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La nonviolenza e' in cammino. 477
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 477
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 15 Jan 2003 06:29:25 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 477 del 15 gennaio 2003 Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara, un contributo alla riflessione promossa da Antonio Vigilante 2. "Beati i costruttori di pace": le istituzioni si pronuncino per la pace 3. Maria G. Di Rienzo, lavorare in cerchio 4. Blues del nostro fratello dottor King 5. Edoarda Masi: Camillo de Piaz, un cristiano al valico del mondo 6. Massimo Canevacci, la scomparsa di Tullio Tentori 7. Una bibliografia essenziale degli scritti di Enrico Peyretti 8. Hannah Arendt, una buona pace 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: UN CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE PROMOSSA DA ANTONIO VIGILANTE Con un lucido intervento (pubblicato sul n. 466 del 4 gennaio 2003 di questo notiziario) Antonio Vigilante, acuto studioso oltre che generoso amico della nonviolenza, ha posto ineludibili questioni sulla violenza intrinseca non solo nell'attuale gestione ma nella stessa funzione ideologica e sociale del medium televisivo. Successivamente Mao Valpiana (cfr. il suo articolo nel n. 475 del 13 gennaio) ha riproposto l'argomento prendendo le mosse dal feroce pestaggio razzista in diretta televisiva di qualche giorno fa. A questa riflessione vorremmo contribuire con le seguenti brevi sparse osservazioni, sollecitando altri interlocutori ad intervenire in merito. * 1. Una subalternita' Molti che credono di opporsi alla tv violenta ed eversiva ne sono essi stessi complici. Molti che dicono di opporsi alla tv di Berlusconi adottano le stesse modalita' comportamentali e gli stessi orientamenti strategici e gli stessi criteri valutativi e valoriali di Berlusconi a cio' indotti dalla tv. Pensare di contrastare Berlusconi facendo i berluschini e' una di quelle nequizie che si smascherano da se', e che ci rivelano come certi pretesi leader o portavoce di questo e di quello non solo non ci rappresentano, ma sono nostri avversari, e vieppiu' tronfi e tracotanti quanto piu' inconsapevoli e irresponsabili complici di chi tutti ci opprime e calpesta (complici, sia sotto il profilo sociale che sotto quello ideologico, quale che sia l'autocoscienza che ne abbiano nella miseranda alienazione loro - la "falsa coscienza" di cui parlava nitidamente un antico esule). * 2. Un errore morale, quindi politico Qualche anno fa fu in gran voga un prolisso libro della giornalista canadese Naomi Klein, No logo, che diceva divulgativamente (e merito ne sia reso all'autrice e all'ufficio marketing del suo editore) alcune cose ben note a chi da decenni si dedica alla lotta contro la violenza e che erano forse riassumibili in poche pagine, che sarebbero allora state splendide e utilissime. In quel libro si proponeva, tra altre piu' ragionevoli cose, anche un uso tattico dei media da parte dei movimenti di opposizione alla violenza dei poteri economici dominanti, strumentalmente sfruttando l'attitudine dei media a rincorrere quanto fosse spettacolare. Molti accolsero l'infausto - ed in radice ignobilmente subalterno - suggerimento (altri lo avevano gia' messo in pratica nei decenni scorsi, finendo per diventare dei pagliacci), e proseguirono con l'inscenare provocatorie idiozie che ebbero come esito di rendere alcuni sciagurati in carriera dei piccoli divi della peggiore tv-spazzatura (quella dei talk-show e della cosiddetta informazione politica, per intenderci) e contribuendo tra l'altro a creare le condizioni affinche' altri, sadici e nazisti e stipendiati dallo stato per giunta, potessero bestialmente infuriare insanguinando le strade. Non perdoneremo mai a tanti pretesi leader del movimento per la pace e la globalizzazione dei diritti di aver contribuito col loro cinismo e la loro idiozia di provocatori in carriera a far accadere questo. Li riteniamo anch'essi responsabili - certo indiretti, ma responsabili comunque - degli orrori commessi dai criminali in divisa che hanno colpito e lacerato carni e anime umane; e di una vita - di un giovane nel fiore degli anni - strappata per sempre alla luce dei giorni. * 3. Dalla televisione parlano gli assassini Il fatto si e' che dalla televisione parlano gli assassini. E chi finge di non saperlo e' un ipocrita. Tutto sulla televisione ed il suo orrore e' gia' stato detto da lunga pezza: da Guenther Anders nel primo volume de L'uomo e' antiquato, da George Orwell in 1984, da don Milani in Esperienze pastorali, da Marshall McLuhan ne Gli strumenti del comunicare, e - si parva licet componere magnis - da Ray Bradbury in Farenheit 451, da Robert Sheckely in alcuni dei suoi folgoranti racconti di ormai mezzo secolo fa, e da Ballard, e da Dick. * 4. Poi, certo Poi, certo, occorre saper distinguere e saper valorizzare; ma gia' l'Adorno dei Minima moralia invitava a non lasciarsi sedurre dalla troppa finezza e bizantineria della nostra stessa intelligenza analitica. Poi, certo, occore saper distinguere e valorizzare, ed alcune osservazioni di Karl Popper sono assai utili e lodevoli, nell'intento se non negli esiti invero topolineschi rispetto alla montagnosita' della questione posta. Poi, certo, occorre saper distinguere e valorizzare, ed ancora sono opportune alcune vecchie brillanti opinioni di Umberto Eco sugli apocalittici e integrati (che pur mai ci persuasero se messe a confronto con le posizioni andersiane). Poi, certo, una cosa e' la tv che