Vittorioso Peppe Sini in tribunale
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- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Oct 2002 13:50:21 +0200
| Comunicato stampa   VITTORIOSO PEPPE SINI IN 
TRIBUNALE   ASSOLTO DALL'IMPUTAZIONE DI DIFFAMAZIONE A MEZZO 
STAMPA PER IL 
DOCUMENTO "SISTEMA DI POTERE 
ANDREOTTIANO E PENETRAZIONE DEI POTERI CRIMINALI A VITERBO. DIECI NOTE 
BIBLIOGRAFICO-DOCUMENTARIE DEL 22 SETTEMBRE 
1995".   SCONFITTO IL QUERELANTE ENZO 
CAFARI   Il Tribunale di 
Viterbo nella seduta odierna ha 
assolto Peppe Sini (gia' consigliere 
provinciale di Viterbo ed allora 
presidente della commissione d'inchiesta sulla 
penetrazione dei poteri criminali promossa dall'Amministrazione Provinciale di 
Viterbo, attualmente responsabile del "Centro di ricerca per la 
pace") dall'accusa di 
diffamazione a mezzo stampa, accusa avanzata dal signor Enzo Cafari in relazione 
ad un testo di Peppe Sini dal titolo "Sistema di potere 
andreottiano e penetrazione dei poteri criminali a Viterbo. Dieci note 
bibliografico-documentarie del 22 settembre 
1995".   Peppe Sini era difeso 
dall'avvocato Marcello Polacchi, una delle figure piu' autorevoli e prestigiose della societa' civile 
viterbese (e gia' presidente dell'Amministrazione Provinciale di 
Viterbo).   Peppe Sini ha citato 
e illustrato in aula una cospicua mole di documentazione, sia di provenienza 
giudiziaria, sia estratta dalla letteratura scientifica prodotta dai piu' 
qualificati autori impegnati nello studio e nella lotta contro la corruzione politica, l'economia illecita 
e i 
poteri criminali.   L'assoluzione 
di Peppe Sini e' stata 
piena.   Dopo la 
sentenza Peppe Sini ha dichiarato: "Una vittoria del diritto, una vittoria della 
verita'".   Alleghiamo una minima 
documentazione ai fini della 
comprensione dei fatti, rinviando ad un ulteriore 
comunicato una piu' ampia 
documentazione recante, quando sara' 
disponibile, la motivazione della 
sentenza emessa quest'oggi dalla 
magistratura.   "Centro di ricerca per 
la pace" di 
Viterbo Strada S. Barbara 9/E, 01100 
Viterbo tel. 0761353532, e-mail: 
nbawac at tin.it   Viterbo, 7 ottobre 
2002   * * *   Elenco degli 
allegati: - Allegato 1: Peppe 
Sini, Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei poteri criminali a 
Viterbo. Dieci note bibliografico-documentarie del 22 settembre 1995; - Allegato 2: alcuni documenti depositati in 
Tribunale; - Allegato 3: breve notizia su Peppe 
Sini.   * * *   Allegato 1. Peppe 
Sini, Sistema di potere andreottiano e 
penetrazione dei poteri criminali a Viterbo. Dieci note 
bibliografico-documentarie del 22 settembre 1995   1. Il 
"caso Gigli-ICEM": l'ICEM di Palermo, occultamente controllata dalla famiglia 
Matta e titolare della manutenzione dell'illuminazione pubblica del capoluogo 
siciliano, venne a Viterbo negli anni '70 Rodolfo Gigli sindaco, a vincere 
l’appalto per la realizzazione dell’impianto di illuminazione pubblica 
cittadino. La vicenda ICEM diede luogo a una serie di processi, tra cui uno 
intentato dal Gigli nei confronti di Peppe Sini, autore di un articolo dal 
titolo "La mafia a Viterbo". Quel processo si concluse con la vittoria di Peppe 
Sini e la condanna del Gigli al pagamento delle spese. Peppe Sini sosteneva 
nell'articolo che il sistema di potere viterbese di cui l'andreottiano Gigli era 
il vertice operativo aveva costruito i prerequisiti per la penetrazione mafiosa 
a Viterbo. Sulla 
vicenda si veda l’esauriente opuscolo di Peppe Sini, Il caso Gigli-ICEM, 
Viterbo, 1991.   2. Le 
