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La nonviolenza e' in cammino. 378
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 378
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Oct 2002 21:55:27 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 378 dell'8 ottobre 2002 Sommario di questo numero: 1. Pierangelo Bertoli, eppure soffia 2. Un rapporto di Amnesty International sull'uccisione dei bambini nel conflitto isrealo-palestinese 3. Pietro Ingrao, queste guerre 4. Pax Christi, il terrorismo non si vince con la guerra 5. Benito D'Ippolito, del nuovo mondo l'imperatore (un falso sonetto) 6. Mozione dei gruppi parlamentari del centrosinistra contro la guerra in Iraq 7. Un appello urgente contro i mercanti di morte 8. Aggiornamento del sito nonviolento "COS in rete" 9. Un incontro con Gerardo in Guatemala in agosto 10. Benedetta Frare, i produttori del commercio equo in Italia 11. Joan Robinson, le tigri al volante 12. Breve notizia biografica su Giuliano Pontara 13. Riletture: Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta 14. Riletture: Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio 15. Riletture: Ida Magli, Teresa di Lisieux 16. Riletture: Elsa Morante, Il mondo salvato dai ragazzini 17. Riletture: Claudio Napoleoni, Cercate ancora 18. Riletture: Marthe Robert, Da Edipo a Mose' 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento 20. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. PIERANGELO BERTOLI: EPPURE SOFFIA [E' scomparso un vecchio compagno di lotte, maestro di dignita'. Lo ricordiamo pubblicando una delle sue canzoni piu' belle e struggenti. La riprendiamo da Michele L. Straniero (a cura di), Pierangelo Bertoli, Lato Side Editori, Roma 1981, p. 65] E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi uccelli che volano a stento malati di morte il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte un'isola intera ha trovato nel mare una tomba il falso progresso ha voluto provare una bomba poi pioggia che toglie la sete alla terra ch'e' viva invece le porta la morte perche' e' radioattiva. Eppure il vento soffia ancora spruzza l'acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie. Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario e tutta la terra si e' avvolta in un nero sudario e presto la chiave nascosta di nuovi segreti cosi' copriranno di fango persino i pianeti vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli i crimini contro la vita li chiamano errori. Eppure il vento soffia ancora spruzza l'acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie eppure sfiora le campagne accarezza sui fianchi le montagne e scompiglia le donne tra i capelli corre a gara in volo con gli uccelli eppure il vento soffia ancora... 2. DOCUMENTI. UN RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULL'UCCISIONE DEI BAMBINI NEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE [Riceviamo e diffondiamo questo comunicato emesso il primo ottobre da Amnesty International] Oltre 250 bambini palestinesi e 72 israeliani sono stati uccisi in Israele e nei Territori Occupati negli ultimi 23 mesi. Mentre il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo si riunisce per esaminare il rapporto presentato da Israele sull'attuazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, Amnesty International si appella ad israeliani e palestinesi affinche' giungano ad un'intesa per evitare l'uccisione di altri bambini. "Uccidendo il futuro: i bambini nel mirino", il rapporto diffuso da Amnesty International, analizza il modo in cui i bambini palestinesi e israeliani sono stati presi di mira come mai in passato dall'inizio della nuova intifada. "Le conseguenze maggiori di questo conflitto stanno ricadendo sempre di piu' sui bambini. Sia le Forze di difesa israeliane (Idf) che i gruppi armati palestinesi mostrano un'indifferenza assoluta per la loro vita e in generale per quella della popolazione civile", ha dichiarato Amnesty International, secondo la quale "deve essere ristabilito il rispetto per la vita umana. Solo una nuova intesa tra palestinesi e israeliani potra' impedire l'uccisione di altri bambini". L'impunita' di cui godono i soldati israeliani e i gruppi armati palestinesi responsabili delle uccisioni dei bambini, ha senza dubbio contribuito a creare una situazione in cui il diritto alla vita dei bambini e di tutti i civili vale poco o nulla. "Ce n'e' abbastanza di ragioni e scuse inaccettabili. Sia il governo di Israele che l'Autorita' Palestinese devono agire con celerita' e fermezza per indagare sull'uccisione di ogni bambino ed assicurare che tutti i responsabili di questi crimini siano consegnati alla giustizia", ha affermato l'organizzazione per i diritti umani. La comunita' internazionale dovra' dare ascolto all'appello di Amnesty International e di numerose altre organizzazioni non governative per l'invio di osservatori internazionali nella regione. Il governo israeliano dovra' cessare di rifiutare la loro presenza. Secondo Amnesty International, la presenza di osservatori sin dall'ottobre 2000 avrebbe potuto salvare la vita dei bambini israeliani e palestinesi e degli altri civili. * Uccisioni di bambini palestinesi Nella maggior parte dei casi, i bambini palestinesi sono stati uccisi nei Territori Occupati quando i soldati delle Idf hanno risposto alle manifestazioni e ai lanci di pietre con un uso illegale ed eccessivo della forza letale. Ottanta bambini sono stati uccisi dalle Idf nei soli primi tre mesi di intifada. Sami Fathi Abu Jazzar e' morto alla vigilia del suo dodicesimo compleanno dopo essere stato colpito alla testa da una pallottola esplosa da soldati israeliani su una folla composta per la maggior parte da bambini in eta' scolare. La sparatoria ha avuto luogo a conclusione di una manifestazione con lanci di pietre. Nello stesso episodio sono rimasti feriti altri sei bambini. Secondo una delegazione