trasmette il Pirandello di De Filippo e un'altra quella della trivialita' e dell'eversione berlusconiana, ma cio' non ci esime da un'analisi in profondita' dei portati impliciti (e quindi tanto piu' cogenti) della televisione come rappresentazione - sostituzione, simulacrizzazione, alienazione - del mondo, e ben piu' che mero strumento tecnico, weltanschauung e imperio. * 5. Congedo e apertura Cosicche' l'analisi di Antonio Vigilante ci persuade, e ci persuade la proposta di Mao Valpiana (di spegnere la scatola col tubo catodico dentro). E non ci persuadono affatto, invece, esperienze e personaggi che tanto s'agitano contro il potere, purche' le telecamere siano accese e li riprendano sempre. Pensiamo da tempo, da tempo diciamo, che se vogliamo contrastare la guerra e la violenza dobbiamo cominciare a dotarci di nostri strumenti altri di comunicazione e di riflessione, che siano democratici e non narcotici, che siano partecipativi e non unidirezionali, che siano rispettosi della dignita' e non spettacolarizzanti e cannibaleschi. Nel compito che ci incombe la televisione come oggi esiste nel mondo non puo' servirci, neanche se a dirigerla potessimo mettere l'amico Moliere, il maestro Walter Benjamin, o Franz Kafka da Praga (forse Virginia Woolf saprebbe fare una televisione finalmente non fascista, ma Virginia Woolf ci ha lasciato da tanti anni...). 2. APPELLI. "BEATI I COSTRUTTORI DI PACE": LE ISTITUZIONI SI PRONUNCINO PER LA PACE [Da Maria Grazia Bonollo (per contatti: salbega at tiscalinet.it), infaticabile nel diffondere i comunicati della prestigiosa associazione per la pace e la nonviolenza "Beati i costruttori di pace" (via Antonio da Tempo 2, 35131 Padova, tel. 0498070522, fax 0498070699, e-mail: beati at libero.it, sito: www.beati.org), riceviamo e diffondiamo] La societa' civile italiana con le forme piu' diverse e' mobilitata contro una nuova guerra che si vuol fare ad ogni costo. Sono tanti i segni con cui la gente esprime la sua opposizione a questa decisione perche' avverte che e' in gioco la vita di persone innocenti, ma anche la visione e l'organizzazione dell'ordine internazionale; e' messa a repentaglio la convivenza di culture e civilta' diverse; viene affermato il primato dell'economia sui diritti fondamentali della persona e dei popoli e viene inferto un colpo mortale al diritto internazionale e all'Organizzazione delle Nazioni Unite. Sono molte le personalita' civili e religiose che si sono pronunciate contro la guerra e si sono associate alla mobilitazione popolare. Stranamente pero' sono le principali Istituzioni a fare silenzio; danno la sensazione di essere incerte e senza iniziativa, in attesa che gli eventi evolvano in modo da presentare le scelte come obbligate. Di fronte a un fatto cosi' importante e cosi' gravido di conseguenze negative non si sono ancora pronunciati il Parlamento italiano, il Parlamento europeo e, in campo ecclesiale, la Conferenza Episcopale Italiana. Facciamo un appello accorato perche' tutti, sia singolarmente che in forma associata, facciano pervenire la loro voce affinche' queste Istituzioni, in quanto rappresentanti dei cittadini e delle comunita' ecclesiali, esercitino la loro responsabilita' e abbiano il coraggio di prendere posizione e di dichiararla pubblicamente. Allo scopo forniamo i numeri di fax e gli indirizzi e-mail utili, nonche' i fac-simile di messaggi da inviare. Invitiamo inoltre i cittadini a far sentire la loro voce perche' anche le Istituzioni locali di ogni ordine e grado si esprimano e facciano pervenire le loro mozioni ai livelli istituzionali piu' alti. Beati i costruttori di pace Prime adesioni al presente appello: Rete Lilliput, Tavola della Pace. * - Al Sen. Marcello Pera, Presidente del Senato della Repubblica Palazzo Madama, 00186 Roma fax: 06.67062022, e-mail: segrpres2 at senato.it - all'On. Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati Palazzo Montecitorio, 00187 Roma fax: 06.67603522, e-mail: casini_p at camera.it - all'On. Patrick Cox, Presidente del Parlamento Europeo 60, rue Wiertz, B1047 Bruxelles fax 0032.22849363, e-mail: pcox at europarl.eu.int - al Card. Camillo Ruini, Presidente Conferenza Episcopale Italiana Circonvallazione Aurelia 50, 00165 Roma fax 06.66223037, e-mail: segrgen at chiesacattolica.it * Facsimile di appello Per il Parlamento Italiano Signor Presidente, la societa' civile e' mobilitata nelle forme piu' svariate contro la minaccia di una nuova guerra. Non abbiamo ancora assistito al dibattito, ne' al pronunciamento del Parlamento italiano su un fatto cosi' importante, che mette a repentaglio la vita di persone innocenti, la visione e l'organizzazione dell'ordine internazionale e la convivenza di culture e civilta' diverse; che afferma invece, con la forza delle armi, il primato dell'economia e degli interessi nazionali sui diritti fondamentali della persona e dei popoli, in spregio al diritto internazionale e alla funzione di pace delle Nazioni Unite. La preghiamo di convocare con estrema urgenza il Parlamento a Camere riunite perche' venga aperto il dibattito di fronte al Paese e si arrivi a un pronunciamento responsabile e chiaro prima che gli eventi riducano ogni spazio per l'azione politica. Porgo cordiali saluti. (data e firma) * Per il Parlamento Europeo Signor Presidente, la societa' civile italiana, assieme a quella degli altri Paesi europei, e' mobilitata nelle forme piu' svariate contro la minaccia di una nuova guerra. Non abbiamo ancora assistito al dibattito, ne' al pronunciamento del Parlamento Europeo su un fatto cosi' importante, che