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Newsletter N.3 del 20 gennaio 2003
- Subject: Newsletter N.3 del 20 gennaio 2003
- From: newsletter at bbs.olografix.org
- Date: Mon, 20 Jan 2003 16:55:52 +0100
============================================ *** Associazione Culturale Telematica *** ********** "Metro Olografix" ********** Newsletter n. 3 del 20 gennaio 2003 ============================================ IN PRIMO PIANO ------------------------- L'Associazione Software Libero inaugura una campagna di sensibilizzazione sui pericoli della EUCD (European Union Copyright Directive, direttiva 2001/29/CE). Il materiale è disponibile all'indirizzo: http://www.softwarelibero.it/progetti/eucd/ Che cos'è l'EUCD ================ L'EUCD è la direttiva della Comunità europea nata per uniformare la legislazione sul diritto d'autore in vigore nei Paesi membri [1]. Si tratta di un argomento estremamente importante per la società, perchè ogni persona ha che fare con il diritto d'autore ogni volta che accede ad una qualunque opera, documento o informazione. Il diritto d'autore è un insieme di leggi che forniscono agli autori alcune prerogative sulle proprie creazioni (come il monopolio sulla riproduzione). L'esistenza di tali leggi è giustificata dal fatto che esse incoraggiano la produzione di nuove opere, favorendo la diffusione del sapere e il progresso sociale [2]. L'EUCD introduce nuove norme che ampliano il diritto d'autore, ma di fatto ne contraddicono le finalità positive: la direttiva non favorisce gli autori e la società, ma i grossi editori e produttori di software proprietario. L'EUCD concede nuovi privilegi legali ai colossi del settore, senza però offrire alcuna nuova garanzia agli utenti. Questa impostazione sposta il bilanciamento dei diritti e dei doveri, favorendo i grossi produttori a spese di tutti coloro che, in vario modo, utilizzano le moderne tecnologie. Quali sono i pericoli, e quanto sono vicini =========================================== L'EUCD contiene molte norme pericolose, tutte riconducibili ad un problema fondamentale: la richiesta di tutela legale per le "misure tecnologiche di protezione", ovvero per i sistemi che regolano l'accesso e la copia di materiali coperti da diritto d'autore. La "tutela legale" implica che ogni tentativo di aggirare queste misure diventa reato. L'EUCD sancisce quindi un nuovo potere per gli editori: quello di ricorrere a sistemi digitali che stabiliscono in che modo gli utenti possano utilizzare le opere possedute (come e-book, CD contenenti musica o dati, DVD). Questo significa che domani assisteremo alla diffusione di e-book a tempo, che diventano inutilizzabili dopo un certo periodo, e non possono essere stampati o ceduti a parenti o amici [3]; CD musicali che non si possono copiare, o memorizzare sul computer o sul lettore MP3 portatile [4]; film in DVD che si possono guardare solo in certi Paesi e con certi sistemi operativi [5]; programmi che automaticamente cancellano dal proprio PC i file ritenuti "illegali" [6]; computer, periferiche e sistemi operativi che si rifiutano di leggere dati ritenuti "non autorizzati" [7]. L'elenco potrebbe continuare, ed è potenzialmente molto ampio. Una applicazione estensiva di questi sistemi potrà togliere agli utenti ogni controllo sul funzionamento delle macchine in loro possesso. Non si tratta di semplici ipotesi: tutto questo avviene già oggi. Ma l'EUCD richiede che gli Stati europei difendano queste misure tecnologiche, creando leggi apposite: domani, quindi, ogni tentativo di aggirare le vessazioni di questi sistemi di protezione potrebbe essere punito con il carcere; chi crea programmi che leggono certi tipi di file potrebbe commettere un reato; anche chi solamente discute su come evitare una limitazione tecnologica potrebbe rischiare la galera. Le persone accusate potrebbero essere punite anche se non avessero mai commesso atti oggi illeciti perchè ritenuti violazioni del diritto d'autore. Con l'applicazione dell'EUCD, alcuni casi recentemente balzati all'onore delle cronache avrebbero avuto conseguenze diverse: il creatore del DeCSS [8] sarebbe stato condannato; chi ha scoperto come superare le limitazioni dei CD anti-copia usando un pennarello [9] sarebbe un criminale; anche chi utilizza o semplicemente rende note queste invenzioni correrebbe il rischio di ritorsioni legali. Negli Stati Uniti questo scenario è già realtà, a causa