di Amnesty International, che si trovava tra la folla in quel momento, la vita dei soldati non era in pericolo. Nell'ultimo anno bambini palestinesi sono stati uccisi quando i soldati delle Idf hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato e lanciato attacchi con bombe e granate contro zone residenziali, in circostanze in cui non erano in corso scontri e i militari israeliani non erano in pericolo di morte. Altri hanno perso la vita nel corso di assassinii ordinati dalle autorita' israeliane, durante distruzioni di abitazioni palestinesi eseguite senza preavviso oppure a causa di granate contenenti piccole frecce metalliche o di trappole esplosive usate dalle Idf in aree densamente popolate. Il grande numero dei bambini uccisi e feriti e le circostanze in cui sono stati uccisi indicano che le Idf hanno fatto poco o nulla per evitare di colpire i bambini. Dina Matar, di 2 mesi e Ayman Matar, di 18 mesi, erano tra i nove bambini uccisi il 22 luglio di quest'anno, quando un F-16 delle Idf ha sganciato una bomba da una tonnellata su una zona densamente popolata di Gaza City, uccidendo 17 persone. Lo scopo dell'attacco era l'assassinio di un attivista di Hamas, che ha perso la vita insieme agli altri. Il giorno dopo, il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ha definito l'attacco "una delle operazioni di maggiore successo". Diversi bambini palestinesi sono inoltre morti dopo che erano stati fermati ai posti di blocco israeliani ed era stato ritardato o impedito il loro transito verso gli ospedali. Almeno tre bambini palestinesi sono stati uccisi da coloni israeliani. Nella maggior parte dei casi le Idf non sono intervenute per proteggere i palestinesi dai coloni, i cui omicidi rimangono impuniti. * Uccisione di bambini israeliani I bambini israeliani sono stati uccisi da gruppi armati palestinesi sia nei Territori Occupati che all'interno di Israele. Il primo bambino israeliano ucciso nell'attuale intifada e' morto nel gennaio 2001 vicino a Ramallah, nei Territori Occupati. In circa il 70% dei casi, i bambini israeliani sono stati uccisi da attacchi suicidi palestinesi, nei restanti casi in sparatorie e in attentati ai danni di automobili o autobus di linea. Negli ultimi 18 mesi vi e' stato un aumento significativo di attacchi nei confronti di civili israeliani con un numero crescente di vittime tra i bambini. Solo nei primi sette mesi del 2002, 36 bambini israeliani sono stati uccisi da gruppi armati palestinesi, 19 in Israele e 17 nei Territori Occupati. Il primo giugno 2001 un attentatore suicida si e' fatto esplodere in mezzo ad un gruppo di ragazzi che attendevano di entrare nel night club "Dolphinarium" di Tel Aviv. Dodici delle 21 persone rimaste uccise avevano meno di 18 anni. Tra le vittime vi erano Maria Tagilchev, 14 anni - fuori dalla cui scuola due giorni prima era esplosa un'autobomba - e Yevgenia Keren Dorfman, 15 anni, morta diciotto giorni dopo per le gravi ferite al cervello riportate nell'attentato. Le brigate 'Izz al-Din al Qassam, la frangia armata del gruppo islamista Hamas, hanno rivendicato l'attacco annunciando di compierne altri. Il 2 marzo 2002 a Gerusalemme 12 persone sono state uccise e piu' di 50 sono rimaste ferite a causa di un attacco suicida palestinese. La bomba e' esplosa vicino a un gruppo di donne in attesa, con i loro bambini, dell'uscita dei mariti dalla vicina sinagoga. Tra le vittime vi erano due sorelle, Shiraz Nehmad di 6 anni e Liran di 2 e i loro quattro cugini, Lidor e Oriah Ilan rispettivamente di 12 anni e 18 mesi, e Shaul e Avraham Eilahu Nehmad di 15 e 17 anni. Il testo completo del rapporto e' disponibile nel sito: www.web.amnesty.org Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: ufficio stampa di Amnesty International, tel. 064490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it 3. RIFLESSIONE. PIETRO INGRAO: QUESTE GUERRE [Pietro Ingrao ha ricevuto alcuni giorni fa la laurea honoris causa dall'universita' di Barcellona, come riconoscimento "della sua traiettoria politica e della sua riflessione sulla democrazia". Dopo la presentazione, di Juan Ramon Capella, Ingrao ha tenuto la lezione che qui pubblichiamo. Abbiamo ripreso il testo dal quotidiano "Il manifesto" del 5 ottobre 2002. Pietro Ingrao e' nato nel 1915 a Lenola (LT), laureato in giurisprudenza e lettere, partecipa alla lotta clandestina antifascista e alla Resistenza. Giornalista, direttore de "LâUnita'" dal 1947 al 1957, dal 1948 deputato del PCI al Parlamento per varie legislature e tra il 1976 e il 1979 presidente della Camera dei Deputati. Collabora attualmente al quotidiano "Il manifesto". Sono di grande rilievo le sue riflessioni sui movimenti, le istituzioni, la storia contemporanea e le tendenze globali attuali. Opere di Pietro Ingrao: Masse e potere, Editori Riuniti, Roma 1977; Tradizione e progetto, De Donato, Bari 1982; Le cose impossibili, Editori Riuniti, Roma 1990; Interventi sul campo, Cuen, Napoli 1990; Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995 (con Rossana Rossanda ed altri)] Vi ringrazio caldamente per l'alto onore che l'universita' di Barcellona ha voluto farmi concedendomi questo titolo, e dando una attenzione cosi' generosa alla ricerca culturale e alle riflessioni sulla democrazia, che ho tentato di sviluppare nel corso del secolo tempestoso in cui e' trascorsa la mia vita. L'emozione e' ancora piu' grande non solo per il posto straordinario che la Spagna e la Catalogna hanno nella storia del mondo, ma per una vicenda particolare, che mi riguarda direttamente. Era il luglio del 1936. Avevo compiuto 21 anni. Ero studente alla facolta' di giurisprudenza, nell'universita' di Roma, nel pieno della giovinezza. L'aggressione del governo fascista italiano alla giovane repubblica spagnola fu il trauma, l'evento sconvolgente che mi sospinse (direi: mi obbligo') alla cospirazione antifascista: a quell'impegno nella battaglia