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La nonviolenza e' in cammino. 471
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 471
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 9 Jan 2003 05:26:43 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 471 del 9 gennaio 2003 Sommario di questo numero: 1. Simone Weil, Metodi 2. Enrico Peyretti, ad alcuni parlamentari 3. Maria G. Di Rienzo, un'analisi del bullismo 4. Riccardo Orioles, quattro generazioni 5. Elizaveta Kovalskaja, mi racconto' 6. Giulio Vittorangeli, una sentenza storica 7. Missionari comboniani, fermiamo i mercanti di morte 8. Una poesia di Costantino Kavafis tradotta da Nicola Crocetti, Margherita Dalmati e Nelo Risi, Filippo Maria Pontani 9. Riletture: Clarice Lispector, La passione secondo G. H. 10. Riletture: Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese 11. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. SIMONE WEIL: METODI [Da Simone Weil, Progetto di una formazione di infermiere di prima linea, in Simone Weil, Joe Bousquet, Corrispondenza, Se, Milano 1994, p. 53. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', Se, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Noi non possiamo copiare questi metodi hitleriani. 2. LETTERE. ENRICO PEYRETTI: AD ALCUNI PARLAMENTARI [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per averci inviato copia di questa lettera indirizzata a vari parlamentari. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica (ed abbiamo recentemente ripresentato in questo notiziario) la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente] Dopo la tragedia di Napoli del tredicenne ucciso da un poliziotto diciannovenne, occorre legiferare 1) sulle armi giocattolo; 2) sulla disponibilita' legale di armi vere. 1. Le armi giocattolo devono somigliare il meno possibile alle armi vere: non basta il tappo rosso, asportabile, come e' avvenuto; tutto il giocattolo deve essere rosso; la legge non deve tutelare le industrie insane: fabbrichino giocattoli innocui; la legge non deve tutelare i clienti insani: restino senza; la sola detenzione di un'arma giocattolo che possa essere confusa con un'arma vera sia reato punito dalla legge. Ci sono leggi sui giocattoli pericolosi; nessun giocattolo e' piu' pericoloso delle attuali armi giocattolo, come si e' visto. Il principio e' questo: la minaccia con arma finta terrorizza come l'arma vera, perche' incute lo stesso terrore di morte, percio' e' violenza analoga alla minaccia con arma vera; come ogni violenza puo' generare altra violenza. 2. Un diciannovenne o ventenne e' certamente immaturo per l'uso legale, come forza pubblica, delle armi vere. Lo si e' visto anche nel caso della tragedia di Genova, come in altri precedenti casi. I nuovi poliziotti potranno essere armati solo dopo lunga istruzione, anche psicologica e morale, e lungo tirocinio in servizi disarmati. Durante questo tempo avranno occasione di conoscere da vicino anche i casi piu' difficili che possono verificarsi nel servizio armato, e dovranno avere momenti di riflessione obbligatoria, guidata da istruttori ed educatori, anche in forma di dibattito dialettico, sugli aspetti morali di tali casi. Si stabilisca dunque un periodo sufficiente di preparazione e di esperienza disarmata, ed una eta' minima, per esempio i 25 anni, eta' richiesta per votare per il Senato, prima di essere dotati di un'arma. E non si dimentichi che giace in Parlamento una lodevolissima proposta di legge per l'educazione delle forze dell'ordine ai metodi nonviolenti, che sono la piu' efficace alternativa alla violenza, proposta presentata dopo la tragedia di Genova, primo firmatario il sen. Achille Occhetto. La societa' che affida agli agenti dell'ordine pubblico armi capaci di uccidere deve esigere, attraverso i legislatori eletti, il massimo di garanzia psicologica, morale e professionale, che l'uso di tali armi sia limitato allo strettissimo assolutamente necessario, e che detti agenti siano scrupolosamente selezionati sulla base di una personalita' predisposta e poi anche accuratamente educata - ad un livello decisamente superiore alla media della popolazione disarmata - all'autocontrollo delle proprie emozioni, alla massima saldezza di nervi nelle situazioni di pericolo, alla massima tutela della vita del delinquente attuale o potenziale, al disprezzo e orrore della violenza propria quanto di quella altrui. La forza e' l'opposto della violenza. Tutti questi aspetti sono essenziali perchÈe' l'uso della forza pubblica sia veramente legale, cioe' contribuisca a far diminuire la violenza presente nella societa', e non ad accrescerla. In relazione, poi, ai troppi fatti delittuosi comuni, ovviamente la concessione del porto d'armi ai privati deve essere sottoposta a simili rigorosissime condizioni periodicamente verificate. La diffusione delle armi, anche autorizzata, non diminuisce ma accresce il numero dei delitti di sangue, come dimostrano le statistiche negli Stati Uniti d'America. 3. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: UN'ANALISI DEL BULLISMO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: dirienzo at tvol.