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Michail Gorbachev: "Putin non poteva accettare pretese sulla resa"
- Subject: Michail Gorbachev: "Putin non poteva accettare pretese sulla resa"
- From: "Stefano" <stefano.ma at inwind.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 04 Nov 2002 21:36:53 +0100
-----------------------------------------------------------------Michail Gorbachev, "Putin non poteva accettare pretese sulla resa" - 30.10.2002 - Rossijskaja
Gazeta, n. 206 , pag. 4.In Russia è accaduta una tragedia senza precedenti per crudeltà e disumanità. Molte circostanze attendono ancora di essere chiarite, ma ciò che è successo, è una tragedia sia per l'Europa che per tutto il resto del mondo. La si può paragonare a ciò che il mondo ha subito l'undici settembre 2001. Sia in questa che nell'altra circostanza, l'attacco è stato realizzato da terroristi kamikaze. A
Mosca, in mezzo al gruppo dei suicidi si trovavano anche delle donne.Mi è già capitato di dire che i problemi del mondo contemporaneo sono troppo grandi ed ancora lontani dall'essere risolti. Ma è del tutto inammissibile che vengano risolti con metodi della violenza e, tanto più, con metodi terroristici, soprattutto quando si danneggiano persone non colpevoli di nulla. I problemi, invece, non solo non vengono risolti, ma vengono ricacciati ancor
più in profondità.Ma quando osservo tutto ciò che sta accadendo nel mondo, mi pervade un'enorme angoscia. Sotto i nostri occhi, da Bali a Mosca, è scattato un disegno diabolico, come se fosse stato escogitato per gettare il pianeta nella follia. Dietro il gruppo, che si è impadronito del teatro sulla Dubrovka, c'è uno "stato maggiore" del terrore, che ha progettato questa operazione. Non dobbiamo avere alcun dubbio, né esitazione sul fatto che la lotta al terrorismo deve essere rafforzata, affinché diventi più efficace e venga indirizzata, prima di tutto, verso la prevenzione di atti terroristici.
La coalizione antiterrorismo non solo dev'essere conservata, ma anche ampliata. Da molti anni è imminente una difficile lotta, con la quale l'umanità, nel corso della sua storia, non si era ancora imbattuta. Nei prossimi anni eserciterà un'influenza sulla vita delle persone in tutto il mondo. Ma questa lotta deve essere organizzata. E' però necessario rendersi conto - e non dimenticare mai - che l'eliminazione dei gruppi terroristici delle sette terroristiche internazionali, non sarà in grado di liberare l'umanità da questa terribile malattia. Allora, sarà necessario risolvere molti problemi reali e concreti di carattere economico, sociale, culturale e religioso. Occuparsi, cioè, profondamente dell'eliminazione delle cause, che generano ogni sorta di conflitti. E la nostra attenzione dev'essere rivolta anzitutto a quelle vaste regioni, in cui dominano miseria, fame, sete e malattie. Se non si tiene presente tutto ciò e si cerca di sconfiggere il terrorismo soltanto con strumenti di guerra, allora questo si rivelerà sia inadeguato, sia inefficace. E' impossibile risolvere il problema da solo, chiudersi all'interno dei confini del proprio stato. Riguarda tutti i paesi, compresa anche l'unica superpotenza rimasta sul pianeta - gli Stati Uniti d'America. L'amministrazione russa trae già una conclusione dalla tragedia accaduta e realizza l'intero complesso di provvedimenti per tutto ciò che riguarda la sicurezza dei cittadini. Il pericolo non è passato. E tutti i centri di importanza vitale del paese devono proteggersi in modo scrupoloso e con
risolutezza.Nelle condizioni estreme che ha attraversato la Russia, il Presidente Putin ha agito a sangue freddo ed in modo responsabile. So che ciò gli è costato caro. Ma non poteva accettare pretese sulla resa. Questo non era possibile. Il dialogo con i terroristi si è rivelato impossibile. Essi non hanno neanche accettato la proposta di salvare la loro vita in cambio della vita degli ostaggi. Tutti i tentativi di mediazione sono praticamente andati in fumo. Nel frattempo la situazione con gli ostaggi acquisiva carattere drammatico. Essi non avevano in effetti la possibilità di ricevere né cibo, né acqua, non avevano il diritto di muoversi, né di utilizzare il bagno. Non potevano nemmeno comunicare, trovandosi continuamente sotto la minaccia delle canne