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rossonotizienet n. 21
- Subject: rossonotizienet n. 21
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Mon, 21 Oct 2002 18:35:19 +0200
ROSSONotizieNet numero 21 ottobre 2002 periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso FERMIAMO LA GUERRA - FERMIAMO IL MASSACRO Fermiamo la mano degli apprendisti stregoni che, pur di mantenere il dominio sulle risorse strategiche, di occupare regioni del mondo cruciali, di perpetuare un ordine mondiale iniquo, non recedono di un passo dallo scatenare l'inferno. Basta con lo scempio dei corpi, dell'ambiente, della democrazia, della cultura, della vita. Basta morti, basta dolori, basta distruzioni. Basta con la banda di avventurieri che pretende di governare il mondo. L'Associazione Culturale Punto Rosso e il Forum Mondiale delle Alternative daranno come sempre il loro contributo, assieme al movimento, alle forze politiche, agli uomini e alle donne di buona volontà, di contrinformazione, di controcultura e di mobilitazione per affermare la giustizia e la pace. Sommario: Il Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative al Forum Sociale Europeo di Firenze 1) seminario sulla guerra ed imperialismo Usa 2) seminario su movimento e politica 3) seminario sulla non-violenza 4) seminario sull'acqua 5) seminario su spesa pubblica e diritti sociali 6) seminario su partecipazione, rappresentanza e non-violenza Corsi della LUP-Libera Università Popolare - corso di danze brasiliane Milano: iniziativa contro la guerra Iniziative dei Punto Rosso locali Punto Rosso Carrara Punto Rosso Fermo-Porto San Giorgio Porto Alegre Notizie n. 3 (Alleghiamo a questo numero di RossoNotizieNet il numero 3 di Porto Alegre Notizie, perché, per un disguido informatico, non è andato a tutti nella spedizione di qualche giorno fa. Prossimemente e separatamente riceverete il n. 4 con notizie dettegliate sul Forum Mondiale prossimo, oltre che informazioni tecniche per la partecipazione) Materiali: Un testo di Arundhati Roy (traduzione di Emma Zuffellato) (in allegato) FORUM SOCIALE EUROPEO I seminari proposti al Forum Sociale Europeo di Firenze (6-10 novembre 2002) da parte del Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative in collaborazione con altri organismi sono vari. Ve li segnaliamo. Invitiamo tutti a partecipare al Forum Sociale Europeo. Iscrizioni e Informazioni sul sito http://www.fse-esf.org --------------------------------------------------------------- seminario al FSE "LA TERRA NON E' UN MAPPAMONDO CON CUI GIOCARE" L'EGEMONISMO-IMPERIALISMO USA, LA GUERRA E IL MOVIMENTO DI OPPOSIZIONE MONDIALE Filosofia e pratica della guerra permanente globale. Le mire dell'amministrazione Usa per il controllo delle aree strategiche mondiali, delle risorse indispensabili (petrolio, gas, acqua) e per impedire il sorgere di potenze rivali. La guerra in corso in Afghanistan e in Palestina e i preparativi per l'offensiva contro l'Iraq, il Plan Colombia ecc. nel contesto di una politica europea inesistente o puramente subalterna agli Stati Uniti. Il pacifismo storico e il nuovo pacifismo nella riflessione e nella mobilitazione del popolo di Porto Alegre. La possibilità della pace è messa in grave pericolo dalla politica di guerra permanente inaugurata dopo l'11 settembre dal governo degli Stati Uniti. E' la prosecuzione dell'egemonia e della guerra unipolare Usa (Guerra del Golfo e Guerra dei Balcani) dopo la fine della guerra fredda. Il tentativo di allargare a livello planetario l'egemonia militare e politica degli Usa sta provocando la crescita pericolosissima dell'instabilità geopolitica a cui si risponde con l'opzione della guerra. Come sempre ne fanno le spese i popoli, e tra questi soprattutto gli strati sociali poveri e più indifesi. Dall'Afghanistan all'Iraq, dalla Palestina alla Cecenia, dalla Colombia ai tanti teatri di guerra in Africa. L'Europa sta a guardare, se non collabora attivamente, dimostrando una statura politica minima e una evidente contraddizione con le premesse ideali e politiche di pace su cui si dovrebbe fondare l'Unione. Una speranza può venire dal basso. Il popolo di Porto Alegre riprende le grandi ragioni storiche del vecchio pacifismo ed è impegnato a riflettere e a elaborare un nuovo pacifismo. Esso promana dalla teoria e dalla pratica antiliberista come radicale rifiuto del modello egemonico-imperialistico su scala mondiale, distruttore della vita associata e della vita del pianeta, del quale la guerra è uno degli aspetti più criminali. FIRENZE - VENERDI' 8 NOVEMBRE 2002 ore 14.30-18.30 FORTEZZA DA BASSO intervengono KEN COATES (Bertrand Russell Peace Foundation), SAMIR AMIN (Forum Mondiale delle Alternative), AHMED BEN BELLA (Fondazione Nord-Sud), EDMILSON RODRIGUES (sindaco Belem-Forum Panamazonico), MUSTAFA BARGHOUTI (Ass. naz. palestinese), CARLOS TABLADA (Centro di Ricerca sull'economia mondiale-Cuba), HAMIYA KUMAR BAGCHI (economista indiano-Forum Sociale Asiatico). Siamo in attesa di risposta di ARUNDHATI ROY (scrittrice indiana), di SCOTT RITTER (ex ispettore dell'Onu in Iraq) VITTORIO AGNOLETTO (Cons. Int. FSM), GIULIETTO CHIESA (giornalista e saggista, Megachip), ISIDORO MORTELLARO (Università di Bari), MANLIO DINUCCI (saggista), LIDIA MENAPACE (Conv. perman. di donne contro le guerre), RAFFAELE SALINARI (pres. Terre des Hommes), GIOVANNI BERLINGUER (Associazione Aprile) coordinano GIORGIO RIOLO e JOSÉ LUIZ DEL ROIO (Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative). organizzano BERTRAND RUSSELL PEACE FOUNDATION, ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO-FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, FEDERAZIONE INTERNAZIONALE TERRE DES HOMMES, MEGACHIP, ATTAC ITALIA, RIVISTA ALTERNATIVE ----------------------------------- seminario al FSE "SORTIRE DA SOLI E' L'AVARIZIA, SORTIRE ASSIEME E' LA POLITICA" don Lorenzo Milani LA POLITICA COME BENE COMUNE: IL MOVIMENTO CONTRO IL NEOLIBERISMO DISCUTE CON LA SINISTRA EUROPEA Nell'epoca per eccellenza della crisi della politica, un necessario confronto per la ridefinizione dell'agire politico, della rappresentanza politica, della democrazia rappresentativa ai fini di una feconda interazione tra istanze e culture del movimento antiliberista e forze politiche europee Intendere la politica come bene comune significa sottrarla all'idea che essa debba rispondere esclusivamente agli interessi sociali ed economici della parte dominante della società o che essa debba considerarsi una delle tante occupazioni sul mercato. Significa impegnarsi per riappropriarsene e per rifondarla. Un bene comune riguarda tutti e deve essere condiviso tra tutti. Le istituzioni politiche e la rappresentanza sono occasioni, tra le altre, perché la politica come bene comune possa svolgere il suo compito. Ancor più nel caso dei valori propri di una sinistra politica che dovrebbe assumersi in pieno e costitutivamente tale questione cercando di proporre una rifondazione radicale della attuale sfera politica, oggi quasi totalmente subalterna agli imperativi del neoliberismo. Per questo crediamo sia utile un confronto aperto tra chi, come noi, ha posto a fondamento di ogni azione collettiva il rifiuto della logica neoliberista e la ricerca di un legame sociale fondato sull'uguaglianza e la solidarietà, con chi, nei partiti e nelle istituzioni in Europa, si definisce di sinistra in forza dell'impegno per la piena e almeno tendenziale realizzazione di questo binomio. FIRENZE - GIOVEDI' 7 NOVEMBRE 2002 ORE 14.30-19 FORTEZZA DA BASSO intervengono FRANÇOIS HOUTART (Segr. Fma), SUSAN GEORGE (Pres. TNI), MICHAEL BRIE (pres. Fondazione Rosa Luxemburg), VITTORIO AGNOLETTO (Fsm), CHRISTOPHE AGUITON (Attac France), MIGUEL RIERA (Edit. El Viejo Topo), BORIS KAGARLISTKY (Moscow Times, Tni), EUSTACHE KOUVELAKIS (Actuel Marx), MARCO BERSANI (Attac Italia), JOSÉ BOVÉ (Via campesina), EMILIO MOLINARI (Punto Rosso-Fma), HILARY WAINWRIGHT (Red Pepper, Uk), MARIA LUISA BOCCIA(Crs) interventi di rappresentanti forze politiche: Sinistra Unita Europea: FRANCIS WURTZ (Francia), FAUSTO BERTINOTTI (Italia), NICOS KONSTANTOPOULOS (Grecia). Socialisti Europei: CESARE SALVI (Italia), ANNE VAN LANCKER (Belgio) Verdi: ALFONSO PECORARO SCANIO (Verdi), MONICA FRASSONI (pres. gruppo eur. Verdi) coordinano MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso-Fma), ELISABETH GAUTHIER (Transform!), BRID BRENNAN (Tni) organizzano ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO-FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, RETE TRANSFORM!, TRANSNATIONAL