mette a repentaglio la vita di persone innocenti, la visione e l'organizzazione dell'ordine internazionale e la convivenza di culture e civilta' diverse; che afferma invece, con la forza delle armi, il primato dell'economia e degli interessi nazionali sui diritti fondamentali della persona e dei popoli, in spregio al diritto internazionale e alla funzione di pace delle Nazioni Unite. Tutti siamo in attesa di un ruolo attivo e trainante dell'Europa per la pace, superando gli interessi nazionali dei singoli Paesi. La preghiamo per questo di convocare con estrema urgenza il Parlamento perche' si apra il dibattito e si arrivi a un pronunciamento responsabile e chiaro prima che gli eventi riducano ogni spazio per l'azione politica. Porgo cordiali saluti. (data e firma) * Per la Conferenza Episcopale Italiana Signor Presidente Card. Camillo Ruini, in risposta al messaggio del Papa all'inizio dell'anno e ai suoi reiterati appelli, sono molte le comunita' ecclesiali che stanno manifestando la loro volonta' di pace contro la minaccia di una nuova guerra. Una guerra che metterebbe a repentaglio la vita di tanti innocenti, la visione e l'organizzazione dell'ordine internazionale e la convivenza di culture e civilta' diverse. Una guerra che affermerebbe invece, con la forza delle armi, il primato dell'economia e degli interessi nazionali sui diritti della persona e dei popoli, in spregio al diritto internazionale e alla funzione di pace delle Nazioni Unite. Tutti siamo in attesa di una parola significativa anche della Cei su un evento che riveste tanta importanza per l'umanita' intera. Porgo cordiali saluti. (data e firma) 3. MATERIALI. MARIA G. DI RIENZO: LAVORARE IN CERCHIO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: dirienzo at tvol.it) per questo intervento utilizzabile per seminari di formazione. Maria G. Di Rienzo e' una prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Il cerchio, o consiglio, e' un'antica forma di incontro che ha radunato gli esseri umani in conversazioni rispettose per migliaia di anni, ed e' servito come fondazione di numerose culture. In alcune aree del mondo questa tradizione e' intatta, in altre e' stata del tutto dimenticata. Il cerchio offre il "processo" (il modo in cui si sta insieme conversando) e l'intenzione del gruppo offre i contenuti. Al di la' della cornice, cio' che fa di un incontro un "cerchio" e' la volonta' dei/delle partecipanti di muoversi dalla socializzazione informale o dalla contrapposizione di opinioni ad un'attitudine ricettiva in cui si parli dopo aver riflettuto e si ascolti con molta attenzione. Lo spazio del cerchio o consiglio e' uno spazio "sacro": culture differenti esprimono questo stesso concetto con variazioni di metodologie, ma sono concordi nel valutarlo come la struttura che porta la conversazione ai suoi livelli piu' profondi. * Chiamare il cerchio Per dare inizio ad un cerchio, bisogna che qualcuno/a esprima un'intenzione (contenuto, mission, direzione), offra la struttura di base in cui riunirsi e sia pronto/a a sostenere il ruolo di facilitatore/facilitatrice rispetto alle modalita' del lavoro in cerchio. Questa persona, o gruppo di persone, e' l'anfitrione del cerchio. In cerchi che gia' hanno esperienza, tale ruolo ruota fra i membri, di modo che ognuno/a ne condivida la responsabilita'. * Gli "ingredienti" del cerchio Il benvenuto. Stabilire il centro. Gli intenti. Presentazione. Accordi di gruppo. Principi e pratiche. Facilitazione. Verifica. - Benvenuto. Quando i membri del cerchio sono tutti presenti, l'anfitrione o qualche altra persona da' inizio al cerchio con un gesto che sposti l'attenzione dallo "spazio sociale" allo "spazio del consiglio". Questo gesto di benvenuto puo' essere un momento di silenzio, la lettura di una poesia, l'ascolto di un brano musicale... qualunque cosa porti le persone ad un senso di calma presenza. - Stabilire il centro. Il centro di un cerchio e' come il mozzo di una ruota: tutte le energie passano di li', ed il centro tiene insieme i raggi. Per aiutare le persone che fanno parte del cerchio a ricordarlo, al centro del cerchio vengono situati alcuni oggetti che rappresentano le intenzioni del cerchio stesso. Ogni simbolo che risponda a tale requisito o che aggiunga bellezza va bene: fiori, una coppa, una candela. Scegliete qualcosa di semplice, che non sia dannoso per l'ambiente e che onori la cultura locale. - Gli intenti. Lo scopo del gruppo da' forma al gruppo stesso: esso determina chi partecipera' al cerchio, per quanto tempo il cerchio continuera' ad incontrarsi, e che tipo di risultati ci si aspetta di ottenere. - Presentazione. La presentazione iniziale aiuta le persone a mettersi nello stato d'animo della partecipazione ad un consiglio e ricorda a ciascuno i propri propositi. E' un modo per assicurarsi che i/le partecipanti siano presenti "mentalmente" oltre che fisicamente. Quando si inizia un nuovo cerchio, la gente potra' ad esempio dire il proprio nome e offrire un breve commento sul perche' si trova la'; in un cerchio che sta gia' lavorando, le persone esporranno in modo conciso le loro speranze rispetto all'incontro, od offriranno un altro commento sociale. Alcuni cerchi trovano utile che le persone pongano un oggetto che le rappresenta al centro del cerchio stesso. Nel contribuire alla "centratura" in questo modo, ciascuno potra' dire in breve cosa quell'oggetto significa per lui/lei e perche' ha scelto di portarlo. La presentazione comincia di solito con un volontario e prosegue lungo il cerchio. Se qualcuno non e' pronto a parlare, "passa", e