del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) [10]: una legge che ha permesso a varie aziende di ottenere arresti, intimidazioni e censure che hanno colpito utenti, programmatori, ricercatori. E le norme del DMCA sono le stesse previste dall'EUCD. Anche in Italia la situazione è preoccupante: il Governo ha già pronto uno schema di decreto legislativo che recepisce l'EUCD, e concretizza questi pericoli [11]. Perchè questa campagna ======================= Le norme dell'EUCD sono una palese negazione del progresso. L'EUCD non solo non si preoccupa di garantire agli utenti le libertà e le possibilità offerte dalle moderne tecnologie, ma addirittura va nel senso opposto: offre alle aziende abbastanza grosse una potere di controllo quale non era mai stato finora possibile. E' necessario che l'opinione pubblica comprenda i pericoli dell'EUCD, e sia informata sul suo recepimento in Italia e sulle sue conseguenze. Solo così sarà possibile chiedere una revisione della direttiva. La documentazione finora raccolta per la campagna comprende del materiale informativo sull'EUCD [12] e sulla legge italiana che la recepisce [13]. Le discussioni sul tema si svolgono sulla mailing list <diritto @ softwarelibero . it> [14]. La campagna è aperta ad ogni suggerimento e contributo. [1] http://www.softwarelibero.it/progetti/eucd/eucd-it.shtml [2] http://www.biblio.liuc.it:8080/biblio/liucpap/pdf/44.pdf [3] http://www.metatext.com/ [4] http://www.altroconsumo.it/map/show/254/src/20061.htm [5] http://eon.law.harvard.edu/openlaw/DVD/dvd-discuss-faq.html [6] http://bsdvault.net/article.php?sid=527&mode=&order=0 [7] http://www.apogeonline.com/webzine/2002/10/01/01/200210010102 [8] http://punto-informatico.it/p.asp?i=42646 [9] http://punto-informatico.it/p.asp?i=40153 [10] http://www.anti-dmca.org/ [11] http://www.softwarelibero.it/progetti/eucd/bozza-legge-italiana.shtml [12] http://www.softwarelibero.it/progetti/eucd/intro.shtml [13] http://www.softwarelibero.it/progetti/eucd/eucd-in-italia.shtml [14] http://lists.softwarelibero.it/mailman/listinfo/diritto TECNOLOGIA&INTERNET -------------------------------------- Giro di valzer sul bollino SIAE Ecco cosa è cambiato nella legge sul diritto d'autore nei giorni scorsi, modifiche che tengono conto del software libero e di altre fattispecie dimenticate. Applaude la BSA http://punto-informatico.it/p.asp?i=42762 InterLex/ Lo sgradevole odore della beffa di Manlio Cammarata - Si può considerare coperto un comune nel quale solo una piccola parte degli utenti può avere l'ADSL? Sono allo studio soluzioni concrete per diminuire in tempi ragionevoli il digital divide? http://punto-informatico.it/p.asp?i=42759 TEMI&APPROFONDIMENTI ------------------------------------------ Democrazia in movimento INTERVISTA Porto Alegre e i rischi di guerra. Parla Michael Albert, intellettuale Usa e animatore del sito Internet Znet BENEDETTO VECCHI Michael Albert ha lo sguardo rivolto sempre all'orizzonte e questo lo fa sembrare distratto, preso da altri pensieri. Eppure, questo massiccio americano ne ha fatto di strada da quando, brillante studente, decise che doveva impedire che altri compatrioti andassero a combattere in Vietnam. Da allora è diventato un attivista della «nuova sinistra americana» e uno stretto collaboratore di Noam Chomsky nella puntuale denuncia delle ipocrisie e bugie che le diverse amministrazione della Casa Bianca hanno usato per legittimare il loro intervento a favore delle dittature militari in America Latina o per la loro diplomazia delle cannoniere. Il primo incontro con lui è avvenuto a Firenze, durante il social forum europeo. Tra un bicchiere di vino e una risata, ha cominciato a parlare della speranza suscitata dal «movimento contro la globalizzazione capitalista», una speranza che Michael Albert ha coltivato amministrando il sito Internet Znet (www.zmag.org), diventato in pochi anni il luogo dove la discussione sulle pr ospettive del «movimento dei movimenti» ha visto coinvolti, oltre a Chomsky tutti gli studiosi che di quel movimento vengono considerati, a torto o a ragione, gli intellettuali organici. E quando poi è apparso un suo testo che annunciava il progetto Life after capitalism per la terza edizione di Porto Alegre la curiosità si è trasformata in intervista. «Life after capitalism è da considerare - afferma Albert - una conferenza all'interno della conferenza. Noi del sito Znet assieme a studiosi e associazioni culturali brasiliane e