INSTITUTE in collaborazione con RIVISTA ALTERNATIVE, ATTAC ITALIA ------------------------------------------------------ Forum sociale europeo LA NON-VIOLENZA COME RIVOLUZIONE: ALLE RADICI DELLA VIOLENZA E DELLA GUERRA NELLE NOSTRE SISTEMAZIONI RELIGIOSE E CULTURALI La non-violenza non è più solo utopia da sognatori: sta soppiantando il suo opposto, cioè la violenza, come nuovo fondamento della razionalità. La lotta per la sopravvivenza della specie ha inventato l'antagonismo e la guerra e le ha dato i connotati della razionalità, informando di violenza tutti gli aspetti della civiltà: economia, culture, diritto, religioni, relazioni interpersonali. Oggi, di fronte alla mostruosità distruttiva degli arsenali bellici e di fronte alla percezione nuova che ha l'umanità di essere un'unica famiglia in una minuscola fragile casa, la stessa lotta per la sopravvivenza sta inventando la non-violenza come unica riserva di vita. E' un vero processo rivoluzionario lento e sotterraneo che a noi vedenti/ciechi è appena percepibile per segni. Ed è una rivoluzione globale che cioè investe tutti i campi del convivere. Investe in particolare le religioni e i grandi sistemi ideologici. Occorre aprire gli occhi, andare oltre le consuete politiche che motivano settorialmente e in base a contingenze il no alla violenza e alla guerra, analizzare le radici della violenza ovunque esse si annidino, in modo da partecipare più consapevolmente ed efficacemente alla scommessa della non-violenza come rivoluzione globale. Occorre anche recuperare in positivo i valori della liberazione nella tradizione cristiana e delle altre religioni e nella elaborazione ed esperienza marxista. FIRENZE GIOVEDI' 7 NOVEMBRE ore 14.30 FORTEZZA DA BASSO Intervengono: ENZO MAZZI (Comunità dell'Isolotto) Esistono radici della violenza nelle religioni monoteiste e più in particolare nel cristianesimo? GIULIO GIRARDI (teologo della liberazione, Forum Mondiale delle Alternative) La funzione della violenza nei grandi sistemi ideologici: liberale/capitalista e marxista/comunista ELISABETH GREEN (teologa femminista e saggista) Le radici della violenza e della guerra nella cultura patriarcale. Coordina FRANCOIS HOUTART (Segr. FMA). promuovono Comunità cristiane di base, Pax Christi, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum mondiale delle alternative, ARCI , Centro ecumenico Agape (valdesi), Noi siamo Chiesa, , Cgil Lavoro Società Cambiare Rotta e altri in via di definizione fra cui Rete di Lilliput, Fiom, Agesci. ------------------------------------------------------------- Acqua, aria, terra e energia: l'Europa contro lo sviluppo insostenibile. SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO Beni e Diritti : ecosistema ed acqua quale strategia per il loro riconoscimento come beni comuni mondiali Firenze - 8 novembre - Ore 14,30-17,30 Fortezza da Basso - Firenze Enti promotori Comitato italiano per il Contratto Mondiale per l'Acqua -CIPSI - Campagna Acqua Bene comune Legambiente - Ass. Culturale Punto Rosso - Rete di Lilliput- in collaborazione con ATTAC Italia -- Campagna ACME Francia -Campagna ACME Québec ( Canada) - Coalizione Svizzera ONG contro la privatizzazione - Coalizione Europea contro la privatizzazione -- Forum del Terzo Settore -Tavola della pace - Obiettivo e temi di approfondimento : aggiornamento sulle iniziative della società civile a sostegno del Contratto Mondiale dell'acqua, dopo il vertice di Johannesburg alleanze a livello europeo a difesa dell'ecosistema e dell'acqua come beni comuni patrimoniali dell'umanità strategie a difesa dell'acqua come diritto e bene comune in funzione dei prossimi appuntamenti internazionali ( Forum di Porto Allegre - Conferenza di Kyoto) Relatori . 14,30 - Apertura lavori Saluto introduttivo e coordinamento lavori Rosario Lembo ( CIPSI - Campagna Acqua ben comune) La rivoluzione dell'acqua Riccardo Petrella - Segretario Comitato internazionale Contratto Mondiale Acqua Interventi Acqua e Ambiente Roberto della Seta / Roberto Ferrante - Legambiente Acqua e Terra Gianfranco Bologna - Rete Lilliput - Acqua e Diritti Emilio Molinari - Comitato italiano Acqua - Punto Rosso Contributi al dibattito Italia - Massimo Rossi - Enti locali per l'Acqua Francia - Jean Luc Tuly - Comitato Francese per il Contratto Mondiale Canada - Serge Roy - Associazione Quebec per il Contratto Mondiale Europa - - Coordinamento europea ONG (Austria -Germania - Svizzera ) contro la privatizzazione Dibattito Ore 17.00 - La proposta del Contratto Mondiale dopo Johannesburg : l'Altro Kyoto con Riccardo Petrella --------------------------------------------------------------------------------- Forum Sociale Europeo Gioved" 7 novembre - Ore 14.30 - 17.30 Fortezza da Basso Seminario dal titolo: SPESA PUBBLICA E DIRITTI SOCIALI Il ruolo delle politiche economiche e dell'intervento pubblico in Europa Per la qualità sociale ed ambientale dello sviluppo Organizzato da: Lunaria-Sbilanciamoci Mani Tese-Social Watch Punto Rosso Associazione per la Rinascita della Sinistra Relatori: FRANCINE MESTRUM, economista francese Gli spazi delle politiche pubbliche per il Welfare nella globalizzazione neoliberista SIMON STOCKER, direttore di Eurostep Sviluppo umano e sostenibile nel rapporto tra Europa e "resto del pianeta" SABINA SINISCALCHI, Segretario nazionale di Mani Tese "Il Social Watch, strumento per una qualità sociale dello sviluppo" MARTINO MAZZONIS, Lunaria Sbilanciamoci: come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l'ambiente ROBERTO PIZZUTI, Università di Roma Politiche pubbliche, stati nazionali e Welfare NICOLA NICOLOSI, Associazione Culturale Punto rosso Un nuovo e rinnovato Welfare europeo GIOVANNA RICOVERI, CNS Sostenibilità, sviluppo, politiche economiche: critica e prospettive ANDREW TIMMS, New economic Foundation Privatizzazioni, politiche economiche e spesa sociale: il caso della Gran Bretagna FRANCESCO GARIBALDO , ARS Democrazia economica e crisi finanziaria --------------------------------------------------------------- Seminario FSE Firenze, data da definire, Fortezza da Basso PARTECIPAZIONE, RAPPRESENTANZA, NON VIOLENZA. Le connessioni tra queste parole chiave nello sviluppo dei movimenti democratici di massa, sia "tradizionali", come il movimento operaio e sindacale, che nuovi, come quelli sociali a dimensione globale che oggi entrano in campo contro la guerra ed il liberismo. Il percorso storico delle scelte maturate e le prospettive del conflitto legittimato dal consenso e dalla verifica della rappresentatività. Proponenti : RETE LILLIPUT, FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE, FIOM-CGIL LOMBARDIA Intervengono. Mario Agostinelli (Forum Mondiale Alternative), Davide Biolghini (Rete Lilliput), Mauro Berselli (CGIL Reggio Emilia), Anna Fazi ( Rete Lilliput), Tiziano Rinaldini (CGIL Emilia Romagna), Maurizio Zipponi (Fiom Lombardia) LUP- LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE prossimi corsi Dipartimento di studi internazionali Patrice Lumumba Introduzione alla Storia dell'India Quattro incontri introduttivi alla storia dell'India, con un approccio interpretativo critico rispetto ai paradigmi storiografici tradizionali, attento alle dimensioni proprie, culturali, sociali e politiche, del grande paese asiatico. Un contributo per comprenderne il ruolo e le prospettive nell'attuale globalizzazione. Durata: quattro incontri. Luogo: Punto Rosso, via Morigi 8, 20123 Milano. Quota di partecipazione: 25 Euro Marted" 1 ottobre 2002, ore 18.30-20.30 Introduzione alla storia dell'India Relatore: Michelguglielmo Torri (Università di Torino) Nell'occasione presentazione del libro di M. Torri, Storia dell'India, Laterza, Roma 2000. Gioved" 17 ottobre 2002, ore 18.30-20.30 L'india coloniale e la lotta per l'indipendenza Relatrice: Marzia Casolari Gioved" 24 ottobre 2002, ore 18.30-20.30 L'India indipendente Relatrice: Marzia Casolari Gioved" 31 ottobre 2002, ore 18.30-20.30 L'india nella globalizzazione Relatrice: Marzia Casolari Dipartimento di storia della filosofia e del pensiero umano Ernst Bloch Il pensiero occidentale attraverso le sue grandi opere A seguito del grande interesse suscitato dai corsi svolti nei due anni passati sulla storia del pensiero occidentale, riprendiamo questo percorso a partire dalle grandi opere di questo pensiero, come momenti paradigmatici della storia della filosofia. Settimo corso: L'Etica di Spinoza Durata: 3 lezioni Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano Quota di iscrizione: 15 Euro Marted" 8 ottobre 2002, ore 