gli verra' data l'opportunita' di esprimersi quando gli altri avranno completato i propri interventi. - Accordi di gruppo. Muoversi all'interno degli accordi stabiliti costruisce un "contenitore" interpersonale, che permette ai membri del cerchio di avere scambi liberi e profondi, di rispettare i differenti punti di vista, e di condividere responsabilita' per il benessere e la direzione del gruppo. Alcuni dei piu' usati sono: Le storie personali che vengono condivise nel cerchio sono confidenziali e non devono essere riportate senza permesso. Ascoltiamo con compassione, senza pregiudizio. Ci chiediamo l'un líaltro di cosa abbiamo bisogno, ed offriamo cio' che possiamo offrire. Di tanto in tanto, siamo d'accordo di prenderci delle pause per poter raccogliere i nostri pensieri. * Principi e pratiche Il principo fondamentale, qualsiasi siano gli accordi specifici che il gruppo si da', e': il cerchio non e' un gruppo senza "leader": e' un gruppo in cui tutte e tutti sono "leader". Il cerchio e' stato definito l'unita' basica della democrazia. La struttura creata dai componenti del cerchio diventa una forma di autogoverno, in cui i ruoli ruotano e la responsabilita' e' condivisa non tanto e non solo perche' tale comportamento e' piu' "etico", ma perche' la qualita' delle esperienze che si fanno e la riuscita delle azioni che si intraprendono migliorano straordinariamente. La primaria intenzione di un cerchio e' quella di parlare ed ascoltare: lo spazio del consiglio invita percio' alle seguenti pratiche: Parlare con intenzione. Ascoltare con attenzione. Curarsi del benessere del gruppo, essendo coscienti del nostro contributo. I cerchi usano comunemente tre "sistemi" per la discussione: gli "oggetti parlanti", la conversazione e la riflessione. - Gli oggetti parlanti sono di solito presenti nelle fasi della Presentazione e della Verifica, o quando vi sia la necessita' di rallentare il ritmo della discussione al fine di udire tutte le voci e di dar loro modo di esprimersi senza essere interrotte. L'oggetto parlante (un bastoncino, una pietra, una piuma, o qualsiasi oggetto che abbia significato per il cerchio) deve rispondere all'unico requisito dell'essere facilmente passabile da mano a mano. In questa fase, solo la persona che ha in mano l'oggetto puo' parlare e non puo' essere interrotta (potete prevedere che vi sia un tempo limite: ad esempio cinque minuti). L'oggetto transita attraverso il cerchio di modo da raccogliere la saggezza, le storie, le preoccupazioni, i desideri di tutti, cosi' che ciascuno abbia l'opportunita' di offrire il proprio contributo. - La conversazione e' invece usata per suscitare interazione, interconnessione di idee, pensieri ed opinioni. L'energia di una conversazione aperta stimola il flusso di nuove idee ma e' oltremodo importante, nel mezzo di essa, accordarsi sul prendere una pausa e far chiarezza interiormente. - La riflessione (detta anche "consiglio silente") da' ad ogni membro del cerchio il tempo e lo spazio per valutare cio' che sta accadendo, o quali sono le cose necessarie, nel corso dell'incontro. Il silenzio puo' anche essere richiesto affinche' ciascuna persona presente valuti il ruolo o limpatto che sta avendo nel gruppo, oppure per aiutare il gruppo a riallinearsi con i propri intenti, o per chiarificare meglio una questione centrandosi su di essa piu' profondamente. * Facilitazione I ruoli che un facilitatore puo' prendere sono molteplici, ma generalmente il suo compito principale, che deve essere assunto volontariamente, puo' essere riassunto come "la salvaguardia dell'energia del gruppo". Questo ruolo deve ruotare fra i membri del cerchio: l'ideale e' che il facilitatore cambi ad ogni riunione. Questa persona ha il permesso delle altre di intervenire nei processi di gruppo per richiamare il cerchio alla "centratura", per focalizzare meglio le questioni che si stanno dibattendo, per ricordare alle persone presenti gli accordi presi sulle pratiche e il necessario rispetto, o per suggerire di osservare una pausa, ecc. A volte il facilitatore usa uno strumento che produca un leggero rumore, come una campanella; questo rumore e' il segnale che interrompe l'azione e, a seconda degli accordi presi in precedenza, il gruppo osserva un minuto di silenzio, ognuno respira profondamente e si rilassa o raccoglie. Quando il facilitatore produce di nuovo il suono, spiega perche' ha causato l'interruzione, e l'azione puo' riprendere. Il facilitatore puo' suggerire l'uso degli "oggetti parlanti" se la conversazione e' diventata frenetica, caotica o improduttiva; tiene conto dei termini di tempo degli interventi, aiuta le persone ad agire il conflitto serenamente e creativamente. * Verifica Al termine di un incontro del cerchio, e' importante che ad ogni persona siano dati alcuni minuti per commentare cio' che hanno appreso o che cosa portano con se', dalla riunione, nel cuore e nella mente. Questa pratica viene detta "verifica", e fornisce anche ai partecipanti il permesso simbolico di rilasciare la grande e profonda attenzione che hanno usato nel cerchio mentre passano dallo spazio del consiglio a quello sociale o privato. * Il cerchio non e' una forma dogmatica. Non ci sono modelli che vadano bene per tutti per praticare l'essere insieme in un consiglio. Ogni gruppo trova il proprio stile, ogni gruppo ha il suo unico assortimento di diverse personalita'. Quello che sappiamo e' che questa struttura ha dimostrato la propria forza ed adattabilita' dai primi fuochi delle nostre antenate e dei nostri antenati alla nostra era "globale". Ogni cerchio contribuisce a mantenere questa lunga tradizione umana dell'ascoltare, parlare ed intraprendere azioni meditate. Le informazioni fornitevi sono solo lo "scheletro" del cerchio: ogni gruppo dara' corpo alla struttura nel proprio peculiare modo, perche' il cerchio e' una forma d'incontro dinamica e vivente. 