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Il bullismo e' un comportamento persistente di tiranneggiamento di un'altra persona, composto da critiche ingiustificate o false, da esclusione ed isolamento, da violenze fisiche e verbali, umiliazioni, ecc. Perche' i bulli agiscono in questa maniera? Lo scopo e' nascondere la propria inadeguatezza e proiettarla sugli altri: evitando di fronteggiarla e di agire per cambiare qualcosa; evitando di accettare la responsabilita' per il proprio comportamento e per gli effetti che esso ha sugli altri; dirottando l'attenzione dalla propria inadeguatezza alla supposta inadeguatezza altrui. * Un bullo e' una persona che: 1. non ha mai imparato ad essere responsabile del proprio comportamento; 2. se adulto, vuole i benefici del vivere nel mondo adulto, ma non e' capace di accettarne le responsabilita'; 3. non ha la capacita' ne' la volonta' di riconoscere gli effetti del suo comportamento sugli altri; 4. non vuole apprendere alcun altro tipo di comportamento e non ha la volonta' di riconoscere che ci sono modi migliori di agire. Nonostante la "facciata" che spesso mostra, il bullo ha scarsa fiducia in se stesso ed una bassa autostima, percio' si sente insicuro (spesso sino alla paranoia). E' pieno di risentimento, odio, rabbia ed amarezza, e sovente ha un'ampia gamma di pregiudizi che servono come veicolo per proiettare la propria rabbia sugli altri. E' guidato dalla gelosia e dall'invidia. Il rifiuto (che non puo' essere razionalizzato o placato) e' un altro potente movente del bullismo. Il bullo ha imparato che puo' evitare le conseguenze del proprio comportamento negando, scaricando la colpa sulla vittima e fingendo la propria vittimizzazione. Il "serial killer": e' un bullo che se la prende con una persona alla volta nel gruppo di cui fa parte (nel proprio ufficio, nella propria fabbrica, nella propria classe scolastica, in famiglia) e ne distrugge una dopo l' altra. E' un tipo di bullismo molto comune. Moltissime persone fanno esperienza, nelle loro vite, del contatto con un bullo di questo tipo, ma stentano a riconoscere come psicopatici i suoi comportamenti. Sovente, la sua presenza causa del "bullismo secondario": la pressione dovuta al tentativo di convivere con le maniere aggressive del bullo fa si' che il comportamento di ogni membro del gruppo cominci a sbandare. Il "serial killer" puo' eventualmente costruire una gang attorno a se': di solito, una parte di queste persone sono felici di poter tiranneggiare qualcun altro, ottengono gratificazione dalla sensazione di aver dominio e controllo su altre persone, e godono della protezione e delle ricompense del "capo". L'altra parte e' stata convinta ad unirsi alla gang tramite coercizione, e la minaccia di diventare un bersaglio essi stessi se non l'avessero fatto. Se qualcosa va male, sara' uno di questi "coscritti" ad essere usato come capro espiatorio e le vittime infuriate saranno incoraggiate a dirigere la propria rabbia verso di lui. Il "serial killer" guardera' la scena, molto soddisfatto, da distanza di sicurezza: incoraggiare conflitti lo gratifica, soprattutto se essi si danno fra persone che potrebbero altrimenti usare le proprie energie contro di lui. * I bersagli del bullismo si trovano ad essere: - costantemente criticati: spiegazioni e prove contrarie sono ridicolizzate, minimizzate o ignorate; - soggetti a controlli esasperati che hanno lo scopo di portare alla luce financo l'errore piu' banale; - svalutati ed umiliati di fronte a terzi; - ignorati, messi ai margini, fatti oggetto di ostracismo; - isolati ed esclusi da cio' che sta accadendo: informazioni, nuovi processi lavorativi, bandi di concorso (questo rende le persone maggiormente vulnerabili e piu' facili da controllare); - "singolarizzati" rispetto al comportamento comune (per esempio la "pausa caffe'" puo' essere di un tempo indefinito per gli altri, ma se il bersaglio usa due minuti sono gia' troppo lunghi); - caricati di compiti impossibili da raggiungere, o che cambiano in corso d'opera senza avviso, o proprio nel momento in cui stanno per raggiungerli; - privi del sostegno dei loro superiori, e percio' si trovano ad agire in un "vuoto" direttivo; - sovraccaricati di impegni (questo tiene la gente occupata, e la priva del tempo per reagire al bullismo), o al contrario privati del proprio lavoro e destinati a compiti non di loro competenza o "minori" (fotocopiare, archiviare, telefonare per la pizza dello spuntino); - soggetti ad un controllo capillare; - indotti a sentirsi colpevoli, e a credere di essere loro stessi il problema; - costretti a fronteggiare azioni disciplinari ingiustificate, speciose, su argomenti triviali; - li si insulta a seconda del loro genere, del loro orientamento sessuale, della loro etnia, del loro gruppo di appartenenza; - la loro autorita' viene rimossa, ma la loro responsabilita' aumentata; - il loro lavoro viene plagiato, copiato o rubato (e il bullo presenta il loro lavoro come proprio ai superiori o agli insegnanti); - specialmente se sono studenti possono aspettarsi che i loro effetti personali vengano distrutti (libri, accessori, biciclette, ecc.), i loro vestiti stracciati, che li si faccia oggetto di continui scherzi (gavettoni, sgambetti, ecc.) e aggressioni fisiche; - gli viene conferito il "trattamento del silenzio": chi li tiranneggia rifiuta di comunicare ed evita il contatto tramite sguardo: spesso le istruzioni vengono portate da altri, ricevute via bigliettini, ecc.; - gli si negano ferie, congedi, aspettative; - gli si chiede di dimettersi, licenziarsi, andare in pensione, abbandonare gli studi (spesso, gli si dice, per evitare contenziosi disciplinari che "ovviamente" non potranno mai vincere); - li si licenzia, li si boccia. * Perche' io? Questa domanda richiede una risposta in tre parti. I. I bulli scelgono, selezionano, i loro bersagli? I bulli sono predatori ed opportunisti, percio' vi siete trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Questa e' quasi sempre la ragione principale. Se indagate un poco scoprirete di aver avuto dei predecessori e probabilmente avrete dei successori. La risposta e' comunque si', scelgono i propri bersagli secondo i seguenti criteri: - Siete bravi nel vostro lavoro, eccellete a scuola. - Siete popolari (con i colleghi, con i compagni, con i parenti, con i clienti, ecc.). - Piu' di ogni altra cosa al mondo, il bullo ha paura che la sua inadeguatezza venga alla luce: la vostra presenza, popolarita', competenza, sono inconsapevole ed incolpevole carburante alla sua paura. - Siete la persona a cui le altre si rivolgono per consiglio (personale o professionale). - Vi rifiutate di aderire a cliche', dimostrate indipendenza di pensiero. II. Quali sono i detonatori? Gli episodi di molestie cominciano dopo che si e' verificato uno di questi eventi: - Il precedente bersaglio se n'e' andato. - C'e' stato un