politica che poi ha segnato la mia esistenza. Comincio' per me, in quegli anni, un sodalizio con l'antifascismo spagnolo esule, che si prolungo' nel tempo, e si accompagno' all'incontro con la trascinante poesia spagnola del Novecento: da Machado, a Lorca, a Rafael Alberti. In questo lungo cammino della mia vita ho sperato ardentemente che gli orrori, i massacri, le cataste di vittime che hanno segnato l'epoca che ho vissuto divenissero solo un ricordo amaro: quasi come una vetta di follia a cui ci avevano condotto il capitalismo nella sua febbre dell'epoca fordista e - per la loro parte - gli errori fatali dello stalinismo. E in seguito mi illusi che - di fronte e dopo il crollo dell'Urss - si aprisse finalmente uno spazio nuovo per fermare la corsa alle armi. Non fu cosi'. Quando ormai il muro di Berlino era caduto in frantumi, abbiamo visto incredibilmente ritornare la guerra in una zona cruciale del mondo: quella penisola arabica, che e' punto di giuntura fra Europa, Asia ed Africa. Oggi la questione della guerra vede un altro scatto. Prima c'e' stato un torbido, ambiguo passaggio teso a rilegittimare l'intervento delle armi in nome di un bisogno di giustizia. Ricordate: fu la grave azione militare della Nato in Serbia, giustificata in nome della democrazia e della liberazione dei popoli schiacciati dal despota Milosevic. Vennero i giorni dei sermoni sulla "guerra giusta". E qualcuno - in Europa - si spinse addirittura ad evocare un termine supremo ed antico. E parlo' di "guerra santa". In verita' in quella vicenda dei Balcani fu lanciata ed alimentata - almeno da parte di alcuni attori - anche la speranza e l'immagine di una purificazione della guerra: come se essa sganciandosi dal fango del territorio e muovendo nella purezza delle grandi altitudini della atmosfera potesse e volesse colpire soltanto (con la sapienza delle tecniche moderne) i mezzi militari dell'avversario. Fu quella che io ho chiamato l'illusione (o l'inganno) della "guerra celeste". Ne sgorgo' - ricordate? - quella rappresentazione consolante del pilota americano che muoveva dalla sponda atlantica e - adempiuto nella calma solitudine dei cieli lo sgancio della bomba intelligente - tornava puro da macchie al focolare domestico, nella patria americana. Quale errore! E' venuta invece la guerra in Afghanistan e l'attacco dal cielo si e' mischiato rovinosamente alla cancellazione delle citta', alle stragi dei civili, alla macchina delle armi che si spingeva nel ventre degli altipiani come nei ghirigori della terra. E sono via via cadute amaramente le giustificazioni etiche, le rappresentazioni salvifiche, i sermoni moraleggianti. In verita' sino ad ora non sono stati cancellati i vincoli formali che in molte Costituzioni europee e nella Carta delle Nazioni Unite vennero posti al ricorso alle armi. Quei vincoli stanno ancora la': scritti in quelle leggi solenni. Semplicemente accade che essi vengono scavalcati o - di fatto - cassati. Nel mio paese l'articolo 11 della Costituzione, che consente solo la guerra di difesa, e' di fatto stracciato: senza che su cio' ci sia ne' sorpresa, ne' scandalo: e nemmeno una discussione in parlamento, o un qualche chiarimento da parte del presidente della repubblica, il quale su una tale violazione serba un religioso silenzio. E c'e' qualcosa che mi spaventa di piu'. C'e' il fatto amaro che nei nostri paesi il senso comune non si allarma: non trema piu'. Dobbiamo dirla questa verita' amara. Sfogliate i libri, porgete l'orecchio alle parole dei governanti. Scorrete le pagine dei dibattiti parlamentari. Troverete che e' sparita la parola "disarmo". Non la usa piu' nessuno. E' in questo senso largo e agghiacciante che io parlo di una "normalizzazione" della guerra. S'e' liquefatto lo spavento, l'orrore che scosse la mia generazione e - in quel maggio del 1945 - ci fece giurare che mai piu' sarebbe tornato il massacro. Come mentivamo! Guardate all'oggi: guardate come si discute ora, in questi giorni, apertamente di un attacco all'Iraq, e si invoca la guerra preventiva. E chi ne parla non e' un politico scervellato o un gazzettiere fanfarone. La propone oggi al mondo - come compito ineludibile ed urgente - il presidente degli Stati Uniti, capo della potenza piu' grande della terra. E cio' avviene senza troppo scandalo. Non si riuniscono in ansia i parlamenti. Non suonano di spavento le campane delle chiese. Ne' i sindacati preannunciano scioperi. Appunto: e' diventata normale, invocata dal paese che si considera guida del mondo, la guerra di prevenzione. Su che si e' fondata questa rivalutazione e normalizzazione della guerra e perche' il pacifismo oggi e' una scelta di ristrette minoranze? Io voglio solo alludere a una spiegazione che - per comodita' e brevita' - chiamero' "tecnica". In verita' non e' nelle mie competenze il vaglio delle grandi innovazioni tecnologiche e dei nuovi saperi che hanno dilatato e rivoluzionato i sistemi d'arma, la trama dei conflitti, la combinazione delle strategie fra terra, mare e cielo. Ho pero' in mente i mutamenti forti avvenuti nel rapporto politico-sociale tra la vita dell'uomo semplice e delle masse di civili e cio' che e' diventata la guerra, a questo passaggio di secolo. Mi sembra indubbio che negli ultimi decenni si sia venuta sviluppando (o ritornando?) la connotazione "specialistica" della pratica di guerra. Sembra scomparsa o impallidita quella connotazione totalizzante che essa assunse clamorosamente dall'inizio del Novecento: quel cammino che a partire dal conflitto mondiale del 1914 vide schierati sui fronti di vari continenti milioni di uomini: per anni ed anni, e in una condizione umana radicalmente diversa dal vivere civile: quella guerra di massa nel fango delle trincee che presto venne via via dilatandosi fino a coinvolgere l'insieme delle nazioni, le citta' lontanissime dal fronte, la vita degli inermi, le donne e i fanciulli. Insomma, la