18.30-20-30 Introduzione alla filosofia di Spinoza Relatore: Giorgio Giovannetti Marted" 15 ottobre 2002, ore 18.30-20-30 L'Etica (I) Relatore: Vittorio Morfino Marted" 22 ottobre 2002, ore 18.30-20-30 L'Etica (II) Relatore: Vittorio Morfino Ottavo Corso: L'illuminismo e J. J. Rousseau Durata: 3 lezioni Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano Quota di iscrizione: 15 Euro Marted" 12 novembre 2002, ore 18.30-20-30 L'illuminismo, la politica e J. J. Rousseau Relatore: Giorgio Giovannetti Marted" 19 novembre 2002, ore 18.30-20-30 L'illuminismo, l'antropologia e J. J. Rousseau Relatore: Mario Domina Marted" 26 novembre 2002, ore 18.30-20-30 L'illuminismo, la pedagogia e J. J. Rousseau Relatore: Francesco Muraro ---------------------------------------------------------- CORSO DI DANZE BRASILIANE "25.000 EURO PER PORTO ALEGRE" Organizzato dall'Istituto Brasile Italia (IBRIT) e da Punto Rosso Lo scopo del corso e' duplice: 1. RACCOGLIERE FONDI per far partecipare almeno 20 persone provenienti da Asia e Africa al prossimo Forum Sociale Mondiale di PORTO ALEGRE. E' infatti noto che la partecipazione ai forum mondiali da parte soprattutto di chi vive nei paesi poveri e' spesso impedita dal banale e concretissimo fatto materiale di non potersi pagare il prezzo del biglietto aereo. 2. E poi anche, naturalmente, contribuire a diffondere fra di noi la conoscenza delle culture musicali latino americane, mediante la partecipazione diretta all'evento musicale, e cioe' tramite il ballo. Il corso e' articolato nei 3 moduli seguenti: Primo Modulo - Inizio: mercoledi 6 novembre 2002 Samba Enredo - Samba del Carnevale (Rio, S. Paolo) Samba (Sud Est) Pagode (Rio) Gafieira (Rio, S. Paolo) Secondo Modulo - Inizio: seconda meta' di gennaio 2003 Forro' (Nord Est) Lambada (Bahia, Nord Est) Xaxado (Nord Est) Baiao (Nord Est) Terzo Modulo - Inizio: prima meta' di aprile 2003 Xote (Nord Est) Frevo - Frevo del Carnevale (Pernanbuco) Bossa Nova (Rio) Chorinho (S. Paolo) I moduli hanno struttura similare, sono fra di loro indipendenti, il che significa che si puo' partecipare anche ad uno solo di essi, e sono tutti e tre a livello di base. Il primo modulo prevede 6 lezioni di 2 ore ciascuna, piu' una piccola festa/ripasso di fine corso, per un totale di 14 ore. Le lezioni si tengono ogni mercoledi dalle 19 alle 21, a partire dal 6 novembre, nella bellissima sede dell'IBRIT, in via Borgogna 3 (sopra la Casa della Cultura - MM S. Babila). Insegnante e' il maestro brasiliano José Sarrubi. Il costo di partecipazione a questo primo modulo e' di 120 euro. L'insegnante Josè Sarrubi, attore e cantante, ballerino e coreografo brasiliano, ha studiato danza classica, moderna, contemporanea, tip tap, e ha lavorato per il teatro e per la TV brasiliana, anche come aiuto regista. Da tredici anni risiede in Italia, dove organizza spettacoli e insegna balli brasiliani e caraibici. Dirige un proprio gruppo musicale, i Ku Semba. Per ulteriori informazioni e iscrizioni: Bruno: 339/2237866 - bruno.carchedi at tiscali.it Fuori l'Italia dalla guerra Nulla di più falso che definire una guerra "giusta" ed "umanitaria" Di vero c'è solo la violenza dei potenti e la sofferenza delle vittime Per la pace e per i diritti, contro il terrorismo Contro l'arroganza di chi vorrebbe governare il mondo Per il rispetto della Costituzione e per affermare il diritto internazionale Assemblea Regionale Lombarda dei lavoratori e delle lavoratrici, delle delegate e dei delegati dei luoghi di lavoro dei movimenti contro la guerra, degli uomini e delle donne convinti che la giustizia e la pace siano diritti di tutti gioved" 24 ottobre - ore 20,30 Camera del Lavoro di Milano C.so di Porta Vittoria 43 (salone Di Vittorio) Intervengono Nicola Nicolosi - Segreteria Cgil Lombardia Gian Paolo Patta - Segreteria Cgil Nazionale Gianni Rinaldini - Segretario Generale Fiom Nazionale Teresa Sarti - Emergency Lidia Menapace - Donne contro la guerra Vittorio Agnoletto - Forum Sociale Europeo Josè luis Del Roio - Forum mondiale delle Alternative Coordina: Antonio Lareno - Segretario Camera del Lavoro di Milano Promuovono: "LavoroSocietà" della Cgil Lombardia - FIOM Lombardia - Lila-Cedius - Emergency - Gruppo Abele di Milano - Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative INIZIATIVE DEI PUNTO ROSSO LOCALI PUNTO ROSSO CARRARA ORGANIZZA DUE INCONTRI: IL MONDO NELL'EPOCA DELLA GUERRA GLOBALE MASSA - GIOVEDI 24 OTTOBRE ORE 21 SALETTA DEL TEATRO GUGLIELMI VIA DEL BASTIONE LA DEMOCRAZIA DOPO L'11 SETTEMBRE IL CASO DI BATASUNA PARTECIPANO Mauro Bulgarelli deputato Verde Euzkadi Josè Antonio Egido, esponente della sinistra basca Marco Santopadre Giornalista di Radio Citta' Aperta ================================================================= CARRARA - VENERDI 25 OTTOBRE ORE 21 SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE PIAZZA 2 GIUGNO OBIETTIVO IRAQ LE STRATEGIE USA NELL'AREA DEL MEDIORIENTE PARTECIPA MANLIO DINUCCI SAGGISTA E COLLABORATORE DE "IL MANIFESTO" L'INCONTRO SARA' SVOLTO CON L'AUSILIO DELLA PROIEZIONE DI DOCUMENTI, IMMAGINI E SCHEDE per informazioni Ernesto Ligutti cell. 347-1085533 e-mail: puntorosso.carrara at tin.it Punto Rosso Fermo-Porto San Giorgio NO WAR Cari compagni ed amici, l'Associazione Punto Rosso di Fermo e Porto San Giorgio organizza un incontro pubblico sull' Iraq e la "guerra preventiva" degli Usa il giorno Mercoled" 23 Ottobre alle ore 21.00 a Fermo, Sala Multimediale ( di fronte al Municipio ). Interverrà Marinella Correggia ( giornalista ) dell'Associazione UN PONTE PER.... e verrà proiettato il video Payng the price: killing the children of Iraq di John Pilger, un documento mai fatto vedere sulle terribili conseguenze dell'embargo e uno straordinario atto d'accusa contro l'ipocrisia dell'Occidente. Porto Alegre Notizie n. 3 Forum Sociale Mondiale Porto Alegre 2003 Nei prossimi numeri del nostro bollettino daremo informazioni sui contenuti politici e culturali del Forum. Qui trovate ancora informazioni tecniche su viaggi e sistemazioni. E' URGENTE prenotare gli alberghi e gli aerei. Già ora i posti si stanno esaurendo velocemente. Sono aperte le iscrizioni al FSM che si terrà a Porto Alegre dal 22 al 28 gennaio 2003. Il gruppo da noi organizzato partirà il 21/1 e il 22/1 alle ore 21 da Malpensa e ritornerà il 28/1 alle ore 20. Alcuni di noi parteciperanno al Forum panamazonico che avrà luogo a Belém do Parà dal 16/1 al 19/1. Nei prossimi numeri vi daremo notizie su questo evento che precederà il FSM. Campagna Asia e Africa a Porto Alegre Come abbiamo anticipato nel numero precedente, anche quest'anno sarà organizzata una campagna di sostegno affinché delegati e delegate provenienti da diversi paesi dell'Asia e dell'Africa possano partecipare numerosi a Porto Alegre 2003. Barbara Pietrasanta e Antonio Dalle Rive dell'Agenzia pubblicitaria Anyway collaborano con noi perché l'iniziativa, che ha diffusione mondiale, abbia successo e sia possibile raggiungere in breve tempo l'obiettivo che ci siamo proposti: E 25.000 di sottoscrizioni . Nel prossimo numero contiamo di inviarvi il nuovo appello della campagna. Viaggi Per i voli, come l'anno scorso, possiamo avvalerci della preziosa collaborazione di Pindorama, un'agenzia di Milano che si occupa di turismo responsabile e che si sta impegnando a trovare le offerte più vantaggiose per raggiungere Porto Alegre. Per il momento abbiamo le seguenti proposte di Varig e Tam. Gruppi con Varig: 25 posti con partenza da Malpensa il 21/01 (ore 21.00) e ritorno da Porto Alegre il 28/01 (ore 19.45) 25 posti con partenza da Malpensa il 22/01 (ore 21.00) e ritorno da Porto Alegre il 28/01 (ore 19.45) La tariffa è di E 800 più le tasse. Prenotazioni singole con Tam: In questo caso disponiamo della sola tariffa: 720 Euro + tasse da Milano a Porto Alegre e ritorno. Per ulteriori informazioni e per prenotare bisogna contattare al più più presto Pindorama. PINDORAMA VIA VENIERO 48 - MILANO tel. 02-39218714 E' comunque preferibile la comunicazione via e-mail. L'indirizzo di Pindorama è: pindorama at iol.it Alloggio a Porto Alegre Per trovare alloggio a Porto Alegre è necessario prenotare al più presto rivolgendosi a: Camile Benedetti Agenzia Astratur Felix Da Cunha Street, 836 Room 102 Moinhos De Vento Quarter Zip Code: 90570 - 000 Porto Alegre - RS Tel. 00-55-51-32225004 e-mail: mailto:astra at astratur.com.br sito web: http://www.astratut.com.br oppure a: Vera Machado e-mail: veramachadoturismo at terra.com.br che offre le seguenti possibilità di alloggio: Hotel Master Express: 36 