imprese dei "cavalieri dell’apocalisse mafiosa" di Catania penetrano nell’Alto 
Lazio: e' documentata la presenza sia nel cantiere della centrale di Montalto, 
sia nell'operazione "CAT-nuovo porto di Civitavecchia" di imprese dei gruppi 
facenti capo ai "cavalieri dell’apocalisse mafiosa" di Catania, particolarmente 
Graci e Rendo. Sui "cavalieri" di Catania si espressero duramente il giudice 
Livatino, il generale Dalla Chiesa, il giornalista Pippo Fava, i giudici 
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tutti poi assassinati dalla mafia; li fece 
arrestare il giudice Carlo Palermo che anch’eglì subi' poi un attentato mafioso 
da cui si salvo' a stento. Collegate ai cavalieri erano anche alcune delle 
imprese che avevano composto il consorzio "Alosa" che doveva ristrutturare la 
Valle di Faul a Viterbo. Sui 
cavalieri di Catania cfr. Peppe Sini (a cura di), L'arrembaggio del cavaliere, 
(dossier documentario con testi, fra gli altri, di Santino, Dalla Chiesa, Bocca, 
Falcone e Borsellino, Palermo), Viterbo 1992; ed i fascicoli monografici di 
"Alternativa Vetrallese" nn. 69, 70, 73, 96.   3. La 
presenza di Alvaro Giardili: l'imprenditore, collegato alla camorra cutoliana e 
al Supersismi del faccendiere Pazienza, che svolse un ruolo nella vicenda del 
Banco Ambrosiano (fu l'ultimo a contattare il banchiere Calvi poi trovato morto 
a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri), e nella vicenda della trattativa tra 
DC, servizi segreti deviati, camorra, brigate rosse, in relazione al sequestro 
Cirillo. Anni fa subi' un attentato con autobomba. Coinvolto in vari processi su 
alcuni dei piu' gravi misteri d’Italia. Su 
Giardili cfr., tra le tantissime pubblicazioni in cui e' citato, l'atto d’accusa 
del giudice Carlo Alemi pubblicato in L'affare Cirillo, Roma 1993; ed il 
rapporto della Commissione Parlamentare Antimafia, Camorra e politica, Roma-Bari 
1994.   4. La 
presenza nel viterbese dei boss mafiosi Pippo Calo' e Gaspare Mutolo: Pippo 
Calo', il "cassiere" di Cosa Nostra, il plenipotenziario della mafia a Roma, il 
contatto con la banda della Magliana e con gli ambienti politico-affaristici e 
dell'eversione di destra romana, per lungo tempo ha avuto un alloggio a Tuscania 
ove era in clandestinita'; Gaspare Mutolo, importante boss palermitano poi 
divenuto collaboratore di giustizia, e' stato arrestato a Montalto di 
Castro. Sui 
citati personaggi la letteratura e' immensa e si identifica con quanto 
pubblicato di valido sulla mafia negli ultimi 
anni.   5. Il 
finanziamento della Cassa di Risparmio di Viterbo all'operazione "Hotel Costa 
Tiziana" a Crotone: la Carivit finanzio' Cafari e Telesforo nell'operazione 
Hotel Costa Tiziana su cui e' in corso un processo a Roma per reati gravissimi. 
Cafari in particolare e' personaggio collegato alla 'ndrangheta, alla 
criminalita' romana, alla massoneria 
deviata. Cfr. al 
riguardo il dossier inviato alla Procura della Repubblica di Viterbo da Peppe 
Sini in data 19/9/'94 ed i materiali successivamente raccolti dalla Commissione 
conoscitiva istituita dalla Provincia di Viterbo e presieduta dallo stesso Peppe 
Sini; inoltre cfr. Tranfaglia (a cura di), Cirillo, Ligato e Lima: tre storie di 
mafia e politica, Bari 1994; vedi anche il volume che da' conto delle inchieste 
del giudice Cordova, di Forgione e Mondani, Oltre la cupola, Milano 1994; 
inoltre cfr. Ciconte, 'Ndrangheta: dall’Unita' ad oggi, Bari 
1992.   6. Le 
inquietanti allusioni di Sbardella: nel 1990 attraverso l’agenzia giornalistica 
"Repubblica" diretta dall’inquietante personaggio Lando Dall'Amico (su cui cfr. 
