestano ad usarle in Iraq o laddove lo riterranno piu' opportuno. Non abbiamo sentito di alcuna decisione di sciogliere gli ordinariati militari o di ritirare tutti i cappellani da tutti gli eserciti. I parlamentari cattolici italiani si ritengono tali solo quando si tratta di deliberare finanziamenti alla scuola privata ma rifiutano decisamente qualsiasi presa di posizione del Papa contro la guerra o contro il razzismo. Per costoro le parole del Papa contro la guerra hanno lo stesso valore della cartamoneta falsa. D'altro canto l'obbedienza che si richiede ad ogni pie' sospinto ai semplici fedeli non viene richiesta invece ai parlamentari cattolici. Lo stesso dicasi per i pastori protestanti. A quegli stessi preti, pastori, vescovi o cardinali, e ce ne sono, che sono d'accordo con la guerra, non viene comminata alcuna scomunica o interdetto. Anzi costoro possono continuare ad agire in modo del tutto indisturbato. Spetta cosi' ad ogni cristiano, qualunque sia la sua chiesa di appartenenza, gridare con forza il proprio sdegno verso i propri vescovi, i propri preti o pastori affinche' prendano posizione contro la prossima guerra che potrebbe divenire la piu' grande carneficina che la storia ricordera' nei secoli a venire, se mai continuera' ad esservi una storia. * A morire a decine di milioni saranno soprattutto i bambini dei paesi poveri. Questo dovrebbe spingerci a chiedere con forza a tutti i responsabili delle chiese poche e semplici cose: 1. la scomunica di tutti coloro che parteciperanno a qualsiasi guerra, compreso i governanti che la dovessero decidere; 2. lo scioglimento di tutti gli ordinariati militari ed il ritiro di tutti i cappellani militari dagli eserciti in armi. Che analoga decisione assumano tutte le altre religioni. Lo chiediamo a pochi giorni dall'anniversario del 24 gennaio 2002 quando tutte le religioni, su iniziativa di Giovanni Paolo II, si ritrovarono ad Assisi per pregare insieme per la pace. Il 24 gennaio di quest'anno anche noi, come ha chiesto Pax Christi, digiuneremo e pregheremo per la pace. Uccidere e' peccato. 8. RIFLESSIONE. ANDREA FEDELI: PER UNA INIZIATIVA CONTRO QUESTA TELEVISIONE [Ringraziamo Andrea Fedeli (per contatti: biiofe at tin.it) per questo intervento, che prosegue la riflessione sulla televisione promossa dall'editoriale di Antonio Vigilante e proseguita da altri interventi] A seguito dello stimolo di Antonio Vigilante e degli interventi che ad esso sono succeduti su "La nonviolenza e' in cammino" in merito alla televisione, riflettevo in questi giorni sul perche' persone che si occupano di nonviolenza dovrebbero porre la questione televisiva fra le priorita' della propria azione. Mi sono chiesto, sostanzialmente, che relazione ci fosse tra l'utilizzo che viene fatto oggi, in Italia, di questa forma di comunicazione e i problemi "alti" della nonviolenza, quali le guerre, l'oppressione di minoranze etniche o culturali, la violazione dei diritti civili condotta in varie parti del pianeta, il problema della fame del mondo e cosi' via. Ecco le mie considerazioni: 1) queste forme di atrocita' possono perpetrarsi solo nel silenzio e nell'inazione degli stati e delle popolazioni occidentali; 2) una delle cause primarie di questo silenzio e inazione e' dovuta al modo in cui viene gestito l'apparato dei mass-media, ed in particolare la televisione. Ogni notizia di strage, tortura, violenza infatti viene (quando non taciuta) dispersa tra mille altre immagini e informazioni, in primo luogo, e privata dello spessore tragico che ad essa dovrebbe accompagnarsi, in secondo luogo. Ma se non si attribuisce gravita' e preminenza a queste notizie per il loro scivolare via nel caleidoscopio sempre mutevole e se le coscienze di ciascuno non vengono da tali notizie, da tali accadimenti, interpellate a seguito di un turbamento, chi mai dira', con parole autentiche e di pietra, che contro le atrocita' del mondo bisogna lottare, alzandosi poi magari egli stesso? E chi pensera' dando il proprio voto in occasione delle elezioni internazionali, ma anche nazionali, a