cambiamento alla dirigenza del gruppo (e' cambiato preside, e' cambiato direttore). - Il vostro rendimento vi ha messo in evidenza. - Ci sono crescenti dimostrazioni di stima e di affetto nei vostri confronti (dagli insegnanti, dai colleghi, dai parenti, ecc.). - Avete rifiutato di obbedire ad ordini che violavano regole e procedure, che violavano i diritti umani, che erano illegali. - Avete difeso un compagno di scuola o un collega che veniva molestato. - Avete attirato l'attenzione su incompetenze, pratiche malsane, frodi, illegalita', mancato rispetto delle norme sulla salute e sulla sicurezza nell'ambito del luogo di lavoro. - Vi siete iscritti ad un sindacato o avete cominciato a lavorare attivamente nell'ambito sindacale. - Avete ottenuto riconoscimento: avete vinto una borsa di studio, o avete ricevuto un encomio, siete state promossi. III. Qualita' personali che il bullo trova detestabili in altre persone: - popolarita' (gelosia perche' il bullo e' meno popolare); - competenza (invidia perche' e' meno competente); - intelligenza; - onesta' e integrita' morale; - voi siete degni di fiducia, date fiducia agli altri, siete coscienziosi e leali; - siete disposti a fare qualcosa di piu' di cio' che "dovete" e vi aspettate che anche gli altri lo siano; - siete tenaci, determinati, coraggiosi; - avete il senso dell'umorismo e siete capaci di arguzia verbale; - siete creativi, avete immaginazione e fantasia; - siete abili nell'elaborare nuove soluzioni; - siete capaci di pensare a lungo termine, e di cogliere il "quadro globale" delle situazioni; - siete sensibili; - non siete facili alla collera; - siete disposti ad aiutare, a condividere conoscenze ed esperienze; - siete portati al dono, e non avidi; - avete difficolta' a dire di no; - siete diligenti e industriosi; - siete tolleranti; - avete un senso dell'onore che vi porta a intervenire se siete testimoni di ingiustizie e a tentare di correggerle; - non siete abili nel darvi valore, ed attribuite molta importanza alle opinioni altrui sul vostro conto; - non avete propensione alla violenza e preferite risolvere i conflitti tramite il dialogo; - avete propensione al perdono, e desiderate pensare bene degli altri; - non siete corruttibili, avete alti valori etici e non li compromettete; - avete alte aspettative rispetto alle persone in posizione di autorita' (e cioe' siete fiduciosi che essi riconosceranno le persone che abusano del loro potere e le riprenderanno); - avete bisogno dell'approvazione altrui e tendete a sminuirvi; - tendete a scusarvi subito se venite accusati, anche se non siete colpevoli. * La sequenza degli eventi Tipicamente, le cose vanno in questo modo. Il bersaglio viene scelto secondo i criteri elencati sopra, poi molestato per mesi, persino per anni. Il bersaglio tenta eventualmente di affermare il proprio diritto a non essere angariato, informando della situazione i superiori (gli insegnanti, i capi ufficio, ecc.). Tali persone parlano con il bullo, che usa la sua natura da Dottor Jekyll e Mister Hyde per narrare una storia completamente diversa (o opposta). A questo punto e' la parola di uno contro la parola di un altro, no? Non ci sono testimoni, non c'e' evidenza. Magari l'insegnante o il capo in questione chiede consiglio ai propri superiori che di solito suggeriscono di non dare troppa importanza alla questione. Il bullo incoraggia conflitti fra le persone che potrebbero sostenere la versione del suo bersaglio, li minaccia, li coopta nella gang, ecc. Quando il bersaglio se n'e' andato (si e' licenziato, ha lasciato la scuola o, nel peggiore dei casi, si e' ucciso), passano solitamente pochi giorni o settimane prima che il bullo individui un altro bersaglio, e la sequenza ricomincia. Il comportamento di questa persona e' ossessivo e compulsivo: il bullo sembra non poter sopravvivere senza qualcuno su cui proiettare il suo odio. Anche se presidi, insegnanti e direttori e capi si accorgono di aver sbagliato, saranno piuttosto restii ad ammetterlo, poiche' questo denoterebbe incuria da parte loro. Se qualcuno dei bersagli (o dei loro parenti) intraprende un'azione legale e' probabile che la scuola o l'azienda tentera' di tacitarlo, offrendo accordi separati stragiudiziali. * Le conseguenze - "Il 46% delle vittime del bullismo intervistate ha pensato al suicidio. Il 20% lo ha tentato, alcuni piu' di una volta. Contrariamente alla credenza che affrontare queste difficolta' a scuola rendera' i bambini piu' adatti alla vita adulta, esse hanno gli effetti opposti. Gli adulti che hanno sofferto del bullismo a scuola tendono ad avere problemi di stima personale, sentimenti persistenti di rabbia ed amarezza, pensieri e tentativi suicidi, e difficolta' di relazione con gli altri" (Kidscape Report, 1999). - "Lunedi': mi hanno rubato i soldi; Martedi': mi hanno insultato. Mercoledi': mi hanno strappato l'uniforme. Giovedi': il mio corpo sprizza sangue. Venerdi': e' finita. Sabato: liberta'". Questa e' la pagina finale del diario del tredicenne Vijay Singh, e descrive cio' che gli accadeva ogni giorno a scuola. Lo trovarono impiccato al parapetto della terrazza di casa, di sabato. - "Il consiglio scolastico (...) ha preso nota delle lamentele sugli atti di bullismo presentate da diversi membri della sua famiglia. Le istanze della famiglia sono state prese molto seriamente e si e' agito con prontezza. Ogni singolo caso di lamentela e' stato esaminato (...). Non c'era motivo di essere seriamente preoccupati". Quando queste parole furono pronunciate, Marie Bentham, 8 anni, era gia' morta. * Miti e stereotipi che rinforzano il bullismo 1. "Cio' che alcune persone chiamano 'bullismo', 'angheria' ecc., sul lavoro e' semplicemente una direzione 'tosta' e dinamica". Chi la pensa così dovrebbe calcolare il costo della bassa moralità dell' ambiente di lavoro, della minor produttività, del servizio squalificato ai clienti, dell'altissima percentuale di assenze per malattia, del frequente ricambio del personale e delle azioni legali: queste sono le conseguenze della direzione "tosta". 