stanze doppie (US$ 36,00 a notte) Arvoredo Residence 20 stanze triple (US$ 28,00 a notte) 17 stanze quadruple (US$ 38,00 a notte) Dal 2 /01 al 28/01 è richiesta una permanenza di almeno tre notti. Una volta confermata la prenotazione individuale, si dispone di quattro giorni per il pagamento della caparra, che copre tre notti di permanenza. Per le prenotazioni di gruppo è possibile rivolgersi all'Associazione Punto Rosso. In questo caso la caparra copre una notte di pernottamento. La conferma della prenotazione e il pagamento della caparra devono tassativamente pervenire presso di noi entro e non oltre il 23 ottobre. Tutte le camere sono state prenotate a nome di Punto Rosso e quindi quando telefonate o comunicate per prenotare individualmente la vostra camera fate riferimento al pacchetto di camere di Punto Rosso. Aggiornamenti Tenete presente che è attivo il nuovo sito del FSM: www.forumsocialmundial.org.br Questo sito fornirà notizie aggiornate sul FSM. Potrete inviare commenti e suggerimenti scrivendo all'indirizzo: fsm2003site at uol.com.br intestato a Patricia Giuffrida. Indicazioni per effettuare l'iscrizione Iscrizione dei delegati. Entrate nel sito, cliccate "How to participate", entrate in "Register delegates", cliccate "Pre-registration Form" e "I want to register". Compilate il modulo, salvate e seguite le procedure di iscrizione per altri delegati o per altri workshops. All'indirizzo e-mail che avrete digitato sul modulo, riceverete una password che consentirà di accedere alla ricevuta dell'iscrizione e di aggiungere altri delegati o altre attività a cui si desidera partecipare. L'iscrizione è sottoposta a un vaglio e successivamente confermata via e-mail. A questo punto si dovrà pagare la tassa di iscrizione. Iscrizione ai seminari. Dopo aver iscritto l'organizzazione e i suoi delegati, è possibile iscriversi ai seminari (workshops). Cliccate "workshops" e compilate il modulo. Volendo, si possono allegare testi o documenti relativi ai titoli che si trovano a pie' di pagina. Importante: le spese workshops e delle attività connesse (comprese le spese di traduzione) saranno a carico di coloro che le propongono. Per l'archivio del FSM 2003 viene anche richiesto di redigere una relazione sulle attività svolte. Se volete ricevere la newsletter del FSM ricordate di iscrivervi nuovamente attraverso il sito web. Ecco le istruzioni: cliccate "Subscribe" in fondo alla pagina sulla destra e compilate il modulo. ---------------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup at puntorosso.it EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324/72016642 FAX 02-875045 http://www.puntorosso.it ---------------------------------------------------------------------------- Testo del discorso tenuto presso il "Lensic Performing Arts Center" di Santa Fe, Nuovo Messico, il 29 settembre 2002 Arundhati Roy Grazie. Vorrei potervi vedere meglio, ma è piuttosto buio. Sono felice di essere qui, e sono anche felice che sia Howard Zinn a presentarmi a voi, perché pur non avendolo mai incontrato prima d'ora, penso che sia un essere umano veramente magico. Grazie, Howard. Proprio in questo momento Howard mi chiede con quale criterio decido se accettare o no di partecipare ad un evento o ad una conferenza. La mia risposta è che in media accetto di partecipare una volta su cinquanta, e che sono felice e orgogliosa di essere qui perché so che le persone che mi hanno preceduta sono persone che ammiro e rispetto. Ringrazio quindi la Fondazione Lannan per avermi invitata. Ho tante cose da dire e spero di non dilungarmi troppo. Sono una scrittrice, ed ho preferito scrivere le cose che desidero dirvi, per due motivi. Primo, perché sono certa che siate più interessati al mio modo di scrivere che al mio modo di parlare. Secondo, perché le cose che desidero dire sono complicate, pericolose in questi tempi pericolosi, e credo sia mio dovere essere molto precisa circa quello che dico, su come lo dico e con quale linguaggio. Mi auguro quindi che siate d'accordo se leggerò. Il mio discorso oggi ha per titolo Settembre Gli scrittori pensano di cogliere le loro storie dal mondo. Sto cominciando a credere che sia la vanità a farglielo pensare. Perché è esattamente il contrario. Sono le storie che scelgono gli scrittori. Le storie si rivelano a noi. La narrativa pubblica, quella privata, ci colonizzano. Ci commissionano. Insistono nel volere essere raccontate. Narrativa e saggistica sono solo tecniche diverse per raccontare una storia. Per ragioni a me non del tutto comprensibili, la narrativa danza fuori da me e la saggistica viene strappata fuori dal mondo dolente e spezzato in cui mi risveglio ogni mattina. Il tema di molto di ciò che scrivo, sia di narrativa che di saggistica, è la relazione tra potere e assenza di potere e il conflitto eterno e circolare in cui essi sono impegnati. Il bravissimo scrittore John Berger scrisse: "Mai più una singola storia sarà raccontata come se fosse l'unica storia". Non ci può mai essere una sola storia. Ci sono solo più modi di vedere. Così, quando racconto una storia, non la racconto come un ideologo che desidera contrapporre una ideologia assolutista ad un'altra, ma come un narratore che vuole condividere il suo modo di vedere. Sebbene possa sembrare il contrario, io non descrivo nazioni e storie, io descrivo il potere. Descrivo la paranoia e l'inesorabilità del potere. La fisica del potere. Io credo che l'accumularsi di potere vasto e incontrastato da parte di uno stato o di un paese, di una grande impresa o di una istituzione - o perfino di un individuo, un coniuge, un amico, un compagno - non importa di quale ideologia, porta con sé eccessi come quelli che io qui riferisco. Vivendo come vivo, come milioni di noi, all'ombra dell'olocausto nucleare che i governi di India e Pakistan continuano a promettere alla loro cittadinanza cui è stato fatto il lavaggio del cervello, e nella vicinanza globale della Guerra Contro il Terrorismo (che il presidente Bush ha denominato abbastanza biblicamente "Missione Senza Fine"), sono costretta a pensare insistentemente al rapporto tra Cittadini e Stato. In India, quelli tra di noi che hanno espresso pareri sugli Ordigni Nucleari, sulle Grandi Dighe, sulla Globalizzazione delle grandi imprese e sulla minaccia insorgente del fascismo indù - pareri che sono in disaccordo con quelli del Governo Indiano - sono tacciati di 'antipatriottismo'. Questa accusa non mi riempie di indignazione, non la considero una valutazione esatta di ciò che faccio o penso. Perché un 'antipatriotta' è una persona che è contro la propria nazione e, di conseguenza, è a favore di qualche altra nazione. Ma non si è necessariamente 'antipatriottici' se si diffida profondamente di ogni forma di nazionalismo, se si è 'contro il nazionalismo'. Tutte le forme di nazionalismo furono causa del maggior numero dei genocidi del ventesimo secolo. Le bandiere sono pezzi di stoffa colorata che i governi usano dapprima per i fasciare i cervelli della gente atrofizzandoli e poi come sudari per seppellire i morti. Quando la gente che normalmente ragiona in modo indipendente (e non includo qui i mezzi di comunicazione legati alle corporations) inizia a radunarsi sotto bandiere, quando scrittori, pittori, musicisti, registi, mettono da parte le loro opinioni e pongono ciecamente la loro arte al servizio della "Nazione", è giunto il momento per noi di svegliarci e di preoccuparci. In India l'abbiamo visto accadere subito dopo gli esperimenti nucleari del 1998 e durante la Guerra tra Kargil e Pakistan nel 1999. Negli Stati Uniti l'abbiamo visto durante la Guerra del Golfo e lo vediamo ora con la "Guerra contro il Terrorismo". Quel turbinio di bandiere americane "Made in China". Di recente, chi ha criticato le azioni del governo degli Stati Uniti (me compresa) è stato definito "antiamericano". Non ci vorrà molto prima che l'"Anti-Americanismo" venga considerato una ideologia. Il termine "antiamericano" viene normalmente usato dalla classe dirigente americana per screditare e definire (non voglio dire in modo falso, ma piuttosto impreciso) chi li critica. Per chi venga marchiato anti-Americano c'è la possibilità di venire giudicato prima ancora di essere ascoltato, e la controversia si perderà nel tumulto dell'orgoglio nazionale ferito. Ma cosa significa il termine anti-americano? Significa che si è anti-jazz? O che si è contrari alla libertà di linguaggio? Che non si prova piacere leggendo Toni Morrison o John Updike? Che si è contro le sequoie giganti? Significa forse che non si