De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Roma 1991), il leader 
andreottiano romano Vittorio Sbardella lanciava oscure allusioni a viaggi ed 
interessi del leader andreottiano viterbese Rodolfo Gigli in Sicilia (a Termini 
Imerese): cio' durante un durissimo scontro tra i luogotenenti andreottiani 
risoltosi rapidissimamente con una nuova alleanza di ferro tra i due; a Viterbo, 
feudo di Gigli, Sbardella operava con la Coop Casa Lazio guidata dall’altro 
andreottiano Falco che, successivamente arrestato, ammise dinanzi ai magistrati 
che lo inquisirono che le spericolate operazioni edilizie e finanziarie illecite 
eseguite erano sostenute da amministratori pubblici collegati al gruppo. A 
seguito di altre vicende i fratelli Gigli (Rodolfo, gia' sindaco di Viterbo, 
assessore e presidente della Regione Lazio, segretario regionale della DC, 
attualmente presidente Arsial; e Ugo, direttore generale dello IACP di Viterbo) 
sono tuttora titolari di un fascicolo presso la Procura di Roma per l'ipotesi di 
reato di ricettazione. Il sistema di potere andreottiano domina notoriamente da 
decenni a Viterbo. Su 
questi argomenti cfr. riassuntivamente l’ultimo dossier documentario trasmesso 
alla magistratura da Peppe Sini in data 21 agosto 1995 (in relazione ad una 
precedente serie di esposti sui fratelli Gigli) con centinaia di pagine di 
documenti.   7. 
Salvo Lima a Viterbo: nel 1977 Salvo Lima presiedeva il congresso provinciale 
della DC viterbese (una DC dominata pressoche' totalitariamente dalla corrente 
andreottiana; gli andreottiani ovviamente controllano anche enti locali, 
istituti di credito, Usl, Universita', et 
similia). Al 
riguardo cfr. quanto riportato nell’esposto-dossier citato al punto 
6.   8. La 
banda della Magliana: e' presente nel viterbese per vari contatti ed in varie 
forme. Oltre ai contatti con vari personaggi citati ai  punti precedenti, va rilevato che anni 
fa fu presidente della societa' calcistica cittadina l'Annibaldi condannato per 
il crack dell'Ambrosiano, del clan Annibaldi collegato alla banda della 
Magliana. Sulla 
banda della Magliana cfr. almeno Flamini, La banda della Magliana, Milano 
1994.   9. La 
confessione Mammoliti: pochi giorni fa e' stata resa nota la confessione dello 
'ndranghetista Mammoliti di un intervento di Andreotti tramite la mafia 
siciliana su quella calabrese per far cessare attentati ai danni di un 
imprenditore viterbese operante in Calabria, e diminuire l’importo del "pizzo" 
richiesto. Su 
questo argomento cfr. i quotidiani degli ultimi giorni che riportano la notizia 
della confessione acquisita agli atti del processo a carico di Andreotti; 
particolarmente "La Repubblica" del 20/9/'95, ed "Il messaggero", cronaca di 
Viterbo, del 21 e 22/9/'95. Una intervista all’estensore di queste note e' sul 
"Corriere di Viterbo" del 22/9/'95.   10. 
Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei poteri criminali nel 
viterbese: da anni alcuni osservatori della realta' altolaziale, ed in 
particolare l'estensore di queste note, hanno elaborato un modello 
interpretativo della situazione viterbese fondato sulla relazione tra sistema di 
potere andreottiano, intreccio politico-affaristico, modello di sviluppo, 
penetrazione dei poteri criminali. Su 
questo tema, sull'approccio interpretativo e sui riscontri documentari su cui il 
paradigma si appoggia cfr. ad esempio i seguenti lavori: Peppe Sini, Modello di 
sviluppo, sistema di potere, penetrazione mafiosa, (con enorme bibliografia 
ragionata), Viterbo 1989; Idem, Regime della corruzione e penetrazione dei 
poteri criminali nell'Alto Lazio, Viterbo 1993. Fondamentale e' la consultazione 
delle varie annate del settimanale viterbese “Sotto Voce” che dagli anni '80 
conduce un'importante azione di informazione e sensibilizzazione su questi 
temi.   Viterbo, 22 settembre 
1995   Postilla del 7 ottobre 2002 al documento 
sopra riportato: e' ovvio che questo documento riferisce di situazioni e 
cognizioni dell'epoca; nel frattempo ad esempio i procedimenti giudiziari citati 
si possono essere conclusi con diversi esiti. Naturalmente questo documento e' 
qui riprodotto esclusivamente per necessaria conoscenza del lettore. del 
presente comunicato. Dal '95 ad oggi molte cose sono accadute. 