guerra di massa. La guerra mondiale, come la chiamammo. Oggi i compiti prevalenti, il nucleo centrale dell'azione bellica sembrano di nuovo affidati a soldati di mestiere: a cittadini e a cittadine che accettano o addirittura chiedono di essere chiamati a praticare la scienza della guerra: con le sue tecnologie raffinate e con i suoi rischi di morte. L'uccidere collettivo in nome del potere pubblico torna ad essere compito nobile ed ambito: sotto l'aspetto delle retribuzioni, del rango sociale, del riconoscimento pubblico. E l'esistenza di questi corpi specializzati nell'uccidere, in nome della comunita' pubblica, appare come una nuova divisione di compiti, che permette ai civili, garantiti da quella protezione e sapienza specialistica, di dedicarsi - diciamo cosi' - serenamente ai compiti di pace. Dunque il soldato Ryan - ricordate il film famoso? - puo' starsene tranquillamente nella sua citta', perche' un adeguato "esercito di mestiere" si accolla sulle spalle il cruento e "nuovamente" nobile mestiere della guerra. Si potrebbe percio' pensare che questa rivalutazione delle armi e il suo rilancio come nerbo e risorsa centrale della politica poggino sull'operazione di sgravio delle masse dei civili, e sull'allontanarsi - dal loro orizzonte - del pericolo di un ritorno delle prove terribili vissute in due tragiche guerre mondiali (e altre ancora). E si puo' anche pensare che Bin Laden e il massacro feroce delle Due Torri - consapevolmente e con una sconvolgente audacia - abbiano voluto e tentato di rigettare nella fornace della guerra di massa 'i civili' del nemico americano: per seminare nuovamente nel loro animo lo spavento della guerra, la paura di massa dei massacri di massa. Fu cio' quella sfida feroce? Non lo so. So che gli eventi terribili a cui ho fatto cenno e l'incalzare dei fatti intorno a noi riaprono domande aspre sul senso e sulle forme che assume la politica nello schiudersi del Terzo Millennio e nell'eta' della globalizzazione: un'eta' in cui il capitalismo - disaggregati su scala del mondo i momenti del produrre e del consumare - e' riuscito a scardinare e a frantumare le nuove soggettivita' sociali, che nel corso del tragico Novecento avevano messo in discussione i suoi poteri ed i suoi parametri. E pero' - con sorpresa di molti - da questa vittoria non sono sgorgate la primavera del Terzo Millennio e la calma di una stagione sicura delle sue intime regole. Torna ancora sul trono con tracotanza (ma anche con un dubbio interiore) la scienza dell'uccidere, e torna proprio in quel Vertice del mondo occidentale dove - dopo la tragica sconfitta dei "rossi" - sembrava dovesse fiorire una calma saggezza inconfutabile. Allora, in quel 1936, il fragore delle armi sulla vostra terra e le macerie di "Guernica" cambiarono la mia esistenza, mi trascinarono nel conflitto. Non pensavo, non avrei mai pensato che avendo avuto la fortuna di vivere quasi per un secolo alla fine sarebbe tornata quella domanda elementare sul diritto e sulle forme dell'uccidere collettivo i propri simili, e che quest'arte venisse oggi presentata addirittura come strumento di "educazione" del mondo: di saggia "prevenzione". 4. PAX CHRISTI: IL TERRORISMO NON SI VINCE CON LA GUERRA [Dal movimento nonviolento cattolico Pax Christi (per contatti: paxchristi at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo] Ne' giusta, ne' umanitaria, ne' preventiva: la guerra non puo' essere accettata. Il movimento cattolico Pax Christi, proseguendo la propria riflessione sulla guerra, ha diramato oggi una riflessione curata dal Consiglio nazionale insieme a mons. Tommaso Valentinetti che solo qualche giorno fa e' stato nominato Presidente. Oltre che l'immoralita' della guerra, viene sottolineata la violazione del diritto internazionale che si compirebbe con un attacco contro la popolazione irachena. In particolare, il testo insiste sulla lotta al terrorismo che sarebbe resa piu' efficace se si decidesse di sostenere il processo di pacificazione in Palestina piuttosto che di estendere il conflitto anche ad altre aree del Medioriente. La nota, lanciata in occasione della festa liturgica di S. Francesco d'Assisi, fa eco ad alcune recenti prese di posizione del magistero ecclesiastico e si pone in continuita' con l'appello che Pax Christi ha lanciato il 28 agosto scorso e che ha raccolto ampio consenso e piu' di 3.000 adesioni, di cui 77 parlamentari e 33 vescovi. Di seguito il testo del documento (Tonio Dell'Olio). Mons. Valentinetti, presidente di Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace, si e' trovato in questi giorni a riflettere insieme al Consiglio nazionale sui venti di guerra che soffiano nuovamente nella direzione del Golfo. Ne e' risultata la nota che segue. Alla guerra hanno dato aggettivi diversi, per renderla piu' accettabile: guerra giusta, guerra umanitaria, lotta al terrorismo, guerra preventiva. Ora siamo di fronte ad un'altra possibile guerra. Non possiamo farci chiudere la bocca da chi ha scelto e vuole convincerci che la guerra, anche se a malincuore, e' necessaria e inevitabile. Il nostro riferimento, come cristiani, resta il Vangelo come Parola di vita e di pace; resta la persona di Gesu' Cristo: uomo di verita', di giustizia, di liberta', di amore e di perdono. Gesu' non ha mai usato la violenza neanche per legittima difesa ("Rimetti la spada nel fodero" Mt 26, 52). A tutti coloro che si richiamano a Lui e al suo Vangelo chiediamo di non adattare la profezia e la forza del Vangelo ai calcoli e alle opportunita' del momento. Sono certamente un segno di speranza i ripetuti appelli di questi giorni da parte di Giovanni Paolo II, dei vescovi Italiani e di altre nazioni (Gran Bretagna, Stati Uniti), di movimenti, gruppi, associazioni, comunita' religiose, parrocchie e singoli credenti "contro la guerra". Pax Christi ha gia' rivolto un appello ai parlamentari, lo scorso mese di agosto, per "Fermare la