4. MEMORIA. BLUES DEL NOSTRO FRATELLO DOTTOR KING [Il 15 gennaio del 1929 nasceva ad Atlanta in Georgia (Usa) Martin Luther King. Lo ricordiamo riportando, nella traduzione di Eufemio Piegapini, il seguente song anonimo. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro»"Martin Luther King (antologia a cura di Paolo Naso), Claudiana, Torino 1993; "I have a dream", Mondadori, Milano 2001. Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale] Era poco piu' che un ragazzo, il nostro fratello dottor King la storia lo aspettava a una fermata d'autobus e la storia quel giorno aveva il volto stanco e i piedi gonfi di nostra sorella Rosa Parks, che sempre sia lodata. Era poco piu' che un ragazzo, il nostro fratello dottor King ma aveva un sogno e quando sogni forte non c'e' muraglia che possa resistere ed e' quel sogno che mette in cammino la carovana umana, che sempre sia lodata. Era poco piu' che un ragazzo, il nostro fratello dottor King paziente lo attendeva il suo sicario e quelli che pagarono il sicario ancora comandano, certo ma l'anima di King non l'hanno infranta, che sempre sia lodata. Ancora comandano, e' vero, gli oppressori ma la marcia di Martin Luther King, poco piu' che un ragazzo, non l'hanno fermata essa continua con le nostre gambe coi nostri sogni, e vinceremo noi. Che sia lodato il cielo e anche la terra. 5. MAESTRE E MAESTRI. EDOARDA MASI: CAMILLO DE PIAZ, UN CRISTIANO AL VALICO DEL MONDO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 gennaio 2003. Edoarda Masi, nata a Roma nel 1927, bibliotecaria nelle biblioteche nazionali di Firenze, Roma e Milano, ha insegnato letteratura cinese nell'Istituto Universitario Orientale di Napoli; ha vissuto a Pechino e a Shangai, dove ha insegnato lingua italiana all'Istituto Universitario di Lingue Straniere. Ha collaborato a numerose riviste, italiane e straniere, tra cui "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Kursbuch", "Les temps modernes". Intellettuale della sinistra critica, di straordinaria lucidita'. Opere di Edoarda Masi: La contestazione cinese, Torino 1968; Per la Cina, Milano 1978; Breve storia della Cina contemporanea, Bari 1979; Il libro da nascondere, Casale Monferrato 1985; Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Milano 1991. Tra le sue traduzioni dal cinese in italiano: una raccolta di saggi di Lu Xun, La falsa liberta', Torino; e Confucio, I dialoghi, Milano] Fra i beni dell'eredita' cancellata (e da ritrovare, pena la perdita definitiva del presente) e' la nozione del significato, in Europa, di fascismo e antifascismo. Le distorsioni del pensiero unico hanno dettato la riduzione del fascismo a violenza piu' "ideologia", e hanno voluto poi equiparare al fascismo proprio quello che e' stato il nocciolo stesso della resistenza al fascismo: la teoria e la prassi dei comunisti e dei cristiani. Nelle quali confluisce la grande tradizione di civilta' dell'Europa moderna. Ne sono essenza gli ideali di liberta' e di rispetto dell'uomo, nel senso kantiano. Il fascismo, specie nella versione nazista, e' stato la negazione assoluta di questa tradizione: prodotta non da agenti esterni ma scaturita dal seno della medesima civilta'. Urge ricordarlo perche' il fenomeno si sta ripetendo su scala piu' vasta, e l'unica via alla salvezza e' ancora il ricorso alla resistenza. Chi per eta' non e' stato partecipe di quella esperienza puo' trovare una via alla conoscenza e alla resistenza nell'opera di alcune personalita', portatrici viventi della storia degli ultimi 50 anni. Fra queste occupa un posto di primo piano il frate servita Camillo de Piaz, che insieme con David Maria Turoldo e' stato una delle voci di liberta' a Milano, fino a quando la sua stessa Chiesa non ha frapposto ostacoli a quella predicazione. Come pochi, per la vita intera, e fino a oggi nella tarda vecchiaia, e' rimasto e rimane fedele alla fede della giovinezza, fede in un Dio che si rivela e si incarna nell'intimo e dall'intimo dell'uomo. Percio' anche il lettore estraneo alla confessione cattolica fruisce degli scritti di de Piaz in una condizione di felice liberta' e per cosi' dire di uguaglianza. * Cinquant'anni di storia si riflettono nelle prediche di Camillo, raccolte in tre volumi (Ma io vi dico; Un'altra sete; Fu detto agli antichi, Servitium, 2000-2002). Sono testi molto meditati e scritti prima di essere detti, da un autore di parola avara e densa. Sicche' riesce difficile riassumerne il senso. Meglio ricorrere a qualche citazione. Da un brano del '77 (non ancora spenti gli echi della grande epoca del Concilio, quando comunismo e cristianesimo erano parsi cosi' vicini): "... Cristo nostro figlio... Assemblea liturgica, assemblea che fa la Messa... e' generatrice di Cristo... Ogni vita invisibile, sepolta, rinnegata, inespressa, tenuta schiava nel mondo, si risvegliera' ed esultera' se ogni cristiano... sapra' valicare le montagne che lo separano dal prossimo, mettera' in comunione cio' che ha in se'... E' solo cercando e comunicando, non chiudendosi e difendendosi, non costruendo un mondo a parte, da contrapporre o da mettere in concorrenza con altri, che il cristiano arricchisce e nutre se stesso, mentre arricchisce e nutre gli altri... Certi integralismi, vecchi o ritornanti, sono