quella donna cecena gravida di esplosivo e al fatto che a presiedere le istituzioni, tanto nazionali quanto internazionali, dovrebbero esserci esseri umani innanzitutto morali che di questi problemi si fanno carico, in primis e veramente, e non solo nei discorsi ufficiali? Vi sarebbe molto altro da dire sulla televisione: infatti essa non e' soltanto una delle ragioni che permettono il perpetrarsi delle atrocita' nel mondo narcotizzando le moltitudini occidentali (non soltanto quindi impedisce che vengano affrontati e, forse, risolte molte questioni "alte" che stanno a cuore ai pacifisti), ma e' anche essa stessa strumento di violenza su quelle stesse persone narcotizzate, e non solo narcotizzandole: si parla di sistema nervoso, di induzione di nevrosi, di solitudine, di annichilimento di facolta' intellettive, di impoverimento del linguaggio (e quanto conta per la capacita' di pensiero e per l'interazione umana, il linguaggio), di mortificazione del senso estetico (e quanto conta per la pienezza della vita il senso estetico). Queste forme di violenza quotidiana e dilagante, in gran parte misconosciute, sono gravissime. 9. RIVISTE. MONICA LANFRANCO: PRESENTAZIONE DI "MAREA" [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena at village.it) per averci inviato questa presentazione di "Marea. Donne, ormeggi, rotte, approdi", trimestrale di saperi delle donne, Erga edizioni (in rete: www.marea.it). Monica Lanfranco e' una straordinaria giornalista, formatrice, militante del movimento delle donne, per la pace e la giustizia globale] "Marea", questi i suoi numeri: sei anni di attivita', 24 numeri della rivista omonima, un sito internet www.marea.it, numerosi interventi di autrici, intellettuali, docenti e ricercatrici italiane e non, una pluralita' di iniziative e incontri pubblici in varie regioni italiane, una specifica collana editoriale con due testi gia' pubblicati, un concorso letterario alla sua seconda edizione, una diffusione nelle librerie di tutto il territorio nazionale, un video sull'esperienza femminile al G8 di Genova, 80 pagine, con almeno un numero speciale di oltre 160 pagine all'anno. "Marea" ha un comitato di redazione composto da donne che lavorano nel mondo dell'informazione, della scuola, del sindacato, della formazione professionale, della solidarieta' e del movimento delle donne. "Marea" nasce a Genova come tribuna per veicolare notizie, idee, materiali e polemiche che nascono dal lavoro di quante credono che prima di tutto occorra segnare il cammino con la propria identita' sessuata. Obiettivo del trimestrale e' quello di trattare l'attualita' e le riflessioni - le storie e i racconti - la critica e le informazioni per dire lo stare al mondo delle donne. Le sue rubriche sono state pensate in chiave "marina" per rafforzare e rendere evidente il legame della rivista con la sua terra d'origine, la Liguria, ma anche con l'elemento femminile dell'acqua: "Conchiglie" si chiamano le recensioni di libri, "Orca" e' il tema che ogni volta viene approfondito con interventi e interviste, "Faro" e' la parte che riguarda i materiali di riflessione ed elaborazione, "Sabbia" e' il titolo delle sezione che lascera' spazio alla creativita' letteraria delle autrici che vi scriveranno. Hanno scritto su "Marea", tra le altre: Elettra Deiana, Rosangela Pesanti, Sandra Verda, Silvia Neonato, Adele Cambria, Simona Mafai, Marina Pivetta, Lidia Menapace, Miriam Grassi, Maria Grazia Ruggerini, Grazia Francescato, Helena Velena, Lia Celi, Rosi Braidotti, Vandana Shiva, Teresa de Lauretis, Tanith Lee. Comitato di redazione: Monica Lanfranco (direttora, sito internet www.village.it/lanfranco/), Marina Barbieri, Lucia Deleo, Laura Guidetti, Mariella Todaro, Nicla Vassallo. La rivista ha anche un sito internet all'indirizzo www.marea.it e ha curato il primo manuale dedicato alla presenta delle donne in rete: Il web delle donne - guida ai siti femminili in Internet. * I testi pubblicati, nel segno dell'impegno contro ogni guerra e il militarismo, sono: Ti scrivo da sotto le bombe - pagine di rabbia e speranza delle donne contro la guerra nell'ex Jugoslavia (a cura di Monica Lanfranco e Cristina Papa); Un dopoguerra ancora, di Lidia Campagnano. Il primo concorso letterario (2000) ha prodotto la raccolta dei lavori premiati dal titolo Taciturne e coraggiose - raccontare le donne liguri tra natura e cultura. Il secondo, uscito a Natale 2001, e' dedicato al tema Amiche: luci ed ombre di un sentimento. Il terzo, che costituisce il numero 4 del 2002, e' dedicato al tema Generazioni: la mia e le altre. * Il video prodotto dalla rivista ha per titolo: Giugno-luglio 2001: le donne. Si tratta di un video vhs di 25 minuti che "Marea" ha realizzato per raccogliere le immagini e le parole di cio' che molte donne hanno realizzato e vissuto a Genova, un mese prima del summit del G8, all'evento Punto G - genere e globalizzazione, realizzato dalla rete della Marcia mondiale delle donne nei giorni di luglio. Le parole di Lidia Menapace, Starhawk, Luisa Morgantini, le immagini del corteo dei migranti del 19 luglio, il racconto di due genovesi presenti nei luoghi dove le donne della rete della Marcia si erano date appuntamento il 20 e le immagini di gioia di quella giornata fino all'inizio dell'incubo, il corteo del 21, la giornata "Genova libera" del 24, dopo le devastazioni e la repressione poliziesca: questo il sommario del video. La scelta narrativa e' stata quella di privilegiare le immagini di cio' che si e' riuscite a fare, (di cio' che avrebbero dovuto e potuto essere quei momenti), immagini che in realta' nessuno ha potuto vedere perche' oscurate dalla drammatica realta' della violenza e della repressione. Il video, prodotto da "Marea" con l'autofinanziamento, e' a disposizione di tutte e tutti anche per organizzare momenti di incontro e dibattito sui contenuti della protesta e della proposta delle donne nel movimento antiglobalizzazione. Il costo e' di lire 20.000. Per prenotazioni, abbonamenti e informazioni: e-mail mochena@village, e sul sito www.marea.it 10. INFORMAZIONE. CRISTINA PAPA: IL NUOVO NUMERO DE "IL PAESE DELLE DONNE" [Da "Il paese delle donne" (e-mail: womenews at www.womenews.net; sito: www.womenewe.net) riceviamo e diffondiamo] All'indirizzo http://www.womenews.Net e' on line il nuovo numero de "Il paese delle donne". Questo l'indice del numero1-2 del 2003: - Contro la guerra - Fuori la guerra dall'Europa - Disarmo o neutralita'? - Eutopia - Per una politica di disarmo in Europa - Nel segno del disarmo - La guerra e la costituzione europea - Il clima di Baghdad - Donne e vita, donne e ambiente - Movimento/Movimenti - La rete e la memoria - Da rurali ad agricoltrici - Un summit per due - L'asse del gender - Lazio: verso il nuovo statuto regionale - Due sessi nella (della) rete e fuori - Soluzione finale * Notizie in breve - La Commissione nazionale Pari opportunita' cambia indirizzo. La nuova sede e' in Via Barberini 38 al secondo piano. Il centralino risponde al numero 0642153388, i diretti dell'ufficio stampa sono 0642153391-2, mentre il fax e' lo 0642153273; le mail rimangono invariate. - Egitto - Una donna alla corte costituzionale. Per la prima volta nella storia dell'Egitto una donna sara' nominata giudice alla Corte costituzionale, la piu' alta istituzione giudiziaria del Paese. Secondo quanto riportato dall'agenzia Ap si tratta di Tahany el-Gebaly, 52 anni, una laurea all'Universita' de Il Cairo, attualmente avvocato in una corte d'appello. La nomina e' stata considerata come un passo avanti per la condizione femminile in un Paese dove la donna non puo' mangiare insieme al marito, uscire di casa senza di lui, devono coprirsi con il velo. - Asia - La centralita' del genere. Uno spettacolo di giovani Dalit, emarginate in ogni aspetto della vita sociale a causa della loro condizione di donne di casta inferiore (definite per questo intoccabili), ha aperto il Forum sociale dell'Asia tenutosi a Hyderabad in India dal 2 al 7 gennaio. La questione femminile e' stata tra i temi principali, in particolare attraverso l'analisi dei vari aspetti della