2. "I bersagli (le vittime) contribuiscono a creare il bullismo". I molestatori, gli stupratori, i bulli e la gente violenta in genere apprezza molto questo tipo di sostegno, che mitiga i loro crimini. Se le donne vengono stuprate e' perche' in effetti "lo vogliono" o "stavano mandando segnali sbagliati all'esterno"; le mogli che subiscono la violenza domestica "se lo meritano" o "sono consenzienti", e i bambini abusati sessualmente sono "in parte" responsabili dell'abuso subito. Questo tipo di sostegno alla violenza e' massiccio e apologetico: tristemente nutre e legittima ogni persona che scelga di compiere un abuso. 3. "I bersagli sono persone deboli e incapaci". Sono i bulli ad essere deboli e incapaci. La gente normale non ha bisogno di abusare degli altri, solo persone deboli ed incapaci hanno bisogno di farlo per nascondere le proprie inadeguatezze. I bersagli del bullismo non hanno interesse all'esercizio del dominio: vanno a scuola perche' vanno a scuola, e vanno al lavoro perche' vanno al lavoro. 4. "I bersagli sono persone sole". No, sono persone indipendenti, che stanno bene con se stesse, che non hanno bisogno di far parte di una gang per esistere, che non hanno bisogno di impressionare gli altri. 5. "I bersagli sono persone isolate". Questa e' un'osservazione corretta: i bulli isolano i loro bersagli per renderli privi di potere. 6. "I bersagli sono persone sensibili". La sensibilita' comprende una costellazione di valori che dovrebbero essere incoraggiati ed apprezzati, come il rispetto, la tolleranza, la dignita', la considerazione e la gentilezza. Chi non e' "sensibile" e' "insensibile". 7. "I bersagli sono troppo deboli per difendersi". Sono persone che non vanno a scuola o in ufficio con l'intenzione di combattere una guerra. I bulli scelgono individui che preferiscono il dialogo per risolvere i conflitti, che hanno scarsa propensione per la violenza, e che useranno a lungo tentativi di negoziazione prima di arrivare alla lamentela esplicita o all'azione legale. 8. "I bersagli sono persone instabili e non del tutto 'a posto' mentalmente". Sono i bulli ad essere instabili e non del tutto "a posto". Chi giudica le vittime "instabili" poiche' osserva su di loro gli effetti delle prolungate angherie non sa di cosa parla. Uno stress prolungato di questo tipo provoca traumi psichici profondi in chi lo subisce. Chi biasima la persona che ha ricevuto l'offesa rivela la propria scarsa empatia e la propria scarsissima conoscenza degli effetti di un trauma. 9. "I bersagli sono solo piagnoni che non sanno stare con le altre persone". E invece vengono scelti perche' competenti, o simpatici, o popolari. I bulli sono gelosi proprio delle relazioni che essi hanno con altre persone. 10. "Non dobbiamo angariare il bullo". Certo che no. I suoi bersagli hanno sopportato una battitura verbale, emotiva e psicologica (a volte anche fisica, soprattutto nel caso degli studenti) per mesi, spesso per anni. Ma quando aprono bocca per lamentarsi, e il bullo assaggia una minima parte della sua stessa medicina, ecco che corre a chiedere protezione all'autorita' competente. Invitato a render conto del suo comportamento, il bullo neghera' e fingera' di essere la vittima: una delle tattiche e' proprio quella del "non dobbiamo angariare il bullo", ovvero il tentativo di confondere il bullismo con la responsabilita' personale per le proprie azioni. 11. "I bulli hanno un'alta autostima". Esibiscono arroganza, narcisismo, plausibilita', certezze, egoismo, senso di invulnerabilita' e infinita fiducia nella propria infallibilita'. Eccellono nello sfuggire alle responsabilita'. Qualcuno scambia questi atteggiamenti per "autostima", ma i bulli sono motivati da invidia e gelosia, gli indicatori di una stima di se' piuttosto bassa. Le persone con un'alta autostima non hanno bisogno di comportarsi come i bulli. * Miti e stereotipi scolastici - "Non c'e' bullismo da noi". E' nelle scuole che dichiarano questo che avete piu' probabilita' di trovarcelo. Atti di bullismo accadono in ogni scuola. Le buone scuole sono "pro-attive" nel loro approccio al bullismo e lo trattano propriamente, fermamente ed equamente. Le cattive scuole lo negano, lo ignorano, lo giustificano, lo razionalizzano, lo trattano in modo inadeguato, biasimano la vittima o i genitori della vittima, o fanno un sacco di rumore al proposito e nessun'azione sostanziale. - "E' meglio ignorarlo". Non fatelo mai. I bulli usano la provocazione per aver risposta dal bersaglio, e se voi ignorate la provocazione il comportamento dei bulli peggiorera'. Se qualcuno vi dice "Ignoralo", sta intendendo "Lascialo fare". Quando invece vedete iniziare un'azione di bullismo riconoscetela immediatamente, e coinvolgete genitori ed insegnanti. Avete il diritto a non essere molestati, assaliti, insultati e abusati. - "Difenditi, no?". E' divertente notare come le persone che vi dicono semplicemente "difenditi" non aggiungano mai come dovreste farlo. Persino gli adulti hanno difficolta' a difendersi da un bullo, in special modo da quelli del tipo "serial killer". - "Cose come questa ti renderanno piu' forte". Sbagliato. Il bullismo sta nella stessa categoria della molestia, della discriminazione, della violenza, dell'abuso sessuale, dello stupro, dell'aggressione. Causa traumi psichici e lesioni fisiche, ed il suo risultato e' un abbassamento di tutti gli standard di salute del bersaglio. - "La vita e' fatta cosi'". Sbagliato di nuovo. La molestia, la discriminazione, il razzismo, la violenza, l'abuso sessuale, lo stupro e l'omicidio sono tutte parti della vita, ma sono tutte parti inaccettabili. - "Non c'e' una legge che lo sanzioni, percio'...". Percio' un corno! Il fatto che la legge non si sia ancora adeguata ai mutati bisogni ed alle mutate conoscenze della societa' non e' una scusa. Un comportamento violento e abusante resta tale che ci sia o no una legge che lo sanziona. - "I bulli perseguitano solo gli scemi". Falso. Le persone che diventano bersagli