l'esatto opposto di cio' che il moto dell'incarnazione vuol significare". Nel 1972: "La liberazione storica di Israele diventa anticipazione - paradigma e archetipo, e pegno - del moto di liberazione che percorre e spiega la storia dell'umanita'... che portera' un giorno a una nuova comunita'... la quale avra' le dimensioni dell'umanita': per questo e' detto 'fino all'estremita' della terra'... In un mondo diviso, dominato da potenze (...) pronte a schiacciare i propri simili pur di mantenere il loro potere, essere fedeli alla liberta' dell'uomo, senza la quale e' manomessa e profanata la sua immagine e somiglianza con Dio, cioe' la sua vera natura, ... e' il primo, vero culto che Dio vuole da noi". Nel commento, 1972, a un brano di Isaia: "...Il senso primo e immediato ci viene incontro e ci sta li' davanti in modo molto concreto e poco equivocabile. 'Spezza il tuo pane', 'vesti l'ignudo', 'allontana l'oppressione'. Gli affamati e gli ignudi, gli oppressi e i perseguitati si contano nel mondo a centinaia di milioni, ci stringono da vicino, e sono in aumento, perche' questa e' la logica di un sistema che catalizza ricchezze e poteri sempre piu' grandi attorno a chi e' gia' sazio. A ricordarlo, si prova perfino un senso di disagio e di inautenticita'. Ma il disagio si fa ancora piu' grande se ricordiamo che questo sistema e' nato e sostenuto, e magari benedetto, dai cristiani". Fra il 1954 e il 1968: "Persuaderci che tutti noi del mondo siamo legati allo stesso destino e non accade niente nel piu' remoto e ignorato angolo della terra al piu' piccolo degli esseri umani che non abbia, attraverso vie imponderabili, una portata in qualche modo universale. ... Dio si trova in quel punto archimedico... che solo ci puo' permettere... di liberare l'uomo da se stesso e dagli altri uomini. Di fronte a una societa'... intimamente totalitaria che ha bisogno, per il suo sviluppo, di prefabbricare l'uomo e di condizionarlo fin nei suoi pensieri, fin nel suo tempo libero (tacitandolo con l'offerta di beni sempre maggiori e di liberta' secondarie) questa verita' e' destinata a riemergere". Anche le citazioni sono inadeguate a suggerire la ricchezza di questi scritti, da consigliare a chi, giovanissimo, desideri sapere cosa sia stato il movimento verso il comunismo. 6. LUTTI. MASSIMO CANEVACCI: LA SCOMPARSA DI TULLIO TENTORI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 gennaio 2003] Venerdi' sera e' morto Tullio Tentori. Con lui viene a mancare una delle personalita' piu' originali dell'antropologia italiana. Nato a Napoli nel 1920, si laureo' con Pettazzoni, etnologo e storico delle religioni - di cui poi diverra' assistente nel 1942 - con una tesi sulla religione delle popolazioni native della California. Successivamente frequento' e poi lavoro' presso il Museo Etnografico Nazionale "Pigorini". A lui si deve anche la fondazione del "Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari" di cui fu direttore dal '56 al '72. Sempre negli anni '50 venne nominato "americanista" dallo stesso Pettazzoni per le ricerche svolte negli Usa, dove si era recato dopo la fine della seconda guerra mondiale per incontrare antropologi del calibro di Robert Lowie, Margaret Mead, Clyde Kluckhohn, Ralph Linton, Alfred Krober. Ed e' soprattutto con Robert Redfield che strinse una profonda collaborazione umana e scientifica e con cui sviluppo' metodologie di ricerca basate sul mutamento culturale e l'acculturazione. Dal '72 al '74 insegnera' alla facolta' di sociologia di Trento. Infine - dopo un periodo trascorso a Napoli - si trasferira' a Roma, dove insegnera' sino alla fine della sua carriera. E' solo un succinto quadro biografico dal quale, tuttavia, emergono alcune caratteristiche proprie di uno studioso il cui quadro di riferimento ha sempre avuto come punti fermi precise istanze etiche progressiste. Vorrei ricordare la sua partecipazione discreta ma ferma alla Resistenza; l'aiuto prestato (nel pieno della Roma citta' aperta) a non pochi ebrei romani che riusci' a salvare dalle persecuzioni nazi-fasciste. Ma anche i suoi "fuochi" di ricerche empiriche su comunita' ben delimitate, come la celebre inchiesta sui Sassi di Matera, che chiude idealmente ed empiricamente una delle prime inchieste iniziate dal parlamento italiano subito dopo l'unita' d'Italia. Ma - come detto - l'aspetto pie' significativo di Tentori risale all'esperienza statunitense. Qui, infatti, si trova in contatto con il concetto antropologico di cultura che comprende non solo la cosiddetta cultura intellettuale o popolare, ma anche i modi di pensare, sentire e agire che si affermano e cambiano nelle societa' complesse. In questo senso, ambito della ricerca etnografica diventa non solo la cultura che sta per sparire - la cultura delle popolazioni native o contadine - ma anche quella che emerge nella complessita' delle metropoli. Su questa linea, il suo momento di massimo sforzo teorico si produce nell'ideazione di un convegno internazionale sull'antropologia delle societa' complesse (svoltosi a Roma nel 1986) che riesce in un'impresa unica: affermare e rilanciare il confronto tra tutte le varie correnti in cui si suddividono antropologia, etnologia e tradizioni popolari. La data e' significativa. Nella meta' degli anni "80 - anni non solo di oscuramento ma anche di innovazione - anche negli States si svolge un celebre convegno sull'autorita' della scrittura (coordinato da James Clifford e George Marcus) che mette in discussione le forme narrative (e di potere) dei massimi antropologi. Li' la radicalita' degli interventi