dei mitra nel locale che era stato imbottito con un'incredibile quantità di sostanze esplosive, capaci di distruggere l'edificio e tutti - sia gli ostaggi che i terroristi. E le continue minacce di iniziare le fucilazioni, se non si fossero eseguite le loro rivendicazioni. Tutto ciò ha portato al punto che lo stato maggiore per la liberazione degli ostaggi mediante trattative era diventato irreale. La situazione poteva, infatti, farsi catastrofica, se non fossero state intraprese azione risolute e rapide. In una qualche misura, la situazione risultò tale, che un differimento nell'adozione di provvedimenti efficaci, poteva finire in una terribile tragedia. Coloro che attuavano un'azione speciale per la liberazione degli ostaggi, andavano incontro ad un rischio enorme, poiché per far saltare in aria dieci chilogrammi di esplosivi, erano necessari solo alcuni secondi. Proprio tutta la stragrande maggioranza degli ostaggi è stata salvata. Ma anche le vittime si sono rivelate un numero pesante. Questo dolore non è soltanto delle famiglie, dei parenti prossimi delle vittime, ma è anche il dolore di tutto il paese. Al Presidente Putin è capitata la non facile sorte di risolvere i problemi toccatigli in eredità, quali il disordine, la povertà, la corruzione ed una ferita sanguinante - la Cecenia. L'ultimatum di Boris Eltsin, presentato all'autorità cecena nel novembre 1994, si è trasformato in una lunga guerra, con tutte le disgrazie, le distruzioni, i profughi e le perdite umane. Bisogna rendere giustizia e riconoscere: il Presidente Putin ha preso le distanze da coloro che scatenarono la guerra e ha tentato di iniziare il dialogo e la costruzione della pace per la Cecenia. Può essere che si sia dimostrato che non bastano gli sforzi fatti in questa direzione. Essi
però, hanno luogo e non sono stati respinti da parte cecena.S'intende, si è accumulato molto sangue, molto odio, enormi perdite umane. Questo si narra sull'intero processo di composizione della situazione in Cecenia. Dopo tutto ciò che è accaduto, è ancora una volta imminente, sia con raddoppiata e triplicata energia che con efficacia, l'analisi e la conduzione di una politica di ricostruzione della Cecenia. Malgrado il rancore diffuso tra i ceceni, un'enorme moltitudine di persone comprende la necessità di scegliere una prospettiva di pace. Anche se ciò non conviene a coloro che hanno in effetti creato il proprio business sulla guerra. Eppure in questi giorni siamo venuti a sapere, che, per la continuazione della lotta con le autorità federali, gruppi fuorilegge di guerriglieri hanno ricevuto un sostegno di 100 milioni di
dollari.Non da molto, ho formulato l'ipotesi che qualcuno all'estero desidererebbe molto, che la Russia non uscisse dal pantano nel quale è venuta a trovarsi in Cecenia. Questi sono i miei timori che adesso, come sembra, trovano conferma. Qui, sia l'autorità russa che il cittadino hanno diritto di sperare nella solidarietà e nella comprensione delle nostre difficoltà e dei nostri problemi, che vogliamo risolvere, e risolvere pacificamente, conducendo l'intera situazione in una direzione politica. Una cosa deve essere, però, chiara: Mosca non accetterà la nascita di un governo islamico fondamentalista in Cecenia. E con ciò sono sicuro che Mosca si incamminerà verso azioni che vanno lontano e che manterrebbero la Cecenia quale parte integrante della Russia, come regione autonoma, che avrebbe uno status corrispondente all'interesse originario del popolo ceceno. L'intento degli ideologi del tipo di estremismo ceceno alla Movlad Udogov, riguardo alla creazione di uno stato islamico nel Caucaso settentrionale, non è predestinato ad avverarsi.
Sulla stampa, adesso, sono presenti molte informazioni a proposito del fatto, che nella situazione attuale, verrà fatta pressione dall'esterno sul Presidente Putin, con lo scopo di costringerlo a cambiare la sua posizione riguardo all'Iraq. Penso che ciò che è accaduto non abbia alcuna relazione con la guerra in Medio Oriente. Ed i tentativi di stabilire un simile collegamento sono destinati a morire. Semplicemente, non esiste una connessione. E per questa ragione non potrà condizionare la
decisione del Cremlino. [Traduzione di Antonella Serio.]
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