sono sensibili, oneste, rispettose, creative, hanno un'alta intelligenza emotiva, un forte senso della giustizia ed un'alta integrita' morale, unite a scarsa propensione per la violenza. Spesso il bersaglio e' un ragazzo o una ragazza con una maturita' emotiva superiore alla media. - "I bulli sono persone 'toste', dei 'duri', dei 'fighi'". Enorme errore. I bulli sono deboli, codardi e incapaci di avere relazioni con gli altri in maniere normali, percio' si sono dati alla violenza psicologica (e nel caso degli studenti anche fisica) per farsi strada. Solo i deboli hanno bisogno di usare sopraffazione. Notate anche che 6 su 10 dei "bulli scolastici" da adulti compiono atti criminali. - "Sono le ragazze e i ragazzi passive/i a diventare vittime". La nostra societa', incluse le famiglie ed i sistemi educativi, dice che un "buon comportamento", quello che fa "un bravo ragazzo o ragazza" e': non aggressivo, quieto, attento, rispettoso. Quando questo bravo ragazzo o brava ragazza subisce l'aggressione da parte di un bullo ecco che il buon comportamento diventa l'accusa di essere passivi, deboli, troppo teneri, troppo sensibili, timidi. In altre parole, noi sanzioniamo la vittima di un abuso per non aver voluto usare la violenza in risposta. E ci laviamo le mani, come tanti Pilati, dalla nostra responsabilita' di adulti di aver cura dei ragazzi e delle ragazze che abbiamo messo al mondo o che ci vengono affidati. Ripeto: essere sensibili e' una cosa che va apprezzata. I bulli non sono granche' sensibili. Il rispetto, la cura, l'empatia, la considerazione per gli altri, il rifiuto della violenza sono le qualita' di cui abbiamo bisogno per vivere in modo migliore. - "I bulli sono personaggi popolari nella scuola". Possono spesso essere circondati da altri ragazzi, non perche' siano popolari, ma perche' incutono timore. Il bullo e' raramente capace di sostenere una relazione di amicizia (che e' basata sulla fiducia, la lealta' ed il rispetto reciproco), e crea al suo posto forme di alleanza che sono parte della sua strategia di dominio e controllo. Uno sguardo spassionato a chi attornia il bullo rivelera' una mentalita' da "gang", da "banda" o "branco", in cui la vera amicizia e' assente. Alcuni si affiancano al bullo perche' in questo modo acquisiscono sufficiente spinta per agire da bulli loro stessi, ma molti altri lo affiancano perche' temono altrimenti di diventare sue vittime. - "Non ci libereremo mai dal bullismo, percio' e' meglio che ci concentriamo sull'insegnare ai bersagli a difendersi". Insegnare tecniche di autodifesa e' una buona cosa, ma attenzione a che questo non diventi lo schermo dietro a cui incoraggiamo i bulli a non essere responsabili di cio' che fanno. Puo' darsi che non ci libereremo mai completamente del razzismo, della discriminazione, dell'abuso, ecc., ma io non lo credo, e comunque non dobbiamo smettere di tentare. Dobbiamo imparare ad identificare e trattare le cause dei problemi, e non nasconderle dietro il nostro occuparci degli effetti. Sfortunatamente troppe persone, e specialmente quegli adulti che abdicano alle loro responsabilita', preferiscono concentrarsi esclusivamente sui bersagli del bullismo e dedicano scarsa attenzione alla radice del problema. * Le cause La causa principale e' il modo in cui la nostra societa' socializza femmine e maschi. Si richiede infatti a ragazze e ragazzi di aderire a modelli rigidi e altrettanto rigide regole di condotta, in cui il vestire, l'uso di ornamenti, le preferenze per un tipo o un altro di attivita' vengono etichettate come dipendenti dal sesso. Per le ragazze significa che devono essere belle, magre, civettuole con i coetanei, devono accettare uno status subordinato ed eventualmente respingere, isolare o diffamare le ragazze ed i ragazzi che non si adeguano al modello prescritto. Per i ragazzi significa che devono essere "fighi", sprezzanti, etero-sessualmente assertivi e devono esercitare sopraffazioni sulle ragazze in genere e sui ragazzi che non si adeguano al modello prescritto. Essere etero-sessualmente assertivi e' tradotto come "imporre le proprie attenzioni sessuali a qualunque ragazza si sia scelta"; il che comprende le molestie verbali e quelle fisiche (come gli "innocenti" toccamenti): tutto questo viene spesso sminuito dagli adulti, che dicono cose del tipo: "Ma in fondo non ti hanno fatto niente" e "I ragazzi sono fatti cosi'". Ai ragazzi, poiche' "sono fatti cosi'", viene permesso fare commenti denigratori sul corpo o sul comportamento delle ragazze, possono chiamarle in modo spregiativo, umiliarle con scherzi a sfondo sessuale, cercare di spogliarle, spingerle negli angoli, ecc. Troppo spesso il comportamento che i ragazzi tengono nei confronti delle loro coetanee nella scuola viene mistificato come "gioco eterosessuale", una parte normale e naturale della crescita. Similmente, negli ambienti di lavoro, troveremo chi definira' normali o innocenti le molestie sessuali subite dalle lavoratrici da parte di colleghi o superiori, perche' "gli uomini sono fatti cosi'": il "gioco" sembra quindi non avere mai fine. Ma e' un "gioco" in cui le vittime perdono stima di se', salute psichica e/o fisica, opportunita' di studio, posto di lavoro... La cosa si complica quando ragazzi e ragazze, o uomini e donne, non rispondono agli stereotipi di genere. Una ragazza o una donna etichettata come "mascolina", o che compete con i ragazzi per l'attenzione delle altre ragazze, o che palesa un orientamento affettivo diverso da quello eterosessuale, sara' piu' frequentemente il bersaglio delle molestie. Cosi' come lo sara' il ragazzo etichettato come "effeminato", che palesa un orientamento affettivo diverso da quello eterosessuale, che non e' abbastanza volgare e violento per gli standard attribuiti alla mascolinita'. M., che a 16 anni aveva fatto un coming out come lesbica nella propria scuola, si trovo' a dover subire un "finto stupro" nel cortile circondata da una dozzina di studenti. I due che le tolsero il maglione e cominciarono a palpeggiarla