produce una frattura insanabile nell'ambito dell'antropologia accademica internazionale. Un passaggio analogo si sarebbe potuto realizzare anche nel convegno romano: la scommessa era quella di una nuova antropologia capace di innovare i saperi, le metodologie e anche le forme della rappresentazione. Un'antropologia piu' orientata verso le avanguardie e le sperimentazioni che - tra tradizioni e conservazioni - si facesse essa stessa "tradizione". Ma fu un'occasione bloccata, forse per il mancato appoggio delle diverse correnti scientifiche. E tuttavia quel convegno rimane l'unico - magistrale - esempio tentato in Italia. Questo deve essere ricordato e riaffermato. Direi anche continuato. Le ultime sue ricerche hanno messo in discussione il concetto stesso di certezza: Il rischio della certezza e' titolato uno dei suoi ultimi lavori (1987), dove il rapporto tra pregiudizio e potere si indirizza in modo dolce ma fermo verso la nostra cultura e dove la sua riflessione si indirizza verso lo smascheramento delle ipocrisie che la cultura occidentale produce eliminando le forme del dubbio, della critica, della ricerca. E proprio l'elogio del dubbio costituira' un altro dei momenti piu' limpidi della sua opera. Dopo Porto Alegre si parla molto di politica partecipata. Tullio, la sua cultura partecipata l'aveva affermata gia' da tempo. Ai suoi dubbi e al suo instancabile impegno vanno i nostri ultimi, disperati, affettuosi pensieri. 7. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DEGLI SCRITTI DI ENRICO PEYRETTI [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per averci messo a disposizione questa bibliografia essenziale dei suoi scritti principali; in essa non sono inclusi gli articoli pubblicati sul mensile torinese "Il foglio", il quindicinale della Pro Civitate Christiana di Assisi "Rocca", il mensile del Movimento Nonviolento "Azione Nonviolenta", il settimanale "Avvenimenti", vari contributi apparsi in "Servitium" e "Lettera End", e gli scritti brevi occasionali). Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza] Libri - (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989. - Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998. - La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998. - Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. * Saggi e articoli - Il primato della coscienza nella testimonianza di Primo Mazzolari, in AA. VV. Don Primo Mazzolari. L'uomo, il cristiano, il prete, Cens, Liscate-Milano 1986, pp. 79-116. Il volume e' stato ristampato (con tutti i refusi!) nelle edizioni Servitium, Sotto il Monte 1999. - La pace e' una virtu' insegnabile? in AA. VV., Studiar per pace, a cura di Giovanni Catti, Thema editore, Bologna-Torino 1988, pp. 147-157. - Una teoria della liberazione dopo la modernita' e dopo il marxismo, (recensione di Claudio Napoleoni, Cercate ancora, Introduzione e cura di Raniero La Valle, Editori Riuniti, Roma, 1990), in Bozze 90, n. 3/4, maggio-agosto 1990, pp. 57-72. - Premessa (pp. 7-8); Per una tipologia dell'omicidio (pp. 82-95); Non uccidere. Perche'? Una domanda ai filosofi e alla Bibbia (pp. 99-117), in AA. VV., Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate-Milano 1990. - Per una cultura di pace, nel fascicolo di AA. VV., I cristiani e la guerra, Nuova Corsia, via Tadino 18, Milano, gennaio 1991, pp. 27-30. - Guerra, voce, in L'abecedario dell'obiettore, a cura di Diego Cipriani e Guglielmo Minervini, La Meridiana, Molfetta 1991, pp. 55-64. - Teologia dell'eros: una discussione, prima parte, in Matrimonio, Ricerca permanente di vita cristiana, Anno XVI, n. 4/1991; seconda parte, ivi, Anno XVII, n. 1/1992, pp. 26-32. - Abbiamo bisogno dei militari, in AA. VV., Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, ed. Fuorithema, Bologna 1993, pp. 261-266. - Alcuni elementi per una filosofia della pace. Una filosofia di pace nel pensiero di Raimon Panikkar, Scuola di Pace, Citta' di Boves 1993. - Quale efficacia nelle lotte nonviolente?, in Azione Nonviolenta, ottobre 1993, pp. 22-24. - La politica per Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994, pp. 41-45. - La realta' e' pluralistica e percio' tale e' la pace (la filosofia di pace di Raimon Panikkar), in Bozze 94, n. 2, giugno 1994, pp. 85-102. - Possibilita' del pacifismo, in Testimonianze, Anno XXXVIII, n. 376, giugno-luglio 1995, pp. 7-26. - Eremi nella vita comune, intervento al Simposio "Omaggio a padre Benedetto Calati per l'ottantesimo compleanno", Camaldoli 27-30 ottobre 1994, in Vita Monastica, anno XLIX, n. 199, gennaio-marzo 1995, Edizioni Camaldoli, pp. 80-85. - Memorie di liberazione dall'uccidere, in La Resistenza nonarmata, a cura di Giorgio Giannini, Atti del convegno di Roma 24-25 novembre 1994 (patrocinato dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Cinquantennale della Resistenza e della Guerra di Liberazione), Sinnos, Roma 1995, pp. 53-67. - Guerra di Bosnia. Cercando un'uscita (otto principi contro la guerra), in AA. VV., Per un modello di difesa nonviolento, a cura di Antonino Drago e Matteo Soccio, Editoria Universitaria, Venezia 1995, pp. 72-80. - Difendere e costruire la pace con mezzi civili, in Testimonianze, anno XXXIX, n. 382, febbraio 1996, pp. 67-70. - I genitori nascono in te, in Il Tetto, anno XXXII, n. 193-194, Napoli, gennaio-aprile 1996, pp. 29-34. - "Solo un dio ci puo' salvare", in Esodo, anno XVIII, n. 2, aprile-giugno 1996, pp. 19-22. - La Resistenza civile nelle ricerche storiche, lezione nel corso di aggiornamento per insegnanti, marzo-aprile 1995, in Fascismo-Resistenza-Letteratura. Quaderni