nutre ammirazione per le centinaia di migliaia di cittadini americani che hanno marciato contro le armi nucleari, o le migliaia di oppositori alla guerra che costrinsero il loro governo a ritirarsi dal Vietnam? Significa forse che si odiano tutti gli americani? Questa subdola fusione di cultura americana, musica, letteratura, bellezza mozzafiato del paese, piaceri comuni della gente comune con la critica alla politica estera del governo degli Stati Uniti (di cui, purtroppo, grazie alla "libera stampa" d'America, la maggior parte degli americani è molto poco informata), è una strategia deliberata ed estremamente efficace. Un po' come un esercito in ritirata che si nasconde in una città densamente popolata, sperando che la prospettiva di colpire obiettivi civili funga da deterrente al fuoco nemico. Ma ci sono molti americani che si sentirebbero umiliati di essere associati alle politiche del governo. Le critiche più colte, mordaci, incisive, ironiche, mosse all'ipocrisia ed alle contraddizioni nella politica del governo degli Stati Uniti vengono proprio da cittadini americani. Quando il resto del mondo desidera sapere cosa sta combinando il governo degli Stati Uniti, noi ci rivolgiamo a Noam Chomsky, Edward Said, Howard Zinn, Ed Herman, Amy Goodman, Michael Albert, Chalmers Johnson, William Blum e Anthony Amove, perché ci raccontino cosa sta realmente accadendo. Allo stesso modo, in India, non centinaia, ma milioni di noi si vergognerebbero e si sentirebbero offesi se fossero in qualche modo associati alle politiche fasciste dell'attuale governo indiano che, oltre a perpetrare il terrorismo di stato nella valle del Kashmir (in nome della battaglia contro il terrorismo) ha anche ignorato il recente progrom di stato contro i Musulmani del Gujarat. Sarebbe semplicemente assurdo pensare che chi critica il governo indiano sia anti-indiano, sebbene il governo stesso non esiti a pensarla così. E' pericoloso concedere al governo indiano o al governo americano o a chiunque, il diritto di definire cosa "India" o "America" siano o dovrebbero essere. Definire qualcuno anti-americano (o allo stesso modo anti-indiano o anti-timbuctuano) non è solo razzista, ma è anche un fallimento dell'immaginazione. Una incapacità di vedere il mondo in termini diversi da quelli che la classe dirigente ha stabilito per voi. Se non sei un "bushiano" sei un Talebano. Se non ci ami, ci odi. Se non sei Buono, sei il Male. Se non sei con noi, sei con i terroristi. Lo scorso anno anch'io, come molti altri, ho commesso l'errore di ironizzare su questa retorica del dopo 11 settembre, considerandola pazza e arrogante. Ma mi sono resa conto che non è per niente pazza. E' in realtà uno scaltro reclutamento per una malconcepita e pericolosa guerra. Ogni giorno scopro con sorpresa quanti credono che opporsi alla guerra in Afghanistan significhi appoggiare il terrorismo, parteggiare per i talebani. Ora che lo scopo principale della guerra - catturare Bin Laden (vivo o morto) - sembra essere incappato nel "cattivo tempo", gli obiettivi prefissi sono stati spostati. Si sta sostenendo che il punto focale della guerra era rovesciare il regime dei talebani e liberare le donne afgane dai loro burka, e a noi si chiede di credere che i marines degli Stati Uniti sono impegnati in una missione femminista. (Se è così, la loro prossima fermata sarà presso l'alleata militare dell'America, l'Arabia Saudita?). Mettiamola così: in India vi sono alcune riprovevoli pratiche sociali contro gli "intoccabili", contro cristiani e musulmani, contro le donne. Pakistan e Bangladesh hanno perfino modi peggiori di trattare le minoranze e le donne. Dovrebbero essere bombardati? Si dovrebbero distruggere Delhi, Islamabad e Dacca? E' possibile estirpare con le bombe il fanatismo dall'India? Possiamo aprirci con le bombe una strada per il paradiso femminista? E' così che le donne hanno conquistato il diritto di voto negli Stati Uniti? O che la schiavitù è stata abolita? Si può riscattare il genocidio dei milioni di nativi Americani sui cui cadaveri furono fondati gli Stati Uniti bombardando Santa Fe? Nessuno di noi ha bisogno di anniversari per ricordarci ciò che non possiamo dimenticare. E' solo una coincidenza che io sia qui, sul suolo americano, in settembre - questo mese di tremendi anniversari. Sopra a tutto, nella memoria di tutti, in particolare qui in America, è l'orrore di ciò che viene conosciuto come 9/11. Quasi tremila civili persero le loro vite in quell'attentato terroristico letale. Il dolore è ancora profondo. La rabbia ancora acuta. Le lacrime non si sono ancora asciugate. Ed una strana guerra mortale infuria intorno al mondo. Tuttavia, chiunque abbia perso una persona cara sa per certo, in segreto, nel più profondo del suo intimo, che nessuna guerra, nessun atto di vendetta, nessuna mina anti-uomo lasciata cadere sulle persone care di qualcun altro o sui figli di qualcun altro, potranno attenuare la sua pena o restituirgli la persona amata. La guerra non può vendicare i morti. La guerra è solo una brutale profanazione della loro memoria. Alimentare ora un'altra guerra - questa volta contro l'Iraq -manipolando con cinismo il dolore della gente, confezionandone le immagini per servizi televisivi sponsorizzati da società che producono detersivi o scarpe sportive, significa sminuire e svalutare il dolore, privarlo del suo significato. Quello a cui assistiamo è una volgare ostentazione del "business" del dolore, del commercio del dolore, il saccheggio perfino dei sentimenti umani più intimi, a scopo politico. Che uno stato faccia questo alla sua gente, è una cosa terribile, violenta. Forse non è argomento abbastanza intelligente di cui parlare da un pubblico palco, ma ciò di cui mi piacerebbe veramente parlare con voi è la Perdita. La Perdita ed il Perdere. Dolore, fallimento, disperazione, insensibilità, incertezza, paura, la morte dei sentimenti, la morte dei sogni. L'assolutamente implacabile, infinita, scontata ingiustizia del mondo. Cosa significa per gli individui la perdita? Cosa significa per intere culture, intere popolazioni che hanno imparato a vivere in sua costante compagnia? Dato che stiamo parlando dell'11 settembre, forse è giusto che ricordiamo cosa significa quella data, non solo per chi ha perso i suoi cari in America lo scorso anno, ma anche per coloro per cui, in altre parti del mondo, quella data ha da lungo tempo un significato. Questo scavare nella storia non vuole essere una accusa o una provocazione. Vuole solo che sia condiviso il dolore della storia. Diradare un poco le nebbie. Dire ai cittadini d'America nel modo più gentile ed umano: " benvenuti nel mondo". Ventinove anni fa, in Cile, l'11 settembre 1973, il generale Pinochet rovesciò il governo eletto democraticamente di Salvador Allende, con un colpo di stato appoggiato dalla CIA. "Al Cile non dovrebbe essere permesso di diventare Marxista solo perché la sua gente è irresponsabile" disse Henry Kissinger, premio Nobel per la pace e allora segretario di stato degli Stati Uniti. Dopo il colpo di stato il presidente Allende fu trovato morto all'interno del palazzo presidenziale. Se sia stato ucciso o se si sia suicidato non lo sapremo mai. Nel regime di terrore che seguì, furono uccise migliaia di persone. Molti, più semplicemente, "scomparirono". Squadre armate effettuarono esecuzioni pubbliche. In tutto il paese furono istituiti campi di concentramento e camere di tortura. I morti furono sepolti nei pozzi delle miniere o in tombe anonime.Per 17 anni la gente del Cile visse nel terrore di udire bussare alla porta in piena notte, nel terrore delle abitudinarie "scomparse", di improvvisi arresti e di torture. I cileni raccontano di come il musicista Victor Jara ebbe ambedue le mani amputate nello stadio affollato di Santiago. Prima di sparargli, i soldati di Pinochet gli buttarono la sua chitarra e gli chiesero sarcasticamente di suonarla. Nel 1999, in seguito all'arresto del generale Pinochet in Inghilterra, migliaia di documenti segreti furono declassificati. Essi contengono la prova inconfutabile del coinvolgimento della CIA nel colpo di stato ed anche che il governo degli Stati Uniti possedeva informazioni dettagliate sulla situazione in Cile durante il regime del generale Pinochet. Tuttavia, Kissinger garantì il suo appoggio al generale. " Come voi sapete, negli Stati Uniti siamo solidali con quanto voi state tentando di fare", egli disse, "auguriamo bene al vostro governo". Per quelli di noi che hanno vissuto in una democrazia, per quanto imperfetta, sarebbe