globalizzazione e degli strumenti per resistere agli effetti negativi. Secondo l'ultimo rapporto di Social Watch, che ha dedicato due approfondimenti alla questione femminile, la globalizzazione dell'economia mondiale ha aggravato disuguaglianza ed esclusione portando ad una femminilizzazione della poverta' (tratto dal sito www.femmis.org). - Pace in corso - Negli ultimi anni l'offerta formativa, accademica e non, su temi quali la cooperazione, la pace, i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, l'intercultura, e' andata sempre piu' ampliandosi, moltiplicando le opportunita' di approfondimento e crescita personale ma al tempo stesso rendendo piu' difficile la reperibilita' delle informazioni. Unimondo e Osservatorio sui Balcani hanno creato "paceincorso", un database che raccoglie le numerose offerte formative di Universita', ong e associazioni su tali temi, fondamentali per l'impegno a costruire "un altro mondo possibile", ma che richiedono studio e aggiornamento continui. Si tratta quindi di un utile strumento di ricerca per quanti desiderano prepararsi in modo adeguato alla propria opera di cooperatori, attivisti, mediatori, economisti scalzi. Il database e' consultabile liberamente all'indirizzo www.unimondo.org/corsi. Per ulteriori informazioni, o per segnalare corsi, stage, master, offerte formative, scrivete all'indirizzo corsi at unimondo.org oppure corsi at osservatoriobalcani.org. - Regali di solidarieta' - Donne in Genere, Forum delle Donne di Rifondazione Comunista, Donne in Nero, Centro Donna Lilith, No.Di, Il Paese delle Donne, hanno dato avvio ad una Campagna di solidarieta' con le donne di Termini Imerese. "Regala un pezzetto di solidarieta' per le Donne di Termini Imerese": con questo invito il 19 dicembre a Roma, a Campo dei Fiori, e' iniziata la diffusione di una cartolina di sottoscrizione del costo di 5 euro. Tutte le donne sono invitate a partecipare per sostenere le lavoratrici e i lavoratori della Fiat; le cartoline possono essere richieste all'Associazione Donne in Genere, fax: 0687230457, cell: 3392158510, e-mail: lotte at mclink.it. Anche il Coordinamento delle Democratiche di sinistra, ha lanciato una sottoscrizione a favore delle famiglie degli operai Fiat di Termini Imerese. 11. INIZIATIVE. GIUSEPPE BURGIO: PRESENTAZIONE DELLA RETE ALETHEIA [Da Rete Aletheia (per contatti e adesioni: retealetheia at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Vorremmo dare notizia della costituzione di una rete nazionale di uomini e donne che, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, in quanto insegnanti, vogliono lavorare alla riduzione del disagio scolastico degli studenti e delle studentesse omosessuali, spesso vittime del bullismo dei compagni. Di questa presenza nei nostri istituti non si e' finora occupata la pedagogia ne' gli insegnanti. Presentiamo di seguito il programma di "Aletheia - rete nazionale per una pedagogia delle differenze di genere e di orientamento sessuale". * Aletheia - Rete nazionale per una pedagogia delle differenze di genere e di orientamento sessuale Il mondo della scuola (e della formazione in genere), attraversato da diverso tempo da vari progetti di riforma che tendono a ridisegnare spazi, pratiche e tempi dell'insegnamento e dell'apprendimento, appare percorso anche da uno spirito di ricerca teso alla creazione di una pedagogia maggiormente attenta alla valorizzazione delle differenze, sensibile alle esigenze culturali ed esistenziali di tutti quelli che vivono (nel)la scuola. La pedagogia interculturale ha gia' denunciato l'omologazione, l'eurocentrismo e la discriminazione presenti nei contenuti delle singole discipline, cosi' come l'inadeguatezza di una didattica incapace spesso di riconoscere le differenze. L'intercultura sembra pero' essersi concentrata esclusivamente sulle differenze etniche e religiose, mentre la scuola presenta molteplici altre differenze (sociali, economiche, culturali, di genere, di orientamento sessuale...) che si intrecciano e si contaminano. E' indicativo, ad esempio, il