macchina della guerra". Non vogliamo qui riprendere quanto gia' detto anche in riferimento alla Costituzione Italiana, ci sembra pero' importante ricordare che il terrorismo va combattuto difendendo il diritto, togliendo quindi le motivazioni che offrono spazi di giustificazione pretestuosa al terrorismo. Per questo riteniamo importante non allargare il conflitto anche all'Iraq, ma impegnarsi a risolvere, ad esempio, la questione palestinese. Mentre da una parte vediamo tristemente radicata la tragica illusione di poter vincere il male con un male piu' grande, il terrorismo con un'ennesima guerra, dall'altra vediamo crescere segni e gesti di grande speranza, di rifiuto della violenza, da parte di comunita' religiose, di parrocchie e di singoli credenti, come la proposta del voto di nonviolenza, fatta dal Capitolo delle Suore Fma. E' vitale il riferimento, oltre che alla Parola, anche a tutti i recenti interventi autorevoli del magistero della Chiesa: il Concilio con la Gaudium et Spes al n. 80: "Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere citta' o di vaste regioni e dei loro abitanti, e' delitto contro Dio e contro la stessa umanita' e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato"; la Pacem in terris, 1963, in cui si afferma che ritenere la guerra adatta a sanare i diritti violati "alienum est a ratione" (e' fuori dalla ragione); Giovanni Paolo II, Angelus del 21 ottobre 2001: "Nel nome di Dio ripeto ancora una volta: la violenza e' per tutti solo un cammino di morte e di distruzione, che disonora la santita' di Dio e la dignita' dell'uomo"; Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio 2002: "Mai piu' violenza! Mai piu' guerra! Mai piu' terrorismo!". In questi interventi la condanna della guerra e' chiara ed esplicita e non ammette cedimenti. Come dice Gesu' il vostro parlare sia "si' si', no no". San Francesco, oggi celebrato in Italia e nel mondo come grande uomo di pace, ci ricorda di leggere il Vangelo "sine glossa". Anche la condanna della guerra sia dunque "sine glossa", una condanna ferma, chiara e coraggiosa. La guerra resta sempre "avventura senza ritorno". Vogliamo concludere riprendendo l'invito del papa, per questo mese di ottobre, ad "affidare alla preghiera del Rosario la grande causa della pace", e invitando tutti coloro che sono contro la guerra ad esporre la bandiera della pace (o un lenzuolo bianco con la scritta no alla guerra) alle finestre e balconi delle proprie abitazioni, per rendere visibile il proprio no alla guerra. 5. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: DEL NUOVO MONDO L'IMPERATORE (UN FALSO SONETTO) [Al nostro amico e collaboratore Benito D'Ippolito, misantropo e secentista, viene da scrivere cosi', con cupo calcolo strappando i metri e i ritmi. Con cupo calcolo strappano altri le membra e le vite a vittime innocenti] Del nuovo mondo l'imperatore srotola all'etere un nuovo proclama: troppo sfidaste il nostro furore e arrosserete la nostra lama. Questa e' la legge nostra novella che sul terraqueo orbe mia corte niuna mai osi esser gente rubella al nostro cenno, o che s'abbia la morte. E dispiegavano al vento i vessilli aquile ai rostri di ferro e di fiamma, si corrispondono i rombi agli squilli rompe in cruore la caccia alla damma che grida forte gli ultimi strilli: cupa visione dell'antitetragramma. 6. DOCUMENTAZIONE. MOZIONE DEI GRUPPI PARLAMENTARI DEL CENTROSINISTRA CONTRO LA GUERRA IN IRAQ [Ringraziamo l'on. Luciano Violante (per contatti: violante_l at camera.it) per averci trasmesso copia della seguente mozione promossa dai gruppi parlamentari del centrosinistra (precedente la sciagurata decisione di alcuni gruppi di tale coalizione di sostenere la scelta governativa dell'invio degli alpini italiani in Afghanistan)] Premesso che l'informativa resa alla Camera dal Presidente del Consiglio nella seduta del 25 settembre ha aperto una seria preoccupazione circa il ruolo internazionale dell'Italia ed ha segnalato passivita', incertezze e contraddizioni che sono emerse in modo assai evidente nei diversi interventi svolti dal Presidente del Consiglio all'ONU e nel Parlamento italiano, in particolare circa il ruolo delle Nazioni Unite; si e' resa del tutto evidente l'assenza di iniziativa politica del nostro governo nei confronti degli altri Paesi dell'Unione Europea e delle istituzioni europee; e' emersa anzi una linea di tendenza che rischia di accrescere le divisioni interne all'Unione Europea indebolendone il ruolo in una fase che puo' essere decisiva per il futuro delle relazioni internazionali; e' mancata qualsiasi iniziativa nei confronti della Lega Araba, che peraltro si sta adoperando per ottenere dal governo irakeno ogni garanzia per il libero accesso degli ispettori ONU ai siti interessati; nell'opinione pubblica mondiale come tra i cittadini del nostro Paese e' fortissima la preoccupazione per iniziative e dichiarazioni che sembrano costituire veri e propri preparativi di una "guerra preventiva"; qualora prevalesse una strategia della sicurezza fondata sull'unilateralismo e sull'uso preventivo della forza militare si produrrebbero conseguenze drammatiche per la situazione internazionale e si comprometterebbe il ruolo ed il rilancio delle funzioni dell'ONU, in particolare quelle previste dal capitolo 7 del suo Statuto; questa strategia potrebbe acuire le probabilita' di attacchi terroristici e potrebbe indebolire i governi dei paesi arabi moderati aprendo spazi assai pericolosi al terrorismo ed ai suoi sostenitori; la lotta ad ogni forma di terrorismo, in particolare dopo la strage delle Twin Towers, e' una priorita' fondamentale per la comunita' internazionale; al fine di ottenere risultati nell'azione contro il terrorismo internazionale e' indispensabile mantenere e consolidare una vasta e solidale coalizione mondiale nel quadro dell'ONU e delle altre sedi multilaterali; l'Unione Europea in questa cornice