difficile immaginare cosa significa vivere in una dittatura e soffrire la perdita assoluta di libertà. Non si deve pensare solo a tutti quelli che Pinochet ha ucciso, ma anche a tutte le vite che ha rubato a chi è rimasto in vita. Purtroppo il Cile non fu l'unico paese in Sud America a subire le "attenzioni" del governo degli Stati Uniti. Guatemala, Costa Rica, Ecuador, Brasile, Perù, la Repubblica Dominicana, Bolivia, Nicaragua, Honduras, Panama, Salvador, Messico e Colombia, sono stati tutti terreno di operazioni (sotto copertura -e ufficiali) della CIA. Centinaia di migliaia di latino-americani sono stati uccisi, torturati o sono semplicemente scomparsi sotto i regimi totalitari che furono favoriti nei loro paesi. Se questo non fosse sufficientemente umiliante, le popolazioni del Sud America dovettero subire anche l'umiliazione di essere marchiate come incapaci di democrazia - come se colpi di stato e massacri fossero in qualche modo insiti nei loro geni. Naturalmente la lista non comprende i paesi in Africa o Asia che hanno subito interventi militari statunitensi - Vietnam, Corea, Indonesia, Laos e Cambogia. Per quanti mesi di settembre, per decine di anni, milioni di asiatici sono stati bombardati, bruciati e massacrati? Quanti mesi di settembre sono passati dall'agosto del 1945, quando centinaia di migliaia di civili giapponesi soccombettero nelle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki? Per quanti mesi di settembre quelle migliaia di persone che ebbero la sfortuna di sopravvivere a quelle esplosioni hanno dovuto subire quell'inferno vivente che aveva investito loro, i loro figli non ancora nati, i figli dei loro figli, la terra, il cielo, l'acqua, il vento, e tutte le creature che camminano, che strisciano e che volano? Non lontano da qui, ad Albuquerque, c'è il Museo Atomico Nazionale, dove "Fat Man" e "Little Boy" ( affettuosi soprannomi dati alle bombe che furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki) si possono acquistare come orecchini ricordo. I giovani alla moda li indossano. Un massacro che pende da ciascun orecchio. Ma sto andando fuori tema. E' di settembre che stiamo parlando, non di agosto. L'11 settembre ebbe una risonanza tragica anche in Medio Oriente. L'11 settembre 1922, ignorando l'oltraggio fatto agli arabi, il governo britannico proclamò un ordine in Palestina, conseguente alla Dichiarazione di Balfour del 1917 che fu sancita dall'impero britannico, e concentrò il suo esercito fuori dai confini di Gaza. La Dichiarazione di Balfour prometteva ai sionisti europei una patria per il popolo ebraico. (A quei tempi, l'impero su cui il sole non tramonta mai era libero di togliere e dare patrie così come uno scolaretto arrogante distribuisce palline di vetro). Con quanta incoscienza il potere imperiale ha vivisezionato antiche civiltà. Palestina e Kashmir sono i doni avvelenati e grondanti sangue dell'impero britannico al mondo moderno. Ambedue sono linee difettose nei rabbiosi conflitti internazionali di oggi. Nel 1937 Winston Churchill disse dei palestinesi, "non sono d'accordo che un cane nella mangiatoia abbia alcun diritto sulla mangiatoia anche se vi è stato per lungo tempo. Non riconosco quel diritto. Non credo, per esempio, che sia stato fatto un grande torto agli indiani d'America o agli aborigeni in Australia. Non reputo che quelle popolazioni abbiano subito un torto con il fatto che una razza più forte, una razza superiore, una razza più saggia se vogliamo metterla in questo modo, sia arrivata ed abbia preso il loro posto". Ciò influenzò la tendenza dello Stato di Israele nei confronti dei palestinesi. Nel 1969, il Primo Ministro israeliano Golda Meir disse: "i palestinesi non esistono". Il suo successore, il Primo Ministro Levi Eschol disse:" Cosa sono i palestinesi? Quando io sono arrivato qui (in Palestina), c'erano 250.000 non-ebrei, per lo più arabi e beduini. Era un deserto, più che sottosviluppato. Il nulla". Il primo ministro Menachem Begin denominava i palestinesi "bestie a due gambe". Il primo ministro Yitzhak Shamir li denominava " cavallette" che si possono calpestare. Questo è il linguaggio dei capi di stato, non sono le parole della gente comune. Nel 1947, le Nazioni Unite ripartirono formalmente la Palestina e assegnarono il 55% del territorio palestinese ai sionisti. Entro un anno gli stessi si erano impossessati del 76%. Il 14 maggio 1948 fu dichiarato lo Stato di Israele. Pochi minuti dopo la dichiarazione, gli Stati Uniti riconobbero Israele. La West Bank fu annessa alla Giordania. La striscia di Gaza fu posta sotto il controllo militare egiziano, e quella che fu la Palestina cessò di esistere se non nelle menti e nei cuori di centinaia di migliaia di palestinesi che divennero profughi. Nel 1967 Israele occupò la West Bank e la striscia di Gaza. Negli anni che seguirono vi furono insurrezioni, guerre, intifada. Le vittime sono state decine di migliaia. Sono stati firmati accordi e trattati. Cessazioni del fuoco sono state dichiarate e violate. Ma lo spargimento di sangue non ha fine. La Palestina resta occupata illegalmente. La sua gente vive in condizioni disumane, in un virtuale Bantustan, dove è soggetta a punizioni collettive, con 24 ore di coprifuoco su 24, umiliata e brutalizzata quotidianamente. Non sa quando verranno demolite le sue case, quando i suoi figli verranno uccisi, quando i suoi preziosi alberi verranno tagliati, quando le sue strade verranno bloccate, quando avrà il permesso di andare al mercato a comperare cibo e farmaci. E quando non lo avrà. Vive senza una parvenza di dignità. Senza molte speranze. Non ha alcun controllo sulla sua terra, la sua sicurezza, i suoi movimenti, le sue comunicazioni, le sue forniture d'acqua. Così, quando vengono firmati gli accordi, e termini come "autonomia" e perfino "stato" vengono sbandierati, vale sempre la pena di domandare. Che genere di autonomia? Che genere di stato? Che tipo di diritti avranno i suoi cittadini? I giovani palestinesi che non riescono a controllare la loro rabbia si trasformano in bombe umane e devastano le strade di Israele e i luoghi pubblici, facendosi saltare in aria, uccidendo gente comune, iniettando terrore nella vita quotidiana, ed infine aumentando il sospetto e l'odio reciproco su ambedue i fronti. Ogni attentato suscita una spietata rappresaglia e maggiori difficoltà per il popolo palestinese. L'attentato suicida è un'azione di disperazione individuale, non una tattica rivoluzionaria. Se da un lato gli attacchi palestinesi seminano il terrore tra i cittadini israeliani, dall'altro essi offrono la perfetta copertura per le incursioni quotidiane del governo di Israele nel territorio palestinese, il pretesto perfetto per un colonialismo fuori moda datato 19mo secolo, mascherato da moderna "guerra" del 21mo secolo. Gli Stati Uniti sono e sono sempre stati gli alleati politici e militari più fedeli di Israele. Il governo degli Stati Uniti ha bloccato, insieme ad Israele, quasi tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che cercavano una soluzione pacifica ed equa al conflitto. Ha appoggiato quasi ogni guerra che Israele ha combattuto. Quando Israele attacca la Palestina, sono americani i missili che radono al suolo le case palestinesi. Ed ogni anno Israele riceve parecchi miliardi di dollari dagli Stati Uniti - denaro dei cittadini che pagano le tasse. Quale insegnamento dobbiamo trarre da questo tragico conflitto? E' veramente impossibile per il popolo ebraico, che tanto crudelmente ha sofferto - forse più crudelmente di qualsiasi altro popolo nella storia -capire la vulnerabilità e lo struggimento di coloro che lui ha scacciato? Possibile che l'estrema sofferenza generi sempre crudeltà? Quale speranza lascia tutto questo alla razza umana? Cosa succederà al popolo palestinese nel caso di una vittoria? Se una nazione senza uno stato proclama uno stato, che razza di stato sarà? Quali orrori si commetteranno sotto la sua bandiera? Dobbiamo batterci per uno stato separato, o piuttosto per il diritto ad una vita di libertà e dignità per tutti, al di là di etnia e religione? La Palestina era un tempo baluardo secolare in Medio Oriente. Ma ora il debole, antidemocratico, a detta di tutti corrotto, ma dichiaratamente non fazioso OLP, sta perdendo terreno nei confronti di Hamas, che adotta una ideologia apertamente faziosa e lotta in nome dell'Islam. Per quotare le parole del loro manifesto " noi saremo i suoi soldati e la legna per il suo fuoco, che brucerà i nemici". Al mondo viene chiesto di condannare le bombe umane. Ma