e a premersi su di lei mimando lo stupro dissero che lo facevano per "guarirla". Il preside disse a M. che era stato un errore definirsi lesbica cosi' apertamente. I ragazzi sono "fatti cosi'", aggiunse, e lei avrebbe dovuto aspettarsi un simile comportamento. "Non mi sentivo piu' al sicuro in classe, dopo quell'episodio. Da quando ho preso coscienza dei miei sentimenti la mia vita e' diventata instabile. La scuola non era piu' un posto dove volevo stare e ho cominciato a "bruciare" quasi ogni giorno. Mi piaceva anche giocare a pallavolo, lo sport e' stato il mio amore sin da bambina e non riuscivo ad immaginare che vi avrei rinunciato. Ma alcune ragazze della squadra avevano capito qualcosa, e io avevo passato l'ultima stagione agonistica a cercare di ignorare gli scherzi e i commenti. Ho persino cercato di ridere alle loro battute. Adesso non ce la faccio piu'". M., 17 anni (testimonianza da The Hatred in the Hallways - L'odio negli atri scolastici - 2000 Human Rights Watch. La ragazza ha lasciato la scuola l'anno successivo all'episodio testimoniato). * Cosa possiamo fare Il ciclo dell'oppressione che ingabbia i "bersagli" del bullo di turno non e' naturale, e non e' inevitabile; il suo svolgersi gode dell'aiuto di un gran numero di persone: gli appartenenti alla "gang" di sostegno; gli insegnanti o i superiori che chiudono gli occhi di fronte agli abusi; i coetanei o colleghi che guardano da un'altra parte; i genitori piu' preoccupati dell'effettiva rispondenza del figlio/figlia agli stereotipi di genere che di sostenerlo/a e proteggerlo/a nel rispetto della sua dignita'; gli "esperti" mass-mediatici che giustificano (e a volte propagandano) la violenza. Spezzare il ciclo e' un processo in due parti. Il primo passo e' educare noi stesse/i. Riconoscere il bullismo per cio' che esso e'. Riconoscere come la pratica del dominio si manifesti nella vita quotidiana, nelle relazioni interpersonali, e come il bullismo sia una faccia di tale pratica. Chiarire a noi stesse/i e all'esterno che l'aggressione, la molestia, lo scherno, ecc. sono a tutti gli effetti "innaturali", sistemi che servono solo a distruggere il senso di se' di una persona. Studiare un diverso tipo di socializzazione, di educazione al genere, in una prospettiva rispettosa, equa, solidale, nonviolenta. Il secondo passo e' educare gli altri. Praticare l'ascolto attivo e dialogare con rispetto. Rifiutare il linguaggio sessista e omofobo. Sforzarsi di usare un altro linguaggio, ed inventare parole, se serve. Parlare dal cuore della propria esperienza: non dite "La gente crede...", "Tutti sanno...", dite piuttosto: "Io credo, io penso". Sanzionare gli episodi di bullismo con cui si viene a contatto: linguaggio, comportamenti, azioni specifiche. Arrivare all"azione legale, se le altre sanzioni hanno fallito lo scopo. Insegnare ad apprezzare le differenze, a confrontare invece di contrapporre. Se come me siete profondamente convinte/i che ogni persona detiene l'incontestabile diritto ad un'esistenza piena di promesse e libera da intimidazioni, insieme possiamo farcela. 4. TESTIMONIANZE. RICCARDO ORIOLES: QUATTRO GENERAZIONI [Ringraziamo Riccardo Orioles (per contatti: ricc at libero.it) per averci autorizzato a pubblicare questa sua lettera personale (indirizzata a Lidia Menapace). Riccardo Orioles, giornalista eccellente, militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", ha formato al giornalismo d'inchiesta e di impegno civile moltissimi giovani; e' un esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno politico); attualmente svolge la sua attivita' giornalistica prevalentemente scrivendo e diffondendo una e-zine nella rete telematica: appunto "Tanto per abbaiare". Opere di Riccardo Orioles: i suoi scritti e interventi editi a stampa sono pressoche' tutti dispersi in periodici e varie piccole e piccolissime pubblicazioni; per gli utenti della rete telematica vi e' la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra; sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Opere su Riccardo Orioles: due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, 1999)] Giuseppe Fava aveva 59 anni quando e' morto, nell'84. I suoi "ragazzi" ne avevano fra 19 e 30. E sono stati la prima generazione. * Poi, nel giro di un anno, sono arrivati i "Siciliani Giovani", che per lo piu' andavano a scuola nell'84. Hanno costituito il loro giornale (che e' arrivato fino all'86) e il loro movimento. Rispetto a noi, sono riusciti ancora abbastanza "professionali" (ne sono venuti fuori una decina di professionisti) ma piu' diffusi di noi nella Sicilia e fuori e in genere piu' inclini a sentirsi un movimento. Giorgio, che ora fa volontariato per gli indios, e' cresciuto con "Siciliani Giovani" ma e' di Lovere. Seconda generazione. * Poi e' arrivato "Avvenimenti" e con "Avvenimenti" "l'Alba", che si riallacciava abbastanza linearmente a "Siciliani Giovani". Dell'"Alba" hai visto qualcosa; almeno meta' dei ragazzi (che ora sono sulla trentina) sono ancora civilmente attivi nei rispettivi paesi (a Napoli hanno fatto un centro sociale, il "Diego Armando Maradona" - il nome l'hanno scelto i bambini - e da li' hanno gemmato a Marsiglia (doposcuola bimbi magrebini) e a Bologna. Quasi contemporaneamente all'Alba - nel 93 mi pare - e' venuta fuori la ripresa dei "Siciliani" (il tabloid), che e' stata sostenuta prevalentemente dai ragazzi nel frattempo cresciuti del primo "Siciliani Giovani". I "Siciliani" nuovi e "l'Alba" sono andati avanti in parallelo finche sono durati. "L'Alba" era presente in una quindicina di citta', e ne hanno fatto parte (mi dice Carlo) 250 ragazzi. Terza generazione. * Un paio d'anni fa e' ricominciata la fioritura a Catania: si sono fusi quattro gruppi diversi e del tutto indipendenti fra loro, aggregati su internet e su attivita' sociali. Lucio ha mollato il lavoro per venire a Catania a dare una mano a questi ragazzi. Quest'estate seminario in Sicilia (un camping, approfittando di un concerto reggae) e passaggio lento e