e' chiamata a dare un contributo autorevole attraverso l'azione congiunta dei suoi Stati membri; l'intesa e la collaborazione con i paesi arabi che partecipano alla coalizione contro il terrorismo e' una delle condizioni per il suo successo e per scongiurare l'ipotesi di uno "scontro di civilta'" tra Occidente e Islam; la mancata soluzione del drammatico conflitto israeliano-palestinese continua a produrre lutti e sofferenze indicibili per i due popoli e a rappresentare un grave elemento di tensione e di rischio per la pace in tutta l'area e nel mondo; il regime di Saddam Hussein si e' reso responsabile di gravi e massicce violazioni dei diritti umani, infliggendo terribili sofferenze alle popolazioni irakene; i comportamenti di questo regime autoritario sono stati piu' volte condannati dalle Nazioni Unite in quanto rappresentano una minaccia per la stabilita' regionale e la sicurezza; l'impatto di oltre un decennio di sanzioni all'Irak e' stato di grande entita' sulla popolazione, e in particolare sui bambini e sulle donne; La Camera dei Deputati valuta positivamente la ripresa di una decisa iniziativa delle Nazioni Unite volta ad ottenere dal regime irakeno il pieno rispetto delle risoluzioni ONU; considera la sede delle Nazioni Unite l'unica legittimata ad indicare le modalita' e gli strumenti idonei ad ottenere la ripresa delle ispezioni in territorio irakeno e il disarmo totale di eventuali armamenti di distruzione di massa; sottolinea come in questo contesto sia possibile per l'ONU operare una verifica sugli effetti provocati sulle popolazioni civili dalle sanzioni economiche contro l'Irak e stabilire tappe e modalita' per la conclusione dell'embargo; prende atto con soddisfazione della disponibilita' espressa dal governo di Bagdad di accettare la ripresa incondizionata delle ispezioni sul proprio territorio; sottolinea come questa posizione sia il primo frutto delle pressioni internazionali esercitate sul regime irakeno cui devono seguire l'effettivo rientro degli ispettori e il rispetto dell'insieme delle risoluzioni ONU rivolte all'Irak; esprime ferma contrarieta' alla guerra, considerando in questa situazione necessario compiere ogni sforzo per evitare un intervento armato in Irak, che moltiplicherebbe le tensioni gia' presenti nell'area e indebolirebbe la coalizione internazionale contro il terrorismo, aprendo peraltro in Irak e nella regione uno scenario dagli esiti non prevedibili; impegna il Governo italiano: a riferire costantemente in Parlamento sulla evoluzione della situazione e a non assumere determinazioni senza il coinvolgimento delle sedi parlamentari competenti, nel rispetto del dettato costituzionale; a non assumere nessuna nuova decisione in merito alla partecipazione italiana alla missione Enduring Freedom in Afghanistan senza un nuovo pronunciamento del Parlamento; ad agire affinche' maturi una posizione ed una iniziativa dell'Unione Europea in grado di rafforzare e sostenere lo sforzo politico e diplomatico in atto da parte delle Nazioni Unite sulla crisi irakena, cosi' da evitare il ricorso all'intervento armato; a rilanciare come prioritario l'impegno del nostro Paese e dell'Unione Europea, nell'ambito del "quartetto", per il perseguimento di una pace giusta e stabile tra israeliani e palestinesi sulla base del principio "Due popoli, due Stati" e dell'attuazione delle risoluzioni 242, 388 e 1435 delle Nazioni Unite; a confermare l'impegno dell'Italia contro ogni espressione del terrorismo internazionale nel quadro dell'iniziativa dell'Europa e delle altre istituzioni internazionali; ad operare con coerenza contro la poverta', la fame, il sottosviluppo, le violazioni dei diritti umani - da cui spesso originano odio e violenza - attraverso un adeguato rilancio della politica di cooperazione per lo sviluppo sostenibile, il raggiungimento dell'obiettivo dell'1% del PIL da destinare agli aiuti, una forte iniziativa per la cancellazione del debito dei paesi piu' poveri. On. Elena Montecchi, on. Lapo Pistelli, on. Marco Boato, on. Maura Cossutta, on. Massimo Ostillio, on. Enrico Buemi, on. Luana Zanella, on. Marina Sereni 7. INIZIATIVE. UN APPELLO URGENTE CONTRO I MERCANTI DI MORTE [Riceviamo, volentieri diffondiamo, ed invitiamo i nostri interlocutori a sostenere questo appello promosso dalla Campagna "Difendiamo la 185" (tra i molti soggetti promotori contattabili segnaliamo ad esempio questo indirizzo: info at banchearmate.it). Rispetto a questo appello tuttavia, ma soprattutto rispetto al suo infelice titolo "Difendiamo la 185", dobbiamo precisare una differenza di opinioni: la nostra posizione di amici della nonviolenza e' ovviamente integralmente disarmista: noi pensiamo che occorre cessare di usare, di commerciare e di produrre le armi. La legge 185 che l'appello propone di difendere non e' per noi una buona legge; certo, il tentativo di soppiantarla con qualcosa di ancor peggiore e' ripugnante, ed e' per questo che diffondiamo questo appello e sosteniamo questa campagna, ma con questa precisazione: che noi siamo contro tutte le armi e che in questo ambito l'unica legge utile e' quella che impone di cessare di usarle, di commerciarle, di produrle] Firma subito l'appello ai senatori. Gia' a partire dal 10 ottobre potrebbe essere in discussione al Senato il disegno di legge (numero 1547) che smantella i controlli sull'esportazione di armi. Questo nonostante non sia mai stato discusso in commissione difesa, perche' la maggioranza ha sempre fatto mancare il numero legale. Come avevamo fatto per la Camera, anche per il Senato abbiamo preparato un modulo di invio di e-mail ai senatori. Se vogliamo sperare di ottenere dei risultati e' fondamentale che le mail spedite siano parecchie migliaia. Manda il messaggio qui di seguito a tutti i tuoi amici, passa parola su altre liste, stampa dei volantini e appendili in giro. * Fermiamo i mercanti di armi! Arriva al Senato il