del Museo Nazionale del Risorgimento, n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87. - La Resistenza nonarmata al nazifascismo nelle ricerche storiche, in AA. VV., La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, a cura di Antonino Drago, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi 1997. - La santita' come passione per l'uomo. La figura di monsignor Tonino Bello, in AA. VV., Modelli di santita' oggi, Atti del convegno organizzato dalla Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, Padova, 14-15 febbraio 1996; a cura di Giuseppe Toffanello, Edizioni Messaggero, Padova 1997; pp. 73-102. - Gandhi, in Quaderni di S. Apollinare, Scuola della Pace del Centro S. Apollinare, Fiesole, n. 17, novembre 1997, pp. 1-23. - Memoria civile, fondamento di identita' e appartenenza, in Quaderni di "fine settimana", nuova serie, n. 28, Verbania-Pallanza, 1998. - Nonviolenza, in Effe, la rivista delle librerie Feltrinelli, estate 1998, pp. 35, 37, 39. - Rassegnati alla guerra, in Segno, Anno XXIV, n. 193, Palermo, marzo 1998, pp. 89-93. - Dov'e', o guerra, la tua vittoria? (antologia di 44 testi sulla vanita' della vittoria militare nell'ottantesimo anniversario del 4 novembre 1918), supplemento ad "Azione Nonviolenta", novembre 1998. - Tollerare, cioe' farsi carico, in Esodo, anno XXI, n. 1, gennaio-marzo 1999, pp. 6-11. - Dal dovere di non uccidere al diritto di non uccidere, in La memoria e la pace, Atti del primo e secondo campo di educazione alla pace, S. Anna di Stazzema, 1996-1997, a cura del Gruppo Franz Jaegerstaetter per la nonviolenza, Pisa, 1999, pp. 63-81. - La parola pace, in Esodo, anno XXI, n. 3, luglio-settembre 1999, pp. 19-21. - Lo stalinismo e' da rinnegare, non il comunismo, in Rinascita della sinistra, 3 dicembre 1999, p. 12. - Le contraddizioni sulla pena di morte, in Roberto L. Buttafava, Gesu' e i suoi tristi ministri, Frontiera editore, Milano 1999, pp. 137-141. - Guido Plavan, in AA. VV., Le periferie della memoria, Profili di testimoni di pace, a cura di Sergio Albesano, edito a Torino 1999, da Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA) Federazione di Torino, e da Movimento Nonviolento, Verona; pp. 133-136. (Il volume e' stato ripubblicato col titolo improprio La nonviolenza in Italia da M&B Publishing, Vignate, Milano 2000). - Cercatori di gioia, in Presbyteri, rivista di spiritualita' pastorale, Trento, n. 4/1999, pp. 251-260. - Cosa fanno i pacifisti?, in Rinascita della sinistra, 7 gennaio 2002, p. 2. - Giornalismo di pace, in AA. VV., Contro le nuove guerre, Scienziate e scienziati contro la guerra; Atti del convegno "Cultura, scienza e informazione di fronte alle nuove guerre", Politecnico di Torino, 22-23 giugno 2000; a cura di Massimo Zucchetti, Odradek edizioni, Roma 2000; pp. 65-72. - La nonviolenza cammina con l'uomo: altre testimonianze da scoprire, in AA. VV., Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Iprase Trentino (Istituto provinciale di ricerca aggiornamento sperimentazione educativi), Franco Angeli, Milano 2000, pp. 235-256. - Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte non armate e nonviolente, in AA. VV., Annuario della Pace, Italia maggio 2000-giugno 2001; Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Asterios, Trieste 2001, pp. 339-352. - Enrico Peyretti legge Johan Galtung, in AA. VV., Annuario della Pace, citato, pp. 368-377. - Introduzione al quaderno Vivere i conflitti di Servitium (s.egidio at servitium.it), n. 138, nov.-dic. 2001, pp. 5-16. - Le religioni su veracita' e menzogna, nel quaderno Veracita' e menzogna di Servitium (s.egidio at servitium.it), n. 140, marzo-aprile 2002, pp. 107-112. - Il dinamismo della nonviolenza, (relazione fatta a Ferrara, 25 marzo 2001, convegno su teologia della pace), in Esodo (esodo at libero.it), anno XXIV, n. 1, gennaio-marzo 2002, pp. 30-35. - La coscienza e' piu' forte di Hitler (recensione di Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti, Piacenza 2000), in Il Margine, di Trento (redazione at il-margine.it), n. 6/2002, pp. 22-28. Edizione ridotta in Carta n. 33, 5-11 settembre 2002, p. 56. - Introduzione al quaderno Liberta' dimenticata di Servitium (s.egidio at servitium.it), n. 141-142, maggio-agosto 2002, pp. 5-19. Testi sulla liberta' nelle religioni, ivi, pp. 148-152. - Il pianto dei sufi, nel quaderno Piangere di Servitium, n. 143, sett.-ott. 2002, pp. 111-113. - La ragione delle ragioni contro la guerra, in AA. VV., Bisogna difendere la societa', Beppe Grande editore, Torino 2002, pp. 43-57. - Perduti e ritrovati, in Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, La terra non sara' distrutta. L'uomo inedito la salvera', Gribaudi, Milano 2002, pp. 34-39; "Gli Ultimi", autobiografia infantile di David Maria Turoldo, nello stesso volume, p. 163-164. - Forza e violenza, perche' distinguere, in La Voce del Popolo, Torino, 12 gennaio 2003, p. 1 e 6. 9. MAESTRE. HANNAH ARENDT: UNA BUONA PACE [Da Hannah Arendt, Ebraismo e modernita', Feltrinelli, Milano 1993, p. 185. Hannah Arendt e' nata ad Hannover nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America. E' tra le massime pensatrici politiche del Novecento. Docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani. Mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, DTV, Muenchen 2000] Una buona pace e' in genere il risultato di negoziati e compromessi, non necessariamente di un programma. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 477 del 15 gennaio 2003
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