graduale, e con molti errori, all'operativo. Adesso credo che siano finalmente arrivati (ma da soli) alla "politica" (antimafia, movimenti, ecc., e quindi in Sicilia Giuseppe Fava). Questa sarebbe la quarta generazione, e finora sta andando bene. * In tutto questo casino, tutti rispettiamo e onoriamo Giuseppe Fava come una persona coraggiosa e buona, anche se pochi di noi ormai l'hanno conosciuto di persona. Nessuno di noi deve mai sentirsi troppo importante, perche' in realta' sappiamo benissimo (e' l'unica cosa che "insegnamo") che nessuno di noi sara' mai anche lontanamente come lui. E' l'unica continuita', apparentemente. Non abbiamo una linea politica, anche se - politicamente - il filo e' con ogni evidenza sempre lo stesso. Non abbiamo nemmeno una continuita' formale, visto che gia' dopo la chiusura dell'ultimo "Siciliani" e' stato deciso di non utilizzare piu' quel nome (tu non ti chiameresti piu' repubblicana o garibaldina, no?). Il "gruppo storico" (io, Claudio, Antonio e Miki: ma in realta' era molto piu' ampio) non esiste piu' da molto tempo come tale, e anzi siamo alquanto divisi. Pero' grazie a dio questo non e' piu' fondamentale, visto che ora tocca ai ragazzi. E comunque in caso di necessita' torneremmo uniti insieme esattamente come prima. * Di tutti queste persone comunque - da Lillo Venezia che era nel servizio d'ordine di Lotta Continua e firmo' "Il Male", e credo sia il piu' vecchio di noi tutti, ai ragazzi dei "Gatti fisici", che e' un collettivo di fisica che ha aderito al progetto adesso - non ce n'e' mai stato uno che sia finito nei socialisti o a Forza Italia o abbia imbrogliato qualcosa. Non credo che ce ne saranno mai. In compenso, non sono mai stati molti fra noi i politici brillanti, almeno nei tempi brevi. Ecco: noi non siamo un blocco ("noi" chi? anche questo "noi" e' alquanto fumoso) pero' esistiamo come poche altre cose al mondo. Forse un vero modo di organizzarsi - e organizzarsi e' gia' una parola troppo forte - puo' essere questo. Le persone crescono come una volta crescevano nelle famiglie contadine: senza sapere granche', formalmente, dei predecessori ma in realta' sapendone tutto. Un abbraccio, Riccardo 5. FRASI COLTE AL VOLO. ELIZAVETA KOVALSKAJA: MI RACCONTO' [Da Elizaveta Kovalskaja, Autobiografia, in Vera Zasulic, Olga Ljubatovic, Elizaveta Kovalskaja, Memorie di donne terroriste, Savelli, Roma 1979, p. 175. Quello che citiamo e' un frammento (riferito alla sua infanzia) dall'autobiografia della Kovalskaja (1849 o 1851-1943) scritta per l'Enciclopedia Granat. Su Elizaveta Kovalskaja cfr. Franco Venturi, Il populismo russo, Einaudi, Torino 1952, 1972] Mi racconto' che c'era della gente di valore che lottava per porre fine alla vendita di esseri umani. 6. NICARAGUA. GIULIO VITTORANGELI: UNA SENTENZA STORICA [Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, e infaticabile animatore dell'Associazione Italia-Nicaragua e di infinite altre esperienze di pace e di solidarieta'] Sul n. 429 del notiziario veniva riproposto un articolo di Marina Forti dal titolo "Una marcia contro il Nemagon". L'articolo documentava la lotta portata avanti da circa quattromila lavoratori ed ex lavoratori delle piantagioni di banane del Nicaragua, oggi riuniti nell'associazione Asotraexdan, contro sette multinazionali statunitensi: Dow Chemical Corp, Shell Oil Company, Standard Fruit Co., Standard Fruit and Steamship, Dole e Chiquita Brand; tutte colpevoli di aver prodotto, distribuito o utilizzato pesticidi (in particolare il Nemagon, il cui uso era vietato negli Usa gia' dal 1977) in Nicaragua. Le conseguenze sono state quelle di un vero e proprio avvelenamento di massa. Almeno 180 le persone morte; migliaia stanno ancora lottando contro mali che vanno dal tumore ai reni, pancreas e milza, alle malformazioni cutanee, senza contare la sterilita' diffusa e i figli malformati nati da persone esposte al pesticida. L'Associazione Italia-Nicaragua da oltre due anni sostiene questi lavoratori, sia finanziando le spese mediche per le operazioni piu' urgenti; sia attraverso la campagna di pressione "No more chemicals" rivolta alle multinazionali incriminate, cui sono state inviate da tutta Italia migliaia di cartoline ed e-mail. * Cosi', finalmente, l'11 dicembre 2002, la giudice Vida Benavente della Terza Corte Civile del Tribunale di Managua ha emesso una storica sentenza che condanna tre multinazionali nordamericane, Shell Oil Company, Dow Chemical Corp. e Standard Fruit Company (conosciuta negli Usa come Dole Food Company) a pagare quasi 490 milioni di dollari ai denuncianti dei primi 5 processi dei 36 presentati in Tribunale. Questa prima sentenza e' storica a tutti gli effetti perche' mette termine ad una storia infinita, che e' quella di migliaia di persone sfruttate ed obbligate a lavorare a contatto con un pesticida a base di Dbcp senza essere informati dei tremendi danni che poteva recare all'essere umano. Victorino Espinales Reyes, presidente della Asotraexdan, l'associazione che riunisce tutti i denuncianti, ha dichiarato che "il primo importante passo e' stato fatto ed e' frutto della grande pressione che siamo riusciti ad esercitare sul governo con la nostra marcia del 19 novembre 2002 in difesa della Legge 364". Ha inoltre dichiarato che "il fatto di aver avuto le prime sentenze favorevoli e' un segnale incoraggiante per le prossime 31 che mancano, in quanto creano un precedente difficilmente reversibile e soprattutto, creano giurisprudenza alla quale qualsiasi giudice dovra' attenersi". * Restano pero' alcuni punti ancora oscuri. Delle multinazionali denunciate solo tre sono state riconosciute colpevoli in quanto l'avvocato Walter Gutierrez dello studio legale "Ojeda-Guttierrez-Espinoza" che per anni ha rappresentato i membri della Asotraexdan, nei mesi scorsi ha deciso, senza consultare nessuno, di presentare alla giudice Benavente un documento in cui si chiedeva l'esclusione dal processo della Chiquita Brands, della Occidental Chemical Corp. e della Del Monte. Resta ancora un