Appello Venezuela con firme



Ciao a tutte/i,
volevamo segnalarvi che il Punto Rosso si impegna a far avere l'appello sul
Venezuela di Girardi con TUTTE le firme pervenute all'ambasciatore
venezuelano in Italia e DIRETTAMENTE AL PRESIDENTE CHAVEZ, nel giro di
pochissimi giorni, data la gravità della situazione. Vi sollecitiamo quindi
ad esprimere la vostra adesione mandando una mail a
puntorosso at puntorosso.it e facendo girare quest'appello.
Di seguito ritrovate l'appello di Girardi con le prime firme.
Grazie a tutte/i per il sostegno,
Michele


LA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA DEL VENEZUELA, SEGNO DI CONTRADDIZIONE PER
L'EUROPA E PER GLI EUROPEI



Si sta consumando, nell'indifferenza e nel silenzio del mondo, un crimine
contro l'umanità: il soffocamento della speranza dei poveri, rappresentata
in Venezuela dalla rivoluzione bolivariana e dal presidente Chávez.

Il silenzio che avvolge e nasconde questa battaglia è dovuto in larga
misura alla complicità dei mezzi di comunicazione di massa, del Venezuela e
del mondo, controllati dal capitale nazionale e transnazionale, che
presentano della situazione un'immagine rovesciata, secondo cui un popolo
oppresso si starebbe ribellando ad un presidente violento e repressivo.

Ma vi è un motivo più profondo di questo silenzio. Mentre nei confronti
dell'Afghanistan o dell'Iraq, è possibile fornire all'aggressione, di
fronte all'opinione pubblica, un'apparente giustificazione, nessuna
giustificazione gl'impresari venezuelani ed i loro complici gli Stati Uniti
possono fornire alla loro aggressione. Anche quando i manifestanti
antichavisti gridano rabbiosamente per le strade "che se ne vada! Che se ne
vada il contadino!" non riescono mai a dire perché.

Mentre infatti l'Iraq rappresenta apparentemente una minaccia, il Venezuela
non minaccia nessuno,ma è  minacciato esso stesso all'interno ed
all'esterno. Mentre Sadam Hussein può essere a buon diritto denunciato come
dittatore, Chávez è un presidente democraticamente e ripetutamente eletto;
è un presidente amato dalla maggioranza, che  una vasta insurrezione
popolare ha liberato dalle mani dei golpisti. Bisogna essere ciechi  per
non vederlo. Le minacce alla democrazia vengono solo dagli aggressori.

Ma anche se i manifestanti antichavisti ed i loro complici imperiali non
osano fornire una giustificazione della loro condanna, per i venezuelani
queste ragioni sono chiare:



Se ne vada perché è spudoratamente schierato dalla parte dei poveri del
paese; perché proclama i diritti degli indigeni e delle donne; perché
colpisce temerariamente gli interessi dei miliardari.
Se ne vada  perché è egli stesso di origine popolare, ed è quindi un
intruso nelle sfere del potere.
Se ne vada perché ha la pretesa di nazionalizzare le ricchezze petrolifere
del Venezuela, per metterle al servizio di tutti,  invece di lasciarle
nelle mani dei legittimi proprietari, i ricchi del paese ed i loro alleati
imperiali.
Se ne vada, perché  è amico di Cuba ed inviso agli Stati Uniti.



Ma se queste sono le vere giustificazioni di quella mobilitazione, allora,
per l'Europa in costruzione, sarebbe una gravissima responsabilità storica,
tacere di fronte a questo crimine. Sarebbe un atteggiamento imperdonabile
di complicità e di servilismo nei confronti del grande fratello. Sarebbe il
segno evidente che l'Europa  in costruzione è incapace di proporre al
mondo, oltre una nuova moneta, un nuovo ed autonomo progetto di civiltà;
che l'Europa non appartiene al mondo nuovo in costruzione ma alle rovine
del vecchio disordine imperiale. Perché la rivoluzione venezuelana è per
noi un segno di contraddizione, che impone all'Europa di prendere partito e
di rendere chiaro a se stessa ed al mondo il suo progetto di civiltà.

Ma la rivoluzione venezuelana non è solo  un segno di contraddizione per
l'Europa in generale; lo è anche per ciascuno degli europei e per ciascuna
delle europee.In effetti, per ognuno ed ognuna di noi schierarsi in questa
battaglia cruciale significa decidere se, nel presente contesto
geopolitica, siamo dalla parte dell'impero o dalla parte dei popoli e della
loro autodeterminazione; se siamo dalla parte delle minoranze privilegiate
o delle maggioranze emarginate; se siamo per un mondo lacerato da lotte
fratricide o per un mondo animato dalla solidarietà liberatrice.

Quanto dire che schierarci nei confronti del dramma venezuelano non è per
noi solo una scelta politica e geopolitica: è anche una scelta di vita.



GIULIO GIRARDI



Primi firmatari:

Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Fausto Bertinotti, Davide Biolghini,
Antonio Bruno, Giulietto Chiesa, José Luiz Del Roio, Don Alberto Vitali,
Paolo Ferrero, Roberto Mapelli, Emilio Molinari, Giorgio Riolo, Luigi Vinci,



Farid Adly, Marco Bersani, Eleonora Bonaccorsi, Ambrogio Boniardi,
Alessandra Cangemi, Loris Caruso, Bruno Ciccaglione, Ciriaco Davoli,
Giuseppe Di Lello, Paola Di Pietro, Irma Dioli, Tommaso Fattori, Giuseppe
Felici, Claudio Jampaglia, Gianfranco La Grassa, Donatella Linguiti,
Floriana Lipparini, Paola Manduca, Marinella Marescotti, Nello Margiotta,
Francesca Marzotto, Giovanni Mazzetti, Alessandra Mecozzi, Marco Mezzera,
Guido Milani, Luisa Morgantini, Luciano Muhlbauer, Valeria Mulas, Amalia
Navoni, Radi Pagani, Tonino Perna, Nelly Rios Rios, Alessandro Sabiucciu,
Raffaele k. Salinari, Michele Trainiti, Pep Valenzuela, Franca Venesia,
Luisa Villa, Patrizia Vismara, e chi vorrà ancora segnalarci la propria
adesione...

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