non, abbiamo pensato che accanto alle conferenze, per così dire istituzionali ci fosse la necessità di un incontro ravvicinato su alcuni temi, da quello sulla guerra annunciata contro l'Iraq all'operato del Wto. Se si scorre l'elenco degli studiosi che hanno aderito all'iniziativa si ha il sospetto che siano quelli più `radicali'. In parte è una sensazione giusta, perché gran parte di noi pensano che il capitalismo non è riformabile. Ma sappiamo però che accanto alla radicalità teoric a ci vuole duttilità, pazienza e una certa dose di pragmatismo». Nel testo apparso sul sito Znet sostieni anche che a Porto Alegre saranno presenti molti esponenti della sinistra moderata mondiale. Sembra di cogliere nella sua analisi una contraddittorietà in questa presenza. Da una parte, il movimento contro la globalizzazione è riuscito ad accrescere il consenso attorno alle sue posizioni; dall'altra c'è il rischio di una minore democrazia nelle decisioni. Puoi spiegare meglio il tuo pensiero? Il forum sociale mondiale è un appuntamento importante tanto a livello globale che a livello locale perché segnala che, di anno in anno, è cresciuto il consenso attorno alle sue parole d'ordine. E' quindi pleonastico riconoscere che è un luogo aperto e accogliente per chiunque sia sinceramente interessato a un critica delle ineguaglianze sociali, alla guerra, al razzismo, al sessismo, compresi quegli uomini, donne, associazioni che nutrono dubbi sulla possibilità di costruire una «nuova società». Valuto quindi positivamente la partecipazione di molti esponenti di ciò che lei chiama la sinistra moderata. Costruire un forum come questo, cioè una, non so come chiamarla se una struttura o organizzazione che include e che non ha quindi confini rigidi, è sempre un processo complicato, difficile, specialmente quando i due livelli su cui si misura il movimento contro la globalizzazione capitalista, cioè quello internazionale e quello locale, sono così intrecciati. C'è da tenere presente le diversità culturali e politiche, garantendo al tempo stesso l'efficacia delle mobilitazioni decise. Va da sé, quindi, che il problema della democrazia sia a questo livello cruciale. Non penso che gli organizzatori del forum sociale mondiale non se lo siano posto. Più semplicemente, ritengo che ogni volta che il movimento registra un cambiamento al suo interno e del suo rapporto con la realtà, il problema della democrazia si ripropone. La rivolta argentina, l'elezione di Lula, la crisi venezuelana, il «nuovo corso» in Ecuador. Tutto il continente latinoamericano è in movimento. Questa situazione può considerarsi come il primo risultato del movimento contro la globalizzazione economica e come ulteriore sintomo della crisi del neoliberismo? Non so se sono i primi successi. Ce ne sono stati altri, che magari non sono apparsi come tali. Ogni persona che cambia il suo modo di vedere il mondo e che poi esprime pubblicamente il dissenso rispetto al potere dominante è da considerare un successo. Possiamo quindi considerare l'elezione di Lula, la rivolta argentina e «il nuovo corso» in Ecuador come la ratifica di tanti, piccoli successi. Inoltre, la tendenza positiva che tu descrive non riguarda solo l'America latina, ma anche l'Asia, l'Africa e persino gli Stati uniti e che non può essere ricondotto solo all'azione del movimento contro la globalizzazione capitalista. In passato, ma anche tuttora, ci sono stati importanti movimenti contro il sessismo, il razzismo, le multinazionali che andavano nella direzione di un radicale cambiamento e sarebbe ingeneroso dimenticarli. Da Seattle in poi, il Wto, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale sono stati considerati organismi sovranazionali non solo antidemocratici, ma anche in crisi. Eppure, alcune decisioni da loro prese ultimamente vanno sempre nella direzione: mano libera al mercato. Walden Bello sostiene che sono irriformabili. Cosa ne pensi? Sono d'accordo con lui. E come lui sono convinto che vanno abolite, perché sono istituzioni che rafforzano chi è già ricco e potente. Nell'arena pubblica ci sono già buone proposte per redistribuire il potere e la ricchezza verso i paesi meno sviluppati magari ricavando, ad esempio, risorse tassando gli scambi finanziari internazionali. La denuncia della assenza di democraticità nell'operato delle organizzazioni sovranazionali come il Wto, la Banca mondiale o il Fmi non può però far dimenticare un altro problema, che ha