mistero il perche' di questo atto, ma i membri della Asotraexdan sono convinti che dietro ci siano pressioni e forse offerte economiche da parte delle multinazionali. Conseguenza di questo atto, i rapporti tra lo studio legale di Walter Gutierrez e la Asotraexdan si sono rotti e piu' di duemila denunciati hanno gia' tolto la rappresentanza legale a "Ojeda-Gutierrez-Espinoza", passandola allo studio Gallo-Monsalvo. Le sentenze emesse dalla giudice ora passeranno immediatamente alla Corte Suprema di Giustizia che dovra' convalidarle e passarle al Ministero degli Esteri che dovra' fare lo stesso. Da qui verranno poi inviate al Consolato nicaraguese a Washington che le passera' al Dipartimento di Stato statunitense e poi, al Dipartimento della Giustizia sempre a Washington che convochera' le multinazionali condannate per la sentenza in territorio statunitense. Non e' ancora possibile prevedere quali saranno i tempi per la sentenza definitiva negli Stati Uniti, ma il primo passo e' stato fatto. Ma la campagna continua, ed e' importante sostenere questa battaglia per il diritto al risarcimento dei danni inflitti da multinazionali che fanno del profitto l'unica ragione d'essere; sostenere questa lotta che, se vincente, diventera' una luce di speranza per milioni di lavoratori costretti a morire per lavorare. Maggiori informazioni sul sito www.itanica.org e presso tutti i circoli dell'Associazione Italia-Nicaragua. 7. INIZIATIVE. MISSIONARI COMBONIANI: FERMIAMO I MERCANTI DI MORTE [Riceviamo e diffondiamo invitando tutti i nostri interlocutori ad aderire alla campagna "Fermiamo i mercanti di morte" (per informazioni: www.retelilliput.org)] La legge 185/90 voluta per controllare l'export italiano di armi sta per essere smantellata dal Parlamento: il 28 gennaio il Senato discutera' il disegno di legge 1547 che limitera' i meccanismi di controllo e di trasparenza. Ognuno invii al senatore del proprio collegio elettorale sotto forma di lettera o di e-mail questo testo: "Caro Senatore, sono venuto a conoscenza che il 28 gennaio 2003 verra' votata in Senato la ratifica del trattato di Farnborough, l'accordo-quadro con cui sei Paesi europei inclusa l'Italia avviano un meccanismo di cooperazione industriale per la produzione di armi. Questo accordo e' stato presentato in Senato come ddl 1547. Esso limitera' fortemente i meccanismi di controllo e di trasparenza sull'esportazione di armi italiane, meccanismi introdotti dalla legge 185/90. Le chiedo di votare e dire no a queste modifiche della 185/90. Grazie". * La campagna "Fermiamo i mercanti di morte" riunisce un cartello delle maggiori associazioni e reti italiane della societa' civile e ha raccolto oltre ottantamila firme consegnate al presidente del Senato. Per ulteriori informazioni: www.retelilliput.org I missionari comboniani padre Gianni Capaccioni, padre Paolo Latorre, padre Michele Stragapede, padre Alex Zanotelli Coordinamento Giubileo degli Oppressi 2; Pax Christi, Bari; Scuola di Pace "Don Tonino Bello", Molfetta; Coordinamento contro la guerra, Bari. 8. RIFLESSIONE. UNA POESIA DI COSTANTINO KAVAFIS TRADOTTA DA NICOLA CROCETTI, MARGHERITA DALMATI E NELO RISI, FILIPPO MARIA PONTANI [Due carissimi amici di Narni mi commuovono inviandomi una cartolina con una delle grandi poesie di Kavafis nella traduzione di Nicola Crocetti. Decido di riprodurla qui, e dagli scaffali di casa tiro giu' anche Constantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie, Einaudi, Torino 1968, 1984 (traduzione di Margherita Dalmati e Nelo Risi), e Costantino Kavafis, Poesie, Mondadori, Milano 1961, 1991 (traduzione di Filippo Maria Pontani) e i due volumi di Poiemata, Ikaros, Atene 1983 (a cura di G. P. Savvidis) che ho in neogreco, e la monografia di Paola M. Minucci, Firenze 1979, e il bel saggio di Marguerite Yourcenar, in Con beneficio d'inventario, Bompiani 1985, 1993. E nuovamente nella poesia di Kavafis m'immergo. Ma perche' farla piu' lunga? La parola a Kavafis (p. s.)] * Piu' che puoi (traduzione di Nicola Crocetti) Se non puoi farla come vuoi, la vita, sforzati almeno piu' che puoi di non prostituirla nei contatti eccessivi con la gente, con i gesti eccessivi e le parole. Non la prostituire col portarla troppo sovente in giro, con l'esporla ai commerci e alle pratiche della dissennatezza quotidiana, finche' diventi estranea ed importuna. * * Per quanto sta in te (traduzione di Margherita Dalmati e Nelo Risi) E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole e in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balia del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea. * * Quanto piu' puoi (traduzione di Filippo Maria Pontani) Farla non puoi, la vita, come vorresti? Almeno questo tenta quanto piu' puoi: non la svilire troppo nell'assiduo contatto della gente, nell'assiduo gestire e nelle ciance. Non la svilire a furia di recarla cosi' sovente in giro, e con l'esporla alla dissennatezza quotidiana di commerci e rapporti, sin che divenga una straniera uggiosa. 9. RILETTURE. CLARICE LISPECTOR: LA PASSIONE SECONDO G. H. Clarice Lispector, La passione secondo G. H., Editori La Rosa, Torino 1982, Feltrinelli, Milano 1991, pp. 168, lire 11.000. Una lettura che e' anche una intensa esperienza di meditazione. 10. RILETTURE. EDOARDA MASI: CENTO TRAME DI CAPOLAVORI DELLA LETTERATURA CINESE Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli, Milano 1991, pp. 480, lire 55.000. Un libro che e' esso stesso un capolavoro. 11. RILETTURE. SOFIA VANNI ROVIGHI: ELEMENTI DI FILOSOFIA Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, tre volumi, La Scuola, Brescia 1962, 1963, 1964 e costantemente ristampato, pp. 208 + 222 + 280. Un eccellente manuale dell'indimenticabile studiosa (1908-1990), ad un tempo molto caratterizzato ed insieme utilissima occasione di confronto e approfondimento per persone dei piu' diversi orientamenti culturali. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 471 del 9 gennaio 2003
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