si può ignorare il lungo cammino che hanno percorso prima di arrivare a questo punto? Dall'11 settembre 1922 all'11 settembre 2002 - ottanta anni è un periodo ben lungo di guerra. C'è qualche consiglio che il mondo può dare al popolo della Palestina? O devono accettare quello di Golda Meir e fare di tutto per non esistere? In un'altra parte del Medio Oriente, l'11 settembre tocca una corda più recente. L'11 settembre 1990 George W. Bush Sr., allora presidente degli Stati Uniti, tenne un discorso all'assemblea del Congresso, annunciando che il suo governo aveva deciso di fare guerra all'Iraq. Il governo degli Stati Uniti dice che Saddam Hussein è un criminale di guerra, un crudele despota militare che ha commesso genocidio verso il suo stesso popolo. Descrizione sufficientemente accurata del soggetto. Nel 1988 Saddam Hussein rase al suolo centinaia di villaggi nel nord dell'Iraq, usò armi chimiche e mitragliatrici per uccidere migliaia di kurdi. Oggi noi sappiamo che quello stesso anno il governo degli Stati Uniti gli dette sussidi per 500 milioni di dollari per acquistare prodotti agricoli americani. L'anno successivo, dopo che egli aveva completato con successo la sua campagna di genocidio, il governo degli Stati Uniti raddoppiò il sussidio a 1 miliardo. Gli fornì inoltre batteri di antrace di "prima qualità" ed elicotteri e materiali a doppio uso, che potevano essere usati per fabbricare armi chimiche e biologiche. Si scopre insomma che, mentre Saddam Hussein compiva le sue peggiori atrocità, il governo degli Stati Uniti e quello britannico erano i suoi più stretti alleati. Cosa è cambiato allora? Nel 1990, Saddam Hussein invase il Kuwait. Il suo peccato non fu tanto l'avere compiuto un atto di guerra, quanto l'avere agito in maniera indipendente, senza ordini dal suo padrone. Questa manifestazione di indipendenza fu sufficiente per sovvertire l'equazione del potere nel golfo. E si decise che Saddam Hussein doveva essere eliminato, come un cagnolino che è sopravvissuto all'affetto del suo padrone. Il primo attacco alleato all'Iraq avvenne nel gennaio del 1991. Il mondo guardò l'inizio della guerra in prima serata, perché fu ripresa in televisione. (In quei giorni , in India, bisognava andare nell'atrio di un albergo a 5 stelle, per potere vedere la CNN). In un mese di bombardamenti devastanti furono uccise decine di migliaia di persone. Ciò che molti non sanno è che da allora la guerra non è mai finita.La furia iniziale si stemperò nell'attacco aereo più lungo che mai sia stato effettuato su un paese dopo la guerra in Vietnam. Negli ultimi dieci anni, le forze armate americane e inglesi hanno lanciato migliaia di missili e bombe sull'Iraq. Nel decennio delle sanzioni economiche che seguì alla guerra, ai civili iracheni sono stati negati cibo, medicine, attrezzature ospedaliere, ambulanze, acqua potabile - tutto l'essenziale. A causa delle sanzioni ha perso la vita circa mezzo milione di bambini. Di loro, Madeleine Albright, allora ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, incredibilmente disse:" e' una scelta molto difficile, ma penso che ne valga la pena" "Equivalenza morale" fu il termine usato per denunciare quelli di noi che criticarono la guerra in Afghanistan. Madeleine Albright non può essere accusata di equivalenza morale. Ciò che disse fu direttamente algebra. Un decennio di bombardamenti non è riuscito a rimuovere Saddam Hussein, "la bestia di Baghdad". Ora, dopo circa 12 anni, il presidente George Bush Jr. cade nell'ingranaggio della retorica ancora una volta. Propone una guerra incondizionata il cui scopo è niente meno che un cambiamento di regime. Il New York Times dice che l'amministrazione Bush sta seguendo " una strategia meticolosamente programmata per convincere il pubblico, il Congresso e gli alleati sulla necessità di affrontare la minaccia Saddam Hussein". Andrew H. Card Jr, il capo del personale della Casa Bianca, ha descritto come l'amministrazione stava mettendo a punto i suoi piani di guerra per l'autunno e:" dal punto di vista del marketing", ha detto," non si immettono nuovi prodotti in agosto. Questa volta l'espressione tranello di Washington per "nuovo prodotto" non è la difficile situazione del popolo kuwaitiano, bensì la dichiarazione che l'Iraq possiede armi di distruzione di massa. "Dimenticate la moralizzazione inetta delle "lobbies" pacifiste," ha scritto Richard Perle, ex- consigliere del presidente Bush, "dobbiamo arrivare a lui prima che lui arrivi a noi". Gli ispettori agli armamenti hanno stilato rapporti contrastanti sulle armi di distruzione di massa dell'Iraq, e molti di loro hanno detto chiaramente che gli arsenali sono stati smantellati e che il paese non è in grado di costruirne di nuovi. Tuttavia, non c'è alcun dubbio sull'estensione e sulla gamma dell'arsenale americano di armi nucleari e chimiche. Accetterebbe volentieri il governo americano la visita di ispettori agli armamenti? O il governo britannico? O Israele? Se anche l'Iraq avesse armi nucleari, può questo giustificare un attacco preventivo da parte degli Stati Uniti? Gli Stati Uniti possiedono il più vasto arsenale di armi nucleari al mondo e sono al momento l'unico paese al mondo che ne abbia fatto uso su popolazioni civili. Se gli Stati Uniti sono giustificati nello sferrare un attacco preventivo sull'Iraq, allora qualsiasi potenza nucleare sarebbe giustificata nel fare altrettanto su qualunque altra potenza nucleare. L'India potrebbe attaccare il Pakistan, o viceversa. E se il governo degli Stati Uniti sviluppa un'avversione per, diciamo, il primo ministro indiano, si può "eliminarlo" con un attacco preventivo? Di recente gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo importante nel convincere India e Pakistan, sull'orlo della guerra, a rinunciarvi.E' così difficile seguire il proprio consiglio? Chi è colpevole di moralizzazione inetta? O di predicare la pace mentre fa la guerra? Gli Stati Uniti, che George Bush ha definito "la più pacifica nazione della terra", sono stati in guerra con un paese o un altro ogni anno negli ultimi cinquant'anni. Le guerre non sono mai combattute per motivi di altruismo. Generalmente lo sono per egemonia, per ragioni economiche. E poi naturalmente c'è l'industria della guerra. Proteggere il proprio controllo sul mondo del petrolio è fondamentale per la politica estera degli Stati Uniti. Il recente intervento militare degli Stati Uniti nei Balcani e in Asia Centrale hanno a che vedere con il petrolio. Hamid Karzai, il presidente fantoccio dell'Afghanistan insediato dagli Stati Uniti, si dice fosse in precedenza impiegato alla Unocal, la locale compagnia petrolifera americana. Il pattugliamento paranoico del Medio Oriente da parte del governo degli Stati Uniti è dovuto al fatto che esso possiede i due terzi di tutte le riserve petrolifere mondiali. Il petrolio fa ronzare dolcemente i motori d'America. Il petrolio fa girare il libero mercato. Chiunque controlli il mondo del petrolio, controlla il mercato mondiale. E come si controlla il petrolio? Nessuno lo dice in modo più elegante del giornalista del New York Times, Thomas Friedman. In un articolo intitolato "la Follia Paga" dice, " gli Stati Uniti devono mettere bene in chiaro con l'Iraq e con gli alleati che l'America userà la forza senza negoziazioni, esitazioni o approvazione da parte delle Nazioni Unite." Il suo consiglio è stato subito messo in pratica. Con le guerre contro Iraq e Afghanistan e con le quasi quotidiane umiliazioni che il governo degli Stati Uniti riversa sulle Nazioni Unite. Nel suo libro sulla globalizzazione, "The Lexus and the Olive Tree", Friedman dice " la mano nascosta del mercato non potrà mai lavorare senza il pugno nascosto. McDonalds non può prosperare senza McDonnel Douglas Še il pugno nascosto che conserva il mondo affinché le tecnologie di Silicon Valley prosperino, è chiamato esercito degli Stati Uniti, Aeronautica Militare, Marina, e Corpi della Marina." Forse tutto questo è stato scritto in un momento di debolezza, ma è certamente la descrizione più succinta ed accurata del progetto di globalizzazione corporativa che io abbia mai letto. Dopo l'11 settembre 2001e la Guerra contro il Terrorismo, la mano ed il pugno nascosti si sono scoperti - e noi abbiamo ora una chiara visuale dell'altra arma dell'America - il Libero Mercato - che opprime il mondo in via di sviluppo, con un sorriso contratto e sinistro. La Missione Senza Fine è la guerra perfetta per l'America, il perfetto veicolo per l'espansione senza fine dell'imperialismo americano. In