   * * *   Allegato 2. Alcuni 
documenti depositati in Tribunale   - Estratto da 
Enzo Ciconte, Isaia Sales, Vincenzo Vasile, a cura di Nicola Tranfaglia, Cirillo, Ligato e 
Lima. Tre storie di mafia e 
politica, Laterza, Roma-Bari 
1994; - Estratto da 
Enzo Ciconte, 'Ndrangheta 
dall'Unita' a oggi, Laterza, Roma-Bari 1992; - Estratto da 
Maria Antonietta Calabro', Le mani 
della mafia, Edizioni Associate, Roma 1991 (alla p. 158 si cita testualmente una 
durissima dichiarazione dell'allora Ministro di Grazia e Giustizia Giuliano 
Vassalli sul Cafari); - Estratto da 
Francesco Forgione, Paolo 
Mondani, Oltre la cupola, Rizzoli, 
Milano 
1994; - Estratto da 
Enzo Fanto', Massomafia, Koine', 
Roma 1997; - Estratto da 
Marco Corrias, Roberto Duiz, Mino Pecorelli 
un uomo che sapeva 
troppo, Sperling & Kupfer, Milano 1996; - Estratto da 
Mario Guarino, I santuari proibiti, Laser Edizioni, 
Viareggio 1996; - Estratto dai capi 
di imputazione a carico di Cafari e 
altri, riportati nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere degli stessi 
Cafari e altri emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di 
Roma, dott.ssa Maria Luisa Carnevale, in data 12 ottobre 1992; - Documento della 
Questura di Roma sui rapporti tra Enzo Cafari ed Alvaro Giardili, in data 8 aprile 1992; - Estratti dagli atti 
del processo di Roma sulla 
vicenda 
"Costa Tiziana".   * Peppe Sini dispone 
inoltre nel suo archivio personale di numerosi altri documenti ancora, sia messi 
a disposizione dalla magistratura romana, sia estratti da pubblicazioni a 
stampa.   * Peppe Sini redasse 
inoltre e invio' alla magistatura e ad altre istituzioni un ampio dossier 
documentario di 219 pagine, dal titolo "Documentazione su caso Carivit; affaire 
"Costa Tiziana"; contesto politico-affaristico e presenze mafiose nel viterbese. 
Dossier inviato dal consigliere provinciale Peppe Sini alla Procura della 
Repubblica di Viterbo in data 19 
settembre 1994".   Postilla del 7 ottobre 2002 all'elenco di 
documenti sopra riportato: e' ovvio che questi documenti possono aver dato luogo 
a valutazioni e vicende diverse, nel frattempo ad esempio i procedimenti 
giudiziari citati si possono essere conclusi con diversi esiti. Naturalmente 
quanto precede e' qui riprodotto in quanrto documentazione esclusivamente per 
necessaria conoscenza del lettore del presente comunicato.   * * *   Allegato 3. Breve 
notizia su Peppe Sini   Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la 
pace” di Viterbo, e' stato per anni consigliere comunale e provinciale 
caratterizzando la sua attivita' amministrativa particolarmente con l’impegno 
contro la criminalita' e la corruzione, e per la difesa dell’ambiente e dei 
diritti umani. Come pubblico amministratore, come giornalista e come 
socio del "Coordinamento Antimafia" di Palermo ha condotto dagli anni ’80 
iniziative di inchiesta, sensibilizzazione e denuncia contro il regime della 
corruzione e la penetrazione dei poteri criminali nell’Alto 
Lazio. Ma l’impegno principale, fin dagli anni ’70, e' quello 
pacifista, antimilitarista ed antirazzista, per i diritti umani: e' stato il 
principale animatore dell’opposizione alle servitu' militari nel viterbese; nel 
1987 e' stato coordinatore per l’Italia della campagna internazionale di 
solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime 
razzista sudafricano. Sempre nel 1987 ha promosso e presieduto il primo convegno 
nazionale dedicato alla figura e all'opera di Primo 
Levi. Per le sue iniziative di opposizione nonviolenta alla 
guerra e in difesa della legalita' costituzionale nel '91 e nel '99 ha subito 
procedimenti giudiziari risoltisi con esito a lui pienamente 
favorevole. Nel 1999 ha ideato e realizzato l'azione diretta 
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui bloccare i decolli dei 
bombardieri dalla base militare di Aviano ostruendo lo spazio aereo di decollo 
antistante la base. Ha promosso e tenuto corsi di educazione alla pace presso 
enti locali, enti di servizio civile e 
scuole. Ha promosso la proposta di legge per la formazione alla 
nonviolenza degli operatori delle forze 
dell'ordine. Dirige il notiziario telematico quotidiano "La 
nonviolenza e' in cammino".   * * * | 
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