disegno di legge che smantella la legge 185. A partire dal prossimo 10 ottobre sara' in discussione al Senato un disegno di legge (numero 1547) che ridurra' sensibilmente i controlli sulle esportazioni di armi. Si tratta di un disegno di legge gia' approvato prima dell'estate dalla Camera, si tratta quindi dell'ultima occasione per fermarlo, prima che diventi legge. In occasione del dibattito alla Camera un vastissimo fronte di associazioni (Rete Lilliput, Emergency, Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Vita, Missione Oggi, Nigrizia, Pax Christi, solo per citarne alcune) ha dato vita ad una campagna di pressione che ha visto il sostegno di parecchie decine di migliaia di persone. Un risultato lo si e' gia' ottenuto, ossia un leggero miglioramento del disegno di legge. Nella prima versione prevedeva la cancellazione di qualsiasi misura di controllo, ora "si limita" a ridurle sensibilmente. Ad esempio non sara' piu' possibile conoscere: a) Dati sul valore delle esportazioni di armi effettuate. b) Il certificato di uso finale dell'arma (ossia sapere non solo a chi viene venduta, ma qual e' la reale destinazione dell'arma). c) Le informazioni sulle transazioni bancarie relative all'esportazione (e si sa, la via piu' semplice per capire dove vanno a finire le armi, spesso e' quella di seguire i soldi). Scrivi ai senatori eletti nel tuo collegio, per chiedergli di non ratificare questo disegno di legge. Per farlo basta che ti colleghi a www.retelilliput.org dove troverai l'appello da inviare. Abbiamo solo pochi giorni di tempo per fermare questo disegno di legge. Oltre a spedire la petizione ai senatori dal sito, ti invitiamo quindi a far circolare il piu' possibile questa mail. Per poter sperare di ottenere dei risultati e' indispensabile che i parlamentari avvertano come la societa' civile sia molto attenta e vigili sul loro operato. Trovi tutto le informazioni sul sito: www.banchearmate.it 8. INFORMAZIONE. AGGIORNAMENTO DEL SITO NONVIOLENTO "COS IN RETE" [Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti: capitini at tiscalinet.it) riceviamo e diffondiamo] Vi segnaliamo nell'ultimo aggiornamento di ottobre 2002 del "C.O.S. in rete" (www.cosinrete.it), una selezione critica di alcuni riferimenti trovati sulla stampa italiana ai temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: La differenza tra noi e loro; Cambiamento pacifico, conflitto e rivoluzione, di padre Haring; Praticare e predicare, di Gianfranco Accattino; Guerra preventiva e nonviolenza; Il futuro nonviolento dei girotondi; La rivolta di Ostia; Veline e nonviolenza; Polenta e osei; Svezia indigesta; ecc., piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al C.O.S. in rete e' libera e aperta a tutti. 9. ESPERIENZE. UN INCONTRO CON GERARDO IN GUATEMALA IN AGOSTO [Dal bello e appassionante "Foglio di comunita'" dell'associazione Viottoli (per contatti: corso Torino 288, 10064 Pinerolo (To), tel. 0121322339 - 0121500820, fax 01214431148, e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it) riprendiamo la notizia di questo incontro. A Gerardo il nostro saluto affettuoso] Incontrare Gerard Lutte con volto tumefatto e cicatrice, per via di un'aggressione con furto subita vicino alla parrocchia di don Piero Nota nella baraccopoli di Limon alla periferia di Citta' del Guatemala, ci ha fatto molto preoccupare, pensando anche ai suoi 73 anni. Ma e'' stato proprio lui a rassicurarci: veramente questa esperienza non l'aveva ancora mai vissuta, ma non era questa la cosa che piu' lo preoccupava, quanto i negativi delle foto fatte il sabato precedente alla festa con i ragazzi e le ragazze di strada, nella casa del Movimento Las Quetzalitas a Citta' del Guatemala. Sorridendo ci racconta di questa bella festa, ci racconta dei tanti ragazzi e ragazze che ormai frequentano la casa, ci raccomanda di comprare le cose che loro producono, come i quaderni rivestiti in tessuto tipico o le borse sempre di tessuto; si dispiace della nostra prossima partenza, poiche' non potremo vedere "Expocaje" (Esposizione della Strada) che si terra' a giorni in alcune strade di Citta' del Guatemala, con l'esposizione sia "della strada" e dei suoi problemi sia del Movimento Mojoca Las Quetzalitas con i suoi lavori, scritti, disegni e con la partecipazione, soprattutto, dei protagonisti di questo movimento: le ragazze, i ragazzi, i bimbi e le bimbe di strada. Questo nostro incontro e' avvenuto il lunedi' e Gerardo era, oltre che tumefatto, anche colpito da una forte diarrea (meba). Mercoledi', giorno della nostra partenza, lo abbiamo incontrato alla casa del Movimento, tutto preso dall'incontro di coordinamento e ci ha salutato frettolosamente, ma con tanto affetto, come fa lui e qualcun altro di nostra conoscenza... E' possibile rivedere e sentir raccontare di questo viaggio sabato 12 ottobre alle ore 20,45 al Fat (ore 19 cena per chi vuole: ognuno/a porta qualcosa). Invitate amici e parenti interessati: nella serata verra' anche fatto un rapido punto sulla solidarieta' con il Movimento Las Quetzalitas. Arrisentircivederci da Nico, Angelina, Oscar, Igor, Marianna, Michele (tel. 0121502051). 