fatto che uno dei testi piu' importanti sull'intercultura (Franca Pinto Minerva, L'intercultura, Laterza, Roma-Bari 2002) non citi neppure una volta il fenomeno omosessuale. Le differenze relative al genere e all'orientamento sessuale sembrano essere infatti le piu' trascurate dal discorso pedagogico. E molto difficile e' anche farne oggetto di intervento e persino di discorso negli istituti scolastici. Eppure, l'omosessualita' riguarda, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanita', il 5% della popolazione mondiale (e quindi anche il 5% dei nostri studenti e delle nostre studentesse). Questa non trascurabile percentuale di popolazione scolastica, attraversata da una differenza forte e, in molti contesti, difficile da gestire, viene di fatto ignorata dalle politiche scolastiche, dalle riforme ministeriali, dai testi di pedagogia. * In un periodo difficile e delicatissimo per lo sviluppo psicofisico, caratterizzato spesso da insicurezza e confusione, come la preadolescenza e l'adolescenza, moltissimi studenti e studentesse, che si trovano impegnati ad affrontare, da soli, un percorso emotivo che li portera' in seguito a dir si gay, lesbiche, bisessuali o transgender, o che, magari, sono semplicemente effeminati o mascoline, soffrono quotidianamente a causa delle discriminazioni, delle ingiurie, dell'esclusione, talvolta delle violenze fisiche e psicologiche, esercitate dal gruppo dei pari. Conoscono una scuola che, come gli altri contesti in cui vivono, non sa vedere i loro bisogni. Spesso soffrono anche a causa dei docenti che, come del resto tutti gli altri operatori scolastici, sono impreparati a gestire le tematiche relative alle differenze di genere e di orientamento sessuale, cosi' come i conflitti a queste correlati. La sessualita' negata nella scuola diventa spesso causa di sofferenza, di silenzio, di menzogna, e inceppa talvolta il processo pedagogico. E' possibile invece porsi in un'ottica di empowerment dei singoli e dei gruppi oppressi. Tutti i nostri alunni e le nostre alunne devono poter trovare nella scuola un luogo dove costruire la propria soggettivita' in maniera libera e creativa, non dove introiettare l'odio di se' a furia di mortificazioni. E' con questo spirito che Aletheia ha preso questo nome che, in greco antico, significa "verita'", intesa, nel suo senso etimologico, come cio' che viene fuori dal suo nascondimento, che si svela uscendo alla luce del sole. * Focalizzare lo sguardo sulla piu' scomoda fra le differenze puo' essere il grimaldello per creare nella scuola una cultura della nonviolenza, della reciprocita', della coevoluzione, della liberta', del rispetto, dell'intercultura. Tanto piu' che le differenze di genere e di orientamento sessuale non possono essere tematizzate da sole, ma si intersecano necessariamente con tutte le altre: etniche, religiose, sociali, economiche, culturali. A partire dal patrimonio teorico costruito, in Italia e all'estero, dal movimento delle donne, dal movimento glbt (gay, lesbico, bisessuale e transgender) e dai gruppi sociali oppressi, Aletheia si propone come luogo di azione e di elaborazione per gli uomini e le donne che, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, in quanto formatori, insegnanti, docenti universitari, educatori (in ambiti formali e informali), vogliono lavorare insieme per creare un'educazione che si faccia carico di tutte le differenze, introducendo le differenze di genere e di orientamento sessuale all'interno del discorso pedagogico sull'intercultura. * Finalita' - valorizzazione dell'integrazione sociale, della dimensione relazionale e del riconoscimento delle differenze nella scuola al fine di creare una cultura plurale, rispettosa e dialogica; - promozione dello sviluppo di consapevolezze e di atteggiamenti non discriminatori nei confronti delle differenze, culturali o di identita', da parte della generalita' degli/delle allievi/e e da parte di tutti/e quanti/e lavorano nel mondo della formazione; - prevenzione del disagio adolescenziale, di episodi di esclusione delle