a che fare con la forza di persuasione di questo movimento. Spesso viene chiesto agli attivisti «che cosa vuoi esattamente?». Non possiamo limitarci a dire: abolire il Wto, la Banca mondiale e il Fmi. Dobbiamo spiegare il perché vogliamo abolirle, indicando al tempo stesso le alternative: cioè quali istituzioni vogliamo, con quale compito e come devono funzionare. Spesso però chi domanda «Ma che cosa vuoi esattamente?» non ha in testa il Fondo monetario internazionale, ma altro, cioè la paura che il proprio stile di vita debba cambiare, una prospettiva che spesso appare come un vero e proprio salto nel buio. Dietro quel «cosa vuoi?» c'è quindi un «qual è la società che hai in testa dove non c'è mercato e proprietà privata?». Allo stesso tempo, questo riflesso «conservatore» fa trapelare un timore altrettanto diffuso e che riguarda proprio il ruolo di stravolgimento delle economie dei singoli paesi operato da istituzioni internazionali come il Wto. Molte persone pensano infatti che l'economia americana, italiana, tedesca, inglese, indonesiana non debba proprio cambiar e, tanto più se ci sono pressioni da parte di una istituzione, come dire, «straniera». Questa prospettiva di dovere cambiare perché lo dice il Wto può spaventare tanto quanto la prospettiva di trasformazione veicolata dal movimento contro la globalizzazione capitalista. Di conseguenza, se mettiamo insieme la paura di dovere cambiare stile di vita assieme all'incertezza del futuro è fin troppo evidente che uno dei compiti degli attivisti è la chiarezza sul «mondo possibile» che si vuol costruire. Nel nuovo «disordine mondiale», la guerra sembra tornata ad essere uno strumento per mettere ordine sul pianeta terra. C'è poi l'analisi sul ruolo che ha il petrolio.... Non sono così sicuro che la guerra contro l'Afghanistan abbia avuto a che fare con il petrolio. Quella, probabile, contro l'Iraq sì. Ma il fatto che l'oro nero è così importante nella vicenda irachena non significa che sia l'unico fattore che spiega la volontà degli Stati uniti di togliere di mezzo Saddam Hussein. Le élite statunitensi hanno sempre usato tutti i mezzi a loro disposizione - dal denaro all'influenza sui mass-media all'esercito - per mantenere il loro potere. Cerco di spiegarmi meglio. Sin da poche ore dopo l'attacco dell'11 settembre, le èlite americane hanno cercato di usare quell'evento per avere carta bianca dall'opinione pubblica. L'Afghanistan prima, l'Iraq, la Siria, l'Iran, la Corea nel prossimo futuro sono degli escamotage per far accettare una legislazione restrittiva in patria e per aumentare le spese militari, rendendo così difficile l'espressione del dissenso rispetto alle loro scelte. Ma se la guerra è usata per limitare la libertà in patria, non possiamo dimenticare che obiettivo di questa amministrazione è la creazione di un ordine mondiale fatto su misura degli Stati uniti grazie alla sua superiorità militare. E' indubbio che la diplomazia delle cannoniere è il modo preferito da George W. Bush per mettere ordine. Dobbiamo certo contrastare il militarismo americano, costruendo un ampio e globale movimento per la pace che renda socialmente la guerra un prezzo molto alto da pagare. http://www.ilmanifesto.it/oggi/art85.html IN LIBRERIA ------------------- Tiziano Terzani Lettere contro la guerra Longanesi&C., Milano prima edizione febbraio 2002 seconda edizione febbraio 2002 EURO 10 il sito di Tiziano Terzani http://www.tizianoterzani.com NEWS DALL'ASSOCIAZIONE ------------------------------------------- L'assemblea ordinaria dei soci dell'associazione culturale telematica Metro Olografix e' convocata per il giorno 24 GENNAIO alle ore 08:00 in prima convocazione e per il giorno 25 GENNAIO alle ore 16:00 in seconda convocazione presso la sede dell'associazione medesima in via nazionale adriatica nord 92 (http://metro.olografix.org/sede.html) con il seguente ordine del giorno: 1) Campagna soci 2003 2) Approvazione bilancio 2002 3) Programma 2003 4) Sede 5) Autofinanziamento 6) Varie ed eventuali I soci aventi diritto al voto sono tutti coloro in regola con il pagamento della quota sociale entro la fine dell'assemblea stessa. -------------------------------------------- a cura di Loris D'Emilio http://www.olografix.org/loris/ hanno collaborato a questo numero: Alessio "isazi" Sclocco http://www.olografix.org/isazi/ Ø UNREGISTERED Version of PostMan for Wildcat 5.x
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