10. INCONTRI. BENEDETTA FRARE: I PRODUTTORI DEL COMMERCIO EQUO IN ITALIA [Da Benedetta Frare, dell'ufficio stampa di Transfair Italia, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: tel. 0498750823, fax 0498750910, e-mail: stampa at transfair.it] Pilar Hernandez, tesoriere di Conacado (Repubblica Dominicana) e Raul Del Aguila, direttore di Cocla (Peru'), saranno in Italia rispettivamente dal 10 al 20 e dal 20 al 30 ottobre su invito di TransFair, il marchio di garanzia del Commercio Equo e Solidale. I produttori di cacao e caffe' incontreranno numerose Botteghe del Mondo e associazioni di consumatori che si occupano di questo settore. L'obiettivo e' anche quello di sensibilizzare un pubblico sempre piu' vasto alle problematiche dei paesi del Sud del mondo, ma parleranno anche della situazione mondiale del prezzo del caffe', delle ripercussioni sui contadini del Sud del mondo e delle politiche nazionali ed internazionali in merito. Pilar Hernandez, che rappresenta i produttori del cacao biologico, sara' l'11 ottobre a Firenze per un dibattito organizzato dall'Associazione Consumatori Coop e a Fiesole per partecipare al corso organizzato da TransFair "Commercio Equo: istruzioni per l'uso"; il 12 ottobre a Firenze per conoscere la Cooperativa "Il pane e le rose"; il 14 a Milano, la mattina, incontrera' gli allievi delle scuole Orsoline e nel pomeriggio gli associati di Coop Lombardia; in serata sara' a Padova, ospite della Bottega del Mondo La Tortuga; il 16 visita alle scuole di San Bonifacio (Verona) e, in serata, dibattito pubblico con la locale Bottega del Mondo "Gamargioba"; il 17 incontrera' "L'Altrameta'", Bottega del Mondo di Pordenone. La visita di Pilar si concludera' con la partecipazione a "Cioccolatopositivo", la campagna di pressione e controllo verso le aziende produttrici di cioccolato che ritornera' in piazza nella Perugia di Eurochocolate dal 19 al 27 ottobre. In quei giorni iniziera' l'itinerario di Raul Del Aguila, rappresentante dei produttori di caffe dell'America Latina. La sua visita proseguira' il 22 ottobre a Bologna, con un dibattito organizzato dalla locale Bottega del Mondo, "Potosi'"; il 23 ottobre partecipera' ad un incontro pubblico organizzato dall'Arci di Modena; il 24 mattina incontrera' le scuole di Modena e la sera sara' ad Abano Terme (Padova); il 25 sara' ospite dell'Arci di Ravenna per una serata pubblica. Il 27 ottobre Raul partecipera' ad una "colazione equosolidale" organizzata dalla cooperativa il Mappamondo a Mantova e il 28 ad un dibattito pubblico proposto da Coop Nordest e Botteghe del Mondo a Reggio Emilia. Il soggiorno di Raul si concludera' il 29 ottobre con la serata a "L'Altrameta'" di Pordenone. Per informazioni e dettagli sulla visita dei produttori: tel. 0498750823; e-mail: info at transfair.it 11. MAESTRE. JOAN ROBINSON: LE TIGRI AL VOLANTE [Da Joan Robinson, L'economia a una svolta difficile, Einaudi, Torino 1967, 1977, p. 81. Joan Robinson, nata nel 1903, scomparsa nel 1983, e' stata una grande docente di economia a Cambridge, studiosa di straordinario valore e di forte impegno civile. Tra le molte opere di Joan Robinson: Ideologie e scienza economica, Sansoni; Lâeconomia a una svolta difficile, Libertˆ e necessitˆ, ambedue presso Einaudi] Si cerca talora di difendere la pubblicita' sostenendo che fornisce informazioni circa i beni disponibili sul mercato. Se e' cosi', le informazioni che fornisce sono spesso false, per esempio che le tigri sono dei buoni piloti d'automobili o che bere favorisce lo sviluppo muscolare. 12. PROFILI. BREVE NOTIZIA BIOGRAFICA SU GIULIANO PONTARA [Ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara (per contatti: giuliano.pontara at philosophy.su.se) per averci messo a disposizione questa breve notizia biografica. Pontara e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale] Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticitaâ del servizio militare, alla fine del 1952 lascia lâItalia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trentâanni allâIstituto di filosofia dell'Universitˆ di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (IUPIP) - Universitˆ Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP), con sede a Rovereto (Tn), e dal '94 e' coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicitˆ di temi di etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: - Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., Vol. I, pp. 11-70. - Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974. -.The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32. - Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985. - Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144. - International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93. - Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990. - Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996 - La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. - Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. - Breviario per unâetica quotidiana, Pratiche, Milano 1998. - Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992. E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI. 13. RILETTURE. THEODOR EBERT: LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984, pp. 264. Un testo fondamentale per un'immediata, ragionevole, efficace alternativa alla difesa militare. 14. RILETTURE. LANZA DEL VASTO: VINOBA O IL NUOVO PELLEGRINAGGIO Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, pp. 246. Un grande maestro della nonviolenza ne racconta un altro. Una lettura straordinariamente appassionante. 15. RILETTURE. IDA MAGLI: TERESA DI LISIEUX Ida Magli, Teresa di Lisieux, Rizzoli, Milano 1984, 1995, pp. 210. Uno dei libri piu' profondi della grande antropologa. 16. RILETTURE. ELSA MORANTE: IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI Elsa Morante, Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968, 1971 e piu' volte ristampato, pp. 230. Un'opera densa e pulsante, come la vita. 17. RILETTURE. CLAUDIO NAPOLEONI: CERCATE ANCORA Claudio Napoleoni, Cercate ancora, Editori Riuniti, Roma 1990, pp. LVI + 176. La lettera sulla laicita' e gli ultimi scritti del grande economista, con un'ampia e finissima introduzione di Raniero La Valle, curatore della pubblicazione. 18. RILETTURE. MARTHE ROBERT: DA EDIPO A MOSE' Marthe Robert, Da Edipo a Mose', Sansoni, Firenze 1981, pp. 174. Una limpida e acutissima monografia su Freud e la coscienza ebraica della grande saggista. 19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 20. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 378 dell'8 ottobre 2002
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