minoranze e di fenomeni di bullismo nelle scuole, in correlazione con le differenze di genere e di sessualita'; - sostegno ad una reale integrazione e ad un armonico sviluppo della personalita' delle studentesse e degli studenti glbt, come soggetti attivi di diritti, all'interno della comunita' scolastica, anche attraverso un ripensamento dei contenuti disciplinari che non prevedano solo modelli eterosessuali; - creazione di un clima accogliente e partecipativo per tutti gli operatori della scuola, attraverso l'individuazione di momenti di confronto ed elaborazione di esperienze/vissuti e attraverso l'attuazione di interventi mirati nelle singole scuole. * Obiettivi in progressione cronologica - Elaborazione di un indirizzario nazionale di soggetti interessati al progetto Aletheia per la comunicazione e lo scambio di esperienze, opinioni, suggerimenti. - Creazione di un sito internet dove possano trovare luogo le ricerche scientifiche sull'argomento, i link ad associazioni similari nate in Europa (GLEEnet) e Stati Uniti (GLSEN), le esperienze significative realizzate in Italia e nel mondo, riferimenti bibliografici, un forum di discussione. - Organizzazione di momenti, a livello locale e nazionale, di discussione e fondazione della Rete, di scambio di esperienze e di progettualita'. - Organizzazione di seminari di studio tra i partecipanti alla rete Aletheia a livello locale. - Organizzazione di convegni e dibattiti pubblici (a livello locale e nazionale) sul tema del disagio scolastico della popolazione glbt, dell'intercultura e dell'empowerment. - Creazione di una rete nazionale di operatori scolastici che organizzi interventi formativi e di aggiornamento per studenti ed insegnanti nelle varie scuole a partire dalle esperienze gia' maturate da singoli o associazioni, sui vari argomenti riguardanti l'educazione sessuale, l'educazione alle differenze, la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, la riduzione del bullismo. - Collegamento con l'universita', i sindacati, le associazioni di insegnanti, le associazioni studentesche, le associazioni glbt, i mezzi di informazione, per la realizzazione di un intervento di rete. - Elaborazione di progetti di intervento che abbiano come interlocutori i Centri servizi amministrativi, gli enti locali, il Ministero della Pubblica Istruzione, l'Unione Europea. 12. INIZIATIVE. UN INCONTRO A CELLENO CON ACHILLE OCCHETTO E ALI RASHID Si svolgera' venerdi' 31 gennaio, con inizio alle ore17,30, presso il Centro comunitario di Celleno (VT) un incontro con Achille Occhetto ed Ali Rashid sul tema: "Chi governa il mondo? Poteri finanziari, guerre, terrorismo e democrazia". L'iniziativa e' promossa dal Centro Comunitario e dall'Assessorato ai servizi sociali del Comune di Celleno Seguira' una cena di solidarieta'; chi vorra' parteciparvi e' bene si prenoti in anticipo. Il ricavato verra' devoluto per il progetto di solidarieta' del centro per giovani indios di S. Juan Chamelko in Guatemala. Per informazioni: tel. 0761912275, e-mail: convento.cel at tin.it 13. RILETTURE. EMILY BRONTE: POESIE Emily Bronte, Poesie, Mondadori, Milano 1997, pp. XLVIII + 512, lire 10.000. L'opera poetica completa dell'autrice di Cime tempestose. 14. RILETTURE. ELENA CLEMENTELLI (A CURA DI): FADOS Elena Clementelli (a cura di), Fados, Guanda, Parma 1969, pp. 160. I testi di quarantacinque fados, la classica e struggente forma poetico-musicale portoghese. 15. RILETTURE. JULIE A. E. CURTIS: I MANOSCRITTI NON BRUCIANO Julie A. E. Curtis, I manoscritti non bruciano, Rizzoli, Milano 1992, pp. 348, lire 35.000. Un nitido profilo di Michail Bulgakov attraverso le lettere e i diari. 16. RILETTURE. MARIA TERESA MANDALARI (A CURA DI): POESIA OPERAIA TEDESCA DEL '900 Maria Teresa Mandalari (a cura di), Poesia operaia tedesca del '900, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 256. Uno studio e un'antologia che metterebbe conto ristampare. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 484 del 22 gennaio 2003
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