Urdu, profitto si dice Fayda. Al Qaida significa La Parola, La Parola di Dio, la Legge. Così, in India alcuni di noi chiamano la guerra contro il terrorismo, Al Qaida contro Al Fayda - La Parola contro il Profitto. (Nessun intenzionale gioco di parole). Per il momento sembra che Al Fayda conduca il gioco. Ma non si sa mai. Negli ultimi dieci anni di sfrenata globalizzazione, le entrate totali del mondo sono cresciute in media del 2,5% l'anno. Tuttavia il numero dei poveri del mondo è cresciuto di 100 milioni. Dei cento massimi poteri economici, 51 sono corporazioni, non paesi. L'1% delle classi dirigenti del mondo totalizza le stesse entrate del 57% delle classi inferiori e questa disparità sta crescendo. Ed ora, sotto la dilagante copertura della guerra contro il terrorismo, questo processo incalza. I colletti bianchi hanno una fretta inedita. Mentre le bombe piovono sulle nostre teste e i missili cruise sfrecciano attraverso i cieli, mentre le armi nucleari vengono ammassate per fare del mondo un luogo più sicuro, si firmano contratti, si registrano brevetti, si installano oleodotti, si saccheggiano le risorse naturali, si privatizza l'acqua e si minano le democrazie. In un paese come l'India, il fine dell'"adattamento strutturale" della globalizzazione è di attraversare velocemente la vita della gente.Progetti di "sviluppo", privatizzazioni massicce e "riforme" del lavoro, stanno spingendo la gente fuori dalla sua terra e dal suo lavoro, determinando una specie di barbara espropriazione che ha ben pochi esempi nella storia. A livello mondiale, mentre il libero mercato protegge spudoratamente i mercati occidentali e spinge i paesi in via di sviluppo ad eliminare le loro regole commerciali, i poveri diventano più poveri ed i ricchi più ricchi. Il fermento civile ha cominciato a ribollire nel villaggio globale. In paesi come Argentina, Brasile, Messico, Bolivia e India, i movimenti di resistenza contro la globalizzazione stanno crescendo. Per arginarli, i governi stanno intensificando il loro controllo. Chi protesta è marchiato come "terrorista" e come tale viene trattato. Ma il fermento civile non significa solo marce e dimostrazioni e proteste contro la globalizzazione. Sfortunatamente significa anche una disperata spirale verso il basso di crimine e caos e di tutti i tipi di disperazione e disillusione che, come la storia ci insegna ( e da quello che vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi), diventa gradatamente terreno fertile per cose terribili - nazionalismo culturale, bigottismo religioso, fascismo e, naturalmente, terrorismo. Tutto questo marcia sotto braccio alla globalizzazione. Vi è una opinione che sta guadagnando credibilità e cioè che il libero mercato abbatte le barriere nazionali, e che la destinazione finale della globalizzazione è un paradiso hippy dove il cuore è l'unico passaporto e tutti noi viviamo felicemente insieme, in una canzone di John Lennon. ("Imagine there is no countryŠ"). Ma questa è una menzogna. Ciò che il libero mercato indebolisce non è la sovranità nazionale, bensì la democrazia. Quando aumenta la disparità tra ricchi e poveri, ecco dove entra in campo il pugno nascosto. Le corporazioni multinazionali alla ricerca di "affari facili" che fruttano enormi profitti non possono portare a termine quegli affari ed amministrare quei progetti nei paesi in via di sviluppo senza l'attiva connivenza della macchina dello stato - polizia, tribunali, a volte perfino l'esercito. Oggi, nei paesi più poveri, la globalizzazione necessita di una confederazione internazionale di governi che siano leali, corrotti, preferibilmente dittatoriali, per introdurre riforme impopolari e reprimere le ribellioni. Serve una stampa che finga di essere libera. Servono tribunali che fingano di dispensare giustizia. Servono ordigni nucleari, eserciti permanenti, leggi più severe sull'immigrazione e attenti ricognitori costieri che assicurino che saranno globalizzati solo denaro, beni di consumo, brevetti e servizi - non libero movimento di popoli, non rispetto per i diritti umani, non trattati internazionali sulle discriminazioni razziali o sugli ordigni chimici e nucleari, o sulle emissioni di gas nell'atmosfera, sui cambiamenti di clima, o sulla giustizia. Come se perfino un gesto verso la responsabilità internazionale potesse far naufragare l'intera impresa. A quasi un anno di distanza da quando la guerra contro il terrorismo fu ufficialmente sbandierata sulle rovine dell'Afghanistan, in un paese dopo l'altro le libertà vengono limitate in nome di una libertà da proteggere, le libertà civili vengono sospese in nome di una democrazia da salvaguardare. Qualsiasi tipo di dissenso viene definito "terrorismo". Qualsiasi legge viene approvata per occuparsi di questo. Sembra che Osama Bin Laden si sia dissolto nell'aria. Il Mullah Omar pare sia riuscito a fuggire in motocicletta. (Avrebbero potuto farlo inseguire da Tin Tin). I Talebani possono essere spariti ma il loro spirito ed il loro sistema di giustizia sommaria sta affiorando nei posti più diversi. In India, in Pakistan, in Nigeria, in America, in tutte le repubbliche centro-asiatiche rette da ogni sorta di tiranni, e naturalmente in Afghanistan sotto l'Alleanza del Nord appoggiata dagli Stati Uniti. Nel frattempo, giù nel centro commerciale c'è una svendita di mezza stagione. Tutto è scontato - oceani, fiumi, petrolio, corredi genetici, calabroni, fiori, infanzie, industrie dell'alluminio, compagnie telefoniche, buonsenso, lande sconfinate, diritti civili, eco-sistemi, aria - tutti i 4,600 milioni di anni di evoluzione. Viene tutto incartato, sigillato, etichettato, prezzato ed è lì, a disposizione sullo scaffale. (Non si accettano resi). Riguardo alla giustizia - mi dicono che anch'essa è in offerta. Potete procurarvi la migliore che il denaro possa comprare. Donald Rumsfeld ha detto che il suo incarico nella guerra al terrorismo era di convincere il mondo che gli americani devono potere continuare ad avere il loro stile di vita. Quando il re impazzito pesta i piedi, tremano gli schiavi nei loro alloggiamenti. Così, essendo io qui oggi, mi è difficile dirlo, ma " lo stile di vita americano" è semplicemente non sostenibile. Perché non riconosce che c'è un mondo oltre l'America. Fortunatamente anche il potere ha una data di scadenza. Quando verrà il momento, è probabile che questo potente impero, come altri in precedenza, fallirà ed imploderà. Sembra che siano già comparse delle crepe strutturali. Mentre la Guerra contro il Terrorismo continua a gettare la sua rete sempre più ampia, il cuore corporativo d'America sta dissanguandosi. Con tutte le infinite, vuote chiacchiere sulla democrazia, oggi il mondo è retto da tre delle istituzioni mondiali più reticenti . Il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, e l'Organizzazione Mondiale del Commercio, e tutte e tre sono, a loro volta, dominate dagli Stati Uniti. Le loro decisioni vengono prese in segreto. Le persone che le dirigono vengono scelte dietro porte chiuse. Non si sa nulla di loro, della loro politica, delle cose in cui credono, delle loro intenzioni. Nessuno li ha eletti. Nessuno li ha autorizzati a prendere decisioni per nostro conto. Un mondo diretto da una manciata di banchieri avidi e amministratori delegati che nessuno ha eletto, non può durare. Il comunismo sovietico è fallito, non perché fosse intrinsecamente cattivo, ma perché era difettoso. Permetteva a troppo poca gente di usurpare troppo potere. Il capitalismo di mercato del XXI secolo, lo stile di vita americano falliranno per le stesse ragioni. Sono ambedue costruzioni edificate dall'intelligenza umana, distrutte dalla natura umana. E' giunto il momento, disse il Tricheco di Alice. Forse le cose peggioreranno e poi miglioreranno. Forse c'è una piccola divinità in cielo che si sta preparando per noi. Un altro mondo è non solo possibile, lei sta venendo. Forse molti di noi non saranno qui ad accoglierla, ma in un giorno tranquillo, se ascolterò con molta attenzione, potrò sentirla respirare. Grazie. Desidero solo dire che ero così spaventata all'idea di venire in America, perché, quando si leggono i giornali e quando si guarda quello che si può vedere in televisione, che è "Fox News", sapete, in IndiaŠ, questi mezzi di comunicazione vi fanno credere che in America tutti sono cloni di George Bush. Sono così contenta di essere venuta, perché vedere voi qui e non ricevere pomodori in faccia riconferma la mia fede nell'umanità.
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